“L’esperienza dello sportello INAS CISL” · Coordinatore degli sportelli mobbing CISL e...
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“L’esperienza dello sportello INAS-CISL”
Di Fernando Cecchini1
Mi sembra evidente che in questo momento parlando dell’esperienza dello sportello non posso fare a
meno di parlare del mio libro “COME IL MOBBING CAMBIA LA VITA” linee guida e testimonianze su un
mondo del lavoro che sta cambiando edito 20 giorni addietro.
Mi chiedo serviva un nuovo libro sul mobbing? Come mi disse un editore a cui mi sono rivolto “certamente
no in quanto non c’è mercato a causa dell’ abbondare di libri sull’ argomento”. Personalmente di questi
testi ne ho letti molti scritti da psicologi, giuslavoristi, ecc. addirittura con argomento di fantasia, come se
la realtà non fosse sufficiente, alla fine li trovo aridi, scarsamente comprensibili, dottamente visti da un solo
punto di vista e a volte anche pesantemente bugiardi, per cui certamente mancanti di quella visione onesta
e multifattoriale che rende il fenomeno del mobbing così infido, e poi scaturiti dalla penna senza nessuna
esperienza reale spesso scritti solo nel momento in cui il titolo, ma solo il titolo mobbing, determinava la
vendita cioè a fine speculativo, socialmente scarsi e inconcludenti. Nella vicenda del mobbing spesso mi
considero come Brubaker personaggio dell’ottimo film interpretato da Robert Redford. A questo signore
viene affidato il compito di dirigere un penitenziario al fine di rendersi conto delle reali problematiche
dell'istituzione ed egli si introduce nel carcere fingendosi, per alcuni giorni, detenuto egli stesso e
scoprendo così le drammatiche condizioni dei carcerati : le violenze fisiche e psicologiche, i continui soprusi,
lo sfruttamento cui essi sono costantemente sottoposti. Bene per chi non ne fosse al corrente io quale
Quadro dell’ industria mi sono fatto ben 8 anni di mobbing, mio malgrado, esperienza che ha generato in
me quella sensibilità che oggi mi consente di parlare la stessa lingua di chi è in sofferenza. Di pareri circa il
mio operato ne ho ricevuti molti, il seguente descrive però una realtà. “Egregio sig. Cecchini, sento il
bisogno di scriverle dopo averla ascoltata ad un recente convegno perché sono convinta che né medici, né
sindacalisti, né avvocati o politici anche se armati di buona volontà riescano a capire a fondo i soprusi, le
calunnie, le dolorosissime persecuzioni quotidiane se non le hanno subite sulla propria pelle; per questo
chiedo aiuto a lei.”
Ma torniamo al libro il quale è la testimonianza dell’ impegno speso a sostegno dei lavoratori, nel
realizzarlo vi ho “immerso” lo spirito di solidarietà che mi distingue come sindacato e come patronato, un
impegno a favore dei lavoratori nato con noi ed oggi divenuto indispensabile a seguito di una crisi che sta
cambiando le “regole” del mondo del lavoro. La disperazione che accompagna i lavoratori al nostro
“sportello” scaturita da mancanza di alternative, il non avere scelta, il veder calpestata la propria dignità
pur di poter sfamare la propria famiglia è una miscela esplosiva. Per questo nel libro ho trasferito tutta la
mia esperienza al fine di far comprendere a “tutti” che nell’ interesse comune e del nostro Paese
dobbiamo cambiare, dobbiamo tornare allo spirito collaborativo che per anni ci ha contraddistinto ed oggi
è scomparso. La novità rispetto ad altri libri sullo stesso argomento è che in questo chi parla è chi le azioni
persecutorie le ha subite, per cui si esprime con competenza su un argomento che ben conosce, ho
raccolto infatti l’esperienza ed il vissuto di 200 lavoratori/lavoratrici con lo scopo di denunciare, loro
tramite, come il mobbing può cambiare il percorso di vita arrivando persino a distruggerlo. Il mio scopo è
1 Collaboratore INAS CISL Responsabile Sportello Nazionale Mobbing / Disagio Lavorativo,
Coordinatore degli sportelli mobbing CISL e partecipa ai lavori del “Coordinamento nazionale
salute e sicurezza – CISL”.
far conoscere lo stato di prostrazione delle vittime che si ripercuote sia nell’ ambiente di lavoro che in
quello familiare con quanto di negativo ne consegue. Tale ricerca/denuncia è stata presentata ad
importanti convegni internazionali ricevendo positivi commenti per la chiarezza del contenuto focalizzato
su fatti e non su teorie e/o supposizioni. L’indagine è completata evidenziando tramite grafici le stesse
situazioni in funzione di genere, dimostrando così la subordinazione della donna nel mondo del lavoro.
Pur accusando di essere vittime di mobbing i testimoni ascoltati in realtà soffrivano per “disagio
lavorativo”; secondo l’Agenzia Europea per la salute e la sicurezza sul lavoro con questo termine si
identifica la sofferenza che ha origine da una serie di tematiche che vanno dallo Stress dovuto a
disorganizzazioni lavorative, al Mobbing causato da ripetute molestie morali, al Burnout provocato dalla
delusione professionale, alle Molestie Sessuali, a casi di Umiliazione e Prepotenza ed a Violazioni
Contrattuali. La situazione vissuta si manifesta attraverso particolari stati d'animo, somatizzazioni e reazioni
comportamentali causa di serie psico-patologie. Per meglio comprendere il significato della ricerca ho
anteposto una analisi aggiornata del disagio lavorativo/mobbing finalizzato alla conoscenza e ricco di
suggerimenti, spiegazioni, citazioni di sentenze e leggi a protezione e difesa del lavoratore, tipologie dei
danni causati, riferimenti; in definitiva quanto occorre per comprendere nella sua attualità il problema
indirizzando il lettore verso una ottica di conoscenza, prevenzione ed autodifesa. Non poteva mancare una
breve illustrazione del D.lgs. 81/08, che sostituisce ed integra il D.lgs.626/94, in particolare viene illustrato
in appendice il profondo significato dell’ Accordo Europeo sullo Stress Lavoro-Correlato, il quale inserito in
tale decreto, acquista il valore di legge. A conferma dei dati raccolti ho allegato, “ Il disagio nelle relazioni
lavorative Anni 2008-2009” ISTAT, di cui ho riportato fedelmente parti di maggior interesse; con questa
indagine l’ istituto esplora una materia di grande rilevanza sociale affermando che le vittime di vessazioni
sul lavoro nel nostro Paese sono 2 milioni 91 mila pari al 7,2 %, valori che certamente nella attuale
situazione economica sono certamente per difetto. Ho riportato integralmente l’accordo tra le "parti sociali
europee” Framework agreement on Harassment and Violence at work. Tale accordo mira ad impedire e, se
del caso, a gestire i problemi di molestie, prepotenza, mobbing, molestie sessuali e violenza fisica sul luogo
di lavoro. Firmato dalle “parti sociali europee” nel 2007 l’accordo prevede la sua attuazione entro 3 anni da
parte dei loro aderenti in tutti i Paesi, in realtà nel nostro Paese al momento è rimasto sulla carta; questo
comunque non ne diminuisce il valore ed il contenuto. Per una corretta visione d’assieme, ho aggiunto la
relazione “Workplace Violence and Harassment: a European Picture". Tale indagine presenta statistiche
raccolte dall'”Osservatorio Europeo dei Rischi” dell'Eu-Osha sui fenomeni di violenza e molestie tra le
imprese europee sui nuovi rischi emergenti ed è stata condotta nella primavera del 2009 raccogliendo
36mila interviste in 31 Paesi. Con questo lavoro ho voluto confrontare dati rilevati nel periodo 2008/2010
da varie fonti, ottenendo così una comparabilità dei valori raccolti, i quali mostrano una situazione di grossa
preoccupazione verso la mancanza di rispetto per la persona, verso le così dette “risorse umane”
considerate alla stregua di macchine o attrezzature che è possibile gestire a piacere e rottamare per
convenienza. Questa immagine preoccupante mostra quanto sta avvenendo nel mondo del lavoro dove
globalizzazione e crisi economica fanno dà “padrone” gestendo senza alcun rispetto la vita, la famiglia, i
figli, gli affetti ed il futuro di migliaia di lavoratori; tutto ha origine dal modesto valore che l’ “Impresa” da
oggi al lavoratore, a colui che sa produrre, costruire, impegnarsi per sentirsi realizzato, per trovare
soddisfazione nel dire “faccio parte di questa azienda” e sentirsene parte indivisibile. Questo accade oggi
dove: L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo
da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. (Costituzione della Repubblica Italiana art.
41). Per chi è questo libro? Personalmente lo reputo per tutti, innanzi tutto per chi si sente “ mobbizzato “
così potrà capire se lo è ed in che condizione si trova, cosa deve fare, come può difendersi, come può far
girare la situazione a suo vantaggio. Per chi non ha nessuna idea su che cosa sia il mobbing è giusto che
sappia che il mobbing è l’ atteggiamento più democratico che esiste può colpire chiunque, personalmente
allo sportello ho visto singhiozzare mega dirigenti e capi delle risorse umane che tempo prima erano stati
validissimi mobbers. Naturalmente è valido anche per professionisti che vogliono formarsi una esperienza
in materia, psicologi, avvocati ecc. al fine di inquadrare tramite le testimonianze che ho raccolto il problema
nelle sue multiformi spigolature.
Quanto sopra per schematizzare per sommi capi quanto contenuto nel libro, ma entriamo un attimo
all’interno del medesimo. Mobbing il termine è molto noto, addirittura inflazionato, ma pochi ne
conoscono il reale significato; secondo il rapporto dell’ ISTAT , di cui ho detto, in Italia le vittime di
vessazioni sul lavoro, per cui mobbing, sono 2 milioni 91 mila lavoratori (7,2 per cento) quelli che hanno
dichiarato di aver subito vessazioni in ambito lavorativo nel corso della vita. Nella realtà possiamo dire che
è un fenomeno diffusissimo ed in espansione, anche a seguito della crisi economica, i cui numeri esatti non
conosceremo mai. La mancanza di una legge dedicata, e di conseguenza di una precisa definizione a cui il
giudice può fare riferimento, fa da cassa di risonanza alla più totale confusione, per cui abbiamo moltissimi
lavoratori convinti di essere mobbizzati e non lo sono, altri invece non sanno di esserlo. Va detto comunque
che in mancanza della legge molte sentenze, in particolare di cassazione, hanno cercato di definire il
fenomeno; la più nota è: “Per mobbing si intende comunemente un comportamento del datore di lavoro (o
del superiore gerarchico, del lavoratore a pari livello gerarchico o addirittura subordinato), il quale, con una
condotta sistematica e protratta nel tempo e che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili,
pone in essere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica nei confronti del lavoratore
nell'ambiente di lavoro. Da ciò può conseguire la mortificazione morale e l'emarginazione del dipendente,
con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del complesso della sua personalità.” (Corte di Cassazione,
Sentenza n. 3875/09); successivamente una nuova sentenza in linea con la prima vengono ulteriormente
chiarite alcune linee guida per identificare il mobbing “una condotta del datore di lavoro sistematica e
protratta nel tempo, tenuta nei confronti del dipendente sul luogo di lavoro, che si risolve in sistematici e
reiterarti comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione
psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l´emarginazione del lavoratore, con effetto
lesivo del suo equilibrio fisio-psichico e della sua personalità” (Corte di Cassazione n.87 del 10 gennaio
2012). Per quanto sembri strano questo non basta la mancanza di una legge che chiarisca le caratteristiche
del cosiddetto mobbing fa si che un lavoratore, per ottenere giustizia, debba percorrere il percorso
giudiziale sino alla Corte di Cassazione per veder tutelati i propri diritti infatti con la sentenza del 5
novembre 2012, n. 18927 - Azioni vessatorie e mobbing la Cassazione Civile, Sez. Lav. si è espressa sul
diritto al risarcimento del lavoratore anche nel caso di non completa configurabilità del mobbing. La Corte
di Cassazione, sezione Lavoro, con questa sentenza ha stabilito che basta una serie di episodi che, insieme,
dimostrino che le vessazioni lamentate siano reali e non ipotizzate; se a queste ne consegue un danno
psicologico per il lavoratore questo è dunque risarcibile, in quanto il datore di lavoro ha l’obbligo di
tutelare la sicurezza del lavoratore anche nell’ambito del corretto comportamento reciproco di tutti i
collaboratori e del suo personale comportamento nei riguardi del suo dipendente. "Nella ipotesi in cui il
lavoratore chieda il risarcimento del danno patito alla propria integrità psico-fisica in conseguenza di una
pluralità di comportamenti del datore di lavoro e dei colleghi di lavoro di natura asseritamente vessatoria, il
Giudice del merito, pur nella accertata insussistenza di un intento persecutorio idoneo ad unificare tutti gli
episodi addotti dall'interessato e quindi della configurabilità del mobbing, è tenuto a valutare se alcuni dei
comportamenti denunciati - esaminati singolarmente ma sempre in relazione agli altri - pur non essendo
accomunati dal medesimo fine persecutorio, possano essere considerati vessatori e mortificanti per il
lavoratore e, come tali, siano ascrivibili alla responsabilità del datore di lavoro che possa essere chiamato a
risponderne, ovviamente nei soli limiti dei danni a lui imputabili".
Naturalmente tutto questo è dovuto alla mancanza di una legge di riferimento per cui siamo nel caos, con
il sovraffollamento dei tribunali, con conseguenze catastrofiche che il più delle volte si risolve a svantaggio
dei lavoratori. Aggiungo che, grazie a tutto questo, il mobbing è divenuto un business per i più disparati
professionisti ed un notevole esborso per i lavoratori, spesso senza risultato se non quello di trovarsi
vittime di patologie di origine psicosociale accentuate dal continuo affannarsi nella ricerca di una soluzione;
magari tramite i professionisti di cui sopra. Tenendo presente l’ esperienza accumulata tramite lo Sportello
Mobbing INAS cerchiamo di capire come affrontare il problema. Innanzi tutto, per definizione, è mobbing
quando avviene durante un rapporto di lavoro dove un lavoratore, come detto, viene vittimizzato tramite
atteggiamenti persecutori e non etici da chiunque; può essere il datore di lavoro, e/o il preposto, e/o il
collega, e/o il subalterno, e/o addirittura il cliente. Di tali atteggiamenti illegittimi ne risponde il datore di
lavoro secondo l’ articolo 2087 del Codice Civile; “Tutela delle condizioni di lavoro -- L’imprenditore è
tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro l’esperienza
e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.
Naturalmente il datore di lavoro deve essere a conoscenza della situazione molesta e/o ingiusta per cui sarà
interesse del lavoratore informarlo e conservare una documentazione testimoniale che ciò è avvenuto. Va
ancora chiarito che il mobbing non è una malattia, ma a causa dello stress generato dagli atteggiamento
persecutori, ne diviene la causa. Naturalmente, anche se nella maggioranza dei casi si diviene vittime di
patologie stress-correlate, per quanto mi riguarda non è assolutamente necessario che si abbiano patologie
perché sia mobbing, naturalmente la mia opinione rispetto alla cassazione non fa testo. Per cui se abbiamo
l’impressione che qualcuno sta tramando alle nostre spalle; innanzi tutto assolutamente non
drammatizzare può darsi che sia una nostra impressione e tutto si risolverà con il tempo. In ogni caso stare
in guardia, la serenità e le buone maniere nell’ambiente di lavoro sono un nostro diritto per cui: non
isolarsi, frequentare i colleghi più disponibili, cercare di capire cosa sta accadendo tramite loro, tenere un
diario, annotare in maniera scrupolosa i fatti, rifletterci sopra. Provare a parlare del proprio disagio in
maniera tranquilla con: il proprio capo; con il responsabile delle risorse umane; con il Medico Competente;
con i RLS e con qualche membro della RSU. Se al termine qualcosa è cambiato in positivo sciogliere i propri
dubbi, se invece proprio a seguito dei colloqui gli atteggiamenti negativi si sono fatti più sfacciati il
lavoratore è bene che contatti uno sportello qualificato, magari lo sportello dell’INAS tramite il sito
www.inas.it, o il numero 330967012, o scrivendo a [email protected] e gli sarà data per quanto possibile,
naturalmente in forma gratuita, la migliore assistenza. Circa l’utenza posso affermare che non ci sono
enormi cambiamenti dal lontano 2000 quando nacque lo sportello, all’ inizio i lavoratori più penalizzati
erano gli alti livelli, tipicamente i Quadri, lavoratori intorno ai 50 anni con alte retribuzioni troppo vecchi per
l’ azienda, troppo giovani per la pensione; tra queste figure c’era anche lo scrivente. Poi i tempi sono
cambiati, la crisi ha iniziato a mordere , ed oggi vengono attaccate le categorie dei lavoratori più modeste;
lavoratori del commercio come: cassiere, magazzinieri, addetti al banco vendita ecc.; ed ancora lavoratori
di imprese di pulizia. In questo ultimo caso spesso il mobbing viene dai colleghi all’ insegna del: “facciamola
fuori così al suo posto facciamo assumere mio figlio o….. ecc.” Naturalmente nel tempo sono arrivati i primi
mobbizzati di origine non italiana, mobbizzati non perché diversi o di altra etnia ma solo per convenienza.
Naturalmente nel totale le lavoratrici quali vittime di mobbing hanno la preferenza; o in quanto molestate
sessualmente, per cui non accondiscendenti vengono allontanate, o spesso al rientro dalla maternità il
datore di lavoro si vuole disfare di loro.
Il mobbizzato e la “ Sindrome di Stoccolma “; per definizione si ritiene che la sindrome di Stoccolma sia
causata da uno stato psicologico particolare che si manifesta in seguito ad un episodio estremamente
traumatico, ad esempio un abuso ripetuto. Il soggetto affetto da Sindrome di Stoccolma durante l’abuso,
prova un sentimento positivo, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino. Si crea una sorta di
alleanza e solidarietà tra la vittima e il carnefice. Concludo la breve esposizione con un comune modo di
agire del mobbizzato: il terrore di denunciare l’ aguzzino ed i fatti all’ opinione pubblica, non so se questo
fenomeno sia identificabile con la sindrome di Stoccolma, nei fatti è solo una nettissima minoranza
disponibile a denunciare quanto subito. Ritengo che, stando alle statistiche, migliaia forse milioni di
cittadini/lavoratori siano vittime, o stati vittime, o potenziali vittime di abusi abbiano il dovere di riunirsi e
reclamare, magari manifestando nella piazza, e pretendere che i governanti intervengano decisamente con
leggi che siano poi rispettate. Questo certamente darebbe uno stop ad un fenomeno di inciviltà quale il
mobbing, basti pensare che la prima proposta di legge relativa al mobbing nel nostro parlamento è del
1996, da allora i nostro parlamentari si riuniscono in commissioni per configurarla ma al termine non viene
approvato nulla. Quando accolgo i lavoratori allo sportello, e raccontano cosa stanno subendo non di rado,
piangono, si disperano, lanciano strali d’odio verso il persecutore, minacciano le peggiori rappresaglie, sono
pronti a tutto; poi nel momento che li invito a testimoniare tramite la stampa, i media, convegni o altro, al
fine di portare a conoscenza dei fatti l’opinione pubblica, magari testimoniando in forma addirittura
protetta, non riconoscibili, senza nominare l’ azienda ma denunciando gli episodi queste sono le risposte:
“sentendo l'avvocato mi è stato vietato di venire in questo momento, magari dopo aver avviato la causa
sara' piu' semplice,,,,mi dispiace non poter portare il nostro problema in onda,,,ma sara' per la prossima
volta...” oppure “la ringrazio di cuore per l'invito e mi creda vorrei tanto portare la mia testimonianza, ma
almeno io in questo momento non mi sento cosi' "forte" psicologicamente da poter parlare davanti a tutti
del mio disagio perche' ogni volta che provo a parlarne mi sale talmente tanta rabbia mista a frustrazione e
dolore per quello che mi hanno fatto che riesco solo a piangere. Una volta, chissa', metabolizzato tutto
questo sarei felice di venire da Lei magari in una futura trasmissione, per poter parlare della mia
esperienza.” Naturalmente la storia si chiude qui e trascorso del tempo la persona non ne vuole più parlare;
per cui quando vengo invitato in trasmissioni a sfondo sociale, al fine di portare storie dal vivo che facciano
capire quanto il fenomeno sia dannoso, mi trovo nella infelice situazione di sembrare un menzognero che
racconta storie inventate magari per sua convenienza. Completo questa mia breve relazione sul fenomeno
mobbing allegando alcuni grafici, parte del mio libro, che illustrano come le lavoratrici siano più
ingiustamente ed immeritatamente vessate. Poiché il libro ha un profondo impegno sociale ne ho fatto
doverosamente dono al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricevendo la seguente
risposta: “La ringrazio per la copia del Suo recente volume “Come il mobbing cambia la vita” che molto
cortesemente ha voluto inviare al Presidente della Repubblica. Nell’ assicurarLe che il gentile pensiero è
stato gradito, la saluto cordialmente”
I seguenti grafici fanno parte di una recente ricerca INAS CISL, su base di testimonianze, dove si è voluto
dimostrare che il mobbing non è un fenomeno temporaneo arrivando in alcuni casi a cambiare il percorso
di vita del lavoratore. Questa ricerca è il tema principale del libro “COME IL MOBBING CAMBIA LA VITA”
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Lavoratrici vittime di disagio lavorativo
ricevute dallo Sportello Nazionale Mobbing INAS CISL dal 2000 al 2012, analisi su un totale di circa 2000
lavoratori, è evidente l’andamento peggiorativo della condizione femminile
Caratteristiche dei nostri testimoni che dichiarano di essere vittime di mobbing
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FASCIA D’ ETA’ Come mostra il grafico le molestie verso le donne diminuiscono con l’ aumentare dell’
età tale che si inverte rispetto agli uomini. Ciò sta a significare che le più vessate sono le giovani.
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TITOLO DI STUDIO Nella cultura il rapporto è paritario tra i due sessi.
NUMERO DEI DIPENDENTI
dal grafico si evince che la manodopera femminile è molto impiegata nella piccola impresa con mansioni
modeste indipendentemente dal titolo di studio.
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QUALIFICA Dal grafico si arguisce la difficoltà della donna nel riconoscimento capacitivo
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IL PERSECUTORE Normalmente è il capo, 61,8%, o la direzione, 63%, i quali spesso operano assieme
nel porre in atto ingiusti atteggiamenti;
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IL PERSECUTORE E’ evidente la persecuzione di tipo soggettivo verso la donna, infatti il capo ed ancora
di più i colleghi ed i subalterni sono gli autori delle molestie
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ATTIVITA’ DELL’ IMPRESA E’ visibilissimo il prevalente impiego di manodopera femminile nel
commercio e nei servizi
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SETTORE: va ancora evidenziato che stiamo presentando lavoratori vittime di vessazioni dove la
percentuale femminile è minoritaria ( circa il 35 – 40 % )
I grafici fanno parte di una recente ricerca INAS CISL, su base di testimonianze, dove si è voluto
dimostrare che il mobbing non è un fenomeno temporaneo arrivando in alcuni casi a cambiare il
percorso di vita del lavoratore. Questa ricerca è il tema principale del libro “COME IL MOBBING
CAMBIA LA VITA”