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IL POLSO MENSILE DI INFORMAZIONE PER MEDICI E OPERATORI SANITARI
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MAGGIO 1984
AGGIORNAMENTO MEDICO L'intervista — Fibrosi cistica la malattia del bacio salato
Medicina in cammino Gli ascess i e le fistole anali
Tromboembolia polmonare: la profilassi e la terapia
EDITRICE IL POLSO S . r . l . - 20124 Milano - Via A. Vespucci , 2 SPED. IN ABB. POST. GR. MI/70 TASSA PAGATA PER I P . A N N O 9
Una benestante famiglia dell'Etruria Temi e problemi riaperti dalla recente scoperta della tomba dei Cutu
Dall'uomo preistorico di Isernia e di Lamezia al sabino di Curi (Rieti), contemporaneo di Romolo, alla (falsa) tomba di Alarico nel Busento, il passato, più o meno remoto, sembra rispuntare — a volte nel senso letterale del termine — fuori dal suolo d'Italia. E i ritrovamenti archeologici, che si susseguono in questi ultimi tempi con ritmo sempre più incalzante, sembrano pure volerci ricordare insi
stentemente quale lunga sedimentazione di vita e di vicende sia alla base dell'esistenza dei singoli e della società d'oggi. Ri-trovamenti, appunto, perché si tratta di risalire a un 'identità culturale le cui origini sono spesso celate — come nel caso degli Etruschi — dalla "polvere dei tempi", quasi volessero rendersi ancora più preziosi alla conoscenza moderna. Nel recente caso della tomba inviolata dei Cutu, a Perugia, questo passato si fa così presente e attuale da proporre perentoriamente il problema di un rapporto nuovo con esso: a partire forse proprio da una moderna concezione del "museo", facendo sì che questo riacquisti la sua funzione istituzionale di rendercelo stimolante e vivo.
Il 1984 doveva essere l ' anno degli Etruschi: in p rogramma un ' impor tante serie di manifestazioni , di most re e di convegni per fare il pun to sulla civiltà di questi nostri antichi progenitor i , o quasi .
T a n t o impor tan te e t an to articolato era il proget to , che aveva però finito per t rascendere le competenze e i confini della Toscana, estendendosi fino a l l 'Umbria e al Lazio settentrionale. E stato così richiesto il coordinamen to del Ministero per i Beni Culturali e Ambiental i e ciò, t ra le altre cose, ha comporta to uno slittamento dell ' intero p r o g r a m m a al 1985.
Ma su questo sl i t tamento non è stata d ' accordo " u n p o ' di p iogg ia" .
Inaugurazione anticipata È basta ta , infatt i , un p o ' di pioggia
per manda re al l 'ar ia i p rog rammi . Non che il " P r o g e t t o E t r u s c h i " sia stato annul lato, anzi il lavoro va avanti come e più di p r ima . Ma è che la
Sopra, il podere della famiglia Fonda a Monteluce: il capanno tra gli olivi si trova proprio sopra la tomba dei Cutu. A sinistra, la pianta della tomba. Tutte le urne sono state rimosse tranne il grande sarcofago del capostipite; una recente ispezione con endoscopio ha visualizzato al suo interno uno scheletro incompleto: mancano le braccia e il cranio, mentre le tibie presentano una netta frattura a "becco di clarino".
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s tampa e gli altri mezzi di comunicazione di massa non h a n n o atteso 1'85 per par lare degli Etruschi e dedicano loro fin d 'o ra grande spazio e mol to t e m p o . Perché, e che c 'entra la pioggia?
È semplice, p r ima la pioggia — poca, si not i , non un diluvio torrenziale — ha aperto un buco nel terreno in un o r to della collina di Monteluce, nella pr ima periferia di Perugia, poi il signor Nazareno Banella, o r to lano , la mat t ina del 21 dicembre scorso, and a n d o al lavoro, si è accor to del buco, ha guarda to den t ro , ha visto tante belle urne ben allineate, anfore e cocci sparsi, e tre stretti passaggi verso al t re t tante s tanze. E così, da solo, senza tante cer imonie, ha inaugura to l ' " A n n o degli E t r u s c h i " .
Non è la pr ima volta del resto che la pioggia, e propr io a Perugia, p rovoca un ' impor t an t e scoperta archeologica. Già ai primi di ot tobre del 1822 aveva p rodo t to uno smot tamento che por tò alla luce il cosiddetto " C i p p o di P e r u g i a " : un bel pietrone di arenar ia alto 1,45 m, largo 55 cm e spesso 27 cm, che reca su due facce un' iscrizione di 127 parole — la terza per lunghezza tra le iscrizioni etrusche conosciute — alla cui interpretazione si sono affaticati celebri studiosi e oscuri dilet tanti . F inora , a dire il vero, con scarsi risultati gli uni e gli altri; e poi c'è chi non vuol sentire parlare di " m i s t e r o " e t rusco. . .
Quindici generazioni Ma to rn iamo alla recente scoperta,
alla t o m b a di famiglia dei Cutu e al suo valore. Diciamo subito che per " v a l o r e " non si deve intendere quello venale; niente a che fare con Tu-t a n k h a m e n e i suoi tesori , i Cutu non erano faraoni e la Perugia della decadenza etrusca non era l 'Egi t to .
La tomba dei Cutu è modesta: quatt ro stanzette di poco più di tre metri per tre di lato e alte due, scavate in una terra grigio-nerastra. L'accesso at tuale, che non è al t ro che il buco scavato dalla pioggia oppor tunamente allargato , dà propr io in quella che era la camera di ingresso, come most ra una por ta dietro la quale una scaletta, ancora da scavare, por tava certo al l 'aria aperta . In questa pr ima stanza, al mo-
Un anno tutto Etruschi Per il prossimo anno sono previste, più o meno contemporaneamen
te, ben otto mostre in Toscana: La civiltà degli Etruschi e II mi to degli Etruschi rispettivamente al Forte del Belvedere e allo Spedale degli Innocenti a Firenze; I santuar i ad Arezzo; L 'Accademia Etrusca ovviamente a Cortona; I Romani in Et rur ia a Grosseto e Orbetello; Miniere, Siderurgia e Scambi a Piombino; I Palazzi a Siena, L 'a r t ig iana to art istico a Volterra.
Almeno due mostre sono previste in Umbria. Perugia arcaica a Perugia, con un'ipotesi su un più moderno e attraente allestimento dell'importante Museo Nazionale; e II nuovo sistema museale a Orvieto, con un interessante test sul rapporto tra istituzione privata (Museo Claudio Faina) e museo pubblico (Sezione archeologica del Museo dell 'O-pera del Duomo), più un itinerario ragionato e "attrezzato" attraverso le località minori (Bevagna, Foligno, Todi).
Altre esposizioni ancora sono in programma nel Lazio e a Roma in particolare.
Su tutto comunque dovrebbe catalizzare l'attenzione il II Congresso Internazionale Etrusco, fissato per la tarda primavera dell'85. L'interesse particolare sarà dovuto, oltre che al gran numero di specialisti e di autorità mondiali che vi prenderanno parte e alla vastità e serietà degli argomenti presi in esame, certo anche alla sorprendente distanza di tempo che lo separa dal primo, che fu nel 1928: ben 57 anni, un salto assai più che generazionale.
Arnth Cutu, mollemente adagiato sul letto, poggia il braccio sinistro su ampi cuscini, simbolo di agiatezza. Nonostante la giovane età mostra l'incipiente pinguedine, altro simbolo di benessere, propria d e / T u s c u s o b e s u s dell'età della decadenza. L'iscrizione del doppio cognome sull'urna, che peraltro non ritroviamo su quelle più recenti, rivela le sue origini di liberto.
mento del r invenimento , c ' e rano una ventina di urne più anfore , cocci e resti di un ant ico gioco.
Due locali più piccoli, a destra e a sinistra, contenevano anch'essi diverse urne e resti di uno scudo e di un ' a r ma tu ra in b ronzo . Di fronte, entrando , la quar ta stanza, la più lontana dal l ' ingresso, con le sepolture più antiche: una dozzina di urne e un grande sarcofago più, anche qui , vasi, anfore, cocci.
Dunque niente di eccezionale, niente, in definitiva, che distingua l 'attuale r i t rovamento da tanti altri simili. Certo in questo caso è impor tan te — come sottolinea Anna Eugenia Feruglio, sovrintendente per i beni archeologici de l l 'Umbr ia — che la t o m b a sia pervenuta fino a noi integra, senza che ladri e tombaroli antichi e moderni l 'abbiano violata. Anche inconsueto e mol to , mol to interessante è l 'a l to numero di inumat i : circa c inquanta di dieci, dodici, forse quindici generazio-
L'elaborato fastìgio di un'urna della tomba di famiglia dei Cutu, di cui sono ancor oggi visibili n l diverse, vissute nel l 'arco di tre sete tracce di una vivace colorazione, rende ancora più evidente il contrasto con le rozze pareti coli, cont ro i soliti dieci, quindici inu-e il grigio degli altri reperti rinvenuti nella tomba. mati di qua t t ro o cinque generazioni .
Un gioco contro la morte
"Al tempo diAtys, figlio del re Mane, ci fu in tutta la Lidia una tremenda carestia, e i Lidi per qualche tempo continuarono a vivere sopportandola, ma poi, poiché non cessava, cercarono rimedi, e chi ne inventava uno, chi un altro. Allora furono inventati i giochi dei dadi e degli astragali e della palla e ogni altra specie di giochi, tranne quello della dama: l'invenzione di questo infatti i Lidi non se la attribuiscono. E, inventatili, agivano contro la fame nel modo seguente: un giorno giocavano per tutta la giornata, in modo da non cercar cibo, e l'altro mangiavano cessando i giochi. In tal modo trascorsero 18 anni".
Il noto racconto di Erodoto sull'o
rigine degli Etruschi, secondo il quale questi non sono altro che i vecchi Lidi con un nome nuovo, testimononia con vivacità dell 'importanza dei giochi in generale — e di quello dei dadi
in particolare — per questo antico popolo.
La cosa in sé non è straordinaria: un mito indiano racconta di due fratelli che si giocano il regno a dadi; i Per-
L'interno di un'urna aperta testimonia dell'usanza di cremare i defunti, pratica che gli Etruschi adottarono in seguito alla loro integrazione socio-economica con i Romani. Nella tomba dei Cutu sono stati rinvenuti ben cinquanta inumati, appartenuti forse a quindici generazioni diverse. (Per gentile concessione della Sovrintendenza alle Antichità dell'Umbria).
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In più — fa notare ancora la sovrintendente Feruglio — l 'epoca di utilizzazione della t o m b a , tra il III e il I secolo a . C , per Perugia in part icolare, ma più in generale per tu t ta PEtrur ia set tentr ionale, fu un ' epoca di grandi e profondi cambiament i sociali e culturali, legati alla progressiva sottomissione al dominio economico e politico di Roma . Di questi mutament i anche la nostra tomba reca tracce evidenti: nei riti funebri , col passaggio dalla inumazione (l 'unica salma deposta nel grande sarcofago) alla cremazione (tutte le urne e urnette posteriori) e nella l ingua, con il latino subentra to all 'e trusco nelle iscrizioni sulle urne più tarde .
In questo caso poi l 'eccezionale durata di utilizzazione della t omba consentirà agli esperti di arrivare a una datazione delle urne assai più precisa dell ' a t t ua l e , che pe ra l t ro c o m p o r t a un 'appross imaz ione non superiore ai 25 anni. Questo sarà possibile attraverso un confronto , che si preannuncia mol to laborioso, tra le stesse urne e i vasi e le anfore — che oggi si sanno
datare con un'incertezza di soli 10 anni — loro " p e r t i n e n t i " , come si dice in termine tecnico, cioè facenti parte del cor redo di " q u e l l a " u rna .
Questa operazione sarà laboriosa perché è possibile che le urne non siano state affatto collocate fin dal prim o momento lì dove sono state trovate. Anzi è probabi le che siano state spostate nel t empo, man mano che aumentava il numero degli " u t e n t i " della tomba , sempre più verso l ' interno dell 'abi tazione e addossate le une alle altre , mentre il corredo di ciascuna restava nella posizione originale o, peggio, veniva rimesso in bel l 'ordine ma mescolato a quello di altre urne .
Lo schiavo liberato Ci sono però anche altri elementi
che en t re ranno nella valutazione di una cronologia relativa: la " g r a f i c a " delle iscrizioni, ad esempio, che cambiò mol to in quei trecento anni , e forse anche — se sarà possibile ricostruirlo integralmente, come è avvenuto in
siani erano così accaniti giocatori da aver dato un nome particolare a ogni tipo di colpo e di punteggio; i Germani — ce lo riferisce Tacito — arrivavano a giocarsi in un ultimo colpo la propria libertà personale e il vinto diventava schiavo del vincitore.
Gli Etruschi avevano altre passioni oltre a quella dei dadi e non è un caso che il latino ludus "ludo, gioco" abbia un'origine etrusca. Per esempio, proprio nella zona di Perugia era molto in voga il kot tabos, un gioco di abilità, forse di origine siciliana, che consisteva nel lancio a distanza e su un obiettivo assai ristretto del vino contenuto in una coppa.
Dunque la presenza dei dadi e del kot tabos nella tomba dei Cutu non ha in sé nulla di particolare ma ripropone ancora una volta il problema del perché questi giochi facessero parte del corredo funebre. Cosa se ne dovevano fare i morti? È certo che gli Etruschi, tra ipopoli dell'Italia antica, sono i soli a credere a una sopravvivenza nell'aldilà, ma qualcuno vorrà pensare che, per loro, le anime di chi aveva tanto giocato in vita fossero condannate a giocare tanto anche dopo la morte? .
L.M.
. v l t V . l l i l ^ l V f ì
Il Cippo di Perugia, un blocco di arenaria venuto alla luce in seguito a uno smottamento del terreno nel 1822, è la terza iscrizione etrusca per lunghezza. 160 anni di studi non hanno ancora portato a una interpretazione sicura delle 127 parole di testo.
diversi casi a Tarquin ia , a Cerveteri e altrove — l 'albero genealogico dei Cutu , che promet te di essere, in piccolo, uno di quegli stemmata con mille rami e mille nomi che ci descrive il volte r rano Persio.
E mai come in questo caso l ' i ronia, per non dire propr io la satira del poeta, sarebbe mot ivata : il perché lo scopr iamo subito leggendo l 'iscrizione del l 'urna più bella della t omba , e una delle più antiche, la più vicina comunque al sarcofago del capostipite. Qua , sot to la piccola ma aggraziata scultura che lo rappresenta mollemente disteso su un letto, col braccio sinistro poggiato su ampi cuscini, la fronte alta scoperta, i capelli fermati in avanti da un cerchiet to, lo sguardo forse un p o ' fermo ma intenso, t roviamo scritti accanto al nome del giovane defunto Arn th ben due cognomi; Cais Cutus e cioè Cai Cutu . Questo doppio cognome è propr io di uno schiavo libera to di una famiglia Cai , o Gai , e infatti venne puntua lmente abbandonato dopo solo due o tre generazioni perché segno t roppo esplicito dell 'origine servile, per l 'unico cognome Cutu .
E ci si può anche chiedere se non sia da ricercare propr io in questa origine servile, e quindi quasi certamente non etrusca, della famiglia Cutu , la spiegazione di quella che — se confermata — si presenterebbe come un 'a l t ra part icolari tà della nostra t omba : l 'assenza, t ra gli inumat i , di donne . Perché si sa bene che il rilievo e l ' importanza dei ruoli femminili a l l ' in terno della famiglia etrusca rappresentano un caso più unico che raro, almeno tra i popoli dell ' I tal ia antica.
Niente di cui vantarsi perciò nella recente nascita della famiglia, se non l 'agiatezza e forse addir i t tura la solida ricchezza conquistata di fresco: perché i Cutu fanno sicuramente parte di quella classe " b o r g h e s e " emergente che, nella lenta decadenza delle grandi famiglie, a part ire dal 550 a . C . circa aveva colonizzato l 'Etrur ia interna e si era sostituita a poco a poco alla dominan te oligarchia.
La loro non era né una ricchezza legata ai minerali del so t tosuolo , che avevano fatto la for tuna di Volterra e delle altre città del l 'Et rur ia mar i t t ima set tentr ionale, né una ricchezza mercantile, dovuta ai traffici con i Fenici della Sardegna e del Nord Africa e con
i Greci delle colonie dell ' I talia meridionale e della madrepa t r ia . La ricchezza dei Cutu e delle famiglie come la loro — tiene a precisare il prof. Mario Torell i , ord inar io di Archeologia al l 'Universi tà di Perugia — era una ricchezza eminentemente agricola.
// verde, colore della crescita Per darci un ' idea della ricchezza dei
Cutu basta ancora oggi affacciarsi allo splendido p a n o r a m a del Giard ino Carducci a Perugia per abbracciarne in un unico sguardo le molteplici fonti: dal verde cupo dei fitti boschi verso Gua ldo e Nocera al verde luminoso degli alti pascoli sopra Assisi, dal verde argenteo degli oliveti di collina verso Deruta e Bet tona al verde dorato dei campi di g r ano , giù nella p iana del Tevere, fino al verde morb ido dei vigneti di Torg iano e delle colline del T ras imeno .
Un recente slogan turistico definisce l 'Umbria " I l cuore verde d ' I ta l ia" . Perfet to , solo forse sarebbe più giusto modificarlo un poco e dire " I l cuore sempreverde d ' I t a l i a " , perché qui, da sempre, il verde è il colore che conta .
E a proposi to di verde, supponiamo per un m o m e n t o che sia esat to quello che chi scrive va sostenendo da diverso t empo — m a è questa finora solo una sua personale teoria — e cioè che l 'etrusco è una lingua strettamente imparen ta ta con il persiano ant ico e che ha fornito al la t ino molti termini di 88
origine iranica. Allora sarà possibile capire come un unico filo leghi il nome e il verbo latini viridis " v e r d e " e vireo,-ere "essere verde (par lando di piante) , essere v i g o r o s o " , al nome di Ver tumno — la più impor tan te divinità d 'Et rur ia secondo la test imonianza di Varrone — e al verbo persiano vared— "crescere, far crescere"; e rit rovare ancora una volta qui una s t raordinar ia cont inui tà tra lon tano passato e realtà presente.
Questa stessa cont inui tà , d 'a l t ra par te , la r iscontr iamo propr io nel caso della tomba dei Cutu e non solo per questa sua presenza tranquilla e dimessa tra le moderne case del quart iere di Monteluce, per questo suo essere stata fianco a fianco per duemila anni con una città e con una popolazione che ha cont inua to a viverle vicina, a sentirla — anche senza conoscerla — come una cosa presente e viva.
Così si spiega, ed è piena di rispettoso amore verso questo passa to , la reazione negativa di Lorenzo e Sofia Fonda (lui, tra l ' a l t ro , è medico condot to di Patr ignano di Assisi), proprietari del terreno su cui sorge la t omba , di fronte alla forse inevitabile decisione della Sovrintendenza di vuotarla del corredo funebre per studiarlo e restaurarlo na tura lmente , ma per sistemarlo poi al Museo Civico di Perugia. " L a prossima volta non li avvert iremo cert o " m o r m o r a n o tra loro e si riferiscono alla " p r o s s i m a " t o m b a .
Cer to per loro la delusione è stata grossa: perché questa t o m b a chiusa,
Sopra, un 'urna fregiata con un mostro marino e un essere alato. I vasi spezzati sono i resti del s i l i c e r n i um , /'/ banchetto in onore del morto alla fine del quale i vasi venivano ritualmente gettati per terra. A sinistra, un 'altro scorcio dell'urna diArnth Cutu con, sullo sfondo, l'unico grande sarcofago databile al III secolo a.C.
dimenticata da venti secoli, era ancora inspiegabilmente " v i v a " . Ora invece, svuotate le qua t t ro camere , scelti e piazzati i pezzi migliori in qualche bacheca del Museo, ammucchia t i gli altri in un deposi to , essa è mor ta e questa volta per sempre.
Ma, del resto, che cos 'a l t ro si pot rebbe fare? Ricostruire la t omba così com 'e ra nel cortile del Museo , come pure è s ta to p ropos to? Cer to , si potrebbe e non si farebbe che riscoprire come soluzione ideale, alle soglie del 2000, quella che già era stata ado t ta ta per il Museo Topograf ico delPEtruria nella Firenze di fine '800.
Lasciare tu t to sul pos to , dopo i necessari studi e restauri? È un'al t ra possibilità ma, costi di manutenzione e di custodia a par te — mi d o m a n d a il prof. Torelli —, quanti sarebbero i visi tatori , una volta passato il c lamore della scoperta, se già oggi così pochi ogni anno sono quelli che vanno al ben più impor tan te e ricco Museo di Perugia? C'è di che restare senza risposta; ma poi, conf ron tando in un lampo menta lmente l 'a tmosfera fredda dei grandi stanzoni del Museo , coi loro pochi pezzi disposti in così bell 'ordine lungo le pareti e nelle bacheche, con quella delle quat t ro camerette della t o m b a con tu t to il loro a rmamentar io ammassa to qua e là alla rinfusa, beh , la risposta non t a rda ad arrivare. Si vuot ino pure le t ombe , si riempiano i musei; ma per carità li si renda vivi, a lmeno q u a n t o una t o m b a .
Leonardo Magini IL POLSO - MAGGIO 1984