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Leonardo da Vinci, il mulino di Bagnarola e la collocazione temporale dei fogli del Codice L SOMMARIO A) Introduzione B) Le fonti a disposizione C) Cronologia di compilazione delle pagine D) Il mulino di Bagnarola (di Cesenatico) E) I fogli attribuibili al mulino di Bagnarola F) Corrispondenze temporali tra il Codice L del Da Vinci e il Caos del Fantaguzzi G) Bibliografia A) Introduzione Parlare di collocazione temporale nell’ambito delle pagine del celebre Codice L di Leonardo Da Vinci significa cercare di incasellarne la redazione sulla base di ipotesi il più possibili aderenti alle prove oggettive arrivate fino ai giorni nostri. Un’analisi dettagliata di questo tipo di collocazione può avvenire prendendo in considerazione 3 elementi: le date effettivamente riportate da Leonardo stesso, elemento certo, la cronologia suggerita dai luoghi indicati in quanto in ordine di visitazione, elemento presumibile, e la cronologia suggerita dall’ordine di compilazione delle pagine stesse del Codice. Un quarto elemento, puramente residuale, riguarda ciò che specificatamente viene disegnato quando la presenza del soggetto possa essere legata a una determinata collocazione temporale. Sembra banale esercizio di ripetizione l’indicare la cronologia classica attribuita al viaggio di Leonardo in Romagna disponibile in rete e sui principali libri sull’argomento 1 , ovvero: 21 giugno 1502: probabile primo giorno di permanenza ad Urbino, dove Leonardo giunge insieme a Cesare Borgia; 30 luglio: ultimo giorno della permanenza di Leonardo ad Urbino; 1 agosto: primo giorno a Pesaro; 8 agosto: a Rimini dove annota, tra l'altro, l'armonia delle cadute d'acqua della Fontana cosiddetta "della pigna" nell'attuale piazza Cavour; 10 agosto: Leonardo é a Cesena per la festa di San Lorenzo; 15 agosto: é ancora a Cesena dove effettua il rilievo delle mura e redige altre note e schizzi di fortificazioni; 6 settembre: é a Cesenatico dove disegna una planimetria del porto canale e una veduta a volo d'uccello del borgo marinaro; 10 settembre: probabile arrivo a Imola; forse nei giorni precedenti é stato a Faenza dove ha disegnato la cattedrale. A Imola Leonardo realizza la mappa della città; 10 dicembre: probabile partenza da Imola. Tuttavia analizzando bene l’elenco troviamo 3 mere supposizione non adeguatamente provate: il 21 giugno (“probabile primo giorno di permanenza ad Urbino”), il 10 dicembre (“probabile partenza da Imola”) e pure il 10 agosto, data non specificatamente riportata sul foglio 46 verso. 1 Fonte: Storia di Cesenatico di D. GNOLA, Soc. Editrice Il Ponte Vecchio Cesena

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Leonardo da Vinci, il mulino di Bagnarola e la collocazione temporale dei

fogli del Codice L

SOMMARIO

A) Introduzione B) Le fonti a disposizione C) Cronologia di compilazione delle pagine D) Il mulino di Bagnarola (di Cesenatico) E) I fogli attribuibili al mulino di Bagnarola F) Corrispondenze temporali tra il Codice L del Da Vinci e il Caos del Fantaguzzi G) Bibliografia

A) Introduzione

Parlare di collocazione temporale nell’ambito delle pagine del celebre Codice L di Leonardo Da Vinci

significa cercare di incasellarne la redazione sulla base di ipotesi il più possibili aderenti alle prove oggettive

arrivate fino ai giorni nostri. Un’analisi dettagliata di questo tipo di collocazione può avvenire prendendo in

considerazione 3 elementi: le date effettivamente riportate da Leonardo stesso, elemento certo, la

cronologia suggerita dai luoghi indicati in quanto in ordine di visitazione, elemento presumibile, e la

cronologia suggerita dall’ordine di compilazione delle pagine stesse del Codice. Un quarto elemento,

puramente residuale, riguarda ciò che specificatamente viene disegnato quando la presenza del soggetto

possa essere legata a una determinata collocazione temporale.

Sembra banale esercizio di ripetizione l’indicare la cronologia classica attribuita al viaggio di Leonardo in

Romagna disponibile in rete e sui principali libri sull’argomento1, ovvero:

• 21 giugno 1502: probabile primo giorno di permanenza ad Urbino, dove Leonardo giunge insieme a

Cesare Borgia;

• 30 luglio: ultimo giorno della permanenza di Leonardo ad Urbino;

• 1 agosto: primo giorno a Pesaro;

• 8 agosto: a Rimini dove annota, tra l'altro, l'armonia delle cadute d'acqua della Fontana cosiddetta

"della pigna" nell'attuale piazza Cavour;

• 10 agosto: Leonardo é a Cesena per la festa di San Lorenzo;

• 15 agosto: é ancora a Cesena dove effettua il rilievo delle mura e redige altre note e schizzi di

fortificazioni;

• 6 settembre: é a Cesenatico dove disegna una planimetria del porto canale e una veduta a volo

d'uccello del borgo marinaro;

• 10 settembre: probabile arrivo a Imola; forse nei giorni precedenti é stato a Faenza dove ha

disegnato la cattedrale. A Imola Leonardo realizza la mappa della città;

• 10 dicembre: probabile partenza da Imola.

Tuttavia analizzando bene l’elenco troviamo 3 mere supposizione non adeguatamente provate: il 21 giugno

(“probabile primo giorno di permanenza ad Urbino”), il 10 dicembre (“probabile partenza da Imola”) e pure

il 10 agosto, data non specificatamente riportata sul foglio 46 verso.

1 Fonte: Storia di Cesenatico di D. GNOLA, Soc. Editrice Il Ponte Vecchio Cesena

Codice L, 46 verso – Dispositivo visto alla Fiera di San Lorenzo

Sulla pagina si legge infatti “Alla fiera di San Lorenzo a Cesena 1502” e non “Il giorno di San Lorenzo”,

pertanto sarebbe opportuno indagare su quanti giorni durasse la fiera, in che giornate fosse uso farla e,

verificato il calendario dell’epoca, dare infine un range di collocazioni temporali che ovviamente

supponiamo si discosterebbero al massimo di qualche giorno dal 10 agosto. Anche l’arrivo a Imola del 10

settembre non è supportato da fonti ma semplicemente immaginato per analogia con gli spostamenti di

Cesare Borgia.

B) Le fonti a disposizione

Le fonti che possono esserci utili per questa ricerca sono fondamentalmente quattro: il Codice L stesso, la

lettera-patente firmata da Cesare Borgia il 18 Agosto 1502, la mappa di Imola datata 10 settembre 1502 e,

in forma residuale, cronache coeve come ad esempio quelle del Fantaguzzi che a onor del vero mai citano

alcuna nota diretta su Leonardo e sul suo viaggio in Romagna.

Il documento fondamentale, ovvero il Codice L stesso, va innanzitutto analizzato per quello che realmente

era: un taccuino di 94 pagine (94 fogli recto e 94 fogli verso) per prendere appunti. Non aveva un nome

impresso sulla copertina: la denominazione “Codice L” è semplicemente postuma. Non aveva numeri di

pagine impresse: anche la numerazione è postuma e probabilmente opera di Francesco Melzi, allievo e

erede del Da Vinci. Non si può dire nemmeno che avesse un verso di utilizzo specifico, tant’è che vi si

possono trovare anche all’interno dello stesso presumibile periodo alcune pagine redatte da un verso,

come ad esempio il dispositivo meccanico visto a Cesena alla Fiera di San Lorenzo, e altre redatte dal verso

opposto, come ad esempio il rilievo del Portocanale di Cesenatico.

Codice L, 66 verso – Rilievo del Portocanale di Cesenatico

Le dimensioni ridotte del taccuino stesso, 10.9 x 7.2 cm, lo rendevano particolarmente adatto ad essere

“tascabile” e quindi sempre a disposizione, in quanto in sostanza delle dimensioni di un moderno tablet

molto piccolo. E’ non di secondaria importanza sapere che questo taccuino non è stato utilizzato solo e

specificatamente per il viaggio di Leonardo in Romagna e anzi, come vedremo di seguito, buona parte del

contenuto non ha nulla a che fare con la Romagna e forse nemmeno con i primi del 1500. Infine gli schizzi

dei rilievi riportati potrebbero essere anche solo la malacopia di ben più dettagliati prospetti delle città

visitate, come ad esempio la mappa di Imola, a maggior ragione per la presenza di fogli che trattano

argomenti secondari e per i quali il Borgia avrebbe probabilmente avuto scarso interesse.

La lettera-patente firmata da Cesare Borgia il 18 Agosto 1502 è il documento le cui indicazioni sono

abitualmente tra le più fraintese. Tante volte si legge che a Leonardo sarebbe stato dato incarico dal Duca

Valentino di “vedere, mesurare, et bene extimare” i luoghi e le fortezze della Romagna ma questa

affermazione non può che risultare incompleta ad una semplice prima analisi del documento. Innanzitutto

perché la lettera è datata 18 agosto, e presumibilmente ricevuta da Leonardo da Vinci quantomeno solo

alcuni giorni dopo, mentre il suo viaggio è iniziato almeno almeno il 30 luglio precedente se non molto

prima come ipotizzato dagli storici; non ha senso la presenza di una lettera di incarico ad incarico già

iniziato da tempo. In secondo luogo la lettera non è destinata A Leonardo da Vinci ma è redatta PER

Leonardo da Vinci; è destinata quindi ad essere osservata, traducendo, da tutti i luogotenenti, i castellani, i

capi d’esercito, i condottieri, gli ufficiali, i soldati e i sudditi.

Lettera Patente redatta dal Duca Valentino (Cesare Borgia), datata 18 Agosto 1502 a Pavia con traduzione

L’unica motivazione genericamente riportata è quella di dover provvedere alla sistemazione dei luoghi e

delle fortezze; non ne viene indicato il motivo reale ovvero se sia più un censimento o una redazione

funzionale ad un ammodernamento delle infrastrutture, magari in chiave militare. Il motivo reale del

viaggio, a meno di nuove scoperte documentali, lo si può solo ipotizzare e nulla di più; lo conoscevano

probabilmente solo i diretti interessati e il “vedere, mesurare, et bene extimare” è unicamente funzionale a

questo motivo non esplicito. La tempistica ci può inoltre far riflettere sulle motivazioni di una così tardiva

redazione di un lasciapassare. Forse Leonardo ha problemi con le Signorie locali durante l’espletamento

delle sue mansioni? Forse fa menzione al Duca Valentino di queste difficoltà e richiede il suo aiuto?

Quest’ultimo specifica infatti esplicitamente nella lettera, traducendo, che Leonardo deve avere libero

passo e accoglienza ovunque, essere esente da qualsiasi pagamento per sé e per chi lo accompagna, deve

essere agevolato in ogni modo negli esami e nelle misurazioni, gli si debbono mettere a sua richiesta uomini

a disposizione e gli si deve prestare qualunque assistenza, aiuto o favore che richiederà. Perché non dare

già dall’inizio tutta questa facoltà d’azione se non a seguito di problemi insorti successivamente?

La mappa di Imola appare come un’opera totalmente differente dai fogli del Codice L; dettagliata, colorata,

curata, ampia, un documento certamente idoneo ad essere presentato a chi gli avesse commissionato la

spedizione e soprattutto un documento non compreso all’interno del Codice L. Leonardo arriva a Imola il 10

settembre 1502; è difficile pensare che solo allora cominci a dedicarsi alla redazione di un documento ben

fatto e quindi è plausibile che siano andate perse tante altre opere analoghe relative al suo viaggio in

Romagna. Si stima più in generale che i 2/3 delle opere su carta del genio fiorentino siano andate perse.

Mappa di Imola realizzata da Leonardo Da Vinci

Tra le altre fondi coeve risalta in particolare la raccolta di cronache raccolte nel Caos di Giuliano Fantaguzzi,

la cui versione considerata in questa dispensa è quella a cura di Michele Andrea Pistocchi e edita

dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo (ne esistono anche altre edizioni). Il testo non cita mai

Leonardo Da Vinci o il suo incarico in Romagna ma è comunque un immenso tesoro di nozioni e date su cui

tentare una correlazione con i fatti dell’epoca.

Copertina della raccolta di cronache Caos di Giuliano Fantaguzzi, a cura di M.A.Pistocchi

C) Cronologia di compilazione delle pagine

Il Codice L non è un taccuino destinato al viaggio in Romagna di Leonardo da Vinci. E’ un taccuino che

contiene ANCHE e in buona parte degli appunti redatti durante tale viaggio. All’interno però vi sono anche

appunti relativi ad un inventario datato 4 aprile 1497 e a dettagli e note relativi alle città di Siena, Firenze,

Piombino, Orvieto, Milano e Ricorboli (FI), oltre a tanto altro materiale non databile o localizzabile.

Apparentemente non vi è una consequenzialità di redazione, neanche prendendo in considerazione solo le

mete del suo viaggio in Romagna; tuttavia è possibile identificare per grandi linee un metodo di

compilazione. Immaginiamo di avere un nostro libretto vuoto analogo e immaginiamo di utilizzarlo per

nostri appunti non organizzati. Ogni tanto lo utilizzeremo da un verso, partendo a caso probabilmente da

una delle prime pagine, e ogni tanto lo utilizzeremo dall’altro verso, partendo sempre a caso probabilmente

da una delle prime pagine. Proseguendo nella compilazione casuale del taccuino, da un verso o dall’altro,

tenderemo pian piano a portarci sempre più verso il centro del libretto, compilando quindi

cronologicamente la parte centrale in un momento successivo rispetto alle pagine che più sono vicine alle

copertine.

Ipotesi cronologica di compilazione del Codice L

Questo tipo di compilazione pare essere lo stesso rilevabile nelle pagine del Codice L; i fogli dalla prima di

copertina al 15 recto (31 facciate) paiono tutti slegati dal viaggio in Romagna, ad eccezione del foglio 8

recto, dove il dettaglio di una colombaia di Urbino è l’unico presente sul foglio, e del foglio 6 recto, dove la

stessa colombaia viene riproposta e datata 30 luglio 1502 ma apparentemente disegnata nello spazio

residuale rispetto a un (precedente?) rilievo di un terreno con scolatoio.

Codice L, 6 recto – Rilievo di terreno con scolatoio e dettaglio di colombaia d’Urbino

Prime pagine

compilate

Pagine

intermedie

Ultime pagine

compilate

Prime pagine

compilate

Pagine

intermedie

Dettaglio di

colombaia di Urbino

(postumo rispetto al

resto della pagina ?)

Nello stesso intervallo di pagine si contano altre 3 facciate vuote, 11 recto, 12 verso e 13 recto, dove

Leonardo da Vinci avrebbe potuto effettuare altre annotazioni postume. Allo stesso modo non hanno

grande attinenza col viaggio in Romagna, o comunque riportano al massimo note relative ad Urbino, i fogli

dal 78 verso all’ultima di copertina (35 facciate); le due facciate dedicate ad Urbino, prima tappa del

viaggio, sono proprio sul limite dell’intervallo considerato, ovvero la 78 verso e la 79 recto, mentre alcune

annotazioni relative a ciò che vede a Pesaro sono scritte sul retro copertina, forse usata come pagina vuota

“di emergenza”. La pagina 82 recto riporta uno schizzo di “carro da Cesena” ma pare più che altro un

piccolo disegno realizzato utilizzando dello spazio residuo in una pagina già compilata precedentemente.

Codice L, 82 recto – Dettaglio di carro da Cesena

Nelle facciate rimanenti c’è poi uno spazio meno definito che va indicativamente dalla 15 verso alla 33

verso dove si alternano elementi che potrebbero avere a che fare col viaggio ed elementi che richiamano

altre città; dal disegno della rocca di Cesena, con presunto schizzo della cattedrale di Faenza, alle scale

d’Urbino, a considerazioni su schizzi di caduta dell’acqua, che potrebbero far pensare ad un legame con

l’appunto dell’8 agosto sulle armonie idrauliche della fontana di Rimini, passando per dettagli di una

campana di Siena e considerazioni sull’Arno di Rusciano a Ricorboli (FI).

Codice L, 15 verso – Possibile schizzo della cattedrale di Faenza (sopra) e dettaglio di rocca di Cesena (sotto)

Dettaglio di carro da

Cesena (postumo

rispetto al resto

della pagina ?)

Nell’ultimo intervallo di facciate residuo, ovvero dal foglio 34 recto al foglio 78 recto, non c’è altra

indicazione di città se non quelle del suo viaggio in Romagna, 12 richiami in tutto su un totale di 89 facciate.

Non solo; ad eccezione di 17 facciate consequenziali e dedicati al volo degli uccelli, questi fogli riportano

quasi esclusivamente rilievi, disegni architettonici, considerazioni e schizzi meccanici, probabilmente

quanto di più legato vi fosse allo scopo del suo viaggio in Romagna. I rilievi a Cesenatico di Leonardo, gli

ultimi in ordine di datazione certa presenti sul Codice L, risultano in posizione centrale rispetto allo stesso;

dal foglio 66 verso al foglio 68 recto; anche questo un caso?

Codice L, 68 recto – Vista aerea di Cesenatico Ricostruzione del foglio 68 recto

2

Se risultasse attendibile questo empirico, nonché istintivo, metodo di compilazione del taccuino potrebbe

risultare logico dedurre che le stesse 17 facciate consequenziali dedicate al volo degli uccelli sarebbero

state compilate tra fine agosto e inizio settembre 1502, in quanto centrali, e precedentemente rispetto ai

rilievi di Cesenatico in quanto trovare così tante facciate libere consequenziali è sempre più difficile man

mano che si riempiono le facciate di un taccuino; sarebbe bello pensare a un Leonardo da Vinci proprio

sulla spiaggia di Cesenatico intento a studiare il volo dei gabbiani prima di dedicarsi agli impegni per il Duca

Valentino.

Codice L, 61 verso – Considerazioni sul volo degli uccelli Codice L, 54 verso – Considerazioni sul volo degli uccelli

Tale ipotesi pare inoltre essere confermata dalla disposizione delle pagine del codice che in ordine

cronologico risulta il successivo, ovvero il Codice K o più nello specifico il K1. Al foglio 2 recto prosegue

infatti il racconto del viaggio di Leonardo in Romagna tramite gli appunti sui pastori alle radici degli

appennini che utilizzano un corno del quale amplificano il suono avvicinandolo ad una cavità molto più

grande. Ma non solo; come molte tra le presunte ultime pagine del Codice L riportano studi sul volo degli

2 Ricostruzione visionabile presso il Museo della Marineria di Cesenatico realizzata nel contesto della mostra

“Leonardo da Vinci al Porto Cesenatico”, fonte: www.barchedepocaeclassiche.it

uccelli, così altrettanto il Codice K prosegue dal foglio 3 recto con numerose pagine di appunti sul volo degli

uccelli.

Codice K1, 3 recto – Descrizione di concavità utilizzata dai pastori per amplificare il suono

Ricostruzione3 in disegno della pagina 3 recto Riproduzione

4 reale della pagina 3 recto a Sogliano sul Rubicone

D) Il mulino di Bagnarola (di Cesenatico)

Vi sono indizi tali da far supporre che la tecnologia dell’antico mulino di Bagnarola, localizzato alla fine

dell’attuale via Torri, potesse essere stata abbozzata da Leonardo da Vinci proprio sul Codice L. Li riassumo

in breve:

• Il mulino è stato realmente realizzato dai Frati di Santa Maria del Monte nel 1505 e il viaggio di

Leonardo in Romagna è solo di 3 anni prima;

• I frati richiedono, con petizione del 29 luglio 1505, l’autorizzazione al governatore di Cesena

(dipendente dall’autorità papale di Giulio II) di poter realizzare un mulino e il cronista coevo

Fantaguzzi riferisce che nello stesso anno lo costruiscono. Dati i tempi stretti probabilmente l’inizio

dei lavori, e ancor di più il progetto del mulino, sono antecedenti e magari richiesti a suo tempo già

a papa Alessandro VI, padre di quel Cesare Borgia che ha inviato Leonardo da Vinci in missione nelle

Romagne;

3 Fonte: http://divisare.com/projects/4219-Pino-Montalti-Le-Concavita-Di-Leonardo-Da-Vinci a cura di Pino Montalti

4 Il progetto delle "concavità" inserito all'interno del Parco San Donato di Sogliano al Rubicone (FC)

• Lo schizzo di Leonardo al foglio 63 verso riporta una macina da mulino per trazione animale. I fogli

dal 69 recto al 71 recto riportano dettagli e considerazioni specifiche su ruota e flussi di un mulino

ad acqua. Come da testimonianza di una mia prozia, ultima persona in vita ad aver visto coi suoi

occhi il mulino prima che fosse chiuso e poi distrutto durante la guerra, il mulino ad acqua di

Bagnarola poteva funzionare anche a trazione animale e la macina era effettivamente realizzata

come quella nello schizzo di Leonardo;

• I fogli degli schizzi del mulino di Leonardo sono collocati poco prima e poco dopo rispetto ai rilievi

di Cesenatico;

• I fogli degli schizzi del mulino di Leonardo non riportano eccentrici macchinari o bizzarre

costruzioni, com’era stato per altri disegni, ma dettagli e indicazioni utili per l’effettiva e pratica

realizzazione di un efficiente mulino ad acqua;

• Leonardo da Vinci per andare da Cesena a Cesenatico, tra il 15 agosto e l’8 settembre, per forza di

cose è passato dalla “via Nova”, l’attuale via Cesenatico che anche allora collegava le due località,

passando quindi per forza di cose da Bagnarola, località già allora esistente nonché grande fattoria

e principale sostentamento economico dei Frati di Santa Maria del Monte. Gli stessi frati avevano a

Bagnarola proprio la loro residenza estiva;

• Tali schizzi non sono mai stati rivendicati per qualsivoglia altro mulino né risultano in quel periodo

nel cesenate altri mulini in corso di realizzazione.

Codice L, 63 verso (dettaglio) – Macina di mulino a trazione animale

Era ipotizzabile anche la possibilità che i tranci di uve appese disegnati a Cesena (foglio 77 recto) fossero

successivi agli schizzi di Cesenatico in quanto la vendemmia arriva solitamente verso metà settembre,

ipotizzando quindi un secondo passaggio da Bagnarola; tuttavia, come riporta il Fantaguzzi, quell’anno fu

una torrida estate e non è da escludere quindi una vendemmia anticipata. Testualmente5, parlando del

periodo tra luglio e agosto: “Questo anno stete dui mixi che non piobe e fo caldi grandissimi insuportabilli”.

Tale indizio oltretutto, alla luce di quanto riportato precedentemente, risulterebbe superfluo dato che,

qualora il metodo di collocazione temporale dei fogli trovasse riscontro, la presenza delle pagine del mulino

tra quelle più centrali del Codice L nonché la vicinanza con quelle relative a Cesenatico darebbe ulteriore

valore alla collocazione temporale vicina all’8 settembre e avvalorerebbe la tesi sostenuta: che Leonardo da

Vinci avesse realizzato tali schizzi proprio per il mulino di Bagnarola.

5 Fonte: G. Fantaguzzi, "Caos", a cura di Michele Andrea Pistocchi

Codice L, 77 recto – Uve appese viste a Cesena Riproduzione

6 delle uve appese viste a Cesena

Ma c’è un ulteriore importantissimo indizio. Nella traduzione integrale della lettera-patente del 18 agosto

1502 che Cesare Borgia mette a disposizione di Leonardo da Vinci è possibile leggere anche che “su

qualunque opera si intraprenda nei nostri domini, tutti i costruttori sono tenuti a consultarsi con lui

(Leonardo), attenendosi alle disposizioni ch’egli vorrà impartire.”. Questo è un dettaglio di primaria

importanza; il Duca Valentino in sostanza OBBLIGAVA tutti coloro che nel 1502 avessero avuto intenzione di

costruire una nuova opera a consultare preventivamente Leonardo da Vinci e ad ATTENERSI ALLE SUE

DISPOSIZIONI; quindi anche i frati, intenzionati eventualmente già in quel periodo a realizzare un mulino,

sarebbero stati OBBLIGATI a rivolgersi a lui. Per svelare un legame tra gli schizzi di Leonardo e il mulino di

Bagnarola non è quindi più necessario cercare della corrispondenza dove i frati richiedano al Governatore

l’assistenza di Leonardo o genericamente di un ingegnere; basterebbe trovare una lettera o una petizione

antecedente all’estate del 1502, magari tramite l’Archivio di Stato di Cesena, dove i frati dichiarano la loro

intenzione o il loro interesse alla realizzazione di un mulino nella fattoria di Bagnarola.

E) I fogli attribuibili al mulino di Bagnarola

Per capire meglio cosa riportassero i fogli con le pagine che nella nostra ipotesi potrebbero riferirsi ad uno

studio per la realizzazione del mulino di Bagnarola procedo qui di seguito ad una dettagliata descrizione

individuale con tanto di traduzioni7, o meglio di esplicitazioni dell’illeggibile scrittura di Leonardo, in quello

che viene definito il cosiddetto linguaggio in “volgare”.

Il foglio 63 verso riporta una macina da mulino a trazione animale con diametro e leva dimensionati in

braccia.

6 Fonte: presentazione del libro “Leonardo Da Vinci E Cesena” di Pino Montalti, su http://divisare.com/albo/78-

Ordine-degli-Architetti-Pianificatori-Paesaggisti-e-Conservatori-della-provincia-di-Forl-Cesena/projects/4213-Pino-

Montalti-Leonardo-Da-Vinci-E-Cesena 7 Fonte: http://warburg.sas.ac.uk/pdf/cnm20b2242029v5.pdf

Codice L, 63 verso

Un “braccio fiorentino” corrisponde a 0,583 metri (altri si differenziano per circa una decina di centimetri o

poco più) pertanto se la consideriamo come riferimento, essendo Leonardo originario della provincia di

Firenze, ricaviamo una leva dimensionata a 5,83 metri e una macina con un diametro di 2,04 metri.

Vediamo sulla parte centrale del piano, quella percorsa dalla macina, un’area probabilmente ribassata e

quello che probabilmente è un canaletto che dal centro arriva fino alla fine del piano, forse per permettere

all’olio di fluire verso una zona di raccolta.

Da un’approssimativa proporzione questo piano risulterebbe disegnato attorno ai 10 metri di diametro.

Nell’uso abituale di questo tipo di macine la parte di estrema sporgenza della leva veniva legata all’animale

da traino che, girando attorno al piano stesso, provocava la rotazione della macina e il conseguente

schiacciamento di grano, olive o quant’altro fosse posto nella parte centrale.

Esempio di macina a traino animale8

Nella parte inferiore della pagina è invece riportato un edificio circolare che probabilmente non ha

attinenza con la macina, essendo questo apparentemente dotato di un fossato e quindi più adatto ad

8 Fonte: Museo dei Brettii e del Mare di Cetraro (CS), http://www.museodeibrettiiedelmare.it/it/poi/museo-di-arte-e-

mestieri-antichi/

Braccia 10

Braccia 3 1/2

essere considerato come una fortezza. L’unico legame apparente tra la macina di mulino e l’edificio è la

forma circolare di entrambi.

Il foglio 69 recto riporta due appunti distinti con rispettiva descrizione. In alto vediamo considerazioni

meccaniche sulla trazione di un elemento posto su di un piano inclinato e come varia questo gravare al

variare del peso dell’altro. Non pare un appunto immediatamente riconducibile ad un mulino o

quantomeno ad appunti utili alla realizzazione di un sistema idraulico.

Nella parte bassa del foglio vediamo invece schematizzato il disegno di una ruota, ovvero la ruota di un

mulino ad acqua, con il flusso d’acqua che procede per caduta a circa 45 gradi. Leonardo da Vinci appunta

di come la potenza dell’acqua nei raggi della ruota vada misurata nel raggio (o forse intendeva più

precisamente nel diametro) f-g, punti riportati agli estremi della ruota stessa.

L’indicazione di dove misurare la potenza dell’acqua, così come il disegno stesso, non pare qualcosa di visto

in loco ma più una serie di indicazioni poste sotto forma di progetto teorico.

Codice L, 69 recto

Il foglio 69 verso riporta prevalentemente dei dettagliati schizzi per la realizzazione della ruota di un mulino

nonché un appunto sui fossi, probabilmente canali del mulino.

La prima figura in alto a destra riporta la sequenza di realizzazione delle pale della ruota del mulino: pale

che a raggio si congiungono al centro della ruota, quindi che la sostengono strutturalmente, intervallate da

2 pale fissate all’estremità terminale della ruota su una struttura che riprende il profilo della circonferenza.

Subito sotto Leonardo illustra il sistema di fissaggio degli stessi: due coppie di pioli che, battuti alle

estremità, si bloccano reciprocamente. I fori dove vanno inseriti questi pioli sono illustrati nello schizzo in

alto a sinistra del foglio. Ovviamente l’acqua del mulino, grazie all’azione rigonfiante che ha sul legno,

provvederà ad assicurarne una costante tenuta in tiro.

Quanto più s’sallegierisscie

l’una delle stremita dell’asse

tanto più s’agrava la cosa

sopra quella tirata e quessto el

lo esempio della vite

Tutta la potentia dell accua

perchossa ne 3 razi della rota

debbe essere misurata nel

razzo f g

f

g

Questi disegni non sembrano l’indicazione di qualcosa che Leonardo vede ma appaiono come un disegno

redatto ad uso e consumo di chi quella ruota le deve disegnare. Non avrebbe probabilmente infatti visto i

fori liberi per l’inserimento dei pioli ma solo i componenti assemblati.

La parte inferiore del foglio è invece dedicata al disegno di due canali dove scorre l’acqua. Riporta il testo

“Storie da ssechare, i fossi dove l'acqua superassi”. Quel termine “storie” è stato tradotto nel libro che ho

come riferimento nel termine “motore” anche se, visto il disegno, secondo me il termine più adatto

sarebbe “stole”. Quelle strisce appese ad una sorta di trave che va da riva a riva sembrano essere stole che

Leonardo vede o suggerisce per “seccare i fossi”. Non è chiaro se sia uno strumento per scavare il fosso, per

mantenerlo asciutto a valle della chiusa, come una sorta di barriera d’anticamera, o per altro scopo.

Codice L, 69 verso

Il foglio 70 verso è direttamente collegabile al disegno teorico riportato alla pagina 69 recto. La stessa ruota

di mulino, disegnata ora con 4 raggi principali e 12 raggi intermedi secondari, riceve l’acqua anche in questo

caso da un canale inclinato. Il testo, scritto con la solita calligrafia semi-indecifrabile, non è chiaro

nemmeno per gli storici e dice approssimativamente che “L'acqua a n perchote in a linia dal cientro alla

circunferentia della piv brieve della rota”. Pur senza riuscire ad individuare con precisione il dettaglio

teorico che Leonardo vuole evidenziare, è plausibile notare come anche in questo caso sia riportato un

dettaglio teorico utile per l’efficiente realizzazione di una ruota di mulino.

Tuttavia un dettaglio importante che salta meno all’occhio di primo impatto e che invece può chiarire

definitivamente che questo non è stato un mulino visto, quindi già esistente, ma solo ideato da Leonardo è

il seguente: nel foglio 69 verso abbiamo una chiara successione di 2 raggi secondari intervallati da raggi

strutturali principali diretti al centro della ruota mentre nel foglio 70 recto abbiamo una successione di 3

raggi secondari intervallati da raggi strutturali. Come se questo non bastasse, nel foglio 69 verso i raggi

strutturali appaiono, approssimando, con una divergenza attorno ai 30 gradi mentre nel foglio 70 recto i

raggi strutturali appaiono a 90 gradi tra di loro. E’ quindi questo un chiaro indizio, che si abbina ai numerosi

appunti teorici riportati di pugno da Leonardo sui fogli stessi, del fatto che quella ruota di mulino molto

probabilmente non è stata vista ma solo ideata. E in quel periodo mi risulta che nel Cesenate stesse per

essere realizzato solo un mulino: quello di Bagnarola.

Storie da ssechare, i fossi

dove l'acqua superassi

Codice L, 70 verso

Il foglio 71 recto, l’ultimo preso in considerazione e verosimilmente legato ai precedenti, riporta il disegno

di una sorta di canale, probabilmente il canale inclinato dove scorre l’acqua portata alla ruota del mulino, e

dove pare esservi un’indicazione non meglio specificata di dove la pressione sia buona o “trista”.

Codice L, 71 recto

F) Corrispondenze temporali tra il Codice L del Da Vinci e il Caos del Fantaguzzi

Esaminando cronaca per cronaca il Caos del coevo Fantaguzzi è possibile determinare alcune

corrispondenze di datazioni che, stranamente, non vengono proposte dagli storici. Qui di seguito ne viene

proposto un breve elenco.

L'acqua a n perchote in a linia

dal cientro alla circunferentia

della piv brieve della rota

Giunture di tavole

Presso che bona

Bona

Presso che bona

Trissta

La prima data che viene proposta tipicamente un po’ ovunque in merito al viaggio di Leonardo da Vinci in

Romagna è il 21 giugno 1502 che viene definito come “probabile primo giorno di permanenza ad Urbino,

dove Leonardo Da Vinci giunge insieme a Cesare Borgia”. Tuttavia il Caos del Fantaguzzi al foglio 64v ci

propone uno scenario forse un po’ troppo movimentato per rischiare di perdere in guerra un ingegnere.

Infatti recita testualmente: “A dì 20 giugno el duca V(alentino), venuto da Roma velocissimamente, se

retrovò a Spoleti con parte de lo exercito; et a dì 21 prexe Caio (Cagli) cità del duca d’Urbino. Et a dì ditto

prese la cità de Urbino et 400 castella con tutto el suo ducato e forteze e Santo Leo. Cosa miracollosa et

incredibille. Et fo messo a saco parte del conta’ d’Urbino. Et lo duca dì’Urbino fugì a Castello Novo de

viniciani già de miser Gotofredo da Isei toltolli da Guido Guerra. (…)”.

Non so quali documenti attestino la presunta venuta assieme al Borgia ma mi sembrerebbe uno scenario

troppo rocambolesco ed incerto per scegliere di portarsi appresso il Da Vinci. Del resto la prima data

riconducibile ad Urbino è quella dello schizzo della Colombia datata 30 giugno 1503 quindi non c’è urgenza

di anticiparne l’arrivo, per quanto il Duca Valentino potesse essere sicuro del suo ingresso trionfale in città;

più probabilmente Leonardo da Vinci arrivò solo quando le acque si erano già calmate da qualche giorno.

A conferma di questo sempre al foglio 64v un’altra cronaca recita: “A dì 24 giugno el dì de san Zoanno el

duca fè bandire a Cesena che avea preso Urbino, però che el duca non li era stato fedele; (…)”. Quindi solo

il 24 giugno, giorno di San Giovanni, il Duca Valentino comunica ufficialmente a Cesena di aver preso

Urbino. Se ne andrà solo il 2 luglio, come riportato al foglio 65r: “El duca V(alentino) a dì 2 luglio sgomberò

Urbino e con le gente d’arme e parte del suo exercito andò verso Toscana e tutte le fanterie bene in

ordine”.

Di seguito vengono indicate due cronache del foglio 65v che, per comune appartenenza, ci dicono che

siamo nel mese di agosto: “La artilleria vene de campo da Urbino; passò a Cesena e andò a Forlì a dì 3

d’agosto. (…)” e “A Roma d’agosto fo morto in casa sua un + del papa che portava la croce del papa”.

L’ultima cronaca del foglio riporta: “El cardinal Borgia Legato, miser Agabitto e miser Ramirro venenno a

Cesena”. Un’ipotesi possibile è che Leonardo Da Vinci abbia raggiunto Cesena assieme ai 3 sopra citati. Il

motivo dell’ipotesi (sottolineo, dell’ipotesi) lo spiegherò nei paragrafi più avanti; per ora mi limito a una

descrizione dei personaggi. Il cardinale Borgia è sicuramente Juan Borgia “il maggiore”, nipote di Papa

Alessandro VI e cugino del più noto e abile Cesare Borgia; ebbe vari incarichi diplomatici ma sempre e

comunque in secondo piano rispetto al cugino.

Cardinale Juan Borgia – Fonte: wikipedia

Miser Agabitto era sicuramente Agapito Geraldini Di Amelia, definito l’ombra di Cesare Borgia. Riporto un

breve estratto9: “Agapito era divenuto la figura indispensabile nella gestione dell'attività diplomatica del

9 Fonte: Sito della famiglia Geraldini, http://www.geraldini.com/content/46/agapito-geraldini-di-amelia--ombra-di-

cesare-borgia.html

Valentino. Non rari furono i suoi incontri coi grandi uomini del tempo, tra cui Leonardo da Vinci, chiamato

dai Borgia a ispezionare fortini ed a redigere progetti per opere difensive in Romagna”. Miser Ramirro era

infine Ramiro di Lorca, condottiero di ventura10

che a giugno “Partecipa all’azione contro Urbino; corrompe

il castellano Ludovico Scarmone che gli consegna San Leo.”, a luglio/agosto “Raccoglie a Cesena 700 fanti

tra gli abitanti e li conduce all’assedio di Santarcangelo di Romagna. Ad agosto rientra a Cesena” e a

settembre è “ad Imola”. Il Fantaguzzi lo definisce “homo diabolico”. L’arrivo di Agapito ad agosto a Cesena,

per quanto indicato sopra, mi fa come detto ipotizzare che Leonardo Da Vinci sia partito da Rimini (8, 9 o 10

agosto) e arrivato a Cesena (8, 9 o 10 agosto) assieme a loro.

Sul foglio 66r del Caos del Fantaguzzi troviamo quindi una conferma in merito alla lettera patente redatta

da Cesare Borgia per Leonardo Da Vinci il 18 agosto 1502, ovvero solo a metà del suo incarico in Romagna.

La lettera è firmata “Pavia, 18 agosto 1502” e proprio al foglio 66r una cronaca riporta di come: “El re de

Franza da Pavia andò a Genoa e ‘l duca V(alentino) con lui; (…)”. Questa conferma del luogo purtroppo non

aggiunge nulla alle modalità della consegna della lettera patente a Leonardo da Vinci.

Cesare Borgia, Duca di Valentinois e Duca di Romagna – Fonte: wikipedia

Tuttavia accanto alla prima ipotesi indicata sopra possiamo aggiungerne una alternativa, ovvero che Juan

Borgia, Agapito Geraldini di Amelia e Ramiro di Lorca abbiano raggiunto si Cesena, ma non tra l’8 e il 10

agosto provenendo da Rimini ma successivamente al 18 agosto provenendo da Pavia. Qui sarebbe

interessante approfondire il tema tramite storici che abbiano accesso a fonti più approfondite di quelle a

mia disposizione, pur consapevole che la Lettera Patente potrebbe essere stata anche recapitata tramite un

anonimo appositamente incaricato.

Una voce che propende per questa ipotesi alternativa, e quindi per la consegna della lettera patente da

parte di Agapito Geraldini, proviene dallo storico Fiorenzo Laurelli11

che in una nota cita quanto segue:

“Anche la biografia di Leonardo di Vecce, pur riportando il celebre salvacondotto, non fa alcun accenno

diretto al Geraldini: l’autore descrive il latinorum della solenne intestazione e l’«elegante scrittura

umanistica» del testo riferendoli ad «un segretario borgiano» (cfr. VECCE, Leonardo, cit., p. 212). D’altra

parte, l’intera vicenda del Vinci presso il Valentino è tracciata in pochissime pagine in un saggio che,

naturalmente, deve trattare non solo del periodo borgiano bensì l’intera biografia e l’opera del Vinci. Su

Agapito, oltre a CANSACCHI (cit.), cfr. N. MACHIAVELLI, Legazioni e commissarie, Milano 1964.

10

Fonte: Sito dei condottieri di ventura, http://www.condottieridiventura.it/index.php/lettera-l/1319-ramiro-di-lorca 11

Fonte: Fiorenzo Laurelli, “La prima signora Elisa, o della committenza del ritratto di Monna Lisa Gherardini, detto La

Giocona”, Rivista Storica del Sannio, anno 2000.

Per dimostrare con quanta superficialità Agapito Geraldini fu rappresentato da molti studiosi,

rammenteremo che in BELTRAMI (cit., p. 21) il salvacondotto di Leonardo figura firmato, nella trascrizione

diplomatica, da «Agapitus Beraldinus», e sempre Beltrami ricorda che «in un elenco di personaggi di

qualità, al seguito di Cesare Borgia, è menzionato Messer Agabito da Amelio segretario» (ibid.). Nella nota 1

aggiunge, per soprammercato, che, leggendo la firma della lettera-patente, «nella trascrizione comunicata

al Della Valle, il nome del segretario era stato interpretato A. Basyl.» (ibid.). Il Geraldini è, per finire,

l’«Agapito da Narni» indicato da G. PEPE ne La Politica dei Borgia (Napoli 1946, p. 145), mentre in I.

CLOULAS (I Borgia, Roma 1988) è chiamato «Agapito Gherardi di Amelia»; più spesso è «il fedele

segretario» (alle pp. 212, 249, 315, 330, 393), altre volte è «il fedele servitore» (p. 218).”. Questa tesi, oltre

a sancire la firma dell’Agapito riportata al centro della lettera-patente, avvalora il fatto che questa sia stata

da lui portata a Leonardo proprio di ritorno da Pavia, e probabilmente anche da lui redatta.

Le due ipotesi non sono comunque incompatibili dato che il Fantaguzzi specifica che “El cardinal Borgia

Legato, miser Agabitto e miser Ramirro venenno a Cesena” ma non specifica necessariamente che vi

fossero arrivati insieme, dalla stessa città di provenienza e magari neanche esattamente lo stesso giorno.

Rimane plausibile quindi anche l’ipotesi del Borgia e/o del Ramiro provenienti da Rimini e dell’Agabitto

proveniente da Pavia.

Sempre al foglio 66r del Caos c’è però una cronaca ancora più interessante che recita: “El cardinale Borgia

vene a stare a Cesena con la famia del duca e alogiò a discrezione in casa di citadini con danno suo e

discunzo asai. E a dì 8 setembre se partirono e andonno a Imola”. Come accennato qualche paragrafo più

su, anche Ramiro di Lorca è localizzato a Imola nel mese di settembre, pur non potendo sapere se lo

spostamento sia avvenuto contemporaneamente, se non insieme, a quello del cardinale.

Questa testimonianza ha dell’eccezionale in quanto lega perfettamente con gli spostamenti di Leonardo Da

Vinci che come sappiamo per certo il 6 settembre è a Cesenatico e il 10 settembre, coma da supposizione

degli storici ampiamente accettata, è a Imola. Proprio questa coincidenza troppo forte rafforza anche le

precedenti ipotesi, pur nella doverosa necessità di approfondirne i riscontri. Se confermata, renderebbe

forse un po’ più debole l’ipotesi della sosta di Leonardo Da Vinci a Faenza, togliendo almeno 2 giorni

all’intervallo di date ipotetico; tale ipotesi è infatti unicamente sostenuta dalla presenza al foglio 15 verso

del Codice L di un edificio che “assomiglierebbe vagamente” alla cattedrale della cittadina.

Tra l’altro, giusto per aprire una parentesi colorata, a fine 2014 venne diffusa la notizia12

di un Faentino

appassionato di storia che si fece finanziare da una banca locale una ricerca tramite georadar allo scopo di

individuare “un camminamento tra la piazza del Popolo, dai piedi dello scalone di Palazzo Manfredi, alla

Cattedrale, studiato da Leonardo Da Vinci”, ovvero quanto disegnato proprio sotto alla presunta cattedrale

locale. Non so se tale ricerca abbia poi mai avuto luogo ma sicuramente non avrà dato la soddisfazione

sperata; se lo studioso avesse preso in mano la decifrazione del Codice L in Italiano volgare liberamente

disponibile in rete avrebbe da subito capito che i due schizzi non sono legati tra di loro in quanto quello

riportato nella parte inferiore della pagina altro non è che la rocca di Cesena, in quanto proprio Leonardo

Da Vinci vi scrisse affianco “Rocha di Cesena”.

Chiudiamo la parentesi e torniamo al Caos del Fantaguzzi; sempre sul foglio 66r leggiamo che “A dì 11 el

duca V(alentino) venne a Imolla de Franza de settembre. Et la rocha e corte fè alegreza”. Cesare Borgia

quindi si ritrova l’11 settembre a Imola con Leonardo da Vinci, col cugino Cardinale e forse, perché no,

anche con la sua ombra Agapito Geraldini di Amelia, pure se non viene citata nella cronaca.

12

Fonte: http://www.ravenna24ore.it/news/faenza/0046635-faenza-un-georadar-alla-ricerca-del-camminamento-

leonardo-vinci

Su quale fosse il ruolo di Leonardo Da Vinci nei piani di Cesare Borgia se ne sono dette tante e

probabilmente tutte ipotesi compatibili. C’è chi afferma che il Duca Valentino volesse fare un censimento

delle sue nuove conquiste, chi propende più per l’incarico di studiare migliorie o nuove opere e chi infine

ritiene più plausibile la necessità di studiare rinforzi di tipo militare per le fortezze delle città del Ducato di

Romagna. Tra le tante ipotesi ascoltate non avevo mai avuto notizia invece dei piani che il Borgia, per voce

di cronaca del Fantaguzzi, aveva su Cesena proprio in corrispondenza del suo arrivo a Imola: “(…) E volea

fare a Cesena palazo, canale, Rota, studio, cecha (zecca), piaza in forteza, agrandare Cesena, fontana in

piaza duchessa, corte a Cesena, fare el Porto Cesenatico et finalmente farse re de Toschana et poi

imperrator de Roma con castello Santo Angello. (…)”. Tra i tanti progetti riportati, quel “canale”

probabilmente fa riferimento al progetto, mai realizzato, di realizzare un lungo canale che congiungesse

Cesena con Porto Cesenatico.

Leonardo Da Vinci, autoritratto – Fonte: wikipedia

Invito chiunque voglia approfondire, dare contributi o suggerire fonti terze a contattarmi.

Redatto da Gianni Briganti, 11 gennaio 2015. Aggiornato il 31 agosto 2015.

Contatti: [email protected]

G) Bibliografia:

• Il Codice L, di Leonardo Da Vinci – Edizione elettronica con decifrazioni in Italiano volgare a cura de

L'Institut de France di Parigi;

• Il Codice K1, di Leonardo Da Vinci – Edizione elettronica con decifrazioni in Italiano volgare a cura

de L'Institut de France di Parigi;

• Leonardo Da Vinci e Cesena, a cura di Pino Montalti – Edizioni Giunti;

• Caos di Giuliano Fantaguzzi, a cura di Pistocchi M.A. – Edito da Istituto Storico per il Medio Evo;

• Da S.Agata a Macerone, Nove secoli di insediamenti fra la Mesola e il Pisciatello, a cura di Claudio

Riva – Edito dalla Banca di Credito Cooperativo di Macerone;

• Bagni pubblici romani a “Villa Bagnarola” di Cesenatico, a cura di Bruno Ballerin, in Romagna arte

e storia n.90 del 2010 - Edito da Romagna arte Storia;

• Storia di Cesena III, La dominazione pontificia, a cura di A.A.V.V. – Edito dalla Cassa di Risparmio di

Cesena e Bruno Ghigi Editore;

• Storia di Cesenatico, a cura di Davide Gnola – Società Editrice “Il Ponte Vecchio”.