L'empatia integrata

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Edoardo Giusti - Maura Locatelli

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L'empatia consente di com-prendere l'alterità con una partecipazione intima mediante l'immedesimazione emotiva. Lo stato di calarsi nei pensieri e nello stato d'animo, ci permette di cogliere il suo mondo privato e comunicare questa compartecipazione.

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Edoardo Giusti - Maura Locatelli

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L’Empatia consente di com-prendere l’alterità con una partecipazione intima mediante

l’immedesimazione emotiva.Lo stato di calarsi nei pensieri e nello stato d’animo,

ci permette di cogliere il suo mondo privato e comunicare questa compartecipazione.

L’attenzione positiva affettiva accettante predispone e facilita un capire ricettivo per sentire e condividere

l’esperienza pluralistica degli altri.Conoscere, coltivare e sviluppare questa presenza

significativa di co-esistenza nelle relazioni intersoggettiveprivate e professionali, migliora la qualità

multidimensionale del nostro essere al mondo.

Edoardo Giusti,Presidente dell’ASPIC e direttore della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Integrata autorizzata con Decreto Ministeriale.È professore a contratto presso la Scuola di specializzazione in PsicologiaClinica dell’Università degli Studi di Padova. Svolge attività di ricercaclinica e di supervisione didattica per psicoterapeuti.

Maura Locatelli,Psicologa clinica e di comunità e psicoterapeuta a Cagliari dove vive elavora. Si occupa da anni di formazione lavorando come consulentenella gestione delle risorse umane. Autrice di diverse pubblicazioni sultema delle nuove tipologie familiari e sull’integrazione tra psicologiadi comunità e psicoterapia.

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collana Psicoterapia & Counselingdiretta da Edoardo Giusti

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Centro Europeo di Ricercheper lo Studio delle Psicoterapie

Integrate e Comparate

PSICOTERAPIA�

COUNSELING�

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Edoardo Giusti - Maura Locatelli

L’EMPATIA INTEGRATAAnalisi umanistica

del comportamento motivazionalenella clinica e nella formazione

OVERA EDITORE

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© 2000 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l.Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 ROMAwww.soveraedizioni.ite-mail: [email protected]

Nuova edizione 2007

I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale (compresi imicrofilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi.

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Sommario

PARTE PRIMA: IL COSTRUTTO DELL’EMPATIA:UN’ALLEANZA QUALITATIVA

Capitolo primo: Che cosa si intende per empatia1.1 Origini, storia e definizioni

1.1.1 Etimologia1.1.2 Origine e storia dell’uso del termine.

Chi si è occupato dell’empatia?1.1.3 Definizioni del termine empatia1.1.4 L’empatia e la simpatia

1.2 Il costrutto dell’empatia.Tratto, stato, processo

1.3 La natura dell’empatia1.4 Basi biologiche dell’empatia

1.4.1 Meccanismi cerebrali coinvolti nell’empatia1.4.1.1 Lateralizzazione cerebrale e processi cognitivi1.4.1.2 Modi nei quali può sorgere l’empatia

1.5 Differenza tra la deduzione empatica e l’esattezzadella comprensione empatica

Capitolo secondo: Lo sviluppo delle capacità empatichenel bambino2.1 Ruolo e funzioni dell’empatia nello sviluppo

2.1.1 Modelli di empatia2.1.2 La misurazione dell’empatia negli studi sui

bambini

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2.1.3 La nascita dell’empatia2.1.4 La socializzazione che precede l’empatia.

Conseguenze sullo sviluppo del bambino2.1.5 Empatia e comportamento prosociale,

empatia e aggressività

Capitolo terzo: L’empatia e la psicoterapia: storia,ricerche, prospettive3.1 Ricerche sull’empatia in psicoterapia

3.1.1 Misurazioni dell’empatia nella clinica3.1.2 Empatia e risultati della terapia

3.1.2.1 Fattori che possono predire l’empatia tera-peutica

3.2 La natura dell’empatia nella psicoterapia3.3 Ricerche future

PARTE SECONDA: L’EMPATIA TERAPEUTICA:UN PROCESSO CONCETTUALE ED ESPERIENZIALE

Capitolo quarto: La prospettiva della psicoterapiaumanistica: comprendere l’esperienza4.1 In principio era la relazione: Martin Buber4.2 Carl Rogers: l’arte dell’ascolto empatico

4.2.1 Empatia e atteggiamento non direttivo,accettazione, congruenza

4.3 Come si manifesta l’empatia?4.3.1 La tecnica della “riflessione”4.3.2 L’interazione empatica ed i criteri per produrre

risposte empatiche4.3.3 Tipologia di risposte empatiche

4.4 Oltre Rogers: altri approcci e recenti sviluppi del-l’empatia nella psicoterapia umanistica esperienziale4.4.1 L’empatia nella psicoterapia della Gestalt4.4.2 L’empatia per la psicoterapia esperienziale

4.5 Le funzioni dell’empatia nella psicoterapia esperien-ziale

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4.5.1 L’empatia al servizio della relazione4.5.2 L’empatia al servizio del Sé4.5.3 L’empatia al servzio della decostruzione

4.6 Suggerimenti per facilitare l’empatia del terapeutaesperienziale

Capitolo quinto: La prospettiva della psicologia dinamica:comprendere i significati5.1 Sviluppo ed utilizzo dell’empatia in ambiente

psicoanalitico5.2 Heinz Kohut: l’immersione empatica5.3 L’empatia ed il suo rapporto con altri concetti

psicoanalitici5.3.1 Controtransfert ed empatia, identificazione

proiettiva ed empatia5.3.2 Concezione ristretta e concezione più ampia

della comprensione empatica

Capitolo sesto: L’esperienza della relazione empatica6.1 Il silenzio e la parola nella psicoterapia centrata sul

cliente e nella psicoterapia psicoanalitica6.1.1 Il cuore dell’esperienza empatica6.1.2 Psicoanalisi: la mente dell’esperienza empatica?

6.1.2.1 La metafora narrativa6.2 Perché cura l’empatia

6.2.1 Quadro riassuntivo dei significati e delle moda-lità che l’empatia assume in ambito psicotera-peutico

6.2.2 Quadro riassuntivo delle funzioni dell’empatia

Capitolo settimo: Il presente ed il futuro dell’empatia7.1 La società dell’informazione7.2 L’empatia e il mondo delle organizzazioni7.3 Un modello di competenze per l’uomo postmoderno7.4 Riflettiamo insieme

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Capitolo ottavo: Il panorama recente sull’empatia: com-plessità, processualità, globalità8.1 L’empatia, ovvero la complessità di descrivere ciò

che è naturale8.2 La neuroscienza sociale8.3 Empatia cognitiva e empatia affettiva8.4 L’empatia nella psicoterapia8.5 L’empatia nella relazione terapeutica e nei diversi

modelli8.6 Empatia, compassione e attaccamento

APPENDICE AMisurazione e valutazione dell’empatia

APPENDICE BIl quoziente di empatia (Baron Cohen e Wheelwright, 2004)

APPENDICE CNeurobiologia dell’empatia

Bibliografia

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PARTE PRIMA

IL COSTRUTTO DELL’EMPATIA:UN’ALLEANZA QUALITATIVA

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Capitolo primoChe cosa si intende per empatia

1.1 Origini, storia e definizioni

1.1.1 Etimologia

Il termine empatia deriva dalla parola greca empateia che signi-fica sperimentare attivamente il modo in cui un’altra persona viveun’esperienza.

Nel 1873 Visher parla di Einfuhlung che tradotto significa “sen-tirsi dentro l’altro”.

Esiste cioè un sentimento, un sentimento di, o un sentimentocon nel caso dell’empatia c’è il “sentire dentro”.

Lipps nel 1903 adotta la definizione di Visher e parla di una par-tecipazione profonda all’esperienza di un altro essere, egli sostieneche questa esperienza è completa quando non c’è distinzione tra lapersona stessa e l’altro da sé, si crea cioè un unico Io, la prospettivaè identica.

Questa esperienza fu chiamata da Titchener (1910) empatia.Nel 1934 Mead si riferisce alla “capacità di comprendere” e così

introduce una componente cognitiva ad un significato che era statosoprattutto attribuito agli aspetti emotivi.

Oggi in psicologia generale per empatia si intende la capacità dicomprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra per-sona, in modo immediato prevalentemente senza ricorso alla comu-nicazione verbale (Dal Vocabolario della lingua italiana Treccani).

E, in senso ancor più generale, l’empatia “... concerne una spe-cifica modalità e qualità di pensiero riflesso, calato nel nostro espe-

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rire vivente rivolto verso altri da noi, specie persone umane, ma an-che animali e piante, ma anche verso il nostro corpo. Sono atti checiascuno di noi esercita di continuo, con anche possibilità di illu-sioni, di correzioni, di consuetudini, mediante i quali cerchiamo dicomprendere – dalla percezione esterna corporea – l’interno deglialtri, le loro sensazioni, i loro sentimenti, le loro motivazioni... Gliatti di empatia... sono l’essenza della capacità di istituire comunica-zioni intersoggettive sino a mettersi nei panni dell’altro” (Ardigò,A., 1992, pp. 11-12).

Dopo questa brevissima introduzione etimologica e dopo qual-che accenno ad una prima definizione del termine ci sembra impor-tante approfondire la sua storia (Giusti, Proietti, 1995) perché il lin-guaggio influenza i pensieri ed i pensieri influenzano le azioni equalche volta questa reciproca influenza scorre in direzioni diverse;quando una parola viene tradotta da una lingua all’altra rischia diperdere il suo significato originario e di subire delle contaminazio-ni che la possono rendere più astratta, questo è quanto è accaduto altermine empatia.

1.1.2 Origine e storia dell’uso del termine. Chi si è occupatodell’empatia?

Come già accennato il termine empatia è stato introdotto versola fine dell’800 da Robert Vischer che era uno studioso di arti figu-rative e di problematiche estetiche, la sua nascita si inserisce quindinel campo della riflessione estetica dove il termine è utilizzato perdefinire la capacità della fantasia umana di cogliere il valore sim-bolico della natura.

Visher parlava di “sentir dentro” (Hineinfuhlen) di “con-sentire”(Zusam-menfuhlen), è il cogliere la vita della natura che è esternacome fosse vita della natura interna cioè del proprio corpo.

È il proiettare spontaneamente i sentimenti sugli altri e sulle co-se che vengono percepite.

Il termine empatia era stato utilizzato occasionalmente nella let-teratura romantica da Herder e Novalis, ma mentre per i romanticil’empatia era l’immedesimazione totale nella vita della natura, qui

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è la fantasia umana che “sente” nella natura, che le dà vita e senti-mento.

Lipps all’inizio del secolo utilizzerà l’empatia come centro dellasua concezione estetica e filosofica, per lui l’empatia è il sentirsi insintonia con l’oggetto, il cogliere che esso sente ciò che noi sentia-mo.

Nella sua concezione troverà spazio anche l’aspetto psicologico,l’empatia può definire infatti anche la conoscenza degli altri sog-getti e la comunicazione tra loro, è una “partecipazione interiore”alle esperienze vissute dagli altri.

Egli sostiene che le persone conoscono e rispondono le une allealtre attraverso l’empatia che è preceduta dalla proiezione e dall’i-mitazione e che l’aumentare dell’imitazione del sentimento fa au-mentare l’Einfuhlung.

Si dischiude dunque il tema dell’alterità, del rapporto con l’altroda sé che verrà ripreso dalla scuola fenomenologia e da Husserl.

Come già accennato Titchener nel 1909 conia il termine empatiache definisce come un “process of humanizing objects, of readingor feeling ourselves into them” (Titchener, 1924, p. 417).

Le teorie sull’empatia in psicologia furono influenzate larga-mente dal punto di vista di Titchener fino a quando Mead (1934) ri-conobbe la differenziazione che nell’empatia esiste tra “sé” e “l’al-tro da sé” ed aggiunse una componente cognitiva all’empatia cioèl’abilità di capire e comprendere (Deutsch, Madle, 1975).

1.1.3 Definizioni del termine empatia

Che cosa si intende oggi per empatia?Nell’uso odierno il termine empatia ha acquisito una serie di si-

gnificati. L’aggettivo empatico è usato frequentemente soprattuttonella cultura americana per descrivere “un individuo che è sensibileai sentimenti e ai bisogni degli altri”. Comportamenti altruisticisimpatici o indulgenti sono spesso definiti empatici.

Più precisamente per empatia si intende “la capacità di entrareall’interno dell’esperienza di un altro o di comprendere oggetti oemozioni al di fuori di noi stessi” (Oxford English Dictionary) e “la

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capacità di partecipare ai sentimenti o alle idee degli altri” (NewMerriam-Webster Dictionary).

L’empatia può essere definita come un interazione tra due perso-ne, con una che sperimenta e condivide i sentimenti dell’altra.

Questa condivisione affettiva può avvenire in ogni interazioneinterpersonale: tra genitori e figli, tra insegnante e studente, tra lopsicoterapeuta ed il cliente, tra amici ed anche tra estranei (Feshba-ch, 1997, p. 34).

L’empatia si riferisce al mettere se stessi nei panni dell’altro, da-re un senso alla sua prospettiva ed a ciò che sta sperimentando,sentendo, pensando; significa assumere il ruolo dell’altro e vederlodal suo quadro di riferimento interno (Eagle, Wolitzky, 1997, p.217).

L’empatia è un’esperienza complessa di unione nella compren-sione, “una risonanza di sentimenti che produce una comprensionepiù precisa di sé, dell’altro e della relazione” (Jordan J.V., 1989).

Implica la capacità di tollerare l’ansia, di aprirsi all’esperienzadi un’altra persona, la capacità di cogliere lo stato affettivo dell’al-tro, di risuonare con lui emotivamente e di ottenere una maggiorecomprensione del suo mondo interiore (Jordan, 1997, p. 344).

L’empatia è in primo luogo e prima di tutto l’essere concentratie protesi verso l’altro nel tentativo di capire le sue comunicazioni ele sue azioni nei termini del suo quadro di riferimento. Tutto ciò èdiverso dal conoscere da una prospettiva esterna dove il comporta-mento dell’altro è letto nei termini di una presunta oggettività del-l’osservatore.

L’empatia è un costituente fondamentale della comunicazione edella conversazione quotidiana e può essere utilizzata sia per finipositivi che per fini negativi; in essa si verifica il processo di tenta-re di capire che cosa le persone vogliono realmente dire con le loroaffermazioni.

Tale processo determina lo stabilirsi di un terreno comune el’impegno reciproco nel compiere le opportune correzioni nellaconversazione quando si verificano degli errori di comprensione(Schegloff, 1991; Clark, Brennan, 1991).

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1.1.4 L’empatia e la simpatia

Se nella letteratura si esaminano le definizioni che riguardanol’empatia si nota come spesso il temine “simpatia” venga utilizzatoper circoscriverne e differenziarne il significato.

L’empatia non è identica alla simpatia, si possono comprenderei sentimenti, i pensieri dell’altra persona senza provare simpatia perlei come del resto possiamo provare simpatia per una persona senzacomprenderne la realtà soggettiva.

La simpatia è “sentire con l’altro” dunque stiamo parlando didue unità psichiche, l’empatia è invece “sentire dentro l’altro” sicrea una sola unità.

Rollo May nel 1939 descrisse l’empatia come uno stato diprofonda identificazione nel quale noi ci sentiamo dentro l’altro inun modo così completo da perdere temporaneamente la nostraidentità. Questo stato è diverso dalla simpatia nella quale pensia-mo: “Come mi sentirei se fossi te?” ricercando nella nostra memo-ria esperienze simili a quella dell’altro; empatia significa essereaperti a quello che la persona sta sperimentando dall’interno delsuo punto di vista.

Nel descrivere la simpatia molti, ma non tutti i teorici, hannoevidenziato come in essa siano presenti “elementi di pietà e preoc-cupazione nei confronti delle altre persone” elementi che non sonopresenti nell’empatia (Eisenberg, Fabes et al., 1991; Feshbach,1978; Hoffman, 1982; Zahn-Waxler, Radke-Yarrow, 1990).

C’è chi tra gli autori che hanno utilizzato il confronto tra empa-tia e simpatia, ha fatto notare come ad esempio l’empatia da solasenza la simpatia e senza la comprensione può essere addiritturadannosa, la simpatia infatti proprio per i suoi elementi “morali”agisce sempre per il bene dell’altro, l’empatia invece può essereutilizzata anche dalla persona sadica e specialmente dal sado- ma-sochista che la utilizza intensamente però senza la simpatia (Shlien,1997, pp. 63, 67).

Wispè (1986) ha descritto l’empatia come un processo molto fa-ticoso nel quale noi cerchiamo di comprendere l’esperienza diun’altra persona, al contrario la simpatia è un’esperienza diretta diconsapevolezza percettiva dell’esperienza di un’altra persona simi-

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le al fenomeno della risonanza che sperimentiamo quando ad esem-pio ascoltiamo la musica.

La simpatia sarebbe dunque più spontanea e più facile dell’em-patia che richiederebbe secondo questo autore uno sforzo consape-vole.

1.2 Il costrutto dell’empatia. Tratto, stato, processo

Come fanno notare Duan e Hill (1996, p. 262) il termine empa-tia è stato utilizzato in riferimento a tre diversi concetti che posso-no essere considerati sia sovrapponibili che non sovrapponibili.

Alcuni autori si riferiscono all’empatia come ad un tratto di per-sonalità o ad una capacità generale (Book, 1988; Buie, 1981; Dani-sh, Kagan, 1971; Easser, 1974; Feshbach, 1975; Hoffman, 1982,1984; Hogan, 1969; Kerr, 1947; Mead, 1934).

In questo filone di studi l’empatia è definita come “la capacitàdi conoscere l’esperienza profonda di un’altra persona” (Buie,1981, p. 282) o di “sentire (percepire) i sentimenti (le emozioni)degli altri” (Sawyer, 1975, p. 37).

Questi autori hanno definito l’empatia utilizzando termini come“disposizione empatica” (Hogan,1969, p. 309), “orientamento in-terpersonale” (Rogers, 1957), “sensibilità ai sentimenti delle altrepersone” (Ianotti, 1975, p. 22) e “empatia disposizionale” (Davis,1983, p. 113).

Tra coloro che considerano l’empatia come un tratto o una capa-cità stabile ci sono studiosi in ambito psicoanalitico (ad esempioBuie, 1981; Easser, 1974; Sawyer, 1975), studiosi che si occupanodi ricerca nell’ambito della psicoterapia integrata (A.P.A., 1997;Gold, 2000, Goldfried, 2000, Preston, 2000) (ad esempio Danish eKagan, 1971; Dymond, 1950; Hogan, 1969; Rogers, 1957) e gli psi-cologi sociali e dello sviluppo (ad esempio Aronfreed, 1970; Davis,1983; Feshbach, 1975; Kestenbaum et al., 1989; Mead, 1934).

L’assunzione implicita che sta alla base di questa concezionedell’empatia è che ci sono delle persone che sono più empatiche dialtre o per natura o per capacità acquisite attraverso lo sviluppo.

All’interno di questa concezione troviamo gli studi sulle diffe-

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renze individuali e quelli che si pongono l’obiettivo di comprende-re come le capacità empatiche si formino all’interno dello sviluppodel bambino.

Nell’ambito della psicoterapia le ricerche sono volte ad esempioa valutare come utilizzare le qualità empatiche dello psicoterapeutanel comprendere e nell’analizzare il Sé del cliente (Giusti, 1995;Kohut, 1959), a come identificare i counselor che possiedono inmisura maggiore o minore questa capacità (ad esempio Rogers,1957) ad individuare quali individui sono più altruisti di altri (adesempio Eisenberg, Miller, 1987) e ad esplorare l’influenza deiprocessi di sviluppo o di altre caratteristiche di personalità sull’em-patia (ad esempio Feshbach, 1975).

Altri autori hanno considerato l’empatia come uno stato, l’em-patia è cioè definita come una risposta vicaria ad uno stimolo o aduna persona stimolo (Batson e Coke, 1981; Katz, 1963; Stotland,1969) come il sentire il mondo personale di un’altra persona comese fosse il proprio (Rogers, 1959; Truax e Carhuff, 1967).

Il concetto di empatia come stato della mente è definito in unmodo molto chiaro e profondo da Hodges S.D e Wegner D.M(1997, pp. 312): “empatizzare con un’altra persona all’interno diuna situazione specifica implica molto di più che cambiare il pro-prio punto di vista (Piaget, Inhelder, 1956); significa anche modifi-care il proprio giudizio rispetto alla situazione (Regan, Totten,1975), la propria memoria degli eventi (Wegner, Giuliano, 1983) ela propria risposta emotiva ad essi (Stotland, 1969), l’idea che cisiamo fatti dei tratti e degli obiettivi di quella persona (Hoffman etal., 1981) ed anche la concezione che abbiamo di noi stessi(Baldwin & Holmes, 1987)... l’empatia coinvolge una trasforma-zione strutturale generalizzata nei pensieri e nelle emozioni... l’em-patia è uno stato della mente...”.

All’interno di questo costrutto i criteri per identificare e per mi-surare in qualche modo l’empatia sono stati ad esempio il confron-tare il sentimento o il pensiero dell’osservatore con quello dellapersona stimolo (Feshbach, Roe, 1968; Stotland, 1969) o il valutareil grado in cui uno psicoterapeuta riesce a comprendere e a speri-mentare l’esperienza del cliente (ad esempio Barrett-Lennard,1962; Carkhuff, 1969; Truax e Carkhuff, 1967).

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Il considerare l’empatia come una specifica situazione cognitivao come uno stato affettivo implica che le esperienze empatiche va-rino a seconda delle situazioni. Per questo motivo all’interno diquest’ottica sono state effettuate ricerche per studiare gli effetti difattori situazionali e delle differenze intraindividuali sull’empatia, esono stati anche progettati training per il suo apprendimento.

A questo tipo di ricerche ovviamente si sono interessati mag-giormente i ricercatori in ambito psicoterapeutico che hanno valu-tato gli effetti dell’empatia del terapeuta nel corso delle sedute. Glipsicologi sociali hanno svolto ricerche per capire il ruolo dell’em-patia in altri processi sociali come ad esempio l’altruismo.

Gli studiosi che si interessano al modo in cui l’empatia è speri-mentata dal terapeuta e dal cliente in una data situazione hannoconcettualizzato l’empatia come un processo esperienziale a più fa-si (ad esempio Barrett-Lennard, 1981; Basch, 1983; Emery, 1987;Katz, 1963; Reik, 1948, Rogers, 1975). In questo modello vienepresa in considerazione l’esperienza dell’empatia momento permomento e viene studiato il processo che è coinvolto nella produ-zione e nella comunicazione di uno stato di empatia.

Sono stati prodotti vari modelli a stadi che mostrano come nellosperimentare l’empatia terapeutica il terapeuta attraversa un pro-cesso nel quale sono coinvolti molteplici elementi.

Come affermano Greenberg L.S e Elliott R. (1987, p. 168)“l’empatia è il processo dell’entrare in contatto profondo con ilmondo interiore di un’altra persona, riuscendo a sintonizzrsi sullediverse sfumature dei sentimenti e comprendendo l’essenza dell’e-sperienza dell’altro nel qui e ora”.

Gli autori sottolineano come il comunicare la comprensione chesi è avuta dell’altro, costituisca una componente separata dell’em-patia, che deriva dalla sintonizzazione empatica, ma che può essereespressa in una varietà di modi diversi.

Il considerare l’empatia come un processo interpersonale a piùstadi implica che l’empatia racchiuda una serie di esperienze. Que-ste teorie sono rimaste ad un livello più fenomenologico che anali-tico.

In sintesi il termine empatia è stato utilizzato per rappresentareconcetti diversi che possono essere giustificati all’interno dell’am-

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bito nel quale sono stati studiati ed utilizzati. Ovviamente tutto ciòha prodotto una certa confusione nell’ambito della letteratura ed al-lora, ad esempio, viene proposto di non utilizzare semplicemente iltermine generale di empatia quanto di fare una distinzione tra l’atti-tudine all’empatia, l’esperienza empatica ed il processo empatico.

1.3 La natura dell’empatia

Alcuni autori utilizzano il termine empatia per descrivere il pro-cesso di condivisione vicaria delle emozioni che non richiede l’uti-lizzo di meccanismi mentali più elevati (Mehrabian, Epstein,1972).

Altri definiscono l’empatia come sinonimo della capacità cogni-tiva di assumere la prospettiva dell’altro che non richiede una ri-sposta emotiva (Hogan,1969, Weinstein, 1969).

Dunque da alcuni autori l’empatia è stata definita principalmen-te come un fenomeno affettivo che si riferisce all’esperienza imme-diata delle emozioni di un’altra persona (Langer, 1967; Mehrabian,Epstein, 1972; Stotland, 1969) per altri invece l’empatia è stata de-scritta principalmente come un costrutto cognitivo che si riferiscealla comprensione intellettuale dell’esperienza dell’altro (Barrett-Lennard, 1962, 1981; Borke, 1971; Deutsch, Madle, 1975; Kallio-puska, 1986; Katz, 1963; Kohut, 1971; Rogers, 1986; Woodall, Ko-gler-Hill, 1982).

La componente emotiva e la componente cognitiva possono es-sere processi sia automatici che controllati, sebbene nel passatomodello dicotomico si tendesse ad associare la componente emoti-va con i processi automatici e quella cognitiva con i processi che ri-chiedono un controllo consapevole (Davis, 1983).

Ad esempio, comportamenti che fanno parte della sfera del da-re aiuto, richiedono sia una componente emotiva che cognitiva; inuno studio di Coke, Batson e McDavis del 1978 i partecipanti chepercepivano se stessi emotivamente coinvolti e capaci di adottarela prospettiva dell’altro erano anche quelli più pronti ad aiutare glialtri.

Nel tempo le definizioni a impronta cognitiva descrissero l’em-

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patia nei termini di “role taking”, “perspective taking” o compren-sione sociale.

Un terzo filone di pensiero definisce l’empatia come avente insé sia componenti affettive che cognitive (Brems, 1989; Hoffmann,1977; Shantz, 1975; Strayer, 1987) o come sia cognitiva che affetti-va a seconda delle situazioni (Gladstein, 1983).

Nel tentativo di minimizzare la confusione terminologica Glad-stein ad esempio utilizza il termine empatia cognitiva per significa-re “l’assumere dal punto di vista intellettuale il ruolo o la prospetti-va di un’altra persona” (Gladstein, 1983, p. 468) ed il termine em-patia affettiva per descrivere “il rispondere con le stesse emozionialle emozioni di un’altra persona” (ibidem). Egli sostiene che que-sti due tipi diversi di empatia possono essere rintracciati nella lette-ratura della psicologia sociale, dello sviluppo e del counseling(Giusti et al., 1993).

Le osservazioni di Smither (1977) riguardanti un’empatia “attra-verso contagio” e di un’empatia “attraverso il role-taking” e l’iden-tificazione di Bachelor (1988) di stili affettivi e cognitivi nell’em-patia dello psicoterapeuta sono in linea con la classificazione diGladstein.

Scorrendo la letteratura appare però come i termini empatia co-gnitiva ed empatia affettiva non siano affatto precisi e manchino diefficacia descrittiva tanto da poter creare un ulteriore elemento diconfusione perché rischiano di rappresentare una falsa dicotomia.Le ricerche infatti evidenziano come l’empatia cognitiva e l’empa-tia affettiva inevitabilmente si influenzino l’una con l’altra (Bower,1983; Isen, 1984).

I processi sia affettivi che cognitivi che fanno parte dell’empatiasono stati descritti separatamente anche per ragioni di studio e dimaggiore chiarezza, ma oramai è impossibile non valutare quanto iprocessi cognitivi ed affettivi coesistano.

Gli sforzi della ricerca si stanno concentrando sul cercare dicomprendere in maniera più precisa quali siano le relazioni tra iprocessi cognitivi e quelli affettivi.

Duan e Hill (1996) ad esempio consigliano di non utilizzare itermini di empatia cognitiva ed affettiva perché spesso nella lettera-tura sono utilizzati in modo sovrapponibile, ma suggeriscono a chi

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fa ricerca di riferirsi all’empatia intellettuale, quando si parla diprocessi cognitivi e alle emozioni empatiche quando si consideranogli aspetti affettivi dell’esperienza empatica (Greenberg, Paivio,2000).

I risultati di ricerca dimostrano che sia l’empatia intellettualeche le emozioni empatiche possono influire indipendentemente sulcomportamento interpersonale. Ad esempio uno stato affettivo em-patico è stato rilevato nel comportamento di aiuto mediato (Batsonet al., 1987; Eisenberg e Miller, 1987; Krebs, 1975; Toi, Batson,1982), e si è potuto verificare che uno stato di empatia cognitivapuò alterare il modello di attribuzione del comportamento degli al-tri (Regan e Totten, 1975), tuttavia la relazione tra questi due tipi diempatia non è ancora stata chiarita.

Alcuni risultati di ricerca sembrano dimostrare come l’empatiaintellettuale e le emozioni empatiche siano due fenomeni indipen-denti. Ad esempio Mill (1984) ha trovato che gli individui che siauto monitoravano erano più capaci di assumere la prospettiva de-gli altri, ma non esprimevano una maggiore empatia affettiva.Quando l’empatia è stata definita come un tratto cognitivo o affetti-vo Smither (1977) non è riuscito a trovare una correlazione signifi-cativa tra i due tratti. Gladstein (1983) che ha riassunto i risultatidelle ricerche ha concluso che la capacità di assumere il ruolo deglialtri (empatia intellettuale) non era correlata strettamente all’empa-tia affettiva (emozioni empatiche).

Sembra che altri risultati possano permettere di formulare l’ipo-tesi di un’influenza reciproca del processo empatico affettivo e co-gnitivo. Ad esempio Hoffman (1984) sostiene che la percezione dichi empatizzava con l’innocenza della vittima potesse aumentare lasua risposta emotiva.

Le ricerche di psicologia sociale testimoniano che la componen-te affettiva può influenzare le attività cognitive (Bower, 1983; For-gas, Bower, 1987; Snyder e White, 1982) o viceversa (Davis et al.,1987; Stotland, 1969).

Nella letteratura esistono delle posizioni discordanti sul conside-rare l’empatia un concetto mono o multidimensionale, come unacapacità globale o come un insieme di sottocapacità. Rispetto al-l’ultima di queste ipotesi alcuni autori tendono a proporre un mo-

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dello di empatia come costituita da un insieme di sottocapacità in-dividuali collegate in modo sequenziale piuttosto che come un co-strutto globale. Coloro che propongono questo approccio per com-ponenti concordano sul fatto che i ricercatori devono riconoscere inmodo chiaro, saper distinguere tra ed ideare tecniche adatte adognuna delle capacità individuali: comprensione empatica, espres-sione dell’empatia e comunicazione (Barrett-Lennard, 1981; Elliotet al., 1982, Goldstein, Michaels, 1985; Kagan, 1972; 1977; Keefe,1976; 1979).

Un altro elemento che vale la pena di sottolineare è il valutare sequando si parla di condivisione delle emozioni si considera la condi-visione della “valenza emotiva” o delle diverse emozioni che sonosperimentate dall’altro, da questo punto di vista l’empatia come con-divisione delle emozioni è di una qualità più elevata della condivisio-ne del significato o del valore. Se colui che prova delle emozioni stasperimentando un insieme di emozioni, una completa empatia richie-de che chi empatizza condivida tutte le emozioni che fanno parte del-l’insieme. Condividere una o una parte di queste emozioni rappre-senta un livello più basso di empatia (Omdhal, 1995, p. 20).

COSA S’INTENDE PER EMPATIA

• Il termine empatia deriva dal greco empateia e significa “sen-tirsi dentro l’altro”

• In psicologia generale l’empatia è la capacità di comprenderela situazione emotiva di un’altra persona in modo immediato.

• L’empatia si riferisce al mettere se stessi nei panni dell’altroper vederlo dal suo quadro di riferimento interno.

• L’empatia implica la capacità di tollerare l’ansia e di aprirsiall’esperienza di un’altra persona.

• L’empatia nasce nell’ambito di un’interazione tra due persone.• L’empatia è “sentire dentro l’altro” ed è diversa dalla simpatia

che è “sentire con l’altro”.• Nell’empatia i processi affettivi e cognitivi coesistono, in-

fluenzandosi reciprocamente.• L’esattezza empatica è la capacità di comprendere i sentimen-

ti effettivi o i pensieri dell’altro.

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1.4 Basi biologiche dell’empatia

Gli esseri umani riconoscono precocemente le proprie emozionie quelle degli altri. Alcuni tipi di conoscenza emotiva infatti ap-paiono presto, ad esempio i bambini molto piccoli sanno riconosce-re se la madre ha uno stato d’animo positivo o negativo. Il processoche ci consente di ottenere una comprensione emotiva sempre piùraffinata dura comunque per tutta la nostra vita.

Ad una prima considerazione i processi che costituiscono la co-noscenza emotiva ed i rapporti affettivi sembrano essere principal-mente cognitivi e consistono in funzioni quali la percezione, l’at-tenzione la categorizzazione e la comunicazione.

In realtà le emozioni umane sono un fenomeno sia corporeo chepsicologico e possono essere concepite come aventi una strutturasia biologica che psicologica. Esistono molti meccanismi altamenteadattivi che noi condividiamo con numerose specie animali prece-denti la nostra; le azioni e le reazioni corporee che rappresentanouna soluzione sperimentata nel tempo per alcuni dei problemi baseper la nostra sopravvivenza come il difenderci dagli altri, il mante-nere una gerarchia sociale, l’evitare gli stimoli pericolosi, il ripro-durci e l’accudire gli individui più giovani.

Nelle esperienza emotive esiste sempre una componente fisiolo-gica e si manifesta una evidente sincronia tra i sistemi fisiologicidegli individui, senza che ci sia nessun tentativo cosciente di rag-giungere questo stato (Pravettoni, Giusti, 2000).

La sincronia che si stabilisce tra i sistemi neuroendocrini, auto-nomi e somatici avviene in diverse condizioni come ad esempio lostare a stretto contatto sociale, nella relazione psicoterapeutica(Clarkson, 1997), nelle discussioni di gruppo, nel gioco madre bam-bino, se si osserva la videoregistrazione di un’altra persona, nelle re-lazioni coniugali, tra l’insegnante ed i suoi allievi in classe e quandosi osservano e si valutano le emozioni degli altri (Giusti, 1999).

In molte se non in tutte di queste situazioni emerge come la sin-cronia fisiologica sia il prodotto della sincronia emotiva, e che que-sta sincronia emotiva prenda la forma di un rapporto emotivo o diuna conoscenza emotiva dell’altro, le persone cioè cominciano aconoscere i sentimenti degli altri. Sebbene la relazione tra la sin-

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cronia emotiva e quella fisiologica avvenga rapidamente quando lepersone si conoscono intimamente o sono coinvolte in un’interazio-ne faccia a faccia, essa non è limitata solo a questo tipo di relazio-ni, ma avviene ad esempio anche se si osserva la videoregistrazionedi un’altra persona o tra persone che tra loro non si conoscono.

Viene da chiedere perché esiste la sincronia fisiologica e a checosa può essere utile. La risposta più semplice è che in certe condi-zioni per una specie sociale può essere utile possedere un meccani-smo che rende in modo veloce ed efficace tutti i membri di ungruppo con lo stesso stato fisiologico. La sincronia fisiologica è unepifenomeno della sincronia emotiva, attraverso un processo dicontagio emotivo, l’emozione che è la più adatta in una certa situa-zione si trasmette in ogni membro del gruppo attivando in ognunogli schemi di attivazione fisiologica che sono i più adatti in quellaspecifica situazione fino al formarsi della sincronia fisiologica.

Sembra che il rapporto tra la sincronia fisiologica e la sincroniaemotiva possa essere di tipo bidirezionale, la sincronia emotivaproduce una sincronia fisiologica e la sincronia fisiologica produceuna sincronia emotiva.

L’empatia ha una base biologica, il processo di comunicazionespontanea che è fondamentale per tutti gli organismi viventi e cheinclude meccanismi innati di ricezione e di trasmissione di messag-gi sensoriali, visivi, uditivi, chimici.

La comunicazione spontanea è diretta, spontanea, vera per defi-nizione e negli organismi sociali più evoluti sia il trasmittente che ilricevente devono apprendere come utilizzare questa capacità comu-nicativa innata all’interno del contesto sociale.

I concetti di empatia, intuizione, altruismo, sensibilità sociale,esattezza nel percepire i segnali degli altri, contagio emotivo e ca-pacità di leggere il linguaggio non verbale, sebbene varino nel si-gnificato sono tutti simili in quanto coinvolgono un livello intuitivodi conoscenza dei sentimenti più profondi di un’altra persona. Aquesti concetti si sono interessati gli scienziati sociali dall’iniziodelle ricerche empiriche degli anni ’20, ma è notoriamente difficiledefinirli in maniera teoricamente coerente ed è ancora più comples-so descriverli attraverso definizioni operative.

I filosofi hanno inserito queste indagini all’interno del “proble-

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ma della mente dell’altro” (Austin, 1959).William James nei suoi“Principi di Psicologia” scrisse che “i nostri sensi ci forniscono unaconoscenza che riguarda il corpo, e che noi abbiamo solo una cono-scenza concettuale della mente dell’altro” (James, 1884, pp. 222-223).

I problemi che riguardano la definizione operativa di terminiquali empatia, rapporto, intuizione, altruismo, sensibilità sociale, ca-pacità di percepire con esattezza lo stato d’animo degli altri, conta-gio emotivo e la capacità di ricezione non verbale risalgono al fattoche essi hanno tutti a che fare con un tipo di comunicazione che uti-lizza un processo cognitivo diretto, immediato, olistico-sintetico osincretico piuttosto che una modalità sequenziale ed analitica.

Si può dunque distinguere tra un sapere attraverso la conoscenzache è diretto, immediato, auto evidente non proposizionale ed unsapere attraverso la descrizione che implica un processamento delleinformazioni ed è proposizionale (Buck, 1984, pp. 11-15).

Anche Lazarus (1991) suggerisce che vi siano due tipi di valuta-zione: uno “automatico, involontario ed inconscio” e l’altro “che ri-chiede tempo, deliberato, volontario e conscio” (ibidem, p. 188).

La distinzione tra una conoscenza verbale ed una non verbale èimportante perché quando si parla di capacità di comprendere em-paticamente in modo esatto se ne devono riconoscere due forme

Nel caso dell’empatia, dell’intuizione e di altri fenomeni similinoi possiamo sentire che un’altra persona è arrabbiata, o felice, maquesto sapere non assume una forma proposizionale “quella perso-na è arrabbiata”; piuttosto quello che diciamo è che abbiamo unsentimento che riguarda lo stato di quella persona.

La comunicazione spontanea è perciò fondata biologicamente, èun flusso di comunicazione diretta una “conversazione tra sistemilimbici” che avviene simultaneamente ed in modo interattivo con ilflusso di comunicazione simbolico appreso e modellato cultural-mente ed è utile alle funzioni di coordinamento sociale (Buck,1984; 1988; 1994). La comunicazione spontanea può essere defini-ta attraverso le seguenti caratteristiche:

1. È basata su una struttura biologica di meccanismi di ricezio-ne e di trasmissione.

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2. I suoi elementi sono segni, che sono aspetti esternamente ac-cessibili del referente. Ad esempio le espressioni facciali del-l’altro o i suoi gesti. Più precisamente gli elementi della comu-nicazione spontanea sono indici che funzionano come segni.

3. La comunicazione spontanea non è intenzionale. Il segno co-stituisce un messaggio, e l’origine del segno è da ricercarsi inun trasmittente anche se ci può non essere nessuna intenzionedi comunicare.

4. Il contenuto della comunicazione spontanea non è verbale,perché non può essere falso. Il contenuto della comunicazio-ne spontanea consiste in stati motivazionali ed emotivi.

La comunicazione spontanea è strutturata biologicamente sia ne-gli aspetti di ricezione che in quelli di trasmissione è diretta cioènon richiede alcuna intenzionalità da parte di chi la trasmette o alcu-na inferenza da pare di chi la riceve. Il ricevente ha un accesso diret-to al significato più profondo della comunicazione di chi trasmette.

Noi possiamo dunque conoscere aspetti profondi degli altri per-ché gli altri sono “costruiti” per esprimere direttamente questiaspetti e noi siamo costruiti in modo tale da potervi accedere, noicaptiamo queste espressioni e ne riconosciamo direttamente il si-gnificato. Questa conoscenza si basa su un adattamento filogeneti-co ed è stabilita attraverso meccanismi ereditari (Ginsburg, 1976).

Per questo motivo gli individui che sono coinvolti in una comu-nicazione spontanea costituiscono una unità biologica (Buck, Gin-sburg, 1991).

La comunicazione simbolica al contrario è appresa e modellataculturalmente, è costituita da simboli che hanno una relazione arbi-traria con quello cui si riferiscono, è intenzionale e verbale.

1.4.1 Meccanismi cerebrali coinvolti nell’empatia

1.4.1.1 Lateralizzazione cerebrale e processi cognitivi

Sebbene le differenze tra emisfero destro ed emisfero sinistronon siano state ancora del tutto esplorate e comprese (Feyereisen,

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1989) è generalmente condiviso che la zona posteriore dell’emisfe-ro destro giochi un ruolo particolare nella percezione delle emozio-ni di base. L’espressione facciale delle emozioni è riconosciuta me-glio dall’emisfero destro sia negli studi che utilizzano il metodo deicampi visivi divisi con adulti normali (Landis et al., 1979; Strauss eMoscovich, 1983) sia nei pazienti con danneggiamenti cerebrali(Benowitz et al., 1983; Etkoff, 1989).

L’ipotesi dell’emisfero destro afferma che questo emisfero agi-sce nello stile cognitivo olistico e sincretico particolarmente asso-ciato alla regolazione delle emozioni, mentre l’emisfero sinistroagisce nello stile cognitivo sequenziale ed analitico necessario peril linguaggio (Epstein et al., 1992).

In un’altra ipotesi, quella delle valenza si sostiene che l’emisfe-ro sinistro è associato alle mozioni positive mentre quello destro aquelle negative (Davidson, 1984; Sackheim et al., 1982); un’altrapossibilità è che l’emisfero destro sia associato alle emozioni pri-marie e quello sinistro alle emozioni sociali più evolute.

Buck e Duffy (1980) suggeriscono che l’emisfero destro abbia ache fare con l’espressione spontanea mentre quello sinistro con lagestione delle emozioni all’interno dei diversi ruoli sociali.

Per quanto riguarda i circuiti cerebrali che entrano in gioco nel-l’empatia è ormai accertato da una serie di studi che ne è interessa-ta l’amigdala e le sue aree associative della corteccia visiva. (Bro-thers, 1989).

1.4.1.2 Modi nei quali può sorgere l’empatia

Presentiamo qui una serie di ipotesi che tentano di spiegare co-me potrebbe nascere l’empatia.

L’empatia può essere elicitata da un meccanismo di “associazio-ne diretta”. Quando le persone osservano l’espressione facciale, lavoce, la postura di un altro o qualche altro indice situazionale che liricorda di una situazione nella quale hanno sperimentato l’emozio-ne che è espressa, viene evocata in loro un’emozione simile.

Questo meccanismo potrebbe essere spiegato dalla “teoria dellarete” che postula che ogni emozione ha uno specifico nodo in me-moria.

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Ciò significa che nella mente di ognuno sono presenti dei nodi:uno per la felicità, uno per la tristezza, uno per la rabbia, uno per lapaura e così via. Questi nodi specificano lo stato cognitivo, l’e-spressione del volto, i cambiamenti corporei, gli stati soggettivi e leazioni che sono caratteristiche di ogni stato emotivo (Giusti, Ticco-rini, 1998).

I nodi emotivi sono connessi a indicatori associati ad altri eventidella vita della persona che vengono risvegliati quando quella par-ticolare emozione supera una certa soglia. Ciò significa che quandouna persona prova della tristezza nel presente, si attiva il ricordodelle prime esperienze di tristezza; quando viene attivata l’unitàemotiva elicita questi nodi a produrre le sensazioni corporee ed icomportamenti espressivi legati a quell’emozione.

Questo provoca un’attivazione delle strutture della memoriaconnesse e, di conseguenza, un’eccitazione dei nodi emotivi chemantiene l’attivazione di quella emozione ed in parte determina ilricordo che è stato rintracciato.

La teoria della rete propone questa sequenza di elicitazione sim-bolica dell’empatia:

1. Viene trasmessa una traccia che comunica un significatoemotivo (ad esempio tua madre ride)

2. La traccia è trasmessa e decodificata dall’osservatore (adesempio tu noti il sorriso)

3. La traccia è paragonata ad un nodo che è presente nella me-moria dell’osservatore (il sorriso è accoppiato alla felicità).

4. Se questo nodo è connesso ad un nodo emotivo, il nodo emo-tivo si attiva (la felicità è attivata nella tua mente).

5. L’attivazione del nodo emotivo elicita le componenti autono-me ed espressive delle emozioni (dal momento che il tuo no-do della felicità è stato attivato, tu cominci a sorridere e asentirti felice)

6. Questo costituisce l’empatia nella misura in cui l’emozioneche viene elicitata viene confrontata con lo stato emotivo del-l’altra persona.

L’empatia può nascere anche per imitazione; nel meccanismo del-

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l’imitazione chi osserva imita le espressioni non verbali dello statoaffettivo dell’altro e di conseguenza sperimenta il suo stato emotivo.

Ad esempio se vediamo qualcun altro che piange il nostro voltopuò riprodurre l’espressione dell’altro e questo provocherebbe unsentimento di tristezza.

Hoffman (1977) si riferisce alle teorie di Lipps (1903), James(1984) e Tomkins (1962) utilizzandole come sostegno all’ipotesiche l’empatia possa nascere dall’imitazione infatti fa notare cometutti questi teorici sostengano che ci siano modalità uniche diespressione ed unici stati soggettivi per ogni emozione primaria.

Le spiegazioni che possono essere proposte a sostegno della teo-ria dell’imitazione sono le seguenti:

1) l’ipotesi del feedback facciale2) la teoria vascolare3) l’imitazione vocale4) l’imitazione dei movimenti del corpo.

Sia l’ipotesi del feedback facciale sia quella della teoria dell’ef-ferenza vascolare facciale si focalizzano sull’imitazione dei movi-menti facciali.

Una condizione di base di queste spiegazioni sulla nascita del-l’empatia si basa sulla considerazione che le persone hanno un’uni-ca espressione facciale per ogni emozione di base e questo è facil-mente verificabile negli adulti (Ekman,1984).

L’ipotesi del feedback facciale è stata oggetto di discussione sindagli anni ’60.

È stata formulata da Tomkins (1962) e più tardi da Izard (1977),e stabilisce che all’aumentare dell’intensità dell’espressione faccia-le di un’emozione aumenti l’intensità della percezione emotiva ditale emozione (Buck, 1980; Izard, 1977; Laird, 1984).

Izard spiega gli effetti dell’espressione del volto sull’esperienzasoggettiva nel modo seguente: la corteccia motoria manda gli im-pulsi al nervo facciale per produrre l’espressione del volto; il nervotrigemino invia alla corteccia sensoriale il messaggio che il voltoha assunto quella determinata espressione ed il feedback nella cor-teccia sensoriale provoca l’esperienza soggettiva dell’emozione.

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Nel caso dell’empatia emotiva, quando una persona imita laconfigurazione muscolare del volto dell’altro, i messaggi sono in-viati alla corteccia sensoriale ed il feedback produce l’emozioneassociata a quella particolare espressione del volto. È in questomodo che l’espressione facciale provoca un risposta soggettivadella stessa emozione che è stata sperimentata dall’altra persona;questa ipotesi non ha ricevuto un consistente sostegno dalla ricer-ca.

Un’altra spiegazione potenziale degli effetti dell’imitazione è lateoria vascolare dell’espressione delle emozioni. Questa teoria èstata recentemente rivalutata da Zajonc (1985).

Ecco come secondo questo autore tale teoria potrebbe spiegareil sorgere dell’empatia: quando una persona imita l’espressione delvolto di un’altra, i movimenti muscolari di chi empatizza produco-no gli stessi cambiamenti nel flusso sanguigno ed il rilascio di tra-smettitori come accade nell’altro, il sentimento non è sperimentatoallo stesso modo, la potenziale differenza è dovuta agli errori di chiempatizza nel riprodurre esattamente gli stessi movimenti muscola-ri dell’altro.

Anche per questa teoria sono stati condotti molti studi sul colle-gamento tra espressioni del volto e esperienze soggettive che nonsono stati soddisfacenti dal punto di vista scientifico.

Il terzo modo in cui potrebbe essere spiegata l’imitazione che dàluogo all’empatia affettiva è il rispecchiamento prosodico (Omh-dall, 1991).

Per prosodia si intendono il ritmo, il tono e la sonorità delle vo-calizzazioni non verbali connesse al discorso (Giusti, Ticconi,1998).

Scherer (1986) ha formulato una teoria secondo la quale vi èuna relazione tra i cambiamenti nei segnali prosodici che sono as-sociati alle emozioni basata sui cambiamenti muscolari mediati fi-siologicamente; ci sarebbe secondo questo autore una relazione di-retta tra i muscoli utilizzati per produrre una variazione dei segnaliprosodici e le emozioni. Seguendo la logica della sua teoria l’imita-zione dei segnali prosodici di un’altra persona può provocare nonsolo l’eccitazione dei sistemi nervosi simpatico e parasimpatico maanche specifiche emozioni.

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Tra queste teorie basate sull’imitazione c’è anche quella che siriferisce all’imitazione della postura e dei movimenti.

Adottare una postura tesa o rigida o i movimenti rapidi di un’al-tra persona modificherebbe l’attivazione del sistema autonomo dichi empatizza.

Le teorie che abbiamo esaminato finora descrivono dei meccani-smo primitivi e radicati biologicamente che sicuramente hanno ache fare con l’empatia affettiva anche se ciò che manca è una con-vincente spiegazione scientifica su come avvenga il passaggio dal-l’imitazione dell’altro al provare la sua stessa emozione ed è pro-prio sul fenomeno di provare proprio la stessa emozione che l’altrosta provando che si apre l’interessante tema della differenza cheesiste tra la deduzione empatica e la precisione della comprensioneempatica.

I MECCANISMI CEREBRALI COINVOLTI NELL’EMPATIA

• Nel processo dell’empatia sono coinvolte l’amigdala e le suearee associative nella corteccia visiva.

• L’empatia affettiva potrebbe nascere, da un meccanismo di“associazione diretta” per cui la visione di un’emozioneespressa evoca nell’altro una emozione simile.

• L’empatia affettiva potrebbe nascere dal “meccanismo dell’i-mitazione” per cui chi osserva imita le espressioni non verbalidello stato affettivo dell’altro sperimentando il suo stato emo-tivo.

• Ipotesi del feedback facciale: all’aumentare dell’intensità del-l’espressione facciale di un’emozione, aumenta anche l’inten-sità della percezione emotiva di tale emozione.

• Teoria vascolare: quando una persona imita l’espressione delvolto di un’altra, i movimenti muscolari di chi empatizza pro-ducono gli stessi cambiamenti nel flusso sanguigno ed il rila-scio di neuro trasmettitori, come accade nell’altro.

• Rispecchiamento prosodico: si riferisce alla prosodia (ritmo,tono, sonorità del linguaggio).

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1.5 Differenza tra la deduzione empatica e l’esattezza dellacomprensione empatica

La deduzione empatica rappresenta la lettura che facciamo quo-tidianamente di quello che è contenuto nella mente delle altre per-sone, ovviamente non deve essere confusa con la telepatia o con al-tri fenomeni paranormali, è infatti una forma di deduzione psicolo-gica complessa nella quale l’osservazione, la memoria, la cono-scenza ed il ragionamento si combinano assieme per ottenere laconsapevolezza di quello che le altre persone pensano e sentono.

La deduzione empatica fa così parte della nostra quotidianitàche tendiamo a darla per scontata tranne quelle volte in cui ci acca-de di commettere degli errori, ed allora ci domandiamo come ab-biamo fatto a sbagliarci così tanto sui sentimenti o sui pensieri pro-vati dall’altro.

La capacità di comprendere i sentimenti effettivi o i pensieridell’altro prende il nome di “esattezza o precisione” empatica, taleabilità rappresenta una dimensione fondamentale dell’intelligenzasociale (Cantor e Kihlstrom, 1987; Goleman, 1995; Goody, 1995).

Chi riesce ad avere una percezione empaticamente esatta è coluiche generalmente è considerato un bravo interprete e lettore deisentimenti e dei pensieri degli altri, si tratta probabilmente dei piùabili politici, diplomatici, degli insegnanti di successo e degli psi-coterapeuti più capaci di brillanti intuizioni.

Al contrario le persone che percepiscono empaticamente in mo-do poco esatto sono coloro che commettono molti errori nel com-prendere i sentimenti ed i pensieri degli altri.

Prendendo spunto da quanto affermato da Goleman (1995) sipotrebbe dire che si tratta di persone che mancano di intelligenzasociale e, se a ciò non è stato dato rimedio, questa carenza provocaun ritardo nel loro sviluppo, interferisce con le loro prestazioni sco-lastiche, restringe e compromette la sfera della loro amicizie, puòdanneggiare la riuscita del loro matrimonio, limitare i loro successilavorativi, le loro abilità genitoriali e può anche farli rimanere aimargini della vita sociale.

Gli studi sull’esattezza della comprensione empatica sono appe-na agli inizi anche se si possono collegare ad una tradizione di ri-

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cerca sulla percezione interpersonale che si è sviluppata sin daglianni ’40, ispirata da un lato dai filosofi fenomenologhi europei(Giusti, Iannazzo, 1998) come Husserl (1931/1977) e Sartre(1943/1956) dall’altro da psicologi come Brunswick (1934). Le lo-ro intuizioni trovarono una forma più strutturata negli anni ’50 at-traverso gli studi ad esempio di Allport (1955), Bruner, Tagiuri,(1954), Gibson (1950) ed altri tanto per citare i più importanti.

Due i temi che sono emersi all’interno degli studi sulla percezio-ne interpersonale: uno è quello della precisione, l’altro quello del-l’errore o dello scarto. Gli studiosi che si sono interessati al primotema hanno esplorato il grado e le condizioni in cui chi percepiscecompie delle deduzioni esatte sugli altri, al contrario gli studiosi in-teressati al secondo tema si sono dedicati allo studio dei diversi tipidi errori alle condizioni nelle quali questi errori si rendono più evi-denti.

L’area di ricerca sull’esattezza della comprensione empatica nasceda questa tradizione di ricerca e può essere caratterizzata nel modoseguente (Ickes, 1993, pp. 588-590 cit. in Ickes W., 1997, pp. 3-4):

1. La prima area di ricerca, quella con una storia più lunga distudi empirici, si focalizza sulla capacità di essere precisi nelvalutare i tratti di personalità degli altri. Nelle ricerche inquesto campo viene preteso il consenso tra osservatori comeelemento necessario ma non sufficiente per determinare que-sta capacità (ad esempio Asch, 1946; Bronfenbrenner et al.,1958; Norman e Goldberg, 1966).

2. La seconda area di ricerca che ha una storia di studi più bre-ve e più recente si focalizza sulla capacità dei membri di unacoppia di percepire con esattezza o di comprendere quelleche sono le capacità, i valori e l’idea di sé che ha l’altromembro della coppia. Nelle ricerche condotte in questo am-bito viene confrontata la percezione diretta dei membri dellacoppia con quella che è la metapercezione di ognuno relativaa queste caratteristiche stabili (Knudson et al., 1980; Sillars eScott, 1983).

3. La terza area che ha una storia di studi ancora più recente siconcentra sull’abilità di chi percepisce o la sua sensibilità af-

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fettiva nel comprendere quelli che sono gli stati emotivi diuna o più persone bersaglio (Costanzo, Archer, 1989; Ekman,Friesen, 1975).

4. La quarta area che sta appena emergendo come ambito di ri-cerca si focalizza sull’esattezza della comprensione empati-ca cioè la capacità di dedurre con precisione il contenutospecifico dei sentimenti e dei pensieri di un’altra persona(Ickes et al., 1990; Levenson e Rief, 1992; Marangoni et al.,1995).

Negli studi si è inizialmente privilegiata la capacità di percepiree descrivere in maniera precisa i tratti dell’altra persona per poipassare all’abilità di comprenderne con esattezza lo stato emotivoin un momento preciso e questo sia per motivi pratici che teoriciche metodologici; gli studi che investigano sulla capacità di perce-pire accuratamente lo “stato” di un’altra persona sono molto piùdifficili da realizzare ed è per questo che sono nati solo quando so-no state realizzate delle innovazioni metodologiche.

Una nuova metodologia è stata realizzata da Ickes et al. (1990;1988) e può essere utilizzata per stabilire con quale precisione chipercepisce è capace di dedurre “on line” il contenuto specifico deipensieri e dei sentimenti degli altri.

Un’altra metodologia realizzata da Levenson e Rief (1992), per-mette di stabilire con quale grado di precisione chi percepisce puòdedurre on line il valore e l’intensità dei cambiamenti emotivi dellealtre persone. Le caratteristiche che questi approcci hanno in comu-ne sono le seguenti.

1. La precisione della comprensione empatica è stabilita on li-ne, attraverso videoregistrazioni dei comportamenti dellepersone target così come si svolgono nel tempo in modo taleda avere anche un indice di come la conoscenza dell’altropuò far aumentare la capacità di percepirlo in maniera piùcorretta.

2. L’esattezza della comprensione empatica è stabilita in uncontesto interpersonale

3. Il comportamento delle persone bersaglio è naturale piuttosto

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Page 37: L'empatia integrata

che recitato in modo da verificare come questa capacità agi-sce nella vita di ogni giorno.

4. Per definire la precisione nella comprensione empatica è uti-lizzato un criterio di comparazione, sono considerate dedu-zioni precise quelle che corrispondono o che sono stretta-mente corrispondenti a quanto riportato dalle persone bersa-glio.

5. Poiché la precisione nella comprensione empatica è stabilitain relazione ad uno standard oggettivo di correttezza, la vali-dità di queste misure migliora le misure più soggettive per lequali nessuno standard comparabile di misurazione è dispo-nibile ed utilizzabile (Carkhuff, Burnstein, 1970; Kurtz,Grummon, 1972; Truax e Carkhuff, 1967; Wilson e Gri-swold, 1985).

6. Misure globali di questa capacità possono derivare e riflette-re l’insieme delle deduzioni separate nel tempo del singolopartecipante. L’ insieme delle sue deduzioni dovrebbe au-mentare la validità e la rappresentatività di queste misureglobali.

Un esempio di “errori” o di carente capacità di comprendereesattamente le emozioni o i comportamenti di un altro è presente adesempio nel mondo animale in quei soggetti che hanno subito unprecoce isolamento sociale. Essi appaiono poco capaci di leggere isegnali inviati dagli altri, i deficit che questi individui manifestanonon sono però deficit nella capacità empatica di leggere le emozio-ni degli altri, ma di deficit nel mostrare attenzione per i segnali in-viati dagli altri. Gibson (1966) parla di “educazione all’attenzione”in cui le differenze individuali nella percezione non sono dovute aprocessi percettivi, ma all’apprendimento di quali sono i segnalidell’assetto percettivo ai quali bisogna prestare attenzione.

Qui entra in gioco l’elemento dell’apprendimento sociale e delsuo sviluppo che esamineremo, per quanto riguarda il bambino, nelcapitolo seguente.

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NELLA STESSA COLLANA

Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psi-coterapia, 20001, pp. 272

Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trat-tamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224

Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001,pp. 240

Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modellid’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272

Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata,2002, pp. 288

Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224Feltham C. - DrydenW. (a cura di E. Giusti),Dizionario di counseling, 1995, pp.320

Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996,pp. 160

Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso.Come separarsi insieme, 2007, pp. 240

Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trat-tamenti psicologici, 2006, pp. 288

Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e dellameditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336

Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento dellaPsicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176

Giusti E. - Ciotta A.,Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005,pp. 256

Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professiona-le, 2005, pp. 256

Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’iden-tità verso la relazione, 2006, pp. 208

Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trat-tamento terapeutico, 2006, pp. 240

Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologi-ci integrati, 2007, pp. 224

Giusti E. - Fusco L., Uomini. Psicologia e psicoterapia della maschilità, 2002, pp.464

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Page 39: L'empatia integrata

NELLA STESSA COLLANA

Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psi-coterapia, 20001, pp. 272

Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trat-tamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224

Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001,pp. 240

Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modellid’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272

Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata,2002, pp. 288

Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224Feltham C. - DrydenW. (a cura di E. Giusti),Dizionario di counseling, 1995, pp.320

Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996,pp. 160

Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso.Come separarsi insieme, 2007, pp. 240

Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trat-tamenti psicologici, 2006, pp. 288

Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e dellameditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336

Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento dellaPsicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176

Giusti E. - Ciotta A.,Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005,pp. 256

Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professiona-le, 2005, pp. 256

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Page 40: L'empatia integrata

Giusti E. - Germano F., Etica del con-tatto fisico in psicoterapia e nel counseling,2003, pp. 160

Giusti E. - Germano F., Terapia della rabbia. Capire e trattare emozioni violented’ira, collera e furia, 2003, pp. 224

Giusti E. - Giordani B. Il formatore di successo, 2002, pp. 224Giusti E. - Harman R. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt, 1996, pp. 224Giusti E. - La Fata S., Quando il mio terapeuta è un cane, 2004, pp. 448Giusti E. - Lazzari A., Psicoterapia Interpersonale Integrata, 2003, pp. 160Giusti E. - Lazzari A.,Narrazione e autosvelamento nella clinica. La rivelazione delSé reciproco nella relazione di sostegno, 2005, pp. 160

Giusti E. - Locatelli M., L’empatia integrata, 2007 (Nuova edizione), pp. 320Giusti E. - Mancinelli L., Il counseling domiciliare, 2008, pp. 160Giusti E. - Minonne G., L’interpretazione dei significati nelle varie fasi evolutivedei trattamenti psicologici, 2004, pp. 396

Giusti E. - Minonne G., Ricerca scientifica e tesi di specializzazione in psicoterapia,2005, pp. 368

Giusti E. - Montanari C., Trattamenti psicologici in emergenza con EMDR per pro-fughi, rifugiati e vittime di traumi, 2000, pp. 192

Giusti E. - Montanari C., La CoPsicoterapia. Due è meglio e più di uno in efficaciaed efficienza, 2005, pp. 320

Giusti E. - Nardini M.C., Gruppi pluralistici. Guida transteorica alle terapie col-lettive integrate, 2004, pp. 304

Giusti E. - Ornelli C., Role play. Teoria e pratica nella Clinica e nella Formazione,1999, pp. 144

Giusti E. - Palomba M., L’attività psicoterapeutica. Etica ed estetica promozionaledel libero professionista, 1993, pp. 128

Giusti E. - Perfetti E., Ricerche sulla felicità. Come accrescere il benEssere psicolo-gico per una vita più soddisfacente, 2004, pp. 192

Giusti E. - Pitrone A., Essere insieme. Terapia integrata della coppia amorosa, 2004,pp. 240

Giusti E. - Pizzo M., La selezione professionale. Intervista e valutazione dellerisorse umane con il modello pluralistico integrato, 2003, pp. 208

Giusti E. - Proietti M.C., La delega direzionale, 1996, pp. 112Giusti E. - Proietti M.C., Qualità e formazione. Manuale per operatori sanitari epsicosociali, 1999, pp. 184

Giusti E. - Rapanà L., Narcisismo. Valutazione pluralistica e trattamento clinicointegrato del Disturbo Narcisistico di Personalità, 2002, pp. 176

Giusti E. - Romero R., L’accoglienza. I primi momenti di una relazione psicotera-peutica, 2005, pp. 176

Giusti E. - Sica A., L’epilogo della cura terapeutica. I colloqui conclusivi dei tratta-menti psicologici, 2005, pp. 160

Giusti E. - Surdo V., Affezione da Alzheimer. Il trattamento psicologico comple-mentare per le demenze, 2004, pp. 144

Giusti E. - Taranto R., Super Coaching tra Counseling e Mentoring, 2004, pp. 352

Nella stessa collana

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Page 41: L'empatia integrata

Giusti E. - Testi A., L’Autostima. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224Giusti E. - Testi A., L’Assertività. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224Giusti E. - Testi A., L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 96Giusti E., Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, 2001,pp. 144

Giusti E., Autostima, psicologia della sicurezza in Sé, 20055, pp. 200Giusti E., Videoterapia. Un ausilio al Counseling e alle Arti-Terapie, 1999, pp. 176Giusti E., Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, 2007,pp. 272

Gold J.R., Concetti chiave in psicoterapia integrata, 2000, pp. 268Goldfried M.R.,Dalla terapia cognitivo-comportamentale all’integrazione delle psi-coterapie, 2000, pp. 288

Greenberg L.S. (et al.), Manuale di psicoterapia esperienziale integrata, 2000, pp.576

Greenberg L.S. - Paivio S.C., Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata,2000, pp. 368

Manucci C. - Di Matteo L., Come gestire un caso clinico, 2004Murgatroyd S., Il Counseling nella relazione d’aiuto, 20001, pp. 192Perls F., Qui & ora. Psicoterapia autobiografica, 1991, pp. 256Persons J.B. - Davidson J. - Tompkins M.A., Depressione. Terapia cognitivo-com-portamentale. Componenti essenziali, 2002, pp. 288

Preston J., Psicoterapia breve integrata, 2001, pp. 256Reddy M., Il Counseling aziendale. Il Manager come Counselor, 1994, pp. 176Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. I:“Metateoria pluralistica”, 2002, pp. 400

Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. II:“Tecnologia applicativa”, 2003, pp. 384

Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352

Videodidattica per le psicoterapie scientifichedell’American Psychological Association

• Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapiabreve integrata di J. Preston € 120,00

• Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried+ Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione dellePsicoterapie € 120,00

• Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + LibroManualedi Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00

• Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centratasulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00

Nella stessa collana

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Page 42: L'empatia integrata

• Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante eRielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E.Giusti, C. Montanari € 118,00

• Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro PsicoterapiaPrescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00

• Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi dellaPsicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50

• Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling ScolasticoIntegrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00

• Video Ipnoterapia Ericksoniana J.K. Zeig + Libro Ipnosi e Psicoanalisi, colli-sioni e collusioni di L. Chertok € 120,00

• 2 Video Il Counseling breve in azione J.M. Littrell + Libro Il Counseling brevein Azione di J.M. Littrell € 122,00

• Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioniin Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50

• 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione perl’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: €275,00

• Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M.Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento diEdoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50

• Video Psicoterapia Pratica con Adolescenti A.K. Rubenstein + Due LibriPsicoterapia Integrata per bambini e adolescenti di Sebastiano Santostefano €155,00

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• Video Come gestire il transfert erotico in psicoterapia AA.VV. + libro Etica delcontatto fisico di E. Giusti - F. Germano € 115,00

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• Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapiadella rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00

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• Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libroPsicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00

Nella stessa collana

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Page 43: L'empatia integrata

EDIZIONE SOVERA STRUMENTI

Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapiafocalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per ilcambiamento, in corso di stampa, pp. 368

Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione tran-sitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia plura-listica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580

Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, dia-gnosi e cura, 2006, pp. 240

Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base:dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256

Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicotera-pie innovative, 2007, pp. 400

Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza.Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa

Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’e-videnza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464

Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativodi strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480

Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007,pp. 304

Nella stessa collana

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