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    L'ELISIR DI VITA ETERNA

    Come vincere la Morte

    San Paolo- Pi nulla mi turba. -

    Parte Prima

    OGNI MORTE UNA RINASCITA

    Morte come Trasformazione

    Lo studio che cercheremo in questi due giorni di fare non ri-guarda gli avvenimenti del dopo-morte; in un certo senso lidiamo per acquisiti e abbastanza noti. Siamo comunque sem-pre disponibili per spiegazioni in merito, purch attinenti a

    quanto viene via via esposto.Cercheremo invece di concentrarci sul significato della vita edella morte, per arrivare ad una diversa visione e conviven-za con la stessa.

    Se ci chiediamo quale sia la pi grande paura al giorno d'oggi,quale sarebbe la risposta? la morte!

    Abbiamo detto "al giorno d'oggi"; perch, prima non era cos?Se guardiamo indietro, alla storia, dobbiamo ammettere chenon lo era, almeno nella stessa misura odierna. Si moriva "pi volentieri!".Sappiamo che ci che spaventa l'ignoto: davanti a qualcosache non si conosce (ne sanno qualcosa gli autori di libri o filmgialli) scatta immediatamente la sensazione di paura. Ma, se

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    cos, nel passato questo problema era, almeno in parte, risol-to? Dobbiamo rispondere di s, per due motivi:

    1. l'uomo non era ancora cos individualizzato come oggi. Siidentificava pi col proprio gruppo che con l'io, e la sua co-scienza era quindi concentrata sulla sopravvivenza collettivapi che su quella personale;2. faceva appello alla fede pi che alla ragione, credendo fer-mamente nella sopravvivenza dopo la morte.Entrambi questi motivi non sono oggi pi validi, perch l'uomo

    pi individualizzato, e il gruppo viene dopo la coscienza di s,e perch - come conseguenza di ci - egli fa riferimento allaragione, e non pu delegarealla fede le proprie convinzioni.La soluzione perci non pu essere quella del passato, del ri-trovare una forma di coscienza che oggi superata, perch l'evoluzione stessa che ci ha portato nelle condizioni nelle qua-li ci troviamo. E non sarebbe un bene andare contro l'evolu-

    zione, che ha i suoi scopi spirituali per farci imboccare la viache ci troviamo a percorrere.Ma nella cultura e societ prettamente materiali non c' la ri-sposta al problema della morte. Che quindi rappresenta il"nemico" da combattere, ma di fronte al quale non si trovanoarmi efficaci. allora preferibile escluderlo, negarlo. diventa-to un tab parlare della morte, e utilizziamo tutti i mezzi pos-

    sibili per esorcizzarlo:- ignorandolo,- nascondendolo ai bambini,- rifugiandosi nella sessualit o nelle droghe, ecc.,- o se se ne parla facendo rivivere miti che vanno nella dire-zione opposta (i vampiri, ad es.), come vedremo,- definendo la morte come una malattia, che prima o poi la

    scienza vincer (sic).

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    NOI ABBIAMO GLI STRUMENTI PER AFFRONTARE QUESTO

    PROBLEMA, PRIMA DI TUTTO RISOLVENDO L'IGNOTO CHEPORTA CON S.

    Per capire la morte innanzitutto necessario chiedersi: "checos' la vita"? Tutti sappiamo intuitivamente che la vita esiste,e lo sappiamo, se ci pensiamo bene, per un unico fatto: lamorte.

    Se non ci fosse la morte non sapremmo con sicurezza quandoquel qualcosa (o qualcuno) che osserviamo vivo: reagisce? simuove? cresce? si modifica? si moltiplica? Sono tutti indizi, manon prove sull'esistenza in esso della vita: sono qualit presen-ti anche in corpi inanimati, cio che definiamo privi di vita.Ma quando un corpo muore, possiamo affermare con certezzache prima era vivo.

    Vita, nascita e morte si susseguono continuamente nella no-stra esperienza e alla nostra osservazione.

    La vita perci qualcosa che ci accompagna: essa semprepresente.Nel "ciclo della vita" umana diciamo che la morte ha luogoquando il corpo diviene inanimato e inizia la decomposizione o

    disintegrazione dello stesso. Ma sappiamo quanto sia com-plesso l'essere umano: durante le cosiddette "vita" e "morte"possiamo trovare una serie insospettata (a tutta prima) di "na-scite e di "morti":

    - 0 anni = nascita corpo denso- 7 anni = nascita corpo vitale

    - 14 anni = nascita corpo del desiderio

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    - 21 anni = nascita mente- arresto cardiaco = morte corpo denso

    - primo panorama = morte corpo vitale- secondo panorama = morte corpo del desiderio- terzo panorama = morte mente.

    Vediamo dunque come nella cosiddetta "morte" non c' pro-prio nulla di definitivo e unico, come di solito si intende: essaaltro non che un CAMBIAMENTO, una TRASFORMAZIONE da

    uno stato ad un altro; e ci che appare come "morte" in unostato, diventa contemporaneamente"nascita" in un altro.

    In tutto questo succedersi di nascite e morti durante quellache chiamiamo di solito "vita" (dalla nascita e morte del corpofisico), c' qualcosa per che resta costante: la nostra coscien-za di esserci, di vivere. Questa coscienza allora indipendente

    da essa: qualcosa che, in un certo senso, le comprende en-trambe.Spesso un intralcio a concepire questa costante deriva dall'i-dea di personalit che ciascuno si forma su se stesso: gli sem-bra che accettare qualcosa che trascende l'idea comune di na-scita e morte significhi perdere la concezione di s, della pro-pria identit. Che idea hanno queste persone dellidentit? Di

    una unione psico-fisica, sempre identica a se stessa, che carat-terizzerebbe la consapevolezza che abbiamo di noi stessi. Seesaminiamo per un attimo questa idea, per, troviamo subitoqualcosa che dovrebbe farci riflettere: le cellule del nostrocorpo hanno una vita molto limitata; le uniche che durano so-no quelle cerebrali, ma allinterno di ogni cellula, a livello ato-

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    mico, al massimo ogni sette anni la materia si rinnova, vienesostituita da altra. Quindi non pu essere la materia, neppure

    quella che forma il cervello, a fare da base per quella supposta

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    unit. Inoltre, anche un esame esteriore sul comportamentoumano ci indica quanta grande differenza ci sia fra un bambi-

    no e un adulto, o un anziano: veramente, nelladulto onellanziano non esiste praticamente pi nulla della mentalit,delle idee del bambino. A volte la reciproca incomprensione,se non intolleranza, enorme, tanto da farci chiedere: maquelladulto mai stato, a suo tempo, anche lui un bambino?Ecco che allora quell'impressione di essere sempre la stessapersona perde di valore, sia se la esaminiamo dal punto di vi-

    sta fisico che da quello psichico. Se l'abbiamo perch derivada qualche cosa che supera le trasformazioni dovute alle di-verse "morti" e "nascite".

    Una illustrazione pu aiutarcinella comprensione di questoconcetto: la scala a pioli. I di-versi pioli rappresentano le fasi

    di morte e nascita che si susse-guono, e che hanno cos tantapresa nella nostra coscienza. Ipioli per sono tenuti insiemedai corrimano laterali: se to-gliamo i corrimano, che cosarimane della scala? Proprio nul-

    la! Dietro le trasformazioni ci deve essere per forza "qualcosa"che le tiene insieme: in questo qualcosa che supera le fasi dimorte e nascita che noi abbiamo la nostra coscienza di conti-nuit e identit.

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    Quante "morti" nella vita!

    Ma possiamo entrare ancora di pi nel dettaglio: guardare at-

    torno a noi, e noi stessi, con uno sguardo pi corto rivolto allanostra esperienza quotidiana, anzich ai soli due momenti re-lativi all'inizio e alla fine dell'esperienza fisica. E neppure allefasi che abbiamo descritto relative alle nascite e morti dellediverse componenti la nostra personalit.Nella Bibbia troviamo il misterioso versetto di Eccl. 12,6:

    "Prima che si rompa il cordone d'argentoe la lucerna d'oro s'infrangae si rompa l'anfora alla fontee la carrucola cada nel pozzoe ritorni la polvere alla terra, com'era prima,e lo spirito torni a Dio che lo ha dato " .

    questa misteriosa frase una descrizione allegorica di quelloche avviene alla morte del corpo fisico: il cordone d'argento quella specie di "cordone ombelicale eterico" che tiene colle-gato il corpo fisico ai corpi sottili. Quando la vita (la lucernad'oro) si spegne, cio quando l'atomo-seme del corpo lascia lasua sede nel ventricolo sinistro del cuore, causando l'arrestocardiaco, e percorre la prima sezione del cordone argenteo fi-

    no alla congiunzione (la fonte) con la seconda sezione [i due 6rovesciati della Cosmogonia], facendo ricadere la prima versoil corpo (la carrucola cade nel pozzo ritornando alla polvere) eliberando la seconda con gli altri veicoli sottili (lo spirito tornaa Dio), non pi possibile ricongiungere questi ultimi col cor-po fisico, facendolo rivivere. I miracoli delle resurrezioni si so-no tutti potuti verificare prima dei tre giorni e mezzo che pas-

    sa dall'arresto cardiaco alla rottura del cordone argenteo.

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    Questa , potremmo dire, una morte definitivaper questa vi-ta.

    Ma San Paolo ci dice: "Muoio quotidianamente" (1 Cor. 15,31).Frase questa riportata con: "Ogni giorno io affronto la morte",ma con un altro significato. evidente che non si riferisce allamorte fisica, ma ci d una indicazione di tipo esoterico.Abbiamo visto che ci sono continue nascite e morti nello svi-luppo dei vari corpi che compongono l'uomo, ma vi possono

    essere anche altre piccole morti.Quella quotidiana, alla sera quando ci si addormenta. Il pro-cesso lo stesso della morte fisica, cio il distacco dei veicolisottili dal fisico, ma reversibile: l'atomo-seme rimane nel cuo-re; il corpo vitale lascia il fisico, perci possiamo parlare dimorte vitale. L'esperienza di addormentarsi perci parago-nabile a quella che chiamiamo comunemente morte; abituale

    per tutti noi. Tanti dicono: "non ho paura della morte, ma deldolore". Questa frase nasconde un malinteso: la morte di pers non una malattia, non dolorosa, come non dolorosol'addormentarsi. A volte pu essere una liberazione.La paura della morte una cosa diversa: paura di cessare, dinon esistere pi. E questo cozza contro quello che tutti - siapure inconsapevolmente - avvertiamo: noi aspiriamo all'im-

    mortalit, perch nello spirito "sappiamo" di essere eterni!

    Possiamo per ampliare ancora di pi il discorso: possono es-serci altre "morti", durante la vita fisica, che ci colpiscono avolte pi duramente della stessa morte fisica.Un trasferimento, o la fine di una relazione, di un amore, adesempio, equivale spesso ad una morte. purtroppo di moda

    parlare di "femminicidio": fra le altre cause possiamo qui con-

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    siderare che la persona che stata lasciata non concepisce divivere senza quella relazione, e fa coincidere la mortepropria

    (emozionale) con quella (fisica) dell'altra persona.

    In altri casi possiamo parlare di morte mentale, quando suun'idea, una teoria sulla quale si era basata tutta la vita e lostesso stile di vita, si perde la convinzione e la fiducia. Anchesu una fede religiosa: se qualcosa ne scalfisce le fondamentasulle quali poggiava la nostra convinzione, diciamo di "non

    credere pi a niente": la nostra mente si rifiuta di considerarealtre ipotesi che potrebbero essere valide, perch come se laparte di noi che era sostenuta da quell'idea non sia disposta acambiare, e preferisca invece annullarsi, non rischiare altre de-lusioni cos cocenti.

    Che cosa hanno in comune tutte queste esperienze, che ci

    consente di metterle assieme? Si lascia qualcosa su cui ci si i-dentificava, si scopre che si trattava di una falsa identit: perci una forma di "morte".A questo punto quello che dobbiamo considerare, quello di cuidobbiamo convincerci, che

    ERA NECESSARIO: NON DOBBIAMO QUINDI AVVERTIRE UN

    SENSO DI PERDITA, MA CERCARE IL NUOVO CHE PROPONE.

    Se l'identit era una falsa identit, occorre trovare la vera i-dentit, e lo scopo, evolutivo, di quella forma di morte quel-lo di spingerci in questa ricerca.Vuol dire che siamo pronti per fare un passo in avanti, che lanostra evoluzione spirituale richiede un passo in pi. Siccome

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    non siamo propensi a percorrerlo da soli, ci viene presentatal'occasione stringente e dolorosa per farlo.

    Come risultato di questa ricerca, otterremo l'opposto di unamorte:- non avremo perso qualcosa,- al contrario, si sar conquistato ancora di pi di s, della pro-pria identit.Non sar pi una morte, ma una rinascita!

    Perch abbiamo detto: "ci viene presentata l'occasione"? per-ch dobbiamo, a questo punto, fare chiarezza: come conse-guenza di quanto abbiamo detto si potrebbe pensare: "Allora meglio non prendere nulla sul serio, non farsi assorbire pidi tanto nelle relazioni, nelle idee, ma cercarequeste piccolemorti, cos da propiziarsi la rinascita".Attenzione: la cosa funzione solo se non proviene dall'io egoi-

    stico, ma dallo spirito. Le nuove "occasioni" possono averedue fonti, per produrre un avanzamento evolutivo:- dai Signori del Destino, nel caso di morte fisica,- dall'Ego spirituale, nel caso delle piccole morti.

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    Il Distacco: indifferenza o aiuto?

    Una domanda a questo punto legittima: che cosa possiamo

    fare noi, per prepararci ad eventi come quelli descritti?La risposta che possiamo dare : PRATICARE IL DISTACCO.Per "distacco" per non dobbiamo intendere mancanza disensibilit; al contrario, dobbiamo acuire la nostra sensibilit.Perci non un distacco che deriva dall'ignoranza, e neppuredalla fede. Abbiamo visto che non hanno pi presa nell'uomod'oggi.

    Il nostro dev'essere un distacco che viene dalla conoscenza.

    - Di fronte ad una morte fisica, che cosa ci indica la conoscen-za? come se nel corso dellesistenza una specie di bobinasiavvolgesse al nostro interno, registrandone tutti gli avveni-menti. Alla morte, quando cio il vitale si ritrae, questa bobinasi svolge velocemente seguendo lallontanarsi dei veicoli supe-

    riori ai quali rimane legata, e noi vediamo a ritroso le scenedella vita trascorsa davanti alla nostra coscienza. Questo duraper un periodo massimo di 84 ore, ed di grande importanza,come vedremo, restare concentrati su questo panorama. Solose la nostra coscienza osserva attentamente queste immagini,infatti, esse possono trasmettersi al corpo emozionale, e fareda insegnamento per lo spirito. importantissimo, perci, non

    disturbare la persona appena trapassata durante i primi tregiorni e mezzo dopo larresto del battito cardiaco. umano ecomprensibile il dolore di chi ha perduto una persona cara, esembra troppo duro chiedergli, in quei momenti, qualcosa chepu assomigliare ad un ulteriore sacrificio, cio non esprimerein forma drammatica questo suo dolore. Tuttavia, pu esserevissuta come un sollievo la consapevolezza che pu fare anco-

    ra qualcosa per la persona amata, in contrapposizione con il

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    dolore gravato da un pesante senso di impotenza di chi non haquesta conoscenza.

    - Di fronte alle piccole morti, il distacco va coltivato quotidia-namente. Se non lo facciamo, saranno gli eventi a spingerciverso la consapevolezza che esse hanno il compito di sviluppa-re. Ecco che allora saranno le crisi a coglierci di sorpresa co-stringendoci: le crisi nascondono sempre una richiesta (il"momento quantico" del film su Wayne Dyer). La cosa miglio-

    re comunque agire noi positivamente coltivando il distacco,ed possibile se teniamo presenti alcuni punti importanti:(1) inevitabile che qualsiasi tipo di legame in un modo o inun altro cessi; l'unico modo per mantenerlo nel suo vero valo-re accettare che cambi modalit, che si presenti - nel tempoo nello spazio - sotto "vesti" diverse;(2) Coltivando il distacco non ci priviamo perci di qualcosa,

    ma lo viviamo nella sua giusta dimensione e possiamo perpe-tuarlo;(3) Per riuscire a fare ci, dobbiamo sforzarci di RADICARCINEL NOSTRO IO SUPERIORE, che quello che gestisce gli even-ti, e non nell'ambiente, che solo uno strumento per la nostraevoluzione. L'esercizio da fare pu ad esempio essere:- vedere le "cose" come occasioni di esperienza,

    - vedere "gli altri" come compagni di viaggio, ma il nostro vi-aggio dobbiamo farlo noi,- vedere i "fatti" della vita come conseguenze di un destinoche concordammo e concorremmo a formare nella fase di ri-nascita.

    L'alternativa soffrire, e soffrire per qualcosa che ostacola il

    nostro progresso (possiamo vedere in questo il "senso del do-

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    lore" = uno stimolo, un messaggio per indicarci la via sbagliatache abbiamo imboccato). Ne vale la pena?

    Se riusciamo invece a praticare il distacco, vivremmo nella si-curezza che TUTTO CONCORRE PER IL BENE, e che il "male" dioggi non altro che un bene in divenire.Potremo allora dire con San Paolo: "Pi nulla mi turba".

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    L'ELISIR DI VITA ETERNA

    Come vincere la Morte

    Giovanni 4, 14- Chi beve dell'acqua che io gli dar, non avr mai pi sete. -

    Parte Seconda

    L'ACQUA INESTINGUIBILE

    Cosa vuol dire "evitare" la morte?Abbiamo gi detto come il male maggiore per l'uomo d'oggisia rappresentato dalla morte. Mettiamo in campo tutte le ri-sorse possibili per riuscire ad evitare questa condanna che,nella nostra visione materialistica, ci vediamo sospesa sulla te-

    sta.Ma ci siamo mai chiesti come saremmo noi e come sarebbe ilmondo se non ci fosse la morte? Pensiamoci un po':- ci sarebbero sempre le stesse persone,- la sovrappopolazione sarebbe insostenibile, e ci obblighe-rebbe ad impedire qualsiasi nuova nascita,- cosa che comporterebbe la negazione di qualsiasi cambia-

    mento, del sorgere di qualsiasi nuova idea, di qualsiasi pro-gresso in tutti i campi.Come si vede, qualsiasi miglioramento sarebbe frustrato e tut-to si cristallizzerebbe in un modo insopportabile.

    Eppure il mito dell'immortalit continua a venire inteso solodal punto di vista materiale. Ecco allora la moda dei vampiri e

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    degli zombi o morti viventi, e relativi film e romanzi che cattu-rano l'attenzione del pubblico:

    - il vampiro quello che utilizza l'energia altrui per perpetuarela sua forma fisica,- lo zombi quello che viene rianimato dallo stregone uscendocol corpo putrescente dalla tomba dove era stato sepolto.Ma non sono solo i miti, anche la scienza persegue gi stessi fi-ni, con risultati che - a ben vedere - non si discostano molto:- in caso di malattia cosiddetta "mortale" la soluzione propo-

    sta cercare il pezzo di ricambio dell'organo malato, che deveper forza arrivare da un altro essere vivente.Che cosa hanno in comune queste soluzioni? Privare della vita(o dell'anima, nel caso dello zombi) un altro essere per perpe-tuare la propria: il trionfo dell'egoismo, e infatti barattano lavita materiale al posto di quella spirituale. l'idea che non sa vedere soluzioni diverse da quella che sot-

    tost alla regola principale del mondo fisico: la sopravvivenza."Mors tua, vita mea", perch qui le risorse sono limitate, e perpossederle devo toglierle a qualcun altro.In questo modo, per, arrivo alla conclusione che la ricerca diperpetuare la vita fisica contraddice se stessa. Perch la si ot-tiene solo privando della vita stessa qualcun altro!

    Qualsiasi tentativo basato sulla soluzione suddetta pertantodestinato a fallire. Non questa la soluzione, e non rappresen-ta perci il vero pericolo, perch la Natura ha le sue difese. Lascienza moderna, nuovo apprendista stregone, manipola la vi-ta e le "forme" viventi, ma non sa produrre la vita, perchsemplicemente non ha idea di che cosa la vita sia. In tutte lesue manipolazioni deve sempre partire da qualcosa che gi

    vivente; non sa dare vita a un oggetto che ne privo.

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    La sua non la vittoria della vita, bens il trionfo della morte!Dobbiamo imparare a come intendere l'immortalit dal punto

    di vista spirituale.

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    Eden: il frutto dell'albero della vitaQual allora il vero pericolo dell'idea materialistica dell'im-

    mortalit? Ce lo dice gi la Bibbia: era gi previsto fin dal tem-po in cui venne scritta la Genesi Biblica! Si d poco risalto, disolito, all'altro albero del giardino dell'Eden, probabilmenteperch non se ne sa capire il significato.Leggiamo in Genesi 3:24 (dopo la cacciata di Adamo ed Evadall'Eden):

    Scacci l'uomo e pose ad oriente del giardinodi Eden i cheru-bini e la fiamma della spada fiammeggiante, per custodire lavia all'albero della vita.

    Ci dice Max Heindel: "Verso la fine dell'Epoca Lemuriana,quando l'uomo si arrog il diritto di compiere l'atto generativoa suo piacere, fu la sua potente volont che gli permise di far-

    lo. Mangiando del frutto dell'albero della Conoscenza in ognimomento, egli era capace di creare un nuovo corpo ogni qual-volta perdeva un vecchio veicolo.Generalmente pensiamo alla morte come a qualcosa di pauro-so. Se l'uomo avesse pure mangiato dell'albero della vita. Se avesse fatto ci, egli sarebbe diventato veramente immor-tale; ma non sarebbe mai stato capace di progresso."

    Qui entriamo in un campo che richiede la conoscenza di checosa sia la vita e da dove provenga. Anche noi sospiriamo as-sieme ai Cherubini nel renderci conto che la scienza materiale- proprio per la sua natura - non in grado di indagare e inter-ferire con essa.

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    Ma il campo sacro lasciato libero dalla scienza materiale preda di ogni sorta di altri mercati e "mercanti", spinti sia

    dall'avidit che dall'ignoranza in materia.

    La vita di qualsiasi forma vivente possibile in quanto la stessa interpenetrata da un corpo formato di etere, canale della vi-ta, detto corpo vitale. Non sempre per, nemmeno nei circoliesoterici, viene data la giusta importanza al corpo vitale: tal-volta si descrive come un semplice "doppio eterico", qualcosa

    di evanescente legato al corpo fisico destinato a breve durata.Gli Insegnamenti Rosacrociani danno invece molta importanzaal corpo vitale, che la chiave di volta per il progresso futurodell'umanit.

    Il Piano di Evoluzione ha esaurito la discesa e sta ora faticosa-mente tentando di farci recuperare la salita: Siamo nel QuartoPeriodo (di 7), nella Quinta Epoca (di 7) e nell'Era di Pesci(quinta di sette): il prossimo passo dev'essere la ben nota (avolte a sproposito) Era dell'Acquario - della quale l'Associazio-ne Rosacrociana si definisce l'Araldo - porta d'ingresso per le

    forze eteriche e per la dimensione eterica del futuro. Se fal-

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    liamo questo appuntamentotutta l'umanit ne soffrir moltoe per molto tempo.

    Il futuro che ci attende nella dimensione eterica, e per arri-varci dobbiamo sviluppare il corpo vitale nelle sue componentivibratorie pi elevate. Il corpo vitale, come sappiamo, for-mato da 4 eteri: chimico, vitale, luminoso e riflettore. La pos-sibilit di progredire in futuro dipender dallo sviluppo deglieteri luminoso e riflettore, che formeranno il cosiddetto cor-

    po-anima; eteri che si sviluppano soprattutto con il compor-tamento altruistico.Vi sono casi, fortunatamente rari, in cui un individuo che hacondotto una o pi vite spregevoli, d forza agli eteri inferiori,formando quello che Max Heindel definisce "corpo del pecca-to". Il risultato una sopravvivenza di questo individuo dopola morte fisica, in un modo "attaccato alla terra" e impossibili-

    tato a innalzarsi nei piani pi sottili. una vittoria sulla morte? Vedremo che non cos pi avanti.

    La vera vittoria della vita quella che rende pi sottile e sensi-bile anche il corpo fisico, e non lo abbrutisce come nei casiprecedenti. questa conquista che sola pu portarci verso ilfuturo che ci aspetta: il "Regno" annunciato dal Cristo. Egli ne

    ha parlato pi volte come della "Vita eterna", o dell'acqua ine-stinguibile, come con la Samaritana:

    "Chi beve l'acqua che io gli dar non avr mai pi sete" (Gio-vanni 4, 14).

    Nello stesso Vangelo, l'evangelista Giovanni (Cap. 6) riferisce

    del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. I "pani"

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    "Lascia che i morti seppelliscano i morti".Nel capitolo 9 di Luca, dove anch'egli ci riferisce della moltipli-

    cazione dei pani e dei pesci, troviamo l'episodio in cui Geschiama a S, perch Lo segua, un seguace; questi Gli chiede diandare prima a seppellire il padre, ma Ges gli risponde: "la-scia che i morti seppelliscano i loro morti". chiaro che Ges ci invita a fare una scelta e a stabilire unapriorit:che cosa pi importante per noi?

    Siamo disposti a rinunciare a qualcosa per seguirlo?La nostra una scelta totale, o vogliamo "trattare"?

    Anche questa frase, tuttavia, ha necessit di spiegazione: checosa si intende per "morti"? probabilmente la spiegazione piprofonda possiamo trovarla, manco a dirlo, in Giovanni, eniente meno che in "Apocalisse", il Libro forse pi esoterico di

    tutta la Bibbia.

    Apocalisse 20, 4:6Vidi anche le anime dei decapitati a causa della testimonianzadi Ges e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato labestia e la sua statua e non ne avevano ricevuto il marchio sul-la fronte e sulla mano.

    Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni; gli al-tri morti invece non tornarono in vita fino al compimento deimille anni.Questa la prima risurrezione.Beati e santi coloro che prendono parte alla prima resurrezio-ne. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sa-cerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con Lui per mille anni.

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    Gli elementi di questo criptico brano sono:- la prima risurrezione,

    - la seconda morte,- i mille anni, sui quali da secoli gli studiosi biblici si sono inge-gnati a ragionare.

    I "morti" sono coloro che sono talmente identificati con la loro

    personalit, da non considerare l'aspetto spirituale nella lorovita. La personalit di ciascuno di noi non sui estingue con lamorte del corpo fisico: nelle esperienze post-mortem l'animavede il "panorama" della vita trascorsa per ben tre volte: subi-to dopo l'arresto cardiaco, quando entra nel Mondo del Desi-derio e quando entra successivamente nel Mondo del Pensie-ro. Ne deriva che "Antonio" si considera in coscienza ancora

    tale fino a quel momento.Nella Cosmogonia leggiamo:

    Per un momento tutto sembra svanire. Egli non pu pensare.Nessuna facolt attiva nella scienza occulta questa condi-zione chiamata "il Grande Silenzio".Poi avviene il risveglio

    Prima risurrezione 1000 anniSeconda morte

    Prima morteIniziazione

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    Il secondo cielo la vera patria dell'Ego; qui egli rimane per se-coli.

    dal Secondo Cielo che inizia il lavoro di preparazione per lanuova rinascita: Antonio non pi Antonio, ma si identificacon l'Ego, lo Spirito. Max Heindel ci dice anche che la regolastabilirebbe che l'intervallo fra una vita e l'altra debba esseredi circa 1000 anni (almeno due volte per ogni era zodiacale di2600 anni circa).

    Dobbiamo a questo punto fare una distinzione fra i due e-stremi possibili:(1) Chi risvegli la coscienza allo Spirito gi fin dalla vita fisica,identificandosi con esso invece che con la personalit (gli ini-ziati), non vivono alcuna interruzione di coscienza, n all'attodell'abbandono del corpo fisico (prima morte), n nell'abban-dono definitivo della personalit nel Secondo Cielo, perch es-

    si sono, in coscienza, sempre gli stessi: lo Spirito che sa sem-pre, anche durante la vita terrena, di abitare un corpo con ilquale non si identifica, ma che uno strumento per la sua e-spressione; l'Iniziato vivr coscientemente e attivamente, "re-gnando con il Cristo" per i mille anni che seguiranno fino allasua prossima incarnazione. Anche perch, se vero che la re-gola dei mille anni quasi sempre superata dalle necessit do-

    vute ai legami karmici dell'uomo comune, ci quasi certamen-te non vale per un Iniziato. Egli non vivr n la prima n la se-conda morte.(2) Chi al contrario talmente attaccato alla sua personalit danon potersi innalzare oltre il Secondo Cielo, e da abbandonar-lo a suo tempo in stato di completa incoscienza. Questi vivrallora la seconda morte.

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    La scelta sta a noi: vogliamo essere i "morti" che non possonofare altro che seppellire altri morti, o vogliamo prepararci per

    regnare fra gli Eletti con il Cristo?

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    L'ELISIR DI VITA ETERNA

    Come vincere la Morte

    Genesi 1, 27- Dio cre l'uomo a sua immagine. Maschio e femmina li cre. -

    Parte Terza

    SOPRAVVIVERE O VIVERE?

    Istinto: sopravvivenza della specie

    Da tutto quanto ci siamo detti fin qui, evidente che se di vitache sconfigga la morte si vuole parlare, dobbiamo riferirci adimensioni non-fisiche, dove la vita trova la sua vera sede.Nell'eterna ricerca (questa s, fisica) per trovare una risposta

    all'enigma della morte, molte "soluzioni" sono state proposte.Qualcuno ha rilevato che ormai sappiamo come tutto il mondoe l'universo siano praticamente un organismo vivente unico,all'interno del quale un'azione che si svolga in un punto diquesto organismo si riverberi, per cos dire, in tutti gli altripunti. Faremmo perci parte di un sistema unico, del qualenon siamo che delle cellule che rispondono ad una legge supe-

    riore il cui scopo quello di salvaguardare l'insieme. Quando ilmio "io" muore, questo il ragionamento, l'energia che afflui-va in me e mi faceva vivere non muore, non cessa, ma conti-nua a vivere nel sistema (che potremmo chiamare Madre-Natura).Questa idea presuppone due concetti: o questa legge superio-re insita nel "meccanismo" della natura, qualcosa di "au-

    tomatico" che risponde a leggi come quella sulla quale si fon-

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    dano le moderne teorie evoluzioniste; oppure sono il risultatodi un Ente intelligente superiore che le ha dettate e le sostie-

    ne.- Il primo concetto possiamo definirlo panteista: il mondo el'universo stesso si auto reggono senza necessit di interventiDivini;- Il secondo concetto qualcuno lo ha chiamato (per distinguer-lo dal primo) panenteista: C' cio un Essere intelligente, unEnte che vuole, dirige e sostiene il tutto. Che questo Essere sia

    interno o esterno al Tutto questione teologica molto pro-fonda, che per esula dall'argomento qui trattato. Ricordiamosolo che Max Heindel ci dice che "Dio limit Se stesso per ma-nifestare l'Universo".

    Ma tutte queste questioni non risolvono alla base la paura del-la morte che ha l'uomo: che le sue energia si fondano dopo la

    morte nell'universo, o che si annullino in un Creatore, per es-sere riciclate in un nuovo insieme, resta il problema della per-dita dell'identit e della concezione di s.

    Il problema di fondo della sopravvivenza in realt una QUE-STIONE DI COSCIENZA.

    Non importante, per risolverlo, parlare tanto di "sopravvi-venza", quanto piuttosto di "vivere". la coscienza che devesopravvivere.La specie - cio l'insieme di individui che formano un gruppo -pu anche sopravvivere, ma se io non mi identifico pi in essaperch l'evoluzione mi ha portato ad avere un'idea separata dime, la cosa non mi basta. vero che vediamo in natura, spe-

    cialmente negli animali, questa che potremmo definire gene-

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    rosit" o "altruismo" per cui un singolo appartenente ad ungruppo si sacrifica in favore della salvezza di esso (l'esempio

    delle api calzante da questo punto di vista), ma i due termini"generosit" ed "altruismo", per cui restiamo quasi ammiratidavanti all'ape-soldato che si sacrifica per proteggere l'alvea-re, non possono adattarsi a questo fatto, perch generosit edaltruismo prevedono una scelta consapevole e individuale,cio una coscienza, che l'atteggiamento praticamente auto-matico che tutti gli esemplari simili di ape rispettano, basta da

    solo ad escludere.In quanto esseri umani, ossia individui che ospitano in s loSpirito, ci siamo emancipati dalla guida esterna dello spirito-gruppo che guida le api, e non possiamo certo pensare chetutto il lavoro fatto per giungere ad essere autocoscienti, allafine imbocchi un vicolo cieco per il quale l'autocoscienza sva-nisce nel nulla.

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    Ragione: sopravvivenza delle opere

    Altra idea consolatoria sulla sopravvivenza, pi sofisticata del-

    la precedente, fu in passato proposta riguardo il prodotto delgenio umano: se vero che io cesso alla morte, qualcosa ri-mane sempre di me, le opere che ho fatto, l'amore (o l'odio)che ho seminato, i contributi che ho dato al progresso dell'u-manit. Le mie buone opere serviranno da stimolo per il pro-gresso umano.Grande in questa idea fu il Foscolo, mirabilmente espressa nel

    suo carme "I Sepolcri":

    All'ombra de' cipressi e dentro l'urneconfortate di pianto forse il sonnodella morte men duro? Ove pi il Soleper me alla terra non fecondi questabella d'erbe famiglia e d'animali,

    e quando vaghe di lusinghe innanzia me non danzeran l'ore future,n da te, dolce amico, udr pi il versoe la mesta armonia che lo governa,n pi nel cor mi parler lo spirtodelle vergini Muse e dell'amore,unico spirto a mia vita raminga,

    qual fia ristoro a' d perduti un sassoche distingua le mie dalle infiniteossa che in terra e in mar semina morte?Vero ben, Pindemonte! Anche la Speme,ultima Dea, fugge i sepolcri: e involvetutte cose l'obblo nella sua notte;e una forza operosa le affatica

    di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe

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    e l'estreme sembianze e le reliquiedella terra e del ciel traveste il tempo.

    Ma perch pria del tempo a s il mortaleinvidier l'illuson che spentopur lo sofferma al limitar di Dite?Non vive ei forse anche sotterra, quandogli sar muta l'armonia del giorno,se pu destarla con soavi curenella mente de' suoi? Celeste questa

    corrispondenza d'amorosi sensi,celeste dote negli umani; e spessoper lei si vive con l'amico estintoe l'estinto con noi, se pia la terrache lo raccolse infante e lo nutriva,nel suo grembo materno ultimo asiloporgendo, sacre le reliquie renda

    dall'insultar de' nembi e dal profanopiede del vulgo, e serbi un sasso il nome,e di fiori odorata arbore amicale ceneri di molli ombre consoli.

    E conclude pi avanti: "A egregie cose il forte animo accen-dono l'urne de' forti".

    Si sente in questo brano tutta l'amarezza dell'idea della morte,e la speranza riposta nella sopravvivenza delle opere fruttodella ragione. Ma non c' speranza ("ultima dea") nella so-pravvivenza della coscienza, che sola potrebbe annullare quel-la amarezza.Se la Natura, cos perfetta da salvaguardare la vita per millen-ni, ha instillato in noi l'idea della sopravvivenza, tanto da farci

    rimpiangere e di temere la morte, pu trovare spiegazione so-

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    lo nel fatto che la sopravvivenza esiste! Noi, in profondit dinoi stessi, sappiamo di essere eterni; per questo ci ribelliamo

    all'idea di morire. E se la ragione non sa convincerci del con-trario, fatale cadere in depressione.Ma non rispondere positivamente a questa aspirazione non haricadute solo sul morale della persona; ritenersi inesorabil-mente "mortale" influisce anche sull'idea che ognuno ha di s,sulle scelte della vita, sul comportamento, sui valori da seguiree coltivare.

    La risposta teologica dell'immortalit dell'anima, proposta solocome dogma di fede, non ha pi presa nella coscienzadell'uomo d'oggi; Per questo essenziale conoscere gli Inse-gnamenti Esoterici, che fanno appello alla ragione e sanno pa-cificare l'ansia di infinito che sgorga - sia pure ostacolata dallamentalit razionale - dall'animo stesso dell'uomo.Ricordiamo le parole di Max Heindel:

    "La conoscenza intellettuale di Dio e dell'Universo non fine ase stessa; lungi da ci Questa conoscenza logica, esauriente

    e scientifica data affinch l'aspirante possa cominciare a cre-

    dere col cuore a ci che la mente ha sanzionato, e possa inizia-

    re a vivere la vita mistica.

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    Continuit di coscienza: la Vita eternaChe cosa fare dunque? C' qualcuno che ha superato questa

    domanda di eternit? C' sicuramente, anzi ce ne sono molti,anche se in percentuale questi individui, rispetto a tutta l'u-manit, sembrano molto pochi. Come ci dice Max Hendel, nonesistono doni particolari e gratuiti: tutto ci che si conquista frutto di sforzi persistenti e di aspirazioni messe in pratica.Noi siamo "caduti" nella materialit quando perdemmo la per-cezione della dimensione eterica - la cacciata dall'Eden della

    Genesi - a seguito dell'intervento Luciferico, mangiando il frut-to dell'albero della conoscenza. Gli Insegnamenti esotericispiegano il significato di questa allegoria identificando il fruttodell'albero della conoscenza con l'atto generativo. L'uso dellasacra energia creatrice per la sola gratificazione dei sensi pro-dusse un progressivo indurimento del corpo fisico, fino ad im-pedire la vista dei piani e degli abitanti spirituali (il "deserto

    del mondo").

    Leggiamo da Marco (10, 2-9): E avvicinatisi dei farisei, permetterlo alla prova, gli domandarono: lecito ad un maritoripudiare la propria moglie?. Ma egli rispose loro: Che cosavi ha ordinato Mos?. Dissero: Mos ha permessodi scrivere un atto di ripudio e di rimandarla. Ges disse loro:

    Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questanorma. Ma all'inizio della creazione Dio li cre maschio efemmina; per questo l'uomo lascer suo padre e sua madre e idue saranno una carne sola. Sicch non sono pi due, ma unasola carne. L'uomo dunque non separi ci che Dio ha congiun-to.

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    Questo passaggio stato spesso utilizzato in modo improprio,perch non se ne sa indagare il significato. Ges vi fa due cita-

    zioni tratte della Genesi:- Genesi 1,27: Dio cre l'uomo a sua immagine; a immagine diDio lo cre (tempo passato); maschio e femmina li cre.Que-sta frase compare in Genesi prima della creazione di Eva, pri-ma cio che l'uomo fosse scisso (sesso) fra maschio e femmi-na; per questo era "a immagine di Dio": era ermafrodito.- Genesi 2,24: Per questo l'uomo abbandoner (tempo futuro)

    suo padre e sua madre e si unir a sua moglie e i due sarannouna sola carne. Questa frase fa seguito immediato alla crea-zione di Eva, ossia del primo essere sessuato tratto da un "la-to" (costola) dell'uomo ermafrodito.Ges conclude dicendo che "l'uomo lascer suo padre e suamadre e i due saranno una carne sola": vuol dire non che nonci si pu separare dopo il matrimonio, ma che si dovr tornare

    ermafroditi, e solo la "durezza del nostro cuore" ce lo impedi-sce.

    Il ritorno all'Eden pertanto possibile solo facendo risalire l'e-nergia creatrice ordinariamente usata a livello della genera-zione: la rigenerazione necessaria ottenuta attraverso unavita pura.

    assai importante sottolineare il fatto che questa condizionepu produrre frutti spirituali solo se non l'io personale a per-seguirla in modo esclusivo, ma se risponde ad una aspirazioneinteriore; caso contrario diviene un percorso rischioso in gradodi produrre pi problemi che soluzioni.Max Heindel ci mette in guardia contro il tentativo di reprime-re l'istinto sessuale per scopi egoistici: ne nascerebbe solo il

    Mago Nero, con l'acquisizione di poteri al servizio delle forze

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    Si dice dell'apostolo Giovanni che non conobbe la morte, e netroviamo un indizio anche nel seguente versetto del suo Van-

    gelo: Si diffuse perci tra i fratelli la voce che quel discepolo non

    sarebbe morto. Ges per non gli aveva detto che non sarebbemorto, ma: Se voglio che rimanga finch io venga, che impor-ta a te?. (Giovanni 21, 23)

    La coscienza di Giovanni quindi ancora sveglia e presente, in

    attesa del Secondo Avvento del Cristo. Egli ha costruito quellache alchemicamente si definisce la "Pietra Filosofale", cio intermini interiori il corpo-anima che non conosce la morte, per-ch ha gi sviluppato le condizioni della Sesta Epoca. questo l'Elisir di Vita Eterna, che siamo tutti chiamati a pro-durre. Gli ingredienti da usare sono:- vivere in purezza,

    - e servire altruisticamente il prossimo.Tutta la conoscenza senza questi due elementi non vale nulla;solo questi elementi senza alcuna conoscenza sono pi chesufficienti.

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