Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di...

22
L’effetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono sul bilancio degli intermediari. La tabella indica il criterio generale che deve essere seguito quando l’evento si manifesta e le voci di bilancio interessate Perdita in conto capitale per vendite in condizioni di emergenza Mancata possibilità di finanziare posizioni in scadenza Minusvalenze Maggiori costi di finanziamento Mark-to-market (esposizione del valore di bilancio al valore economico) Valore delle attività Minus-plusvalenze Conto economico Rettifiche di valore Perdite su crediti (write- offs) Deduzioni dirette Accantonamenti a fondo rischi Criterio generale da seguire Voci di bilancio interessate RISCHIO DI LIQUIDITA’ RISCHIO DI MERCATO RISCHIO DI CREDITO

Transcript of Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di...

Page 1: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

L’effetto dei rischi sui bilanci degli intermediari

Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono sul bilancio degli intermediari. La tabella indica il criterio generale che deve essere seguito quando l’evento si manifesta e le voci di bilancio interessate

Perdita in conto capitale per vendite in condizioni di emergenzaMancata possibilità di finanziare posizioni in scadenza

MinusvalenzeMaggiori costi di finanziamento

Mark-to-market(esposizione del valore di bilancio al valore economico)

Valore delle attivitàMinus-plusvalenzeConto economico

Rettifiche di valorePerdite su crediti (write-offs)

Deduzioni diretteAccantonamenti a fondo rischi

Criterio generale da seguire Voci di bilancio interessate

RISCHIO DI LIQUIDITA’

RISCHIO DI MERCATO

RISCHIO DI CREDITO

Page 2: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

I vari rischi si riflettono sul patrimonio o direttamente o passando attraverso

la riduzione dell’utile di bilancio. E’ allora chiaro perché il patrimonio

rappresenti un autentico «paraurti» rispetto al verificarsi dei rischi.

La regola economica fondamentale è naturalmente che un’impresa per

poter continuare ad esistere deve avere patrimonio netto maggiore di zero,

cioè deve essere in condizione di solvibilità.

L’adeguatezza del capitale rispetto ai rischi sopportati è dunque la difesa

fondamentale rispetto al rischio di solvibilità. Il capitale proprio risulta

«adeguato» quando riduce la probabilità di insolvenza futura di

un’istituzione ad un livello minimo predeterminato. Naturalmente, come per

la liquidità non esiste nessuna formula magica né alcuna regola fissa:

valutare ex ante l’adeguatezza è dunque il momento cruciale delle buone

regole di gestione bancaria e di efficacia degli interventi di controllo.

Proprio perché è sul patrimonio che alla fine si scaricano tutti i rischi della

banca si sono diffuse tecniche di misurazione della relazione esistente fra

singoli rischi (e rischi nel loro complesso) e il patrimonio stesso.

Page 3: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Quest’ultimo, nella sua formulazione di capitale netto aziendale, è

rappresentato dalla differenza fra valore economico dell’attivo e valore del

passivo, e costituisce il fattore ultimo di garanzia della solvibilità poiché

determina e misura la capacità della banca di sostenere e assorbire

eventuali svalutazioni dell’attivo senza mettere a rischio i diritti dei creditori

Il principio esposto costituisce tuttavia una definizione minimale

dell’adeguatezza dei mezzi propri. Infatti la dimensione relativa dei mezzi

propri nella struttura finanziaria della banca deve essere adeguata non solo

rispetto alla prospettata eventualità di svalutazione dell’attivo, ma anche in

relazione all’esigenza di garantire continuità alla gestione dal punto di vista

della flessibilità delle politiche dei tassi di interesse (leva finanziaria ottimale)

della necessità di offrire costantemente una combinazione di rendimento-

rischio accettabile ai soggetti conferenti il capitale proprio, della necessità di

mantenere un tasso di sviluppo dell’attività coerente con le condizioni

competitive del mercato, ed infine della necessità di rispettare le normative

di vigilanza che regolano coefficienti minimi di capitalizzazione della banca

Page 4: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

La gestione del portafoglio titoli

I molteplici obiettivi che la dottrina attribuisce al portafoglio dei titoli

di proprietà di una banca possono essere sintetizzati nella

redditività e nella pronta trasformabilità in denaro liquido al fine di

fronteggiare eventuali improvvise tensioni di tesoreria.

Per quanto attiene al primo profilo, ovvero a quello della redditività,

va subito evidenziato come la gestione del portafoglio titoli, sebbene

offra un ritorno economico generalmente inferiore a quello

mediamente conseguito dagli impieghi in prestiti, si caratterizzi per

costi di amministrazione e/o di personale sicuramente più contenuti

dato il maggior grado di omogeneità che contraddistingue le attività

contenute nel portafoglio stesso.

Page 5: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Il forte carattere di impersonalità, tipico dei valori mobiliari, consente

poi alla banca di stabilire autonomamente l’ammontare e la durata

dell’investimento, subendo solo in minima parte i condizionamenti

derivanti dal comportamento assunto dalla clientela.

Nel momento in cui i titoli detenuti in portafoglio sono in larga parte

riconducibili ai titoli di Stato o garantiti dallo Stato, è inevitabile

riconoscere che il rischio di insolvenza della controparte debitrice è

decisamente più modesto di quello assunto dalla Banca nell’ambito

delle altre categorie di impieghi.

Gli investimenti in titoli, quindi, garantiscono un flusso di ricavo certo

e prevedibile nel tempo (flusso di liquidità naturale), grazie alla

maturazione delle cedole e al rimborso finale del valore nominale.

Page 6: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

E’ evidente che il flusso in entrata prodotto dalla maturazione delle cedole è certo nella sua entità solo nell’ipotesi di titoli a reddito fisso, mentre per le obbligazioni a cedola variabile tale entità non è prevedibile in quanto legata alla variabilità del parametro di indicizzazione.

Oltre alla liquidità naturale, ogni valore mobiliare offre anche un flusso di liquidità artificiale derivante dallo smobilizzo del titolo sul mercato secondario prima della sua scadenza naturale. Anche in questo caso, la probabilità di conseguire un risultato economico positivo è correlata alla dinamica dei tassi di interesse – data la relazione inversa esistente tra corso dei titoli e tasso di investimento offerto/richiesto dal mercato sul titolo stesso – e alle caratteristiche tecniche dei titoli detenuti in portafoglio.

In merito a quest’ultimo aspetto, infatti, il grado di volatilità delle quotazioni risulta tanto più elevato, a parità di altre condizioni, quanto più i titoli presentano cedole fisse e basse e/o capitale di rimborso non indicizzato e/o vite residue lunghe.

Page 7: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Più in generale, nella scelta dei titoli, la banca deve tener conto sia

della componente di rendimento atteso offerto da ciascuno

strumento finanziario, sia del rischio associato alla possibilità che il

rendimento ex post risulti diverso da quello atteso. L’adozione di un

tale criterio, come suggerito dalla moderna teoria del portafoglio,

richiede in primo luogo che, con riferimento ad uno specifico periodo

di investimento, la banca sia in grado di formulare, per ciascuno

degli strumenti finanziari che intende collocare in portafoglio, una

stima del rendimento atteso e del rischio ad esso associato.

Sempre ai fini delle determinazione della redditività derivante dalla

gestione del portafoglio titoli di proprietà della banca, va considerato

che tale gestione non può essere avulsa dalla complessa trama di

rapporti che la singola banca, proprio mediante la movimentazione

del proprio portafoglio, sviluppa sia con gli emittenti, sia con il

pubblico dei sottoscrittori.

Page 8: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

D’altronde, tali rapporti, si possono anche tradurre nella partecipazione a consorzi di collocamento e/o nello svolgimento dell’attività di semplice amministrazione o addirittura di gestione di patrimoni, con la possibilità, di conseguenza, di registrare ulteriori flussi di ricavi, nella forma di commissioni e/o provvigioni, che vanno a incrementare il risultato lordo di gestione.

Se, infine, dal profilo della redditività ci si vuole spostare all’analisi dell’altra già citata caratteristica tipica del portafoglio di proprietà della banca, ovvero quella della rapida trasformabilità in denaro, va sottolineato il fatto che i titoli vengono correttamente considerati fornitori di liquidità non solo per i suddetti flussi di liquidità artificiale, ma anche per la possibilità, da parte della stessa banca, di accedere a operazioni di finanziamento nell’ambito delle quali i titoli fungono da garanzia.

Come si nota, quindi, la banca è chiamata a effettuare le scelte più opportune in termini sia dimensionali, ovvero di definizione della dimensione ottimale del portafoglio titoli in rapporto all’attività complessiva della banca stessa, sia di composizione del portafoglio, in modo da realizzare la mediazione desiderata tra gli obiettivi di redditività e di liquidità – che spesso risultano fra loro incompatibili – tenuto conto del grado di rischio che si intende sopportare.

Page 9: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Non va infine trascurato il fatto che una locazione dei fondi

completamente rivolta al portafoglio prestiti, se da una lato consente

di massimizzare il rendimento atteso, dall’altro rende massimo, oltre

il rischio di liquidità, anche il rischio di credito, il rischio cioè di non

ottenere il rimborso dei fondi erogati da parte dei prenditori. La

banca può quindi decidere, in base ad una propria valutazione

dell’ammontare di rischio che intende sostenere, di allocare solo

una parte dei fondi raccolti all’attività di erogazione del credito e di

destinare la parte rimanente in titoli con un minor grado di rischio

(tipicamente titoli pubblici).

In generale, l’esperienza del nostro paese ci porta a individuare due

principali politiche di gestione del portafoglio titoli, la politica

residuale e la politica flessibile, il cui principale elemento di

differenziazione riguarda la relativa impostazione, statica nel caso

della prima, dinamica nel caso della seconda.

Page 10: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Nel caso della politica residuale, il problema della determinazione

del volume di risorse da impiegare in titoli viene affrontato e risolto

seguendo un rigido criterio di priorità.

In base a tale criterio, la banca è chiamata in primo luogo a

destinare parte delle risorse a sua disposizione alla creazione di un

volume adeguato di riserve di base monetaria, partendo da quelle

imposte dalle autorità per giungere, in seconda battuta, a quelle

libere di prima e di seconda linea.

Una volta costituite le riserve in misura soddisfacente, la banca

utilizza gli ulteriori fondi disponibili per la concessione di prestiti, al

fine di perseguire l’obiettivo della redditività.

La politica residuale

Page 11: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Secondo questa logica, quindi, è soprattutto la domanda di credito

la variabile determinante per la composizione dell’attivo fruttifero,

per cui l’investimento in titoli assume una natura sussidiaria.

A esso, infatti, sono destinate solamente le eventuali eccedenze di

fondi che non si è riusciti a impiegare convenientemente in prestiti,

per carenze di natura quantitativa e/o qualitativa della domanda.

Tale preferenza evidente per l’impiego in prestiti rispetto

all’investimento in titoli viene giustificata o sulla base del fatto che i

prestiti costituiscono l’attività per la quale le banche sono più adatte

per tradizione, organizzazione e posizione sul mercato, oppure per il

maggior contributo che i prestiti, rispetto all’impiego in titoli, sono in

grado di fornire all’equilibrio economico della banca

Page 12: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

In una prospettiva dinamica, infatti, in virtù del rafforzamento dei rapporti con la clientela affidata, attuale e potenziale, e degli effetti positivi che si possono registrare sui depositi e sul conseguente utilizzo di moneta scritturale, i prestiti sarebbero da preferire ai titoli anche nell’ipotesi, peraltro remota, che i primi presentino un tasso di rendimento inferiore a quello dei secondi.

In definitiva, seguendo rigidamente la logica della politica residuale, si giunge ad affermare che l’incidenza degli investimenti in titoli nell’ambito dell’attivo bancario non è altro che una conseguenza passiva delle oscillazioni della domanda di prestiti, con tutti i rischi che questo comporta.

La domanda di prestiti, infatti, tende ad aumentare nelle fasi di espansione economica, di solito caratterizzate da un generale rialzo dei tassi di interesse per gli effetti di una politica monetaria solitamente restrittiva; qualora, in tali momenti del ciclo economico, la nuova raccolta non fosse in grado di soddisfare la domanda di prestiti, la banca si vede costretta a soddisfare le richieste provenienti dalla clientela con la liquidità liberata mediante la riduzione del volume di portafoglio titoli.

La riduzione dello stock di titoli comporta che la banca venda questi ultimi proprio in un momento in cui le quotazioni, a causa dei più alti rendimenti di mercato, sono in ribasso, generando così inevitabili perdite in conto capitale.

Page 13: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Per contro, nelle fasi di recessione dell’economia, caratterizzate da una bassa domanda di finanziamenti e da bassi tassi di interesse dovuti a una politica monetaria espansiva, la dimensione del portafoglio di investimento tende ad aumentare quale conseguenza delle ridotte opportunità di sviluppo dei prestiti.

L’acquisto di titoli, però, ancora una volta, avviene nel momento meno favorevole in quanto ai bassi tassi di mercato corrispondono quotazioni molto elevate dei titoli obbligazionari, aumentando così la probabilità di contabilizzare perdite in conto capitale in caso di vendita nelle successive fasi di espansione.

Il livello di rischio economico assunto dalla banca seguendo la politica residuale risulta, chiaramente, di entità diversa in funzione delle caratteristiche tecniche dei titoli negoziati per cui, attraverso un’attenta selezione del mix di valori mobiliari, è possibile registrare un contenimento del rischio in parola.

Più in particolare, i rischi economici propri della politica residuale possono essere contenuti scegliendo i titoli che, a parità di altre condizioni, presentino cedole indicizzate o a cedola fissa elevata e/o abbiano una vita residua contenuta.

Infatti, i titoli a cedola più bassa sono inevitabilmente caratterizzati da un maggiore peso delle componenti aleatorie del rendimento – come la differenza tra prezzo corrente e valore – nominale di rimborso – così come quelli con vita residua maggiore sono chiamati a scontare la distribuzione dei flussi di rientro su un più lungo arco temporale.

Page 14: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

La politica flessibile

La gestione del portafoglio di proprietà in base alla

politica flessibile comporta che le banche determinino il

volume delle risorse da destinare all’investimento in titoli

in funzione dell’andamento atteso della domanda di

credito e dei tassi di interesse.

L’obiettivo perseguito con tale politica, quindi, è quello di

evitare il rischio economico connesso all’applicazione

rigida della politica residuale che, dipende dalla non

corretta tempificazione delle operazioni di vendita e di

acquisto dei titoli.

Page 15: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Seguendo la nuova logica, invece, la dimensione del portafoglio di

investimento varia continuamente nel corso del tempo, anticipando

la dinamica del ciclo economico e le conseguenti fluttuazioni

monetarie.

Più precisamente, l’applicazione della politica flessibile implica che

gli acquisti di titoli avvengano in anticipo rispetto al punto di svolta

superiore della fase congiunturale, ovvero in un momento in cui i

tassi sono ancora elevati e le quotazioni, di conseguenza, ancora

depresse.

Le vendite, in modo del tutto speculare, avvengono nella fase

terminale della recessione, caratterizzata da tassi ridotti e corsi

elevati, a causa dell’ancora ridotta domanda di prestiti e abbondante

liquidità presente nel mercato.

Page 16: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Dal momento che l’assunto di base della politica flessibile è la

capacità della banca di operare in controtendenza rispetto

all’andamento del mercato, risulta necessario che il management

della banca stessa disponga degli strumenti di analisi necessari per

una corretta previsione dell’andamento del ciclo economico e,

ancora di più, delle tendenze dei tassi di interesse.

Accanto ai rischi economici, ai quali la banca va incontro nel

momento in cui le previsioni formulate dovessero dimostrarsi errate,

va evidenziato come la politica flessibile presenti ulteriori difficoltà di

carattere più operativo.

Page 17: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

L’impiego di risorse per l’acquisto di titoli nelle fasi terminali dei cicli espansivi, infatti,

può risultare estremamente difficile in quanto concomitante con una domanda di

prestiti ancora sostenuta, magari proveniente da clienti con i quali la banca intrattiene

rapporti consolidati o da clienti con i quali la banca vorrebbe allacciare nuovi rapporti.

In questi casi, derogando alla logica imposta dalla politica flessibile, si può rinviare

nel tempo l’attività di investimento in valori mobiliari andando, però, in questo modo,

incontro agli inevitabili effetti negativi dovuti ai via via crescenti prezzi di acquisto dei

titoli stessi, che solo nel lungo termine potranno essere compensati dall’ampliamento

di solidi rapporti di clientela.

In modo assolutamente speculare, nelle fasi finali del ciclo recessivo può risultare

difficile, sempre da un punto di vista squisitamente operativo, stimolare un

incremento della domanda di prestiti finalizzata ad assorbire la liquidità generata dalla

vendita di titoli precedentemente in portafoglio.

Anche in questo caso, quindi, la banca può essere indotta a rinviare la

monetizzazione di titoli, andando così incontro al rischio di registrare prezzi di

mercato via via decrescenti.

Page 18: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Il grado di liquidità di un investimento

Ogni titolo presente sul mercato evidenzia un certo grado di liquidità in funzione non solo delle proprie caratteristiche tecniche, ma anche della struttura e delle condizioni funzionali che caratterizzano il mercato in cui il titolo stesso viene negoziato.

Mentre, infatti, le caratteristiche tecniche del titolo condizionano solamente la liquidità naturale, ovvero i flussi finanziari definiti contrattualmente, il secondo insieme di variabili – ovvero quelle del mercato – influenzano prevalentemente la liquidità artificiale, ovvero i flussi finanziari collegati all’eventuale smobilizzo anticipato del titolo, dipendendo questi dal grado di negoziabilità, dai costi di transazione e dal rischio di subire perdite in conto capitale.

Da quanto ora detto si conclude facilmente, quindi, che il grado di liquidabilità di un valore mobiliare è strettamente collegato al livello di efficienza, ovvero all’ampiezza (1) e allo spessore (2) del mercato nel suo complesso. Le variabili da tenere sotto controllo pertanto saranno, di volta in volta:

Page 19: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

1) il volume delle transazioni, sia in termini di volume globale sia di

lotto medio di negoziazione: quanto maggiore è la dimensione

assunta dal mercato, tanto maggiore sarà la capacità dello stesso

di assorbire i valori mobiliari offerti;

2) il numero e la tipologia degli operatori: quanto più ampia e

diversificata si presenta la gamma di potenziali acquirenti e

venditori di valori mobiliari, tanto più facilitata risulterà qualsiasi

operazione di compravendita;

3) la concentrazione degli scambi nel tempo e nello spazio: con

quanta maggiore immediatezza sono individuabili i luoghi e i

momenti in cui effettuare le transazioni, con tanta maggiore

facilità si registrerà un incontro tra i flussi di domanda e di offerta,

Page 20: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

4) la continuità delle negoziazioni nel tempo: la possibilità di non dover

rinviare a momenti successivi le operazioni di disinvestimento e

reinvestimento offre sicuramente maggiore spessore nel mercato;

5) le modalità di formazione e di diffusione dei prezzi: quanto più

trasparenti e significativi sono i segnali prevalenti sul mercato, tanto più

immediata sarà la percezione degli elementi oggettivi di valutazione

alla base del processo decisionale degli operatori.

Quanto maggiore risulta essere il grado di efficienza del mercato nel

suo complesso e – quindi, quanto minore è il peso che le variabili

esogene fin’ora esaminate possono assumere nel determinare il grado

di liquidabilità dell’investimento effettuato – tanto maggiore è il peso

che, invece, deve essere attribuito alle caratteristiche tecniche del

singolo valore mobiliare per determinarne e misurarne il grado di

liquidità.

Page 21: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

• Le caratteristiche intrinseche dei valori mobiliari che generalmente vengono prese in considerazione sono:

– la natura del rapporto tra le controparti;– la natura dell’emittente;– il profilo finanziario dell’operazione;– la valuta di denominazione;– l’importo minimo;– la durata dell’operazione;– lo status giuridico.

Page 22: Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

Tra le varie caratteristiche intrinseche di uno strumento, l’elemento che presenta maggiore rilevanza, per le conseguenze che può assumere sul grado di liquidità nell’investimento effettuato, è sicuramente quello della durata.

Al crescere di quest’ultimo fattore, infatti, aumenta inevitabilmente il rischio che l’investitore subisca delle conseguenze negative per eventi non previsti, come la variabilità dei tassi sul mercato, la conseguente oscillazione dei corsi dei titoli, l’evoluzione del tasso di inflazione e, quindi, il mantenimento o meno del potere di acquisto, il grado di solvibilità dell’emittente e via dicendo.

Tutto questo, a sua volta, rende meno facilmente liquidabile il titolo acquisito in una fase precedente.

Proprio per tener sotto controllo il peso assunto da tale fattore, sono stati elaborati diversi indicatori di durata (durata residua, vita media, vita matematica, durata media ponderata, duration), il cui crescente grado di precisione dipende strettamente dal grado di accuratezza con cui essi tengono conto non solo di tutti i flussi finanziari che caratterizzano l’operazione, ma anche della loro esatta manifestazione e distribuzione temporale e, quindi, del loro esatto valore finanziario.