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Lectio divina 1 15.a Domenica del Tempo Ordinario Anno B 1. Chiamata e missione e esilio, divisione del Regno, dissidio tra i ministeri del popolo di Dio Siamo nella terza parte di questo che è il primo tra gli scritti ispirati, cioè il primo dei profeti scrittori (750 a C) quasi contemporaneo di Osea, primo rappresentante della “giustizia sociale”. Nell’insieme il libro è diviso in tre parti: nella prima sono ricordati i peccati di sette nazioni, nella seconda i misfatti di Israele, e nella terza, della quale fa parte il nostro brano, il giorno del Signore opera il giudizio. Il brano narra un episodio della biografia del profeta che, mandriano, cioè ricco possessore di bestiame, profeta per ispirazione divina, viene cacciato dal santuario di Bet-el (Casa di Dio). Amos 7, 12-15: Vattene: La maledizione, l’esilio a chi predice l’esilio, la non sopportazione della Parola, delle parole di chi è abilitato a parlare dallo spirito di profezia: 12 Amasia disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, 13 ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». 14 Amos rispose ad Amasia: «Non ero profeta, né figlio di profeta; ero un pastore e raccoglitore di sicomori; 15 Il Signore mi prese di dietro al bestiame e il Signore mi disse: Và, profetizza al mio popolo Israele.

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Lectio divina

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1. Chiamata e missione e esilio, divisione del Regno, dissidio tra i ministeri del popolo

di Dio

Siamo nella terza parte di questo che è il primo tra gli scritti

ispirati, cioè il primo dei profeti scrittori (750 a C) quasi

contemporaneo di Osea, primo rappresentante della “giustizia

sociale”. Nell’insieme il libro è diviso in tre parti: nella prima

sono ricordati i peccati di sette nazioni, nella seconda i misfatti

di Israele, e nella terza, della quale fa parte il nostro brano, il

giorno del Signore opera il giudizio. Il brano narra un episodio

della biografia del profeta che, mandriano, cioè ricco possessore

di bestiame, profeta per ispirazione divina, viene cacciato dal

santuario di Bet-el (Casa di Dio).

Amos 7, 12-15: Vattene: La maledizione, l’esilio a chi predice l’esilio,

la non sopportazione della Parola, delle parole di chi è abilitato a parlare dallo spirito di profezia:

12Amasia disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il

tuo pane e là potrai profetizzare, 13ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il

santuario del re ed è il tempio del regno». 14Amos rispose ad Amasia:

«Non ero profeta, né figlio di profeta;

ero un pastore e raccoglitore di sicomori; 15Il Signore mi prese

di dietro al bestiame e il Signore mi disse:

Và, profetizza al mio popolo Israele.

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Il salmo responsoriale (sl 84) poi dice come il Signore fa ritornare dall’esilio, giustizia e

misericordia si incontrano

La vicenda è questa: al tempo di Geroboamo, re di Israele Amasia sacerdote di Bet-el

scaccia Amos. Amos profetizza la fine del regno e l’esilio di Israele in quel santuario dal

culto antichissimo che rappresentava uno dei due luoghi di culto simbolo dell’idolatria del

popolo. Era lo stesso santuario nominato al tempo della prima chiamata fatta ad Abramo,

anche a lui la Parola di Dio aveva detto vattene, e Abramo aveva eretto un altare che aveva

Betel a occidente e Ai a Oriente (stranamente la storia di Abramo è incrociata di

benedizione (la chiamata originaria) e di maledizione, la cacciata, o l’esilio. Era poi lo

stesso santuario dove Giacobbe inciampa e fa il sogno, dove dice: “ Questa è veramente la

casa di Dio (Bet-‘el) e la porta del cielo” ,(1 Re 11-13), e finalmente il santuario era

divenuto luogo di culto importante e alternativo a Gerusalemme, insieme a Dan al

momento dello scisma politico di Israele.. Il profeta Achia aveva dato a Geroboamo 10 dei

dodici pezzi nei quali aveva stracciato il mantello nuovo, solo due (Giuda) erano rimasti

con Gerusalemme. Inizia dunque uno scisma politico che ha basi anche culturali (per

differenze di vario genere nord-sud) e che diventa scisma di fede. Geroboamo sarebbe

stato il primo dopo Salomone: ma il regno dopo l’infedeltà di Salomone non permane

unito. Si divide allora in Geroboamo e Roboamo: A Roboamo rimane la sola tribù di Giuda

(sud) e a Geroboamo il resto del paese. Inizia la storia dei due regni.

Tutto questo stabilisce un nesso evidente tra le letture in una liturgia che finisce con il

cantare le benedizione che unisce due popoli in uno: giudei e greci!

Dunque solo dal chiederci cos’è questo santuario possiamo intuire la grande linea

teologica unitaria che percorre i testi: dallo scisma all’interno di Israele, scisma politico,

culturale e di fede, all’unificazione attorno a Cristo di due popoli ben diversi, neppure solo

all’interno di Israele, ma tra Israele e l’universalità delle nazioni!

Alla fine questo è il percorso della Bibbia.

Questi capitoli del primo libro dei Re ci fanno anche intravvedere cosa significava la

profezia: Achia che strappa il mantello, un profeta senza nome che predice la fine del

santuario, Geroboamo lo minaccia, ma la sua mano si inaridisce, solo la parola dello

sconosciuto uomo di Dio gliela restituisce, ma Bet-el finirà…E simbolico anche l’incontro

tra i due profeti, il profeta anziano e il più giovane che ha ricevuto il comando di Dio di

non mangiare e non bere e di ritornare da un’altra strada (Cf. i Magi, cf. i comandi dati nel

vangelo di questa settimana, agli apostoli…!

Dopo Salomone il regno è diviso: le dodici tribù di Israele sono divise

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Dopo la morte di Gesù i dodici sono 11, mancanti del traditore e proseguono la loro

missione

Nella prima lettura inoltre troviamo un interessante triangolo di ministeri e funzioni

Sacerdote/re

Amasia-Geroboamo

Sacerdote/profeta re/profeta

Amasia-Amos Geroboamo-Amos

La prima lettura ci pone davanti al fallimento delle mediazioni messianiche dell’AT:

Il sacerdote era a servizio del re e il re a sua volta avrebbe dovuto essere a servizio della

Parola di Dio a lui detta dal profeta. Ma nella lettura le tre mediazioni non sono in

accordo: il sacerdote è a servizio di un re che ha rifiutato la profezia e che ha servito gli

interessi politici. Il peccato di Geroboamo consiste anche nell’aver preso a casaccio dal

popolo i sacerdoti non traendoli più dalla tribù di Levi. Così fra i sacerdote e il profeta si

stabilisce un conflitto di competenze

La liturgia ci fa passare da Geroboamo che con lo scisma divide il popolo i Israele, a Cristo

che riunifica non solo Israele ma con lui tutti i popoli per mezzo della missione dei suoi e

ricapitola in sé le tre funzioni sacerdotale, profetica e regale che diventano anche il sigillo

di ogni battezzato.

Nel Vangelo Gesù prima chiama a sé i suoi, poi li invia (ciò significa che ogni movimento

di missione parte da una appartenenza più intimamente stretta a Cristo,) li manda in

povertà, come dice la RB, come andavano i profeti dell’At., ricchi della Parola,

dell’obbedienza alla Parola, li manda a compiere guarigioni e ad annunciare la parola

stessa. Proprio la Parola è causa dell’esilio di Amos...il popolo non poteva più sopportare,

non “conteneva” non teneva le sue parole, Amos poi è il profeta della giustizia e della

povertà personale.

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2. Chiamata, missione e invio degli apostoli del Regno

Marco 6,7-13

7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli

spiriti immondi. 8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio:

né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9ma, calzati solo i sandali, non indossassero

due tuniche. 10E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da

quel luogo. 11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene,

scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». 12E partiti,

predicavano che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano di olio

molti infermi e li guarivano.

É molto suggestivo leggere la RB sullo sfondo di questo vangelo di missione , a proposito

del non permettersi di mangiare fuori e sui fratelli inviati in viaggio:

Capitolo LI - I monaci che si recano nelle vicinanze

1. Il monaco, che viene mandato fuori per qualche commissione e conta di tornare in

monastero nella stessa giornata, non si permetta di mangiare fuori, anche se viene

pregato con insistenza da qualsiasi persona,

2. a meno che l'abate non gliene abbia dato il permesso.

3. Se contravverrà a questa prescrizione, sarà scomunicato.

Capitolo LV - Gli abiti e le calzature dei monaci

1. Bisogna dare ai monaci degli abiti adatti alle condizioni e al clima della località in

cui abitano,

2. perché nelle zone fredde si ha maggiore necessità di coprirsi e in quelle calde di

meno:

3. il giudizio al riguardo è di competenza dell'abate.

4. Comunque riteniamo che nei climi temperati bastino per ciascun monaco una

tonaca e una cocolla,

5. quest'ultima di lana pesante per l'inverno e leggera o lisa per l'estate;

6. inoltre lo scapolare per il lavoro e come calzature, scarpe e calze.

7. Quanto al colore e alla qualità di tutti questi indumenti, i monaci non devono

attribuirvi eccessiva importanza, accontentandosi di quello che si può trovare sul

posto ed è più a buon mercato.

Capitolo LXVII - I monaci mandati in viaggio

1. I monaci, che sono mandati in viaggio, si raccomandino alle preghiere di tutti i

confratelli e dell'abate;

2. e nell'orazione conclusiva dell'Ufficio divino si ricordino sempre tutti gli assenti.

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3. Quelli, poi, che rientrano, nel giorno stesso del loro ritorno si prostrino in coro al

termine di tutte le Ore canoniche,

4. implorando dalla comunità una preghiera per riparare le mancanze eventualmente

commesse durante il viaggio, guardando o ascoltando qualcosa di male o

perdendosi in chiacchiere.

5. E nessuno si permetta di riferire ad altri quello che ha visto o udito fuori del

monastero, perché questo sarebbe veramente rovinoso.

6. Se poi qualcuno si provasse a farlo, sia sottoposto al castigo previsto dalla Regola.

7. Allo stesso modo sia punito chi osasse oltrepassare i confini del monastero o andare

in qualunque luogo o fare qualsiasi cosa, sia pur minima, senza il consenso

dell'abate.

Didaché:

Ogni apostolo sia ricevuto come il Signore, ma resterà un solo giorno, se rimane tre giorni

è un falso profeta…

3. La benedizione: il giubilo di Paolo apostolo delle genti che canta la pienezza della

benedizione tornata a Israele e sovrabbondata sulle genti; disegno di salvezza che

ricompone l’unità in Cristo, Re, Sacerdote e Profeta

La benedizione della vocazione degli apostoli che compiono la vocazione delle dodici

tribù di Israele è visibile nel brano degli Efesini: benedizione nella creazione, nella

redenzione, nella quale i dodici sono istituiti, e nella missione di annunciare il regno di

Cristo fino ai confini della terra.

- dallo scisma all’unità universale

- dalla maledizione alla benedizione

- dalla chiamata alla missione

- imitazione di Cristo in parole e atti

- Cristo compie ciò che le mediazioni sacerdotale profetica e regale dell’AT

non avevano potuto compiere e le consegna come identità a ogni battezzato

Ef 1, 3-14 Benedizione: il brano può essere facilmente diviso in chiamata, istituzione,

missione di noi, del nuovo popolo benedetto che è la chiesa

chiamata I3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, I prima benedizione: che ci ha

benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.

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4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, II seconda benedizione

per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, 5predestinandoci a essere suoi figli adottivi III terza benedizione

per opera di Gesù Cristo, 6secondo il beneplacito della sua volontà.

E questo a lode e gloria della sua grazia,

che ci ha dato nel suo Figlio diletto; 7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, IV

la remissione dei peccati

secondo la ricchezza della sua grazia. 8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi

con ogni sapienza e intelligenza, 9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, V

secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito 10per realizzarlo nella pienezza dei tempi:

il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,

quelle del cielo come quelle della terra.

istituzione 11In lui siamo stati fatti anche eredi, VI

essendo stati predestinati secondo il piano di colui

che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, 12perché noi fossimo a lode della sua gloria,

noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

missione

13In lui anche voi, VII la pienezza della benedizione

dopo aver ascoltato la parola della verità,

il vangelo della vostra salvezza

e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo

che era stato promesso, 14il quale è caparra della nostra eredità,

in attesa della completa redenzione di coloro

che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

E questi tre passaggi, chiamata, istituzione e missione possiamo facilmente reperirli nei tre

episodi di Marco in cui il Signore prima chiama, poi istituisce gli Apostoli come gruppo,

poi li invia

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1, 16-20 sul mare..ll vede, li chiama, lasciano tutto e lo seguono, li chiama nella situazione

concreta in cui sono e la trasforma

3, 13-19 sul monte: li porta sul luogo che è tradizionalmente il luogo dell’incontro con Dio,

il monte li costituisce per stare con lui, per mandarli per aver potere sui demoni

6, 7, 13 lunga la via mentre passa per i villaggi insegnando: li associa alla sua stessa

missione inviandoli.

Li chiama, li forma, li invia: son le tappe formative del gruppo degli apostoli

E finalmente: 6,30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che

avevano fatto e insegnato, come i fiumi vanno al mare, ritornano alla sorgente che li ha

inviati e rendo o coto del loro operare.

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Chiamata Istituzione Missione

GESU’

1, 14-15

Postquam traditus est Joanne

Venit Jesue in Galileam

Praedicans evangelium regni

Dei

Ed dicens

Quondam impletum est tempus

Et appropinquavit regnum Dei

Marco 1,14-15

Dopo che Giovanni fu arrestato,

Gesù si recò nella Galilea

predicando il vangelo di Dio e

diceva: «Il tempo è compiuto e il

regno di Dio è vicino;

convertitevi e credete al

vangelo».

Chiamata dei primi quattro

discepoli

Marco 3,7-12

Gesù intanto si ritirò presso il

mare con i suoi discepoli e lo

seguì molta folla dalla Galilea.

Dalla Giudea e da Gerusalemme

e dall'Idumea e dalla

Transgiordania e dalle parti di

Tiro e Sidone una gran folla,

sentendo ciò che faceva, si recò

da lui. Allora egli pregò i suoi

discepoli che gli mettessero a

disposizione una barca, a causa

della folla, perché non lo

schiacciassero. Infatti ne aveva

guariti molti, così che quanti

avevano qualche male gli si

gettavano addosso per toccarlo.

Gli spiriti immondi, quando lo

vedevano, gli si gettavano ai piedi

gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!».

Ma egli li sgridava severamente

perché non lo manifestassero.

Marco 6,6-6

(E si meravigliava della loro

incredulità.)

Gesù andava attorno per i

villaggi, insegnando.

DISCEPOLI

Marco 1,16-20

Passando lungo il mare della

Galilea, vide Simone e Andrea,

fratello di Simone, mentre

gettavano le reti in mare; erano

infatti pescatori. Gesù disse loro:

«Seguitemi, vi farò diventare

pescatori di uomini». E subito,

lasciate le reti, lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide

sulla barca anche Giacomo di

Zebedèo e Giovanni suo fratello

mentre riassettavano le reti. Li

chiamò. Ed essi, lasciato il loro

padre Zebedèo sulla barca con i

garzoni, lo seguirono.

Gesù insegna a Cafàrnao e

guarisce un indemoniato

Marco 3,13-19

Salì poi sul monte, chiamò a sé

quelli che egli volle ed essi

andarono da lui. Ne costituì

Dodici che stessero con lui e

anche per mandarli a predicare e

perché avessero il potere di

scacciare i demòni.

Costituì dunque i Dodici: Simone,

al quale impose il nome di Pietro;

poi Giacomo di Zebedèo e Gio-

vanni fratello di Giacomo, ai quali

diede il nome di Boanèrghes, cioè

figli del tuono; e Andrea, Filippo,

Bartolomeo, Matteo, Tommaso,

Giacomo di Alfeo, Taddeo,

Simone il Cananeo e Giuda

Iscariota, quello che poi lo tradì.

Marco 6,7-13

Allora chiamò i Dodici, ed

incominciò a mandarli a due a

due e diede loro potere sugli

spiriti immondi. E ordinò loro

che, oltre al bastone, non

prendessero nulla per il viaggio:

né pane, né bisaccia, né denaro

nella borsa; ma, calzati solo i

sandali, non indossassero due

tuniche. E diceva loro: «Entrati

in una casa, rimanetevi fino a

che ve ne andiate da quel

luogo. Se in qualche luogo non

vi riceveranno e non vi

ascolteranno, andandovene,

scuotete la polvere di sotto ai

vostri piedi, a testimonianza per

loro». E partiti, predicavano che

la gente si convertisse,

scacciavano molti demòni,

ungevano di olio molti infermi e

li guarivano.

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Efesini 1,3-14

3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.

CHIAMATA

4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,

per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,

5predestinandoci a essere suoi figli adottivi

per opera di Gesù Cristo,

6secondo il beneplacito della sua volontà.

E questo a lode e gloria della sua grazia,

che ci ha dato nel suo Figlio diletto;

7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,

la remissione dei peccati

secondo la ricchezza della sua grazia.

8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi

con ogni sapienza e intelligenza,

9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,

secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito

10per realizzarlo nella pienezza dei tempi:

il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,

quelle del cielo come quelle della terra.

ISTITUZIONE

11In lui siamo stati fatti anche eredi,

essendo stati predestinati secondo il piano di colui

che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà,

12perché noi fossimo a lode della sua gloria,

noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

MISSIONE

13In lui anche voi,

dopo aver ascoltato la parola della verità,

il vangelo della vostra salvezza

e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo

che era stato promesso,

14il quale è caparra della nostra eredità,

in attesa della completa redenzione di coloro

che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

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""PPrreeddiiccaarree iill RReeggnnoo ddii DDiioo,, sseennzzaa eesssseerree pprreeooccccuuppaattii ddii aavveerree

ssuucccceessssoo""

Omelia pronunciata da Benedetto XVI a Frascati (domenica, 15 luglio 2012)

Cari fratelli e sorelle!

Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi per celebrare questa Eucaristia e per condividere

gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunità diocesana. Saluto il

Signor Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato e titolare di questa Diocesi. Saluto il

vostro Pastore, Mons. Raffaello Martinelli, e il Sindaco di Frascati, ringraziandoli per le cortesi

parole di benvenuto con cui mi hanno accolto a nome di tutti voi. Sono lieto di salutare il Signor

Ministro, i Presidenti della Regione e della Provincia, il Sindaco di Roma, gli altri Sindaci presenti

e tutte le distinte Autorità. E sono molto felice di celebrare oggi con il vostro vescovo questa Messa.

Come egli ha detto è stato per più di venti anni per me un fedelissimo e molto capace collaboratore

nella Congregazione per la Dottrina della Fede, dove ha lavorato soprattutto nel settore del

catechismo e della catechesi con grande silenzio e discrezione: ha contribuito al Catechismo della

Chiesa cattolica e al Compendio del Catechismo. In questa grande sinfonia della fede anche la sua

voce è molto presente.

Nel Vangelo di questa domenica, Gesù prende l’iniziativa di inviare i dodici Apostoli in missione

(cfr Mc 6,7-13). In effetti il termine «apostoli» significa proprio «inviati, mandati». La loro

vocazione si realizzerà pienamente dopo la risurrezione di Cristo, con il dono dello Spirito Santo a

Pentecoste. Tuttavia, è molto importante che fin dall’inizio Gesù vuole coinvolgere i Dodici nella

sua azione: è una specie di «tirocinio» in vista della grande responsabilità che li attende. Il fatto che

Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del

suo amore: cioè Egli non disdegna l’aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i

loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi, conferisce loro la dignità di essere suoi

inviati. Gesù li manda a due a due e dà loro istruzioni, che l’Evangelista riassume in poche frasi. La

prima riguarda lo spirito di distacco: gli apostoli non devono essere attaccati al denaro e alla

comodità. Gesù poi avverte i discepoli che non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole:

talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve

impressionare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere

preoccupati di avere successo. Il successo lo lasciano a Dio.

La prima Lettura proclamata ci presenta la stessa prospettiva, mostrandoci che gli inviati di Dio

spesso non vengono accolti bene. Questo è il caso del profeta Amos, mandato da Dio a profetizzare

nel santuario di Betel, un santuario del regno d’Israele (cfr Am 7,12-15). Amos predica con grande

energia contro le ingiustizie, denunciando soprattutto i soprusi del re e dei notabili, soprusi che

offendono il Signore e rendono vani gli atti di culto. Perciò Amasia, sacerdote di Betel, ordina ad

Amos di andarsene. Egli risponde che non è stato lui a scegliere questa missione, ma il Signore ha

fatto di lui un profeta e lo ha inviato proprio là, nel regno d’Israele. Pertanto, sia che venga accettato

sia che venga respinto, egli continuerà a profetizzare, predicando ciò che Dio dice e non ciò che gli

uomini vogliono sentirsi dire. E questo rimane il mandato della Chiesa: non predica ciò che

vogliono sentirsi dire i potenti. Il loro criterio è la verità e la giustizia anche se sta contro gli

applausi e contro il potere umano.

Similmente, nel Vangelo, Gesù avverte i Dodici che potrà accadere che in qualche località vengano

rifiutati. In tal caso dovranno andarsene altrove, dopo aver compiuto davanti alla gente il gesto di

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scuotere la polvere sotto i piedi, segno che esprime il distacco in due sensi: distacco morale – come

dire: l’annuncio vi è stato dato, siete voi a rifiutarlo – e distacco materiale – non abbiamo voluto e

non vogliamo nulla per noi (cfr Mc 6,11). L’altra indicazione molto importante del brano

evangelico è che i Dodici non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione

si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l’esempio Gesù, la cura dei malati. Cura dei malati

corporale e spirituale. Parla delle guarigioni concrete delle malattie, parla anche dello scacciare i

demoni, cioè purificare la mente umana, pulire, pulire gli occhi dell’anima che sono oscurati dalle

ideologie e perciò non possono vedere Dio, non possono vedere la verità e la giustizia. Questa

duplice guarigione corporale e spirituale è sempre il mandato dei discepoli di Cristo. Quindi la

missione apostolica deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della parola di Dio e di

manifestazione della sua bontà con gesti di carità, di servizio e di dedizione.

Cari fratelli e sorelle, rendo grazie a Dio che mi ha mandato oggi a ri-annunciarvi questa Parola di

salvezza! Una Parola che è alla base della vita e dell’azione della Chiesa, anche di questa Chiesa

che è in Frascati. Il vostro Vescovo mi ha informato circa l’impegno pastorale che maggiormente

gli sta a cuore, che è in sostanza un impegno formativo, rivolto prima di tutto ai formatori: formare i

formatori. E’ proprio quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli: li ha istruiti, li ha preparati, li ha

formati anche mediante il «tirocinio» missionario, perché fossero in grado di assumere la

responsabilità apostolica nella Chiesa. Nella comunità cristiana, questo è sempre il primo servizio

che i responsabili offrono: a partire dai genitori, che nella famiglia compiono la missione educativa

verso i figli; pensiamo ai parroci, che sono responsabili della formazione nella comunità, a tutti i

sacerdoti, nei diversi campi di lavoro: tutti vivono una prioritaria dimensione educativa; e i fedeli

laici, oltre al ruolo già ricordato di genitori, sono coinvolti nel servizio formativo con i giovani o gli

adulti, come responsabili nell’Azione Cattolica e in altri movimenti ecclesiali, o impegnati in

ambienti civili e sociali, sempre con una forte attenzione alla formazione delle persone.

Il Signore chiama tutti, distribuendo diversi doni per diversi compiti nella Chiesa. Chiama al

sacerdozio e alla vita consacrata, e chiama al matrimonio e all’impegno come laici nella Chiesa

stessa e nella società. Importante è che la ricchezza dei doni trovi piena accoglienza, specialmente

da parte dei giovani; che si senta la gioia di rispondere a Dio con tutto se stessi, donandola nella via

del sacerdozio e della vita consacrata o nella via del matrimonio, due vie complementari che si

illuminano a vicenda, si arricchiscono reciprocamente e insieme arricchiscono la comunità. La

verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui

rispondere con e per tutta la vita. Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come

Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola (cfr Lc 1,38).

Anche qui, nella comunità diocesana di Frascati, il Signore semina con larghezza i suoi doni,

chiama a seguirlo e a prolungare nell’oggi la sua missione. Anche qui c’è bisogno di una nuova

evangelizzazione, e per questo vi propongo di vivere intensamente l’Anno della Fede che inizierà

ad ottobre, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. I Documenti del Concilio contengono

una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane, per la formazione della

nostra coscienza. Quindi leggetelo, leggete il Catechismo della Chiesa cattolica e così riscoprite la

bellezza di essere cristiani, di essere Chiesa di vivere il grande «noi» che Gesù ha formato intorno a

sé, per evangelizzare il mondo: il «noi» della Chiesa, mai chiuso, ma sempre aperto e proteso

all’annuncio del Vangelo.

Cari fratelli e sorelle di Frascati! Siate uniti tra voi e al tempo stesso aperti, missionari. Rimanete

saldi nella fede, radicati in Cristo mediante la Parola e l’Eucaristia; siate gente che prega, per

rimanere sempre legati a Cristo, come tralci alla vite, e al tempo stesso andate, portate il suo

messaggio a tutti, specialmente ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti. In ogni comunità vogliatevi bene

tra voi, non siate divisi ma vivete da fratelli, perché il mondo creda che Gesù è vivo nella sua

Chiesa e il Regno di Dio è vicino. I Patroni della Diocesi di Frascati sono due Apostoli: Filippo e

Page 12: Lectio divina - vitanostra-nuovaciteaux.it · dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello

Giacomo, due dei Dodici. Alla loro intercessione affido il cammino della vostra Comunità, perché

si rinnovi nella fede e ne dia chiara testimonianza con le opere della carità. Amen.