Le tre anime del polo tecno - sensoriale...- Metamorfosi in fiori di Florilla e in api di Melissa...

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Via Sant’Andrea, 47 | SAVIGLIANO (CN) | Tel. 0172 555 555 [email protected]•www.musessavigliano.it Le tre anime del polo tecno - sensoriale Il genius loci del territorio tra aromi identitari, tecnologia e potere estetico-simbolico dell’arte contemporanea Palazzo Taffini D’Acceglio (progettista l’architetto ducale Ercole Negri di Sanfront) trae le sue origini agli inizi del ‘600, quando è acquistato dalla famiglia Taffini con l’accorpamento di più edifici situati tra via Jerusalem, via Sant’Andrea e via delle Beccherie, ma assume un ruolo centrale nella storia di Savigliano nel corso del XVII secolo, allorché diviene sede di rappresentanza e accoglienza dei duchi Savoia Carlo Emanuele I (1562-1630), Vittorio Amedeo I (1587-1637), Carlo Emanuele II (1634-1675). Tale periodo fu caratterizzato anche da reggenze femminili, quelle di Maria Cristina di Borbone di Francia e Maria Giovanna Battista di Nemours, rispettivamente mogli di Vittorio Amedeo I e Carlo Emanuele II: le Madame Reali qui ricevettero onori solenni, ma diedero anche grande impulso alla vita di Corte. La storia di questo palazzo si intreccia con quella dei Savoia. I Taffini furono l’anello di congiunzione tra il potere centrale e quello locale. Savigliano, infatti, fu scelta dai Savoia per diventare un’impor- tante piazzaforte militare e un luogo strategico centrale nelle operazioni di conquista e di difesa del territorio dalle mire straniere, ora spagnole ora francesi. A tale scopo la famiglia Taffini, di antiche origini torinesi e di insigni tradizioni di cavalleria, fu designata per incarichi di primo piano in campo militare e amministrativo, ottenendo in cambio feudi e titoli nobiliari. La residenza divenne anche la sede ideale per ospitare la Corte nei suoi spostamenti da Chambéry a Torino, proclamata capitale del Ducato nel 1563, e fu utilizzata per il cerimoniale ufficiale e per gli eventi più importanti della città. Per questo gli affreschi degli interni, eseguiti tra il 1638 e il 1645, furono progettati per essere di grande impatto e con intento celebrativo. L’intervento decorativo fu realizzato per il Salone dei Fasti di Vittorio Amedeo I, denominato anche Salone d’Onore o Aula Regia (1), dopo il 1637 (anno della morte del duca) da Jean Claret e Gio- venale Boetto della “Scuola pittorica saviglianese”, allievi di Giovanni Antonio Molineri; per la Sala degli Dei dopo il 1638 (anno della pubblicazione in traduzione italiana dal latino del volume di Giovan Battista Ferrari “De Florum Cultura”, da cui i soggetti sono tratti). Che la committenza sia stata Maria Cristina, per celebrare le imprese del marito deceduto, i due co- gnati (i principi Tommaso e Maurizio di Savoia) o i Taffini stessi (Giusto Aurelio), casata strettamente legata alla Corte, l’esito è quello “dell’impresa decorativa più moderna e di maggiore impatto visivo della città, dove le case dei nobili funzionari apparivano ancora assestate su formule tardomanieriste. Il linguaggio delle forme può allora non solo riflettere lo status raggiunto ma concorrere alla strategia di potere e prestigio messa in atto dai Taffini che, nel giro di breve tempo, malgrado gli ostacoli iniziali posti dai vecchi poteri, riescono ad accedere ai ranghi della nobiltà di spada grazie al favore dei duchi e al mestiere delle armi” (Clara Goria, “Palazzo Taffini d’Acceglio a Savigliano”, U. Allemandi, 2004).

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Le tre anime del polo tecno - sensoriale

Il genius loci del territorio tra aromi identitari, tecnologia e potere estetico-simbolico dell’arte contemporanea

Palazzo Taffini D’Acceglio (progettista l’architetto ducale Ercole Negri di Sanfront) trae le sue origini agli inizi del ‘600, quando è acquistato dalla famiglia Taffini con l’accorpamento di più edifici situati tra via Jerusalem, via Sant’Andrea e via delle Beccherie, ma assume un ruolo centrale nella storia di Savigliano nel corso del XVII secolo, allorché diviene sede di rappresentanza e accoglienza dei duchi Savoia Carlo Emanuele I (1562-1630), Vittorio Amedeo I (1587-1637), Carlo Emanuele II (1634-1675). Tale periodo fu caratterizzato anche da reggenze femminili, quelle di Maria Cristina di Borbone di Francia e Maria Giovanna Battista di Nemours, rispettivamente mogli di Vittorio Amedeo I e Carlo Emanuele II: le Madame Reali qui ricevettero onori solenni, ma diedero anche grande impulso alla vita di Corte.

La storia di questo palazzo si intreccia con quella dei Savoia. I Taffini furono l’anello di congiunzione tra il potere centrale e quello locale. Savigliano, infatti, fu scelta dai Savoia per diventare un’impor-tante piazzaforte militare e un luogo strategico centrale nelle operazioni di conquista e di difesa del territorio dalle mire straniere, ora spagnole ora francesi. A tale scopo la famiglia Taffini, di antiche origini torinesi e di insigni tradizioni di cavalleria, fu designata per incarichi di primo piano in campo militare e amministrativo, ottenendo in cambio feudi e titoli nobiliari. La residenza divenne anche la sede ideale per ospitare la Corte nei suoi spostamenti da Chambéry a Torino, proclamata capitale del Ducato nel 1563, e fu utilizzata per il cerimoniale ufficiale e per gli eventi più importanti della città. Per questo gli affreschi degli interni, eseguiti tra il 1638 e il 1645, furono progettati per essere di grande impatto e con intento celebrativo.

L’intervento decorativo fu realizzato per il Salone dei Fasti di Vittorio Amedeo I, denominato anche Salone d’Onore o Aula Regia (1), dopo il 1637 (anno della morte del duca) da Jean Claret e Gio-venale Boetto della “Scuola pittorica saviglianese”, allievi di Giovanni Antonio Molineri; per la Sala degli Dei dopo il 1638 (anno della pubblicazione in traduzione italiana dal latino del volume di Giovan Battista Ferrari “De Florum Cultura”, da cui i soggetti sono tratti).

Che la committenza sia stata Maria Cristina, per celebrare le imprese del marito deceduto, i due co-gnati (i principi Tommaso e Maurizio di Savoia) o i Taffini stessi (Giusto Aurelio), casata strettamente legata alla Corte, l’esito è quello “dell’impresa decorativa più moderna e di maggiore impatto visivo della città, dove le case dei nobili funzionari apparivano ancora assestate su formule tardomanieriste.Il linguaggio delle forme può allora non solo riflettere lo status raggiunto ma concorrere alla strategia di potere e prestigio messa in atto dai Taffini che, nel giro di breve tempo, malgrado gli ostacoli iniziali posti dai vecchi poteri, riescono ad accedere ai ranghi della nobiltà di spada grazie al favore dei duchi e al mestiere delle armi” (Clara Goria, “Palazzo Taffini d’Acceglio a Savigliano”, U. Allemandi, 2004).

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1. AULA REGIA

Ma se il Salone di Vittorio Amedeo I rappresenta le vittorie del duca di Savoia nelle guerre di suc-cessione del Monferrato e dei Trent’anni e con lui celebra la magnanimità dei Taffini, che combat-tono fedelmente al suo fianco rivestendo i più alti gradi della cavalleria, le settecentesche Sale Blu, Rossa e Verde, con la Sala di Cantone, poste nella manica di ponente, quale significato hanno nella progettazione del palazzo? E ancora, quale arcano nasconde la Sala degli Dei solo in parte riportata agli antichi affreschi ? (2)

Le salette settecentesche nel ‘600 erano due grandi sale in stile barocco, la cui trasformazione in ambienti rococò ebbe inizio tra il 1726 e il 1731 per volere di Isabella di Savoia Carignano, la Dami-gella di Savigliano, e fu completata dal marchese Domenico Nepomuceno Taffini tra il 1758 e il 1771.

2. SALA DEGLI DEI

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I soffitti originari con le travi in legno, decorate con i nodi Savoia e i gigli di Francia, e gli affreschi seicenteschi sono una vera scoperta. Una scala a chiocciola porta infatti ad uno spettacolo inaspet-tato: ecco delinearsi le storie dell’antica Roma tratte dagli exempla di Tito Livio e Valerio Massimo, dalle xilografie di Tobias Stimmer e Jost Amman per le Icones Livianae, e raccordate da sei episodi della saga di Enea. E ancora otto figure femminili (originariamente dodici): le allegorie delle virtù, secondo l’Iconologia di Cesare Ripa, visibili nella Sala di Cantone. (3) (4) (5) (6)

3. ENEA E DIDONE

4. LA DISCESA AGLI INFERI

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5. SOCCORSO AI TROIANI

6. CAMILLO E IL MAESTRO DI FALERI

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Nell’impianto progettuale percorso architettonico e piano decorativo si sviluppano coerentemente mirando a un comune obiettivo, quello di fondere l’autorità del mito e della storia antica con l’at-tualità degli eventi politici sabaudi in una trama di battaglie e assedi, eroi ed esempi di virtù patrie passate e presenti. Dunque anche in questa parte, adiacente al Salone d’Onore, prevale l’intento celebrativo nei con-fronti dei duchi Savoia (e indirettamente della famiglia Taffini) e delle imprese di Vittorio Amedeo I attraverso una sorta di identificazione con gli eroi della storia di Roma e con il suo mitico “fondatore” Enea, l’eroe per eccellenza. Attraversiamo il loggiato e nell’ala verso sud ci attende la Sala degli Dei. Qui i temi iconografici sono tratti dalle incisioni del De Florum Cultura del gesuita Giovan Battista Ferrari (1633), un trattato eclettico di scienza naturale, giardinaggio e “diletto” tra i più eleganti prodotti dell’editoria illustrata romana del ‘600: sono presenti favole mitologiche, pitture di fontane e vasi di fiori, rappresentazio-ni di arnesi da giardino (da disegni di Pietro da Cortona, Giovanni Lanfranco, Guido Reni, Andrea Sacchi, e incisioni di Johann Friedrich Greuter e Claude Mellan).Originariamente la Sala era costituita da due stanze che dopo il 1898 furono trasformate dalle suore Rosine in un unico ambiente atto a ospitare una cappella privata. Nella prima troviamo, in corrispon-denza del fregio, sei favole mitologiche e due scene di metamorfosi floreale per il ciclo zodiacale. Nella seconda, dodici riquadri con paesaggi naturali e personificazioni allegoriche riconducibili ai mesi e alle stagioni.

In particolare, nella prima stanza: - Carro di Diana o della Luna (Bilancia) (7)- Convito degli Dei (Sagittario)- Metamorfosi in fiori di Florilla e in api di Melissa (Acquario) (8)- Carro di Nettuno (Sole) (9)- Metamorfosi di Limace e Bruco (Luna) (10)- Disputa tra Arte e Natura (Scorpione)- Favola di Giacinto (Vergine) (11)- Favola di Narciso alla fonte con la ninfa Eco (Ariete).

7. CARRO DI DIANA

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8. METAMORFOSI DI FLORILLA E MELISSA

9 CARRO DI NETTUNO

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10. METAMORFOSI DI LIMACE E BRUCO

11. FAVOLA DI GIACINTO

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Nella seconda stanza:

- Un personaggio dedicato alla pesca (Pesci)- Un guerriero (forse Marte)- Diana-Luna- Una figura femminile con braccia aperte- Un pastorello seduto con cane (forse Saturno claudicante)- Bacco e Cerere (Autunno)- Carro del Sole.

Sullo sfondo di alcuni affreschi si intravedono raffinati giardini, quasi a richiamare quelli sottostanti su cui già un tempo si affacciavano i due ambienti (come illustra l’incisione “Savilianum” realizzata su disegno di Giovanni Tommaso Borgonio per il Theatrum Sabaudiae), oggi reinterpretati con la creazione del Giardino dei Sensi del MÚSES, la cui ispirazione nasce dall’affresco “Disputa tra Arte e Natura” nella colorazione di un cespuglio di rose (immagine 12): la scultura centrale del Giardino dei Sensi dell’artista tedesco Franz Staehler fa rivivere il genius loci con l’opera contemporanea “La palette del pittore”. (13) (14)

12. DISPUTA TRA ARTE E NATURA

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13. IL GIARDINO DEI SENSI

14. LA PALETTE DEL PITTORE

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Di qui parte tutta l’impostazione del Giardino Taffini. Aiuole profumate e fiorite, a scandirne la stagio-nalità, proiettate sulla quinta di un berçeau di rose. Le immagini degli affreschi della Sala degli Dei accompagnano il visitatore in una teoria di giardini barocchi e all’italiana, sullo sfondo un palazzo barocco proprio come il Taffini. Su di essi campeggia il “Convito degli Dei” con Giove che srotola l’Editto del Buon Giardinaggio davanti a Zefiro. (15)

15. CONVITO DEGLI DEI

Dunque se il Salone d’Onore, riservato all’iconografia dinastica, con le sale dell’appartamento di parata era il luogo dei rapporti ufficiali, la Sala degli Dei aveva una funzione sociale intima: qui il signore e soprattutto la dama si intrattenevano con i loro amici e parenti; era cioè l’appartamento “de société”.

Palazzo Taffini diventava quindi il luogo simbolico d’incontro tra la “celebrazione” formale del “po-tere maschile”, rappresentato dai Savoia e dai Taffini, fatto di imprese militari e di esempi di “buon governo”, e quella informale del piacere o “diletto” di matrice prima di tutto femminile, fatta di tazze di thè o di cioccolata, ma anche di dissertazioni leggiadre e pur tuttavia colte come quelle sull’arte botanica, sulla coltivazione dei fiori e delle piante e, forse, anche sulla varietà delle essenze e dei profumi da essi ricavati, secondo la nuova moda della corte francese.Così l’uomo d’armi Taffini di un tempo realizza ora in sé perfettamente quell’ideale cavalleresco tanto ambito tra le famiglie nobili saviglianesi e la sua consorte assurge al rango di vera “dama di corte”,

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nobilitata dalla cultura e preparata ad accogliere gli ospiti anche di alto lignaggio. Ne è esempio Angela Maria Taffini, damigella d’onore di Maria Cristina di Francia.

Nella ricostruzione storica e anche un po’ fantastica della vita dei Taffini, in quel luogo simbolo che abbiamo appena descritto, questa idea ci ha sorretto: ciò che nobilita e unisce i due ambienti è il mito, inteso come racconto di gesta eroiche e divine ma anche come rappresentazione non razio-nale del cosmo e dei suoi elementi, cui gli dei presiedono, della natura e delle sue trasformazioni.

La forte connotazione che il mito dà a questo luogo simbolo ci ha indotto a progettare in chiave contemporanea un nuovo percorso artistico in via di allestimento che, partendo dalla mitologia greca e romana fino a toccare il cristianesimo, si snoderà sulla rampa verso il piano nobile e le sue splendide sale. Allo stesso modo la considerazione che gli affreschi della Sala degli Dei rappresen-tano il ciclo della natura attraverso i segni zodiacali, il sole e la luna, i mesi e le stagioni, gli arnesi della lavorazione della terra, i miti dei fiori e delle piante, ci fa rivivere l’antico genius loci: Palazzo Taffini era anche la “Casa dei fiori”, delle erbe profumate e delle essenze, e magari il suo giardino era rinfrescato dall’acqua di zampilli di fontane come quelle rappresentate nella Sala degli Dei. (16)

Nasceva a Savigliano nell’a-gosto del 1434, per volere di Amedeo VIII, l’Università degli Studi; la città degli antichi “Sali i” ospita dal 2008 una nuova Università.

Ora, ne l 2016, nasce i l MÚSES, il polo tecno-sen-soriale creato dall’Associa-zione Terre dei Savoia: mira a sviluppare un’Accademia Europea delle essenze e dei profumi, destinata a crescere nella meravigliosa cornice di Palazzo Taffini d’Acceglio.

Come per magia, tutto si è compiuto.

Loredana De Robertis

curatrice storica del MÚSES

16. FONTANA DEGLI DEI