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Le teorie liberali dei diritti naturali nellet della globalizzazione
Candidato:
Dario Colasanto
Abstract
Con limplosione dellUnione Sovietica e con la definitiva sconfitta dellideologia comunista, la realt internazionale stata investita da uno scambio di beni, servizi e risorse umane, tale da riproporre a livello globale sia un dibattito sulla legittimit della sovranit del potere statale, sia lintensificarsi del confronto interculturale, reso in precedenza quiescente dallo scontro ideologico della guerra fredda.
In unepoca in cui, con lo svilupparsi del processo di globalizzazione, non solo i tentativi dello stato nazionale di operare un controllo sulla propria economia si infrangono contro linfluenza del mercato globale, ma anche i concetti di ordine, di produzione legislativa e di politica economica necessitano di una profonda revisione, la realt occidentale, incentrata sulla sovranit popolare e sullo stato-nazione liberal-democratico, diviene sede di molteplici dibattiti filosofici riguardanti i diritti umani, la teoria politica e la teoria economica e finanziaria. Sono, quindi, le diverse correnti liberali (Classical Liberalism, Liberal e Libertarianism) evolutesi dal pensiero lockeano che, riconoscendo il carattere naturale e inalienabile dei diritti dell'individuo e negando ogni forma di potere assoluto, si interrogano e si confrontano sulla legittimit dellattuale forma di stato. Pertanto, se come emerge dal dibattito tra le antitetiche posizioni dei Liberals e degli anarcocapitalisti, lo stato come oggi lo conosciamo sopravviver o estender le sue competenze, o se invece, diventer uno stato minimo o addirittura scomparir completamente, dipender perlomeno in parte anche dallo sviluppo del dibattito filosofico-politico (occidentale) e dallo sviluppo del processo di globalizzazione. Peraltro, anche se il Classical Liberalism, con lesaltazione dellindividualismo metodologico e dei principi delleconomia marginalista in ambito sociale e politico supera le contraddizioni storiche del liberalismo lockeano, la realt storica si comunque sviluppata in una direzione antitetica. Infatti, il tentativo di giustificare listituzione statale esclusivamente per la sua capacit di produrre un ordine sociale in grado di difendere le libert individuali attraverso unidea evoluzionistica della storia e delle istituzioni, non stato sufficiente a invertire la tendenza alla diffusione del compromesso liberal-democratico, in cui la necessit della giustizia sociale, e il conseguente ampio interventismo statale, limitano di fatto la libert individuale. Inoltre, le stesse contraddizioni insite nel modello liberal-democratico sono attualmente rese ancor pi evidenti dagli sviluppi del processo di globalizzazione, che riducono le possibilit economiche e politiche dei singoli stati nazione di fronte ad una realt multiculturale ed economicamente globale. Cos, anche giustificate dallo svilupparsi della realt globale, irrompono le critiche del Libertarianism allattuale ordine politico, che sottolineano lillegittimit e linefficienza dellistituzione statale a favore del libero mercato, unica istituzione capace di produrre certezza nel rispetto dei diritti naturali di propriet. Tuttavia, mentre il dibattito filosofico-politico occidentale si concentra sulla legittimazione di unistituzione capace di produrre certezza senza intaccare le libert individuali, i messaggi politici liberali tentano di ergersi a validit universale sul piano internazionale, forse non tenendo nel dovuto conto lemergere di una realt multiculturale ben pi ampia e varia delle possibilit universalistiche del liberalismo. Infatti, se si considerano le teorie della globalizzazione congiuntamente agli sviluppi del pensiero liberale, il liberalismo politico nella sua difesa universale dei diritti individuali si mostra fortemente influenzato dalle sue origini culturali cristiane. Del resto, se la globalizzazione a favorire i principi liberali riducendo le capacit dello stato nazione di
imporre un ordine sociale capace di difendere le libert individuali, allora il liberalismo non pu non tener conto della realt multiculturale che la stessa globalizzazione impone.
Non potendosi, quindi, affrontare il rapporto fra globalizzazione e libert individuale limitatamente ai confini statali, ma essendo necessario considerare lo spazio internazionale in cui le scelte politiche si dimostrano interdipendenti da quelle economiche, si assiste allo scontro fra le posizioni universaliste e il relativismo culturale: chi ritiene oramai inevitabile il trionfo del mondo occidentale e della sua forma politico-economica sul globo si oppone a chi individua nella globalizzazione laccelerazione di quel processo di rinascita delle culture nazionali, sorto dalle ceneri della guerra fredda, che condurr il resto del mondo alla ribellione contro limperialismo occidentale.
Tuttavia, essendo entrambe queste posizioni profondamente intrise della peculiarit culturale occidentale, come d'altronde gli stessi tentativi dei movimenti liberali di costituire le basi per un ordine universale, tali teorie dimostrano la loro difficolt, se non lincapacit, di comprendere la realt multiculturale globale allinterno di uno schema teorico occidentale. Pertanto, pur ammettendo, con le posizioni relativiste, lesistenza di una realt multiculturale indipendente dalla civilt occidentale, e in ascesa sul panorama politico, economico e militare internazionale, non comunque possibile prevedere con certezza gli effetti dei processi di globalizzazione. Se la diffusione dellinformazione e lo sviluppo della tecnologia saranno capaci di creare un processo culturale convergente, o divergente, e quindi se loccidente sar capace di attuare una societ internazionale in stile kantiano fondata sulla democrazia liberale, o se le differenze culturali condurranno il mondo a un conflitto culturale universale, sono attualmente possibilit future indeterminabili. Tuttavia, sembra certo che a seconda di come si svilupper il processo di globalizzazione, lindividuo e la sua libert saranno le sue vittime o i suoi beneficiari, mentre lattuale stato nazione sar reso inerme o subordinato dal divenire della realt globale. Comunque, nonostante ogni approccio universalistico alla realt globale mostri necessariamente le sue radici culturali, si pu almeno ritenere valida la possibilit di un dialogo interculturale su posizioni realmente simmetriche.
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Premessa
Con la conclusione della Guerra fredda nel 1989 i confini nazionali ed
ideologici hanno subito una notevole espansione, dando cos origine ad uno
scambio di beni, servizi e risorse umane a carattere globale. Lavanzare del
processo di globalizzazione, quando lepoca caratterizzata dalla coincidenza
tra spazio politico() e spazio economico (mercato nazionale politicamente
controllato e indirizzato al raggiungimento di finalit), si avvia al tramonto1,
riaccende in occidente molteplici dibattiti filosofici riguardanti i diritti umani, la
teoria politica e la teoria economica e finanziaria. Quindi, anche nellambito delle
scienze sociali contemporanee, posizioni universaliste si scontrano con il
relativismo culturale: chi ritiene oramai inevitabile il trionfo del mondo
occidentale e della sua forma politico-economica sul globo si oppone a chi
individua nella globalizzazione laccelerazione di quel processo di rinascita delle
culture nazionali, tenute quiescenti dai blocchi sovietico e americano, che
condurr il resto del mondo alla ribellione contro limperialismo occidentale.
Inoltre, c da chiedersi se la globalizzazione altro non sia che la pi
moderna forma di occidentalizzazione, se il processo di universalizzazione del
modo e del livello di vita potr proseguire indefinitivamente, eliminare tutti gli
ostacoli e portare una vera unificazione del mondo2, e se loccidente potr
esportare quei modelli politico-culturali che oggi sono al centro di numerosi
dibattiti. La forma nazionale-statale, che stata il mezzo dellespansione
occidentale3, evolutasi nei vari regimi politici democratici, rischia infatti di essere
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travolta dallespansione dei mercati e dellinterdipendenza internazionale4, nonch
dalle critiche mosse contro i concetti di ordine, di produzione legislativa e di
politica economica provenienti dalle pi moderne correnti liberali. Se, come
emerge dal dibattito tra le antitetiche posizioni dei Liberals e degli
anarcocapitalisti, lo stato come oggi lo conosciamo sopravviver o estender le
sue competenze, o se invece, diventer uno stato minimo o addirittura scomparir
completamente, dipender perlomeno in parte anche dallo sviluppo del
dibattito filosofico-politico (occidentale) e dallo sviluppo del processo di
globalizzazione.
Appunto per tentare di capire quale sar levoluzione delle istituzioni e
dellordine, alla base della societ moderna, e su quali temi si confrontano le
attuali correnti filosofiche interne al pensiero liberale (Classical Liberalism,
Liberal e Libertarianism), sembra necessario ripercorrere le loro origini che si
estendono a ritroso sino a John Locke, che per la sua teoria della propriet
individuale considerato il fondatore del liberalismo5. Infatti, nel contratto
sociale lockeano vi quel riconoscimento del carattere naturale e inalienabile dei
diritti dell'individuo, reso possibile dalla negazione di ogni forma di potere
assoluto e dalla formulazione della dottrina della separazione dei poteri, che
rappresenta lorigine culturale del liberalismo politico moderno.
Tuttavia il liberalismo lockeano, fondandosi sullerronea teoria del valore-
lavoro, non ha potuto resistere agli sviluppi poli