Le teche della lettura La biblioteca come portale delle letture · 2012-02-16 · passando per...

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33 Biblioteche oggi luglio-agosto 2005 Le teche della lettura 1. La biblioteca come “portale verso” piuttosto che come “luogo della” lettura Siamo dunque sicuri che in biblioteca si debba leggere? No, non siamo affatto sicuri 1 Borges e Mallarmé potrebbero dis- sentire, ma il mondo non esiste per approdare a un libro. La lettu- ra (come del resto la scrittura) è solo una delle tante azioni che gli umani possono effettuare durante la loro vita, 2 non un fine o un be- ne in sé, tanto che entrambe (let- tura e scrittura) possono essere ef- fettuate per gli scopi più svariati (dai classici ambiti del lavoro e dello studio fino a quelli più biz- zarri o criminosi) e con livelli di gradimento (da parte di lettori e scrittori) che vanno dal godimento più sfrenato alla noia più mortale, passando per tutti i gradi e le com- binazioni intermedie. Si può leggere per il piacere stes- so di leggere, per ingannare il tempo, per “darsi un tono” oppure – ed è il caso probabilmente più diffuso – per trovare, analizzare, confrontare, valutare, assimilare e riutilizzare informazioni “congela- te” in appositi contenitori denomi- nati “documenti”, inventati proprio per conservare, organizzare e dif- fondere tali informazioni, “sconge- late” di volta in volta dai loro suc- cessivi lettori. Qualunque siano gli scopi della lettura, sia a breve termine (i van- taggi dell’azione stessa del leggere oppure il conseguente recupero di determinate informazioni) che in prospettiva (i motivi per cui cerca- vamo quelle informazioni oppure volevamo divertirci o divagarci o atteggiarci leggendo), è innegabile che in tutte le società alfabetizzate la lettura (intesa in senso ampio, includendo anche quella delle in- segne dei negozi e delle cifre sul- le banconote) sia una delle attività più capillarmente diffuse e perva- sive. E ciò potrebbe addirittura es- sere esteso alle società (e alle sin- gole persone) non alfabetizzate, volendo allargare il concetto di “lettura” oltre l’ambito strettamente alfanumerico. Infatti, così come il libro non indi- ca solo uno specifico medium ma ne è in un certo senso il prototipo generale, 3 lo stesso accade per i termini “lettura” e “testo”, non le- gati necessariamente alle sequen- ze di stringhe alfanumeriche, tanto che quest’ultimo può essere gene- ricamente definito “un sistema di segni che incorpora e veicola un contenuto informazionale” 4 ed en- trambi possono essere inseriti in espressioni come “testo pittorico” o “lettura del film”, 5 fino al punto che c’è addirittura chi, in modo forse estremo ma non del tutto ec- centrico, considera “testi” (e quin- di “leggibili”) i paesaggi. 6 Tornerò nella seconda parte di questo contributo sull’estensione semantica del concetto di lettura. Qui mi è sufficiente sottolineare che non stiamo parlando esclusi- vamente di libri (intesi come insie- mi di fogli di carta rilegati e rico- perti di caratteri alfabetici e nume- rici), né, a maggior ragione, di quel tutto sommato ristretto cano- ne di testi narrativi, poetici, dram- maturgici o appartenenti alla sag- gistica “di cultura” che sembrano spesso essere gli unici presi in considerazione dalla cosiddetta “promozione della lettura” effet- tuata da bibliotecari, insegnanti e editori. 7 Riccardo Ridi* Università Ca’ Foscari Venezia [email protected] La biblioteca come portale delle letture Identità di un’istituzione e pratica del leggere Nei giorni 17-18 marzo si è svolto al Palazzo delle Stelline di Milano il Convegno “Le teche della lettura: leggere in biblioteca al tempo del- la rete” organizzato dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano, dal Comune di Milano e da “Biblioteche oggi”. In attesa della pubblicazione degli atti, anticipia- mo su questo numero la relazione di Riccardo Ridi, La biblioteca come portale delle letture. Riccardo Ridi mentre interviene al Convegno “Le teche della lettura”

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33Biblioteche oggi – luglio-agosto 2005

Le teche della lettura

1. La biblioteca come“portale verso” piuttosto checome “luogo della” lettura

Siamo dunque sicuriche in biblioteca si debba leggere?

No, non siamo affatto sicuri1

Borges e Mallarmé potrebbero dis-sentire, ma il mondo non esisteper approdare a un libro. La lettu-ra (come del resto la scrittura) èsolo una delle tante azioni che gliumani possono effettuare durantela loro vita,2 non un fine o un be-ne in sé, tanto che entrambe (let-tura e scrittura) possono essere ef-fettuate per gli scopi più svariati(dai classici ambiti del lavoro edello studio fino a quelli più biz-zarri o criminosi) e con livelli digradimento (da parte di lettori escrittori) che vanno dal godimentopiù sfrenato alla noia più mortale,passando per tutti i gradi e le com-binazioni intermedie.Si può leggere per il piacere stes-so di leggere, per ingannare iltempo, per “darsi un tono” oppure

– ed è il caso probabilmente piùdiffuso – per trovare, analizzare,confrontare, valutare, assimilare eriutilizzare informazioni “congela-te” in appositi contenitori denomi-nati “documenti”, inventati proprioper conservare, organizzare e dif-fondere tali informazioni, “sconge-late” di volta in volta dai loro suc-cessivi lettori.Qualunque siano gli scopi dellalettura, sia a breve termine (i van-taggi dell’azione stessa del leggereoppure il conseguente recupero dideterminate informazioni) che inprospettiva (i motivi per cui cerca-vamo quelle informazioni oppurevolevamo divertirci o divagarci oatteggiarci leggendo), è innegabileche in tutte le società alfabetizzatela lettura (intesa in senso ampio,includendo anche quella delle in-segne dei negozi e delle cifre sul-le banconote) sia una delle attivitàpiù capillarmente diffuse e perva-sive. E ciò potrebbe addirittura es-sere esteso alle società (e alle sin-gole persone) non alfabetizzate,volendo allargare il concetto di“lettura” oltre l’ambito strettamentealfanumerico.Infatti, così come il libro non indi-ca solo uno specifico medium mane è in un certo senso il prototipogenerale,3 lo stesso accade per itermini “lettura” e “testo”, non le-gati necessariamente alle sequen-ze di stringhe alfanumeriche, tantoche quest’ultimo può essere gene-ricamente definito “un sistema disegni che incorpora e veicola uncontenuto informazionale”4 ed en-

trambi possono essere inseriti inespressioni come “testo pittorico”o “lettura del film”,5 fino al puntoche c’è addirittura chi, in modoforse estremo ma non del tutto ec-centrico, considera “testi” (e quin-di “leggibili”) i paesaggi.6

Tornerò nella seconda parte diquesto contributo sull’estensionesemantica del concetto di lettura.Qui mi è sufficiente sottolineareche non stiamo parlando esclusi-vamente di libri (intesi come insie-mi di fogli di carta rilegati e rico-perti di caratteri alfabetici e nume-rici), né, a maggior ragione, diquel tutto sommato ristretto cano-ne di testi narrativi, poetici, dram-maturgici o appartenenti alla sag-gistica “di cultura” che sembranospesso essere gli unici presi inconsiderazione dalla cosiddetta“promozione della lettura” effet-tuata da bibliotecari, insegnanti eeditori.7

Riccardo Ridi*Università Ca’ Foscari

[email protected]

La biblioteca come portaledelle letture

Identità di un’istituzione e pratica del leggere

Nei giorni 17-18 marzo si è svoltoal Palazzo delle Stelline di Milano ilConvegno “Le teche della lettura:leggere in biblioteca al tempo del-la rete” organizzato dalla RegioneLombardia, dalla Provincia diMilano, dal Comune di Milano e da“Biblioteche oggi”. In attesa dellapubblicazione degli atti, anticipia-mo su questo numero la relazionedi Riccardo Ridi, La biblioteca comeportale delle letture.

Riccardo Ridi mentre interviene alConvegno “Le teche della lettura”

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Per permettere la lettura, indispen-sabile alla loro stessa sopravviven-za e sviluppo, le società hannocreato numerose strutture che lasupportino. Due fra le principali,ma non certo le uniche, sono lescuole e le biblioteche, il cui rap-porto era stato al centro del miointervento due Stelline or sono.8

Tali strutture (che includono fra lealtre le case editrici, le librerie e gliarchivi) svolgono compiti assaicomplessi e diversificati, non tuttisempre riconducibili direttamentealla lettura, composti in un sistemaglobale estremamente articolato.Tale sistema nel suo complesso eanche ciascuno dei suoi singolicomponenti fungono da sostegnoalla lettura, ma non tutti nel mede-simo modo e con la medesima in-tensità, tanto che buona parte delsuccesso ormai secolare di alcunedi tali organizzazioni deriva pro-prio dall’aver ben individuato leproprie specificità e nell’averle lu-cidamente valorizzate, collaboran-do con le altre senza però maiconfondere i rispettivi ruoli e sen-za perdere le rispettive identità.Tanto per fare degli esempi, unconto è garantire a chi ha voglia obisogno di leggere un determinatodocumento, di poterselo procurarenel modo più rapido ed economi-co; un altro aiutare a scoprire seuna ipotetica informazione esistedavvero ed eventualmente in qua-le documento essa sia contenuta;un terzo produrre nuovi documen-ti primari; un quarto creare invecequel particolare tipo di documentidenominati “metadati” che servo-no a trovare e gestire i documentiprimari stessi; un quinto conserva-re per i posteri una vasta selezio-ne dei documenti prodotti dall’u-manità; un sesto insegnare a leg-gere (per poter utilizzare i docu-menti) e a scrivere (per produrli);un altro ancora diffondere da unaparte il desiderio di leggere per ilproprio piacere e dall’altra la con-sapevolezza che leggere (piacevo-

le o no che sia) è spesso una ne-cessità ineludibile per fare bene ilproprio lavoro, per non essere tur-lupinati, per non commettere in-consapevolmente illeciti o addirit-tura reati, per esprimere un orien-tamento politico consapevole eper migliaia di altri motivi.Probabilmente quasi nessuno ditali compiti è esclusivo di una solatipologia di organizzazione o isti-tuzione, e sicuramente nessuna or-ganizzazione o istituzione ha unosolo di tali compiti come propriounico obiettivo. Ciascuna organiz-zazione o istituzione, intesa sia alivello macroscopico come tipolo-gia che, più finemente, come sin-gola e concreta struttura con unapropria storia e localizzazione, siindividua come un particolare in-treccio di alcuni di tali obiettivicon una serie, altrettanto intricata,di condizioni date e di risorse di-sponibili.Per biblioteche, musei e archivisono compiti assolutamente pecu-liari, loro propri fin dalle origini etutt’ora solo marginalmente o spe-rimentalmente condivisi con altrisoggetti, tutti quelli connessi conla conservazione a lungo terminedi documenti appositamente sele-zionati. Biblioteche, scuole e uni-versità hanno in comune, in misu-ra e modalità diverse, il compito dieducare alla lettura critica e consa-

pevole, capace di selezionare lefonti informative e di valutare laloro affidabilità. L’indicizzazione,sia descrittiva che semantica, deidocumenti è un’altra attività fon-damentale delle biblioteche, effet-tuata però anche da editori e sitiweb per l’uso pubblico, e pratica-mente da qualsiasi ente per uso in-terno. Le biblioteche condividonoinfine con numerosi altri soggetti,molti dei quali oggi attivi in Inter-net, le funzioni di ricerca e recu-pero di informazioni e documenti,così come l’assistenza agli utenti intali operazioni.9

Anche volendosi fermare qui, ap-pare già evidente quanto numero-si e impegnativi siano i compiticonnessi più o meno direttamentecon la lettura che, pur se condivi-si di volta in volta con questa oquella istituzione, costituiscononel loro complesso la specificitàdelle biblioteche, ovvero quelloche potremmo definire il loro corebusiness. Le biblioteche, quindi,non detengono e non hanno maidetenuto alcun monopolio relativoalla documentazione e alla letturanel loro complesso, e neppure re-lativamente a singole attività lorocollegate. Ciò non significa peròche esse siano prive di una identi-tà ben definita, incontrovertibil-mente testimoniata invece dalla lo-ro secolare specializzazione nelle

Le teche della lettura

Biblioteche oggi – luglio-agosto 2005

Berlino, Staatsbibliothek

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attività di conservazione, organiz-zazione e offerta documentaria,laddove alla maggioranza delle al-tre organizzazioni connesse alla“filiera della lettura” tale specializ-zazione starebbe troppo stretta(perché si occupano anche, e so-prattutto, di altro, e soprattutto al-tri sono i loro obiettivi fondamen-tali) o troppo larga (perché maga-ri procurano occasioni di lettura,ma non conservano il relativo ma-teriale, oppure l’inverso).“Proprio tale specializzazione haconsentito e favorito lo sviluppo diraffinate competenze nell’ambitoappunto della conservazione, or-ganizzazione e offerta documenta-ria, che per il personale che operanelle biblioteche costituiscono ilnucleo fondamentale della propriaprofessionalità e che, in quanto ta-li, sono insegnate in appositescuole per i futuri bibliotecari e inappositi corsi di aggiornamentoper i bibliotecari già in carriera,mentre per chi lavora come gior-nalista o webmaster esse rappre-sentano solo un utile complemen-to ad altre, più centrali, conoscen-ze.”10 Inversamente, esistono atti-vità (e relativi skills) che sono cen-trali per altre organizzazioni, masolo complementari o marginaliper le biblioteche.La promozione della lettura, adesempio, fa parte del core businessdi scuole e università, sia a livellodi creazione e trasmissione di uncanone di testi la cui lettura è cul-turalmente apprezzata dalla societàin cui esse sono immerse, sia a li-vello di creazione e trasmissionedel valore etico della lettura in sé.11

Anche biblioteche, librerie e caseeditrici possono fare promozionedella lettura, ma come obiettivo se-condario, “interessato” e “corpora-tivo”, nel senso che più si legge epiù ci sarà da lavorare per loro. Perscuole e università, invece, veico-lare il valore di leggere in generalee di leggere certi testi piuttosto chealtri è un obiettivo centrale e “di-

sinteressato”, nel senso che nonserve all’autosostentamento.12

Le biblioteche sono state inventateper soddisfare, non per creare ibisogni informativi13 e le curiositàdi lettura, che nascono a scuola,sul lavoro e in pressoché qualsiasialtro lembo della vita sociale e pri-vata. Un po’ come per i medici, ilcui obiettivo dovrebbe essere pro-durre pazienti che abbiano sempremeno bisogno di medici, medicinee ospedali, e che comunque, nelfrattempo, soddisfino il bisogno dicure e di medicine, senza alimen-tarlo a loro volta.14

I compiti primari delle bibliotechesono già di per sé assai gravosi e,in vaste parti del pianeta (per nondire del nostro stesso paese) essinon vengono ancora svolti in mo-do sufficientemente efficace e ca-pillare. Siamo proprio sicuri che cisia, da parte delle biblioteche, lanecessità e l’urgenza di investirepreziose risorse umane e finanzia-rie (inevitabilmente distolte da altripossibili settori di intervento) peralimentare e incrementare dei biso-gni che poi le biblioteche stessenon sono in grado di soddisfarepienamente? Una biblioteca aperta

Le teche della lettura

Biblioteche oggi – luglio-agosto 2005

Università della Calabria, biblioteca d’ateneo

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(magari anche di domenica) e benfunzionante non è forse la miglioreforma di promozione della lettura?La questione è analoga a quella,che già tante volte ho posto all’at-tenzione dei colleghi, dell’uso del-la posta elettronica da parte degliutenti della biblioteca. Non è proi-bito fornirla, anzi in una prospetti-va digitale e ipertestuale scrittura ecomunicazione sono sempre piùcontigue alla lettura, ma siamo si-curi che ce lo possiamo permette-re? Le nostre strutture hanno giàtutte raggiunto i propri obiettiviprimari? Non rischiamo di fornirepoche brioche a chi ha fame ditanto pane? Certo, se una singolabiblioteca offre già ai propri uten-ti pane a sufficienza e le avanzanorisorse, essa può benissimo fornireloro – meglio se in collaborazionecon altre tipologie di istituzioni –anche qualche brioche (ad esem-pio mostre bibliografiche,15 incon-tri con gli autori e posta elettroni-ca),16 ma tutte le altre, che sono inItalia la stragrande maggioranza?Non sarebbe piuttosto meglio in-vestire le scarse e decrescenti ri-sorse disponibili per ampliare gliorari di apertura, incrementare ildocument delivery, inserire nel-l’OPAC tutto il posseduto e inau-gurare un reference service digita-le? Meglio soddisfare davvero gliutenti reali oppure andare a cacciadi utenti potenziali che probabil-mente non soddisferemo mai?17

Se questo dubbio vi pare sensato,vorrei provare a radicalizzarlo,estendendolo dalla promozionedella lettura alla lettura stessa, ov-vero all’azione compiuta dall’uten-te della biblioteca quando, dopoaver individuato e recuperato il do-cumento che fa per lui, si accingea “scongelarne” e assorbirne il con-tenuto. Da sempre, grazie al presti-to, tale azione non deve necessa-riamente avvenire all’interno dellabiblioteca stessa, ma nel corso deltempo, grazie alle sempre più po-tenti tecnologie per la riproduzio-

ne e la trasmissione dei documen-ti, è diventato progressivamentesempre più facile compierla anchealtrove, dopo la (o addirittura “in-vece della”) visita in biblioteca.Ciò non significa che si debbanoabolire i posti di lettura nelle bi-blioteche e proibire la lettura deidocumenti primari al loro interno,ma solo che, nell’organizzazionedei servizi (sempre perfettibili) enell’allocazione delle risorse (maisufficienti), si dovrebbe teneresempre più conto che il momentodella lettura in sé non è specificodella sola istituzione bibliotecaria,ma che esso può sempre più spes-so essere distribuito fra una miria-de di altre istituzioni (se si tratta dilettura legata a studio, lavoro oesigenze informative a valore poli-tico-sociale) o collocato all’internodella sfera della vita privata. Men-tre invece ci sono altre attività con-nesse e preliminari rispetto alla let-tura (ad esempio il prestito interbi-bliotecario) che non sono in alcunmodo delegabili ad altre istituzio-ni, e che quindi dovrebbero averela massima priorità nelle sceltedelle biblioteche.Bisognerebbe inoltre sempre ricor-darsi che l’efficacia di una biblio-teca si misura soprattutto col nu-mero di bisogni (o desideri) infor-mativi e documentari degli utentiche sono stati soddisfatti, non colnumero delle visite e delle letturein loco, che sono un mezzo e nonun fine.18 Se una biblioteca riuscis-se a soddisfare attraverso OPAC,digitalizzazioni, document deliverye reference a distanza tutte le esi-genze dei propri utenti senza farlimuovere da casa, ciò costituirebbeun successo clamoroso, e non unasciagura, come qualcuno potrebbesuperficialmente pensare, scam-biando mezzi e fini o avendo leidee confuse sugli obiettivi essen-ziali delle istituzioni bibliotecarie.Scriveva Luca Ferrieri dieci anni fache “la grande quantità di materia-li e di testi che la biblioteca infor-

mativa19 e informatizzata può of-frire su ogni argomento (bibliotecain Italia del tutto futuribile) rischiadi produrre un curioso effetto didistorsione per cui il reperimentodel documento (o addirittura lasua notizia) sostituiscono la lettu-ra”.20 Oggi, man mano che il futu-ribile diventa anche in Italia (al-meno nelle città più fortunate)presente e reale, dobbiamo, conanimo più o meno lieto a secondadell’immagine di biblioteca cheabbiamo in mente, ammettere pe-rò realisticamente che è sempremeno distorto e curioso il compor-tamento dell’utente che alla biblio-teca chiede soprattutto di procu-rargli il documento desiderato nelminor tempo e al minor costo pos-sibile, riservandosi poi di leggerlo(o anche di archiviarlo, cestinarloo dimenticarlo, tutte opzioni legit-time, se crediamo davvero che “lalettura è scelta, leggere è elegge-re”)21 se, quando e soprattutto do-ve riterrà più opportuno. Insom-ma: a ogni lettore il suo libro, aogni libro il suo lettore, ma il ma-trimonio venga poi consumato (ovada eventualmente in bianco)lontano da occhi indiscreti.22

In biblioteca, dunque, si può leg-gere e si deve continuare a legge-re, perché la macchina delle foto-copie non funziona, perché la nor-mativa sul copyright è eccessiva-mente vessatoria, perché enciclo-pedie e periodici non vanno inprestito, perché ho già troppi libriin prestito, perché questa bibliote-ca non mi consente il prestito, per-ché più che leggere devo confron-tare e trascrivere tanti brevi passida innumerevoli fonti, perché de-vo solo verificare una citazione,perché preferisco mangiare a casama uno spuntino fuori ogni tantoha il suo fascino, perché prima diportarmi a casa una damigianapreferisco assaggiarne un bicchie-re, perché a casa, in ufficio e ascuola non ho spazio, tempo o si-lenzio oppure perché non ho pro-

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prio casa, ufficio o scuola,23 per-ché ho un’ora di buco, perché so-no rimasto folgorato al volo da unlibro, perché, perché, perché…Ma non perché sia né l’unico, né ilmigliore né il più appropriato deiluoghi per leggere.Sempre più in futuro il rapportofra biblioteca e lettura si configu-rerà in modo simile a quello chegià oggi intercorre fra essa e l’in-segnamento o la scrittura. Scrivere,leggere, insegnare e imparare so-no tutte attività connesse alla bi-blioteca. Ciò sia perché tanto piùsi legge, si scrive, si insegna e siimpara, quanto più si tende adusare le biblioteche, sia perché –inversamente – le biblioteche sup-portano e stimolano lettura, scrit-tura, apprendimento e insegna-mento. Ma, sebbene ciascuna ditali attività si sia svolta in passato esi svolga tutt’ora – con modalità ein misura diverse – nelle bibliote-che, nessuna di esse si effettua og-gi né soltanto né soprattutto in bi-blioteca, e nessuna di esse fa par-te del nucleo delle competenzespecifiche dei bibliotecari.In biblioteca si arriva spesso pro-venendo da una lettura e se ne

esce quasi sempre rivolti versoun’altra, ma solo residualmente emarginalmente ci si sofferma a ef-fettuare letture che non siano oc-casionali e strumentali. La bibliote-ca dunque, ha più un ruolo di“portale verso” la lettura che di“luogo della” lettura, configuran-dosi come una sorta di centrale discambio binari o di hub aeropor-tuale in quell’infinito ipertesto cheè il docuverso.

2. Lettura / letture

In biblioteca, lo sanno tutti,si possono leggere solo

le enciclopedie24

Già da parecchi anni si parla di pa-perless office e paperless society e daaltrettanti, se non di più, di mortedel libro, eppure ogni anno conti-nuano ad aumentare sia il numerodei libri pubblicati che la quantitàdi carta stampata a vario titolo.Temo che anche l’ormai tradiziona-le lamentatio sui giovani che nonleggono più, sugli italiani che nonhanno mai letto e sul fatto che, ingenerale, si legga tutti meno di pri-

ma, faccia parte di questo scenarioesageratamente catastrofista.Intendiamoci, i dati sulla letturadei libri in Italia non sono fra i piùconfortanti.25 “Nell’indagine [Istat]del 2000 […] i ‘lettori’, come tradi-zionalmente intesi, sono in Italiasempre quelli: poco più del 40%della popolazione, più donne cheuomini, più giovani che anziani,più al Nord che al Sud, più neigrandi centri che nei piccoli.Niente di nuovo, dunque: da unanno all’altro piccole variazioni inpiù o in meno caratterizzano que-ste indagini senza che sia più pos-sibile individuare una tendenzaprecisa. Dico non più possibile,perché fino alla fine degli anni No-vanta il trend sembrava delineato:crescendo l’istruzione, il reddito,evolvendosi i costumi, gli italianileggevano anche di più. È ormaiun quinquennio che ciò non acca-de più e questo è già un pessimosegno. Magari non si torna indie-tro, ma si sta fermi. E su posizionidesolanti.”26 Ma il punto è che nonesistono solo i libri, e che la lettu-ra può assumere mille forme di-verse, che non sempre riusciamo ariconoscere immediatamente.

Leggo. È come una malattia. Leggotutto ciò che mi capita sottomano,sotto gli occhi: giornali, libri di te-sto, manifesti, pezzi di carta trovatiper strada, ricette di cucina, libriper bambini. Tutto ciò che è a ca-ratteri di stampa.27

La “biblioteca che legge” non è ne-mica delle nuove tecnologie e nonè popolata solo da angusti e sover-chianti scaffali di libri ma anche dauno sconcertante concerto di altristrumenti multimediali: video, foto,fono, audio, computo-teca, reti te-lematiche, BBS ecc.28

Si potrebbe continuare a lungo,aggiungendo una vasta gamma disupporti e tipologie documentariee di metodi e strumenti di lettura,29

e arrivando così rapidamente fino

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Biblioteca civica di Vimercate, Settore suono e visione

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a quell’estensione estrema deiconcetti di “lettura” e di “testo” cuisi è già accennato.30

C’è, tanto per cominciare, la classi-ca distinzione fra lettura estensiva(di molti documenti, ma en pas-sant e una volta sola ciascuno, so-lo per ricavarne un’impressionegenerale o determinate informa-zioni) e intensiva (di un solo do-cumento, ma più volte e in pro-fondità).31 C’è l’altra distinzione,non sempre sovrapponibile allaprecedente, fra lettura funzionale32

allo studio o al lavoro e lettura di-sinteressata, per il solo gusto dellalettura, tanto da arrivare ad esseredefinita “sensuale”.33 C’è il vastocampo della fruizione multimedia-le contrapposta, o integrata, allalettura alfanumerica. Ci sono varitipi di lettura tattile, effettuata tal-volta per scelta ma più spesso pernecessità.34 C’è il dibattito sui librielettronici, dati affrettatamente permorti quasi prima di nascere an-che perché non ne sappiamo rico-noscere le mille incarnazioni cheprosperano e si diffondono.35 C’è,più in generale, la lettura in am-biente digitale, sulla quale si sonoconcentrate numerose relazionidel Convegno “Le teche della lettu-ra”, che trova finalmente oggi nel-le chat e negli sms36 una esempli-ficazione intuitivamente compren-sibile a tutti delle teorie sull’“orali-tà secondaria” sviluppatesi a parti-re dagli anni Quaranta.37 C’è infine(e forse soprattutto) la lettura iper-testuale,38 che ha trovato nelWorld Wide Web un analogo stru-mento divulgativo e che semprepiù inestricabilmente si fonde conla scrittura.39

Siamo proprio sicuri di saper rico-noscere come “lettura” tutte leoperazioni di fruizione documen-taria che avvengono in tutti questiambiti, incluse le loro varie inter-sezioni e ibridazioni,40 tenendoneadeguatamente conto nell’ambitosia delle indagini statistiche chedelle susseguenti analisi teoriche e

decisioni politico-culturali? E stia-mo davvero fornendo loro, in bi-blioteca, la medesima ospitalità(ed, eventualmente, la medesimapromozione) abitualmente riserva-ta alla classica lettura delle parolestampate su pagine di libri e rivi-ste? Non capiterà piuttosto che,troppo spesso, le giudichiamo conocchi ancora troppo influenzatidai media che ci erano più fami-liari quando eravamo piccoli e chea scuola ci sono stati presentati co-me i più nobili, perché utilizzatidai grandi poeti e i filosofi deitempi che furono?Ma non ci staremo allargandotroppo in questo “sdoganamento”delle forme di lettura alternative?Siamo sicuri che ogni fruizione do-cumentaria possa essere conside-rata tout court “lettura”? Probabil-mente no, se vogliamo mantenereassociati a questo termine i con-cetti di attività, di libertà41 e di in-terpretazione critica. Ma ciò nondipende tanto dal tipo di testo e dimedium coinvolto, quanto dallemodalità della relativa fruizione.Lo stesso libro che “leggiamo” allascrivania o in poltrona, decidendoautonomamente se, quando e co-me soffermarci su un brano, sal-

tarlo o rinviarne la lettura, diventasemplicemente “recepito” (quandova bene) se la lettura la fa (ad altavoce o su uno schermo) qualcunaltro, coi propri ritmi, toni e scelte,inevitabilmente diversi dai nostri.E lo stesso vale per un film, un di-sco, un quadro. Certo, esistonomedia e supporti che si prestanomaggiormente alla lettura attiva (li-bri, dvd, siti web)42 rispetto ad al-tri (radio, televisione, cinemaproiettato in sala), ma in linea diprincipio è possibile da una parte“subire” anche il più ipertestualedei documenti, se il percorso nonlo scelgo io, e dall’altra già lo zap-ping è una forma minimale di con-trollo (e quindi di lettura) iperte-stuale (e quindi libera).43

Proseguendo con questo tipo didistinzioni è facile scoprire che, sec’è un particolare tipo di lettura at-tiva che le biblioteche hanno co-me proprio specifico compito dipermettere, garantire, coltivare,promuovere e insegnare, è la ref-erence reading, ovvero la “letturadi consultazione”,44 estensiva, iper-testuale, articolata in scorrimentodi liste, estrazione di dati median-te interrogazione e libera naviga-zione più o meno serendipica, chesi usa per consultare cataloghi ebibliografie, compulsare annuari erepertori, interrogare banche datie motori di ricerca.45 Tutte opera-zioni, ovvero modalità di lettura,che trovano in biblioteca il loroluogo di elezione, perché lì, piùche altrove, si concentrano gli stru-menti (reference works) e le com-petenze (reference librarians) con-nesse, sempre disponibili e aggior-nate.46

Il vero contraltare di questo tipo dilettura, l’autentico nemico della bi-blioteca e della cultura biblioteca-ria non sono la troppo spesso pa-ventata “cultura dell’immagine”né, tanto meno, Internet e le suelusinghe, che toglierebbero tempoalla lettura “vecchio stile”. È piut-tosto la cultura del sound bite,47

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Biblioteche oggi – luglio-agosto 2005

Biblioteca pubblica di Malmö

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contrapposta alla “cultura del ref-erence” e trasversale rispetto aimedia, costruita su flash informati-vi (ma forse sarebbe meglio direpropagandistici) isolati e autosuffi-cienti, avulsi da un reticolo docu-mentario e culturale contestualiz-zante, fittiziamente presentati co-me sempre e comunque unici,particolari e irripetibili.48 Una die-ta solo apparentemente ben dige-ribile di slogan, banalizzazioni,semplificazioni, schematismi esensazionalismi volti a creare incontinuazione eventi, attese escoop, rifuggendo da approfondi-menti, verifiche e confronti da par-te del lettore. La pappa scodellatain porzioni monodose al postodella cultura nutrizionale e gastro-nomica necessaria per capire cosa,quanto e come vogliamo e possia-mo davvero mangiare, avventu-randoci magari persino fino allascelta autonoma del ristorante o –inaudito – di ingredienti da cuci-nare noi stessi. Solo apparentemente Google eanaloghi strumenti, del cui rappor-to con le biblioteche si sta discu-tendo parecchio negli ultimi me-si,49 vanno inscritti all’interno diquesto tipo di cultura, perché (ameno di non volerli ottusamenteusare come oracoli, prendendo inconsiderazione solo il primo deiloro innumerevoli risultati)50 essirispondono a qualsiasi domandacon un reticolo di fonti che può si-curamente risultare dispersivo, maaltrettanto sicuramente non puòessere considerato né univoco néipersemplificatorio. Il pericolo vie-ne piuttosto da certi (molti) servizigiornalistici (soprattutto ma nonesclusivamente televisivi), dalmondo della pubblicità e della co-municazione politica, da un’edu-cazione eccessivamente nozioni-stica, dalla crisi dei valori della ra-zionalità e dell’argomentazione.Pagina e schermo, testo e immagi-ne, possono risultare, da questopunto di vista, altrettanto temibili.

Su questo terreno va spostata lapreoccupazione che in Italia, so-prattutto fra i giovani ma anchepiù in generale, ci si documentipoco, non si verifichino i “sentitodire”, non si approfondiscano lenotizie, non si sappiano cercare,valutare e selezionare i documentiche servono davvero a noi lettori enon a chi ce li propina per i piùsvariati motivi. Questo è il terrenopiù specifico su cui le bibliotechepossono e devono dare il lorocontributo all’interno della ben piùvasta alleanza degli “amici dellalettura”.51

Già nel 1986, prima dell’invenzio-ne del web e quando ancora nes-suno parlava di biblioteche digita-li o ibride, Donald F. McKenzie ciricordava che “nella storia dellatrasmissione testuale la stampa èsolo una fase, la cui importanza ri-schiamo di sopravvalutare. […]Perfino nella nostra società, i testiorali e le immagini visive non sol-tanto hanno continuità (seppurrafforzata dalla stampa), ma hannoora recuperato il loro ruolo fra leprincipali forme di comunicazionecon uno slancio espansivo anchemaggiore. Le radici di questa revi-viscenza sono molto più antiche diquanto forse abbiamo voglia di ri-cordare: il telegrafo, la fotografia,il telefono, il fonografo e perfinolo stesso cinematografo sono tutteinvenzioni del diciannovesimo se-colo. Retrospettivamente si puòcapire il mancato sviluppo di for-me di controllo bibliografico, diun’adeguata tecnica di archiviazio-ne e di un idoneo accesso pubbli-co sul modello della biblioteca tra-dizionale. Ma la forza cumulativadi questi veicoli comunicativi, in-sieme ad altri ancora più nuovi,come la televisione, il nastro ma-gnetico, il disco ottico e il com-puter, nonché l’importanza dei te-sti registrati su questi supporti, èoggi tale che ogni ulteriore ritardoè imperdonabile”.52

Oggi, dopo vent’anni, resta ancora

molto da fare sul fronte dei servizibibliotecari di base, relativamentea tutti questi “testi alternativi”.Realizzarli nel modo migliore, co-minciando dall’approntamento de-gli strumenti e dell’assistenza ne-cessari per la diffusione della rela-tiva reference reading, sarebbel’aiuto migliore che le bibliotechepotrebbero dare alla “lettura altempo della rete”.

Note

* Ringrazio per osservazioni e suggeri-menti Antonella Bontae, Claudio Gnoli,Juliana Mazzocchi, Rossana Morriello,Michele Santoro e Giulia Visintin.1 LUCA FERRIERI, Leggere in biblioteca,in La biblioteca legge. Leggere la bi-blioteca. La biblioteca nella riflessionedei bibliotecari e nell’immaginario de-gli scrittori, a cura di Claudia Berni eGiuliana Pietroboni, Milano, EditriceBibliografica, 1995, p. 66-81; 76-77.2 “Chi si interroga ‘sociologicamente’sul rapporto tra la lettura e la prassi ingenere dimentica che la lettura è giàuna forma di prassi” (LUCA FERRIERI, Inteoria la lettura, in LUCA FERRIERI –PIERO INNOCENTI, Il piacere di leggere.Teoria e pratica della lettura, Milano,Unicopli, 1995, p. 13-155, 101; corsivodell’autore). Allargandosi ulteriormen-te all’intero campo della comunicazio-ne, e volendo chiosare il filosofo dellinguaggio Austin domandandosiquando “dire è fare”, la risposta po-trebbe quindi essere “bè, sempre!”.Cfr. JOHN LANGSHAW AUSTIN, Quandodire è fare, a cura di Antonio Pieretti,Torino, Marietti, 1974 (How to dothings with words, Oxford, ClarendonPress, 1962).3 “Nel corso della esposizione il voca-bolo ‘libro’ verrà adoperato per indica-re qualsiasi oggetto portatore di segni,da un codice manoscritto a un giorna-le, da uno spartito musicale a un nastromagnetico” (ALFREDO SERRAI, Guida al-la biblioteconomia, edizione aggiorna-ta a cura di Maria Cochetti, Firenze,Sansoni, 1995, p. 9, nota 1).4 GIOVANNI DI DOMENICO (in collabora-zione con Piero Innocenti), Teoria epratica della redazione. Guida alla

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compilazione dei testi e alla loro pre-parazione per la stampa, Milano, Edi-trice Bibliografica, 1994, p. 2.5 Celebre la “lettura” dei rispettivi cor-pi da parte dei due amanti in Se unanotte d’inverno un viaggiatore di ItaloCalvino (Torino, Einaudi, 1979, p.155-156).6 Cfr. DONALD F. MCKENZIE, Bibliografiae sociologia dei testi, traduzione di Isa-bella Amaduzzi e Andrea Capra, Mi-lano, Sylvestre Bonnard, 1999 (Biblio-graphy and the sociology of texts, Lon-don, British Library, 1986). McKenziecontribuisce a importare nel mondo an-glosassone l’idea, più diffusa in altreculture come quella russa, che un testonon è necessariamente verbale e lette-rario, ma che tutto, perfino un paesag-gio, può esserlo e che a maggior ragio-ne lo è una cultura nel suo complesso;cfr. anche CESARE SEGRE, Testo, in Enci-clopedia, diretta da Ruggero Romano,Torino, Einaudi, 1977-1984, v. 14, p.269-291. L’idea stessa della leggibilità diun mondo concepito come testo ovve-ro come libro, per la cui antica tradizio-ne cfr. HANS BLUMENBERG, La leggibilitàdel mondo. Il libro come metafora dellanatura, edizione italiana a cura di Re-mo Bodei, traduzione di Bruno Argen-ton, Bologna, il Mulino, 1989 (Die Les-barkeit der Welt, Frankfurt, Suhrkamp,1981), che può risultare oggi ostica se sipensa a un testo sequenziale, dotato diun solo inizio e una sola fine, di un uni-co percorso di lettura, di una sola inter-pretazione autentica, scritto da uno opiù autori ben definibili, diventa più ac-cettabile riformulandola all’interno delparadigma ipertestuale. 7 Fanno parzialmente eccezione lestrategie promozionali basate su “se-duzione”, “sedizione” e “contagio”raccomandate in più occasioni da Lu-ca Ferrieri (cfr. ad esempio La promo-zione della lettura in biblioteca.Modelli e strategie in un’indagine na-zionale sulle biblioteche pubbliche,Milano, Editrice Bibliografica, 1996, p.7-11 e Il piacere di leggere si può pro-muovere?, in Il futuro della lettura. Se-minari di Massa Marittima, Grosseto,Pitigliano, 11, 18, 25 ottobre 1996, acura di Maurizio Vivarelli, Manziana,Vecchiarelli, 1997, p. 203-217), cheperò restano comunque all’interno diun orizzonte di desiderio, piacere e li-bera scelta che copre solo una parte

dell’universo delle letture possibili enecessarie. Sono invece forme di pro-mozione (intesa in senso ampio) sicu-ramente “sostenibili” da parte delle bi-blioteche la user education, una buo-na segnaletica interna ed esterna, unoscaffale aperto più ampio possibile,dei criteri di collocazione ben ponde-rati, una sede ben posizionata e acco-gliente e le altre citate da GiovanniSolimine negli stessi seminari (La bi-blioteca “informativa” e le strategie diservizio centrate sulla lettura, in Il fu-turo della lettura, cit., p. 195-201). “Levere forme di promozione della lettu-ra non dovrebbero essere esplicate inmaniera diretta, come induzione più omeno coattiva alla pratica. Si potreb-bero forse più proficuamente limitare,per così dire, a un normale e correttofunzionamento di alcune istituzioniche già vi sono preposte in manieradiretta e indiretta (il che è ben lonta-no dall’attuarsi)” (RENATO NISTICÒ, Per-ché leggere, se leggere fa male, “Biblio-teche oggi”, 22 (2004), 5, p. 33-43; 42.Sul tema delle forme di promozionepiù appropriate per le biblioteche, ve-di anche infra, nota 17.8 RICCARDO RIDI, Le relazioni pericolo-se. Affinità e divergenze fra bibliotecae scuola al tempo della rete, in La bi-blioteca condivisa. Strategie di rete enuovi modelli di cooperazione, atti delconvegno a cura di Ornella Foglieni,Milano, Editrice Bibliografica, 2004, p.156-169, oppure in E-LIS, aprile 2004,<http://eprints.rclis.org/archive/00001164/>.9 Cfr. ID., Biblioteche vs Google? Unafalsa contrapposizione, “Bibliotecheoggi”, 22 (2004), 6, p. 3-5, oppure<http://www.bibliotecheoggi.it/2004/20040600301.pdf>.10 Ibidem, p. 4.11 Valore non così ovvio e autoevi-dente quanto potrebbe superficial-mente apparire, come sottolineato daRenato Nisticò in Perché leggere, seleggere fa male, cit. Sul rapporto fraetica e lettura cfr. anche LUCA FERRIERI,In teoria la lettura, cit., p. 73-103.12 Anzi, si potrebbe addirittura soste-nere, paradossalmente, che quantopiù esse riescono a inculcare la pas-sione per la lettura, tanto più rendonoautonomi i propri utenti, che possonoproseguire da soli (o, semmai, conl’ausilio di editori, librerie e bibliote-

che) il proprio percorso di lettura.Ovviamente un ulteriore (e probabil-mente primario) soggetto di promo-zione della lettura in genere e di de-terminate letture in particolare è l’am-biente familiare, che l’effettuerà o me-no in base alle proprie abitudini, ca-pacità e valori.13 “Nutro profondissimi dubbi sul fat-to che l’istituto bibliotecario sia diconforto al buon lettore. La spiegazio-ne è semplice al punto da sfiorare latautologia: non è nell’essenza della bi-blioteca la promozione della buonalettura. Una biblioteca è tale non per-ché invogli o obblighi il lettore a undeterminato tipo di approccio al do-cumento, ma perché – in un qualchemodo – ‘essenzialmente’ gli mette adisposizione il documento” (ALBERTO

SALARELLI, Tempo di noia, tempo di let-tura: sistemi informativi, biblioteche ela deriva del “buon lettore”, relazionepresentata al Convegno “Le teche del-la lettura: leggere in biblioteca al tem-po della rete”).14 Questo sarebbe il comportamentodeontologicamente corretto, ma nonsi può escludere che esistano mediciche invece prescrivano, per i motivipiù svariati, più medicine del necessa-rio o che comunque ne creino un bi-sogno immotivato. Analogamentepossono esistere bibliotecari respon-sabili di promozioni e consigli di let-tura eccessivi, immotivati, invadenti.15 Sulle mostre in biblioteca è difficilenon concordare con Valentino Roma-ni: “Limitarsi a esibire uno o più testidel passato in un veloce passaggioespositivo significa mettere in mostraun sostanziale travisamento dei modidi produzione e fruizione della cultu-ra scritta, delle sue funzioni e delcammino percorso dalla cultura libra-ria” (VALENTINO ROMANI, Libri in primopiano. Cento anni di mostre di libri edocumenti, in L’organizzazione delsapere. Studi in onore di AlfredoSerrai, a cura di Maria Teresa Biagetti,Milano, Sylvestre Bonnard, 2004, p.335-352; 345).16 Ammesso e non concesso che taliservizi aggiuntivi non siano comun-que controproducenti rispetto allamission primaria della biblioteca o ad-dirittura rispetto alla sua stessa esi-stenza. “Dovrebbe essere lapalissiano,ma spesso purtroppo non lo è, che,

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per una biblioteca, riuscire ad esserebene qualcosa d’altro (che so, un en-te manifestazioni o un parco giochi oun Internet café gratuito) se pure ci siriesce, non serve allo scopo, anzi puòessere controproducente. Se perfino ilbibliotecario pensa che sia meglio fa-re un ente manifestazioni o unInternet point invece che una biblio-teca, perché mai l’assessore dovrebbevederla diversamente?” (ALBERTO PE-TRUCCIANI, Postfazione, in MICHAEL

GORMAN, La biblioteca come valore.Tecnologia, tradizione e innovazionenell’evoluzione di un servizio, tradu-zione di Matteo Barucci, a cura e conprefazione di Mauro Guerrini, Udine,Forum, 2004 (The enduring library.Technology, tradition, and the questfor balance, Chicago, American li-brary association, 2003), p. 203-208;206. Cfr. anche RICCARDO RIDI, Internetno limits?, “Bibliotime”, 4 (2001), 3,<http:// www.spbo.unibo.it/biblioti-me/num-iv-3/ridi.htm>.17 Certo, c’è promozione e promozio-ne. Ad esempio la disseminazione se-lettiva delle notizie bibliografiche edei relativi documenti, così come –più in generale – il rafforzamento,l’ampliamento e la pubblicizzazionedei servizi bibliotecari, sono misurepromozionali atte a “stimolare e facili-tare l’utilizzazione dei documenti”(ALFREDO SERRAI, Guida alla biblioteco-nomia, cit., p. 33) che difficilmentepossono essere considerate estraneeal core business delle biblioteche, es-sendo volte a permettere di usufruiredei loro servizi anche ai non-utenticlassificabili come: “a) quelli che co-noscono le proprie esigenze informa-zionali, saprebbero come soddisfarle,ma vivono in un ambiente in cuimancano le strutture bibliotecarie oc-correnti o queste non funzionano; b)quelli che conoscono le proprie esi-genze informazionali, sanno che ci so-no le biblioteche, ma non individuanoil nesso fra le proprie esigenze e i mo-di in cui quelle biblioteche potrebbe-ro soddisfarle; c) quelli che conosco-no le proprie esigenze informazionalima non sanno a chi ci si deve rivol-gere per soddisfarle; d) quelli chehanno dei bisogni informazionali manon sono in grado di precisarli” (ibi-dem, p. 35-36). Più dubbio, a mio av-viso, l’intervento promozionale a fa-

vore della residua categoria di “e)quelli che avrebbero dei bisogni in-formazionali ma non lo sanno” (ibi-dem, p. 36), che rischia di sfociare nelvelleitarismo (chi mai può considerar-si del tutto estraneo a tale gruppo?) enel pedagogismo (quali, fra gli infinitibisogni informativi potenziali nascostiin ciascuno, andranno coltivati, conquali priorità e verso quali delle mol-teplici direzioni possibili?). Sul temadella promozione “sostenibile”, vedianche supra, nota 7.18 “Se si ragiona dal punto di vista del-l’utente, l’esperienza ideale di contattocon la biblioteca può essere sintetizza-ta così: massimo beneficio (l’utente ri-tiene che la prestazione dell’erogatoreabbia soddisfatto pienamente le sueaspettative di servizio), sacrificio mini-mo (l’utente giudica accettabile la spe-sa sostenuta in termini di tempo e didenaro). Il livello di soddisfazione sa-rà tanto più alto, quanto più ci si avvi-cinerà a questo risultato” (GIOVANNI DI

DOMENICO – MICHELE ROSCO, Comuni-cazione e marketing della biblioteca.La prospettiva del cambiamento per lagestione efficace dei servizi, Milano,Editrice Bibliografica, 1998, p. 107).19 Sulla “biblioteca informativa”, cfr.GIOVANNI SOLIMINE, La biblioteca “in-formativa” e le strategie di serviziocentrate sulla lettura, cit., p. 195-201.20 LUCA FERRIERI, Leggere in biblioteca,cit., p. 81.21 Ibidem, p. 72.22 A maggior ragione se il talamo al-lestito in biblioteca risulta così pocoallettante come lo stesso Ferrieri illu-stra efficacemente nel medesimo in-tervento (ibidem, p. 76-81). Ma giàprecedentemente Piero Innocenti ri-cordava che “la biblioteca non è illuogo privilegiato della lettura nelleabitudini di nessuno di noi: dal ba-gno, al treno, allo studio, alla poltro-na, molti preferiscono alla bibliotecamolte altre sedi” (Leggere in bibliote-ca, in La cooperazione interbibliote-caria. Livelli istituzionali e politiche,Atti del convegno regionale, Firenze,27-29 novembre 1989, a cura di Su-sanna Peruginelli e Anna Marie Spe-no, Firenze – Milano, Giunta regiona-le Toscana – Editrice Bibliografica,1990, p. 57-62; 58). 23 È evidente che gli studenti “fuori se-de” che non hanno un proprio spazio

privato decente per studiare sono ungrosso e reale problema sociale che bi-sogna cercare di risolvere o almeno al-leviare, così come lo sono – a maggiorragione – gli homeless. Ciò su cui hodei dubbi è che si tratti di un problemaprettamente bibliotecario.24 LUCA FERRIERI, Leggere in biblioteca,cit., p. 76-77.25 Cfr. I lettori di libri in Italia. Com-portamenti e atteggiamenti degli ita-liani nei confronti della lettura,Roma, Istat, 1998 e Letture e linguag-gio. Indagine multiscopo sulle famiglie“I cittadini e il tempo libero”. Anno2000, Roma, Istat, 2003, quest’ultimadisponibile anche all’indirizzo: <http://catalogo.istat.it/20021218_00/>. Piùspecificamente sulla lettura giovanilecfr. I giovani e la lettura. Indagine“Grinzaneletture ’95” promossa dalPremio Grinzane Cavour e dai Perio-dici San Paolo in collaborazione conil Censis, introduzione di Sergio Zavo-li, Milano, Mondadori, 1995 e I giova-ni, il libro, la multimedialità. Indagi-ne sui comportamenti di lettura e l’u-so delle tecnologie della comunicazio-ne, a cura di Giovanni Solimine, Ro-ma, Ministero per i beni e le attivitàculturali, 2004. Per un confronto colcontesto europeo cfr. GIOVANNI CESARE

BIANCO, La domanda di lettura e ladomanda di libri, in FRANCESCO SILVA –MARCO GAMBARO – GIOVANNI CESARE

BIANCO, Indagine sull’editoria. Il librocome bene economico e culturale, To-rino, Fondazione Giovanni Agnelli,1992, p. 27-75. Ampliando il quadroall’intero campo della comunicazionesi possono utilmente vedere anche irelativi rapporti del Censis pubblicatida Franco Angeli (Offerta di informa-zione e uso dei media nelle famiglieitaliane, 2002; Italiani & media. Lediete mediatiche per gruppi e tribù,2003; Giovani & media, 2004; I mediache vorrei, pubblicazione completaprevista entro il 2005, resoconto sinteti-co già disponibile a partire da <http://www.censis.it>). Limitatamente al-l’ambiente digitale si veda anche ilDiario multimediale tenuto da Cristi-na Mussinelli sull’annuario Tiraturecurato da Vittorio Spinazzola per laFondazione Arnoldo e Alberto Mon-dadori e Il Saggiatore.26 PIER FRANCESCO ATTANASIO, Letturasotto inchiesta. Le dimensioni della let-

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tura, in Tirature ’05. Giovani scrittorie personaggi giovani, a cura di Vitto-rio Spinazzola, Milano, FondazioneArnoldo e Alberto Mondadori – Il Sag-giatore, 2005, p. 136-141; 137. 27 AGOTA KRISTOF, L’analfabeta. Rac-conto autobiografico, traduzione di Le-tizia Bolzani, Bellinzona, Casagrande,2005, p. 9 (L’analphabète. Récit auto-biographique, Genève, Zoé, 2004).28 LUCA FERRIERI, Leggere in biblioteca,cit., p. 76.29 “Read any good books lately? […]Or perhaps you’ve been told ‘You’re alibrarian so must read a lot’. If youwere an inhalation therapist wouldthat mean you must breathe a lot?How does one respond to such a ques-tion? A. Sure, especially computerscreen for five to ten hours a day; B.Compared to the average orangutan,plenty. C. Absolutely. I only rent sub-titled foreign movies, never dubbedones. D. Twenty to forty thousand cit-ations per year. If I were a speed-read-er I’d have even more speeding cit-ations. E. The minute I retire. F.Pretend to be Bill Clinton: ‘It dependson how you define read’” (JIM DWYER,Books are for use? Keeping in the faithin reading, in Readers, reading andlibrarians, special issue of “The ac-quisitions librarian”, 25 (2001), editedby Bill Katz, Binghamton, The HaworthPress, 2001, p. 61-79; 66).30 Per una corposa antologia di braniletterari e saggistici sulla lettura si ve-da PIERO INNOCENTI (con la collabora-zione di Cristina Cavallaro), Passi delleggere. Scritti di lettura, sulla letturaper la lettura: a uso di chi scrive e dichi cita, Manziana, Vecchiarelli, 2003.31 “Several authors have discussed theadaptive change over many gener-ations from ‘intensive reading’ to ‘ex-tensive reading’ […]. When readersowned only a few books, they readthem over and over. When all sorts ofprinted material became available,readers changed their activity pattern,reading a text once and then movingon to the next one. Undoubtedly weare in the process of a parallel shift il-lustrated by our hopping from onewebsite to another” (SHIRLEY HYATT,Judging a book by its cover: e-books,digitization and print on demand, inThe digital factor in library and infor-mation services (International year-

book of library and information man-agement 2002/2003), edited by GaryEugene Gorman, London, Facet, 2002,p. 112-132; 125). Cfr. anche JULIAN

BAMFORD – RICHARD R. DAY, Extensivereading. What is it? Why bother?, inThe language teacher, Tokyo, JapanAssociation for Language Teaching,May 1997, <http://www.jalt-publica-tions.org/ tlt/files/97/may/extensive.html> e The bookless future. An onlineexchange between Robert Darntonand Keiji Kato, in The book & the com-puter, Tokyo, Dai Nippon Printing,June 2001, <http://www.honco.net/100day/03/2001-0607-dk1.html>.32 “Proprio perché funzionale, la lettu-ra per ragioni professionali e di studioè più soggetta alla competizione tra imedia: il contenuto è più importantedel mezzo, il fascino dell’oggetto librosi riduce, e piuttosto sono altri gli ele-menti – la facilità di accesso, la ricer-cabilità di un contenuto, l’aggiorna-mento – che creano valore per il letto-re” (PIER FRANCESCO ATTANASIO, Letturasotto inchiesta. Le dimensioni della let-tura, cit., p. 139).33 Cfr. ERMANNO DETTI, Il piacere di leg-gere, nuova edizione, Firenze, LaNuova Italia, 2002, p. 5-24. Paradossal-mente persino la lettura più disinteres-sata e “di evasione”, che si concentra(ma non si esaurisce) sui testi “di im-maginazione” (soprattutto narrativa epoesia) può essere ulteriormente scom-posta in base a una vasta gamma di bi-sogni che in essa trovano soddisfazio-ne, come analizzato da BOB USHERWOOD

– JACKIE TOYNE, The value and impact ofreading imaginative literature, “Journalof Librarianship and InformationScience”, 34 (2002), 1, p. 33-41.34 Cfr. MAURO GIANCASPRO, Il morbo diGutenberg, Napoli, L’Ancora delMediterraneo, 20043, p. 87-88.35 Cfr. RICCARDO RIDI, La biblioteca di-gitale: definizioni, ingredienti e pro-blematiche, “Bollettino AIB”, 44 (2004),3, p. 273-344 (paragrafo 2.3, p. 285-288),oppure in E-LIS, aprile 2004, <http://eprints.rclis.org/archive/00002535/> eLEE SHIFLETT, Some speculation on thefuture of the book, in Readers, readingand librarians, cit., p. 35-49.36 Cfr. FABIO METITIERI, Comunicazionepersonale e collaborazione in rete.Vivere e lavorare tra email, chat, co-munità e groupware, Milano, Franco

Angeli, 2003 e ELENA PISTOLESI, Il par-lar spedito. L’italiano di chat, e-mail eSMS, Padova, Esedra, 2004.37 Cfr. WALTER J. ONG, Oralità e scrit-tura. Le tecnologie della parola, tradu-zione di Alessandra Calanchi, revisio-ne e introduzione all’edizione italianadi Rosamaria Loretelli, Bologna, ilMulino, 1986 (Orality and literacy.The technologizing of the word,London – New York, Methuen, 1982)e MATTEO SANFILIPPO – VINCENZO MATE-RA, Da Omero ai cyberpunk. Teoria estoria della comunicazione in Cana-da e negli Stati Uniti (1940-1994), Ro-ma, Castelvecchi, 1995.38 Cfr. GEORGE P. LANDOW, L’ipertesto.Tecnologie digitali e critica letteraria, acura di Paolo Ferri, traduzione di Vivia-na Musumeci, Milano, Bruno Monda-dori, 1998 (Hypertext 2.0. The conver-gence of contemporary critical theoryand technology, Baltimore, The JohnsHopkins University Press, 1997).39 Cfr. P.J. BROWN – HEATHER BROWN,Integrating reading and writing of docu-ments, “Journal of Digital Informa-tion”, 5 (2004), 1, <http://jodi.ecs.soton.ac.uk/Articles/v05/i01/Brown>.40 Patrick Bazin ha proposto il termi-ne “metalettura” per coprire l’interasfera semantica di questo concetto al-largato di lettura nel suo interventoToward metareading, in The future ofthe book, edited by Geoffrey Nunberg,with an afterword by Umberto Eco,Turnhout, Brepols, 1996, p. 153-168,riprendendolo successivamente anchenel suo intervento in questo stessoconvegno, intitolato Biblioteche e me-talettura.41 Si tratta in questo caso di una liber-tà “relativa” o “interna”, che può espli-carsi anche nella fruizione di testi “ob-bligati” per motivi di studio, lavoro,tutela della salute o dei propri diritti,ben diversa da quella “assoluta” o“esterna” che si applica solo ai testifruiti per diporto o passione.42 Benché troppo spesso strumenti dal-le enormi potenzialità ipertestuali (oipermediali, se si preferisce), come adesempio i dvd, vengano mutilati di talifunzioni per precise, ancorché sciagu-rate, scelte editoriali e commerciali.43 Non è dunque attribuibile a questotipo di lettura quanto Luca Ferrieri pre-vede a proposito della “lettura tradizio-nale”: “Per una larga sfera di comuni-

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cazioni informative e tecniche, ma an-che per una fetta non piccola di corri-spondenza personale e creativa, la tra-smissione scritta e la lettura tradiziona-le non saranno più necessarie. L’ap-prendimento delle nozioni socialmenteutili, l’aggiornamento professionale, ilretroterra di informazione utile per fa-re carriera e progredire in società, tut-to ciò potrà far tranquillamente a me-no della lettura” (LUCA FERRIERI, Il pia-cere di leggere si può promuovere?, cit.,p. 208). Della “lettura attiva”, analogicao digitale, ci sarà bisogno eccome an-che in futuro, in questi e in tutti gli al-tri settori della vita umana.44 Sui termini “reference” e “consulta-zione” e sulle relative difficoltà di tra-duzione, definizione e sostituzione,cfr. GABRIELE GATTI, Come si traducereference?, a cura di Claudio Gnoli,con interventi di Valerio Casalino,Rossana Morriello, Alberto Petruccia-ni, Riccardo Ridi, in AIB-WEB Contri-buti, settembre 2001, ultimo aggiorna-mento gennaio 2004, <http://www.aib.it/aib/contr/gatti1.htm> e AURELIO

AGHEMO, L’opera di consultazione.Contributo alla definizione di una vo-ce di un possibile glossario, “Bibliote-che oggi”, 7 (1989) , 4, p. 453-466.45 Si tratta quindi di una lettura di se-condo grado, spesso (anche se nonnecessariamente) propedeutica a unasuccessiva lettura più distesa e linearedei documenti recuperati. Si potrebbedire che la “lettura di consultazione”sta a quella tradizionale come i meta-dati stanno ai dati primari.46 “La biblioteca, insomma, in questavisione, ai suoi amici migliori potreb-be parlare solo da lontano; nel proprioambito – al massimo – potrebbe soloorganizzare quella particolare forma dilettura che è la consultazione” (PIERO

INNOCENTI, con la collaborazione diCristina Cavallaro, Passi del leggere,cit., p. LVIII). “Non si può negare […]che il rapporto tra libri e utenti che sicrea in biblioteca è quasi sempre fina-lizzato allo studio e alla consultazionepiù che alla lettura” (GIOVANNI SOLIMI-NE, La biblioteca “informativa” e lestrategie di servizio centrate sulla lettu-ra, cit., p. 197).47 Letteralmente “morso di suono”, mauna traduzione più sensata potrebbeessere “battuta ad effetto”. Il termine,nato negli anni Ottanta nell’ambiente

del giornalismo politico radiotelevisi-vo, si riferisce a brevi dichiarazioni(oggi al massimo di una decina di se-condi) effettuate deliberatamente daipersonaggi intervistati oppure estrattesuccessivamente dai loro discorsi inmodo tale da poter essere facilmenteestrapolate dal contesto e trasmesseautonomamente o all’interno dei piùsvariati contesti. “The impatience ofthe camera and the microphone, theirneed to gobble up one image or phraseand move on to the next. No depth orcontext; no background; no past, nofuture; no sometimes, no maybe, nowhy” (JEFFREY SCHEUER, The sound bitesociety. Television and the americanmind, New York, Four Walls EightWindows, 1999; citazione tratta dal sitodel libro, <http:// www.thesoundbitesociety.com/>). Si tratta chiaramentedi una “forma breve” che ha ben po-co a che vedere, a parte le dimensio-ni, con generi letterari di ben altrospessore e profondità come aforismied epigrammi. Cfr. GINO RUOZZI, For-me brevi. Pensieri, massime e aforismidel Novecento italiano, Pisa, EditriceLibreria Goliardica, 1992. 48 Un classico esempio non radiotelevi-sivo è costituito dalle sezioni reperto-riali dei cosiddetti “portali” generalisticome Virgilio o SuperEva, refrattari alleforme anche più elementari di standar-dizzazione delle descrizioni e di co-erenza nei criteri di selezione. D’altron-de, come ha ricordato Piero Cavalerinel suo intervento Valutazione dei sitiweb per repertori, reference e formazio-ne degli utenti a “Bibliocom”, 29 otto-bre 2004, <http://www.aib.it/aib/congr/c51/semcnur.htm>, i portali tendono a“trattenere” gli utenti, differenziandosianche da questo punto di vista da re-pertori e indici della tradizione biblio-grafica, che invece cercano di offrire al-l’utente una “resistenza” minima, facen-dosi attraversare il più rapidamentepossibile per condurli, altrettanto rapi-damente, verso la loro reale meta.49 Cfr. RICCARDO RIDI, Biblioteche vsGoogle? Una falsa contrapposizione,cit., e ALBERTO SALARELLI, Quando le bi-blioteche aprono le porte a Google.Una collaborazione possibile, “Biblio-teche oggi”, 23 (2005), 1, p. 12-15.50 “How many really understand acommon computer search? Few. Theresult is another contribution to the

dumbing down of Americans. Infatuat-ed with the mouse and keyboard theinnocents enter a word or two, arriveat full text answers from, say, theReader’s Digest and go forth happy,with a solution to the meaning of life.What they left behind, what they mis-sed for lack of true understanding ofonline searching will never be knownto them” (BILL KATZ, Introduction: re-membrance of things past-and future,in Readers, reading and librarians,cit., p. 1-3; 2).51 Cfr. AIB, La lettura, un’emergenzanazionale. Un manifesto-appello lan-ciato dall’Associazione italiana bi-blioteche a politici, amministratori, li-brai, editori, giornalisti, bibliotecari,insegnanti, intellettuali, Roma, AIB,29 ottobre 2004, ultimo aggiornamen-to 15 novembre 2004, a cura di Ga-briele Mazzitelli, <http://www.aib.it/aib/congr/c51/letturam.htm>.52 DONALD F. MCKENZIE, Bibliografia esociologia dei testi, cit., p. 66-67.

Le teche della lettura

Biblioteche oggi – luglio-agosto 2005

The aim of this paper is to assertand – if possible – to demonstrate,two simple concepts. The first oneassigns to libraries the role of “gate-way” instead of “place” of reading.Libraries help, above anything else,to search, find, uncover, take andcollate texts that will be later read el-sewhere, if necessary, and they areonly marginally and residually istitut-ions devoted to reading “in loco” andto promote reading tout court. Thesecond one warns about a too narr-ow definition of “reading”. Nowadaysthere are so many ways to “read”,and one has to pay attention not toclassificate as “non reading” thingsthat are likely alternative ways of rea-ding. Among them there are one, the“reference reading”, which is particu-larly linked to libraries.

Abstract

33-43 le teche della lett RIDI 12-07-2005 10:42 Pagina 43