Le storie - Ifg Urbino · Alcuni sono entrati in Italia di notte, a bordo di un gommone. Oggi...

3
Nella città al confine con Urbino 717 residenti su 8065 sono stranieri. Più della metà vengono da Marocco e Albania e in un anno sono aumentati del 17 per cento. Comune, scuola e Cgil hanno sviluppato piani per favorire l’integrazione a pagina 2 Sono 717, pari all’8,9% Le cifre Dei 129 dipendenti della Prb, la metà viene dall’estero. Il lavoro faticoso della zincatura a caldo non piace agli italiani e la società è costretta ad assumere stranieri. Marocchina, macedone e albanese le nazionalità più rappresentate a pagina 2 La metà viene dall’estero In azienda I bambini non italiani iscritti a materne, elementari o medie sono 145 su 815. La scuola propone corsi di italiano e mediatori culturali. Il Centro di aggregazione giovanile Mabò è frequentato quasi esclusivamente da stranieri a pagina 3 L’integrazione inizia a scuola I bambini Il racconto di due albanesi che oggi vivono a Fermignano. Un uomo, cattolico, arrivato alla ricerca di fortuna. Una giovane donna, musulmana, che ha seguito il marito. In città si trovano bene, ma tutti e due si aspettavano una vita più facile a pagina 4 Dall’Albania con tanti sogni Le storie A Fermignano è immigrato un abitante su undici La convivenza è buona, ma restano ombre La città degli stranieri di Marco Ratti

Transcript of Le storie - Ifg Urbino · Alcuni sono entrati in Italia di notte, a bordo di un gommone. Oggi...

Page 1: Le storie - Ifg Urbino · Alcuni sono entrati in Italia di notte, a bordo di un gommone. Oggi lavorano come operai, muratori o nei locali della città. Hanno messo su casa e hanno

Nella città al confine con Urbino717 residenti su 8065 sono stranieri. Più della metà vengono da Marocco e Albania ein un anno sono aumentati del17 per cento. Comune, scuola eCgil hanno sviluppato piani perfavorire l’integrazione

a pagina 2

Sono 717,pari all’8,9%

Le cifre

Dei 129 dipendenti della Prb, lametà viene dall’estero. Il lavorofaticoso della zincatura a caldonon piace agli italiani e la società è costretta ad assumere stranieri. Marocchina, macedone e albanese le nazionalità più rappresentate

a pagina 2

La metà vienedall’estero

In azienda

I bambini non italiani iscritti a materne, elementari o medie sono 145 su 815. La scuola propone corsi di italiano e mediatori culturali. Il Centro di aggregazione giovanile Mabò è frequentato quasi esclusivamente da stranieri

a pagina 3

L’integrazioneinizia a scuola

I bambini

Il racconto di due albanesi che oggi vivono a Fermignano. Unuomo, cattolico, arrivato alla ricerca di fortuna. Una giovanedonna, musulmana, che ha seguito il marito. In città si trovano bene, ma tutti e due siaspettavano una vita più facile

a pagina 4

Dall’Albaniacon tanti sogni

Le storie

A Fermignano è immigrato un abitante su undiciLa convivenza è buona, marestano ombre

La città degli stranieriddii MMaarrccoo RRaattttii

Page 2: Le storie - Ifg Urbino · Alcuni sono entrati in Italia di notte, a bordo di un gommone. Oggi lavorano come operai, muratori o nei locali della città. Hanno messo su casa e hanno

2 3

I RAGAZZI

Straniero un abitante su undiciB

asta una passeggia-ta per vialeKennedy per ren-dersene conto: aFermignano glistranieri sono

tanti. Tantissimi, se paragonatialla percentuale nazionale. Mada dove vengono? Cosa li haspinti a lasciare il loro Paese? Ecome si trovano nella piccolacittà in provincia di PesaroUrbino? Questo lavoro cerca dirispondere a queste domande,fin dove possibile. Partendo dalgenerale, gli stranieri aFermignano, per arrivare alparticolare, la numerosacomunità albanese.Alcuni sono entrati in Italia dinotte, a bordo di un gommone.Oggi lavorano come operai,muratori o nei locali della città.Hanno messo su casa e hannoformato una famiglia. Hannorealizzato i loro sogni, ma restala nostalgia per la terra nativa.A Fermignano quasi un abitan-te su undici viene dall'estero,mentre a livello nazionale nonè italiano il 4,1% dei residenti.Nel 2004 nella cittadina mar-chigiana vivevano 717 stranierisu 8.065 persone. E l'aumentodegli immigrati è esponenziale:tra il 2003 e il 2004 il loronumero è cresciuto del 17 percento. Le comunità più nume-rose sono quelle marocchina,278 rappresentanti, e albanese,144. Ci sono anche almenodieci macedoni, iraniani, mol-davi, rumeni, polacchi, nigeria-ni e bosniaci. I bambini sonotanti: quelli fino a un anno dietà, per esempio, sono il 23% ditutti i neonati.Spesso sono storie di integra-zione riuscita, grazie ancheall'impalcatura costruita daComune, scuola e sindacati.L'istituto comprensivo DonatoBramante, che raccoglie mater-na, elementari e medie, si èorganizzato con mediatori cul-turali, corsi di italiano e unosportello d'ascolto. L’amministrazione cittadina haorganizzato lezioni della nostralingua per adulti e un ufficiostranieri, che offre assistenzaper i problemi che uno stranie-

I servizi organizzati dal Comunedalla scuola e dai sindacati

reggono alla sfida della diversitàro incontra quando arriva inItalia. C’è anche un centro diaggregazione giovanile perragazzi, frequentato per lo piùda stranieri. Quando sbarcano nel nostroPaese, gli immigrati sono spes-so poveri. Ma pronti a rimboc-carsi le maniche. "Sono moltodignitosi - spiega l'assessorecomunale alle Politiche sociali,Carlo Zaccari - e vengono achiedere aiuto quando sonocon l'acqua alla gola. Sonopochi quelli che non hannoproblemi economici".Tra chi è impegnato nell'aiuto achi arriva dall'estero c'èBrunilda Ndini, albanese,responsabile dell'ufficioStranieri. Una volta la settima-na dà informazioni sui doveri ei diritti dei cittadini, mantiene irapporti con Comune, questu-ra, prefettura e sindacati. E poi

si occupa delle pratiche per ipermessi e le carte di soggior-no e per i ricongiungimentifamiliari. In breve, di tutto quelche deve affrontare una perso-na quando va a vivere in unPaese diverso da quello di ori-gine.La Cgil della città offre gli stes-si servizi, oltre all'assistenzafiscale per la dichiarazione deiredditi. "La prima difficoltàche incontrano - spiega laresponsabile dell'ufficio stra-nieri, Claudia Bernardini - è lalingua. Il nostro lavoro, quindi,si concentra nel farli capirecosa c'è scritto nei moduli".Bernardini, inoltre, raccontacome la relazione con gli stra-nieri vada oltre i bisogni con-creti: "Si instaura un rapportodi amicizia e a volte vengono inufficio solo per salutare". I servizi offerti sono apprezza-

Gli stranieri si ritrovanospesso nella piazza delmunicipio. La maggior partedi loro ha meno di 40 annied è di nazionalità marocchina, albanese,macedone o iraniana

ti. Come da Zef Ndoj, albanesein Italia da 8 anni: "Quandonon c'era il servizio immigratiavevo difficoltà nella prepara-zione dei documenti. Ora pen-sano a tutto loro".Gli albanesi di Fermigano nonhanno costruito una vera e pro-pria comunità e vivono sparsiper la città. Stando a quantoraccontano - un dato ufficialenon esiste - circa metà deglialbanesi della città sonomusulmani, mentre l'altrametà è cattolica.Ma queste differenze non sonovissute come un problema.Forse perché, come si dice oltreAdriatico, "la prima religionedegli albanesi è la loro albane-sità".Anche dal punto di vista socia-le ed economico sembrano benintegrati: i figli vanno a scuola,i genitori hanno lavori che glipermettono di vivere dignito-samente e hanno fatto amiciziacon i vicini di casa (anche senon manca qualche ombra). Inmolti, però, resta il desiderio ditornare nel Paese di origine. Mai figli non vogliono saperne dilasciare l'Italia e i loro amici.Ormai sono italiani.

La Prb è la fabbrica degli immigrati.Su 129 dipendenti, la metà sonostranieri. Una scelta obbligata,

maturata nel corso degli anni '90. "Nonabbiamo potuto fare altro - raccontaEveline Paolini, una delle responsabilidel personale - visto che gli italiani nonvogliono più fare questo lavoro".L'azienda, che nel 2005 ha fatturatocirca 10 milioni di euro, opera nel setto-re della zincatura a caldo di materialiferrosi. Il lavoro è pesante e articolatosu tre turni che coprono le 24 ore.Tra gli stranieri, la nazionalità più rap-presentata è quella dei marocchini, unatrentina, seguiti dai macedoni e daglialbanesi, circa dieci. La maggior parte

sono operai comuni, ma qualcuno ècaporeparto.La convivenza tra italiani e stranieri, adetta di Eveline, 24 anni e figlia del tito-lare, Luigi Paolini, è sempre statabuona. "Ci siamo sempre trovati benecon tutti - racconta - anche perché afare la differenza non è il Paese di origi-ne, ma la persona. E il modo di lavoraredi un italiano è lo stesso di quello diuno straniero".Eppure qualche diversità esiste. "La dif-ferenza che si nota di più - dice Eveline- è la cultura. I musulmani hanno festi-vità diverse e a volte chiedono di nonlavorare per il Ramadan. Ma non possia-mo accontentarli perché lavoriamo per

conto terzi".Differenze culturali a parte, Eveline assi-cura che non ci sono mai stati problemi.Essendo la figlia del titolare, ha iniziatoa bazzicare in fabbrica già a 15 anni e hapotuto assistere ai primi arrivi deglistranieri negli anni '90. Prima di allora,alla Prb lavoravano solo italiani."Quando ero piccola ho visto moltilavoratori stranieri arrivare e ho avuto lafortuna di incontrare belle persone, convoglia di lavorare".O meglio, una difficoltà c'è stata. Manulla di grave. "All'inizio c'erano pro-blemi con l'italiano, ma nella maggio-ranza dei casi arrivavano in Italia chegià conoscevano la nostra lingua".

Prb, la fabbrica degli immigrati

Tanti da Marocco e Albania. In maggioranza giovani e maschi

Su 129 dipendenti, la metà è composta da extracomunitari

IncidenzaA Fermignano gli stranieri sono 717 su8065 residenti, pariall’8,9% del totale

8,9%

Aumento annuoTra il 2003 e il 2004 ilnumero di non italianiè passato da 611 a717 (+17,34%)

UominiGli stranieri sono per il58,4% uomini (419) eper il 41,6% donne(298)

Meno di 42 anniSono 599 gli extracomunitari conmeno di 42 anni(83,54%).

AFermignano la cul-tura dell'integrazio-ne inizia a 3 anni. Eall'istituto com-prensivo DonatoBramante di via

Carducci - che comprende lescuole medie, elementari ematerne della città - la propo-sta si articola in tre mosse: lin-gua, mediatori culturali e spor-tello. Una scelta obbligata,come confermano i numeri:quasi un immigrato su tre nellacittà ha meno di 20 anni. Iragazzi non italiani iscritti alBramante sono 145 su 815 stu-denti (il 17,8 per cento). La per-centuale è più alta rispetto agliadulti extracomunitari, quasi il9% di tutti i residenti, e fa capi-re quindi che gli stranieri aFermignano sono più giovanidella popolazione locale. Aorganizzare i servizi, che pesa-no sui conti dell'istituto per9.897,94 euro, è il Gruppo lavo-ro stranieri, composto da seiinsegnanti.L'ultima novità del progettoIntercultura è lo sportello stra-nieri. Attivato per la primavolta all'inizio dell'anno scola-stico che sta per finire, è apertoogni sabato mattina dalle 9 alle11. La prima ora ci sono unamaestra delle elementari,Laura Baldelli, e un’insegnantedelle medie, Federica Coen; laseconda è gestita a rotazioneda una delle tre maestre dellascuola materna, Dina Feduzzi,Nadia Bucci e Adele Piredda. Ilservizio è a disposizione difamiglie e ragazzi per informa-zioni sulla scuola, per parlaredi problemi d'integrazione, maanche di documenti, iscrizionie agevolazioni economichepreviste dal Comune. Fino ad ora, però, lo sportello èandato deserto e le persone chehanno utilizzato il servizio sicontano sulle dita di una mano."A inizio anno - spiega la diri-gente scolastica dell'istituto,Annamaria Feduzzi - abbiamofatto una riunione con i genito-ri dei ragazzi extracomunitariper presentare questo servizio.Lo abbiamo organizzato alsabato per facilitare la parteci-pazione di chi lavora, ma è par-tito da poco tempo per poternedare una valutazione.Nonostante la bassa affluenza,lo abbiamo voluto mantenereper stimolare la presenza deigenitori. Nel frattempo, cer-chiamo di usare gli insegnantianche per preparare documen-ti su altri progetti di intercultu-ralità".La dirigente non si dà per vintae rilancia: "Il prossimo annomanterremo questo servizio,anche perché le esigenze sonomaggiori soprattutto all'iniziodell'anno scolastico. Penso, peresempio, a informazioni comeil bando del Comune per leagevolazioni nell'acquisto deilibri".Intanto proseguono i corsi diitaliano a scuola, seguiti da ses-santasei studenti e suddivisi indue livelli a seconda della pre-parazione degli alunni. A occu-parsi del servizio sono DinaFeduzzi alla materna, GeniFanelli, Giovanna Ragnoni,

Laura Balzelli e Paola Benedettialle elementari di via Carducci,Pierina del Carlo a quelle diCalpino, Monia Cespuglio allemedie. Il lavoro consiste nel-l’aiutare i ragazzi a costruirsi lebasi della nostra lingua, anchese “non ci sono molte difficoltà- sostiene la dirigente - vistoche i ragazzi hanno una buonapredisposizione a imparare”.Alle elementari, dove sonosedici i ragazzi che seguono lelezioni, il corso prosegue dall'i-nizio dell'anno senza problemi,

anche se non con tutti. "La miaesperienza con gli albanesi, seiin tutto - racconta la maestraBaldelli - è molto positiva. E’stato difficile con un ragazzoche sapeva poco l’italiano, maquesto è normale. Qualche dif-ficoltà in più, invece, l’ho avutacon i marocchini, che fannofatica a rispettare le regole". Alle medie gli stranieri che stu-diano la nostra lingua sonootto, ma nessuno di loro è alba-nese. Corsi di italiano a parte,la professoressa Coen pensa

che i ragazzi albanesi "si sonointegrati bene con gli altribambini e sono in sintonia piùcon gli italiani che con gli altristranieri. Forse perché ilnostro è un Paese di cui aveva-no già sentito parlare prima diarrivare, magari alla televisio-ne. Questo li rende meno diffi-denti". Detto questo, però,ammette che i ragazzi albanesi"fanno fatica a rispettare leregole minime di comporta-mento". "Le ragazze - prose-gue Coen - sono invece più

tranquille ma anche piuttostochiuse".Il maggior numero di parte-panti alle lezioni di italiano èalla scuola materna, dove civanno tutti e quarantadue glistranieri, tra i quali sette alba-nesi. "Più sono piccoli - rac-conta Dina Feduzzi - più è faci-le". E spiega che "i bambinistranieri vogliono sentirsiuguali a quelli italiani"."Inalcuni casi - racconta l’inse-gnante - gli stranieri non capi-scono perché debbano usciredalla classe durante l'ora direligione". Il corso di italianoalle elementari, del resto, asso-miglia poco a una lezione:venguono usati libri, ma ancheaudiocassette e immaggini,per rendere meno pesante l’in-contro ai bambini piccoli.La scuola dispone anche di tremediatori culturali: un albane-se della Macedonia, unamarocchina e una iraniana.Fino ad ora, però, sono statiimpiegati in modo abbastanzalimitato: traducono circolari eavvisi, facilitano il colloquiotra famiglie e insegnanti quan-do i genitori non hanno ancoraimparato la nostra lingua eintervengono su chiamata,solitamente per esigenze ditraduzione.

Centro giovanile senza italianiHanno tra i 12 e i 15 anni, sono tutti

maschi e quasi tutti stranieri: è l'identi-kit dei venticinque-trenta ragazzi che

ogni giorno vanno al Centro di aggregazionegiovanile Mabò di Fermignano, in vialeKennedy. Un'esperienza importante per chipartecipa, visto che riempie quasi tutti ipomeriggi della settimana. Ma perché gli ita-liani non ci vanno? E perché non c'è neppureuna ragazza?Il servizio è stato affidato alla cooperativa "Lasorgente" di Fossombrone dall’amministra-zione comunale, che nel 2005 ci ha investitocirca 15mila euro. Altri duemila sono statimessi dalla Regione per l'atti-vazione di corsi e laboratori. Iragazzi che vanno al Mabònon trovano momenti orga-nizzati. Di solito giocano abiliardino, ping pong o cal-cetto, ma hanno a disposizio-ne anche giochi in scatola eun ambiente accogliente ecolorato. Periodicamentesono organizzati corsi didanza moderna, hip hop ecinema d'animazione. Il fatto che l'attività non siaprestabilita, però, non signifi-ca che i ragazzi siano abban-donati a loro stessi. Ogni gior-no sono presenti due educa-tori, Gianni Severino eStefania Di Marco. Un'altra educatrice, LetiziaBiscaccianti, segue soprattutto un ragazzocon alcuni problemi, e una psicologa tieneincontri mensili. Il tutto è coordinato daRomina Saraghi e, per quanto riguarda laparte amministrativa, da Anna Paolini,responsabile dei servizi Cultura eInformagiovani del Comune. "Si tratta di

ragazzi difficili - spiega Saraghi - e hanno biso-gno di una persona che sappia capire le loroesigenze e che possa diventare un punto diriferimento".Della trentina di ragazzi che frequentano sta-bilmente il gruppo, la maggior parte sonomarocchini e macedoni, anche se non man-cano alcuni albanesi e pochi italiani immigra-ti dal meridione. A parte due ragazzi dellescuole superiori e un paio delle elementari, glialtri frequentano le medie. "Giocano tuttiinsieme - spiega Severino - senza farsi tuttiquei problemi che si fanno gli adulti".L'educatore ammette anche, però, che qual-

che differenza culturale con gli italiani c'è:"Hanno una diversa visione della donna. Senel pomeriggio, per esempio, arriva qualcheragazzina ed è presente il fratello, lei è costret-ta ad andarsene, perché non le è consentitostare in un luogo dove ci sono così tanti ragaz-zi". Gli educatori raccontano di aver visto leragazze spiare dalle finestre prima di entrareper evitare di doversene andare.La lingua, invece, non sembra essere un pro-blema. "Parlano tutti in perfetto fermignanese- assicurano educatori e responsabili - anchese tornano alla lingua d'origine quando siarrabbiano o sono particolarmente felici".

L'identikit dei ragazzi non devetrarre in inganno: sono invitatitutti, ragazze e ragazzi, italiani estranieri, dai 10 anni in su.Perché, allora, gli italiani e leragazze non vanno al Mabò?Eppure, fino al 2003 il centroera frequentato quasi esclusi-vamente da gente del posto. DiMarco abbozza una risposta:"Chi frequenta tutti i pomeriggiil centro è chi studia poco e,forse, chi è seguito meno acasa". Ma è una risposta chepuò bastare a spiegare il feno-meno? Non ci sono ragazzi chehanno più voglia di divertirsiche di studiare anche tra gli ita-liani? In città, nei bar, nei nego-

zi e nelle strade, si sente raccontare un'altrastoria: i genitori dei ragazzi italiani, e ancora dipiù quelli delle ragazze, sarebbero contrari alasciare che i loro figli vadano a giocare con glistranieri. E così, a partecipare agli incontri civa al massimo qualche immigrato dal sudItalia. La risposta che si sente per strada, pur-troppo, sembra la più azzeccata.

I tre educatori, la responsabilegenerale del progetto e quella

amministrativa del centro Mabò

Nessuna ragazza al Mabò, gli stranieri giocano tutti i pomeriggi

L’integrazione inizia a 3 anniAll’istituto comprensivo Bramante un bambino su cinque arriva dall’estero

Un piano in tre mosse per preparare un futuro di convivenza: corsi di lingua, mediatori culturali e sportello

Sessantaseiragazzitra medie,primariee maternapartecipanoai corsidi italiano

+17%

58,4%

83,5%

(Dati al 31/12/2004)

Gli stranieri a Fermignano

Marocchini Albanesi Macedoni Iraniani Altri

20%

9%

8%

24% 39%

Page 3: Le storie - Ifg Urbino · Alcuni sono entrati in Italia di notte, a bordo di un gommone. Oggi lavorano come operai, muratori o nei locali della città. Hanno messo su casa e hanno

Tre anni lontanodalla famigliaper un taxi nuovoAdesso che i parenti sono tutti in Italiavorrebbe tornare in Albania Ma i figli rispondono: “Sei matt?”

Zef, arrivato di notte su un gommone

Due ore su ungommone, dinotte, insieme adaltri 31 albanesi.La data se laricorda perché

era il compleanno del figlio: il 6ottobre 1998. Zef Ndoj, 39 anni,si è lasciato alle spalle l'Albaniae una vita piena di difficoltàper venire in Italia. E nel suocammino ha trovato veri amici:quando ha lasciato SanSilvestro, una frazione diFermignano, la gente lo hasalutato piangendo. Ma il suoracconto è anche pieno dinostalgia. La scelta di troncarecon il passato è stata sofferta.E, forse, non definitiva.Prima di arrivare nel nostroPaese, Zef viveva con i genitori,la moglie e i due figli a Laq, unaquarantina di chilometri daDurazzo e altrettanti da Tirana.Lì ha lavorato come tassista permolti anni, ma prima ha fattodi tutto. "Ho studiato comeperito agrario - ricorda Zef -ma mi sono fermato a un annodalla fine. Era una scuola sera-le e di giorno lavoravo nellestalle, vendevo latte, carne e hofatto anche il magazziniere".Lasciati gli studi, Zef ha inizia-to a trasportare la gente con ilsuo minibus da una città all'al-tra, ma con il passare deltempo la concorrenza è diven-tata spietata. "C'erano troppitassisti - spiega Zef - e ho pen-sato di venire in Italia, fare unpo' di soldi per comprarmi unfurgone nuovo e tornare inAlbania dopo un paio d’anni".Ma le cose sono andate diver-samente. Oggi Zef e i suoi duefratelli vivono a Fermignano,mentre due delle sue sei sorellesono in Toscana.Ma torniamo a quel 6 ottobre1998. "Sono andato a Valona,ho pagato 600mila lire, hopreso il gommone e via perl'Italia. Eravamo in trentadue ein due ore siamo arrivati aLecce o a Taranto, non ricordo.Sono entrato come clandestinoperché per i documenti ci vole-va un sacco di tempo". Da irre-golare Zef ha raggiunto Napoli,dove si è fermato per un mese.Ma non riuscendo a trovarelavoro ha deciso di raggiungereil fratello a Fermignano. Dovela sua vita è cambiata.Una ditta edile, della quale nonvuole rivelare il nome, lo haassunto e dopo sei mesi si èmesso in regola con la legge.

Da allora fa il muratore,costruendo case e ristrutturan-do chiese dal lunedì al venerdì.I primi tempi è stato ospitatodal fratello, ma continuava apensare allafamiglia inAlbania. "Iostavo bene, maper mia moglie ei miei figli erapiù dura. Leidoveva occupar-si di tutto. Mihanno raggiuntotutti dopo treanni". Riunita lafamiglia, ha affit-tato una casa aSan Silvestro. "Amaggio dell'an-no scorso - racconta - ci siamotrasferiti in città per risparmia-re con il pullman, ma San

non ci sono problemi, ancheperché sono cattolici e i suoifigli vanno a catechismo ognisabato. Zef frequenta spessoaltri albanesi, anche se in cittànon esiste unavera e propriacomunità con uncapo. Ma la famigliaNdoj resterà inItalia a lungo?Zef non ha unarisposta definiti-va. "Per ora c'èlavoro e resto.Ma l'idea di tor-nare al mioPaese c'è. Delresto, quandosono venutopensavo che sarebbe stato unmiracolo, qualcosa che nonriuscivo neanche a immaginar-

Silvestro era meglio perché siparlava di più con la gente. Eracome casa mia. E quando hodeciso di andarmene, anche semi spostavo di pochi chilome-

tri, c'era chipiangeva". Zef ela sua famiglia sitrovano beneanche aF e r m i g n a n o ,dove "sono tuttigentili". Anche ilcentro per gliimmigrati fun-ziona bene,"visto che ti aiu-tano con i docu-menti". Suamoglie, 31 anni,è casalinga. I

figli, una ragazzina di 9 anni eun maschio di 11, frequentanole elementari. Con la religione

“Immaginavo un paese diverso”Adelina, partita appena sposa da Tirana con tanti sogni

Adelina pensava che l'Italia fosse ilpaese dei balocchi. "Tutti dicevano"Italia, Italia" - racconta ricordan-

do quando stava in Albania - e io michiedevo "Ma cos'è questa Italia?".Immaginavo che la vita fosse più facile,invece bisogna lavorare molto". E così a18 anni, oggi ne ha 24, scelse di venirenel nostro Paese. Innamorandosi, pocotempo dopo, di Fermignano.A Presa, un paesino vicino aTirana, la vita di Adelina Kurti tra-scorreva tranquilla con mamma,papà e fratello. Dopo pochi anni distudio - lasciò la scuola a 8 anni -iniziò a lavorare come sarta. "Làera tutto più facile - dice - e nonpensavo ai soldi perché compravatutto papà". Per limitare il discorsoalla famiglia, che un po' alla voltasi sarebbe trasferita tutta in Italia,la prima partenza risale al 1997,quando suo fratello si trasferì aFermignano. Proprio in queglianni Adelina si legò al nostroPaese. Un'estate Fatos Kaziu, unalbanese di Tirana in Italia dal1995, tornò al suo Paese e conobbeAdelina. Dopo quattro o cinqueanni - Adelina non ricorda di preciso ladurata del fidanzamento - i due si sposa-rono e quattro giorni dopo partirono perl'Italia, destinazione Urbania. Era il 2000e passò la frontiera legalmente visto che

era un ricongiungimento familiare.A Urbania prima, e ad Aqualagna poi,trovò lavoro in industrie che facevanojeans. Ma dopo un anno si trasferì:"Fermignano mi piace di più, ma non sospiegarlo. Mi piace e basta". Il maritooggi lavora come falegname, mentre lei,dopo un periodo a un ristorante diUrbino come aiuto-cuoca, è cuoca-tut-

tofare al Mesa Verde di Fermignanodal settembre 2005. Due anni fa haavuto un figlio e forse è per lui chenon torna in Albania. Il lavoro le"piace moltissimo", dice il proprie-tario del locale, Davide Grossi: "Ilsuo passatempo è lavorare e cimette passione. E poi è gente one-sta". A gestire il ristorante sonosolo loro due, che quindi si cono-scono abbastanza bene. Secondo iltitolare, 39 anni, “è arrivata con lamentalità di 30 anni fa, ma ora ini-zia ad avere una visione più apertadella vita".Adelina è musulmana e questodice che non le ha mai creato pro-blemi. Anche se confessa di fre-quentare soprattutto albanesi. Nelsettembre dello scorso anno anche

i suoi genitori si sono trasferiti aFermignano, ma Adelina sente ancoranostalgia del suo Paese: "L'Albania mimanca, ma per adesso resto qua per miofiglio".

Ma a Fermignano ha trovato serenità:

“Mi piace qui”

Davide Grossi è il titolare del ristorante dove Adelina

lavora come cuoca-tuttofare. In alto, sbarco di extracomunitari

I RACCONTI

4

mi. Invece ho scoperto che senon lavori muori".Comunque non è pentito diessere partito, "ma mi spiaceperché i miei genitori e tutti i

miei amici sonoin Albania". Adecidere, a que-sto punto,potrebbe essere ifigli, che diandare inAlbania nonhanno la minimaintenzione. Ascuola si trovanobene e sonoriusciti a farsi unpo' di amici. "Ese gli dici sevogliono tornare

- conclude Zef in perfetto dia-letto fermignanese - ti rispon-dono: "Sei matt?"".

Quando si è trasferito

in città,gli abitantidella zona

si sono messia piangere

Oggi fa il muratore

a tempo pieno“Ho scoperto

che se non lavori

muori”