Le reti vuote dell'Adriatico - Corriere della Sera

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Lunedì, 6 Luglio 2015 www.corrieredibologna.it L’ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL’EMILIA-ROMAGNA IMPRESE L’intervista Adriano Turrini (Coop ): «Regaliamo Fico alla nostra città» 5 L’operazione Rimini Fiera si prepara allo sbarco in Borsa «Pronti a fine anno» 8 Le città Forlì e Cesena, unite sotto il segno del verde 10 Le reti vuote dell’Adriatico La pesca è sempre più in crisi, le catture calano e si riduce il numero di pescherecci. In molti passano all’acquacoltura o tentano la via del pescaturismo. L’effetto Bruxelles fa il resto: mille norme da rispettare e la misura minima per le vongole ne rende impossibile la raccolta. I marinai invecchiano e mancano gli istituti per formare nuove leve L’analisi Cosa insegna l’investimento straniero di Giorgio Prodi S e guardiamo ai dati Istat potrebbe sembrare che la nostra regione non sia particolarmente attrattiva per le imprese estere. Seguiamo infatti da molto lontano la Lombardia, che da sola fa più del 40% degli investimenti stranieri nel nostro Paese e anche il Lazio e il Piemonte. Ognuna di queste tre regioni ha però una peculiarità: la Lombardia è il centro finanziario del Paese, sede di moltissime imprese che magari hanno radici in altre regioni; il Lazio è sede delle più importanti imprese statali, alcune delle quali sono state privatizzate e partecipate da imprese estere; il Piemonte è invece è sede di una delle filiere più internazionalizzate in assoluto, l’automotive. Tenuto conto di questi fattori la capacità di attrazione della nostra regione non è disprezzabile. Negli ultimi anni si sono poi concretizzati alcuni investimenti dall’estero molto interessanti. Alcuni sono investimenti ex novo, i cosiddetti «green field» come ad esempio l’investimento di Philip Morris a Crespellano, altre sono state acquisizioni, ad esempio l’americana Mohawk che acquista il gruppo Marazzi o l’acquisizione di Lamborghini prima e Ducati poi da parte di Audi, altri ancora potenziano siti produttivi già presenti sul territorio. continua a pagina 15 L’intervento Cultura della collaborazione, il genius loci che favorisce l’innovazione L a ripresa è in atto e l’Emilia-Roma- gna, con la sua capacità di produr- re beni e servizi, con il suo know- how in campi avanzati, con la consi- stenza e la qualità dei distretti e dell’or- ganizzazione sociale, è tra le regioni che trainano l’Italia. Siamo solo agli inizi, ma finalmente ci siamo. E il segno «più» potrà essere rafforzato nelle cifre (che non sono espressioni aritmetiche: significano reddito, lavoro, qualità della vita, del- l’ambiente e dei servizi) se ognuno di noi saprà fare la propria parte assieme agli altri. Assieme, perché la cooperazione non è un mondo a parte, è tra i nodi di una rete che comprende l’insieme dei sog- getti economici, sociali, istituzionali e che costituisce la forza autentica del- l’Emilia-Romagna. Imprese cooperative e società di capitali, istituzioni pubbli- che e sindacati, volontariato e associa- zionismo operano, ognuno con le pro- prie specificità, con la volontà comune di assicurare benessere diffuso e sicu- rezza agli individui e alle famiglie. continua a pagina 15 di Giovanni Monti Lavoro Un gruppo di pescatori sulla banchina del porto di Rimini mostrano il pesce pescato dopo una giornata in mare Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera Via Del Battirame, 8 - Bologna (BO) Tel: 051 0363723 - Cell: 347 3559326 www.transvarco.com [email protected] Chi siamo Con sede a Bologna, la ditta di autotrasporti Transvarco opera in tutta l'Emilia Romagna e nel resto del territorio nazionale con il tra- sporto merci alimentari e non, con piccoli traslochi e con servizi di deposito mer- ci. Parco mezzi Al fine di garantire sempre trasporti e spedi- zioni puntuali e sicure, il parco mezzi del- l'azienda conta mezzi furgonati e telonati da 35 fino a 120 quintali, dotati di due assi con o senza sponda. Deposito e stoccaggio merci L'impresa dispone anche di un capannone per servizi di logistica e stoccaggio di merci in tran- sito, ma an- che per la di- stribuzione e il trasferimento di merci. E', inoltre, facilmente accessibile da grandi au- tomezzi.

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Lunedì, 6 Luglio 2015 www.corrieredibologna.it

L’ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL’EMILIA-ROMAGNA

IMPRESE

L’intervistaAdriano Turrini (Coop ): «Regaliamo Fico alla nostra città»

5

L’operazioneRimini Fiera si prepara allo sbarco in Borsa «Pronti a fine anno»

8

Le cittàForlì e Cesena, unite sotto il segno del verde

10

Le reti vuote dell’AdriaticoLa pesca è sempre più in crisi, le catture calano e si riduce il numero di pescherecci. In

molti passano all’acquacoltura o tentano la via del pescaturismo. L’effetto Bruxelles fa il

resto: mille norme da rispettare e la misura minima per le vongole ne rende impossibile

la raccolta. I marinai invecchiano e mancano gli istituti per formare nuove leve

L’analisi

Cosa insegnal’investimento stranierodi Giorgio Prodi

Se guardiamo aidati Istatpotrebbe sembrare che lanostra regione

non sia particolarmente attrattiva per le imprese estere. Seguiamo infatti da molto lontano la Lombardia, che da sola fa più del 40% degli investimenti stranieri nel nostro Paese e anche il Lazio e il Piemonte. Ognuna di queste tre regioni ha però una peculiarità: la Lombardia è il centro finanziario del Paese, sede di moltissime imprese che magari hanno radici in altre regioni; il Lazio è sede delle più importanti imprese statali, alcune delle quali sono state privatizzate e partecipate da imprese estere; il Piemonte è invece è sede di una delle filiere più internazionalizzate in assoluto, l’automotive. Tenuto conto di questi fattori la capacità di attrazione della nostra regione non è disprezzabile. Negli ultimi anni si sono poi concretizzati alcuni investimenti dall’estero molto interessanti. Alcuni sono investimenti ex novo, i cosiddetti «green field» come ad esempio l’investimento di Philip Morris a Crespellano, altre sono state acquisizioni, ad esempio l’americana Mohawk che acquista il gruppo Marazzi o l’acquisizione di Lamborghini prima e Ducati poi da parte di Audi, altri ancora potenziano siti produttivi già presenti sul territorio.

continua a pagina 15

L’intervento

Cultura della collaborazione, il genius loci che favorisce l’innovazione

L a ripresa è in atto e l’Emilia-Roma-gna, con la sua capacità di produr-re beni e servizi, con il suo know-

how in campi avanzati, con la consi-stenza e la qualità dei distretti e dell’or-ganizzazione sociale, è tra le regioniche trainano l’Italia.

Siamo solo agli inizi, ma finalmenteci siamo. E il segno «più» potrà essererafforzato nelle cifre (che non sono

espressioni aritmetiche: significanoreddito, lavoro, qualità della vita, del-l’ambiente e dei servizi) se ognuno dinoi saprà fare la propria parte assiemeagli altri.

Assieme, perché la cooperazione nonè un mondo a parte, è tra i nodi di unarete che comprende l’insieme dei sog-getti economici, sociali, istituzionali eche costituisce la forza autentica del-l’Emilia-Romagna. Imprese cooperativee società di capitali, istituzioni pubbli-che e sindacati, volontariato e associa-zionismo operano, ognuno con le pro-prie specificità, con la volontà comunedi assicurare benessere diffuso e sicu-rezza agli individui e alle famiglie.

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di Giovanni Monti

LavoroUn gruppo di pescatori sullabanchina del porto di Rimini

mostrano il pesce pescato dopouna giornata in mare

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A.P

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Via Del Battirame, 8 - Bologna (BO)Tel: 051 0363723 - Cell: 347 3559326

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Chi siamoCon sede a Bologna, la ditta di autotrasportiTransvarco opera in tutta l'Emilia Romagnae nel resto del territorio nazionale con il tra-sporto merci alimentari e non, con piccolitraslochi econ servizi dideposito mer-ci.

Parco mezziAl fine di garantire sempre trasporti e spedi-zioni puntuali e sicure, il parco mezzi del-l'azienda conta mezzi furgonati e telonati da

35 fino a 120 quintali, dotati di due assi cono senza sponda.

Deposito e stoccaggio merciL'impresa dispone anche di un capannone

per servizi dilogistica estoccaggio dimerci in tran-sito, ma an-che per la di-

stribuzione e il trasferimento di merci. E',inoltre, facilmente accessibile da grandi au-tomezzi.

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2 Lunedì 6 Luglio 2015 Corriere Imprese

Se mangiare pesce fre-sco e di qualità può es-sere annoverato tra ipiaceri della vita, dicerto pescarlo non ha

lo stesso significato. Perché og-gi fare il pescatore non vuoldire solo sottostare alle leggidel mare, ma anche ad una se-rie di normative europee dalsapore «punitivo». E non tuttice la fanno. Tant’è che negliultimi trent’anni il numero dioccupati in Emilia-Romagna èdiminuito: dal 2009 al 2014 èscomparso il 4% delle imbarca-zioni (passate da 731 a 759) econ loro gli addetti impiegatinella pesca in acque marine la-gunari. Si tratta di una riduzio-ne consistente, secondo il mo-nitor della Ue Fleet Register,ma meno accentuata rispetto aquanto accaduto nelle altre re-gioni. Mentre invece l’acquacol-tura, oggi settore di punta cheimpiega il oltre il 51% dei pe-scatori, ha registrato un miglio-ramento di oltre il 5%: nel girodi cinque anni, sempre sullecoste emiliano-romagnole, leunità impegnate in questocampo sono passate da 1.003 a1.219.

Anche la trasformazione per-de mezzo punto percentuale,così come il commercio al det-

taglio di pesci (riduzione appe-na sopra l’1%).

«Negli ultimi dieci anno leimbarcazioni dedite alla pescasono calate del 30%, alcune diloro sono riuscite a diversifi-carsi dandosi alle ristorazioni oal turismo, ma nell’Adriaticonon è facile trasformarsi per-ché la costa è già fornita diattività simili», riflette SergioCaselli, presidente di Legape-sca Emilia-Romagna, che sot-tolinea come a scendere di più,circa del 30%, sia stato il settoredello strascico, che oggi contatra le 200-220 imbarcazioni im-pegnate in questa attività. Trale motivazioni, di questo gene-rale calo vi è, oltre al fatto chemolti pescatori siano andati inpensione, senza essere più so-stituiti, anche il parallelo au-mento, non solo dell’acquacol-tura, ma soprattutto della co-siddetta «piccola pesca costie-ra» che avviene con i cosiddettiattrezzi da posta, e che oggiconta circa 230-240 imbarca-zioni ed è la più praticata inregione. Si tratta infatti di unatipologia meno costosa e in-quinante, ma che produce mi-nori quantità di pesce rispettoallo strascico. Tutte le altre atti-vità relative alla pesca, dall’ac-quacoltura nelle acque dolci alcommercio e lavorazione delpesce, impiegano invece quan-tità più ridotte di mezzi e per-

sonale, con percentuali inferio-ri al 10%.

E se da una parte cala il nu-mero di chi getta le reti in ma-re, dall’altra sono sempre menocoloro che sono disposti a se-guire questa vocazione, ancheper via del peso burocraticoche la caratterizza da diversianni. «Ad esempio è vietatopescare con lo strascico oltre letre miglia, questa norma perònel suo insieme non considerauna serie di pesci, come gli“uomini nudi”, che vivono nei

fondali bassi del nostro mare,quindi entro le tre miglia, eche oggi non possono più esse-re pescati, nonostante abbianosempre rappresentato un im-portante settore per l’indotto»,continua Caselli, che aggiungeanche come il Fondo europeoper la pesca imponga agli ope-ratori una serie di restrizioni,«spesso punitive», che se nonrispettate possono portare allaperdita della licenza o alla so-spensione dei finanziamenti.

Se la crisi già investe il setto-re, le speranze di vederlo rin-novato da giovani leve sonosempre più ridotte. In Emilia-Romagna non sono infatti pre-senti istituti nautici o profes-sionali e non esiste un sistemaeducativo strutturato che con-senta di promuovere un’offertascolastica continua. Così come,

Pesca in Adriatico,sempre più difficile calare le retiIn calo imbarcazioni, trasformazioni e commercio. Sale invece l’acquacoltura

Il sistema pesca in Emilia-Romagna

Fonte: Nostre elaborazioni su dati Istat e Infocamere

Pesce in acque marine e lagunarie servizi connessi

Acquacoltura in acqua di mare, salmastrao lagunare e servizi connessi

Lavorazione e conservazione di pesce, crostaceie molluschi mediante surgelamento, salatura ecc.

Acquacoltura in acque dolcie servizi connessi

Commercio al dettaglio di pesci, crostaceie molluschi

Commercio all’ingrosso di prodottidella pesca freschi

Produzione di piatti pronti a base di pesce,inclusi fish and chips

Commercio all’ingrosso di prodotti della pescacongelati, surgelati, conservati, secchi

Pesca in acque dolci e servizi connessi

771

35

1.003

56

26

1

79

12

248

34,6%

1,6%

45,0%

2,5%

1,2%

0,05%

3,5%

0,5%

11,1%

759

34

1.000

55

18

1

66

9

230

34,9%

1,6%

46,0%

2,5%

0,8%

0,04%

3,0%

0,4%

10,6%

750

34

1.228

54

28

2

90

23

249

30,5%

1,4%

50,0%

2,2%

1,1%

0,01%

3,7%

0,9%

10,1%

731

34

1.219

53

21

2

78

20

219

30,8%

1,4%

51,3%

2,2%

0,9%

0,01%

3,3

0,8%

9,2%

2009 2014

Registrate Attive % totale

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Il Consorzio dei pescatori diGoro è stato il primo a rea-lizzare in Italia uno schiudi-toio per bivalvi, la classe dimolluschi commestibili più

conosciuti. Oggi però in Emi-lia-Romagna l’allevamentodelle vongole, che genera ognianno un fatturato di circa 50milioni di euro, è messa seria-mente a rischio, non solo dal-l’inquinamento del mar Adria-tico, ma soprattutto dai rego-lamenti europei. Al settoredella pesca, normato da Bru-xelles, se ne applicano oltremille. Tant’è che oggi fare ilpescatore sta diventando unmestiere sempre più compli-cato, come sottolineano i Co-gemo, ossia i Comitati per lagestione dei molluschi di Ra-venna e Rimini. Basta un bi-valve sotto taglia, ossia di unalunghezza inferiore ai 2,5 cm,per ricevere una sanzione am-ministrativa fino a 4.000 euro,o nei peggiori dei casi unacondanna penale. Se in passa-to le leggi che regolavano ilsettore ittico erano poche, og-gi la normativa europea stamettendo in difficoltà molte

forme di pesca tradizionali nelnostro mare. Tra i vari esempic’è il comparto delle vongole,e in particolare delle cosiddet-te «poveracce» romagnole: unsettore che impiega 1.500 la-voratori, ma che è in crisi daun paio d’anni. «Da tempoquesti molluschi non raggiun-gono le dimensioni elencateda Bruxelles e la raccolta nerisente. Così gran parte dellevongole rimane in mare per-ché sotto taglia, bloccando difatto l’intera filiera», è la spie-gazione di Stefano Cecchini,direttore della CooperativaCasa del pescatore di Cattoli-ca che sottolinea come in pas-sato la sua zona fosse tra lepiù produttive. E se negli anni80 se ne raccoglievano 120 mi-la tonnellate, oggi invece nonse ne sfiorano nemmeno 20mila. Un dato, questo, confer-mato anche da Lega PescaEmilia-Romagna che denun-cia come da tre anni il settoredi questi molluschi sia quasifermo. Ma a questa situazio-ne, per ora, la nostra regionesta rispondendo cercando dimuoversi con Roma per per-

mettere la raccolta dei mollu-schi di grandezza inferiore ai2,5 cm. Il tutto attraverso unacomune richiesta presentatadall’Italia di modifica del re-golamento comunitario che,come ricorda Cecchini, contri-buisce, oltre che al danneggia-mento di un settore importan-te per le imprese e per l’indot-to, anche allo spreco di diversi

molluschi. Una vongola, infat-ti, oltre un determinato perio-do non raggiunge la misurasufficiente per essere pescata:il passare del tempo non au-menta le sue dimensioni e co-sì dopo il suo naturale ciclo divita muore. Tra le altre propo-ste portate avanti dalla legadei pescatori vi è anche la ne-cessità di depenalizzare al più

Paradosso vongole: pochi millimetri tra vita e morteBruxelles obbliga a gettare in mare quelle sotto i 2,5 cm. Cecchini: «I nostri molluschi sono più piccoli»

presto le sanzioni che colpi-scono chi pesca sotto taglia,riclassificandole a multe am-ministrative. Il nostro infatti èl’unico Paese europeo che pre-vede il reato penale per chipesca anche solo una vongoladi dimensioni errate, mentrenegli altri stati la situazione èdifferente. E sebbene ai pesca-tori italiani sia vietato racco-gliere e rivendere poveraccesotto una certa dimensione,sulle tavole del Belpaese mol-luschi con un taglio inferioreai 2,5 cm arrivano lo stesso.«Ad esempio la Turchia, chenon fa parte dell’Ue, può rac-cogliere vongole sotto taglia erivenderle poi da noi. E cosìnei supermercati si possonotrovare molluschi più piccoliprovenienti da altri mari», ri-corda Cecchini. Solo a Cattoli-ca metà della flotta, 40 pe-scherecci, si dedica alle von-gole, ma se negli anni 80 siriuscivano a raccogliere anche350 kg di prodotto al giorno,oggi non si arriva nemmeno a30 kg.

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

per i giovani, l’apprendistatonon è applicabile al settore del-la pesca per mancanza di nor-me attuative dei piani formati-vi. «Se oggi la produzione èdiminuita ed è calato il numerodi addetti, occorre cercare difavorire alcuni progetti per concentrare l’offerta, dando vi-ta a centri di lavorazione perfar acquisire più valore al pro-dotto, imparando a gestire me-glio le varie tipologie di pescain crescita» aggiunge Caselliche ricorda anche come il fer-mo pesca, proposto in via spe-rimentale e su base volontaria,dal 27 luglio ai primi di set-tembre riduca lo sfruttamentodel mare, già afflitto dall’inqui-namento, e sia necessario an-che per garantire maggiore si-curezza ai pescatori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

RaccoltaLa rete per la pesca delle vongoleSi cala sul fondale e si trascina raccogliendo così i molluschi come se fosse un rastrello

Chi è

FormazioneIn Emilia-Romagna non sono presenti istituti nautici o professionali

Sergio Caselli, responsabile del settore agroalimentare di Legacoop Ferrara è diventato presidente di Lega Pesca nel 2010

PRIMO PIANO

di Francesca Candioli

CecchiniLa Turchia, che non fa parte della Ue, può raccogliere vongole sotto taglia e rivenderle poi da noi Così neisupermercati si possono trovare molluschi più piccoli provenienti da altri mari

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3Lunedì 6 Luglio 2015Corriere Imprese

Gite in mare e gourmet per sopravvivereLo sfruttamento dell’Adriatico non può durare, Ue e Regione promuovono la riconversioneBellavista (Op Bellaria): «La diversificazione crea valore aggiunto alla produzione locale»

«Da quando siamo qui nelmare ne abbiamo viste di tutti icolori». I pescatori dell’Adriati-co, intervistati per Flai Cgil Ve-neto dai ricercatori Michela Ma-son e Luca Gos, non hannodubbi: lo sfruttamento delle ri-sorse ittiche non può continua-re con la stessa intensità degliultimi anni: l’intero sistema varicalibrato attraverso interventinormativi e strutturali che assi-curino un reddito agli addetti,anche attraverso la promozionedi attività collaterali in sinergiacon il territorio. Uno degliobiettivi, tra l’altro, della PoliticaComune della Pesca Europea.Dalla cura del paesaggio, alla va-lorizzazione delle culture locali,passando per la trasformazionedei prodotti ittici locali basatasulle ricette della tradizione ma-rinara, fino ad arrivare al «pe-scaturismo» che cerca di far co-noscere il mare, partendo dalpunto di vista di chi lo vive ognigiorno. Un’attività praticata dadiversi anni su cui la stessa Emi-lia-Romagna sta puntando, gra-zie a una legge varata lo scorsoanno, per favorire lo sviluppo diservizi turistici e culturali oltre a

da vendere, ma la costa roma-gnola preferisce puntare suspiaggia e ombrelloni», spiegaMario Drudi della cooperativaCasa del pescatore di Cesenati-co. E nonostante una legge chelo incentivi, in regione non esi-stono dati sul «pesca turismo»,che appare ancora, secondo lecooperative di pescatori, un set-tore poco sviluppato, ma chenon andrà a sostituire l’attivitàdella pesca in sé. «La diversifi-

cazione consente alle impreseittiche di guardare nuovi oriz-zonti creando un valore aggiun-to alla produzione locale, oltre aincrementare il business d’im-presa», racconta Massimo Bella-vista, direttore dell’Organizza-zione produttori Bellaria Pe-sca, che proprio sulla riconver-sione del mestiere di pescatoresta puntando molto. Anche sequesta trasformazione appareancora molto lontana: l’Adriati-

co, oltre a essere tra i mari piùpescosi, secondo i dati della ri-cerca promossa da Flai Cgil Ve-neto, rappresenta il miglior ba-cino produttivo fra tutti quellidella nostra penisola, e Venetoed Emilia-Romagna sono le pri-me regioni per quanto riguardal’ittica. Con il Friuli realizzanouna parte consistente della pro-duzione nazionale. «Una barca ècome un’azienda, bisogna impa-rare a gestirla. E l’attività centra-

Catture, ricavi e prezzi

TOTALE

5,36

0,70

2,30

7,91

11,14

Prezzi(euro/Kg)

2,32

Strascico

Volante

Draghe idrauliche

Piccola pesca

Polivalenti passivi

18,7%

59,5%

14,7%

7,1%

0,05%

%sul totale

100,0%

23,2

9,7

7,8

13,0

0,1

Ricavi(mln di euro)

53,8

43,1%

18,0%

14,5%

24,1%

0,2%

%sul totale

100,0%

4.326

13.759

3.407

1.639

11

Catture(ton.)

23.142

Sistemadi pesca

le in Emilia-Romagna è propriola piccola pesca», spiega il ricer-catore Gos, che sottolinea comela nostra regione presenti le im-barcazioni più recenti del NordEst: circa il 17% dei pescherecciha un’età compresa tra zero e 15anni, oltre ad avere la flottamaggiore (40%).

Tra i pescatori emiliano-ro-magnoli, però, c’è anche qual-che coraggioso che ha accettatola sfida proposta dalla Commis-sione europea aderendo al pro-getto EcoAdria Fisherman, ri-nunciando così alla propria li-cenza di pesca per riconvertirsiverso altre attività. «Dallo spaz-zino del mare, all’accompagna-tore a bordo per la pesca sporti-va negli impianti di mitilicol-tura, alla guida nella marineria.Si tratta di un programma inno-vativo europeo che coinvolge ilComune riminese di BellariaIgea Marina per implementarela diversificazione dei servizi,ma anche per sensibilizzarel’opinione pubblica» continuaBellavista. Una giovane coopera-tiva con venti soci pescatori chegestisce il mercato ittico di Bel-laria Igea Marina. Il suo obietti-vo è quello di diversificarsi ri-spetto agli altri puntando sustrategie commerciali tese adaccorciare la filiera e avvicinareil consumatore alla produzionea km zero.

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

nuove attività ecosostenibili, mache, secondo gli stessi lavorato-ri, si possono configurare almassimo come attività integrati-ve. «Da tempo portiamo la gen-te negli allevamenti in mare, manon riusciamo a fare grandi nu-meri. Su un’imbarcazione cistanno solo 12 persone, com-preso l’equipaggio, e la pescanon può essere praticata con-temporaneamente. Potrebbe es-sere un buon prodotto turistico

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4 Lunedì 6 Luglio 2015 Corriere Imprese

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5Lunedì 6 Luglio 2015Corriere Imprese

C’è un argomento di cui tutti parlano,ma che lui, Adriano Turrini, pur es-sendone protagonista, si rifiuta ca-tegoricamente di affrontare. È lamega fusione da quasi 5 miliardi fra

Coop Adriatica, che presiede, e le consorelleCoop Estense e Coop Nordest. Il progetto è giànero su bianco, ma resterà chiuso nel cassettofino a settembre, quando sarà svelato innanzi-tutto agli oltre 2,7 milioni di soci nel corso diuna kermesse assembleare che durerà fino al 10ottobre. Ma chi lo conosce non può stupirsi.Turrini, classe ‘56, sposato con due figli, nato etuttora residente a Crespellano, in provincia diBologna, nutre per il mondo della cooperazione,nel quale lavora fin da ragazzo, un rispetto quasisacrale. I soci innanzitutto è la regola da nontradire mai.Ci dica almeno, presidente, se la vostra fu-sione a tre può considerarsi il primo passodi un processo di integrazione inevitabile,nel mondo globalizzato.

«Non mi sento di affermarlo. Le grandi di-mensioni producono vantaggi industriali, ma ilmondo della cooperazione vive soprattutto divicinanza al territorio, di specificità e di storia.Sono i valori che fanno la nostra forza».

È per questo che un gruppo di livello na-zionale come il suo, diversificato nella finan-za, nell’immobiliare, nel turismo, ha decisodi entrare nell’operazione Eatalyworld?

«Sì. Per noi è un piccolo investimento, 10milioni sui 350 nel triennio, che avremmo potu-to destinare con più profitto a un nuovo super-mercato. Se li abbiamo messi lì, con in piùtantissimo lavoro del nostro team, è perché cre-diamo che Fico sia una grande occasione perBologna, la nostra città».

Doveva aprire subito dopo Expo e inveceslitta al 2016. Colpa dei No Fico, della politi-ca o di una certa indolenza della città?

«Non vedo colpe. Solo una complessità cheera stata sottovalutata. Ma le cose procedono el’altro ieri, facendo il punto, abbiamo verificatoche sono già stati selezionati un centinaio dioperatori e firmati diversi contratti. Il vero pro-blema è altrove».

Dove?«I miei timori riguardano il collegamento tra

Fico e la città».Il people mover?«Macché. Se non c’è quello si faranno navette

d’autobus. Io parlo di collegamenti culturali,

economici, commerciali e industriali. Se Ficodovesse anche fare le centinaia di migliaia divisitatori che tutti auspicano, ma con un sempli-ce mordi e fuggi, per noi sarebbe un fiasco.Abbiamo aderito al progetto perché crediamoche possa innescare un rilancio globale di Bolo-gna. Un tutt’uno con l’Università più antica del-l’Occidente, la tradizione culinaria, i portici;un’offerta al mondo che valga almeno due giornidi soggiorno».

E su questo ha dei dubbi?«Mah, dico che tutti devono fare la propria

parte, facendo proprio questo grande progetto.Le istituzioni in primis, ovviamente, ma anchegli imprenditori, i commercianti, tutti i cittadini.Questo non lo vedo ancora. Bisogna fare moltodi più».

Carlo Cimbri, ad dell’Unipol che voi con-trollate attraverso Finsoe da lei presieduta,ha sparato a zero sull’immobilismo di que-sta città. Sottoscrive?

«Solo a metà. Vero che è mancata una visionedi lungo periodo. Ritardi e problemi sono sottogli occhi di tutti. Però quando Carlo dice che aBologna Unipol c’è solo per caso si sbaglia digrosso. Unipol, ma anche noi, non saremmo

quel che siamo senza questa città. E tutti siamotenuti a restituirle qualcosa. Alcuni lo fanno,Golinelli, la Seragnoli, Unipol cube. Ma restanoepisodi».

La vostra parte qual è?«Rispondere ai bisogni dei consumatori: da

gennaio abbiamo ridotto del 10,09% tutti i prezzidei prodotti a marchio Coop e mantenuto i be-nefici per le categorie deboli. Quando serve,anche calmierare il mercato come è avvenutoper i carburanti nei centri limitrofi ai nostripunti di distribuzione. Da domani venderemoanche elettricità e gas, promettendo ai nuoviclienti un risparmio certificato e bollette traspa-renti e comprensibili».

Nonostante la ripresa annunciata, quindi,

ancora una strategia da grande crisi?«Della ripresa vedo solo timidi segnali; e già

uso un eufemismo. Però penso che la crisi abbiaportato una rivoluzione positiva nelle abitudinid’acquisto, oggi più razionali ed equilibrate.Quando ne usciremo, sarà con un consumatoremigliore».

Fece epoca, mesi fa, il duetto con suo fi-glio sul Jobs Act. Ha cambiato idea?

«Non so mio figlio, io no. Un’azienda nonassume per una nuova legge sul lavoro, ma se neha bisogno. E il bisogno arriva quando la politi-ca industriale indica la via per la crescita».

Ne vede una oggi in Italia?«No. Anche noi navighiamo a vista, continuia-

mo ad aprire negozi dove possiamo, ma vorrem-mo fare molto di più».

Il suo arcinemico, il patron di EsselungaCaprotti, dice che voi avete la strada spianatadalla politica. Cosa replicherebbe se l’incon-trasse?

«Caprotti non è un nemico, ma un concorren-te, molto capace. Non ho mai avuto il piacere diincontrarlo, ma gli direi che anche a noi succededi aspettare 20-30 anni per ottenere varianti ur-banistiche e autorizzazioni. Con amministrazionidi tutti i colori. Nelle Marche apriremo a giorniun negozio su un terreno comprato nel 1982... ».

Lei presiede Finsoe, la cassaforte della Le-ga che controlla Unipol; e Coop Adriatica neè il principale azionista. Dopo l’aumento dicapitale per l’acquisizione di Fonsai, la hol-ding è molto indebitata. E vero che pensatedi scioglierla?

«Il progetto, già annunciato a Consob, è infase di analisi, ma i tempi sono lunghi: nelfrattempo, per liberarci del debito bancario, ab-biamo emesso 375 milioni di obbligazioni inte-gralmente sottoscritte da una parte dei soci. Incaso di scioglimento, ogni azionista dovrà farse-ne carico pro quota, aderendo comunque a unpatto di sindacato che garantisca il controllo suUnipol».

UnipolSai vi è costata un grande sforzofinanziario. È pentito?

«Per niente. È stata una scommessa forte pertutti noi, ma alla fine si è già in gran parteripagata rivelandosi quindi un buon affare. Ilmerito va riconosciuto a Stefanini e Cimbri chel’hanno gestita. Al di là di questo, è stata unbuon servizio all’Italia e agli italiani che rischia-vano di pagare un prezzo altissimo per il crac diuna delle principali istituzioni finanziarie delPaese. Di questo il movimento cooperativo puòandar fiero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’azienda

Dopo la fusione con Estense e Nordest sarà qui il dominus della finanza Lega

A driano Turrini è presiden-te di Coop Adriatica dal2011, dopo essere stato, dal

2003, presidente di Coop Co-struzioni. È nel cda di UnipolGruppo Finanziario in qualità dipresidente di Finsoe, la holdingche raggruppa tutte le coopera-tive e detiene il controllo sulgruppo Unipol. In passato è sta-to anche presidente di Legaco-op Bologna, di Corticella Molinie Pastifici, di Assicoop Sicura, diConfagricoltura e consiglieredella Fondazione Carimonte, diBologna Fiere e della Camera diCommercio di Bologna. Secon-do logica, sarà lui a guidare ilcolosso che nascerà dalla pros-sima fusione di Coop Adriaticacon Coop Estense e Coop Nor-dest. Sarà la più grande coop diconsumo italiana con 2.700.000soci, quasi 5 miliardi di fattura-to, 419 punti vendita di cui 56ipermercati, oltre 22.000 dipen-denti. Questo al netto delle so-cietà controllate e partecipateche operano nei settori finan-ziario e assicurativo (Unipol),del turismo (Robintur), dellacomunicazione, delle librerie(Libreria.coop) e dell’immobi-liare con Igd Siiq, quotata inBorsa. Coop Adriatica, nata nel’95 a sua volta dalla fusione diCoop Emilia Veneto e Coop Ro-magna Marche, è di gran lungala maggiore fra le tre candidatea nozze. Ha chiuso il 2014 convendite per 2,095 miliardi, inaumento dello 0,7% sull’annoprecedente, con 191 negozi dall’Emilia-Romagna al Veneto, dalleMarche all’Abruzzo, con unapropaggine in Sicilia dove hauna partecipazione in IpercoopSicilia. La proprietà è diffusa tra1.330.477 soci (+5.7%), fra i quali255.327 soci prestatori, per unammontare del prestito socialedi 2.284 milioni di euro. I di-pendenti sono 9.414, per il 93.1%a tempo indeterminato. Tra lealtre partecipazioni Eataly, dicui è tra i fondatori assieme adOscar Farinetti, PharmacoopAdriatica, I.denticoop e Faremu-tua nel settore sanitario, Co-opCiConto e Enercoop.

A seguito della futura fusionea tre, le nuova mega Coop di-venterà il vero dominus dell’uni-verso finanziario e immobiliaredella cooperazione. Sarà infattiil maggior azionista del gruppoUnipol, sia attraverso Finsoe(che detiene il 32% del capitale,ed entro la quale le tre coop dasole già superano il 40%) sia at-traverso partecipazioni direttecome il 3,32% della controllataLima. In caso di scioglimento diFinsoe la nuova mega coop avràcomunque il peso maggiore en-tro il sindacato di controllo chegovernerà Unipol Gruppo Fi-nanziario. La sola Coop Adriati-ca, poi, detiene il 43,9% dell’im-mobiliare Idg quotata in Borsa,in cui è presente con il 5% an-che il Quantum Fund di GeorgeSoros. È un contenitore di iper-mercati e centri commerciali(tutti a reddito) con un patrimo-nio di oltre 2 miliardi e unacapitalizzazione borsistica bor-sistica di circa 600 milioni.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Massimo Degli Esposti

«Fico, il nostro regalo alla città»

Da gennaio abbiamo ridotto del 10,09% tutti i prezzi dei prodotti a marchio Coop e mantenuto i benefici per le categorie deboli La crisi ha cambiato in meglio le abitudini dei consumatori. Caprotti? Molto capace

L’INTERVISTA

Adriano TurriniIl presidente di Coop Adriatica racconta l’impegno del colosso per il territorio che ora ha una grande opportunità. La ripresa? «Dire timida è un eufemismo»

Chi è

Adriano Turrini, nato nel ‘56 a Crespellano (Bologna), dove risiede, è sposato e ha due figli Dal giugno 2011è presidente di Coop Adriatica, dopo essere stato dal 2003, presidente diCoop Costruzioni Fa parte del cda di Unipol

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6 Lunedì 6 Luglio 2015 Corriere Imprese

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7Lunedì 6 Luglio 2015Corriere Imprese

Se fosse un film di JamesBond sarebbe sicura-mente «Una cascata didiamanti». Ma non sia-mo sul grande scher-

mo, bensì in Emilia-Romagna,dopo la Lombardia la secondaregione in Italia con i Comunipiù ricchi(fonte: Il Sole 24 Ore).Il titolo tuttavia rimane quantomeno azzeccato e il perché lo siscopre subito: da Piacenza almare, nell’arco di tutto il 2014,sono stati venduti più diamantiche nel resto del Paese. L’inve-stimento totale nel corso delloscorso anno ammonta esatta-mente a 42.701.047,31 euro, dicui oltre 18 milioni nella solaprovincia di Modena, che si èdimostrata la provincia più «ricca» d’Italia. Questo contro i27.109.644,57 milioni di euro ditutto il 2013, di fatto facendoregistrare un incremento piùche doppio. Considerando chenel 2014 in Italia sono stati in-vestiti oltre 150 milioni di eurodi diamanti (+37% rispetto al2013; transazione media: 20 mi-la euro), quello emiliano-roma-gnolo è un bel risultato, chearriva quasi a un terzo del tota-le.

Andando poi a spulciare i

dati città per città le sorpresenon mancano. Oltre alla Ghir-landina, tra le prime dieci pro-vince in Italia per vendite dipietre spuntano altri tre capo-luoghi emiliani: Reggio Emilia(9.706.229,19 euro di investi-mento), Bologna (5.901.515,18euro) e Parma (4.030.114,88 eu-ro). I valori calano man manoche si scende in Romagna eultima arriva Piacenza.

A scattare la fotografia è In-termarket Diamond Business,principale operatore del settoreche, con una quota di mercatovicina all’80% e una partnershipche tocca 8 mila sportelli ban-cari, è il principale player nelnostro Paese. «Questa è un’areain cui siamo presenti con ac-cordi in molti istituti bancari— è la premessa di ClaudioGiacobazzi, presidente e ammi-nistratore delegato di Idb — lastessa situazione si ripete in Ve-neto, ma non così premiantesotto il profilo della ricchezzapro capite». L’emiliano infatti èun investitore evoluto e con molta disponibilità: acquistarediamanti è una pratica elitaria,secondo Giacobazzi, anche cul-turalmente: «Stiamo parlandodi un bene rifugio che deve far

parte di un portafoglio diversi-ficato e non è un investimentobanale come i Bot di cui siguarda al rendimento».

Dunque qual è l’identikit del-l’amante delle pietre preziosesulla via Emilia? «Vent’anni fa leavrei risposto liberi professioni-sti e industriali, oggi non è piùcosì, la nostra clientela è am-pia, va dall’artigiano alla casa-linga, ci sono molti pensionati,

è poco definibile — analizzal’ad di Idb — si tratta di unaclientela affluent, che può di-sporre dai 50 ai 300 mila eurodi liquidità e può accantonarequindi un 10% anche in diversi-ficazioni di medio-lungo perio-do come il diamante». E la pau-ra c’entra poco con questo tipodi scelte, «nel 2011, con la crisieuropea di Grecia e Portogallo,abbiamo avuto una punta di in-

Una cascata di diamanti sulla regioneModenesi gli investitori più fedeli d’ItaliaIl caso degli sportelli bancari di Mirandola e Vignola. Il retaggio della cultura contadina

vestimenti, ma non in misuracosì preponderante come neglianni successivi». Il diamante dainvestimento infatti è una pie-tra raffinata con caratteristicheintrinseche (brillantezza, taglio,colore, trasparenza) superiori aquelle di un diamante abitual-mente utilizzato in gioielleria. Ildiamante «investment grade»rappresenta meno del 2% deidiamanti sul mercato e vieneacquistato per proteggere il va-lore del proprio capitale: acqui-starli significa remunerare ilproprio capitale con un 1-1,5punti sopra l’inflazione.

Un dato ancor più curioso ri-guarda di nuovo il centro del-l’Emilia: quattro sportelli, di cuidue collocati in piccole realtà,totalizzano le migliori perfor-mance del Paese. Sono rispetti-vamente Modena, al secondo posto con 1.286.589,26 euroimpegnati; Vignola, subito do-po con 1.117.333,63 euro; segueuna filiale di Reggio Emilia, set-tima classificata con 979.678,01euro; e infine, un altro paese,Mirandola, in fondo alla top 10con 867.006,08 euro. «Vignolae Mirandola non sono zone piùricche rispetto a Modena città,per citare un esempio a caso —riflette ancora Giacobazzi —anche se posso aggiungere undato: la provincia normalmenteè maggiormente attenta a que-sti investimenti perché c’è unacultura di tipo agricolo, si pro-viene da radici molto legate allaterra, alla concretezza, quindi sicrede nel bene reale e, perchéno? nei diamanti. Che non èfinanza telematica, ma un og-getto che si tocca con le mani».

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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MONOPOLI

I diamanti in Emilia-Romagna Valori in euro

Modena18.697.891,52

Reggio Emilia9.706.229,19

Bologna5.901.515,18

Parma4.030.114,88

Ravenna1.373.900,18

Rimini1.000.816,90

Ferrara

42.701.047,31 euro di diamanti venduti nel 2014 (+57,7% rispetto al 2013)

891.249,11Forlì-Cesena723.323,36

Piacenza281.977,46

Claudio Giacobazzi, presidente e amministratoredelegato di Idb

Chi è

ClientelaPuò disporre dai50 ai 300 mila euro di liquidità e accantona un 10% in diversificazioni come il diamante

Page 8: Le reti vuote dell'Adriatico - Corriere della Sera

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8 Lunedì 6 Luglio 2015 Corriere Imprese

Dopo Aeroporto di Bolo-gna, che chiuderà dopo-domani il collocamentoper debuttare in Borsa il14, sarà Rimini Fiera la

prossima matricola emiliano-ro-magnola quotata a Piazza Affari.Ancora una privatizzazione, dun-que, seppur parziale. Lo sbarcosul mercato, questa volta nel seg-mento Aim riservato alle societàpiù piccole, è già stato deliberatodal cda e annunciato la settimanascorsa dal presidente Lorenzo Ca-gnoni al termine dell’assembleadei soci che ha dato disco verdeall’operazione. Già scelto l’advisor(uno studio commerciale rimine-se da sempre consulente della so-cietà fieristica), «il 13 luglio sele-zioneremo fra sei candidature inomad (gli sponsor finanziarindr.) e avvieremo le procedurecon l’obiettivo di debuttare inBorsa entro l’anno», assicura Ca-gnoni. Lo schema ricalcheràquello di Aeroporto Bologna: saràun collocamento misto, in parteattraverso la sottoscrizione di unaumento di capitale, in parte at-traverso l’offerta di vendita daparte degli attuali soci. «Al termi-ne — spiega ancora il presidente— i soci pubblici Comune, Pro-vincia e Camera di Commerciodeterranno il 60% del capitalecontinuando così a garantire sta-bilità di gestione e indirizzo stra-tegico; il mercato potrà contaresu un flottante significativo parial 40% e su un titolo che garantiràuna redditività attorno al 3%; lasocietà incasserà 20-25 milioni didenaro fresco da investire in nuo-vi progetti di sviluppo». A questoproposito lo «storico» presidentedi Rimini Fiera, in carica da ven-t’anni giusti giusti, ha già le ideechiare: «L’obiettivo è internazio-nalizzarci, cioè esportare all’este-ro le nostre manifestazioni di

maggior successo nel settori delwellness, del turismo, dell’am-biente, delle macchine per la la-vorazione dell’argilla e del dolce-gelateria. Non sono solo idee, maprogetti precisi per i quali abbia-mo già trattative in corso con entifieristici stranieri e primarie or-ganizzazioni fieristiche interna-zionali. Il nostro sembra un set-tore maturo, ma per chi lo cono-sce bene può ancora riservaresorprese». E tra queste Cagnoninon esclude nemmeno una ripre-sa del dialogo con Bologna e conParma, le altre due più significa-tive realtà della regione, entram-be impegnate in un difficile lavo-ro di tamponamento nei con-

fronti della sempre più aggressi-va concorrenza di Fiera Milano.«Il presidente Bonaccini rilancial’idea di un tavolo di confronto enoi siamo dispostissimi a sedercicon atteggiamento costruttivo.Loro hanno problemi diversi dainostri ma possono essere affron-tati anche nell’ambito di una gra-duale integrazione. Per questo laquotazione non è un ostacolo,semmai un piccolo passo avanti».

Cagnoni, che ha già preannun-ciato il suo addio a coronamentodell’operazione Borsa — vale adire nel 2016, quando scadrà ilmandato — presenta al mercatouna società «che ha i miglioriconti in Italia». Nel 2014 il Grup-

po Rimini Fiera, a cui fanno capoanche le controllate che si occu-pano dei servizi accessori e lapartecipazione del 16% nella so-cietà del Palacongressi, ha fattu-rato 67,5 milioni di euro (+6,9%)con un margine lordo operativodi 11 milioni (+38,5%) e un utilenetto di 3,1 milioni «che miglio-reremo ancora quest’anno con-sentendoci di mantenere ciò chepromettiamo agli investitori: ladistribuzione di un dividendo dialmeno 4 milioni all’anno per iprossimi cinque anni». Per realiz-zare il nuovo sito espositivo Ri-mini Fiera «ha investito comples-sivamente 300 milioni di euro,chiedendone solo 40 ai soci; ma

Rimini Fiera a Piazza Affari con una Ipo da 25 milioni Cagnoni: «Abbiamo i migliori conti in Italia e zero debiti» Le nuove risorse per esportare le principali manifestazioni. Per gli enti locali è una parziale privatizzazione

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MONOPOLI

Il crollo dell’edilizia rallen-ta, ma l’edificazione non èancora ricominciata. E nonricomincerà certo nelleforme del passato: riquali-

ficazione energetica e riusonon sono più soltanto auspi-ci ambientalisti. Già ora dueterzi degli investimenti in co-struzioni — 135 miliardi dieuro — riguardano la manu-tenzione dell’esistente. Ma solo un quinto è indotto dal-le detrazioni fiscali, compresigli interventi per il risparmioenergetico.

Oltre la metà del patrimo-nio, con almeno mezzo seco-lo di vita, è anteriore a qual-siasi legislazione sulla sicu-rezza e il fabbisogno energe-tico: lo spazio di intervento ègigantesco, tanto più in unaregione ricca di centri storici.L’obiettivo (il risparmio di 20milioni di tonnellate equiva-lenti di petrolio entro il 2020, secondo il Piano diazione europeo) c’è ma nonbasta; occorrono un volanoeconomico e progetti di ricu-citura urbanistica, per passa-re dalla ristrutturazione dei

singoli edifici al riuso dellecittà.

In questo scenario si spie-ga il ripensamento del Saie,lo storico salone dell’ediliziadi Bologna, presentato neigiorni scorsi a Expo 2015(Corriere di Bologna del 30giugno). «Saie Smart House»negli anni dispari (dal 14 al17 ottobre 2015) sarà dedicatoalla costruzione e riqualifica-

zione di edifici e città; «SaieBuilt Environment», neglianni pari, si occuperà anchedi ingegneria del territorio edelle infrastrutture.

Il patrimonio abitativo ita-liano è composto da 12,2 mi-lioni di edifici, per 31,5 mi-lioni di abitazioni, 167 milio-ni di vani e 3,5 miliardi dimetri quadri. L’Emilia-Roma-gna rappresenta il 7,3% del

totale italiano, con una pro-porzione che si ripete identi-ca nel numero di abitazioni(2,3 milioni), nel territorioregionale (22.500 kmq.) enella popolazione (4,5 milio-ni di abitanti).

Potrebbero essere coinvol-te un milione di abitazioni,se la Regione aggiornerà infretta le regole: il 19 giugnolo hanno chiesto all’assessore

Guerra del suolo finita, comincia la ri-costruzioneDal nuovo Saie si attendono idee per la riqualificazione e il riuso di oltre un milione di abitazioni

alla Programmazione territo-riale, Raffaele Donini, le fe-derazioni regionali dei co-struttori (Ance), degli Ordinidegli architetti e di Legam-biente, con sei proposte e seistrumenti per la manutenzio-ne del patrimonio ediliziopubblico e privato, e la rige-nerazione urbana.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

oggi è senza un solo euro di de-bito se si esclude la piccola quotadi nostra competenza per i 28milioni investiti dalla società cheha realizzato il Palacongressi».Con l’aumento di capitale realiz-zato nel 2004 i soci privati (im-prenditori e albergatori riminesiorganizzati attraverso le rappre-sentanze di categoria) già deten-gono il 15% circa del capitale; unapresenza «tonica — dice Cagnoni— che già ci ha dimostrato quan-to il territorio sia partecipe dellesorti della Fiera». Un altro 5% faoggi capo alla Regione Emilia-Ro-magna.

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

In mostraUn momento delle precedenti edizioni del Salone dell’industrializzazione edilizia a Bologna

Il patrimonio residenziale dell’Emilia-Romagna

Fonte: elaborazione su dati «Statistiche catastali 2013», Osservatorio del mercato immobiliare, 2014

(*) categorie catastali A1 (abitazioni signorili), A2 (di tipo civile), A3 (economico), A4 (popolare) e A5 (ultrapopolare)(**) categoria catastale A10 (uffici e studi privati)

Abitazioni*

Uffici e studi**

Vani

mq

mq

Vani

Superficie

Superficie

2,3 milioni

12,9 milioni

258 milioni

68.611

353.573

8,7 milioni

31,5milioni

662.550

EmiliaRomagna

7,3%

EmiliaRomagna

10,4%

Polo rimineseQui sopra Lorenzo Cagnoni, presidente della Fiera di Rimini dal 2002, nonché artefice del suo restyling. A sinistra invece l’ingresso dell’expo romagnolo, che si è spostato dal centro in zona Celle, dotandosi anche di una stazione ferroviaria

per centola parte della Fiera di Rimini che rimarrà ancora in mani pubbliche

60

milionigli utili registrati a bilancio dall’ente lo scorso anno

3,1

Chi è

Duccio Campagnoli, ex assessore regionale alle Attività produttive con Vasco Errani, è presidente di Bologna Fiere

Page 9: Le reti vuote dell'Adriatico - Corriere della Sera

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9Lunedì 6 Luglio 2015Corriere Imprese

I parchi in Riviera rialzano la testa dopo la crisiFanno investimenti e il loro pubblico si diversifica

Se il divertimentodiventa un business

La chiamano anche la Ri-viera dei parchi e nonhanno tutti i torti. Dovesi trova in Italia una zonacon una così alta concen-

trazione di attrazioni, tale dameritarsi un consorzio dedica-to? Sono infatti ben undici,sparsi lungo una sessantina dichilometri che vanno da Lidodi Savio a Cattolica e hanno te-nuto compagnia a intere fami-glie per anni quando non a ge-nerazioni se si pensa che Fiabi-landia fu inaugurato esatta-mente 50 anni fa. Del consorziofanno parte sette big (l’Acqua-rio di Cattolica, Mirabilandia eZoo Safari a Ravenna, Aquafane Oltremare a Riccione, Italiain miniatura e Fiabilandia aRimini) più Casa delle Farfalledi Milano Marittima; Parco del-le Saline di Cervia; Atlantica aCesenatico; e la ruota panora-mica di Rimini. L’anno scorso illoro giro d’affari si aggirava in-torno a 100 milioni di euro, rea-lizzato con 4 milioni di visitato-ri (85% accolti dai primi sette),

serviti da 2.880 addetti. A che punto è il business di

queste decennali strutture inun litorale che a ogni estatedecide di ripensare il suo in-trattenimento? La maggior par-te, intanto, è finita nell’orbita digrandi società che ne hannoaggiornato l’offerta, dopo esse-re nate dall’estro di singoli im-prenditori (basti ricordare ladirezione del vulcanico OrianoBizzocchi per Fiabilandia, checon il napoletano Edenlandiasi disputa il primato di parcopiù anziano d’Italia).

«Noi abbiamo riportato i ro-magnoli nei nostri parchi — èil curioso dato fornito da Patri-zia Leardini, direttrice genera-le di Costa Parchi spa — l’Ac-quario di Cattolica registra lapercentuale più alta, ma abbia-

mo incrementato anche i turistie sono risultati ottenuti propo-nendo prodotti nuovi anchepartendo da quello che piacevaai clienti». Costa Edutainment,che già si occupa dell’Acquariodi Genova, è sbarcata in Rivierafacendo man bassa: nel ‘98 èentrata nella società dell’Ac-quario cattolichino, nel 2013 harilevato Oltremare e Aquafandal gruppo Valdadige e da unanno ha in affitto l’Italia in mi-niatura, «ma c’è la volontà diacquistarlo dalla Separ». Iquattro parchi sono gestiti daCosta Parchi, di cui Costa Edu-tainment detiene il capitale dimaggioranza e danno lavoro a550 dipendenti di cui 100 fissi e450 stagionali; in questi dueanni il numero è sempre statoriconfermato. Eccezion fattaper Aquafan, che continua lasinergia con il Cocoricò perl’apertura serale, la formula Co-sta per gli altri tre parchi puntaal mix di intrattenimento eistruzione: «Il 10% dei clientiviene dalle scuole, abbiamounito Acquario, Italia in minia-tura e Oltremare con proposte

didattiche ottenendo segni po-sitivi — conferma Leardini —Aquafan ha un buon margineoperativo lordo, quello di Oltre-mare è negativo, ma sta risa-lendo, tutti gli altri sono positi-vi». Nei quattro poli l’annoscorso è stato investito circa unmilione di euro. Guardando al-tri numeri, le quattro strutturenel 2014 sono state visitate daun milione e 200 mila persone:rispetto al 2013, l’anno scorsoItalia in miniatura ha registratoun +14% di visitatori (al 23 giu-gno l'andamento è in linea conil 2014); l’Acquario +15% (al 23giugno +4% sul 2014); Oltrema-re +15% (al 23 giugno ben 22%in più); Aquafan -13% per colpadella pioggia (al 23 giugno+10%). «Per queste ultime dueattrazioni abbiamo in mente

nuove idee originali di prodot-to, nuove attrazioni e vogliamorendere più educativo l’Acqua-rio — prosegue Leardini — vo-gliamo crescere, differenziareattività, allargare il fatturato efare acquisizioni di altre parti».La formula di successo è roma-gnola, riconosce la direttrice,«ma se il mio amministratoredelegato ha investito qui è per-ché ha trovato gente con uncerto modo di lavorare».

La recessione ha colpito so-prattutto lo svago e i primi ariconoscerlo sono stati quelli diMirabilandia, dal 2006 di pro-prietà degli spagnoli di Par-ques Unidos (14 parchi d’attra-zione, 23 acquatici e 13 zoosparsi per il mondo). «La crisici ha toccato negli ultimi 4-5anni, senza dubbio, sono stateperse un po’ di visite, però nel2014, dopo 2-3 anni di trendnegativi, non solo c’è stata unastabilizzazione, ma addiritturasono aumentate», puntualizzail direttore Giovanni Cavalli. Lacrisi per lui è ormai alle spallee i prossimi due mesi darannomolte soddisfazioni «miglio-rando i risultati del 2014». Cer-to, i piovosi ponti di primaveranon hanno aiutato, ma a oggisono stati staccati 450 mila bi-glietti. «L’anno record fu il2009 con 2 milioni di presenze— analizza Cavalli — tra il 2010e il 2013 si è perso molto, manel 2014 abbiamo totalizzato unmilione e 600 mila ingressi». Idipendenti, calati con gli annidella crisi, oggi sono risaliti esono 1.000.

Oltre a diversificare il target— non solo famiglie, anche te-

enager con le aperture di Hal-loween (l’anno scorso a novem-bre la bellezza di 115 mila pre-senze) — Mirabilandia conti-nua a investire: 6 milioni nellaprecedente stagione per l'aper-tura di Dinoland; 2 milioniquest’anno sul nuovo Stun-tshow «e abbiamo stanziato 15milioni per una nuova aread’attrazione che aprirà nel2017».

Ad accusare il «settennatotragico dell’economia» sonostati anche Fiabilandia e lo ZooSafari Ravenna, quest’ultimoaperto nel 2012, entrambi gesti-ti da tre anni dalla romana Alfa3000. «Dal 2014 stiamo risalen-do piano piano, ma non siamoancora ai livelli pre-crisi — am-mette il direttore Osvaldo Paci— l’anno scorso abbiamo avuto490 mila presenze, quest’anno,finora, ne abbiamo contate intutto 220 mila, 125 mila al Safa-ri (+34%) e 95 mila a Fiabilan-dia». Zoo Safari tra l’altro nel2014 è stato visitato da 8.000bimbi di 190 scuole dell’Italiacentrale.

Gli investimenti, per ristrut-turazioni e migliorie agli habi-tat degli animali, come i pavi-menti riscaldati per i ricoveri,quest’anno ammontano a unmilione e 200 mila euro(300mila solo per la gabbia degliscimpanzè). «Il personale negliultimi tre anni, 132 persone,non è variato, quest’anno peròabbiamo inserito sette laureatiper visite didattiche alle scuolee cinque stagisti veterinari chese faranno bene il loro lavoroverranno regolarizzati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi è

di Andrea Rinaldi

PaciIl personale negli ultimi tre anni, 132 persone, non è variato, quest’anno abbiamo inserito 7 laureati e 5 stagisti

DivertimentoIn alto da sinistra in senso orario dei bambini osservano i pinguini all’Acquario di Cattolica , la piscina a onde di Aquafan e uno scorcio di Italia in MiniaturaSotto invece l’attrazione Speed che si trova a Mirabilandia, due cuccioli di tigre allo Zoo Safari di Ravenna e infineil Lago dei sogni a Fiabilandia

SCENARI

L’eccezioneNelle quattro strutture Costa sono aumentati gli ingressi di persone residenti in Romagna

Giro d’affariNel 2014 i ricavi sono stati 100 milioni di euro, realizzati con 4 milioni di visitatori

Patrizia Leardini, direttrice Costa Parchi Edutainment

Giovanni Cavalli, direttore di Mirabilandia

Osvaldo Paci, direttore di Fiabilandia e Zoo Safari Ravenna

milionigli ingressi registrati nel 2014 tra i quattro parchi Costa

1,2

milai biglietti staccati dall’apertura di Mirabilandia a fine giugno

450

per centola quota di visitatori di Zoo Safari Ravenna rispetto all’anno scorso

+34

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10 Lunedì 6 Luglio 2015 Corriere Imprese

«Il 2015 si è apertocon prospettive me-no incerte», affer-mava a giugno unreport della Camera

di Commercio di Forlì e Cese-na a proposito del suo territo-rio di competenza. La varia-zione media della produzioneindustriale nel primo trime-stre ha segnato addirittura un+4% rispetto al 2014, così comel’export +6,2% e, seppur flagel-late dalla disoccupazione(7,7%, 21,1% quella giovanile),nelle due città tra gennaio emarzo le assunzioni sono au-mentate: insomma si spera dicrescere quest’anno dello0,8%. Siamo al decimale, ma«piuttosto che niente, megliopiuttosto», come si dice consagacia in Romagna.

E le prospettive non saran-no sicuramente rosee, ma ilplumbeo si è un po’ stempera-to, perché tante cose sono

successe lungo quel tratto divia Emilia che da dopo Santar-cangelo arriva fino a Faenza.Nel bene e nel male, occorredirlo.

Vincenzo Colonna, presi-dente degli industriali, è fidu-cioso: «Oggi i segnali sono in-versi, ci sono molti più inmolti settori merceologici, ve-ro che si viene da segno me-no, ma vedere gli addetti del-l’alimentare a +8, lo stesso perle produzioni, +7 per le confe-zioni +7, be’ è un bel segnale— analizza — gli imprenditorihanno cominciato a reinvesti-re, c’è voglia di ricominciare a

tanti per il commercio sonostati ultimati l’estate scorsa-. Aquesto si devono collegare in-frastrutture logistiche come loscalo merci di Villa Selva inavanzato stato di concretizza-zione». «Abbandonato il pro-getto della via Emilia bis —continua — esiste però la ne-

cessità di un collegamento siacon la E45 verso Cesena siaverso il porto di Ravenna».

La rivoluzione però che stacompiendo la cittadina di Au-relio Saffi è un’altra ed è im-prontata sul concetto di «eco-nomia circolare»: eliminare gli scarti per fare sviluppo

Ecologia, riciclo e ortofruttaIl destino di Forlì e Cesena è unito nel segno del greenL’aeroporto Ridolfi è pronto a decollare e si sperimentano nuovi progetti con giovani contadini per rianimare l’agricoltura

L’EMILIA-ROMAGNA DEI CAMPANILI

creare qualcosa-. E le impresesi impegnano a lavorare assie-me all’ente pubblico per favo-rire lo sviluppo del territorio».

Cominciamo allora da Forlì.A due anni di distanza dal fal-limento della società di ge-stione, la Seaf, tornerà opera-tivo quello che fino al 2013 eraconsiderato il terzo aeroportodella regione: la società AirRomagna capitanata dall’ame-ricano Robert Halcombe haottenuto da Enac la convenzio-ne trentennale d’amministra-zione. Di certo per ora c’è chel’amministrazione comunale non entrerà nella società delloscalo. Il piano industriale in-fatti è ancora top secret, ma èprobabile che qui atterrino edecollino solo voli commer-ciali, destinati forse anche Ol-treoceano. Questo è il nuovoincipit del capitolo infrastrut-ture nel Forlivese: «Abbiamofatto passi importanti — rin-cara il sindaco Davide Drei —al sistema tangenziale mancasolo il lotto Sud, quelli impor-

Forlì e Cesena ai raggi X

* Localizzazioni:Sedi di imprese e unità locali ** Popolazione residente al 1˚ gennaio 2014

Elaborazione: Ufficio Statistiche e studi - Camera di commercio di Forlì-CesenaFonte: Movimprese (infocamere) e Istat (demo.Istat.it)

Fonte: elaborazioni su dati ISTATTassi di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro

Imprenditorialità

al 31/12/2014

51.293

559.717

7.221.476

Registrate Attive

Incidenza% su totale

Forlì-Cesena Emilia-Romagna Italia

AlimentareConfezioniCalzatureLegnoChimica e plasticaProdotti in metalloMacchinariMobiliAltre industrieManifatturiero

Settore

Manifatturiero

Forlì-Cesena -31/12/2014

Tassi di disoccupazione età 15 anni e oltre Media primi tre trimestri -valori percentuali

Maschi e Femmine Femmine

Produzione, fatturato, ordinativi e occupazione (variazioni medie negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesiprecedenti) Esportazioni (percentuale sul fatturato - medie degli ultimi 12 mesi)

Fonte: indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere della Camera di Commercio di Forlì

Produzione lorda vendibile (PLV) Prospetto riassuntivo Provincia di Forlì -CesenaDati in migliaia di euro (valori nominali) (A) Valori Stimati (B) Valori a consuntivo

Coltivazioneerbacee

TotalePLV

549.325611.216

100,0100,0-10,1-10,1

-0,0-3,9

Coltivazionearboree

zootecnia

77.674101.122

14,116,5

-23,2-24,8

+2,2-0,1

103.195113.615

18,818,6-9,2-9,5+0,4-5,1

2014 (A)2013 (B)20142013PLVPrezziQuantitàSau

368.456396.479

67,164,9-7,1-6,5-0,6

-

Variazione%

Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive

46.059

502.918

6.238.056

Var.% 2014/2013

-0,3%

-0,7%

-0,1%

-0,7%

-1,0%

-0,4%

Ogni 1.000 ab.**

129,3

125,9

118,8

116,1

113,1

102,6

7,7

7,9

8,4

8,6

8,8

9,7

al 31/12/2014

43.280

463.897

6.041.187

Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive

38.303

412.801

5.148.413

Var.% 2014/2013

-0,6%

-0,9%

-0,3%

-1,2%

-1,3%

-0,7%

Ogni 1.000 ab.**

109,1

104,3

99,4

96.6

92.8

84.7

9,2

9,6

10,1

10,4

10,8

11,8

Maschi

6,18,2

12,0

2013 2014 2014

7,5 8,2

12,6

6,7 7,4

11,88,6 9,2

13,6

Produzione avolume fisico

+10,2+7,9+0,3-1,1+1,6+5,6+7,1+4,4+3,0+5,8

Fatturato avalori correlati

+14,6+2,0-1,7-6,3+3,3+1,9+8,4+4,2+4,1+6,0

Export %sul fatturato

2,612,725,84,8

35,924,360,635,46,6

27,0

Ordini dal mercatointerno

+0,1+5,4+5,9+4,2+0,1+2,1+9,8+2,8-0,3+3,5

Esterno

-0,8+2,0+4,6+4,1+7,6+5,8+9,8-0,6+1,4+4,4

+6,3+1,4+6,0

-10,4+1,7+2,3-2,0+2,4-1,1+2,0

Addettitotali

Imprese Abitanti**per impresa

Localizzazioni* Abitanti **per localizzazione

di Andrea Rinaldi

In alto Davide Drei, classe 1965, sindaco di Forlì sotto invece Paolo Lucchi, classe 1964 primo cittadino di Cesena

Chi sono

ColonnaLe imprese si impegnano a lavorare assieme all’ente pubblico per lo sviluppo del territorio

Via Lombardia 14 - Ozzano dell’Emilia (BO) - Tel. 051-79 83 77 - www.imas.it

IMAS 40 ANNI AL SERVIZIODELL’ INDUSTRIA PER L’ASPIRAZIONE

E DEPURAZIONE DELL’ARIA

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

IMAS AEROMECCANICA Srl, èun’azienda leader nella progettazio-ne, realizzazione e installazione diImpianti di Aspirazione e Depura-zione dei fattori inquinanti, prodottinegli ambienti di lavoro, prima della lo-ro immissione in atmosfera.Nata 40 anni fa dalla collaborazionedei Fratelli Claudio e Tiziano Paravi-dino, ha visto, nel corso dei decenni,lo sviluppo di Filtri e Depuratori chehanno contribuito a migliorare le con-dizioni di vita negli ambienti di lavoro,la qualità dell’aria immessa in atmo-sfera e le performance delle macchi-ne.

Nel corso degli ultimi anni, caratteriz-zati da una profonda crisi di settore, laIMAS AEROMECCANICA ha investi-to, in primo luogo, in una nuova strut-tura di circa 2500 mq adibita a magaz-

zino spedizioni, oltreal rinnovo degli altristabilimenti adibiti aduffici e alle diverse la-vorazioni.Ha continuato ad in-vestire in R&S pro-gettando e metten-do in produzione,filtri di ultima gene-razione, che riduco-no in maniera impor-tante l’impattoambientale ed au-mentano il livello di

filtrazione. Inoltre, si è specializzatanella costruzione di impianti a Bio-massa (trasformando quelli che untempo erano considerati scarti diproduzione, in materia prima per la

cogenerazione), Filtri a Coalescen-za, ecc..Nella giornata del 13 giugno 2015,IMAS AEROMECCANICA ha cercatodi sintetizzare tutti questi concetti, inun memorabile Open Day e cena digala per tutti i Dipendenti e Collabora-tori e per le tante Autorità che hannodeciso di condividere questo momen-to importante.IMAS AEROMECCANICA vede que-sto importante anniversario come unpunto di partenza e non come un tra-guardo.Per maggiori dettagli, consultare il nssito. www.imas.it

I titolari Tiziano e Claudio Paravidino durante il taglio torta

Page 11: Le reti vuote dell'Adriatico - Corriere della Sera

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11Lunedì 6 Luglio 2015Corriere Imprese

economico. Alfiere di questonuovo corso è l’assessore Al-berto Bellini. Due giorni fa aVilla Selva è stato inauguratoun campo solare di 20 milametri quadri con una potenzadi 1,3 megawatt per fornire ca-lore alle aziende vicine, comeBonfiglioli e Marcegaglia. Il

18 giugno è stata deliberata laproposta di dare la raccoltadei rifiuti a una società pub-blica (togliendola a Hera) e laloro gestione a una di tipo pri-vatistico: in questa maniera sicreano posti di lavoro, si mas-simizza la raccolta differenzia-ta e si abbassano le tariffe. Lo

aveva voluto l’ex sindaco Bal-zani: ora è realtà e il nuovocorso sta contagiando anche ilCesenate. E sempre a proposi-to di Hera sul piatto ci sareb-bero ulteriori cessione di quo-te: insomma qua la multiutili-ty mastica molto amaro.

A Forlì intanto il fiorente

settore dell’imbottito resiste evolano gli storici come Cierreimbottiti dei Conficconi o ibig come Dorelan che scom-mettono sull’innovazione. Lacrisi è stata a macchia di leo-pardo, i 160 esuberi dellaElectrolux sono stati per oracongelati e pure la chiusuradello stabilimento nauticoFerretti è stato scongiurato,anche se la proprietà parla ci-nese. L’altro grande attore del-la marina forlivese, i CantieriDel Pardo, sono tornati inmano italiana: li hanno rileva-ti dai tedeschi di Bavaria

Yachtbrau la famiglia Trevisa-ni, i fondatori e principaliazionisti del gruppo Trevi diCesena. È definitivamente tra-montato invece il sogno diuna scuola di nautica.

Dal green ecologico di Forlì,al verde ortofrutticolo di Cese-na, il passo è breve. Qui nascela maggior parte dei prodottiche arrivano sulle nostre tavo-le, grazie a colossi come Apo-fruit e Orogel; quest’ultimaha appena investito 10 milioniin un nuovo stabilimento aLongiano. La caratteristica dientrambe è di essere impresecooperative, una tipologia chequi e in questo settore ha il

suo zoccolo duro. Sono infattitante anche quelle che in filie-ra contribuiscono al successodi un altro moloch alimentare:Amadori (fatturato 2014: 1 mi-liardo e 284 milioni di euro).Il numero degli iscritti attivi diConfcooperative era 11, il valo-re della produzione del 2013era 544 milioni di euro che èpassato a 786 (+44,54%) nel2014; gli addetti registrati in-vece l ’anno scorso erano2.877. «Se si viaggia da Faenzaa Cesena si nota un cambia-mento nel paesaggio — avver-te Mirco Coriaci, presidentedelle cooperative bianche for-livesi e cesenati —, ci sonomolti meno pescheti ed è ri-comparsa una alta componen-te di seminativo perché i prez-zi insufficienti della frutticul-tura hanno imposto un cam-biamento». Rimanendo inzona, le società cooperative diForlì-Cesena sono più capita-lizzate rispetto alla media re-gionale, nonostante il 2011-2013 sia stato caratterizzato dariduzioni patrimoniali per as-sorbire perdite di esercizio. «Ildato è influenzato da due-treaziende importanti con valen-za regionale, certamente mol-te coop hanno lavorato bene

La fotografia restituita dalla Camera di Commercio di Forlì e Cesena mostra una provincia con un tasso disoccupazione giovanile inferiore alla media regionale e nazionale. Va forte la produzione alimentare e manifatturiera, ma anche macchinari e confezioni non scherzano. Soffre invece il comparto legno

Economia— osserva Ruenza Santan-drea, presidente Legacoop Ro-magna — questa zona è moltoforte nell’agroalimentare, mol-te coop costituiscono un con-sorzio di secondo grado cheforniscono quelle di primogrado. Tutta la filiera agricolaha creato nel tempo una bellapatrimonializzazione».

Ma non è tutto rose e fiori.«Il problema della nostra agri-coltura è anche l’età — ragio-na il sindaco di Cesena PaoloLucchi — perciò abbiamomesso alcune decine di ettaridi terreni comunali a disposi-

zione di giovani coop contadi-ne». Mentre l’incubatore co-munale Cesenalab sta crescen-do sette e ha raggiunto 21 di-pendenti. Pure la grandeTechnogym di Nerio Alessan-dri si prende cura di giovaniinnovatori e intanto promuovela filosofia wellness, guardan-do alla Borsa. E se Kering stapensando a vendere un mar-chio luxury come Sergio Ros-si, il calzaturiero di San MauroPascoli è l’unico distretto checontinua a non avere proble-mi: +12,4% di fatturato nei pri-mi tre mesi del 2015.

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Forlì e Cesena ai raggi X

* Localizzazioni:Sedi di imprese e unità locali ** Popolazione residente al 1˚ gennaio 2014

Elaborazione: Ufficio Statistiche e studi - Camera di commercio di Forlì-CesenaFonte: Movimprese (infocamere) e Istat (demo.Istat.it)

Fonte: elaborazioni su dati ISTATTassi di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro

Imprenditorialità

al 31/12/2014

51.293

559.717

7.221.476

Registrate Attive

Incidenza% su totale

Forlì-Cesena Emilia-Romagna Italia

AlimentareConfezioniCalzatureLegnoChimica e plasticaProdotti in metalloMacchinariMobiliAltre industrieManifatturiero

Settore

Manifatturiero

Forlì-Cesena -31/12/2014

Tassi di disoccupazione età 15 anni e oltre Media primi tre trimestri -valori percentuali

Maschi e Femmine Femmine

Produzione, fatturato, ordinativi e occupazione (variazioni medie negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesiprecedenti) Esportazioni (percentuale sul fatturato - medie degli ultimi 12 mesi)

Fonte: indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere della Camera di Commercio di Forlì

Produzione lorda vendibile (PLV) Prospetto riassuntivo Provincia di Forlì -CesenaDati in migliaia di euro (valori nominali) (A) Valori Stimati (B) Valori a consuntivo

Coltivazioneerbacee

TotalePLV

549.325611.216

100,0100,0-10,1-10,1

-0,0-3,9

Coltivazionearboree

zootecnia

77.674101.122

14,116,5

-23,2-24,8

+2,2-0,1

103.195113.615

18,818,6-9,2-9,5+0,4-5,1

2014 (A)2013 (B)20142013PLVPrezziQuantitàSau

368.456396.479

67,164,9-7,1-6,5-0,6

-

Variazione%

Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive

46.059

502.918

6.238.056

Var.% 2014/2013

-0,3%

-0,7%

-0,1%

-0,7%

-1,0%

-0,4%

Ogni 1.000 ab.**

129,3

125,9

118,8

116,1

113,1

102,6

7,7

7,9

8,4

8,6

8,8

9,7

al 31/12/2014

43.280

463.897

6.041.187

Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive Registrate Attive

38.303

412.801

5.148.413

Var.% 2014/2013

-0,6%

-0,9%

-0,3%

-1,2%

-1,3%

-0,7%

Ogni 1.000 ab.**

109,1

104,3

99,4

96.6

92.8

84.7

9,2

9,6

10,1

10,4

10,8

11,8

Maschi

6,18,2

12,0

2013 2014 2014

7,5 8,2

12,6

6,7 7,4

11,88,6 9,2

13,6

Produzione avolume fisico

+10,2+7,9+0,3-1,1+1,6+5,6+7,1+4,4+3,0+5,8

Fatturato avalori correlati

+14,6+2,0-1,7-6,3+3,3+1,9+8,4+4,2+4,1+6,0

Export %sul fatturato

2,612,725,84,8

35,924,360,635,46,6

27,0

Ordini dal mercatointerno

+0,1+5,4+5,9+4,2+0,1+2,1+9,8+2,8-0,3+3,5

Esterno

-0,8+2,0+4,6+4,1+7,6+5,8+9,8-0,6+1,4+4,4

+6,3+1,4+6,0

-10,4+1,7+2,3-2,0+2,4-1,1+2,0

Addettitotali

Imprese Abitanti**per impresa

Localizzazioni* Abitanti **per localizzazione

LucchiAbbiamo messo alcune decine di ettari di terreni comunali a disposizione di giovani coop contadine

CoriaciÈ cambiato il paesaggio a causa dei prezzi insufficienti della frutticoltura

DreiEsiste la necessità di un collegamento con la E45 verso Cesena e verso il porto di Ravenna

Page 12: Le reti vuote dell'Adriatico - Corriere della Sera

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12 Lunedì 6 Luglio 2015 Corriere Imprese

L’Emilia-Romagna è la prima regioneitaliana per fatturato derivante daprodotti Dop e Igp. A rivelarlo l’ottavorapporto della Fondazione Qualivitache ha quantificato in 2,2 miliardi di

euro il valore economico delle 40 specialitàcertificate della gastronomia regionale.

Nella top ten delle province italiane con ilmiglior rapporto tra prodotti certificati e fat-turato, ai primi due posti si trovano Parma,con un impatto economico di 1 miliardo e 34milioni di euro e Modena, con 517 milioni dieuro, mentre al sesto posto spunta Bolognacon 384 milioni di euro d’introiti.

Scorrendo la lista dei prodotti a indicazionegeografica e d’origine controllata si compren-de subito che a decretare il successo dell’Emi-lia-Romagna nel settore agroalimentare sonostati soprattutto cibi come il prosciutto diParma, il Parmigiano Reggiano, l’aceto balsa-mico e la mortadella. Secondo quanto riporta-to dalla Fondazione Qualivita, che da annimonitora nel proprio Atlante l’universo deiprodotti alimentari italiani Dop e Igp, la viaEmilia è tutta un fiorire d’eccellenze e di quali-tà. Le ultime, in ordine di tempo, ad averottenuto una certificazione sono la piadinaromagnola e la salama da sugo. Il pianetaalimentare indicazione geografica e di originecontrollata non si limita solo al cibo e con 143milioni di euro di fatturato mette al sestoposto le 29 denominazioni di vini regionalinella classifica nazionale. In questo modo ilsettore eno-gastronomico arriva a contare 69prodotti. Artefici del successo le 72 mila aziende, di cui il 21 per cento con produzione

Dop e Igp, sparse sulle diverse province emi-liano-romagnole.

«Dietro questi dati c’è il lavoro fatto dalleaziende del territorio — spiega Mauro Rosati,direttore generale della Fondazione Qualivita— Il fatturato del Dop e Igp nel settore foodin Italia è di 6,6 miliardi di euro e il 33 percento viene solo dall’Emilia-Romagna. Questodimostra che non si tratta di prodotti di nic-chia ma di eccellenze che finiscono sulla tavo-la di consumatori italiani e stranieri».

Un risultato che si ripartisce in manieradisomogenea sul territorio regionale segnan-do un divario tra le diverse province con an-che qui Parma e Modena in testa. Nel compar-to alimentare Parma fa registrare, con le sue12 denominazioni, un fatturato per le aziendedel territorio di 1 miliardo e 22 milioni dieuro. Segue Modena con 484 milioni di eurodovuti all’aceto balsamico, prodotto che ha dapoco conquistato il quarto posto tra le Igpnazionali, alle ciliege di Vignola, allo zamponee al cotechino. A breve distanza Bologna con361 milioni di euro e dove a fare da traino èla mortadella dop. Bene anche Reggio Emiliae Piacenza con rispettivamente 196 e 45 milio-ni di euro di fatturato grazie a prodotti comesalamini italiani alla cacciatora e formaggi nelreggiano e alla coppa e al salame piacentino.Fanalino di coda Ravenna, con meno di 10milioni di euro dovuti in particolare alla ven-dita dalla pesca nettarina di Romagna.

Tutt’altra classifica nel settore vinicolo doveil primato spetta, con le sue 9 denominazionie 32 milioni di euro d’introiti, alla provincia diModena e al suo Lambrusco, seguita da Pia-cenza (25 milioni) e Bologna (22 milioni). Incoda ancora Ravenna e Ferrara, entrambe concifre che si aggirano sui 6 milioni di euro.

Sarà anche prima per qualità delle sue ma-terie prime, ma l’Emilia-Romagna resta ancheuna delle più imitate. Secondo una stima dellaColdiretti regionale il fatturato del falso agroa-

limentare si può quantificare in circa 8 miliar-di di euro con una perdita occupazionale di 33mila posti di lavoro. Un dato sconfortante chepone l’accento sulla necessità di porre piùattenzione alla tutela dei prodotti nostrani an-che in vista dell’accordo commerciale di liberoscambio Ttip, Transatlantic trade and invest-ment partnership, in corso di negoziato tral’Unione europea e Stati Uniti d’America.

«Bisogna stabilire delle regole chiare —spiega Mauro Tonello presidente dellaColdiretti Emilia-Romagna —. Non è possibileche in giro per il mondo si ritrovino prodottiche portino la diciture “italian food” e poivengono realizzati altrove. Chi ci copia lo faperché ha capito che i nostri prodotti hannoun mercato redditizio».

Dino Collazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

PROVINCE: IMPATTO FOOD

Parma

Modena

Bologna

Reggio nell’Emilia

Piacenza

Forlì-Cesena

Rimini

Ferrara

Ravenna

12

15

22

11

10

15

12

15

15

1.022.508.398

484.869.344

361.637.729

196.135.439

45.729.901

16.079.361

13.684.680

13.529.867

9.974.862

IMPATTODEN

Quanto valgono in regione

PROVINCE: IMPATTO WINE

Modena

Piacenza

Bologna

Reggio nell’Emilia

Parma

Forlì-Cesena

Rimini

Ravenna

Ferrara

9

6

10

3

3

7

3

7

2

32.710.939

25.309.464

22.583.739

17.740.490

12.250.435

11.961.038

7.488.920

6.911.471

6.330.951

IMPATTODEN

Fonte: dati Qualivita

38 denominazioni DOPche ricadono nel territoriodella Regione

31 denominazioni IGPche ricadono nel territoriodella provincia

72.016 aziende agricole

15.119(21%) aziende agricolecon produzioni DOP/IGP

2.669(4%) aziende agricolecon produzioni BIO

40 denominazioni FOODche ricadono nel territoriodella Regione (+2 STG)

29 denominazioni WINEche ricadono nel territoriodella provincia

2,2 mld € ricaduta fatturatodenominazioni FOODnella Regione (1˚ su 20)

143 mln € ricaduta fatturatodenominazioni WINEnella Regione (6˚ su 20)

Sul webPuoi leggere gli articoli di Corriere Imprese, condividerli e lasciare commenti su www.corrieredibologna.it

FOOD VALLEY

TonelloNon è possibile che in giro per il mondo si trovino prodotti con la diciture “italian food”, ma realizzati altrove. Chi ci copia lo fa perché ha capito che i nostri prodotti hanno un mercato redditizio

Emilia-Romagna, l’oro nel piattoDop e Igp valgono 2,2 miliardiIl rapporto della Fondazione Qualivita: in testa Parma e Modena

Bontà Un sorso di Lambrusco

Page 13: Le reti vuote dell'Adriatico - Corriere della Sera

BO

13Lunedì 6 Luglio 2015Corriere Imprese

I lavoratori stagionali in agricoltura nel 2014

Imprese che hanno assunto in forma stabile

Entrate (valore assoluto)

Entrate (tasso entrata)

Uscite( valore assoluto)

Uscite (tasso uscita)

Saldo (valore assoluto)

Saldo (var.percentuale)

Valore assoluto

Unità lavorative standard

Quota assunzioni stagionali sul totale

6,6

900

1,9

1.000

2,2

-100

-0,3

46.300 (+26,2%)

30.300 (+11,8%)

98.1 (+3,2%)

MOVIMENTI DI DIPENDENTI STABILIPER L’ANNO

ASSUNZIONI DI DIPENDENTI STAGIONALI

INDICI

Fonte: Unioncamere - Ministero del lavoro

1 Tasso riferito al totaledei dipendenti dell'annoprecedente

3 L’unità lavorativa standard è datadal rapporto tra il numerodi giornate complessivedegli stagionali e il numerodi giornate lavorative standard(convenzionalemente ugualea 150)

4 Quota percentuale in terminidi lavoratori

Emilia-Romagna

4,3

10.900

2,2

11.700

2,3

-700

-0,1

584.200

369.800

98,2

Italia

1

1

1

Valori assoluti arrotondatialle decine. A causa di questiarrotondamenti, i totali possononon coincidere con la sommadei singoli valori.

2

2

3

4

La novità

Bottura superstar,corso all’universitàe tre giorni a Londraospite di Sotheby’s

U n percorso formativo di ca-rattere accademico sul ci-bo e su tutto quello che c’è

intorno. Sarà attivato dall’ateneodi Modena e Reggio Emilia nonappena, rispettando i tempi det-tati dal Ministero, verrà ufficial-mente comunicata la volontà direndere operativo il corso uni-versitario. Probabile febbraio2016. È certo invece che dopol’estate continuerà la fase di ide-azione del corso: «Il progetto —spiega il rettore dell’Universitàdi Modena e Reggio Emilia, An-gelo Oreste Andrisano — è an-cora in una fase embrionale,stiamo organizzando un tavolodi lavoro che ci sarà subito do-po l’estate. Al momento stiamosemplicemente valutando atten-tamente le esigenze accademi-che per attivare la formazione. Ècerto però il punto di partenza èdettato da un contesto con otti-me competenze presenti sul ter-ritorio e con attività già esisten-ti. Valuteremo anche chi dovràfare formazione e se sarà unmaster di primo livello, o altro».A oggi, uno degli interlocutori èlo chef triistellato Massimo Bot-tura, con cui il rettore ha avutoun primo scambio di idee inmerito e che a Londra ha recen-temente aperto per tre giorni ilsuo ristorante Osteria La France-scana da Sotheby’s. Altra certez-za, il servizio offerto mirerà aformare figure professionali chetroveranno lavoro nel fiorentesettore gastronomico e alimen-tare emiliano-romagnolo. Bastipensare ad Alma a Parma. «Nonvogliamo fare doppioni — rassi-cura Andrisano — ma mettere-mo subito in chiaro le figureprofessionali che servono e cheformeremo».

Maria Centuori© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Modena

Èun trend in costanteaumento, quello degliemiliano-romagnoliche fanno gli stagiona-li in agricoltura. Rac-

colgono frutta, lavorano laterra; si dedicano all’agrituri-smo come anche a stalle, alle-vamenti e pascoli per almenodue trimestri all’anno così dafar diminuire il fabbisogno dipersonale extracomunitario. Secondo i dati diffusi dal Mi-nistero del Lavoro, dal 2012 al2015 i lavoratori stagionali ex-tracomunitari in Emilia-Ro-magna sono calati complessi-vamente da 4.450 a 1.295.Stessa sorte su base naziona-le, da 31 mila si è scesi a8.600.

Insomma, l’attività nei cam-pi, seppur saltuaria, può di-ventare in tempo di crisi unaconcreta opportunità di im-piego per connazionali di tut-te le età. Il lavoro stagionalein regione ha rappresentatonel 2014 il 98.1% della doman-da di occupazione espressadal settore agricolo, misuratain termini di persone (più 3,2punti percentuali rispetto al-l’anno precedente). Entrandonel dettaglio, i dipendenti sta-gionali agricoli sono stati46.300 (più 26,2%) mentre leunità lavorative standard —date dal rapporto tra il nume-ro di giornate complessive de-gli stagionali e il numero digiornate lavorative standardche è pari a 150 — all’incirca30.300 con un aumento del-l’11,8%.

Per taluni si tratta di unascelta passeggera, talvolta ob-bligata, in attesa di qualcosadi meglio; per altri di un ap-prodo inatteso o semmai deldesiderio di riscatto dopo unperiodo comunque difficile.Paolo, 40enne, laureato in ge-ologia, si è occupato di inda-gini ambientali geotecniche edi commerciale nel compartoceramico fino a tre anni faquando realizza il sogno diaprire un lounge bar con mu-sica dal vivo a Finale Emilia.«Le cose inizialmente vannobene ma poi arriva il terremo-to, la crisi e la gente che spen-de di meno tanto che ora illocale — confida — è in ven-

dita». Da un mese circa racco-glie meloni e cocomeri a SanMatteo della Decima, nel Bo-lognese: dieci ore al giornoesclusa la domenica che fini-sce alle dodici. «Lavoro lostesso numero di ore solo cheprima — dice scherzando —andavo a letto alle cinque in-vece ora mi sveglio a quell’ora.La fatica fisica si sente però silavora all’aria aperta». E conun po’ di sollievo confessa:«Lo stipendio sicuro a finemese? L’avevo quasi dimenti-cato». Poi la testa vola altroveverso nuovi progetti: «Appenacedo il bar, vado all’esteroprobabilmente in Canada. È ilpaese che ha sofferto meno lacrisi, la disoccupazione è bas-sa e il reddito pro capite alto,quindi si vive bene».

Aveva un’attività propria an-che Luca, 39 anni, sposato edue figlie piccole, di San-

t’Agostino di Ferrara. Facevaimpianti elettrici per grosseimprese edili che sono fallitenel 2008. Il buco finanziariocreato dai clienti non lasciaalternative e l’impresa è co-stretta a chiudere due annidopo. «A quel punto — rac-conta con amarezza — ho cer-cato e voluto un lavoro che milasciasse libera la testa».Adesso si occupa di coltiva-zioni ortofrutticole in serraper nove mesi su dodici. Co-mincia con la preparazionedei terreni a febbraio, seguo-no gli innesti e i trapianti finoalla stagione di raccolta: «Mipiace — e confida — conti-nuerò».

Massimo, 42enne roma-gnolo, studia un paio d’anniveterinaria all’Università poientra subito nel mondo dellavoro. Sceglie un impiego di-namico, tutto il giorno in giro

per aziende zootecniche: fal’informatore farmaceutico eanche il rappresentante diprodotti veterinari per un’im-portante multinazionale finoal 2008 allorché il contrattocessa. Da alcuni anni lavorastagionalmente a Villagrappanel Forlivese in un’aziendaavicola. Si dedica all’alleva-mento di broiler, polli da car-ne, e spesso, un po’ per pas-sione, alla riparazione mecca-nica e manutenzione dei mac-chinari.

«Gestivo assieme a miomarito un albergo ristorantenella pedecollina reggiana —ricorda Glenda, 42 anni, buo-na parlantina e giusta dose digrinta — Ora per dieci mesiall’anno curo accoglienza e ri-storazione in un agriturismopoco distante, dove si produ-ce Lambrusco e Spergola.Metto a frutto la mia espe-rienza alberghiera miglioran-do l’attenzione verso il clientee incrementando marketing,prenotazioni on line e socialnetwork». E il consorte, nelfrattempo? «Fa lo chef in Au-stralia».

Barbara Bertuzzi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il lavoro stagionale è il nuovo Eldorado,emiliano-romagnoli di nuovo nei campiA spingerli la crisi e la ricerca di uno stipendio sicuro: +26,2% nel 2014

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Buona per il baccalà o resistente fuori frigoLa cipolla è un arcobaleno di sapori

Previene tante cose (colesterolo, infarto, ic-tus, cancro) eppure se il consumo frescoè aumentato, lo dobbiamo quasi esclusi-vamente agli immigrati afro-asiatici chene fanno largo uso. «In più, da semplice

commodity — precisa Vanni Tisselli, ricercatoredel Crpv di Cesena — la cipolla viene oggi lavora-ta anche per la quarta e quinta gamma». In sac-chetti pronti all’uso nella versione pelata o cotta,talora sottovuoto.

«Maggiore produttività, riduzione dell’utilizzodi antiparassitari e mantenimento in celle frigori-fere per periodi prolungati: sono questi — sotto-linea — i risultati del recente miglioramento va-rietale introdotto negli areali dell’Emilia-Roma-gna, su terreni argillosi ben drenati». Le cultivara bulbo giallo-dorato testimoni del territorio sonola Density, buona per consistenza e conservabilitàoltre alle Legend e Pandero che si distinguonoinvece per la produttività, in media 60 ton/ha

(sui 0.8-1.4 euro/kg nella Gdo; fonte: Cso). «Otti-ma è la nuova varietà Elenka», spiega SandroCornali, coordinatore tecnico dell’azienda agrariasperimentale Stuard di Parma, che l’ha testata sulcampo. «Consistente, tunicata con uniformità dicolore e pezzatura. Dalle prove sulla conservazio-ne è risultato solo l’8% di scarto dopo otto mesidalla raccolta». Stesso discorso per la White Ope-ra, dal bulbo bianco e quindi più delicata (1,2-2,8euro/kg). Luisa Brini a Castel San Pietro (Bo)coltiva quasi cinque ettari della Elenka ed è sod-disfatta pure della White Opera: «Ha una resamedia di 70 ton/ha». Effettua una concimazionedi fondo a base di potassio, azoto e fosforo e tre«passaggi» di nitrato ogni 20 giorni. Conferiscetutto il prodotto al Cesac che lo distribuisce conil marchio registrato «Cipolla di Medicina».

Attenta alle innovazioni è anche Daria Costache produce nell’imolese la cipolla rossa Red Rum, colore intenso e brillantezza delle tuniche

(in commercio da 1,2 a 2,9 euro/kg, c’è anche lanota «di Tropea» 1.9-2.9 euro/kg). Della biancaraccoglie la nuova cultivar Honey Moon e dellagiallo-dorata la Crockett ma tirando le sommeribatte: «Rispetto alle vecchie varietà, la qualità èmigliorata così anche la conservabilità e la produ-zione che è salita del 20% tuttavia le sementicostano più del doppio: si è passati da 400 a 1.200euro/ha».

Tipicità unica dell’Emilia-Romagna è la Boret-tana, prettamente di nicchia e guardata con moltointeresse dal mercato Usa. La famiglia di UmbertoFornari a Collecchio (Parma) la fa da generazionisu terreno vocato limo argilloso. «Forma piatta epiccola (calibro 28-48 mm) dal sapore morbido,si conserva fuori frigo fino a gennaio ed è l’ideale– racconta – per il Baccalà alla vicentina». Comericonoscere quella autentica? «Dal bulbo giallochiaro e l’interno bianco senza striature verdi».

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La piantaLa cipolla (Allium cepa L.) è una pianta coltivata bulbosa tradizionalmente attribuita alla famiglia delle Liliaceae Esistono molte varietà di cipolle, che prendonoil nome dalla zona di coltivazione, dalla forma, dal colore e dalla buccia ( bianca, giallo-dorata o rossa)

Lavoro lo stesso numero di ore solo che prima andavo a letto alle cinque invece ora mi sveglio a quell’ora. La fatica fisica si sente però si lavora all’aria aperta

L’agenda 8 luglioA Bologna alle 15.45 l’incontro promosso da Confindustria «La Cina nel 2015. Scenari e prospettive per imprese» in via Barberia 13

8 luglioA Officucina a Reggio Emilia, alle10, prende il via «Entrepreneurial Track» con Michiel Bakker di Google Food Services

9 luglioAll’Università di Ferrara la cerimonia della 35° edizione del premio Architettura sostenibile alle 16.30 in via della Ghiara 36

9 luglioA Bologna alle 9,30 l’incontro promosso da Unindustria «Metti il vino al F.I.CO. Le eccellenze vitivinicole e agroalimentari dei colli bolognesi e della città metropolitana dall’Expo a Fico» in via San Domenico 4

9 luglioAlla Camera di Commercio di Modena incontro formativo «Classificazione e caratterizzazione dei rifiuti: nuove e vecchie norme» dalle 9 alle 13.30

9 luglioAll’Università di Parma presentazione alle 11 del master in «Web Communication e Social Media per giornalisti e comunicatori». Nel plesso didattico di via D’Azeglio, 85. Iscrizioni aperte dal 6 luglio fino al 30 settembre

FOOD VALLEY

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Page 14: Le reti vuote dell'Adriatico - Corriere della Sera

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15Lunedì 6 Luglio 2015Corriere Imprese

Fatti e scenari

L’azienda precisaRossi group di Modena non è in vendita e non è in crisi

D allo studio legale Previdi riceviamo le se-guente precisazione che pubblichiamo,come richiesto, ai sensi della legge sulla

stampa.Per incarico di Rossi spa, con sede a Modena

in via Emilia Ovest 915/a con la presente sonoa chiedervi rettifica di una notizia, non vera egravemente lesiva per la società mia assistita,riportata nell’ articolo a firma Massimo DegliEsposti, pubblicato su Corriere Imprese del 22,06, 2015, a pagina 5, dal titolo «Mezzo secolonel segno di Clementino, Finché Gemina….».

L’articolista, a commento della situazionedelle imprese operanti in Emilia nel settore deiriduttori, del tutto infondatamente ha scritto:«arranca ed è in vendita la svizzerovestita RossiGroup di Modena».

Tale notizia non solo, come detto, non ri-sponde al vero, ma per il giudizio espressorisulta anche gravemente lesiva per l’immaginedella società.

Il Gruppo Habasit, che possiede il 100% delcapitale di Rossi spa, non ha mai messo invendita la sua partecipazione azionaria e/o in-trattenuto alcuna trattativa in merito; nessunaimpresa del Gruppo Rossi «arranca, tutte han-no solide basi patrimoniali e finanziarie e go-dono di ottima salute, lo dimostrano (tra glialtri) i risultati dell’ultimo esercizio, assoluta-mente positivi, sia dal punto di vista economi-co/reddituale, che finanziario.

Il designer Piretti sulla Plia«Quella sedia esposta al Moma l’ho inventata io»

A lato dell’intervista a Paolo Castelli,uscita il 25 maggio su Corriere Im-prese, in una didascali abbiamo scrit-to erroneamente «Leonida Castelli,

l’inventore della sedia Plia». L’informazioneresa sulla paternità della sedia è sbagliata,essendo invece un’opera di esclusiva ideazio-ne e creazione del designer Giancarlo Piretti.Ce ne scusiamo con l’interessato e con ilettori. La sedia Plia fa parte della collezionepermanente di design del MoMa di NewYork.

Giancarlo Piretti è nato a Bologna nel 1940ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Bo-logna, dove ha conseguito il titolo di Inse-gnante di Disegno. Nel 1960 ha frequentatol’Accademia di Belle Arti di Bologna. In se-guito diventò docente di Interior Design al-l’Istituto Statale d’Arte di Bologna per setteanni. Nello stesso periodo lavorò come desi-gner d’interni per dodici anni all’AnonimaCastelli, progettando le loro linee di mobiliper casa, ufficio e collettività, per le quali hadepositato numerosi brevetti d’invenzioneindustriali e meccanici e modelli ornamenta-li. Tra i suoi progetti più noti si annoveranoanche la sedia Plia e il tavolo Platone.

L’analisiCosa insegnal'investimentostraniero

Èil caso della Lambor-ghini che decide diprodurre un nuovoSuv nello stabilimen-to di Sant’Agata Bolo-

gnese preferendolo ai sitoproduttivo che il gruppo ha aBratislava dove vengono as-semblati i Suv Audi e Por-sche Cayenne, o della daneseDanfoss che ha portato in re-gione in un nuovo stabili-mento della controllata Tu-rolla la produzione di pompeoleodinamiche prima fatte inSlovacchia.

Se da un lato l’acquisizio-ne di imprese emiliano ro-magnole da parte di impresestraniere può destare qual-che preoccupazione perché èpossibile che i centri dove sidecidono le strategie si spo-stino dalla regione, dall’altrala capacità di attrarre investi-menti nuovi è un fatto dop-piamente positivo. È positivoperché denota un territoriodinamico che crea lavoro ebenessere, ma è anche posi-tivo perché un territorio at-traente è più probabile cheriesca a mantenere anche ilcontrollo delle produzionidelle imprese acquisite dasocietà straniere.

Non è un caso che questiinvestimenti si concentrinonelle filiere dove l’Emilia- Ro-magna eccelle. Ed è su que-ste che probabilmente vale lapena concentrarsi. La rete dicompetenze locali, imprese,lavoratori, scuole è in gradodi compensare un costo delelevato rispetto ad altri con-testi europei e tutti i freniitalici che ben conosciamo.Gli investimenti stranieri aiu-tano ad alimentare un pro-cesso virtuoso: si attraggonorisorse e competenze nelle fi-liere dove siamo più fortirendendole ancora più per-formanti. Filiere più compe-titive ed internazionalizzatepossono aggredire ancorameglio i mercati globali e ge-nerare nuovi investimentiche potranno essere sia do-mestici sia stranieri. È ovvia-mente necessario che questoprocesso virtuoso che coin-volge imprese ed istituzioninon venga interrotto. Se, in-fatti, dovesse venire meno, ilrischio che gli investimentidiretti esteri diventino unostrumento che trasferiscecompetenze e lavoro all’este-ro si farebbe più concreto.Ciò che è successo alla Lam-borghini per la costruzionedel nuovo Suv è emblemati-co. Senza la collaborazionedella regione e l’accordo coni sindacati, è assai probabileche oggi staremmo parlandodella prima Lamborghiniprodotta in Slovacchia.

Giorgio Prodi© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Massimo Degli Esposti

BCC, SUI FUTURI ESUBERIBENVENUTO IL CHIARIMENTO

«Numeri fantasiosi, senza nessun fonda-mento reale e nessuna relazione logica con ilprogetto di autoriforma in cui è attualmenteimpegnato il Credito Cooperativo». È la dichia-razione con cui Giulio Magagni, presidente del-la Federazione Bcc dell’Emilia-Romagna e diIccrea Holding, nonché di Emil Banca, contestaun passaggio del nostro articolo sull’ultimo nu-mero di Corriere Imprese. Noi scrivevamo chela riorganizzazione delle Bcc avrebbe avuto ine-vitabili riflessi occupazionali su almeno15/20.000 lavoratori dei 37 mila attualmente

occupati nelle Banche di credito cooperativoitaliane. Di questi, circa 3.000 sono in Emilia-Romagna da cui deducevamo che in regione gliinteressati avrebbero potrebbero essere 1200/1700. Il tutto per effetto di un processo diriforma e razionalizzazione indispensabile permettere in sicurezza l’intero sistema delle exCasse rurali. Secondo Magagni, che da mesi,come presidente della Holding, sta collaboran-do con Federcasse ed altri parti del movimentoalla riorganizzazione in stretto contatto con ivertici del Ministero dell’Economia e della Ban-

ca d’Italia «allo stato attuale parliamo di unariforma che ancora non c’è» ed è quindi pre-maturo fare cifre. «Come è naturale che sia –prosegue il presidente —, tutte le aziende chesi riorganizzano si trovano a dover gestire pro-blemi di personale. Ma ad oggi non siamocertamente in grado di parlare di numeri inquanto tale problema verrà esaminato appro-fonditamente solo in sede di stesura del pro-getto operativo della riforma. In ogni casoescludo che si possa parlare, nemmeno lonta-namente, di numeri di dimensioni simili aquelle riportate nell’articolo citato e gli esuberi,qualora ve ne siano, verranno comunque gestitinello stile del Credito Cooperativo: senza creareproblemi ai lavoratori e alle loro famiglie».Prendiamo atto delle precisazioni del presiden-te Magagni e lo ringraziamo del chiarimento.Un chiarimento a nostro avviso necessario vistoche la relazione letta all’assemblea dallo stessoMagagni può trarre in inganno quando, al terzocapoverso di pagina 11, dice testualmente che «iprocessi di riorganizzazione avranno inevitabil-mente delle conseguenze sul settore in terminioccupazionali e ricambio di professionalità, siparla di almeno 15/20.000 lavoratori, di pianidi prepensionamento e ricollocazione».

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P otrà apparire una forzatura occuparsidel comparto immobiliare in questafase ancora abbastanza complessa peril comparto stesso. Sia gli acquisti di

nuove costruzioni, sia le compravendite delcosiddetto usato non mostrano ancora se-gnali di ripresa particolarmente brillanti, an-che se, secondo le ultime rilevazioni, stagradualmente aumentando la domanda dimutui per l’acquisto di case. Eppure Igd spa,con sede a Ravenna, è una società per alcuniaspetti unica nel panorama italiano. Essa go-de infatti di un trattamento speciale, poichéè identificata come Siiq, società di investi-mento immobiliare quotate in Borsa. Dettaqualifica è riservata a società che, tra le altrecaratteristiche che le contraddistinguono, hanno come attività principale la locazionedi immobili. Grazie a questa qualifica, nederivano importanti vantaggi fiscali. MatteoZardoni, di Albertini Syz Banca Privata, rife-rendosi a Igd, la indica quale leader in Italiatra società attive nell’investimento e nellagestione degli immobili commerciali. Il valo-

re complessivo degli asset è di 2 miliardi dieuro. Nel dettaglio, prosegue Zardoni, Igdpossiede diversi parchi commerciali, in granparte in Italia, ma è anche presente anche inRomania. Nel primo trimestre 2015 la societàha incrementato del 48% l’utile netto a 9,2milioni di euro e del 20% il flusso di cassadella gestione caratteristica. È stato inoltrepresentato il nuovo piano industriale 2015-2018 che prevede un ritorno lordo del 7% sulcosto dei nuovi sviluppi, con un incrementodei ricavi del 20% ed un tasso di occupancydel 95%. La favorevole prospettiva aziendalefa sì che possa rappresentare un’interessanteopportunità d’investimento in un arco tem-porale di 3-5 anni, poiché l’attuale valore discambio in Borsa avviene ad un prezzo paria poco più di 0.6 volte il patrimonio netto.In ambito regionale, ma in diverso compar-to, fino all’8 luglio è possibile sottoscrivereazioni Aeroporti di Bologna, titolo che verràquotato nel segmento Star della Borsa italia-na.

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SEGUE DALLA PRIMA

Q uesta cultura della col-laborazione è una sortadi genius loci che anche

nel rimescolarsi di cittadinan-ze e culture, tipico delle areericche e dinamiche, resta lacifra prevalente delle nostrecomunità.

L’impresa cooperativa ne èun buon esempio, stimolatanel suo rinnovarsi anche dal-l’ingresso come soci di nuovicittadini e di nuove genera-zioni e, dunque, di esigenze epunti di vista innovativi.

Lo dimostrano gli innume-revoli casi di successo in cam-pi spesso diversi: da Unipol-Sai a Sacmi, da Granarolo aCMC, da Grandi SalumificiItaliani al Gruppo italiano vi-ni, da Cadiai a Coopselios, daCoop a Conad, CMB, CirFood,Camst, Cefla, Coopservice,Manutencoop, dall’Istituto diprevenzione oncologica Ra-

mazzini al turismo consape-vole, alla cultura, dalla logisti-ca alla mobilità, fino alla piùpiccola delle cooperative so-cio-assistenziali, alle coopera-tive di comunità, a quelle na-te dalla crisi di imprese dicapitali.

Il movimento cooperativo èvivo, dinamico, progetta il fu-turo guardando con attenzio-ne al presente, alle difficoltàdell’oggi, agli errori non sem-pre evitabili in una storia lun-ga e che coinvolge così tantepersone: circa 150.000 gli ad-detti nelle cooperative del-l’Emilia-Romagna aderenti aLegacoop, oltre 3 milioni i so-ci. Numeri ancora più ampise si guarda a Confcooperati-ve e Agci con le quali stiamodando vita all’Alleanza delleCooperative Italiane.

Tutto bene, dunque? Nontutto, è evidente e la crisi delcomparto costruzioni è lì a ri-cordarcelo a ogni ora del

giorno; ma va registrata l’esi-stenza di una buona, a volteeccellente, situazione che of-fre la base dalla quale muo-versi verso nuovi obiettivi coni valori di sempre, a partire daquello che vede i soci semprepiù responsabilizzati, anchegrazie all’uso di nuove formedi comunicazione, nel vaglia-re le decisioni dei gruppi diri-genti e nella vigilanza interna.

Innovazione, onestà, quali-tà del e nel lavoro e della vita,sicurezza sono esigenze ditutta la società. Anche attra-verso il Patto per il lavoroproposto dalla Regione Emi-lia-Romagna, la cooperazionevuole interloquire e collabo-rare ancora a più stretto con-tatto con le altre realtà im-prenditoriali, sociali, istitu-zionali per dare vita a nuoviprogetti.

Una ripresa forte è fatta an-che di questo: collaborazione,persone, valori.

Giovanni MontiPresidente Legacoop

Emilia-Romagna© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’interventoCultura della collaborazione, il genius loci che favorisce l’innovazione

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16 Lunedì 6 Luglio 2015 Corriere Imprese