Le reliquie del Martire Benedetto F a Dal sepolcro all ... · “risvegliare la spe - r a nz ”.C...

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ANNO XXVIII N° 34 - 9 Ottobre 2011 1.00 Abbonamento annuo 30,00 - Abbonamento semestrale 15,00 Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Con l’esposizione della reliquia del braccio del Martire Benedetto, domenica 3 ottobre, nella parrocchia Ss Annunziata, è iniziata la prepa- razione alla festa del nostro Santo Patrono. La reliquia, posta in un’urna a forma di braccio be- nedicente, sarà esposta, per un giorno, in tutte le parrocchie della nostra città, alla venerazione dei fedeli. La storia del nostro Benedetto ormai è nota a tutti, meno quella della ricognizione e traslazione delle reliquie da cui quella del brac- cio è stata prelevata. Su questa vogliamo sof- fermarci attingendo le notizie da un opuscolo ristampato nel 2001. Il sepolcro del Martire è sempre stato nel primo manufatto sul quale, su- bito dopo l’editto di Costantino (313.), fu co- struita una cappellina, inglobata nella chiesa del Castello solo dopo il 1680, quando si proce- dette all’ampliamento di questa. Fino ad allora nessuno pensò ad aprire quel sepolcro. “Fu l’abate Luca Merli, particolarmente devoto del Santo. a chiedere al Vescovo Ulisse Ursini di portare le reliquie di San Benedetto in luogo più idoneo. Il 12 giugno 1679 davanti alle Au- torità, sacerdoti e popolo, il Vescovo aprì la porta che dava accesso al sepolcro, prelevò le Ossa che pose sull’altare per procedere ad una ricognizione. Chiuse quindi le reliquie in una nuova urna insieme “col piattello del sangue” e dopo aver posto “le Ossa del braccio in una scatola per collocarle nel braccio (ai primi del Le reliquie del Martire Benedetto Dal sepolcro all’altare 1800 il curato Gioacchino Pizzi scriveva: “Si portava in processione una Reliquia del Santo riposta dentro un braccio indorato) che allo scopo ora si è preparato” (dal verbale del notaio Antonio Imperi), furono portate in processione lungo le vie del Castello e infine riposte al cen- tro dell’altare del Santo e serrate con due Finestra sulla Parola «Gesù riprese a parlare con parabole e disse:»; comincia così il Vangelo di questa 28^ domenica del tempo ordinario, con un Gesù che, non lontano dal compimento della sua missione, continua a regalare alla sua gente (come anche a noi, che oggi l’ascol- tiamo) i tesori della sua relazione filiale col Padre, narrandoci di Lui, del suo regno, del suo eterno donarsi ai figli dell’uomo. Oggi ci dice che «il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio» e mandò gli inviti ai familiari ed agli amici, come avremmo fatto noi, in una occa- sione simile. È un invito: non chiede di pre- stare servizio né pretende di rice- vere un regalo, ma solo di parte- cipare alla festa, perché non vuo- le gioire da solo ma insieme a noi. E, con questo invito, Dio scommette sulla nostra libertà rischiando che esso sia rifiutato e la sala di nozze resti vuota. Egli ha apparec- chiato un banchetto di grasse vivande, … di vini eccellenti, è tutto gratis, ma l’uomo, forse, è troppo sazio, oppure ha da fare cose più importanti come il proprio campo o i propri affari… Eppure l’uomo, oggi, non chiede che di essere felice, di sentirsi realiz- zato, ma pensa di doverci riuscire da solo e non si fa “distrarre” da un Dio che, invece, non gli chiede di fare qualcosa, ma di lasciar- gli fare qualcosa, di stare fra i suoi figli come Colui che serve, di organizzare per lui una vita di festa, dove sono invitati tutti, buoni e cattivi, vicini e lontani, a pari diritto. Mi viene in mente, a questo punto, la scena di un vec- chio film con Totò, di cui non ricordo il titolo, in cui il protagonista, interpretato dal grande comico, era un poveretto che viveva alla gior- nata e, per mangiare, cercava di sapere dove si svolgevano feste di nozze o altre cerimonie, così da intrufolarsi tra la folla degli invitati e mangiare a più non posso, non tralasciando di riempire di ogni ben di Dio anche le tasche. Ma, per poter fare questo, il poveretto si to- glieva gli abiti dimessi e rattoppati ed indos- sava un bell’abito da cerimonia, tenuto con cura per queste occasioni, in modo da non dare nell’occhio, confondendosi con gli altri invitati. Ecco, anche nella parabola, l’unica condizione per partecipare alla festa: il vestito di nozze. Questo abito non è la carta di iden- tità di “bello, buono e bravo” (abbiamo visto che dentro la sala possono entrare tutti), ma è la fiducia in un Dio così, la gratitudine di es- sere invitato senza condizioni, la voglia di fare festa con Lui, il desiderio di conoscerlo sempre di più, di diventare suo amico, suo fa- miliare, suo figlio; l’abito da indossare ce lo darà il Padre stesso, colmando ogni vostro bi- sogno secondo la sua ricchezza con magnifi- cenza, in Cristo Gesù. Le sorelle Clarisse della Santa Speranza chiavi, una consegnata al Pievano e l’altra ai Massari del Comune. L’urna contenente le re- liquie del Santo, fu aperta una seconda volta dal vescovo Ceppetelli intorno al 1883 e tra gli og- getti rinvenuti suscitò particolare curiosità il piattino dove era effigiato un serpentello e che nella tradizione era stato posto nel sepolcro contenente il sangue del Martire. Un’altra rico- gnizione delle reliquie è stata fatta dal vescovo Giuseppe Chiaretti il 14 novembre 1994 alla presenza del Vicario generale, Mons. Simo- netti, dell’ Abate-parroco don Romualdo Scar- poni, del Canonico cerimoniere, di due medici e altri testimoni. Una ripulitura dell’urna e una sistemazione dell’interno si erano resi necessari dopo i bombardamenti del 1943 e la ristruttu- razione della Chiesa e dell’altare del Santo”. L’ultima ricognizione ha assunto un’impor- tanza particolare, perché, per volontà del Ve- scovo Mons.Gervasio Gestori, nell’imminenza dei festeggiamenti per celebrare i 1700 anni dalla morte del nostro Patrono, le reliquie fu- rono sottoposte ad un’indagine al carbonio 14 presso l’Università di Lecce, per accertarsi sulla datazione che è risultata in piena sintonia con la tradizione. Così ebbi a scrivere: “Contro un arido storicismo che vuole tutto rigorosa- mente dimostrato e documentato, piace ritem- prarci con tradizioni devote, che comportano una fede che trova la sua dimostrazione all’in- terno del credere e la sua fierezza nel far me- moria di eroi che testimoniarono con il sangue la loro fedeltà a Cristo e al Vangelo. (S. Bene- detto Martire: memoria, testimonianza, culto- 2001) Pietro Pompei CARD. ANGELO BAGNASCO Nuove prospettive Per i cattolici è l’ora di una proposta politica Francesco Bonini Era atteso soprat- tutto sul versante della politica. Giu- stamente, però, il presidente della Cei è partito dal senso comune. Ha interpretato quello che sentono gli ita- liani, un “attonito sbigottimento a li- vello culturale e morale”, un “senso d’insicurezza dif- fuso nel corpo so- ciale”, insomma un “oscuramento della speranza col- lettiva”. Ed allora bisogna “risvegliare la spe- ranza”. Ci sono dei fatti di gioia e di speranza, dalla Gmg al Congresso eucari- stico, all’azione quotidiana nelle comunità cristiane. La vita nella fede, “la conversione cristiana è anche e soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore”, ripete, con le parole di Benedetto XVI a Venezia. “L’Italia – ha ripetuto – ha una missione da compiere, l’ha avuta nel passato e l’ha per il futuro. Non deve autodenigrarsi! Segue a pag. 2

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ANNO XXVIII N° 34 - 9 Ottobre 2011 € 1.00

Abbonamento annuo € 30,00 - Abbonamento semestrale €15,00 Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Con l’esposizione della reliquia del braccio delMartire Benedetto, domenica 3 ottobre, nellaparrocchia Ss Annunziata, è iniziata la prepa-razione alla festa del nostro Santo Patrono. Lareliquia, posta in un’urna a forma di braccio be-nedicente, sarà esposta, per un giorno, in tuttele parrocchie della nostra città, alla venerazionedei fedeli. La storia del nostro Benedetto ormaiè nota a tutti, meno quella della ricognizione etraslazione delle reliquie da cui quella del brac-cio è stata prelevata. Su questa vogliamo sof-fermarci attingendo le notizie da un opuscoloristampato nel 2001. Il sepolcro del Martire èsempre stato nel primo manufatto sul quale, su-bito dopo l’editto di Costantino (313.), fu co-struita una cappellina, inglobata nella chiesa delCastello solo dopo il 1680, quando si proce-dette all’ampliamento di questa. Fino ad alloranessuno pensò ad aprire quel sepolcro. “Ful’abate Luca Merli, particolarmente devoto delSanto. a chiedere al Vescovo Ulisse Ursini diportare le reliquie di San Benedetto in luogopiù idoneo. Il 12 giugno 1679 davanti alle Au-torità, sacerdoti e popolo, il Vescovo aprì laporta che dava accesso al sepolcro, prelevò leOssa che pose sull’altare per procedere ad unaricognizione. Chiuse quindi le reliquie in unanuova urna insieme “col piattello del sangue”e dopo aver posto “le Ossa del braccio in unascatola per collocarle nel braccio (ai primi del

Le reliquie del Martire BenedettoDal sepolcro all’altare

1800 il curato Gioacchino Pizzi scriveva: “Siportava in processione una Reliquia del Santoriposta dentro un braccio indorato) che alloscopo ora si è preparato” (dal verbale del notaioAntonio Imperi), furono portate in processionelungo le vie del Castello e infine riposte al cen-tro dell’altare del Santo e serrate con due

Finestrasulla Parola

«Gesù riprese a parlare con parabole edisse:»; comincia così il Vangelo di questa28^ domenica del tempo ordinario, con unGesù che, non lontano dal compimento dellasua missione, continua a regalare alla suagente (come anche a noi, che oggi l’ascol-tiamo) i tesori della sua relazione filiale colPadre, narrandoci di Lui, del suo regno, delsuo eterno donarsi ai figli dell’uomo. Oggi cidice che «il regno dei cieli è simile a un re,che fece una festa di nozze per suo figlio» emandò gli invitiai familiari edagli amici, comeavremmo fattonoi, in una occa-sione simile. Èun invito: nonchiede di pre-stare servizio népretende di rice-vere un regalo,ma solo di parte-cipare alla festa,perché non vuo -le gioire da soloma insieme anoi. E, con questo invito, Dio scommette sullanostra libertà rischiando che esso sia rifiutatoe la sala di nozze resti vuota. Egli ha apparec-chiato un banchetto di grasse vivande, … divini eccellenti, è tutto gratis, ma l’uomo,forse, è troppo sazio, oppure ha da fare cosepiù importanti come il proprio campo o ipropri affari… Eppure l’uomo, oggi, nonchiede che di essere felice, di sentirsi realiz-zato, ma pensa di doverci riuscire da solo enon si fa “distrarre” da un Dio che, invece,non gli chiede di fare qualcosa, ma di lasciar-gli fare qualcosa, di stare fra i suoi figli comeColui che serve, di organizzare per lui unavita di festa, dove sono invitati tutti, buoni ecattivi, vicini e lontani, a pari diritto. Mi vienein mente, a questo punto, la scena di un vec-chio film con Totò, di cui non ricordo il titolo,in cui il protagonista, interpretato dal grandecomico, era un poveretto che viveva alla gior-nata e, per mangiare, cercava di sapere dovesi svolgevano feste di nozze o altre cerimonie,così da intrufolarsi tra la folla degli invitati emangiare a più non posso, non tralasciandodi riempire di ogni ben di Dio anche le tasche.Ma, per poter fare questo, il poveretto si to-glieva gli abiti dimessi e rattoppati ed indos-sava un bell’abito da cerimonia, tenuto concura per queste occasioni, in modo da nondare nell’occhio, confondendosi con gli altriinvitati. Ecco, anche nella parabola, l’unicacondizione per partecipare alla festa: il vestitodi nozze. Questo abito non è la carta di iden-tità di “bello, buono e bravo” (abbiamo vistoche dentro la sala possono entrare tutti), ma èla fiducia in un Dio così, la gratitudine di es-sere invitato senza condizioni, la voglia difare festa con Lui, il desiderio di conoscerlosempre di più, di diventare suo amico, suo fa-miliare, suo figlio; l’abito da indossare ce lodarà il Padre stesso, colmando ogni vostro bi-sogno secondo la sua ricchezza con magnifi-cenza, in Cristo Gesù.

Le sorelle Clarisse della Santa Speranza

chiavi, una consegnata al Pievano e l’altra aiMassari del Comune. L’urna contenente le re-liquie del Santo, fu aperta una seconda volta dalvescovo Ceppetelli intorno al 1883 e tra gli og-getti rinvenuti suscitò particolare curiosità ilpiattino dove era effigiato un serpentello e chenella tradizione era stato posto nel sepolcrocontenente il sangue del Martire. Un’altra rico-gnizione delle reliquie è stata fatta dal vescovoGiuseppe Chiaretti il 14 novembre 1994 allapresenza del Vicario generale, Mons. Simo-netti, dell’ Abate-parroco don Romualdo Scar-poni, del Canonico cerimoniere, di due medicie altri testimoni. Una ripulitura dell’urna e unasistemazione dell’interno si erano resi necessaridopo i bombardamenti del 1943 e la ristruttu-razione della Chiesa e dell’altare del Santo”.L’ultima ricognizione ha assunto un’impor-tanza particolare, perché, per volontà del Ve-scovo Mons.Gervasio Gestori, nell’imminenzadei festeggiamenti per celebrare i 1700 annidalla morte del nostro Patrono, le reliquie fu-rono sottoposte ad un’indagine al carbonio 14presso l’Università di Lecce, per accertarsisulla datazione che è risultata in piena sintoniacon la tradizione. Così ebbi a scrivere: “Controun arido storicismo che vuole tutto rigorosa-mente dimostrato e documentato, piace ritem-prarci con tradizioni devote, che comportanouna fede che trova la sua dimostrazione all’in-terno del credere e la sua fierezza nel far me-moria di eroi che testimoniarono con il sanguela loro fedeltà a Cristo e al Vangelo. (S. Bene-

detto Martire: memoria, testimonianza, culto-

2001) Pietro Pompei

CARD. ANGELO BAGNASCONuove prospettivePer i cattolici è l’ora di una proposta politica

Francesco Bonini

Era atteso soprat-tutto sul versantedella politica. Giu-stamente, però, ilpresidente dellaCei è partito dalsenso comune. Hainterpretato quelloche sentono gli ita-liani, un “attonitosbigottimento a li-vello culturale emorale”, un “sensod’insicurezza dif-fuso nel corpo so-ciale”, insomma un“ o s c u r a m e n t odella speranza col-lettiva”. Ed allora bisogna“risvegliare la spe-ranza”. Ci sono deifatti di gioia e di speranza, dalla Gmg al Congresso eucari-stico, all’azione quotidiana nelle comunità cristiane. La vitanella fede, “la conversione cristiana è anche e soprattuttofonte di gioia, di speranza e di amore”, ripete, con le paroledi Benedetto XVI a Venezia. “L’Italia – ha ripetuto – ha unamissione da compiere, l’ha avuta nel passato e l’ha per ilfuturo. Non deve autodenigrarsi!

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Anno XXVIII

9 Ottobre 2011

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continua dalla prima pagina

Bisogna dunque reagire con freschezza di visionee nuovo entusiasmo, senza il quale è difficile ri-lanciare qualunque crescita, perseguire qualunquesviluppo”. Su Berlusconi e la “questione morale”il presidente della Cei ha parlato a lungo, con fran-chezza, ripetendo una posizione già molto ben de-finita a più riprese. Ma questo è comunque ilpassato. Quel che conta è l’invito a muoversi inprospettiva. Perché in questo momento bisogna

cominciare ad articolare una proposta. L’impasse,il senso di blocco che tutti percepiscono e che tuttiin questo momento si rimpallano è dovuto al fattoche, dopo quasi vent’anni di alternanze, puntual-mente prodottesi tra il centro-destra e il centro-si-nistra, l’alternativa non è l’alternanza, cioè lasostituzione dell’attuale maggioranza di governocon l’attuale opposizione, ma la ristrutturazionedel sistema. Nel 2001, nel 2006, nel 2008 gli elet-tori, insoddisfatti del governo, lo mandano a casae premiano l’opposizione: sono quelle che si pos-sono chiamare le “alternanze per disperazione”.Oggi lo scenario è diverso. In questo passaggiocosì delicato è ovvio l’interesse per le riflessioni,le posizioni, le iniziative dei cattolici. È un mondomolto articolato, certo, che, anche dopo la finedella Dc, ha espresso molti politici e moltissimiamministratori, e un tessuto ancora vivacissimo.In questo momento gli stanno davanti due sfide oimpegni. Il primo riguarda tutti: essere in grado,con riflesso unitario, di promuovere e svilupparequei principi e valori connettivi e irrinunciabili peril nostro presente e futuro. Il secondo si può for-mulare così: esprimere delle proposte di aggrega-zione e di leadership su cui sperimentare forme dilibera, ampia e articolata convergenza. Il con-fronto, la discussione sono apertissimi. Il presi-dente della Cei ha espresso una certezza: “Latransizione dei cattolici verso il nuovo inevitabil-mente maturerà all’interno della transizione piùgenerale del Paese, e oserei dire anche dell’Eu-ropa, secondo la linea culturale del realismo cri-stiano, e secondo quegli atteggiamenti culturali diinnovazione, moderazione e sobrietà che da sem-pre la connotano”. L’indicazione è chiara, il lavoroda fare è tanto, molte energie sono disponibili.

CARD. ANGELO BAGNASCO

Nuove prospettivePer i cattolici è l’ora

di una proposta politicaFrancesco Bonini

La festa del Patrono

e la domenicaPer quest’anno l’abbiamo scampata bella. Lafesta del nostro Patrono S.Benedetto Martire sifarà il 13 ottobre. Perché in questa data? Perchéla Chiesa considera la morte una rinascita allavita vera in attesa della risurrezione dei corpi. Èun rimettere le cose al loro posto dopo la Risur-rezione di Gesù. Dies natalis celebra la liturgiail giorno della morte. Dovremmo farlo anche noinei riguardi dei nostri morti! Quello dello Stato

che ci dice quando dobbiamo festeggiare i nostriPatroni oltre ad essere una prepotenza, mi paresia una interferenza nelle cose della Chiesa. Unavolta fatemelo dire, sembra che sia sempre laChiesa ad impicciarsi delle cose laiche susci-tando un vespaio di ripicche o di adesioni a se-conda di come fa comodo! La storia degliuomini, se non fosse infarcita di tante cattiverie,sarebbe talmente buffa da ispirare più di un Boc-caccio. Me lo diceva il mio amico ex-operatoreecologico che era bravo a scuola e non poté ac-cedere all’università per la morte improvvisa delpadre. Ebbene mi ricordava della paura che ave-vamo, subito dopo la guerra, di un’occupazionemilitare russa che avrebbe chiuso tutte le chiesee cancellato tutte le feste, meno, naturalmente,quella del 1 maggio e le patriottiche con sfilatedi bandiere e carri armati. “Ma tu pensa – ag-giungeva- grazie a Dio, questo non è avvenuto,ma le feste religiose prima sono stati i democri-

“Non c’è nessuna iniziativa volta a costituire, promuovere o organizzareun partito di cattolici, invece avvertiamo la responsabilità della presenzacattolica nel Paese per poter mettere a disposizione di tutti il grande giaci-mento culturale e il patrimonio di valori di cui la comunità cristiana è de-positaria”. Così ha risposto, nella conferenza stampa conclusiva dei lavoridel Consiglio episcopale permanente, che si è tenuta oggi presso la RadioVaticana (Roma), mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei,alla domanda se per i vescovi italiani si aprisse una stagione di attivismoin politica. “In questa fase convulsa e accelerata della storia – ha precisato– il mondo cattolico continua a rappresentare una presenza di ampio radi-camento e di diffusa presenza. Si respira una forte consapevolezza che nonpossiamo tenere per noi questo patrimonio culturale, spirituale e sociale equindi i vescovi hanno sottolineato l’importanza che tutti i cattolici, e nonsolo loro, possano convergere attorno a questi valori fondamentali, per dareun contributo atteso a superare le odierne gravi difficoltà”. Mons. Crociataha poi precisato, a proposito dei “valori non negoziabili”, che “la dottrinanon è un vestito stagionale che si indossa o meno secondo le mode”, ag-giungendo che la loro proposta può contribuire a far superare la crisiodierna “che non è solo e primariamente economica, ma invece è ancheetica e culturale”. Attenzione ai valori in gioco. Il grosso delle domande poste a mons. Cro-ciata durante la presentazione del comunicato finale ha riguardato l’attuale

momento politicodel Paese. Così,circa i rapporti colgoverno in carica,ha avuto modo dirispondere a una domanda se si potesse adombrare in alcuni passaggi dellaprolusione del card. Bagnasco l’invito a Berlusconi a dimettersi provo-cando una crisi di governo. Mons. Crociata ha affermato: “La Cei notoria-mente non fa i governi e nemmeno li manda a casa. Attribuire allaprolusione del presidente un’intenzione del genere è del tutto fuori luogo”.Quanto all’attenzione dei vescovi per alcune strutture aggregative laicali(“Retinopera” e il “Forum delle persone e associazioni per il lavoro”), haprecisato che “tale attenzione rientra nello sforzo di far convergere attornoa valori condivisi tutto il mondo cattolico e non soltanto quello, anche co-loro che eventualmente dovessero condividere tali valori, pur senza farparte della comunità cristiana”. Alla richiesta di chiarimenti se la Cei siapiù vicina a un tipo di governo piuttosto che a un altro, ha poi spiegato che“i vescovi non formulano giudizi ‘complessivi’ su questo o quel governo,perché così ‘farebbero politica’, quanto piuttosto esprimono giudizi su sin-gole questioni e temi che mettono in gioco i valori di fondo della vita, delladignità della persona e delle esigenze sociali”.

Pullus ad margaritam

di Quintiliano

stiani a toglierle e adesso...”. Ha lasciato in so-speso il discorso perché doveva fare dei distin-guo nell’ambito di una coalizione dove,nonostante i cattolici sembra siano numerosi,sono sempre essi a soccombere in nome di unadistorta laicità che va rispettata. Lo stesso di-scorso si può fare tranquillamente dall’altra partedove non si sarebbe perdonato ai cattolici una at-

MONS. MARIANO CROCIATAIl patrimonio dei cattoliciLa conferenza stampa conclusiva del Consiglio permanente

teggiamento tenuto dai radicali nella votazionedi sfiducia nei confronti del ministro dell’agri-coltura. E pensare che in nazioni in minoranzacattolici, come la Germania, la Svizzera, sono ri-maste al loro posto le feste del Corpus Domini,dell’Ascensione ecc. Tutti alla domenica e cosìsi può andare a fare shopping, anche religioso,visto che stiamo facendo del tutto per far dimen-ticare che la domenica “è il giorno del Signore”.Bisognerà tornare a far capire l’importanza cheha per il cristiano la domenica che viene espressaanche nella liturgia, e ficcarci dentro i Santi Pa-troni, significa togliere loro non solo quel valoreumano e storico che ognuno ha accumulato nelcorso degli anni, ma anche quanto liturgica-mente la Chiesa esprime nei confronti di quelparticolare testimone della fede. Tant’è vero, sesbaglio il mio lettore abbia la carità di correg-germi, un tempo si evitava di fare funerali e ma-trimoni per rispetto della liturgia della domenica.

Gli studenti della Scuola Sacconi-Manzoni diSan benedetto del Tr., hanno vissuto una gior-nata bella ed emozionante il 23 settembre,ospiti a Roma, insieme ad altri alunni pro-venienti da tutta Italia, alla cerimonia diinaugurazione del nuovo anno scolastico,tenutasi nel cortile d’onore del Quirinale,trasmessa in diretta televisiva su Rai uno.La Scuola Sacconi-Manzoni è statasceltatra le numerose scuole che si sono distintenella realizzazione di progetti significativiche hanno dato rilievo al 150° Anniversa-rio dell’Unità d’Italia. A rappresentarel’istituto è stata la delegazione costituitada 13 giovani scelti tra i più meritevoli del

precedente anno scolastico, dagli insegnantiLiliana Marzetti, Emma Pastore e SecondoMarconi Sciarroni e dal Dirigente Scolastico

Manuela Germani. Nel tripudio del bianco,rosso e verde, il Presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano ha rivolto un speciale vivoringraziamento, a tutti gli studenti, per l’im-pegno profuso negli studi e ha incoraggiato

tutti i ragazzi a credere nell’istruzione come“valore aggiunto”. Il Presidente ha indicatogli studenti “portatori di speranza”ed ha iinvitato i rappresentanti delle istituzioniscolastiche ad infondere nei giovani alunnisentimenti di fiducia e di speranza nel do-mani. Così il Presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, si è rivolto agli stu-denti e agli insegnanti che hanno affollatoil Cortile d'onore del Palazzo del Quirinaleper la cerimonia di apertura dell'anno sco-lastico 2011-2012.

Ospiti al Quirinale per l’inaugurazione dell’anno scolastico

Dalla Provincia Politiche del lavoro: Celani e Petrucci incontrano tutor e psicologiDefinite direttive e modalità di intervento sul territorio

Il Presidente Celani, l’Assessore al Lavoro Petrucci e la dirigente del Servizio FormazioneProfessionale e Politiche Attive del Lavoro dott.sa Matilde Menicozzi hanno incontrato nelpomeriggio del 29 settembre 2011, la task force che la Provincia ha messo in campo per attivarei percorsi a sostegno dell’occupazione e quelli per l’orientamento scolastico e lavorativo. Sitratta di ben 73 unità tra tutor (61) e psicologi (12). I primi affiancheranno i borsisti loro asse-gnati nell’ambito delle “Misure di accompagnamento a favore delle cosiddette categoriesvantaggiate” (disabili, inoccupati, donne vittime della tratta e lavoratori in mobilità). In par-ticolare, in veste di assistenti sociali, svolgeranno attività di assistenza didattica e organizzativaa favore dei 244 borsisti (di cui 171 disabili L. 68/99) impiegati (per circa un anno) in aziendee realtà professionali del territorio. I secondi sono invece psicologi in forza del territorio deiCentri per l’Impiego di Ascoli e San Benedetto che, per un anno, svolgeranno attività di orien-tamento scolastico e al lavoro in collaborazione e stretta sinergia con le strutture della Provincia. “Si tratta di figure professionali qualificate che forniranno servizi importanti a favore della collettività nel campo della formazione e dell’inserimento

professionale per numerose categorie d’utenti” hanno sottolineato il Presidente Celani e l’Assessore Petrucci formulando i migliori auguri dibuon lavoro a questi preziosi collaboratori che daranno un impulso significativo ai percorsi progettuali promossi dall’Amministrazione Provinciale.

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9 Ottobre 2011 PAG

Il silenzio che non c’è Chiesa e logica mediatica

Paolo Bustaffa

“Da più parti, nelleultime settimane, sisono elevate voci cheinvocavano nostrip r o n u n c i a m e n t i .Forse che davvero èmancata in questianni la voce respon-sabile del Magisteroecclesiale che chie-deva e chiede oriz-zonti di vita buona,libera dal pansessua-lismo e dal relativi-smo amorale?”.La domanda, nella prolusione del card. Angelo Bagnasco al Consiglio episcopale permanente te-nutosi a Roma nei giorni scorsi, contiene già la risposta perché l’interlocutore viene invitato aprendere nota degli interventi della Chiesa italiana, nella sua espressione nazionale e in quelle lo-cali, su fatti e questioni di attualità. È cioè chiamato a una verifica tra quello che si dice e quelloche è. La “voce responsabile” si è levata più volte, mai sopra le righe, sempre con lo stile e il lin-guaggio di chi avverte la responsabilità di essere “mater et magistra”. La fermezza e la sapienza,che l’hanno accompagnata e l’accompagnano, non seguono i percorsi indicati a volte con prepo-tenza dalle regole mediatiche. Certamente queste regole sono note ma non vengono subite. Nonsi ama entrare in un circuito autoreferenziale, non si sta a un gioco di schieramenti. È ben consa-pevole, la Chiesa, che in ambito comunicativo uno dei suoi primi compiti è far pensare, suscitaredomande di significato, stimolare e aiutare la coscienza nella ricerca della verità anche nelle vi-cende quotidiane. La fermezza e la sapienza camminano nella comunicazione ecclesiale tenendoper mano la memoria, mentre raramente questo accade nel sempre più veloce processo mediatico.La notizia di oggi cancella quella di ieri, non rimane quasi traccia di quanto detto e accaduto ilgiorno precedente. L’affanno mediatico premia alcune attese di una parte dell’opinione pubblicama raramente quelle di una coscienza che è in ricerca della verità. In una corsa mediatica affan-nosa, che porta allo smarrimento della memoria, si arriva da parte di alcuni a definire “silenzio”una comunicazione diversa da quella imposta da logiche di mercato, di apparenza oppure di schie-ramento ideologico o politico. Logiche che, ancora, vorrebbero una Chiesa pronta a puntare pla-tealmente il dito verso chi commette l’errore. Il rifiuto a scendere a questo piano, dove peraltroabita la strumentalizzazione, viene interpretato come silenzio. Non è nuovo il tentativo di far ap-parire la Chiesa timorosa e timida nell’esprimere un giudizio insinuando così il dubbio di unaconnivenza. Le smentite, nella parole e nei fatti, non sono mancate e non mancano: sempre conlo stile e il linguaggio di chi è “mater et magistra”. Occorre, tuttavia, rispondere ad affermazionie valutazioni affrettate, e quindi superficiali e interessate, su un silenzio che non c’è. Tocca a per-sone intellettualmente oneste assumere in questo campo qualche responsabilità in più rispetto aun’opinione pubblica che non è mediaticamente aiutata a conoscere con tempestività e comple-tezza il pensare e l’agire della Chiesa. Spetta a persone intellettualmente libere reagire a distorsionio parzialità con un supplemento d’informazione che, per quanto riguarda la Chiesa italiana, ogginon è difficile ottenere perché non mancano fonti attendibili e facilmente accessibili. Si tratta direndere un servizio alla verità e alla stessa informazione.

Il 27 settembre scorso, a New York, l’Arcive-scovo Dominique Mamberti, Segretario per iRapporti con gli Stati, nell’intervenire allaLXVI Assemblea Generale dell’Organizza-zione delle Nazioni Unite, si è soffermato sulleprincipali questioni che la comunità internazio-nale deve attualmente affrontare: le emergenze

umanitarie, la mancanza di libertà religiosa

e la crisi economica.

Riferendosi alle emergenze umanitarie, l’Ar-civescovo Mamberti ha ricordatoche: “In alcune parti del mondo, come nelCorno d’Africa, siamo purtroppo in presenza diemergenze umanitarie gravi e drammatiche cheprovocano l’esodo di milioni di persone, inmaggioranza donne e bambini, con un numeroelevato di vittime della siccità, della fame edella malnutrizione. La Santa Sede rinnova ilsuo appello, espresso più volte da Papa Bene-detto XVI alla comunitàinternazionale, di svilup-pare e sostenere le politi-che umanitarie in quelleparti del mondo”, interve-nendo per rimuovere lecause che determinanotale crisi.Cristiani, gruppo religiosoche subisce il più gran nu-mero di persecuzioni.Successivamente il Segre-tario per i Rapporti con gliStati si è soffermato sullaquestione del rispetto

della libertà religiosa che“è la via fondamentale perl’edificazione della pace,il riconoscimento della di-gnità umana e la salva-guardia dei diritti umani”. “Le situazioni in cuiil diritto alla libertà religiosa viene leso o negatoai credenti di diverse religioni, sono purtropponumerose; si constata un aumento dell’intolle-ranza per motivi religiosi e purtroppo i cristianisono attualmente il gruppo religioso che subisceil più gran numero di persecuzioni a causa dellafede. La mancanza di rispetto della libertà reli-giosa rappresenta una minaccia per la sicurezzae la pace”. “È importante sviluppare un impe-gno comune nel riconoscere e promuovere la li-bertà religiosa di ogni persona e di ognicomunità con un sincero dialogo interreligioso,appoggiato e messo in pratica dai rappresentantidelle diverse confessioni religiose e sostenutodai governi e dalle istanze internazionali”.In merito alla terza questione relativa alla crisi

economica e finanziaria mondiale l’Arcive-scovo ha affermato: “Noi tutti sappiamo che unelemento fondamentale della crisi attuale è la

mancanza di eticanelle strutture eco-nomiche. (...) L’eco-nomia non funzionasoltanto mediantel’autoregolamenta-zione del mercato eancor meno con ac-cordi che si limitanoa conciliare gli inte-ressi dei più potenti,essa ha bisogno di una ragion d’essere etica alfine di funzionare per l’uomo. L’idea di pro-durre risorse e beni, (...) e di gestirli in modostrategico, (...) senza perseguire il bene con lemedesime azioni, cioè, senza etica, si è rive-

lata una illusione ingenua o cinica, sempre

fatale. Ogni decisione economica ha una con-seguenza morale. L’economia ha dunque biso-

gno dell’etica per il suocorretto funzionamento;un’etica centrata sulla per-sona e in grado di offrireprospettive alle nuove ge-nerazioni”.“La Santa Sede ha riba-dito molte volte l’impor-tanza di una nuova edapprofondita riflessionesul senso dell’economia edelle finalità, come pureuna revisione lungimi-rante dell’architettura fi-nanziaria e commercialeglobale per correggernedisfunzioni e distorsioni.Tale revisione delle regoleeconomiche internazionalideve inserirsi nel quadro

dell’elaborazione di un nuovo modello globaledi sviluppo”. Il suddetto modello deve tenerconto della “Famiglia di nazioni” in modo daprestare maggiore attenzione alle necessità deipopoli più svantaggiati.“Una famiglia è per sua natura una comunitàfondata sull’interdipendenza, sulla fiducia reci-proca (...). Il suo pieno sviluppo non si fondasulla supremazia del più forte, ma sull’atten-zione ai più deboli ed emarginati, e la sua re-sponsabilità si estende alle generazioni future.(...) Si deve creare una strategia per uno svi-luppo centrato sulla persona, che promuova lasolidarietà e la responsabilità verso tutti, inclusele future generazioni”.

Infine segnaliamo che il 26 settembre scorso,la “Saint John University” di New York (StatiUniti d’America), ha conferito all’ArcivescovoDominique Mamberti un Dottorato HonorisCausa. Vis

Un sì deciso al dialogo, per “costruire ar-monia”; sì all’impegno per alimentare,preservare e rispettare le diversità cultu-rali e religiose, che attraversano il Vec-chio continente; un no secco, invece, allechiusure immotivate, alle “fortezze”, allo“scontro di civiltà”. Per “ridare smalto”all’identità europea è necessario percor-rere le strade della post modernità, doveprevalgono frammentarietà e soggettivi-smo, e dove – a maggior ragione – oc-corrono testimonianze convinte di valorialti, di condivisione, di nuove speranze.Il card. Gianfranco Ravasi, presidentedel Pontificio consiglio della cultura, ha fattotappa a Strasburgo il 27 settembre, nella sededell’Europarlamento, invitato a parlare dellaSacra scrittura come fonte della cultura euro-pea. Con innumerevoli esempi, Ravasi ha cer-cato di spiegare come si possa considerare “laBibbia un grande codice dell’identità dell’Eu-ropa di oggi, certo non l’unico, ma sicuramenteimprescindibile”. “Immaginiamo – ha affer-mato l’alto prelato - di non conoscere la Bibbiae di visitare il museo dell’Hermitage, oppure ilLouvre o la galleria degli Uffizi. Cosa compren-deremmo della maggior parte delle opere d’arteesposte?”. Secondo il cardinale, infatti, nella

Bibbia si “ritrovano elementi essenziali per lacomprensione della storia e dell’ethos” contem-poraneo. Durante il suo intervento, il relatoreha ricordato come esistano quattro possibili mo-delli interpretativi per spiegare il contributodella Bibbia per plasmare il Dna europeo. Il“modello attualizzante”, ovvero il tentativo diutilizzare il testo antico per rispondere alle do-mande dell’oggi; il “modello degenerativo”,quando la Parola di Dio viene travisata, piegata,accomodata, rimanendo ugualmente capace diinterrogare il pensiero e l’umanità; il “modello

trasfigurativo”, con l’esaltazione del librosacro; infine il “modello performativo”, se-

L’Intervento di Mons. Dominique Mamberti all’ONU

LA MANCANZA DI ETICA AGGRAVA

LA CRISI DELLE STRUTTURE ECONOMICHE

EUROPA

Nella Bibbia l’identitàIl card. Gianfranco Ravasi

nella sede dell’Europarlamento a Strasburgo

condo cui la Bibbia non è solo informazione enarrazione, ma parola che semina, che incidenella realtà e lascia traccia nel tempo. Dinanzia una platea composta da eurodeputati, diplo-matici, giornalisti, religiosi (fra cui mons. AldoGiordano, Osservatore permanente della SantaSede presso il Consiglio d’Europa), il card. Ra-vasi ha poi sostenuto che “il dialogo intercultu-rale e interreligioso rappresentano la via dapercorrere per seminare, nella cultura e nel

tempo attuale, una presenza diversa”, unifi-cante, intesa a evitare lo “scontro delle civiltà”o delle fedi, per seguire la via del dialogo edell’incontro. Sollecitato da alcuni interventidei presenti, il porporato ha quindi lanciato unappello “alle religioni, alla grande politica”, af-finché “si adoperino per ricomporre il mosaicodella frammentazione”, in una “unità feconda”al servizio dell’umanità.

SIR Europa – Strasburgo

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP)

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Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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Carissimo confratello nel Signore, Come già saprai, dal 28 Agosto 2011 sono stato no-minato dal nostro Vescovo Gervasio Gestori, Diret-

tore dell’Ufficio Pastorale di Missio Diocesana e

Ponticie Opere Missionarie che sostituisce il Cen-tro/Ucio Missionario Diocesano. Mi rendo contodella mia “povertà” nel fare questo servizio inquanto non ho esperienze missionarie o altro, ma ticondo che ho dentro di me tutto l’entusiasmo e la

voglia di fare, e certo del tuo sostegno nella pre-

ghiera e nella Carità fraterna, ducioso nell’aiuto

di Dio, cercherò di essere fedele nello svolgere que-sto preziosissimo servizio che si proietta come so-stegno a tutta la Chiesa Universale. Il “servizio” che il Vescovo mi ha chiamato a svolgereattraverso l’Ucio Pastorale di Missio Diocesana, mettendo in pratica le sue indicazioni, con-siste sostanzialmente nell’avere uno “sguardo particolare” a tutta la Missione che la ChiesaUniversale propone, concretizzando la vocazione “Cattolica” del Vangelo, nel solco dellagrande sensibilizzazione missionaria, svolta dai miei predecessori nel corso degli anni. Lo strumento privilegiato, per quanto possibile, sia la condivisione e la carità fra tutti i sog-

getti missionari, esistenti nella nostra Diocesi, che desiderano operare in comunione con

la Chiesa Cattolica. Benedetto XVI ci ricorda che la stessa Giornata Missionaria non è unmomento isolato nel corso dell’anno, ma è una preziosa occasione per fermarsi a riettere

se e come rispondiamo alla vocazione missionaria; una risposta essenziale per la vita dellaChiesa. È a disposizione il materiale per l’animazione dell’Ottobre Missionario e ti chiedo,per poter far fronte alle tue richieste, di farle pervenire entro Domenica 2 Ottobre p.v. coni seguenti mezzi: via fax: 0735-98147

via e-mail: [email protected] cellulare: 338-3621136.

Ti invito caldamente a partecipare, a sostenere e a divulgare le iniziative che troverai riassuntenegli allegati e ti ricordo che le oerte raccolte in occasione della Giornata Mondiale per le

Missioni di Domenica 23 ottobre 2011, possono essere versate sul c/c intestato a: Diocesi di San Benedetto del Tronto/Missio DiocesanaIBAN: IT35MO876969690000010130957 specicando la causale, oppure contattandomi personalmente. Nel ringraziarti per quanto hai fatto, fai e farai per le Missioni della Chiesa Universale,

ti saluto fraternamente. don Nicola Spinozzi

S. Benedetto del Tronto, li 15 settembre 2011

4 Anno XXVIII

9 Ottobre 2011PAG

Educare alla vita buona del VangeloSono tornate le scuole con la loro ora di reli-gione, sono tornate ad animarsi gli ambientiparrocchiali per il catechismo. Anche noi ri-cominciamo, con il nostro Alessandro Ribeca,a scrivere gli appunti convinti di essere, a dettadi molti, utili per qualche suggerimento. A noi,a differenza degli altri insegnanti, oltre ad es-sere consapevolmente preparati su ciò che an-dremo a dire, si chiede di instaurare un clima

di particolare attenzione e di familiarità perfare amare la bella notizia che andiamo a por-tare. Attenzione alla superficialità e alla sciat-teria, causa di tanti danni, tanti errori, equivocied allontanamenti. Potremmo essere determi-nanti nelle loro scelte future: saremo giudicatianche per questo. Dobbiamo voler bene ai no-stri ragazzi; è su questo rapporto che è facileentrare in sintonia.

IL FURTO DELLA ZATTERA

«Sicuramente non è Tom Sawyer›», dico a mia moglie difronte alle risposte di un quiz Tv. La domanda è sull’incipitdi un romanzo: quale romanzo inizia con il furto di una zat-tera? «Sicuramente non è Tom Sawyer», ripeto. Il concorrentedisamina le varie risposte. ‹‹Nessuno di questi romanzi iniziacon il furto della zattera›› ripeto a mia moglie. Quando eropiccolo avevo una collana per ragazzi. Si chiamava I birilli

ed è ancora a casa di mia madre. La copertina di Tom Sawyerè arancione. Il numero dei capitoli è racchiuso in un cerchio. Le pagine ruvide e pesantihanno il profumo della cellulosa. Sono certo che non inizia con il furto di una zattera masul televisore si accende la risposta giusta:Tom Sawyer. «Vedi? Che senso ha leggeretutti quei libri se poi non ricordi neanchecome iniziano?», dice mia moglie. È vero,non ricordo perfettamente le trame e i per-sonaggi dell’Isola del tesoro, o dei I ragazzidella via Paal, o della Capanna dello zioTom, ma il fascino che avevano su di me cel’ho ancora presente e mi hanno aiutato acrescere, a guardare la vita con entusiasmo.«Inizia con la zia che chiama il nipote Tomma lui non risponde», replico di fronte allaluce verde sul monitor che mi contraddice.Ora sono a casa di mamma e il libro, quellocon la copertina arancione per intenderci,inizia con la zia che chiama il nipote Tomma il nipote non risponde. Il furto della zattera è al capitolo 13. Troppe pagine sono passateper essere un incipit, ma la televisione ha il potere di rendere vere tutte le cose che dice.Sfoglio il libro che ho tra le mani, lo annuso, chiudo gli occhi: lo spirito di quelle pagineruvide lette da un bambino sotto il sole delle vacanze estive, oggi è nel cuore di un uomoadulto e questa verità la Tv non potrà mai contraddirla. (Alessandro Ribeca – [email protected])

Appunti

di un catechista

n. 8

Il 2 Ottobre, la Festa dei nonni . . .

Dopo la festa della donna, del papà, è stataistituita anchequella dei nonni. Lalegge del 2005 lafissa al 2 Ottobre,che il calendario, dasempre, indicacome dei SS. An-geli Custodi, nei primi giorni dell’Autunno.Infatti la terza età altro non è che l’autunnodella vita di ognuno di noi, di quelli fortu-nati che riescono ad arrivarci. Ma questa èun’atra cosa. Una festa che vuole codificareuna figura familiare, antica come il mondo.Perché il nonno esiste da sempre, anche selo si diventa per caso o per fortuna. Altri lohanno deciso, non è stato loro chiesto ilconsenso. Quando prendiamo in bracciouna nipotina, ma anche un nipotino, solo al-lora comprendiamo che l’avevamo attesada tanto e che è venuta al mondo anche pernoi. Di fronte alla fragilità di quel frugolettoi nonni dovrebbero sentirsi forti, capaci ecompetenti. Invece si sentono insicuri comeprincipianti, perché nessuno li ha preparatia quel compito. Ma loro sanno cosa fare,come comportarsi. Lo sanno per istinto, peramore, per tenerezza. Diventare nonni si-gnifica aprire un capitolo inedito della pro-pria storia per iniziarne un altro aperto allavita, quale supplemento di gioventù. E inonni vivono con gioia la loro seconda gio-ventù tutte le volte che sono protagonisti ooggetto di un tenero sguardo, di un sorriso,di una carezza, della loro nipotina. O nipo-tino . . . E.Tì.

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Il Discorso della Montagna: conclusione40. COSTRUIRE SULLA ROCCIA CHE È CRISTOIl Discorso della Montagna si conclude

con un’efficace similitudine, alla quale fa se-guito una considerazione d’insieme del-l’evangelista (Mt 7,24-29). A tutto ciò noiaggiungiamo qualche riflessione sul ruoloche tale Discorso di Gesù deve avere nellanostra vita.

1. La casa sulla roccia e la casa sulla

sabbia. Gesù conclude: “Perciò chiunque

ascolta queste mie parole e le mette in pra-

tica, sarà simile a un uomo saggio, che ha

costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde

la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i

venti e si abbatterono su quella casa, ma

essa non cadde, perché era fondata sulla

roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e

non le mette in pratica, sarà simile a un

uomo stolto, che ha costruito la sua casa

sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, straripa-

rono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatte-

rono su quella casa, ed essa cadde e la sua

rovina fu grande” (Mt 7,24-27).Gesù termina il Discorso con questa si-

militudine, strutturata in due parti simmetri-che che formano unparallelismo antite-tico perfetto; cosìl’intero brano as-sume una maestà epotenza che im-pressionano. Gesùmette in scenal’uomo saggio chedocilmente fa suo ilmessaggio che haascoltato; costuicostruisce sulla

roccia delle paroledi Gesù eternamente valide: “Il cielo e laterra passeranno, ma le mie parole non pas-seranno” (24,35); le difficoltà della vita e letentazioni nella fede possono abbattersi su dilui, ma non lo faranno crollare, la sua casanon cadde, perché la parola del Signore “èspirito e vita” (Gv 6,53). Per sottolineare ul-teriormente questo messaggio Gesù mette,come controfigura, lo stolto, che ascolta lesu parole, ma non le mette in pratica; poi neindica i fallimenti: la sua casa, fondata sulla

sabbia, cadde, e ne dichiara il disastro: lasua rovina fu grande.

“Signore, da chi andremo? Tu hai parole

di vita eterna” (Gv 6,68). “Tu ci hai fatti perte e inquieto è il nostro cuore finché non ri-posa in te” (Agostino, Confessioni, libro I,cap. 1).

Nel suo paragone Gesù ha presente ilmodo di costruire di allora in ambiente Pa-lestinese. Sia il sapiente che lo stolto non sipreoccupano di fare le fondamenta per lacasa da costruire. Però, il sapiente costruiscesulla roccia che viene fuori dal terreno; lo

stolto, invece, costruisce sulla sabbia che sitrova nei wadi, o torrenti che non portanoacqua per buona parte dell’anno. Le pioggeche cadono e che, un bel momento, ripren-dono tutto l’alveo del wadi - strariparono i

fiumi - travolgono inesorabilmente e distrug-gono la costruzione.

2. L’ammirazione per Gesù che parla.

“Quando Gesù ebbe terminato questi di-

scorsi, le folle erano stupite del suo insegna-

mento: 29egli infatti insegnava loro come uno

che ha autorità, e non come i loro scribi”(Mt 7,28-29). Si tratta di una “autorità”(exousía) sovrumana, divina. Questo è il si-gnificato che Mt assegna a exousía. Gli av-versari chiedono a Gesù con quale autorità(exousía) egli rimette i peccati, potere che èesclusivo di Dio (9,6); con quale diritto(exousía) egli purifica il Tempio (21,23-24.27). Le folle, giustamente, sono stupitedell’insegnamento di Gesù perché gli scribifondavano l’autorevolezza di quanto dice-vano richiamandosi ad altri che affermavanola stessa cosa; Gesù, invece, attinge l’autoritàdalla sua persona, dalla sua sapienza e di-

gnità. Per cui, nel Di-

scorso della Mon ta -gna, ricorre al “ma iovi dico” anchequando si tratta deicomandamenti delDecalogo riguardantiil non uccidere, noncommettere adulterio(cf 5,21-48). A ra-gione conclude il Di-scorso affermando lavalidità assoluta del -

la sua parola per una vera vera realizzazionepersonale.

3. Il Discorso di Gesù nella nostra vita.Il “fate”, il “siate” dell’impegno morale,tanto frequente nel Discorso, deve essereconsiderato da più punti di vista, tutti con-vergenti nel farci concludere che tale Di-scorso può essere la norma del nostropensare e agire. Il Discorso è precedutodall’annuncio che il Regno dei cieli “è vi-cino” (4,17) con la sua grazia; quindi chenon siamo lasciati con le sole nostre forze. IlDiscorso ci dice, d’altra parte, che siamo inuna perenne povertà spirituale (“rimetti a noii nostri debiti”), e quindi nel bisogno di mi-gliorarci. Che l’amorosa presenza del Padreci accompagna in questo nostro lavoro(5,45). Che il Figlio, l’Emmauele (1,23), ècon noi per rendere il suo carico “leggero”(11,29). Nei momenti di preghiera, prolun-gata e intensa, avvertiamo con gioia che ilDiscorso può entrare e che, anzi, sta entrandosempre più nella nostra vita.

Crocettigiuseppe@yahoo-it

5Anno XXVIII

9 Ottobre 2011 PAG

PAROLA DEL SIGNOREXXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A

Dal VANGELO secondo MATTEOGesù riprese a parlar loro in parabole e

disse: “Il regno dei cieli è simile a un re che

fece un banchetto di nozze per suo figlio.

Egli mandò i suoi servi a chiamare gli in-

vitati alle nozze, ma questi non vollero ve-

nire. Di nuovo mandò altri servi a dire:

Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei

buoi e i miei animali ingrassati sono già

macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.

Ma costoro non se ne curarono e andarono

chi al proprio campo, chi ai propri affari;

altri poi presero i suoi servi, li insultarono

e li uccisero. Allora il re si indignò e, man-

date le sue truppe, uccise quegli assassini e

diede alle fiamme la

loro città. Poi disse ai

suoi servi: Il ban-

chetto nuziale è

pronto, ma gli invi-

tati non ne erano

degni; andate ora ai

crocicchi delle strade

e tutti quelli che tro-

verete, chiamateli

alle nozze. Usciti

nelle strade, quei

servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni

e cattivi, e la sala si riempì di commensali.

Il re entrò per vedere i commensali e,

scorto un tale che non indossava l’abito nu-

ziale, gli disse: Amico, come hai potuto en-

trare qui senz’abito nuziale? Ed egli

ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Le-

gatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle

tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

Perché molti sono chiamati, ma pochi

eletti”. (Matteo 22,1-14)

Oggi ci troviamo di fronte alla parabola dellachiamata al Regno di Dio. Nel primo passag-gio vediamo come il re mandi a chiamare gliinvitati, che rifiutano, essi dopo il primo di-niego vengono di nuovo sollecitati,ma non sene curarono, quindi il re li punisce con il giu-sto castigo. A questo punto il re manda a chia-mare per le sue nozze tutti quelli che i servipossono trovare, e i servi seguendo le istru-zioni ne invitarono tanti, sia buoni che cattivi.Ora il re è soddisfatto e va ad incontrare i suoiinvitati, ma rimane colpito e amareggiato dal-l’aspetto di uno di questi che si era presentato

senza l’abito prescritto e ordina che vengabuttato fuori. Sono molte le riflessioni che po-tremmo fare su questa parabola, ma ci limi-teremo ad alcune osservazioni, soprattutto perindicare i dati essenziali da quelli che servonosolamente al racconto. Primo aspetto: la sol-lecitudine di Dio. Il re, che ovviamente è Dio,è sollecito nei confronti dei suoi amici, più diuna volta li manda a chiamare, ma essi presidalle loro faccende non si curano dei ripetutiinviti. Secondo aspetto: la gratuità dell’invito.Dio invita ad entrare tutti, buoni e cattivi,anche se noi invitati, per certo siamo tutti cat-tivi; ma qui si vuole sottolineare che nessuno

può accampare meritipresso Dio, poiché èper il suo amore, è perCristo che tutti noisiamo chiamati allasalvezza e alla reden-zione. Terzo aspetto:l’amore per Dio.L’unica cosa che Dioci richiede per parteci-pare al Regno, l’abitonuziale, possiamo de-

finirlo come la corresponsione al suo amore,Dio ci ama, ci invita a stare con Lui, ma noidobbiamo voler stare con Lui e possiamo di-mostrarlo solo amandolo attraverso l’amoreche abbiamo verso i fratelli. I profeti chiama-rono alla festa di nozze il popolo d’Israele, gliapostoli tutti gli uomini di buona volontà,anche oggi ci sono molti servi del Signore chechiamano noi stessi alla festa che Dio ha pre-parato per tutti gli uomini, non rifiutiamoquest’ invito e soprattutto prepariamo l’abitodella festa: l’amore a Dio, al suo Cristo e aifratelli, quel prossimo che ogni giorno incon-triamo sulla nostra strada. Chiediamo al Si-gnore di aiutarci ad amarlo sempre più.

RICCaRdO

PILLOLE DI SAGGEZZA:

Sia che mangiate, sia che beviate,

sia che facciate qualsiasi altra cosa,

fate tutto per la gloria di Dio.

(San Paolo ai Corinti)

Il Regno di Dio è giustizia,

pace e gioia nello Spirito Santo

(San Paolo ai Romani)

Domenica 9 ottobreOre 09.00 Paolantonio

S. Messa, con S. CresimeOre 11.15 S. Benedetto Tr.

Abbazia S. Benedetto Martire: S. Messa, con S. Cresime

Ore 18.00 Cupra MarittimaS. Messa, in occasione della “Festa della coppia”

Martedì 11 ottobreOre 09.45 Ancona - Colle Ameno:

Conferenza Episcopale Marchigiana

Mercoledì 12 ottobreOre 10.00 Loreto - Palazzo Apostolico:

Conferenza Episcopale Marchigiana

Giovedì 13 ottobreOre 18.30 S. Benedetto Tr.

Abbazia S. Benedetto Martire: S. Messa solenne, in occasione della festa patronale della Città

Venerdì 14 ottobreOre 09.00 S. Benedetto Tr. - Cattedrale:

S. Messa, per l’Istituito “S. Giovanni Battista”

Incontri Pastorali del VescovoduRanTE la SETTImana 9-16 OTTOBRE 2011

Il saluto della Comunità di Comunanza a don Renato Pegorari

Dopo 8 lunghi anni, ma per noi brevissimi e intensi, il nostro par-roco Don Renato Pegorari dà obbedienza al Vescovo e si trasferi-sce in altra parrocchia. Una notizia che per alcuni è risultata disollievo, per altri indifferente, ma per tutte quelle persone che glisono state vicine in questi anni e hanno assaporato l’umiltà, la mo-destia, la bontà, la profonda spiritualità di questo sacerdote, lasciaun vuoto che diventerà ancora più forte con il passare del tempo.Dritto per la sua strada per fare capire cosa significa chiesa e co-munità, contrario verso coloro che non hanno potuto continuarela loro testimonianza di fede vaporizzata e solo di facciata e percoloro che pensano che la fede è solo “paesana”. Evidentementeè arrivato il tempo per fare una riflessione di cosa la nostra comunità veramente ha bisogno. Unbisogno semplicissimo che il nostro” Padre Renato” non si è stancato mai di ripetere, che consistenello “spezzarsi la schiena” nella propria parrocchia e per la propria comunità. Ed essendo lanostra una comunità piena di risorse, non ci scoraggiamo e guardiamo al futuro con tanto entu-siasmo, tenendo conto di tutto il cammino prezioso praticato in questi anni per rendere semprepiù solida la nostra comunità.Una preghiera va al nostro Vescovo, che sia presente nella nostra parrocchia non solo fisicamentema anche con iniziative a 360 gradi che accorcino quella distanza kilometrica che separa Comu-nanza da San Benedetto del Tronto. Non servono tanti giri di parole sappiamo benissimo chePadre Renato non li ha mai graditi, sembrerà retorico e scontato ma dire grazie ad un uomo che èrimasto sempre se stesso senza mai cambiare idea e strada è semplicemente poco.Ti assicuro che ci mancherai. Massimo Cerfolio

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6 Anno XXVIII

9 Ottobre 2011PAG

“Silenzio e Parola: cammino di evangelizza-

zione”: è questo il tema scelto da Benedetto

XVI per la prossima Giornata mondiale delle

Comunicazioni Sociali che si svolgerà il 20

maggio 2012, nella domenica che precede la

Pentecoste. Il messaggio del Papa per questo

evento viene tradizionalmente pubblicato il

24 gennaio, nella memoria di San Francesco

di Sales, patrono dei giornalisti.

“La straordinaria abbondanza di stimoli dellasocietà della comunicazione – afferma unanota del Pontificio Consiglio delle Comuni-cazioni Sociali - porta in primo piano” il si-lenzio, “un valore che, a prima vista,sembrerebbe addirittura in antitesi ad essa”.Nel pensiero di Benedetto XVI – prosegue iltesto – “il silenzio non è presentato sempli-cemente come una forma di contrapposizionea una società caratterizzata dal flusso co-stante e inarrestabile della comunicazione,bensì come un necessario elemento di inte-grazione. Il silenzio, infatti, proprio perchéfavorisce la dimensione del discernimento edell’approfondimento, può esser visto comeun primo grado di accoglienza della pa-rola”.“Nessun dualismo, quindi – rileva la

nota - ma la complementarità di due funzioniche, nel loro giusto equilibrio, arricchisconoil valore della comunicazione e la rendono unelemento irrinunciabile al servizio dellanuova evangelizzazione. Emerge, poi, conuna certa evidenza – conclude il comunicato- il desiderio del Santo Padre di sintonizzareil tema della prossima Giornata Mondiale,con la celebrazione del Sinodo dei Vescoviche avrà come tema, appunto, “La nuovaevangelizzazione per la trasmissione dellaFede cristiana”.La Giornata Mondiale delle ComunicazioniSociali è stata stabilita dal Concilio VaticanoII con il Decreto Inter Mirifica del 1963.

Giornata delle Comunicazioni Sociali 2012 sul tema

“Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”

Il Movimento dei corsi di Cristianità in questi ultimi anni,incoraggiati dal nostro Vescovo, ha ripreso in pieno la sua attività dievangelizzazione. Le adesioni sia nei corsi uomini che in quello donnedimostrano che ci sono ancora tante persone che vogliono approfon-dire la conoscenza di Cristo. La partercipazione all’Ultreya è inco-raggiante, segno che esiste il desiderio di continuare nel nuovocammino di fede. Altrettanto partecipata la scuola di formazione per-manente che forma nuovi responsabili per continuare l’attività pro-pria come da statuto. Alla presenza di questi segni di rivitalizzazionedel Movimento il coordinamento Diocesano ha convocato per sa-

bato 29 ottobre un’ultreya generale a 45 anni dal 1° CORSO UO-MINI (22/25 aprile 1966) per ricordare alle tante sorelle e fratellicorsisti che ancora oggi, non solo è possibile, ma auspicabile conti-nuare l’0pera di evangelizzazione attraverso i corsi di cristianità. IlMovimento di oggi deve dire grazie ai tanti sacerdoti e diaconi chehanno reso possibile lo svolgimento di 88 corsi uomini e 64 corsidonne e che, con le loro 460 presenze e nelle oltre 1380 giornate tra-

scorse nei corsi, hanno potuto toccare i cuori di oltre 4000 persone.Come deve dire grazie a tutti quei laici che si sono avvicendati esacrificati nell’organizzazione e la preparazione dei corsi in questi 45anni. Il Signore certamente saprà dare a tutti la giusta ricompensasecondo i meriti di ciascuno. A fronte di quanto detto finora, è bellodare la possibilità ai corsisti di trascorrere una giornata insieme conlo stesso spirito del terzo giorno e raccontare quanto il Signore “ha

potuto contare su ciascuno di noi” nel quarto giorno. L’occasioneci darà anche l’opportunità di ricordare nella preghiera i sacerdoti elaici che ci seguono dal cielo. Contiamo moltissimo sulla vostra col-laborazione per annunciare l’avvenimento. Sarà nostra cura farvi per-venire il materiale divulgativo.

Con questi sentimenti Vi invitiamo all’incontro come da pro-gramma allegato.

Un fraterno saluto dai fratelli e sorelle del coordinamentoDiocesano, della scuola e dell’ultreya.

CURSILLOS DI CRISTIANITA’ IN ITALIACoordinamento Diocesano di San Benedetto del Tronto

San Benedetto del Tronto, 24 settembre 2011.

OGGETTO: 45° anniversario della presenza dei corsi di Cristianità in Diocesi.

AI SACERDOTI E DIACONI DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO LORO SEDI

Il programma nel prossimo numero

Dal Rinnovamento nello Spirito Santo della Diocesi

di San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto

«E cominciarono a far festa» (Lc 15,24)Con l’ arrivo dell’ autunno i giovani del movimento Rinnovamento nello Spirito Santo hanno de-ciso di tornare nuovamente ad incontrarsi con cadenza mensile per trascorre insieme un “sabatosera alternativo” in cui poter adorare Gesù, lodarlo e ringraziarlo per quanto c’è nel loro cuore.Le serate, che si apriranno sempre con una gioiosa lode corale, vedranno la partecipazione di unSacerdote che guiderà l’ assemblea in un momento di riflessione sul tema della serata. Successi-vamente, verrà esposto il Santissimo Sacramento per poter permettere ai giovani di vivere untempo di intimità personale con Gesù. Come lo scorso inverno, le serate saranno itineranti nellevarie parrocchie della diocesi dando così modo a più giovani possibile di potervi partecipare. L’invito infatti è rivolto a tutti e al termine di ogni incontro verrà annunciato dove e quando si svol-gerà il successivo. Il primo di questa serie di incontri si è tenuto sabato 24 settembre nella Cappelladell’ Immacolata sul lungomare di San Benedetto del Tronto. Il tema della serata è stato “L’ amoredi Dio” e l’insegnamento è stato tenuto da Padre Gabriele Lupi parroco della Chiesa di Sant’ An-

tonio di Padova. Il prossimo appunta-mento invece è fissato per Domenica 16Ottobre, giornata in cui si svolgerà la Con-vocazione diocesana del Rinnovamentonello Spirito Santo che si terrà presso ilCineTeatro di San Filippo Neri a San Be-nedetto del Tronto. L’ incontro che inizieràintorno alle 9.30 del mattino e si conclu-derà alle 18.30 circa vedrà la partecipa-zione di Fabio Calandrella già membro delcomitato nazionale. L’invito è aperto atutti coloro che vorranno trascorrere unagiornata di preghiera e comunione spiri-tuale. Silvia del Zompo

Affollata conferenza stampa per la presenta-zione della nuova stagione teatrale. A presen-tarla l’assessore alla cultura, MargheritaSorge, il presidente e il direttore dell’Amat, ri-spettivamente Gino Troli e Gilberto Santinicon Luigi Contisciani, presidente del BacinoImbrifero del Tronto in veste di sponsor. Ilprogramma propone 8 spettacoli, di cui 6 inabbonamento. Tutti gli appuntamenti sono alTeatro Concordia, con l’eccezione di quello di

Antonio Albanese (fuori abbonamento), che il25 Novembre al Palacongressi, con “Perso-

naggi” inaugurerà la stagione. Appuntamentosuccessivo, al Concordia, è con Paolo Cevoliil 20 Dicembre in “La penultima cena”, di-vertente monologo storico-comico-gastro -nomico, ambientato nella Roma imperiale. Aseguire, il 21 Gennaio 2012, Ottavia Piccoloe Vittorio Viviani sono i protagonisti de“L’arte del dubbio”, versione teatrale di Ste-fano Massini del romanzo di Gianrico Carofi-glio, con la regia di Sergio Fantoni. Il 2febbraio è la volta della commedia “Non c’è

tempo amore” con Amanda Sandrelli, BlasRoca Rey, Edy Angelillo e Lorenzo Gioielliche ne è anche autore e regista. Il 28 febbraio,torna a San Benedetto la storica compagniadell’Elfo/Teatridithalia che porterà in scena il“Racconto d’inverno” di Shakespeare. Nelcast, con i nomi storici della compagnia, ancheil sambenedettese Cristian Giammarini. Conl’Officina Concordia, il progetto per fare del

teatro cittadino un luogo di valorizzazione deitalenti del territorio, protagonista sarà que-st’anno Giulio D’Anna che il 21 Marzo, fuoriabbonamento, al Concordia proporrà “Parki-

n’son”, nuovo spettacolo coprodotto con laFondazione Musica per Roma. Alba Rohrwa-cher, volto ispiratore del nuovo cinema ita-liano, il 31 Marzo porterà in scena “E’ stato

così”, monologo tratto dal romanzo di NataliaGinzburg per la regia di Valerio Binasco chel’aveva diretta all’inizio della carriera. La sta-gione si concluderà il 20 Aprile con “Don

Juan”, affascinante e sensuale spettacolo didanza, musica e luci, messo in scena dallacompagnia di flamenco diretta da Gianna Rac-cagni. Gli abbonamenti, (per rinnovi) in ven-dita dal 24 al 31 ottobre, per i nuovi dal 3 al 9novembre. Costi abbonamento: € 95 platea,€ 70 galleria, € 45 speciale giovani (fino a 25anni) – biglietti: € 20 platea, € 15 galleria, €10 speciale giovani. Inizio spettacoli ore 21.

E.Tì.

Albanese apre la Stagione Teatrale 2011/2012 Fotocronaca a cura di E.Tì.

All’indomani della scomparsa di Gino La-tilla, l’indimenticato interprete di tantecanzoni popolari, la Cantina dell’arte deiFratelli Angellotti, Primo e Arnaldo, ne ri-corda con affetto i giorni in cui con la si-gnora era ospite del Circolo ripano.

Questa foto del 1998 lo ritrae in un mo-mento di relax. Sit tibi terra levis, Gino.

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7Anno XXVIII

9 Ottobre 2011 PAG

Da Ripatransone a cura di a.G.

A Ripatransone, sabato 24 Settembre2011, sono iniziate con i migliori auspicile Manifestazioni Celebrative del Quaran-tennale di Fondazione della Corale “Ma-donna di San Giovanni” (il 1° Coropolifonico dei tempi moderni nell’ambitodella Provincia di Ascoli Piceno e dellaDiocesi di San Benedetto-Ripatransone-Montalto) e la 29.a Rassegna Corale Inter-nazionale “Belvedere del Piceno”. Il primo momento è stata la solenne concele-brazione in Duomo presieduta dal vescovoMons. Gervasio Gestori, che all’omelia, aicoristi che animavano la liturgia, ha detto:“Per i 40 anni di canti, di tante esecuzioni ef-

fettuate anche in questo Duomo-Basilica,

siamo grati a tutti voi, a Don Piero promo-

tore della fondazione nel 1971 del Coro; voi

cantori lodate Dio con gioia: continuate a

farlo con gioia e con amore, perché come di-

ceva Sant’Agostino: “Chi canta prega due

volte”. Finito il sacro rito, la foto-ricordo digruppo con il Vescovo e con il sindaco PaoloD’Erasmo, presente con gli assessori comu-nali Bruni, De Angelis, Lucciarini De’ Vin-cenzi. Il secondo momento si è svolto alle ore21,15 nell’Auditorium “S. Agostino” per av-viare le manifestazioni civili dei due eventi,con il concerto polifonico della Corale Ri-pana “Madonna di San Giovanni”, che hapresentato un breve programma (direttoreNazzareno Fanesi, solista Loredana Chiap-pini, pianista Laura Michelangeli), e del Corofemminile FÖRIFLIKAT di TURKU (anticacapitale), il più antico della Finlandia, chepresentando ben 18 brani (canti tradizionali,spirituals, canzoni italiane), ha deliziato perun’ora il numeroso e qualificato pubblico; di-rettore e pianista la deliziosa Helena Heimola(anche arrangiatrice di alcuni brani); entusia-

sta del Coro finlandese anche il vescovoMons. Gestori, che alla conclusione dell’ap-plauditissimo concerto, rivolgendosi alle co-riste finlandesi ha detto: “Ci avete catturato

con la simpatia; ci avete insegnato la gioia

di cantare, la gioia della voce, del volto, del

cuore; complimenti per la pronuncia perfetta

dei testi delle canzoni italiane; è stata una se-

rata davvero bellissima”. Presenti i parroci Don Lorenzo Bruni e DonDomenico Vitelli; il sindaco Paolo D’Erasmoe gli assessori Bruni e Piunti; i rappresentantiprovinciali: dell’ANBIMA, Giuseppe Paci edell’A.R.CO.M., Vincenzo Cicchiello; il pre-sidente del Coro “La Cordata” di MontaltoFranco Emidi; coristi ed appassionati di cantopolifonico provenienti da Montefiore, Mas-signano, Cupra Marittima, Grottammare, SanBenedetto-Porto d’Ascoli, Sant’Omero, Of-fida. Dopo la “bellissima serata”, i coristi ri-pani e le coriste finlandesi sono stati ricevutiufficialmente in Municipio dal sindacoD’Erasmo e dagli assessori Bruni e Marinelli,con lo scambio dei doni ed un ricco buffet of-ferto dall’amministrazione comunale; nonpoteva mancare l’esecuzione degli inni na-zionali finlandese ed italiano. La presenza delCoro finlandese a Ripatransone è stata possi-bile grazie alla mediazione dell’offidanoPaolo Pellei, al quale vanno i ringraziamentidella Corale di Ripatransone.

QUARANTA E NON LI DIMOSTRALA CORALE “MADONNA DI S. GIOVANNI” IN FESTA

Un gruppo interparrocchiale, che fa riferimento al Santuario dell’Adorazione dei PP.Sacramentini, dopo un percorso di 9 gg in Armenia si è ritrovato il 1° Ottobre per rivederel’esperienza di fede e cultura all’interno del gruppo (immagini e testimonianze), per poi trasmet-tere l’esperienza stessa alla comunità dei fedeli durante una celebrazione pubblica (S. Messa pre-festiva in Santuario). Sono stati ricordati i contenuti salienti del pellegrinaggio, attraverso ivari momenti celebrativi: i Khatchkar (croci di pietra, simbolo e sintesi non solo della storia re-ligiosa e artistica dell’Armenia, ma della storia tout court); gli evangelizzatori dell’Armenia (gliApostoli Bartolomeo e Taddeo) e testimoni (gli innumerevoli martiri di tutta la storia armena);la Theothokos-Madre di Dio (tema costante della pietà armena e icona tutte le chiese degli in-numerevoli, belli e antichi monasteri); la identificazione di storia e fede di un popolo che rac-conta i suoi eventi come eventi di salvezza (nello stile del credo storico ebraico); e per finire, unavisione- ispirata dal forte e diffuso monachesimo armeno- che al di là del travaglio storico, nutreil coraggio della speranza di un sempre migliore futuro, nel segno della Trasfigurazione.

Ci limitiamo qui a segnalare tre interessanti riflessioni di pellegrini, in margine all’esperienzadi fede.

1- Armenia: storia di un popolo di martiri. Ci interpella Qui mi collego a quanto è statodetto nell’incontro con il Nunzio Apostolico dell’Armenia,Mons Claudio Gugerotti: più che unarisposta di sapore teorico all’interpellanza che il coraggioso e ripetuto martirio di questopopolo ci rivolge, importa tener viva la stessa domanda e il confronto. L’interpellanza sirivolge così alla coerenza del nostro vivere e del nostro credere.

2. Sono un credente, forse un po’ scadente. Osservavo il fervore di costruzioni assai impe-gnative dei monasteri, in luoghi impervi e nella prospettiva di una vita certo severa. A me appareuna vita di misura non comune, quasi eroica. Eppure i monasteri sembra avessero una densitàabitativa apprezzabile. Non so se c’è una risposta. O forse c’è un’ulteriore domanda: il nostro

molto fare –tipico della civiltà tecnologica occidentale- ci ha forse talmente abituati a realizzarci

fuori di noi, nei nostri manufatti, che lo spessore interiore, umano e spirituale della vita e del-

l’esperienza fatica a mantenere il primo posto che gli compete?

3. Una fede “terra-terra”, una fede cosmica. I molti monasteri - struttura portante dellafede e cultura armena - appaiono mimetizzati nell’ambiente: i materiali usati (pietra o tufo locale),i “colori” quasi mimetizzati nell’ambiente, le “decorazioni” realizzate sulle stesse strutture portantidei gavit (pronao) o delle chiese, evidenziano un prolungamento naturale, senza soluzione di con-tinuità, tra la natura circostante e le strutture sacre in cui si compie la vita e la lode a Dio del mo-naco. La fede del monaco non si stacca dalla realtà terrestre, ma vi si incarna, coinvolge tutto ilcreato e lo trascina in alto con la forza della sua lode. Non solo la propria storia è vissuta comeprolungamento della storia sacra-biblica, ma anche mondo è ancora oggi vissuto come il teatrodella redenzione.

Certo l’uomo oggi costruisce e modifica a suo piacere l’ambiente: senza sottovalutare la crea-tività dell’uomo, il rischio oggi è di perdere il senso della creaturalità del mondo stesso e di sentirloe viverlo come un prodotto prevalentemente nostro. Concludiamo con una riflessione della nostraguida armena a cui abbiamo chiesto qual era l’atteggiamento degli armeni a fronte di una lungastoria di persecuzioni e sofferenze: “Abbiamo superato tante difficoltà nella nostra storia. La

forza che ci ha sorretti sempre è fondamento della nostra speranza: sapremo comunque ancora

costruire un futuro migliore!” Il coraggio della speranza! Auguri Armenia!

ARMENIA: il coraggio della speranza

Sullo sfondo il monte Ararat, monte sacro agli armeni (ora in territorio turco). La tradizione vuole che su questo monte abbia toccato terra l’arca di Noè dopo il diluvio.

Dòpe lu viagge in Sirie de l’anne passatelu pellegrenagge ‘n Armènie Leopoldo à prugrammate.- L’ Armenie... ndua sta?- ci scème demannatee ne le carte giugrafeche la scème recercate.Lendane sta..., jò mmènze a le mundagnetra la Geòrgia l’Iran e la Turchia:nghe chèste à trebbelate- mamma mia-e tròppe traggèdie à devote suppurtà.La ggènde armène à state stérmenate,a miglione se cuntì i murte mmazzatesènza nemmanghe sapè lu perchèquanne sevézie à devote suffré.Tròppe le lacreme che l’Armènie à versatema a véve nen cià maje renungiate, la véte jè dore ma le speranze jè tande: la ggènde sta nghe Ddéje e l’ajote nen manghe.

Lu timbe bbune a nnoje cià ccumpagnateda quanne a Jèveran ci scème fermate:de losse l’albèrghe, bbèlle la città,da lòche totte i puste se jave a vesetà.So le muntagne ci stave i munastèreparì totte ‘uale ma ‘uale nen gnère,na struttore e na storie ognone ci avìe nnoje la ‘uéde stavame a sentépe cunòsce i fatte e i tande prubblèmeche à davote ‘ffrundà la ggènde armène.La ‘uéde jère Susanne, ‘na brava fandèlle,che giòvane jère, struéte e bbèlle,la lèngue tagliana sapì bbè’ parlàe ogne cuse a nnoje ce petì spigà.

De l’Ararat jère èsse nnammuratee ppore noje ci scème ‘ncantatequanne le novele la lascì scupèrtee davère apparì ‘lla muntagne benedètte:mmènze a la piane ate svettìe bianga la céme de nève mustrì;i fianghe vérde che lésce sembrìanfratte e crepacce de fatte cuprì

‘Llu pellegrenagge in Armènie nghe Padre Leopoldoa nascònne l’arca che Nuè se facèttee faméje e bbèstie cuscì se salvètte.Angòre niscione l’à retrevate e‘uaje a circalla: sci pòrbie spacciate.La granne pianore che a i pi’ ssu’ se stènnejè rrécche de piande e de frotte che pènne,lu melagrà lu ppio’ rencercatelu ssémbule jè de stu paèse amate.

De la ggènde scème véste lu decòrela pelesì, la ducaziò e l’unòre. Lu sante ssune jè Gregòrie llemenateda lu popele namocchie venerateperchè a Créste ogne còre à vvicenate:pertande lu paèse jè cristiane ecampe bbè’ nghe i puche mussulmane.Còmme a casa nòstre ‘n Armènie scème statecuntinte e ‘n pace lu scème remerate,scème veste quanne ci stave da vedèe tra de noje ci scème velote bbè’.Rengrazième de còre Padre Leopoldoche pe’ totte noje se dà tande da fa’:i viagge ssune ce apre la mènde e ci avvecéne a namocchie de ggèndeche pore jè devèrse ll’one da ll’atre,ma noje ce sentème a totte affiatate.

E queste jè lu bbè’ che Ddéje ce cumanneche’ féje ssune scème totte quande.

Pe’ fené chèsta storie nghe parole singère a tè dicème o Patre che bbè’ te velème.To cunténua a pruggettà i viagge più strane:duvonque te seguème, pore se jè lentane.

Nazzarena Prosperi

Gran Pavese Rossoblù, ecco gli undici premiatila commissione ha individuato i nominativi

che riceveranno il riconoscimento sabato 8 ottobre

Presieduta dal Vicesindaco Eldo Fanini, si è riunita questa mattina la Commissione aggiudica-trice del Premio “Gran Pavese Rossoblù”, il riconoscimento, come dice il Regolamento comu-nale, per l’opera svolta da personaggi caratteristici locali, da istituzioni, associazioni, enti esocietà nelle varie attività economiche, sociali, assistenziali, culturali, formative, sportive, non-ché per elevati atti di coraggio e di abnegazione civica.Queste le personalità che saranno insignite del “Gran Pavese” nel corso di una cerimonia inprogramma sabato 8 ottobre alle ore 11 in sala consiliare, nell’ambito delle celebrazioni inonore di San Benedetto Martire, Patrono della città. Per la cultura: Domenico Minuto (Giorna-lista, libraio e promotore da tanti anni degli “incontri con l’autore”), Marcello Sgattoni (artista)e il Circolo dei Sambenedettesi (che festeggia i 40 anni di attività).Per lo sport: Francesco Chimenti, indimenticato bomber rossoblù degli anni ’70.Per il sociale: Don Pio Costanzo, parroco della chiesa di Cristo Re. Per il giornalismo: PatrizioPatrizi, già caposervizio della redazione locale de “Il Messaggero”. Per la cultura e il sociale:Raffaella Milandri, fotografa free lance, viaggiatrice in solitaria e sostenitrice dei diritti umanidelle popolazioni a rischio di estinzione. Per l’imprenditoria: Domenico Malavolta, presidentedella Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, e Tommaso Caroselli Leali, titolare di aziende delterritorio. Per le politiche giovanili: Mons. Romualdo Scarponi, parroco dell’Abbazia del PaeseAlto. Premio speciale per le forze armate: Rocco Orlandi, primo maresciallo luogotenente dellaCapitaneria di Porto, in pensione tra pochi giorni dopo oltre 43 anni di servizio.Desideriamo congratularci con don Pio e Mons. Romualdo per il prestigioso riconoscimento.

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8 Anno XXVIII

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Grottammare - Madonna della Speranza

Evviva il Campo ScuolaGli educatori: mariana, Simone, miriam, Biancamaria, Eleonora.

Dai Monti al Mare, il bello dello stare insiemeDiario di bordo dai campi-scuola

Meschia (Frazione di Roccafluvione) i bam-

bini di seconda Elementare della Parrocchia

Madonna Della Speranza di Grottammare

hanno partecipato alla loro prima uscita di

gruppo

La vita è come un grande libro, ricco di pa-gine, ciascuna di esse rappresenta un attimo,una esperienza, una emozione vissuta.Mano a mano, pagine nuove si aggiungono esfogliando quelle passate, ricordiamo con pia-cere i momenti trascorsi.Per questo bisogna vivere ogni attimo con in-tensità, offrendo sempre il massimo della pro-

pria energia e vitalità.Con tale spirito abbiamo affrontato questocampo scuola, il primo per noi del gruppo diseconda elementare della Parrocchia Ma-donna della Speranza di Grottammare.Si andava alla conquista di Meschia, meravi-glioso borgo sito nel cuore dell’Appennino“Perduto”, con i bambini dell’età in cui, alcunisi divertono a volte ad esempio, durante la ce-lebrazione domenicale, a puntare le dita a“mo’” di pistola, tra la fessura del banco,verso il celebrante, per vedere se è capace,come fa il super eroe preferito, a schivare il“proiettile”. (San Filippo Neri sapeva che nonera facile far star buoni i bambini, soprattuttodurante le celebrazioni… famosa la frase“State Buoni… Se potete”).Oppure si crede ai folletti, abitanti dei boschi,che, quando ti scrivono un messaggio, se vuoileggerlo, devi girare il foglio perché “ i follettiscrivono al contrario”.Che piangono se un amico li esclude dal gioco,perché credono che un amico ti è amico persempre e non ti tradirà mai. I preparativi ferventi dei giorni precedenti allapartenza, l’emozione di quel 21 agosto quandoci siamo trovati tutti in chiesa per ricevere labenedizione da Don Anselmo e finalmente lapartenza con l’entusiasmo di vivere questanuova esperienza. Sapevamo di non essere soli in questa avven-

tura perché insieme all’aiuto del Signoreavremmo condiviso il campo con i ragazzi diI^ media ed i loro educatori.Si sarebbe potuto pensare che la differenza dietà tra i due gruppi, avrebbe creato qualcheproblema, siamo partiti infatti avendo attivitàludico-ricreative del tutto separate, invece,tutto è andato nel verso giusto, anzi, con il pas-sare dei giorni, i bambini hanno iniziato a re-lazionarsi con i più grandi, durante i pasticonversavano insieme, condividendo durantela giornata oltre, il momento di riflessionemattutina i momenti liberi di gioco.Con quanta gioia, rivediamo il volto felice deibambini, l’escursione nel bosco, i giochi d’ac-qua, i gavettoni, la caccia al tesoro notturna sultema “Le follie dell’imperatore” con Yzma

grande protagonista.L’uscita notturna tra i castagni, torcia allamano, alla ricerca dei folletti del bosco, ed an-cora, su in paese, il gelato preso al bar, i bel-lissimi momenti trascorsi in chiesa a leggere ecommentare il Vangelo del giorno e una voltausciti, giocare a nascondino tra le case delborgo.Infine, quanti attimi di serenità trascorsi in cu-cina in compagnia di Patrizio Moscardelli ilnostro artista - cuoco e della sua aiutante Bar-bara, intenti a preparare gustosi pranzetti;Speriamo di aver colorato alcune pagine dellavita dei nostri bambini, così che possano por-tare sempre nel cuore la gioia e il ricordo diqueste splendide giornate.

Anche quest’anno, come consuetudine, lanostra parrocchia ha voluto organizzareuna settimana di camposcuola a Foce diMontemonaco, ormai la nostra secondacasa. Ritornare in quel luogo, trovarsi nuo-vamente tra le montagne e la natura liberaè sempre bello ed emozionante. Que-st’anno abbiamo voluto sperimentare ilcampo per i ragazzi dalla 5° elementarealla 3° media. La preparazione del campoè stata molto intensa anche perché eravamoreduci dalla settimana della festa parroc-chiale. È sempre bello vedere grande par-tecipazione da parte dei ragazzi: forseall’inizio vedendo le poche adesioni cisiamo un po’ intimoriti ma dopo pochi giorni eravamo arrivati a ricevere ben 25 adesioni. E quindi…..via con il campo!! Il tema di quest’anno è stato molto attuale per i nostri ragazzi: il mondo virtuale. Siamo intempi in cui tutti i ragazzi hanno Messenger, Facebook o Twitter e si possono fare delle cono-scenze non adeguate, nascoste dietro ad una semplice richiesta di amicizia; il campo volevaproprio imparare a riconoscere di chi fidarsi e di chi no. La storia del campo riguardava 4 ra-gazzi che hanno iniziato a giocare in un gioco virtuale in cui, tramite i loro avatar, dovevanoarrivare al livello finale e conquistare il tesoro. I nomi dei loro avatar sono diventati i nomi

S. Benedetto del Tr. - Madonna del Suffragio

1-9 agosto Camposcuola 2011di Lorenzo De Angelis

delle squadre del campo: Mago Avalon, Vampira Kyra, Elfo Alf e Zoe la guerriera. I ragazzisono stati catapultati in questo ultimo livello nel quale avrebbero dovuto affrontare le sfide (inostri giochi) per poter vincere! E si è dato il via ai giochi (notturni e non): la guerra di Foce,

Dracula, il lupo mannaro ed altri giochi molto elaborati (con tanto di co-stumi!!). Ovviamente non sono mancate le escursioni, partendo dalle piùsemplice alla più difficile: Santa Maria in Pantano, Infernaccio e, cilieginasulla torta, Laghi di Pilato. Credo che i ragazzi anche se nella stanchezzaabbiano potuto apprezzare la bellezza dell’arrivare in vetta e nel dire: “Cel’ho fatta!!”. Non è mancata la visita al santuario dell’ Ambro e per com-pensare una mattinata di sana meditazione ci siamo recati in piscina! Essendo un campo sul mondo virtuale, non potevano mancare dei riferi-menti a Facebook. Per questo abbiamo deciso di fare il “FOCEBOOK”,una bacheca in cui i ragazzi avevano il compito di scrivere qualcosa (unconsiglio, un ringraziamento ecc..) ad una persona nel gruppo: ad ognipersona era associato un numero e ogni giorno c’era l’estrazione del pro-prio “protetto”. E devo dire la verità: sono usciti molti pensieri belli esimpatici.In tutto questo non è ovviamente mancata la preghiera.Sempre rima-nendo nel tema “facebook” ogni giorno abbiamo ricevuto la “richiesta

di amicizia” di alcuni personaggi biblici che hanno fatto una scelta ben precisa: ascoltare Gesùe seguirLo nella loro vita. Tutto s’è concluso con il falò finale, la visione delle stelle e le lettereche tutti noi abbiamo scritto per fissare con le parole quello che avevamo vissuto in 8 giornidi vita comunitaria.Ho cercato di fare un riassunto di questa settimana ma le cose da dire sarebbero molte. Horingraziato tutti e li continuo a ringraziare per la bellissima esperienza che spero si possa ripetenei prossimi giorni. Quando ci si reca al campo non puoi non tornare ricco di qualcosa e felice.Con queste ultime parole concludo e mi raccomando, cari ragazzi…

A L’ANNO PROSSIMO!!!!