LE REGOLE E LE SCELTE. MANUALE DI LINGUISTICA ...IV Indice generale 27 PARTE II — LA FORMA INTERNA...

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  • LE REGOLE E LE SCELTE

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  • Indice generale

    XI Indice dei box e delle tabelle notevoli XV Introduzione

    XIX Premessa. La grammatica: regole e scelte, strutture e funzioni XX 1. Regole e scelte

    XXIII 2. Strutture e funzioni XXV 3. Relazioni grammaticali e relazioni concettuali XXVII 4. La frontiera mobile tra frase e testo XXVIII 5. La lingua: dalla storia alla struttura XXX 6. Struttura della grammatica

    1 PARTE I - IL PERIMETRO DELLA GRAMMATICA: LA LINGUA NELLA COMUNICAZIONE

    3 Capitolo 1 Un mondo di segni 3 1.1 Che cos'è un segno 4 1.2 Tipi di segni 9 Domande di ripasso 9 Esercizi di autoverifica

    10 Esercizi

    11 Capitolo 2 I segni della lingua e gli altri segni: la comunicazione verbale 11 2.1 I segni della lingua come simboli 12 2.2 I segni linguistici e gli indici 15 2.3 Le icone e gli indici nella lingua e nella comunicazione 17 2.4 Espressioni e indici nella comunicazione 22 2.5 La relazione complessa tra significati e messaggi: interpretazione letterale

    e non letterale 23 2.6 Strutture contingenti e strutture di lunga durata: l'oggetto della grammatica 25 Domande di ripasso 25 Esercizi di autoverifica

    cristiana.desantis2Evidenziato

    cristiana.desantis2Evidenziato

  • IV Indice generale

    27 PARTE II — LA FORMA INTERNA DELLA LINGUA 29

    Premessa 31 Capitolo 3 Dalla parte del significante: il patrimonio di suoni dell'italiano 31 3.1 I fonemi 32 3.2 L'articolazione dei suoni 35 3.3 Le vocali e le consonanti 42 3.4 I suoni dell'italiano: la funzione distintiva 43 3.5 Pronuncia e grafia dell'italiano 44 3.6 La scrittura dei suoni: l'alfabeto 46 3.7 Il patrimonio comune e le differenze regionali 48 Domande di ripasso 48 Esercizi di autoverifica 49 Esercizi

    51 Capitolo 4 Dalla parte del significante: dalla sillaba all'enunciato 51 4.1 La struttura della sillaba 53 4.2 La parola e l'accento 54 4.3 Incontri di parole 56 4.4 Fonologia dell'enunciato: l'intonazione 59 Domande di ripasso 59 Esercizi di autoverifica 60 Esercizi

    61 Capitolo 5 Dalla parte del significato: la grammatica 61 5.1 La morfologia: parola e lessema 63 5.2 La sintassi: frasi e enunciati 65 5.3 Il significato delle frasi 67 5.4 La sintassi: il periodo 68 Domande di ripasso 68 Esercizi di autoverifica 69 Esercizi

    70 Capitolo 6 Dalla parte del significato: il lessico 70 6.1 Le lingue plasmano i concetti 72 6.2 Concetti classificatori e concetti relazionali nel lessico 74 6.3 Polisemia e omonimia 77 6.4 La struttura del lessico 86 6.5 Espressioni complesse che valgono come parole: polirematiche ed espres-

    sioni idiomatiche 87 6.6 I prestiti 88 6.7 I lessici di specialità 90 6.8 Le definizioni

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  • 94 Domande di ripasso 94 Esercizi di autoverifica 96 Esercizi

    97 PARTE III — SINTASSI DELLA FRASE MODELLO. LA FRASE SEMPLICE 99

    Premessa — La struttura sintattica della frase e il suo significato 101 Capitolo 7 L'articolazione essenziale della frase: soggetto e predicato 101 7.1 Espressione nominale ed espressione verbale 103 7.2 Soggetto e predicato 110 Domande di ripasso 110 Esercizi di autoverifica

    111 Capitolo 8 La struttura dell'espressione nominale 111 8.1 Una forma per tante funzioni 112 8.2 Nomi propri e nomi comuni: l'articolo e gli altri determinanti 113 8.3 Tipi e funzioni dei determinanti di nomi 114 8.4 L'uso dei determinanti: nomi di oggetti individuali, nomi di massa 118 Domande di ripasso 118 Esercizi di autoverifica

    119 Capitolo 9 La struttura del predicato nominale 119 9.1 L' aggettivo 120 9.2 Il nome: nomi classificatori e nomi di processo 122 9.3 Il complemento predicativo del soggetto 123 Domande di ripasso 123 Esercizi di autoverifica

    124 Capitolo 10 La struttura del predicato verbale 124 10.1 I complementi del verbo 125 10.2 Verbi impersonali o zerovalenti 126 10.3 Verbi a un posto o monovalenti 127 10.4 Verbi a due posti o bivalenti 132 10.5 Verbi a tre posti o trivalenti 135 10.6 Le relazioni spaziali: relazioni concettuali come argomenti del verbo 140 10.7 Verbi con valenza variabile 142 10.8 Enunciati senza verbo: la frase nominale 144 Domande di ripasso 144 Esercizi di autoverifica

    146 Capitolo 11 Le costruzioni passive, riflessive e fattitive 146 11.1 La frase passiva: i complementi di agente e di causa efficiente

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  • 148 11.2 La costruzione riflessiva 151 11.3 Le costruzioni fattitive o causative 154 Domande di ripasso 154 Esercizi di autoverifica

    155 Capitolo 12 Il nucleo della frase e i suoi margini 155 12.1 Una struttura complessa e stratificata: il nucleo e le sue espansioni 156 12.2 Il nucleo della frase come struttura gerarchica 160 12.3 La struttura delle espansioni 161 12.4 Isolare il nucleo dai margini: dalla frase al testo 165 Domande di ripasso 165 Esercizi di autoverifica 166 Esercizi

    167 Capitolo 13 Le espansioni nella frase: margini esterni, margini interni, modificatori del verbo

    167 13.1 Margini del processo: le circostanze 171 13.2 Margini del predicato 176 13.3 Le espressioni eccettuative 177 13.4 Modificatori del verbo 180 Domande di ripasso 180 Esercizi di autoverifica

    181 Capitolo 14 Le espansioni del nome 181 14.1 L'espressione nominale: nucleo e espansioni 182 14.2 Modificatori e complementi 187 Domande di ripasso 187 Esercizi di autoverifica

    188 Conclusione — Codifica e inferenza tra grammatica e testo

    191 PARTE IV — SINTASSI DELLA FRASE MODELLO: IL PERIODO COME FRASE COM-PLESSA

    193 Premessa — Due funzioni per il periodo

    197 Capitolo 15 Le proposizioni completive come argomenti di verbi 197 15.1 Proposizioni oggettive 201 15.2 Discorso diretto e discorso indiretto 202 15.3 Proposizioni interrogative indirette 204 15.4 Proposizioni soggettive 205 15.5 Frasi incidentali 207 Domande di ripasso

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  • Indice generale VII

    208 Capitolo 16 Proposizioni dipendenti da nomi e aggettivi 208 16.1 Proposizioni che modificano nomi: le relative 210 16.2 Proposizioni completive di nomi e aggettivi 212 Domande di ripasso

    213 PARTE V - IL TESTO TRA COERENZA E COESIONE 215 Capitolo 17 La frase semplice come segnale di un messaggio: funzione

    interpersonale e testuale 215 17.1 L'orientamento verso gli interlocutori 221 17.2 Orientamento verso il testo e il contesto: la prospettiva comunicativa 234 Domande di ripasso 234 Esercizi di autoverifica 235 Esercizi

    237 Capitolo 18 Al di là della frase: il testo e il discorso 237 18.1 Coerenza e coesione 240 18.2 Coerenza concettuale e coerenza testuale 242 Domande di ripasso

    243 Capitolo 19 I fattori della coerenza 243 19.1 La coerenza tra testo scritto e discorso orale 246 19.2 Coerenza tematica del testo e prospettiva comunicativa dell'enunciato 249 19.3 I fattori della coerenza alla base della coesione: referenti e processi 251 Domande di ripasso 251 Esercizi di autoverifica

    253 Capitolo 20 La coesione: introdurre i referenti 253 20.1 Tipi di espressioni che introducono referenti 254 20.2 Nomi propri 255 20.3 Nomi comuni: articolo indeterminativo e determinativo 258 20.4 Ellissi e pronomi 259 Domande di ripasso

    260 Capitolo 21 La coesione: richiamare i referenti 260 21.1 Ripresa per ripetizione 261 21.2 Ripresa per sostituzione 264 Domande di ripasso

    265 Capitolo 22 Deissi, anafora e tipi di testi 265 22.1 Deissi situazionale 266 22.2 Anafora 267 22.3 Deissi testuale

  • 267 22.4 Espressioni esclusivamente deittiche 268 22.5 Due regimi testuali a confronto: il discorso vivente e il racconto 271 22.6 L'anafora: dalla realtà alla finzione 274 Domande di ripasso 274 Esercizi di autoverifica

    276 Capitolo 23 La coesione: la continuità dei processi 276 23.1 Tipi di espressioni che riprendono processi 279 Domande di ripasso

    280 Capitolo 24 La coesione: i tempi verbali nel testo e nel discorso 280 24.1 Tempi e tempo 281 24.2 Tempi verbali e tonalità del testo 284 24.3 Tonalità temporali e tipi di testi 287 24.4 Testi a tonalità mista 289 Domande di ripasso 289 Esercizi di autoverifica

    291 PARTE VI — SUL CONFINE TRA FRASE E TESTO: L'ESPRESSIONE DELLE RELAZIONI TRANSFRASTICHE

    293 PPremessa 297 Capitolo 25 Relazioni concettuali e forme di espressione 298 25.1 Proposizioni subordinate e relazioni concettuali: l'esempio della

    causa, del motivo e del fine 302 25.2 Un microsistema di concetti condivisi 303 25.3 Le forme di espressione delle relazioni transfrastiche 316 Domande di ripasso 316 Esercizi di autoverifica

    318 Capitolo 26 Relazioni formali tra processi: cooccorrenza e alternativa 318 26.1 Due tipi di relazioni formali tra processi 321 26.2 Tipologia concettuale della cooccorrenza 323 Domande di ripasso

    324 Capitolo 27 Le principali relazioni concettuali tra processi 324 27.1 Relazione avversativa 327 27.2 Relazioni temporali 329 27.3 Relazioni causali 332 27.4 Motivi dell'azione 344 27.5 Relazione consecutiva 345 27.6 Relazione concessiva

  • Indice generale IX

    349 27.7 Il ragionamento ipotetico: condizionale semplice e bicondizionale 362 27.8 Proposizioni strumentali 363 27.9 Costrutti esclusivi e limitativi 364 27.10 Costrutti eccettuativi 364 27.11 Proposizioni comparative 367 Domande di ripasso 368 Esercizi di autoverifica

    371 Capitolo 28 La prospettiva nel periodo 371 28.1 Una dimensione in più: primo piano e sfondo 373 28.2 La distribuzione del dinamismo comunicativo nel periodo 375 28.3 Struttura del dinamismo comunicativo e coerenza testuale 377 28.4 Primo piano e sfondo: i mezzi specifici del periodo 379 Domande di ripasso 379 Esercizi di autoverifica

    381 PARTE VII — MORFOLOGIA

    383 Premessa

    385 Capitolo 29 La classificazione delle parole 385 29.1 Le classi di parole tra forme, funzioni e concetti 390 29.2 La flessione: parole variabili e invariabili 392 Domande di ripasso

    393 Capitolo 30 I nomi 393 30.1 I nomi: proprietà grammaticali, funzione e contenuto concettuale 396 30.2 Il genere e il sesso 397 30.3 La flessione 400 Domande di ripasso

    401 Capitolo 31 Gli articoli 401 31.1 Gli articoli: forme e funzioni 402 31.2 L'articolo determinativo 403 31.3 L'articolo indeterminativo 404 31.4 L'articolo partitivo 404 31.5 L'articolo zero 405 Domande di ripasso

    406 Capitolo 32 Gli aggettivi 406 32.1 Gli aggettivi tra modificazione e determinazione del nome 407 32.2 Gli aggettivi detti qualificativi 416 32.3 Gli aggettivi detti determinativi 422 Domande di ripasso

    cristiana.desantis2Evidenziato

  • X Indice generale

    423 Capitolo 33 I pronomi 423 33.1 I pronomi personali 431 33.2 I pronomi possessivi 432 33.3 I pronomi dimostrativi 433 33.4 I pronomi indefiniti 433 33.5 I pronomi interrogativi ed esclamativi 434 33.6 I pronomi relativi 437 Domande di ripasso

    438 Capitolo 34 I verbi 438 34.1 Tipologia degli usi verbali 442 34.2 Tipi di verbi predicativi 445 34.3 La morfologia del verbo 456 Domande di ripasso

    457 Capitolo 35 Le parole di collegamento: preposizioni e congiunzioni 457 35.1 Relazioni grammaticali e relazioni concettuali 458 35.2 Tipi di collegamento: subordinazione e coordinazione 459 35.3 Le preposizioni 462 35.4 Le congiunzioni 466 Domande di ripasso

    467 Capitolo 36 Gli avverbi 467 36.1 Modificatori del verbo, dell'aggettivo e dell'avverbio 469 36.2 Avverbi che non modificano il verbo: dalla funzione ideativa alla

    funzione interpersonale 477 Domande di ripasso

    478 Capitolo 37 Tra linguaggio articolato e gesto: le interiezioni 480 Domande di ripasso

    481 Capitolo 38 La formazione delle parole 481 38.1 Parole primitive e parole derivate 482 38.2 Parole composte 484 38.3 Parole derivate: alterazione 486 38.4 Parole derivate: trasposizione 488 38.5 Prefissoidi e suffissoidi 492 Domande di ripasso

    493 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

    495 SStrumenti bibliografici per lo studio della lingua italiana 501 Bibliografia 51 I Indice analitico

  • Indice dei box e delle tabelle notevoli

    4 Box 1.1 Lingua e linguaggio

    32 Box 3.1 Fonetica e fonologia 34 Box 3.2 Come trascriviamo i suoni: l'Alfabeto

    Fonetico Internazionale (IPA) 36 Tab. 3.1 Il triangolo vocalico 36 Box 3.3 Dal latino all'italiano 37 Box 3.4 Le vocali: variazioni regionali 37 Box 3.5 Il sistema vocalico del francese 39 Tab. 3.2 Le consonanti occlusive in italiano 41 Tab. 3.3 Le consonanti dell'italiano 41 Box 3.6 Dal latino all'italiano 42 Box 3.7 Le consonanti: variazioni regionali 45 Tab. 3.4 Corrispondenza tra grafemi e fonemi in italiano 46 Box 3.8 La pronuncia delle lettere straniere 47 Box 3.9 La pronuncia standard dell'italiano

    53 Box 4.1 La struttura della sillaba in altre lingue

    62 Box 5.1 Morfi e morfemi

    71 Tab. 6.1. L'area concettuale «albero, legno, bosco, foresta» in quattro lingue europee

    75 Box 6.1 Omofoni e omografi 76 Box 6.2 Parole e storia 81 Box 6.3 I geosinonimi 85 Box 6.4 Le parole fondamentali dell'italiano 89 Box 6.5 I gerghi 92 Box 6.6 Tipi di dizionari

  • XII Indice dei box e delle tabelle notevoli

    102 Box 7.1 Il sintagma 108 Box 7.2 La frase: «soggetto + predicato» o «verbo +

    argomenti»?

    113 Box 8.1 L'articolo con i nomi propri 116 Box 8.2 Nomi concreti e nomi astratti

    131 Box 10.1 L'accusativo preposizionale 135 Tab. 10.1 La classificazione dei verbi predicativi basata sulla

    valenza 142 Box 10.2 La valenza nei dizionari

    173 Tab. 13.1 Argomenti e margini nella frase 179 Tab. 13.2 I ruoli del processo

    182 Box 14.1 La posizione dell'aggettivo nel sintagma nominale 185 Box 14.2 Quali complementi dobbiamo studiare? 186 Box 14.3 La punteggiatura nella frase semplice

    211 Box 16.1 La punteggiatura nella frase complessa

    219 Box 17.1 Gli atti linguistici 225 Box 17.2 L'ordine dei costituenti nella frase 228 Box 17.3 Il tema sospeso o anacoluto 232 Box 17.4 Scritto e parlato

    239 Box 18.1 I tipi di testi

    287 Box 24.1 Il passato remoto nelle varietà regionali dell'italiano

    311 Box 25.1 Espressioni anaforiche o congiunzioni coordinanti?

    325 Box 27.1 Il ma come connettivo

    365 Box 27.2 Una tipologia del non detto: dall'implicatura convenzionale all'inferenza

    397 Box 30.1 Il femminile dei nomi di professione e di carica

    425 Box 33.1 II pronome soggetto in italiano antico e nei dialetti 427 Box 33.2 I pronomi allocutivi in italiano 429 Box 33.3. Lui al posto di egli

  • Indice dei box e delle tabelle notevoli XIII

    429 Box 33.4 Altri fenomeni di riassestamento del sistema pronominale

    436 Box 33.5 Il cche polivalente

    439 Box 34.1 I verbi sintagmatici 441 Box 34.2 La modalità 448 Box 34.3 I verbi inaccusativi 449 Box 34.4 Valori modali dei tempi verbali

  • GUIDA ALLA LETTURA

    Ulteriori materiali didattici e di approfondimento sono disponibili alla pagina web www.utetuniversita.it/prandi

  • L'Editore ringrazia

    Emilia Calaresu, Università degli Studi di Modena Reggio Emilia Roberta Cella, Università di Pisa Fabiana Fusco, Università degli Studi di Udine Francesca Gatta, Università di Bologna Stefano Ondelli, Università degli Studi di Trieste Diego Poli, Università degli Studi di Macerata Francesca Santulli, Università IULM di Milano

    I loro preziosi consigli hanno contribuito alla realizzazione di questa nuova edizione di Le regole e le scelte. Manuale di linguistica e di grammatica italiana.

  • Introduzione

    Il titolo di questo manuale — Le regole e le scelte — rimanda alla natura duplice della lingua: una proprietà essenziale per la comprensione del-la sua struttura e per il suo utilizzo ottimale da parte dei parlanti, gene-ralmente trascurata dalla descrizione grammaticale.

    Una lingua contiene un nucleo di strutture rigide e non negoziabili, circondato da un ampio repertorio di opzioni aperte alle scelte del par-lante. Questa differenziazione di struttura, che implica una differenzia-zione di compiti e di abilità, se non viene esplicitata, rischia di generare contraddizioni e confusioni, sia per il parlante sia per il linguista. Di fronte alla lingua, il parlante è al tempo stesso sottomesso e libero, passivo e attivo, irresponsabile e responsabile: deve seguire passiva-mente regole ferree, ma è anche soggetto responsabile di scelte. Quan-to al linguista, passa dalla descrizione di architetture formali alla defi-nizione di compiti funzionali, da una grammatica delle espressioni a una grammatica dei concetti. Nell'affrontare la lingua non possiamo operare una scelta metodologica drastica, e cioè privilegiare una pro-spettiva solo formale, centrata sulle regole, o solo funzionale, centrata sulle scelte. Viceversa, tanto il parlante quanto il linguista devono im-parare ad affrontare i diversi compiti con criteri diversi: a rispettare le regole e le strutture, e a valorizzare con scelte libere e consapevoli i repertori di opzioni; ad affrontare la descrizione delle architetture for-mali con criteri grammaticali e quella dei compiti funzionali con criteri concettuali. La stesura del manuale si è ispirata a questi criteri, espli-citati nella Premessa al volume.

    Il destinatario ideale di questo manuale è lo studente universitario di linguistica italiana, di linguistica generale o applicata allo studio delle lingue, di traduzione e di interpretazione, ma anche l'insegnante di italiano e il formatore di insegnanti. Lo studente di italianistica troverà i concetti abituali della grammatica italiana accompagnati dalle basi linguistiche che permettono di utilizzarli in modo non passivo ma consapevole. Lo studente di linguistica imparerà a usare, esemplificato sulla lingua madre, un sistema di categorie che potrà poi applicare alla

  • XVI Introduzione

    descrizione di lingue diverse. A questo proposito, occorre sottolineare il valore insostituibile che un'analisi in profondità della lingua madre, cioè della lingua che un parlante padroneggia con grande sicurezza intuitiva, è un punto di partenza obbligato per la descrizione di lingue anche molto lontane dalla sua struttura. Solo nella propria lingua madre è possibile acquisire quella sensibilità per l'equilibrio sottile tra forme e funzioni che potrà poi essere applicato via via allo studio di lingue sempre più lontane, all'analisi contrastiva e allo studio tipologico. Lo studente di traduzione e interpretazione troverà gli strumenti per affrontare quelli che potremmo chiamare i lavori preliminari al suo compito più specifico. Sia la traduzione sia l'interpretazione richiedono, con tempi e modalità diverse, l'acquisizione di una grande sicurezza nell'analizzare la struttura complessa e stratificata dell'espressione, per identificare non solo gli ostacoli grammaticali e lessicali che devono essere superati, ma anche le tracce delle scelte del parlante, delle sue motivazioni e dei suoi obiettivi, che devono essere salvaguardati al momento di costruire espressioni equivalenti nella lingua di arrivo. L' insegnante di italiano, e a maggior ragione il formatore di insegnanti, troverà in queste pagine lo spunto per una razionalizzazione della didattica della grammatica.

    Lo scopo di questa grammatica è prendere per mano lo studente, che all'inizio del suo percorso formativo si presenta tipicamente come un utente inconsapevole della lingua, e accompagnarlo passo dopo passo a condividere l'atteggiamento del linguista, facendogli acquisire una consapevolezza sempre più profonda di come funziona un meccanismo complesso, stratificato e differenziato.

    Questo manuale si ispira al volume Le regole e le scelte. Introduzione alla grammatica italiana (UTET, Torino, 2006), del quale mantiene inalterati i presupposti teorici e le scelte metodologiche: come il modello, questo manuale aspira ad essere «una grammatica italiana commentata, cioè corredata di considerazioni di linguistica generale» (dalla recensione di G. Lauta, Studi linguistici italiani, XXXIII, 2, 2007: 304-306). Anche l'impianto generale e l'ordine degli argomenti è invariato.

    Rispetto al modello, l'unica assenza di rilievo è la parte sulle figure di stile. Gli autori sono convinti che si tratta di un capitolo essenziale della grammatica, in quanto fa luce su aspetti fondamentali della lingua, in particolare sull'uso creativo delle risorse, dal suono al ritmo, dalle strutture sintattiche alla relativa mobilità dei costituenti. Per ragioni di spazio, tuttavia, questa sezione è stata spostata alla pagina www.utetuniversita.it/prandi.

    Come nel modello, la parte sul testo fa posto a considerazioni rela-tive alle differenze tra scritto e parlato, ma non contiene una sezione

  • specifica dedicata alle tecniche di scrittura. La scelta è motivata da una considerazione di coerenza: l'insegnamento della redazione di testi scritti ha ormai una sua autonomia, suoi manuali, e una trattazione ne-cessariamente succinta e schematica nell'ambito della grammatica ci è sembrata una forzatura non pertinente.

    Anche la presenza di riferimenti bibliografici commentati è motivata delle stesse ragioni valide per il modello, e cioè ancorare i problemi trattati ai tempi e alle tradizioni culturali che hanno visto nascere e svi-lupparsi il loro studio nell'ambito della linguistica. Per questo, accanto a lavori recenti legati soprattutto a tematiche molto specifiche, è costante il riferimento ai classici che hanno costruito i pilastri della disciplina.

    Rispetto al modello, questo volume contiene alcune novità, sia nell'impostazione generale sia nei contenuti.

    Abbiamo adottato nuove soluzioni grafiche che migliorano la frui-bilità del manuale: ogni capitolo è preceduto da una breve presenta-zione, e l'identificazione dei temi di volta in volta trattati è facilitata dall'aggiunta di titoli dettagliati nei margini; gli esempi sono stati aumentati ed evidenziati graficamente. Abbiamo aumentato i box de-dicati ad argomenti monografici, che consentono di mettere a fuoco specifici problemi di natura storico-linguistica, sociolinguistica (va-riazioni regionali, fenomeni innovativi dell'italiano contemporaneo), pragmatica e interlinguistica (in particolare per i confronti con altre lingue europee). Abbiamo potenziato i rimandi interni tra le varie parti, in particolare tra i capitoli dedicati alla sintassi della frase e quelli dedicati alla morfologia, e snellito la trattazione di alcune parti, in particolare quella dedicata al testo. A questi miglioramenti si ag-giungono due novità sostanziali. Abbiamo nettamente differenziato, anche nella grafica, un percorso di base e un percorso di approfondi-mento. Il primo fornisce un inquadramento teorico essenziale dei problemi, completo di definizioni, con spiegazioni anche etimologi-che della terminologia adottata ed esempi commentati; il secondo of-fre riflessioni più avanzate e spunti bibliografici di approfondimento. Inoltre, abbiamo aggiunto una sezione dedicata a domande di riepilo-go ed esercizi.

    Per quel che riguarda gli interventi puntuali, abbiamo adottato per le trascrizioni fonetiche l'Alfabeto Fonetico Internazionale. Abbiamo poi insistito, con appropriate esemplificazioni e discussioni critiche, sul rapporto tra classi astratte e realizzazioni concrete ai vari livelli della lingua (per esempio fono/fonema, morfo/morfema). Tra i temi che sono stati approfonditi, segnaliamo il capitolo sulla semantica les-sicale (con un'analisi dei tipi di dizionari), la semantica del verbo (con schemi e box sui ruoli del processo, valenze, modalità) e le tipologie testuali.

  • XVIII Introduzione

    Gli autori ringraziano i colleghi che, dopo aver adottato e sperimentato con i loro studenti Le regole e le scelte. Introduzione alla grammatica italiana, hanno fornito preziosi suggerimenti per migliorare la coerenza e le qualità didattiche del volume: in particolare Emilia Calaresu, Fabiana Fusco, Roberta Cella, Francesca Gatta, Stefano Ondelli, Diego Poli, Francesca Santulli. È anche grazie ai loro suggerimenti che ha preso forma il progetto di trasformare l'Introduzione alla grammatica italiana in un Manuale di linguistica e di grammatica italiana.

    Il percorso di riflessione che ha portato a entrambe le versioni di Le regole e le scelte nasce idealmente in un luogo privilegiato per la lin-gua italiana, l'Accademia della Crusca, da una discussione sulle basi metodologiche della grammatica che ha avuto luogo nel febbraio 2003. Un grazie per i loro illuminanti suggerimenti è dovuto a Francesco Sabatini, Vittorio Coletti, Nicoletta Maraschio, Cecilia Robustelli, Anna Siekiera.

    Si ringraziano inoltre tutti coloro che in modo diretto o indiretto hanno partecipato alla riflessione di anni che ha portato a questo ma-nuale, e in particolare Marco Baroni, Carla Bazzanella, Franco Bertac-cini, Francesca Biagini, Pierluigi Cuzzolin, Marco Fasciolo, Fabrizio Frasnedi, Francesca Gatta, Gaston Gross, Elzbieta Jamrozik, Elisabetta Jezek, Hans Kronning, Amira Lakhdar, Maria Rita Leto, Emilio Man-zotti, Caterina Mauri, Francesca Mazzariello, Marco Mazzoleni, Lu-nella Mereu, Lavinia Merlini, Franck Neveau, Adriana Orlandi, Chiara Panzieri, Leda Poli, Paola Ruozzi, Leo Schena, Francesca Strik Lievers (che ha collaborato all'aggiornamento della bibliografia di questo vo-lume), Lorella Tabolotti, Federica Venier.

    Dedichiamo questo lavoro a due amici e appassionati maestri nello studio della lingua e della letteratura italiana che ci hanno lasciati nell'ultimo anno, Guglielmo Gorni e Serge Vanvolsem.

  • PremessaLa grammatica: regole e scelte, strutture e funzioni

    La grammatica è tradizionalmente considerata come un sistema di regole da imparare passivamente. Lo studio scientifico di una lingua (nel nostro caso quella italiana) e della sua grammatica rivela che le cose sono più complesse. Innanzitutto, ci sono regole e regole: ci sono regole prescrittive, che ci dicono come dovremmo parlare, e ci sono regole descrittive, che cercano di afferrare le regolarità che emergono dal nostro modo spontaneo e condiviso di parlare, cioè dall'uso. Inoltre, il nostro comportamento linguistico non consiste solo nel seguire delle regole, ma — in larga parte — nello scegliere, all'interno dei repertori che la lingua ci offre, i mezzi di espressione che ci sembrano più adatti ai nostri scopi comunicativi. Nell'area delle scelte il parlante non subisce passivamente, ma diventa un soggetto attivo di valutazione e di decisione. La distinzione tra una grammatica delle regole e una grammatica delle scelte sarà il primo punto che affronteremo.

    Nello studio grammaticale difficilmente ci si spinge al di là del confine della frase, e la stessa frase è vista come un territorio retto da regole ferree. Quando si tratta invece di concatenare una serie di frasi per formare un testo, abbiamo la sensazione di essere completamente liberi. In realtà, come vedremo, ci sono ampi margini di scelta già all'interno della frase. Inoltre, quasi tutti i compiti per i quali disponiamo di margini di scelta possono essere affrontati sia con l'aiuto della grammatica — cioè all'interno della frase — sia collegando più frasi per costruire un frammento di testo. Per questi motivi il nostro manuale seguirà una strada diversa da quella abituale nelle grammatiche: invece di mettere l'accento esclusivamente sulle risorse grammaticali, prima definiremo esattamente il problema concettuale, cioè il tipo di concetto che vogliamo esprimere, e poi esploreremo tutte le risorse disponibili per risolverlo, e cioè le risorse grammaticali e le risorse testuali.

  • XX Premessa

    1. Regole e scelte

    Quando parliamo di scelte non ci riferiamo alle variazioni documentate nell'uso tra canali di espressione — in primo luogo scritto e parlato — o ambienti sociali, zone geografiche ed epoche storiche, che saranno trattate in appositi approfondimenti. Ci riferiamo invece a un aspetto centrale della grammatica, e cioè al fatto che la lingua, oltre a imporci regole rigide, ci offre repertori ampi e differenziati di opzioni tra le quali possiamo scegliere la soluzione che ci sembra più adatta al nostro problema espressivo o comunicativo.

    All'occhio distratto di un osservatore non allenato, un'espressione linguistica — per esempio una frase — si presenta con una superficie piatta. L'occhio allenato del linguista, viceversa, identifica strati che si costruiscono applicando regole rigide, non negoziabili, e strati che sono il punto di arrivo di scelte operate dal parlante e negoziate, per così dire, con le risorse che la lingua ci offre.

    La grammatica delle regole e la grammatica delle scelte rimanda-no a due grandi tendenze della linguistica contemporanea: la tendenza formalista e la tendenza funzionalista. La tendenza formalista vede nella lingua in primo luogo un sistema di strutture formali che funzionano secondo regole interne. La tendenza funzionalista vede nella lingua un repertorio di risorse lessicali e grammaticali al servizio del parlante.

    L'idea di mettere in relazione le strutture della lingua con le funzioni alle quali le espressioni sono destinate è un'idea molto antica, che percorre il pensiero occidentale da Aristotele a Cas-sirer (1946), ma si afferma come idea guida della ricerca linguistica con la Scuola di Praga (Trubeckoj, 1939; Jakobson, 1963),I linguisti di Praga sono riusciti a identificare e studiare le unità di suono pertinenti delle lingue, le loro componenti e le strutture nelle quali entrano ba-sandosi sulla loro funzione condivisa: la capacità di distinguere parole diverse con significati diversi. All'altezza dei suoni, tra forma e funzione c'è armonia: il suono linguistico riceve una forma interna e un'organizzazione in vista della funzione distintiva; la sua controparte funzionale — il significato — è a sua volta interna alla lingua. Se però passiamo alle espressioni complesse e al loro significato, lo studio basato su un criterio formale e lo studio basato su un criterio funzionale si divaricano. Per il formalista, la lingua è un sistema di strutture e di regole che si costruiscono dall'interno, secondo criteri propri, e si impongono al parlante. La tendenza formalista affonda le sue radici in Saussure (1916) ed è esplicitamente formulata da Hjelmslev (1943). In seguito, si sviluppa soprattutto negli Stati Uniti con Bloomfield (1933), Harris (1946; 1970) e Hockett (1958), e confluisce poi nella Grammatica Generativa (Chomsky 1957; 1965; 1995). Per il funzionalista, la lingua è uno strumento flessibile al servizio del parlante e dei suoi progetti. Le strutture della lingua non sono autonome, ma sono plasmate sotto la spinta di fattori

  • Premessa XXI

    esterni, e in particolare dalla sua funzione di strumento di comunicazione, che permette di esprimere i concetti e di renderne possibile l'acquisizione e la comprensione da parte di altri. Nel paradigma funzionale coesistono diversi orientamenti, a seconda dell'enfasi che viene data alle diverse funzioni esterne del linguaggio. La concezione strumentale del linguaggio risale a Biihler (1934). Tra i funzionalisti in senso stretto, segnaliamo Dik (1968; 1989/1997), Halliday e Hasan (1985), Givón (1984 e 2001). Per la variante cognitiva, la lingua è in primo luogo al servizio della concettualizzazione e le sue strutture riflettono l'organizzazione cognitiva dell'e-sperienza (Langacker, 1987; Croft, Cruse 2010). La variante tipologica individua nelle diverse funzioni della lingua il tertium comparationis che permette di confrontare tipi di strutture lingui-stiche diverse come soluzioni diverse a problemi simili (Comrie, 1981; Croft, 1990, 2001: Ha-spelmath e altri 2001; Banfi e Grandi, 2003, 2008a, 2008b; Grandi, 2003).

    L'idea formale — la lingua è un sistema di strutture e regole rigide che si impongono al parlante — e l'idea funzionale — la lingua è uno strumento che offre alle scelte del parlante repertori di opzioni — sem-brano incompatibili se applicate in blocco alla lingua nel suo insieme. Ma se osserviamo la struttura delle singole espressioni, ci rendiamo conto che c'è uno spazio per le regole e uno spazio per le scelte: ci sono regioni della grammatica che funzionano in un modo e regioni che fun-zionano nell'altro. Nella lingua, il parlante trova al tempo stesso regole alle quali deve sottomettersi e repertori di risorse pronte a venire incon-tro ai suoi progetti.

    Tra le aree di competenza di una grammatica delle regole rientrano certamente le strutture fonologiche, che selezionano e concatenano i suoni utilizzati dalla lingua per costruire e distinguere le parole, e le strutture morfologiche, che raggruppano i meccanismi di flessione — declinazione e coniugazione — e di derivazione con cui sono costruite le parole. Queste aree non lasciano margini significativi di scelta: non possiamo cambiare a nostro piacere i suoni di una lingua, o la struttura di una sillaba. In italiano, per esempio, non esistono vocali come quelle che compaiono nel francese peur o nel tedesco Hutte. La forma delle parole o le coniugazioni dei verbi, ugualmente, devono essere accettate così come sono. Non possiamo dire, per esempio, i canes invece che i cani, bianchità invece di bianchezza, velocezza invece di velocità, o Ancora una volta ho rimasto solo.

    Se la fonologia si occupa di suoni e sillabe, e la morfologia di pa-role, la sintassi ci fornisce i criteri per combinare le parole in modo tale da costruire frasi. Fino alle soglie della frase, non ci sono che regole. All'interno della frase, le regole e le scelte si passano il testimone: la struttura sintattica di una frase si presenta come il risultato dell'appli-cazione di regole fino a un certo punto, e come il risultato delle scelte del parlante da quel punto in poi.

  • XXII Premessa

    La frase semplice ha un nucleo la cui architettura portante è rigida e non negoziabile. La forma di un soggetto o di un complemento oggetto è quella che è. Il soggetto concorda con la forma verbale del predicato. La reggenza di un verbo va accettata così com'è: rinunciare regge un complemento introdotto dalla preposizione a, diffidare vuole di, contare richiede su.

    Ma il nucleo di una frase semplice può essere arricchito, trasformato o combinato con altri nuclei di frase. In primo luogo, il nucleo può essere arricchito da un variopinto ventaglio di espressioni la cui presenza si giustifica per la loro capacità di soddisfare una funzione decisa dal par-lante. Una frase semplice, inoltre, può essere trasformata in vari modi per adattare il suo contenuto a un particolare tipo di testo o a una precisa si-tuazione comunicativa, conservando intatta l'ossatura del suo contenuto. I contenuti di due o più frasi semplici, infine, possono essere collegati secondo relazioni concettuali come la successione temporale o la causa.

    La distinzione tra regole e scelte ha una ricaduta molto forte sulla descrizione grammaticale. Quando abbiamo di fronte delle regole, dobbiamo descriverle per come si presentano. Quando abbiamo a che fare con delle scelte, invece, dobbiamo prima isolare delle funzioni, e poi circoscrivere la gamma di strutture che la lingua mette a nostra di-sposizione per ciascuna di esse. Il compito di una grammatica in questo ambito non è imporre regole, ma aiutare chi si serve della lingua e chi lavora con la lingua a diventare sempre più consapevole delle scelte che gli si aprono, delle loro ragioni e delle loro implicazioni.

    Quando la grammatica non impone regole rigide ma offre repertori di opzioni, nessuna struttura grammaticale è assolutamente indispensabile per adempiere a una certa funzione; ogni forma può in teoria essere sostituita da forme concorrenti ed equivalenti. Rispetto alla grammatica delle regole, si capovolge il rapporto tra struttura e funzione.

    Nell'area di competenza della grammatica delle regole, una certa architettura strutturale si giu-stifica dall'interno, per ragioni di buona formazione della frase — di statica dell'edificio, se vogliamo usare una metafora architettonica. In un nucleo di frase, la presenza di un soggetto o di uncomplemento oggetto serve a garantire la buona formazione sintattica, esattamente come una colonna e un contrafforte sono funzionali alla stabilità di una navata gotica. Tutto questo non è influenzato immediatamente da funzioni esterne alla struttura. Che la navata gotica ospiti una chiesa o l'aula magna di un'università, la sua struttura portante è identica, e identica è la funzione delle sue parti essenziali nel garantire la sua solidità.

    Nell'area di competenza della grammatica delle opzioni, viceversa, una certa struttura sintattica si giustifica dall'esterno, in quanto espressione al servizio di una funzione. La presenza di un complemento di mezzo in una frase d'azione, per esempio, non si giustifica a partire dalla struttura sintattica del nucleo della frase, che ne può fare a meno, ma a partire dalla sua funzione di esprimere lo strumento di cui si serve l'agente per compiere l'azione. Così, per riprendere la nostra metafora architettonica, la presenza di un altare in una navata gotica si giustifica con la

  • Premessa XXIII

    funzione liturgica. Se la chiesa è trasformata in aula magna, al posto dell'altare potremo trovare, per esempio, un tavolo e una fila di sedie. In questo modo, l'edificio risponde meglio alle sue nuove funzioni. La sua ossatura portante non è assolutamente intaccata, e tutto il resto può essere riadattato.Se queste osservazioni sono giuste, un'analisi degli strati opzionali della frase può essere intra-presa solo a partire da una definizione delle principali funzioni che giustificano la loro presenza.

    2. Strutture e funzioni

    Una frase ha una struttura sintattica e un significato, che chiameremo «processo», seguendo un uso che risale a Tesnière (1959) ®. Sia l'impalcatura sintattica, sia il significato della frase sono strutture stra-tificate, e possiamo pensare che diversi strati della struttura sintattica assumano funzioni diverse nella messa a punto del significato. Alcune parti della struttura della frase sono incaricate di costruire la struttura portante del processo, o di arricchirla di determinazioni accessorie, odi collegarla con altri processi. Altre parti sono incaricate di facilitare l'inserimento del contenuto della frase nel testo, e più in generale nell' ambiente comunicativo al quale è destinato. Altre ancora sono in-caricate di regolare il rapporto tra il parlante e il destinatario. Ripren-dendo una distinzione di Halliday (1978), possiamo parlare rispettiva-mente di una funzione ideativa, testuale e interpersonale.

    La funzione ideativa riguarda la messa in opera del processo. Il processo è come un dramma che coinvolge diversi ruoli, alcuni centrali e altri marginali. Il processo tagliare, per esempio, è un'azione che richiede due ruoli centrali: un agente che fa, e un paziente, che subisce;

    nella frase seguente. Giovanni esprime l'agente, la legna il paziente;

    1. Giovanni ha tagliato la legna.

    Una volta costruita l'impalcatura centrale, il parlante è libero di specificare un ampio ventaglio di ruoli marginali, dallo strumento al beneficiario e al fine, dal tempo al luogo. Per raggiungere questo obiettivo, la grammatica non gli impone una regola, ma gli propone un ventaglio di opzioni alternative, funzionalmente altrettanto effi-caci. Nel caso dello strumento, per esempio, potrà scegliere tra: con una scure, per mezzo di una scure, servendosi di una scure e così via. La funzione ideativa coinvolge strutture molto diversificate, e occupa la parte preponderante dello studio della frase. All'interno della frase, si divide tra la costruzione del nucleo, governata da regole, e il suo arricchimento, frutto di scelte del parlante. Inoltre la funzione ideativa scavalca i confini della frase e si estende al colle-

  • XXIV Premessa

    gamento tra contenuti di frasi — tra processi — nei testi e nei discorsi. Quando collega i contenuti di frasi diverse con quei ponti concettuali che chiamiamo causa, o fine, o concessione, il parlante può contare su una quantità incredibile di risorse sia grammaticali sia testuali. Prendiamo l'esempio del fine. Nelle grammatiche tradizionali, studiamo che il fine si esprime con per e infinito presente, oppure con affinché o perché e congiuntivo presente o imperfetto. In realtà, il ponte concettuale che si chiama fine può essere costruito in centinaia di modi diversi, coinvolgendo in un caso come nell'altro decine di nomi che incapsulano la relazione, da scopo a progetto, da obiettivo a intenzione, da volontà a desiderio, sogno o ambizione (Prandi, Gross, De Santis, 2005):

    2. Ho affittato una casa al mare per passarci le vacanze.2a Ho affittato una casa al mare perché volevo (/avevo l'intenzione

    /il desiderio /il sogno /il progetto, la speranza ... di) passarci le vacanze.

    2b Ho affittato una casa al mare allo scopo (/con l'intenzione /il de-siderio /la speranza /la prospettiva /la speranza /l'illusione...) di passarci le vacanze.

    2c Volevo passare le vacanze al mare. Con questa intenzione (/pro-posito /scopo /prospettiva /desiderio /sogno /speranza /illusione) ho affittato una casa.

    Alla funzione testuale fanno capo le manipolazioni che, senza al-terare la struttura del processo, lo adattano all'ambiente comunicativo al quale è destinato — che impongono dunque al processo una prospet-tiva comunicativa data, per usare una metafora corrente. Una frase come 1, pag. XIX, presenta il processo come se fornisse un'informa-zione sull'agente, Giovanni. Supponiamo ora di voler presentare lo stesso processo dando però un'informazione sul paziente, la legna. Per raggiungere il nostro scopo, la lingua ci offre almeno due opzioni, che trasformano la struttura nucleare: la frase passiva (la) e la frase seg-mentata (1 b):

    la. La legna è stata tagliata (da Giovanni). 113. La legna, l'ha tagliata Giovanni.

    Si tratta sempre della stessa azione; tuttavia, all'azione viene imposta una prospettiva comunicativa diversa.

    La funzione interpersonale interviene nella forma dell'espressione per definire la qualità della relazione tra parlante e destinatario. In una frase come 3, rivolta a un cartolaio, il condizionale vorrei non segnala una sospensione della realtà del fatto, vincolata al verificarsi di una condizione, come nella frase 4:

  • Premessa XXV

    3. Vorrei una penna stilografica.4. Se il tempo migliorasse partirei.

    La penna la voglio davvero. Il condizionale, dunque, non è al servizio della funzione ideativa ma della funzione interpersonale: la sua presenza mitiga l'impatto della richiesta sull'interlocutore.

    3. Relazioni grammaticali e relazioni concettuali

    Il confine tra il territorio delle regole e il territorio delle scelte, che si colloca all'interno della frase, rimanda a una differenza nel regime di codifica, e cioè nel modo in cui le strutture sintattiche portano all'e-spressione i contenuti concettuali.

    Le strutture linguistiche in generale, e quelle sintattiche in partico-lare, manipolano concetti. Ma il rapporto tra espressioni linguistiche che hanno un significato — in particolare le frasi — e concetti è complesso. All'interno di ogni singola frase troviamo due strati di espressioni: fino a un certo punto l'espressione funziona come uno stampo capace di costruire attivamente concetti nuovi e relazioni nuove tra concetti; da un certo punto in avanti, l'espressione si limita a metterci in contatto con concetti, e relazioni tra concetti, che padroneggiamo indipendentemente. In un certo senso, è come se nell'uso della lingua incontrassimo due grammatiche diverse: una grammatica delle forme di espressione e una grammatica dei concetti.

    Il nucleo delle frasi è formato da una rete di relazioni grammaticali la cui impalcatura formale, come abbiamo già osservato, si giustifica a partire da ragioni interne, di stabilità della costruzione. Il nucleo di una frase presenta certe proprietà formali indipendenti dai contenuti mute-voli che può ricevere. Una frase dalla struttura soggetto-verbo-comple-mento oggetto, per esempio, può essere destinata all'espressione di un'azione (1) come di un'affezione, cioè una condizione prodotta da un evento indipendente dall'iniziativa del soggetto (2):

    1. Giovanni ha tagliato la legna.2. Giovanni ha ricevuto una lettera.

    L'impalcatura grammaticale della frase rimane immutata al variare dei concetti espressi.

    Negli strati periferici, la relazione tra forme e concetti si capovolge. Se un ruolo-marginale entra nella struttura della frase, è grazie alla sua funzione di mezzo di espressione al servizio di una relazione con-cettuale coerente. Un'azione, per esempio, è disponibile a ricevere ruo-

  • XXVI Premessa

    li come lo strumento, il fine, il beneficiario, e questo giustifica la pre-senza nella frase di espressioni al loro servizio:

    lc. Giovanni ha tagliato la legna con la scure (/per il camino /per sua madre).

    L'impalcatura di relazioni concettuali coerenti precede l'espressione grammaticale e la giustifica. Uno strumento, per esempio, dal punto di vista concettuale ha una struttura costante: si tratta di un oggetto di cui si serve un agente per compiere un'azione. La sua espressione, vicever-sa, è variabile. Da un lato, come abbiamo visto al paragrafo precedente, uno strumento può essere espresso in molti modi. Dall'altro, una stessa espressione può esprimere ruoli diversi: se nella frase lc sostituissi all'azione di tagliare la legna l'azione di uscire, l'espressione con la scure non sarebbe più coerente con uno strumento, ma si limiterebbe a esprimere un oggetto che l'agente porta con sé.

    Se riflettiamo sulla terminologia usata correntemente in gram-matica, questa differenza emerge con una certa chiarezza. I nomi dei complementi che formano il nucleo della frase sono astratti e vuoti, e non dicono nulla sul loro contenuto: soggetto, complemen-to oggetto, complemento di termine. Questo accade perché le singole espressioni non codificano immediatamente un ruolo del processo (per esempio l'agente) ma una relazione grammaticale vuota (per esempio il soggetto). I nomi dei complementi che formano la periferia, viceversa, rinviano immediatamente al loro contenuto: complemento di mezzo, di fine, di causa, di luogo, di tempo e così via. Questo accade perché la singola espressione codifica non una relazione grammaticale vuota, ma immediatamente un ruolo: per esempio lo strumento.

    La codifica è la proprietà per cui le espressioni veicolano il loro contenuto. Ma che cosa signifi-ca realmente veicolare un contenuto? A partire dalle osservazioni fatte fin qui, possiamo imma-ginare la codifica come un vettore che può essere orientato in due sensi: o dall'espressione al contenuto, o dal contenuto all'espressione.Nel nucleo della frase, la codifica va dall'espressione al contenuto: una rete di relazioni gram-maticali cattura, per così dire, i concetti coinvolti, e impone loro uno stampo formale indipen-dente. Le relazione soggetto-verbo, per esempio, può applicarsi sia a concetti coerenti (per esempio un essere umano che compie un'azione, come in 3) e sia a concetti incoerenti (come in 4, in cui la stessa azione è attribuita a un essere inanimato):

    3. Giovanni sogna.4. La luna sogna.

  • Premessa XXVII

    Di questa capacità della lingua di creare significati che non replicano concetti indipendenti si nutrono la creazione fantastica, dalle favole alla fantascienza, e il linguaggio figurato (in primo luogo le metafore). La codifica che va dall'espressione al contenuto la chiameremo codifica relazionale, perché crea una rete di relazioni grammaticali capace di imporsi ai contenuti.Negli strati periferici della frase, la codifica va dal contenuto all'espressione: l'espressione si mette al servizio di relazioni concettuali accessibili indipendentemente, e impone loro un mar-chio che le rende riconoscibili nel momento in cui le porta nella struttura della frase. Un'azione come tagliare la legna è pronta a fare posto al ruolo periferico di strumento. Un'espressione come con la scure porta questo ruolo nella frase e ci mette in grado di riconoscerlo, almeno fino a un certo punto (cfr. esempio 1c, pag. XXII). La codifica che va da un contenuto alla sua espressione la chiameremo codifica puntuale, perché si fonda sulla capacità di una singolaespressione di rendere riconoscibile una relazione concettuale.La codifica puntuale ha una proprietà interessante: dal momento che ha il compito di rendere riconoscibili relazioni concettuali coerenti che sono accessibili indipendentemente, possiamo immaginare che un'espressione possa assolvere a questo compito in modo più o meno adeguato.In altre parole, la codifica puntuale non è una grandezza assoluta, ma una grandezza graduata. La qualità della codifica, in particolare, dipende dal contenuto più o meno specializzato della parola di collegamento, che nella frase semplice è in genere una preposizione.Tra le preposizioni, alcune hanno un contenuto capace di codificare in modo univoco una relazione concettuale data (è il caso di nonostante, che ha sempre un'interpretazione concessiva), mentre altre si fermano molto al di sotto di questa soglia (è il caso di con: se nella frase lc sostituissi con suo fratello a con la scure non avrei più l'espressione dello strumento, ma del collaboratore dell'agente). Possiamo parlare di codifica piena nel primo caso, di ipocodifica o sottocodifica nel secondo. Quando la codifica linguistica è insufficiente, è disposta a passare il testimone al ragionamento — all'inferenza — che arricchisce il contenuto codificato fino a raggiungere una

    Parte III, Conclusione ).Accanto alla codifica piena e alla sottocodifica possiamo immaginare un grado di codifica alto: l'ipercodifica. In questo caso, l'espressione non si limita a dare voce a un contenuto concettuale accessibile indipendentemente tramite l'inferenza, ma lo arricchisce di sfumature più specifiche. Nello studio grammaticale troveremo moltissimi esempi di ipercodifica, soprattutto nell'ambito delle

    Parte VI ).

    4. La frontiera mobile tra frase e testo

    Se nel descrivere gli strati periferici della frase partiamo dalle rela-zioni concettuali per poi identificare il repertorio di mezzi disponibili per l'espressione di ciascuna, ci rendiamo conto di un fatto ovvio trascurato dalle grammatiche: i ruoli periferici del processo e le rela-zioni tra processi possono essere indifferentemente specificati all'in-terno di una singola frase o all'esterno, in una dimensione testuale.

    Dato un processo come 1, tutti i ruoli esterni al nucleo formato dal soggetto, dal verbo e dal complemento oggetto (Giovanni ha tagliato

  • XXVIII Premessa

    la legna) possono essere affidati a una frase indipendente, giustapposta alla prima in modo da formare un piccolo testo coerente (l a):

    1. Ieri sera Giovanni ha tagliato la legna per sua madre.la. Giovanni ha tagliato la legna. È accaduto ieri sera. L'ha fatto per

    sua madre.

    Se passiamo alle relazioni tra processi — come la causa, la conces-sione o il fine — la divisione del lavoro tra frase e testo si fa ancora più vistosa. Da un lato, le proposizioni subordinate che esprimono queste relazioni possono essere tutte staccate dal processo principale e sposta-te in una dimensione testuale:

    2. II torrente è straripato. È successo a causa delle forti piogge.3. Giovanna si è iscritta all'Università. L'ha fatto per diventare avvo-

    cato.

    Dall'altro lato, e soprattutto, nel momento in cui colleghiamo con un ponte concettuale due processi indipendenti, possiamo affidare i processi a frasi a loro volta indipendenti in grado di formare un testo coerente. Le opzioni destinate all'espressione del fine che abbiamo già visto ®, per esempio, si dividono equamente tra il periodo e il testo. Queste ultime mostrano che, quando si tratta di collegare processi, la grammatica diventa a sua volta un'opzione, in quanto entra in concorrenza con strategie di ordine testuale:

    4. Volevo passare le vacanze al mare. Con questa intenzione (/pro-posito /scopo /prospettiva /desiderio /sogno /speranza /illusio-ne...) ho affittato una casa.

    Ancora una volta, le ripercussioni sull'analisi sono enormi. In pri-mo luogo, il repertorio di strumenti messi a disposizione del parlante può essere studiato in tutta la sua latitudine e la sua eterogeneità strut-turale. Di tutta questa ricchezza, nelle grammatiche non c'è traccia: in nome di un primato delle regole, si scambia una delle tante soluzioni — la proposizione subordinata introdotta da per, affinché — per il problema. Inoltre, ci renderemo conto che lo studio dei ponti concettuali tra processi, e più in generale delle relazioni concettuali, è molto più interessante e rivelatore se viene spostato dalla frase al testo.

    5. La lingua: dalla storia alla struttura

    La lingua che il parlante usa quotidianamente è una macchina per par-lare. In questo senso, è uno strumento come tanti altri, anche se infini-

  • tamente più complesso e più importante di ogni altro strumento. Una lingua assomiglia a una macchina perché riesce a esercitare le sue fun-zioni grazie a una struttura, cioè grazie al fatto che le singole parti concorrono a costruire un congegno complesso e collaborano al rag-giungimento di uno scopo comune.

    Studiare la lingua dal punto di vista della struttura è come studiare una macchina qualsiasi: un mulino, una pompa, un trapano. Si smonta idealmente nelle sue parti principali e si cerca di capire che rapporto c'è tra la forma delle parti, la loro disposizione, e gli scopi per cui la macchina nel suo insieme e le sue diverse parti sono state progettate. Studiare l'italiano da questo punto di vista non è molto diverso dallo studiare un'altra qualsiasi lingua: significa chiedersi qual è il meccani-smo interno che fa di una lingua uno strumento in grado di funzionare.

    Una lingua è molto diversa da una macchina, invece, se pensiamo al modo in cui si è formata. In una macchina, le varie parti sono state progettate con lo scopo di essere assemblate secondo uno schema pre-ciso e di garantire in modo ottimale una funzione precisa. Dietro ogni macchina ci sono un progetto e un costruttore. Viceversa la lingua, pur facendo parte del patrimonio culturale della comunità che la parla, non è il risultato di un progetto cosciente, né di un singolo né del gruppo. Non esistono progettisti e costruttori della lingua. La nostra lingua, questa macchina perfetta che usiamo ogni giorno, è il risultato di un numero imprecisato ma altissimo di cambiamenti piccoli e grandi che si sono verificati nel corso delle generazioni per i motivi più svariati.

    La lingua è un prodotto della storia. Il linguista americano Edward Sapir (1921/1968), con un'immagine suggestiva, ha paragonato il cam-mino storico di una lingua alla deriva di una corrente marina: chi è trascinato in un punto della corrente non si rende conto delle spinte che subisce e della direzione del movimento. Eppure, il movimento di de-riva ha una forma e un orientamento precisi, e alla fine arriva a destina-zione, come la Corrente del Golfo che invariabilmente mitiga il clima delle coste bretoni e inglesi. Nello stesso modo, la lingua riesce a con-servare, attraverso tutti i mutamenti che subisce nel corso dei secoli, in mezzo a guerre, rivoluzioni sociali, migrazioni e rimescolamenti di po-poli, il segreto del suo funzionamento, ossia una struttura che garanti-sce altrettanto bene alle diverse generazioni la capacità di parola. Ma come riuscire a mettere a fuoco e descrivere con precisione questo se-greto — la struttura della lingua?

    Una lingua può essere studiata da un punto di vista esterno, come un insieme di fatti che hanno una storia e che si situano in una società complessa e in un territorio composito, o da un punto di vista interno, come un repertorio di regole, strutture e risorse condivise da una comu-nità di parlanti, e sul quale la comunità dei parlanti fa affidamento per

  • XXX Premessa

    pensare, esprimersi, comunicare. Lo studio grammaticale privilegia il punto di vista interno, in quanto descrive le strutture della lingua in uso sulle quali la comunità dei parlanti fa affidamento.

    L'idea che la lingua in uso abbia una sua struttura che può essere studiata per come si presen-ta agli utenti risale a due distinzioni di Saussure (1916/1967): da un lato, alla distinzione tra la lingua (langue) come struttura e la miriade di eventi di parola (parole); dall'altro, alla distinzione tra una prospettiva «diacronica». che studia i mutamenti della lingua nella storia, e una prospettiva ,‹sincronica>. che guarda al sistema, alla sua struttura e al suo funzionamento, indipendentemente da come si è formato. L'idea di lingua come risultato sistematico di «derive storiche è in Sapir (1921/1969), un classico che è anche una delle più affascinanti introduzioni alle lingue e alla linguistica.

    Se restiamo prigionieri del punto di vista esterno, lo spaccato della lingua in uso, che immaginiamo come una gerarchia statica di strutture, ci sembra nulla più di una finzione, che stride con la grandissima variabilità storica e sociale della lingua. Ma se ci mettiamo dal punto di vista interno, del parlante-ascoltatore che si serve della lingua, ci rendiamo conto che il sistema di risorse formali e concettuali sulle quali fa affidamento non gli appare come un terreno instabile e scivoloso, ma come un terreno sul quale muoversi a proprio agio. Ora, è precisamente questo sistema di risorse formali e concettuali che una grammatica cerca di descrivere. Il parlante sa che la lingua cambia nella società, nello spazio e nel tempo, ma si comporta come se il patrimonio di risorse grammaticali e lessicali su cui fa affidamento formasse un terreno stabile e affidabile, esattamente come tutti noi, pur sapendo che il sole non ruota intorno a una terra immobile, regoliamo i ritmi della vita quotidiana come se il sole sorgesse e tramontasse.

    6. Struttura della grammatica

    La grammatica è lo studio delle relazioni, delle costruzioni e delle ar-chitetture che troviamo nelle espressioni, e del loro rapporto complesso con i contenuti concettuali. Tutto sommato, in questa grammatica ritro-veremo più o meno gli stessi temi che siamo abituati a trovare: l'indice, alla fine, non sarà molto diverso. La novità consisterà piuttosto nel tentativo di razionalizzare l'impianto della grammatica alla luce dei criteri che abbiamo appena esposto. Questo si tradurrà in un'attenzione più sistematica alla relazione tra la struttura delle espressioni e il loro contenuto, tra le regole e le scelte, tra la frase e il testo. Le strutture che incontreremo avranno un nome noto, ma noi cercheremo di capire se

  • sono formate da espressioni vuote o da contenuti pieni, se sono obbli-gate o frutto di scelte, architetture frastiche o architetture testuali, e ogni volta cercheremo di descrivere ciascuna di queste realtà con criteri adeguati.

    In due punti i criteri che abbiamo esplicitato nelle pagine precedenti ci porteranno a modificare l'ordine abituale dei capitoli: la trattazione della morfologia occuperà non la prima ma l'ultima parte della descrizione; l'analisi delle relazioni transfrastiche, tradizionalmente parte dell'analisi del periodo, sarà preceduta dallo studio della coerenza e della coesione testuali.

    La morfologia si fonda sulla delimitazione di classi di parole — le tradizionali parti del discorso — che si distinguono e si caratterizzano in positivo a partire dalle funzioni diverse che ricevono nella frase sem-plice e complessa, e, qualche volta, addirittura nell'organizzazione del testo e del discorso coerenti. Per questo, cercare di definire un nome, un verbo o un aggettivo senza averlo visto in azione nelle strutture nelle quali occorre e svolge le sue funzioni è come definire una colonna o un arco senza aver mai visto un edificio. Viceversa, le strutture delle espressioni complesse, e in particolare la sintassi essenziale delle strut-ture portanti della frase, hanno l'evidenza intuitiva di una costruzione — di un tempio greco o di una cattedrale gotica. In questo modo, lo studio fine a cui le parti del discorso saranno sottoposte nella sezione di morfologia si appoggerà a una base intuitiva solida, che evita i noti ostacoli di una definizione aprioristica.

    Una parte ragguardevole della sintassi del periodo, come abbiamo visto, costringe entro i limiti davvero stretti di una delle sue soluzioni — il periodo — lo studio dei ponti concettuali che possiamo costruire tra diversi contenuti di frasi, tra diversi processi. Ma sappiamo che questi ponti possono essere costruiti anche nel testo, mobilitando le risorse della coerenza e della coesione. Solo se avremo già inserito nel nostro orizzonte le risorse testuali, dunque, potremo esplorare in tutta la sua latitudine e varietà il ricchissimo repertorio di risorse grammaticali e testuali che la lingua ci offre per costruire ponti tra processi.

    Quest' ultima scelta presenta, inoltre, un vantaggio collaterale: la descrizione delle strategie di costruzione della coerenza e della coesione dei testi non sarà più un capitolo separato, frettolosamente aggiunto alla grammatica come un corpo estraneo, ma sarà parte integrante di una descrizione accurata delle risorse della lingua — un sistema di risorse che collabora con la grammatica in senso stretto alla soluzione di problemi funzionali comuni.