Le Regioni a Statuto Speciale.

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Le Regioni a statuto speciale: ovvero l’Italia è nata anche da alcuni compromessi, uno di questi è rappresentato dalle Regioni a Statuto speciale.

Le Regioni a statuto speciale http://www.ilgiornale.it/news/interni/aboliamo-regioni-statuto-speciale.html Sicilia Storia Il dopoguerra della seconda Guerra Mondiale lasciava dietro di sé tracce difficili da cancellare soprattutto perché lì si registrava l’acuirsi di fenomeni quali banditismo e consorteria. Movimenti separatisti, come il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, fiancheggiato dall'Esercito Volontario per l'Indipendenza Siciliana, chiedevano ripetutamente, anche attraverso atti di forza, l'autonomia dall'Italia. Il 15 maggio 1946 la Sicilia divenne "Regione a statuto speciale", il suo decreto istituzionale fu firmato dal principe Umberto di Savoia, Luogotenente del Regno d’Italia per il padre Vittorio Emanuele III che sancisce per la Sicilia un’autonomia regionale a Statuto speciale. Viene inoltre creata la Cassa per il Mezzogiorno, e, nell'aprile del 1947, è eletto il primo Parlamento regionale. L’aspetto inedito del progetto era concepire la Sicilia come entità politica primaria, dotata di proprie competenze pur restando all’interno dei confini dello Stato unitario. Un esempio dell’aspetto amministrativo Lo Statuto speciale ha attribuito alla Regione siciliana competenza esclusiva in alcune importanti materie: agricoltura e foreste, industria e commercio, urbanistica, acque pubbliche, pesca e caccia, turismo, tutela del paesaggio, conservazione delle antichità e delle opere artistiche, regime degli enti locali, istruzione elementare, musei, espropriazione per pubblica utilità. Sardegna Storia Con lo scoppio della seconda Guerra Mondiale, la Sardegna era stata destinata a essere la base delle operazioni aeree del Mediterraneo, in tal modo subì costanti e pesanti bombardamenti, solo Cagliari ebbe il 75% delle case totalmente distrutte. Nonostante le difficili condizioni politiche e sociali e la continuazione della guerra, riprese a pieno vigore la vita politica. Furono costituiti i Comitati di Liberazione Nazionale e i Comitati di Concentrazione e nel settembre del 1944 fu costituita una Giunta Consultiva Sarda con rappresentanti di tutte le forze politiche antifasciste, al centro del dibattito fu posta la questione dell’autonomia, che era vista da tutte le forze politiche e sociali come la condizione indispensabile per riparare i danni della guerra e per affrontare la soluzione ai problemi di sempre. Anche se venne riconosciuto il principio della specialità dell’autonomia sarda, ad esso non corrisposero i contenuti normativi, infatti alla Regione Sardegna, per esempio, fu sì riconosciuto un potere legislativo ma con portata ed effetti limitati.

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Un esempio dell’aspetto amministrativo Come recita Statuto: "La Regione ha facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione sulle seguenti materie: istruzione di ogni ordine e grado, lavoro, previdenza e assistenza sociale, antichità e belle arti e nelle materie previste da leggi dello Stato. Friuli Venezia Giulia Storia Diversamente dalla Sicilia, la specialità della Regione Friuli Venezia Giulia non è stata la "legalizzazione" di una precedente situazione. Diversi sono i fattori concorrenti all’adozione del principio di autonomia, in primis il "Memorandum d'intesa" del 1954 che stabiliva, oltre ai nuovi confini fra Italia e Jugoslavia, la suddivisione del Territorio di Trieste in due Zone: la Zona A, amministrata dall'Italia e la Zona B, amministrata dalla Jugoslavia. Lo Statuto, ancora oggi, riflette l’impostazione iniziale e originaria, ovvero quella di voler aiutare e incentivare lo sviluppo di una zona riconosciuta come poco sviluppata. Un esempio dell’aspetto amministrativo La Regione ha istituito norme per la tutela e la promozione della lingua e della cultura friulane e un servizio per le lingue regionali e minoritarie: fermo restando il carattere ufficiale della lingua italiana, l’amministrazione regionale, gli enti locali e i loro rispettivi enti strumentali operanti nei Comuni possono usare il friulano; gli Statuti dei Comuni, delle Province, e degli altri enti locali dotati di autonomia statutaria, possono prevedere l’uso scritto e orale della lingua friulana nei rispettivi Consigli; l’uso, accanto ai toponimi ufficiali, dei corrispondenti termini in lingua friulana in tutte le situazioni in cui sia ritenuto opportuno; l’uso della lingua friulana in altre situazioni, ivi compresi i rapporti dell’Amministrazione con i cittadini. Trentino Alto Adige Storia In epoca fascista, in seguito alla pesante opera di snazionalizzazione intesa ad annientare l’identità linguistica e culturale tedesca degli abitanti, nel 1946 furono stabiliti importanti accordi di tutela dell’autonomia linguistica e amministrativa, tra i governi di Italia e Austria e si giunse, nel 1948, alla costituzione della Regione autonoma a Statuto speciale, che voleva essere un’ulteriore garanzia per la pacifica convivenza tra le due etnie. Un esempio dell’aspetto amministrativo La Regione può, attraverso le proprie leggi, e sentite le popolazioni interessate, istituire nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni. Qualora tali modifiche influiscano sulla circoscrizione territoriale di uffici statali, avranno effetto solo due mesi dopo la pubblicazione del provvedimento nel Bollettino Ufficiale della Regione.

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Valle d’Aosta Storia Durante il fascismo la Valle d’Aosta vide sorgere gravi problemi politici e culturali, in seguito al forzato processo di italianizzazione che, fra l’altro, determinò un intenso fenomeno di emigrazione. All’indomani del secondo Conflitto Mondiale, il 7 settembre del 1945, Umberto di Savoia, Luogotenente del Regno, firmò un decreto legislativo con il quale veniva riconosciuta alla Valle d'Aosta una speciale autonomia amministrativa, che così ne spiegava le motivazioni: "In considerazione delle sue condizioni geografiche, economiche e linguistiche del tutto particolari". Oggi, fra le norme speciali, vi è anche il libero uso della lingua francese riconosciuta al pari di quella italiana. Un esempio dell’aspetto amministrativo La Regione autonoma Valle d'Aosta, ai sensi del decreto legislativo 28 dicembre 1989, numero 431 (Norme di attuazione dello statuto speciale per la regione Valle d'Aosta in materia di finanze regionali e comunali), provvede al finanziamento degli enti locali con le risorse proprie, oltre che con quelle assegnatele agli stessi fini dallo Stato e, eventualmente, dall'Unione europea.

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http://www.ilvostro.it/politica/autonomia-quanto-ci-costi-i-vantaggi-delle-regioni-a-statuto-speciale/50174/ Autonomia quanto ci costi? I vantaggi delle Regioni a statuto speciale

La Sicilia trattiene il 100 per cento dei propri tributi, ma Roma deve intervenire quando Palermo chiama per ripianare i debiti. Sembra quasi che ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B... Ora ci si mette anche la crisi a mettere in pericolo queste "autonomie differenziate" Marco Gargini ROMA - Lo Stato spagnolo, (come descritto qui), è costituito da diciassette comunità autonome, due delle quali con quasi totale autonomia (le “forali” Paesi Baschi e Navarra) e quindici (tra cui la Catalogna) che si rifanno al regime “comune”. In Italia, mentre il processo federalista si è incagliato sullo scoglio del Governo tecnico, l’articolo 116 della Costituzione attribuisce al Friuli Venezia Giulia, alla Sardegna, alla Sicilia, alla Valle d’Aosta e al Trentino-Alto Adige, quest’ultimo costituito dalle Province autonome di Trento e Bolzano, il regime di Regione a Statuto speciale. La riforma del titolo V, avvenuta undici anni fa, ha dato maggiore autonomia alle rimanenti quindici Regioni a Statuto ordinario, ma le differenze tra le due sono ancora molto evidenti. SICILIA - Al centro di un vero e proprio tsunami c’è la Regione Sicilia. Mentre il suo presidente, Raffaele Lombardo, se la prende con la stampa per una fantomatica «campagna di aggressione contro la Sicilia», la situazione della Trinacria è allarmante. Il Pil siciliano è di 68,7 miliardi di euro (17.488 euro pro capite) l’anno. La Regione Sicilia viene a costare 2,5 volte in più della media nazionale, precisamente 551 euro pro capite contro i 219 dell’Italia. Ha oltre 20mila dipendenti (uno ogni 239 abitanti) e oltre 2 miliardi di euro di deficit. Senza dimenticarci dei lavoratori forestali stagionali: ben 29mila. Il Governo ha deciso di venire incontro al crack siciliano, suscitando le ire soprattutto della Lega Nord. E pensare che la Sicilia fu la prima ad avere lo Statuto autonomo nel 1946. Palermo trattiene il 100 per cento delle imposte, ha piena indipendenza finanziaria e fiscale e può legiferare in più campi, soprattutto in ambito di polizia forestale… Nonostante questo, mamma Italia è costretta spesso e volentieri a soccorrere l’Isola che però, da par suo, è in aperta polemica con Roma per le accise sulla benzina. Infatti, il 40 per cento del totale della benzina viene raffinato in Sicilia, ma qui i prezzi non sono più bassi, tanto che la Regione da tempo pretende di trattenere una quota delle tasse sul carburante. SARDEGNA - Cagliari trattiene il 70 per cento delle imposte ed è spesso in polemica con lo Stato centrale per l’applicazione di tasse che non terrebbero conto dei poteri regionali, una su tutti la contestatissima Imu. Nel 2007 la Regione Sardegna siglò un patto con lo Stato secondo il quale la compartecipazione all’Iva avviene in quota fissa nella misura di nove decimi. FRIULI-VENEZIA GIULIA - Dopo che finalmente fu riconosciuta la totale sovranità dell’Italia su Trieste, nel 1963 le zone italiane del Friuli e della Venezia Giulia divennero Regione a Statuto speciale. Qui si trattengono il 60 per cento di gran parte dei tributi

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riscossi, soprattutto l’Irpef e l’Irap. L’Iva, a parte quella da importazione, viene trattenuta al 91 per cento, ma il Friuli-Venezia Giulia può contare sul 30 per cento delle accise sui carburanti ivi consumati e sul 45 per cento dell’Ires, l’Imposta sul reddito delle società. TRENTINO-ALTO ADIGE - Questa Regione è composta da due province autonome ed è considerata alla stregua di una confederazione delle province di Trento e di Bolzano. In Trentino esiste il federalismo fiscale, tanto che l’autonomia tributaria di Trento supera ormai il 98 per cento e i trasferimenti statali, di poco sopra l’1 per cento, si riferiscono soprattutto alla gestione dei fondi europei e all’esercizio delle funzioni delegate. Trento e Bolzano hanno competenza esclusiva in molte materie importanti, tra cui l’urbanistica, il turismo e il pronto soccorso per calamità e godono di competenza legislativa concorrente con l’Italia sulla polizia locale, la sanità, il commercio, l’industria etc.. Queste due province autonome trattengono il 90 per cento dei tributi riscossi nel territorio. A Bolzano spetta il 70 per cento dell’Iva, esclusa quella da importazione che vede, invece, una compartecipazione regionale al 40 per cento da spartire tra Bolzano al 53 per cento e Trento al 47 per cento. VALLE D’AOSTA – Più del 90 per cento dei tributi riscossi ad Aosta e dintorni rimangono sul territorio. I valdostani sono sicuramente tra i cittadini italiani che vivono meglio visto che la Valle d’Aosta dispone di 12mila euro di risorse annue per abitante e, essendo zona franca, può essere venduto carburante in regime di esenzione dalle accise. In più, la Valle d’Aosta ha molta autonomia, oltre che sul governo locale, anche nella gestione delle risorse naturali e idriche. L’AUTONOMIA CONVIENE - L’attuale modello “regionalista” italiano avvantaggia sicuramente le Regioni a Statuto speciale rispetto a quelle a Statuto ordinario. Queste ultime, infatti, hanno un ritorno ben minore delle imposte prelevate sul territorio e, in più, lo Stato può intervenire per aiutare le Regioni a Statuto speciale quando ne hanno bisogno. È il caso della Sicilia che, pur trattenendo il 100 per cento delle imposte, adesso riceverà dal resto dell’Italia degli interventi economici per lenire la propria crisi, frutto del “lavoro” di quasi tutti i propri Governi regionali che negli anni fatto delle assunzioni pubbliche una sorta di sussidio per la disoccupazione. Pare evidente che ci sia un trattamenti diverso per i cittadini delle regioni a Statuto speciale e per quelli delle regioni “normali”. In Toscana hanno un detto che spiega tutto meglio dei dati: “belli i fiori ne’ vasi di’ Trentino: ci credo, si pagan noi!”.