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CONFERENZA STAMPA Roma, 24 aprile 2008 LE RAPINE IN BANCA Un problema anche di ordine pubblico

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CONFERENZA STAMPARoma, 24 aprile 2008

LE RAPINE IN BANCAUn problema anche di ordine pubblico

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Le iniziative non strettamente sindacali, chela Fabi pone in atto da sempre, stanno atestimoniare l’intenzione di misurarsi con

il contesto sociale in cui essa vive ed opera.La questione Sicurezza è un tema ed un pro-blema.Un tema, perché si presenta nel tessuto am-bientale con un’evidenza indubitabile, in formediverse e spesso imprevedibili; un problema, per-ché pone ostacoli di sempre più difficile solu-zione.La forma di cui ci occupiamo in questa sede èquella degli eventi legati alle rapine in banca,che rappresentano una buona parte del perico-lo generale per la incolumità delle persone e perla custodia del denaro nel nostro Paese.Alcuni contributi, tecnicamente precisi e pro-fessionalmente qualificati, stanno al centro diquesta riflessione. Qui ci limitiamo a due consi-derazioni di carattere generale.La prima ci porta ad osservare l’aumento degliepisodi di rapina riconducibili ad una criminali-tà minuta ed estemporanea. Non vorremmo cadere in un facile sociologismo,ma diventa inevitabile affermare che molti diquesti episodi sono dovuti ad una ricerca di-sperata di contanti per soddisfare esigenze in-dotte da un consumismo stupido ed inutile. In-tervenire su questo versante richiede una per-severanza di lunga prospettiva, che non solo nonci spetta (se non come testimonianza culturale),ma che, anche per i soggetti competenti, si pre-senta come una sfida complessa e difficile.

La seconda considerazione implica un cambia-mento dell’angolo di lettura del fenomeno. Le parti sociali, fino a qui interessate ad affron-tare l’evenienza sicurezza, hanno finora pensa-to e lavorato in termini di proposte e di soluzioni“interne” alle parti stesse, interpretate comeunici soggetti competenti.Una visione più attenta e più approfondita ciporta, invece, ad affermare che, per arginare ilfenomeno e garantire una maggior sicurezza, sidebba agire su un altro fronte, quello giuridi-co/amministrativo, attraverso norme che pon-gano in capo alle aziende obblighi tali da ridur-re il rischio rapina. A tal fine diventa indispensabile coinvolgere ilMinistero degli Interni ad assumere, in primapersona, la gestione di tutto ciò che attiene al-l’evento in questione, chiamando in causa le al-tre parti interessate, solo dopo aver fissato limi-ti ed obblighi di ciascuno, nel contempo stabi-lendo criteri sanzionatori per creare condizionireali di contrasto al crimine.Atteso questo passaggio, peraltro indispensabi-le, le parti sociali sono chiamate a continuare ilconfronto che le vede impegnate per ricercarestrumenti tali da realizzare soluzioni utili.È del tutto evidente che il sindacato debba es-sere messo nelle migliori condizioni di cono-scenza e di operatività per garantire la sicurez-za delle persone, siano esse collaboratori o clien-ti delle banche.

La Segreteria Nazionale F.A.B.I.

PRESENTAZIONE

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Uno dei problemi costanti del Settore delCredito, ben vivo tanto nell’immaginariodella gente comune quanto nella perce-

zione dei bancari, è la rapina. D’altra parte, nelle Agenzie di banca circola de-naro ed il denaro è una delle principali ragionidi interesse della malavita.

Già prima del D. Lgs, 626/94 Sindacati ed Azien-de si occuparono di questo tema e già allora laposizione della FABI, in linea con quelle che sa-rebbero state linee generali di indirizzo europeo,nettamente chiariva che il rischio fisico non èmai monetizzabile e che è opportuno pre-venire gli eventi criminosi – utilizzando i mi-gliori deterrenti possibili - piuttosto che re-primerli solo quando sono in corso di svol-gimento: non è possibile alcuna quantificazio-ne economica e, come poi definito chiaramen-te dal dettato del D.Lgs.626/94, devono esserericercate tutte le soluzioni per eliminare, ocomunque ridurre il più possibile, il rischio,anche mediante l’utilizzo di tutti gli strumentitecnici e delle strategie che la tecnica e l’elabo-razione teorica mette a disposizione.

I bancari non sono operatori della sicurez-za, e pur nella logica di contribuire attivamen-te al buon funzionamento dei sistemi di deter-renza adottati dalle Aziende, non potevano enon possono sostituirsi né alle forze del-l’ordine né alla vigilanza privata.

Esigenza sindacale imprescindibile è quindi sem-pre stata quella di tutelare l’integrità fisica epsicologica dei dipendenti e della clientela,pur nell’ottica di limitare al minimo il dan-no economico delle aziende - d’altra parte

spesso integrato da polizze assicurative - e dicollaborare con le forze dell’ordine perché i mal-fattori siano consegnati alla giustizia.

La rivoluzione informatica e le necessità di mar-keting hanno portato nel corso dell’ultimo de-cennio ad una progressiva eliminazione dellebarriere fisiche (banconi ed aree riservate allagestione dei valori ed alle casse), con la crea-zione di spazi aperti (open space) destinati adinfluenzare positivamente l’interazione con laclientela.È possibile che queste strategie siano state vin-centi sul piano economico, ma certamente han-no rappresentato una splendida opportu-nità per la piccola delinquenza, anche per-ché contestualmente si è eliminata – per ragio-ni spesso più economiche che oggettive - la fi-gura della Guardia Particolare Giurata.

Alle bande tradizionali, talvolta efferate, ma cer-tamente ben organizzate, si sono aggiunti - spes-so prendendone il posto quasi completamente- esponenti di culture criminali diverse e, so-prattutto, meno organizzati, capaci di accon-tentarsi di importi poco rilevanti; delinquentispesso mossi dalla spinta della disperazione odalla miseria come, ad esempio, chi cerca soldiper acquistare una dose di droga. E, così, abbiamo visto la sequela delle rapine coni coltelli di ceramica, con le siringhe e, talvolta,con le botte gratuite date agli operatori, per in-capacità di controllarsi o a scopo dimostrativo.E badate che espressioni come “piccola delin-quenza” o, come spesso si dice, “microcrimi-nalità”, definiscono gruppi che accentuano,più che ridurre, il rischio di violenze e di le-sioni personali, perché rappresentano un mon-

RAPINE E SETTORE DEL CREDITO

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LE RAPINE IN BANCA

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do di delinquenti occasionali, improvvisati, spes-so incapaci di affrontare situazioni critiche e,quindi, capaci di qualunque azione, come lo sfre-gio con il coltello o la presa di un ostaggio.

La mancanza di una strategia comune sulterritorio e tra gli Istituti di credito ha poicreato tragiche differenze tra banca e ban-ca, con l’adozione di strumenti di deterrenza piùin funzione della necessità di “avere qualchestrumento in più rispetto alla banca vicina” ,piuttosto che di una seria strategia volta alla ri-duzione del fenomeno sul territorio.

Da qui la costante richiesta sindacale di indivi-duare sinergie uniformi per tutto il settore,ed anche la richiesta - a far tempo dalla lo-ro introduzione - di essere coinvolti nell’e-laborazione dei protocolli d’intesa territo-riali con ABI e Prefetture, introducendo nonsoltanto uniformità nei deterrenti minimi, maanche uniformità nella valutazione del rischio daevento criminoso e nell’adozione di deterrentidirettamente collegati alla valutazione stessa e,come tali, specifici per ogni particolare puntooperativo.

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L’ABI, fin dal l’introduzione del “rischio ra-pina” fra gli obblighi del datore di lavoro,ai sensi dell’art. 4 del Dlgs. 626/94, ha sem-

pre affermato che il rischio rapina è diversodagli altri rischi, perché non direttamente ri-conducibile all’attività imprenditoriale, masoggetto a cause esogene, non prevedibili e,quindi, di competenza delle Autorità di P.S.. Dunque, per l’associazione datoriale è suffi-ciente - per ottemperare alla normativa di legge- un accordo con le stesse Autorità, che com-prenda misure preventive anche generiche.

Questa tesi ha portato ad una rarefazionedelle misure di sicurezza, soprattutto di quel-le più costose.

Inoltre l’ABI ha sostenuto sempre che le com-petenze sul rischio rapina sono assegnate agliRLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurez-za), mentre le RSA (Rappresentanze SindacaliAziendali) e il sindacato territoriale non han-no alcuna competenza in materia.

Questa politica riduttiva è stata respinta dalSindacato, anche perché attraverso il “documen-to di valutazione dei rischi” si deve tener contonon solo del rischio fisico del lavoratore, maanche del rischio psichico. Sul secondo punto, l’interpretazione delle normelegislative è che gli RLS hanno competenze tecni-che e diritti di informativa, ma che il sindacatoha il diritto di intervenire a tutela dei lavo-ratori in materia anche sul piano negoziale.

L’impatto notevole dei costi delle misure antirapi-na ha sicuramente condizionato le aziende rispettoall’adozione di misure efficaci. Le aziende, inoltre,

hanno preferito diminuire le giacenze di contan-te per minimizzare i danni, con l’effetto che sonoaumentati gli atti criminosi di rapinatori improvvi-sati e disperati, più pericolosi rispetto a quelli del-la malavita organizzata.

Peraltro, il rifiuto di trattare con le OO.SS. non ègeneralizzato: nella contrattazione di secondo li-vello, spesso, sono stati negoziati dei Protocolli sul-la sorveglianza per adottare misure preventive ade-guate negli sportelli a maggior rischio; sono sta-te, inoltre, negoziate norme che prevedono che illavoratore, che abbia subito un evento criminosoe che risenta del relativo stress, possa ottenere diessere assegnato ad un lavoro interno, oppure tra-sferito in realtà con minor rischio.

Nel CCNL 12 febbraio 2005, le Parti nazionali han-no previsto l’attivazione della Commissione Na-zionale per la Sicurezza, con composizione bila-terale fra OO.SS. e ABI. La vertenza non si è però risolta, perché nella com-missione vi è stata, fin da subito, una netta con-trapposizione anche sulla possibilità di partecipa-zione, da parte del sindacato, alla redazione dei“Protocolli d’intesa per la prevenzione della cri-minalità in banca”. Questi Protocolli, infatti, vengono stipulati fra lebanche e le Prefetture, ma non dalle OO.SS. chehanno diritto all’informativa e possono solo espor-re le loro considerazioni.

Nell’accordo di rinnovo, concluso l’8 dicembre2007, l’ABI ha peraltro riconosciuto il diritto di in-formativa sull’incidenza delle rapine alle Segrete-rie degli Organi di Coordinamento, nel corso del-l’incontro annuale, con dati numerici suddivisi perprovincia.

RISCHIO RAPINA E CONTRATTAZIONE

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Una seconda fase di incontri è prevista sul ter-ritorio, attraverso gli Incontri Semestrali, effet-tuati nelle singole filiali, dato che la frequenzadi eventi criminosi e, quindi, anche il rischio, so-no diversificati sul territorio stesso.

L’ABI ha, tuttavia, continuato la sua politi-ca di netta separazione fra RLS e sindaca-to, negando il diritto di quest’ultimo a ne-goziare le forme di sicurezza da adottare.

Infatti, la Commissione Nazionale di Salute eSicurezza è stata stralciata dal testo definitivodel CCNL, in quanto la materia è delegata so-lo agli RLS. Questo atteggiamento è contrarionon solo alla legge 626, ma anche al Testo Uni-co sulla sicurezza, recentemente approvato che,anzi, riafferma il diritto del Sindacato ad inter-venire in materia sia di prevenzione delle rapi-ne sia di tutela della salute, anche psicologica,che tale rischio comporta.

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Lo sforzo organizzativo della FABI ci per-mette oggi di disporre di dati sensibili sulnumero delle rapine perpetrate ai danni

delle banche italiane nell’ultimo anno. Questidati dovranno poi essere confrontati con quelliche saranno prodotti dall’ABI per confermarci latendenza alla diminuzione del rapinato mediodi settore.

Ma già oggi i dati raccolti ed elaborati dalla FA-BI Nazionale ci indicano una lettura univoca delfenomeno criminale nel credito: le rapine nonsolo aumentano, ma sempre più si conno-tano come effettuate – salvo eccezioni - co-me frutto dell’opera di dilettanti e dispera-ti, spesso di origine extracomunitaria e por-tatori di una cultura criminale più violentadi quella alla quale eravamo abitati.

È probabile che altre categorie commerciali – co-me ad esempio le gioiellerie - siano ora consi-derate più redditizie dalla malavita organizzata.Questo comporta un incremento delle rapine eduna diminuzione degli importi rapinati, ma an-che la sostanziale necessità di riconsidera-re le strategie di temporizzazione dei mez-zi forti, per la custodia del contante, perquanto realmente valgono.

Spesso, il fatto di lasciare una disponibilità mi-nima di possibile bottino non è sufficiente a dis-suadere rapinatori, per i quali quel minimo è suf-ficiente. E, quindi, i sistemi di deterrenza devo-no sempre prevedere la combinazione e l’inte-grazione di mezzi diversi, per esempio, l’intro-duzione di sensori biometrici e di sistemi di vi-deoregistrazione, capaci di aumentare le diffi-coltà del rapinatore e di creargli il maggior di-

sagio possibile. In alcuni casi, riteniamo auspicabile una revisio-ne del giudizio, spesso dato troppo affrettata-mente, sull’effettiva validità del piantonamentoarmato: la Guardia Particolare Giurata, se ad-destrata adeguatamente e collocata in modooperativamente corretto, riteniamo possa inte-ragire in modo veramente positivo con gli altrisistemi di deterrenza presenti nel settore.

Dobbiamo anche rilevare che ci sembra confer-mato quanto dolorosamente evidenziato dallostesso osservatorio Ossif nel corso delle rileva-zioni dell’anno scorso e, cioè, che troppe rapi-ne, (la percentuale si aggira intorno al cin-quanta per cento del totale) perpetrate aidanni del sistema bancario in Europa, sonocommesse ai danni degli sportelli Italiani.

Dobbiamo anche denunciare, a questo propo-sito, che il provvedimento dell’indulto ha in-crementato sicuramente il numero di delin-quenti attivi sul territorio.

Il problema è, quindi, ad avviso della FABI, an-che di ordine pubblico, oltre che di settore.

Per questo, ci auguriamo sia risolto da pre-cise disposizioni legislative e da chiare stra-tegie sul territorio che, coordinate dalle for-ze dell’Ordine, vedano l’attiva partecipa-zione ed il coinvolgimento delle Parti so-ciali.

Va letta in quest’ottica la nostra costante preoc-cupazione per il trasporto di valori effet-tuato da dipendenti di banca o l’esistenzadi filiali operative con un solo addetto.

I NUMERI DELLE RAPINE

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Dobbiamo ricordare, con soddisfazione, che re-centemente il Governatore della Banca d’I-talia, Mario Draghi, ha fatto proprie le preoc-cupazioni espresse dal nostro sindacato, aproposito del servizio di trasporto valori al do-micilio dei clienti ed ha raccomandato all’Abi “diinvitare le banche associate ad adottare ogni

cautela idonea a salvaguardare la sicurez-za pubblica, evitando, quindi, l’esposizione de-gli stessi intermediari a rischi operativi e repu-tazionali”.In particolare, Draghi, sostiene che “è neces-sario da parte delle banche il ricorso a so-cietà specializzate” per il trasporto dei valori.

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Per un certo tempo, gli aspetti di security, nelCredito, sono stati disgiunti da quelli del-la safety e, quindi, il Documento di Valuta-

zione del Rischio non affrontava il tema delle rapine.

A seguito della condanna della Corte di Giu-stizia Europea dell’Italia, anche questo rischio èstato introdotto tra quelli che era necessario consi-derare e valutare e, nel dettato dell’ultimo Con-tratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Credito, èpresente una specifica norma che conferma questaevidenza di legge.

Mancano, tuttavia, delle norme precise che im-pongano uniformità nella valutazione di questorischio e manca un’autorità definita che, nei fat-ti, possa intervenire per valutare la qualità del-la valutazione stessa e la congruità delle misu-re adottate, viste le contestazioni che alcune azien-de di credito hanno sollevato sulle competenze delleASL su questo tema.

Riteniamo che, anche i per i temi della Security e,quindi, delle rapine in banca, debbano essere ap-plicate le norme di legge, originate dall’applicazio-ne del D.Lgs.626/94 e ribadite sia dalla Legge 123/00sia dall’Art.1 della Legge Delega, ora in fase di pub-blicazione come Decreto Legislativo in Gazzetta Uf-ficiale, dopo la recente approvazione da parte delConsiglio dei Ministri.

Deve esserci una piena integrazione del sistemasecurity nel quadro del Documento di Valuta-zione del rischio, e la creazione collaterale deldocumento unificato per i rischi interferenziali,con pieno coinvolgimento dei RLS e delle Orga-nizzazioni Sindacali, rifiutando la logica della sem-plice applicazione dei protocolli di intesa, o quella dei“dati segreti”, che non possono essere comunicati anessuno, dimenticando che esiste una grande diffe-renza tra riservatezza dei dati – certamente necessa-

ria e vincolante - e indisponibilità a confrontarsi in mo-do costruttivo.Inoltre, devono essere previsti ed attuati specifici pia-nidi formazione ed informazione dei dipendenti,finalizzati anche alla partecipazione attiva deicollaboratori alla prevenzione del rischio.

Le stesse strategie aziendali, che prevedono l’utilizzodi nuove tecnologie, come i sensori biometrici, o l’im-piego di videocamere digitali, devono essere condivi-se per poter divenire strumenti operativi concreti.

La cultura della prevenzione e della sicurezza, che dasempre la FABI ritiene inscindibile da un corretto si-stema di sicurezza aziendale, deve basarsi su valoridi condivisione e partecipazione attiva: in altritermini, bisogna conoscere i sistemi adottati perpoterli utilizzare al meglio, con livelli di respon-sabilità collegati alle effettive potenzialità ope-rative date dall’organizzazione del lavoro

Le misure adottate non devono essere impo-ste come semplici “norme di servizio”, cui tal-volta è oggettivamente difficile, se non impossibi-le, attenersi.

Devono anche essere considerati gli effetti psico-logici delle rapine: le statistiche definiscono che dueterzi dei dipendenti coinvolti negli eventi criminosipossono riportare danni e disagi. Gli effetti del cosiddetto disturbo post traumaticoda stress, conseguente ad un evento criminoso, im-pongono precise scelte di campo, in termini di ade-guata formazione e adeguate terapie, ed impongo-no la necessità di ridurre al minimo sia gli eventi sia itempi di permanenza dei rapinatori all’interno deipunti operativi.

E, in ultimo, non va dimenticata la clientela,che dev’essere tutelata e protetta al pari deidipendenti.

SPECIFICITÀ DEL CREDITO E VALUTAZIONE DEL RISCHIO

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La FABI, come sindacato maggiormente rap-presentativo della categoria, non può chefarsi carico della necessità del settore di ave-

re norme certe, definite nello specifico da preci-si riferimenti legislativi, tra i quali l’individua-zione di linee guida per la corretta costru-zione di una valutazione del rischio, anche ri-ferita agli aspetti di security, effettuata con ilcoinvolgimento di tutti i soggetti che la nor-mativa impone debbano partecipare, e perla costruzione di percorsi formativi relativi agliaspetti tecnici, operativi e psicologici.

La FABI chiede, inoltre, con forza che sianoben considerati i rischi di carattere psicolo-gico e attivate idonee tipologie di interven-ti a favore di chi sia coinvolto in rapine, eparticolarmente in quelle perpetrate con par-ticolare violenza.

Deve poi essere riconosciuta, come per gli aspet-ti di safety, un’idonea struttura esterna vinco-

lante, in grado di giudicare qualità e congruitàdelle valutazioni stesse e delle soluzioni pro-mosse, armonizzandole con le strategie pro-mosse sul territorio dalle Forze dell’ordine.

Infine il sindacato non può che ritenere che gliaspetti di antirapina, e le strategie adottate, sia-no legati anche alla responsabilità sociale chele aziende di Credito hanno nei confronti delcontesto sociale e del territorio.

L’azione della FABI, in quest’ottica, non saràsolo di tutela e difesa della categoria, ma anchepropositiva nei confronti degli organi istituzio-nali, affinché non solo siano applicate le normedi legge, ma si concretizzi appieno una cul-tura della prevenzione condivisa da tutte lecompagini aziendali, in tema anche di antira-pina, che è imprescindibile esigenza del settoree che è il valore aggiunto capace migliorareuna situazione che continuiamo a conside-rare grave.

CONSIDERAZIONI OPERATIVE

RAPINE IN ITALIA REGIONE PER REGIONE

Anno 2005Anno 2006Anno 2007

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LE RAPINE IN BANCA

REGIONE LOCALITÀ 2005 2006 2007

ABRUZZOCHIETI 18 12 11L'AQUILA 4 6 20PESCARA 27 20 16TERAMO 9 15 23

TOTALE 58 53 70

BASILICATAMATERA 1 3 2POTENZA 7 4 6

TOTALE 8 7 8

CALABRIACATANZARO 2 3 3COSENZA 23 16 16CROTONE np np npREGGIO CALABRIA 22 11 17VIBO VALENTIA 10 2 0

TOTALE 57 32 36

CAMPANIAAVELLINO 5 11 13BENEVENTO 10 10 15CASERTA 15 7 12NAPOLI 44 60 66SALERNO 19 20 17

TOTALE 93 108 123

EMILIA ROMAGNABOLOGNA 186 181 124FERRARA 14 17 22FORLI' 20 23 19MODENA 41 58 66PARMA 19 33 13PIACENZA 16 19 15RAVENNA 47 42 34REGGIO EMILIA 17 20 36RIMINI 33 34 32

TOTALE 393 427 361

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REGIONE LOCALITÀ 2005 2006 2007

FRIULI VENEZIA GIULIAGORIZIA 0 0 3PORDENONE 8 8 8TRIESTE 4 2 1UDINE 16 20 15

TOTALE 28 30 27

LAZIOFROSINONE 2 17 33LATINA 12 14 35RIETI 8 6 10ROMA 120 202 220VITERBO 9 6 9

TOTALE 151 245 307

LIGURIAGENOVA 12 16 35IMPERIA 8 5 13LA SPEZIA 4 10 17SAVONA 15 32 21

TOTALE 39 63 86

LOMBARDIABERGAMO 56 44 44BRESCIA 133 131 106COMO 23 23 26CREMONA 22 28 26LECCO 7 7 11LODI 11 11 17MANTOVA 34 27 14MILANO 280 318 453PAVIA 9 21 19VARESE 31 36 39

TOTALE 606 646 755

MARCHEANCONA 41 19 27ASCOLI PICENO 16 19 31MACERATA 18 16 10PESARO 22 31 9

TOTALE 97 85 77

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LE RAPINE IN BANCA

REGIONE LOCALITÀ 2005 2006 2007

MOLISECAMPOBASSO 6 2 2ISERNIA 1 0 1

TOTALE 7 2 3

PIEMONTEALESSANDRIA 25 10 23ASTI 10 12 7BIELLA 3 2 8CUNEO 23 42 25NOVARA 29 14 13TORINO 206 179 144VERBANIA 1 2 0VERCELLI 5 10 9

TOTALE 302 271 229

PUGLIABARI 89 47 64BRINDISI 11 9 16FOGGIA 14 39 35LECCE 23 19 19TARANTO 11 7 11

TOTALE 148 121 145

SARDEGNACAGLIARI 4 17 7NUORO 8 18 8ORISTANO 4 2 2SASSARI 6 5 8

TOTALE 22 42 25

SICILIAAGRIGENTO 17 17 22CALTANISSETTA 3 4 3CATANIA 74 149 126ENNA 9 6 6MESSINA 17 19 49PALERMO 49 59 71RAGUSA 7 9 20SIRACUSA 7 26 26TRAPANI 27 21 15

TOTALE 210 310 338

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REGIONE LOCALITÀ 2005 2006 2007

TOSCANAAREZZO 9 3 11FIRENZE 43 34 69GROSSETO 8 5 5LIVORNO 4 13 18LUCCA 19 17 18MASSA CARRARA 4 6 10PISA 8 31 19PISTOIA 9 17 12PRATO 15 8 6SIENA 3 8 13

TOTALE 122 142 181

TRENTINO ALTO ADIGEBOLZANO 0 7 13TRENTO 5 11 15

TOTALE 5 18 28

UMBRIAPERUGIA 20 29 19TERNI 12 6 14

TOTALE 32 35 33

VALLE D'AOSTAAOSTA 3 1 2

TOTALE 3 1 2

VENETOBELLUNO 0 2 1PADOVA 56 48 21ROVIGO 13 4 15TREVISO 29 21 22VENEZIA 32 34 23VERONA 85 46 55VICENZA 31 28 9

TOTALE 246 183 146

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LE RAPINE IN BANCA

TOTALI GENERALI

2005 2006 2007 TOTALI REGIONE(nel triennio)

58 53 70 181 ABRUZZO8 7 8 23 BASILICATA

57 32 36 125 CALABRIA93 108 123 324 CAMPANIA

393 427 361 1181 EMILIA ROMAGNA28 30 27 85 FRIULI VENEZIA GIULIA

151 245 307 703 LAZIO606 646 755 2007 LOMBARDIA97 85 77 259 MARCHE7 2 3 12 MOLISE

302 271 229 802 PIEMONTE148 121 145 414 PUGLIA22 42 25 89 SARDEGNA

210 310 338 858 SICILIA122 142 181 445 TOSCANA

5 18 28 51 TRENTINO ALTO ADIGE32 35 33 100 UMBRIA3 1 2 6 VALLE D’AOSTA

246 183 146 575 VENETO

2588 2758 2894 8240TOTALE COMPLESSIVO(nel triennio)

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Page 16: LE RAPINE IN BANCA - CSSPD€¦ · zione dei bancari, è la rapina. D’altra parte, nelle Agenzie di banca circola de-naro ed il denaro è una delle principali ragioni di interesse

FEDERAZIONE AUTONOMA BANCARI ITALIANI00198 ROMA - VIA TEVERE, 46 - WWW.FABI.IT

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