Le radici nella Sicilia di La Pira BIBBIA - sanleolino.org · scrittore cattolico inglese J.R.R....

1
italiana dopo il Convegno Cei di Firenze sul “Nuovo Umanesimo”. Due cose ci hanno sempre colpito nella Evangelii gaudium: la riscoperta dello spirito profetico e la decisa spinta alla condizione missionaria della Chiesa. La misericordia non è uno slogan, né una morale, ma una questione della fede in Cristo. Papa Francesco è una grazia per la Chiesa, ma è anche una responsabilità per noi tutti che siamo richiamati da Dio non tanto a giudicare in qualche modo il suo magistero, bensì che è decisiva per noi l’adesione a Cristo che è il Vangelo e al Vangelo che è Gesù». Molti lo pensano: l’Europa è davvero contro Dio? Riuscirà a ritrovare le sue «radici»? «Non credo che l’Europa sia contro Dio, mi sembra piuttosto confusa e molto inquieta, anche a motivo di una cultura dominante che ha fatto dell’illuminismo razionalistico un contenitore per tutti gli usi e ampiamente sponsorizzato dai media. Non stimola né la ricerca della propria personalità, né tanto meno la ricerca di ideali e, come affermava lucidamente Pasolini, favorisce soltanto l’omologazione perché, si direbbe, che ognuno ha paura di farsi le grandi domande della vita. Ma qualcosa si muove in profondità se perfino la cultura laica sente che deve abbandonare al più presto diffidenza e chiusura nei confronti della cultura cristiana che è, anzi, una grande risorsa per l’Europa». Ha da poco pubblicato un libro su Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, la mistica che voleva rinnovare la Chiesa. Cosa insegna all’uomo d’oggi? «Non mi stancherei di ringraziare Dio, e anche i Padri Carmelitani d’Italia, per averci coinvolto, con pazienza e fiducia, in questa impresa che farà sicuramente molto bene. Santa Maria Maddalena è una mistica, per così dire, con i piedi per terra. E ci dimostra, ancora una volta, che i santi non sono un “accessorio” della vita cristiana. Sono la conferma, in ogni tempo, che Gesù è vivo e che la via del Vangelo è una via di verità e di vita che tutti possono percorrere. Non solo gli individui eccezionali o dotati di una qualche speciale personalità. Trovo il senso della profezia, incarnata da Santa Maria Maddalena, in Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa, che nel 1888, mentre si recava a Roma per chiedere al papa di entrare al Carmelo a quindici anni, visitò anche Firenze». Lo ricordava spesso La Pira… «Proprio a Firenze conobbe la “gioia più grande”, come racconta lei stessa nella Storia di un’anima nel visitare e venerare, nella chiesa di Borgo Pinti, il corpo incorrotto della grande mistica fiorentina. Santa Maria Maddalena e Santa Teresa di Lisieux si scambiavano, in quel momento, la grande profezia dell’amore misericordioso di Dio. Entrambe avrebbero testimoniato alla Chiesa che senza l’amore non possiamo piacere a Dio. Per questo motivo La Pira, che di profezia cristiana se ne intendeva, quand’era sindaco volle ricordare questo eccezionale incontro tra le due sante ponendo una lapide in Borgo Pinti per ricordare il passaggio di Teresa a Firenze». Per voi è materia di studio: qual è il significato di Santità in un mondo che cambia? «Sì, per la nostra comunità è un grande e pressante impegno di grande significato quello di far conoscere alle Chiese locali i loro santi e sante che sono un eccezionale incoraggiamento a vivere sul serio la sequela di Cristo. È un impegno che non è nato dalla nostra volontà o dalle nostre predilezioni. Pensiamo che sia un’ispirazione di Dio e per questa ragione, anche se faticoso e spesso difficile, lo portiamo avanti con notevole sacrificio e dispendio delle nostre povere forze». In Toscana abbiamo avuto nell’ultimo secolo figure che meriterebbero l’onore degli altari? «Ce ne sarebbero davvero molte, ma ci sta molto a cuore la vicenda spirituale di Fioretta Mazzei, infaticabile collaboratrice di La Pira e grande anima di Dio. C’è anche il vescovo Enrico Bartoletti, il cui processo è a buon punto, senza contare Don Giulio Facibeni. E perché no? Don Milani». Con saggi e volumi ha esplorato a fondo la Letteratura e la Poesia del Novecento. La sua «galleria dei preferiti»? «La letteratura e la poesia sono state una grande passione della mia vita fin dall’adolescenza perché ho sempre intuito, prima confusamente e poi con maggiore coscienza, che non può esserci vita cristiana autentica se, prima di ogni altra cosa, non c’è la persona umana. Mai l’una senza l’altra. E la letteratura riesce a scandagliare, come non riesce a fare nessuna altra cosa, la condizione umana, le ansie, i conflitti segreti, le ferite e anche le speranze di quella creatura, complessa eppure affascinante, che chiamiamo l’uomo o la donna, come diceva bene il Vaticano II. E mi ha sempre meravigliato il fatto che, negli studi teologici e dove si formano i futuri presbiteri, non ci sia molto posto per la letteratura e la poesia. Non tanto una infarinatura di letteratura, quanto piuttosto una conoscenza profonda del suo statuto di verità umana e al contempo di continua aspirazione al trascendente, dunque alla bellezza di Dio e del mondo, sempre cercata talvolta segretamente». Qualche mia preferenza? A costo di sembrare banale e, almeno per restare in un ambito vicino a noi, direi certo Mario Luzi - per me ancora tutto da scoprire - ma anche Cristina Campo e soprattutto Margherita Guidacci». Ha qualche autore alle prime armi da segnalare? «Quanto ai giovani da segnalare, è sempre difficile fare dei nomi. Conosco, tuttavia, in questo momento due giovani, Filippo Neri e Matteo Bellumori, assai diversi per temperamento e percorsi creativi». La musica sacra, altra sua passione. Trova il tempo per mettersi all’organo? «Nella mia famiglia la musica non era, per così dire, di casa. Essendo molto povera il problema più grande era la sopravvivenza quotidiana. Per questa ragione - anche se potrà sembrare “devoto” o autoconsolatorio - ho sempre pensato che sia stata per me un misterioso dono di Dio (e della Santa Vergine). E non parlo di musica popolare, ma di quella propriamente classica. Sta di fatto che per me è ben più di una passione, è una ricerca di quel senso profondo del vivere con l’anima e per l’anima. Un altro modo, per ribadire quel mistero della dignità umana che ci è dato intravedere e mai possedere poiché viene da un altrove. Non potrei fare a meno della musica e, quindi, anche se con sacrifici, trovo sempre il tempo per studiare e suonare. I doni di Dio non sono forse irrevocabili?». INVENTARIO TOSCANA OGGI 26 giugno 2016 19 Le fantasie giovanili re fantasie su tema di corale ampliano gli orizzonti della libertà compositiva del giovane Bach: Christ lag in Todesbanden BWV 718, Valet will ich dir geben (735) e Wie schön leucht’t uns del Morgenstern (739). Opere che segnano gli anni di noviziato avviati verso la compiutezza stilistica. La prima è ricavata dalla sequenza Victimae paschali laudes che Lutero aveva realizzato nel 1524, ma al contrario dei compositori che in due secoli avevano ripreso tale melodia impiantandola dentro una rigida impalcatura, Bach traveste l’apparato melodico e compone una fantasia con episodi di diverso carattere incatenati fra loro in una articolazione eterogenea e ricca di contrasti eppur organica nella sua compiutezza, con un finale caratterizzato dall’Halleluja. La seconda fantasia mostra un’atmosfera di religiosa pietà, con un cantus firmus affidato al pedale, come avviene in molte delle composizioni databili al periodo di Weimar. Nella terza fantasia il cantus firmus è invece affidato a turno alle varie voci, in una tessitura polifonica resa brillante da continui mutamenti ritmici, sincopi e passaggi di agilità virtuosistica. Al principio del corale su cantus firmus possono essere ricondotte anche opere giovanili come Ach Gott vom Himmel siehe darein BWV 741; Erbarm dich mein (721); O Lamm Gottes (738); Vom Himmel hoch (724); Gott, durch deine Güte (724); Vater unser im Himmerlich (737), e infine Herr Gott, dich loben wir (725) che è la versione tedesca dell’inno paleo- cristiano Te Deum laudamus. T Bach e la BIBBIA di Mario Ruffini Affetti da mal di tifo on gli Europei in corso e l’Italia qualificata agli ottavi di finale, parlare di tifo non è fuori luogo. Si può affermare che il tifo è una malattia? Senza dubbio. Una malattia che colpisce «chi ha la mente annebbiata come chi ha la febbre». È questa, infatti, la definizione etimologicamente corretta della parola tifoso. Ma andiamo con ordine. Letteralmente, tifoso si ricollega al termine tifo nel senso di «infezione, prodotta da un batterio, che si manifesta con senso di torpore, cefalea e diarrea». Il greco typhos, di origine indoeuropea, indicava propriamente «fumo, vapore», ma anche, metaforicamente, «offuscamento dei sensi» ed era riferito soprattutto a febbri che portavano il malato ad uno stato di stupidità. Detto questo bisogna affermare che il termine tifo, nel senso attuale, si impone nel secolo scorso e fa la sua comparsa prima come aggettivo, tifoide, riferito a febbre di cui ne evidenzia il torpore che l’accompagna. Il trapasso a «passione sportiva» pare debba passare attraverso l’espressione di provenienza milanese «fare lo svenevole». Ma c’è anche chi ipotizza l’accostamento allo spagnolo tifus, che nel gergo teatrale indica lo «spettatore con biglietto gratuito» e portato, quindi, ad applaudire con slancio. In un volume del 1962, intitolato «Linguaggio sportivo contemporaneo», si legge: Tifo, accolto in epoca non troppo lontana nella lingua sportiva, come generica indicazione di “malattia contagiosa”, ha subìto lentamente una trasformazione, scivolando nella nuova accezione di «passione sportiva» ed è stato restituito alla lingua comune col nuovo significato. Alla base di tifo e tifoso è probabilmente una metafora nata dal confronto con l’alzarsi periodico delle febbri tifoidi con la febbre sportiva che ogni settimana esplode negli stadi». C parola per PAROLA di Lorella Pellis arte dalla Sicilia verace di Pirandello, Verga, Quasimodo e naturalmente di Giorgio La Pira la vita e la storia di don Carmelo Mezzasalma, che ha lasciato giovanissimo la sua Ragusa (dove ha uno stuolo di parenti, ai quali nonostante la lontananza è legatissimo) per raggiungere Firenze, laurearsi in filosofia con Eugenio Garin. Il grande studioso dell’Umanesimo e del Rinascimento ha sicuramente lasciato tracce nella sua poliedrica personalità di scrittore, saggista, docente di Letteratura poetica e drammatica all’Istituto «Luigi Boccherini» di Lucca, filosofo e musicista, recentemente tratteggiata dagli amici in un «numero unico» pubblicato allo scoccare dei 70 anni. Il cammino umano e spirituale di don Carmelo è all’origine della Comunità di San Leolino: il professore ed i suoi ex allievi di filosofia nel 1985 fondano a Firenze una rivista dal titolo Feeria. Un foglio per una giovane letteratura: «Feeria» è un termine originalissimo, coniato dallo scrittore cattolico inglese J.R.R. Tolkien, l’autore de Il Signore degli Anelli, con il quale egli voleva indicare il mondo della creatività e della fantasia a contatto con la spiritualità cristiana. La nascita della rivista dà inizio anche a una serie di approfondimenti sul valore della fede cristiana e sulla sua capacità di dialogare con il mondo contemporaneo. La conferma di questo impegno è venuta subito dopo dalla visita di Giovanni Paolo II a Firenze, il 18-19 ottobre 1986: il discorso del Papa oggi Santo, tenuto agli uomini di cultura in Palazzo Vecchio (primo interlocutore Mario Luzi) e poi ai giovani in piazza S. Croce - il gruppo era presente - è stato un vigoroso appello a riscoprire il mandato dello Spirito, attraverso il Concilio Vaticano II, alla Chiesa del XXI secolo e anche all’eredità dell’umanesimo fiorentino che, già nel XV e XVI secolo aveva dato un senso «cristologico» alla cultura. Dopo un periodo di riflessione spirituale, vissuto a Firenze all’ombra del Santuario della SS. Annunziata e in mezzo a una vivace attività di promozione culturale a livello cittadino e non solo, à cominciata la ricerca di un luogo dove gettare il seme di una nuova esperienza. E il 31 ottobre 1997, il vescovo di Fiesole mons. Luciano Giovannetti ha accolto la Comunità nella sua Diocesi presso la Pieve di S. Leolino a Panzano. A questo atto formale sono seguite altre tappe significative: l’ordinazione presbiterale di due dei suoi membri, e in seguito anche del superiore, Carmelo Mezzasalma (30 aprile 2011), il cui ministero è oggi a servizio della Chiesa e della missione di San Leolino; l’inserimento nelle attività pastorali della diocesi di Fiesole e, più ampiamente, della Chiesa italiana, collaborando anche con il Servizio Nazionale per il Progetto culturale; il progressivo restauro degli ambienti della Pieve dove si svolge una qualificata animazione tra vangelo e cultura; la direzione didattica e l’insegnamento nel Liceo ginnasio «Marsilio Ficino» di Figline Valdarno, fondato dai Frati Minori di Toscana nel 1925 e attualmente passato alla Diocesi di Fiesole. Qui don Carmelo sta completando il suo desiderio «di educare, aiutare, sostenere i giovani nella loro anima più profonda e innocente». Nel frattempo è lievitata, fin oltre i confini della Toscana, la presenza di un certo numero di Amici di San Leolino. Inseriti nel loro contesto familiare e professionale, condividono il cammino spirituale e le finalità della Comunità e collaborano alle varie attività di missione. Mostre, concerti, eventi affiancano il Laboratorio di ricerca sulla musica per la liturgia, convegni su turismo e spiritualità per stimolare la «vocazione» del Chianti e, più in generale, di tutta l’Italia, nella prospettiva di valorizzare l’accoglienza e le vacanze come esperienza dello spirito. Tutto questo fa del cenobio della « Pieve antica di Flacciano» uno dei «ristori dell’anima» più ricercati: come ha ben evidenziato anche padre Ermes Ronchi (il Servo di Maria allievo di padre Vannucci e padre Turoldo che quest’anno, su incarico di Papa Francesco, ha tenuto le meditazioni degli esercizi spirituali alla Curia romana) nel suo «viaggio» tra «Le ragioni della speranza» per la trasmissione televisiva «A sua immagine» di Rai 1. A.L. P Le radici nella Sicilia di La Pira

Transcript of Le radici nella Sicilia di La Pira BIBBIA - sanleolino.org · scrittore cattolico inglese J.R.R....

Page 1: Le radici nella Sicilia di La Pira BIBBIA - sanleolino.org · scrittore cattolico inglese J.R.R. Tolkien, l’autore de Il Signore degli Anelli, con il quale egli voleva indicare

italiana dopo il Convegno Cei diFirenze sul “Nuovo Umanesimo”.Due cose ci hanno sempre colpitonella Evangelii gaudium: la riscopertadello spirito profetico e la decisaspinta alla condizione missionariadella Chiesa. La misericordia non èuno slogan, né una morale, ma unaquestione della fede in Cristo. PapaFrancesco è una grazia per la Chiesa,ma è anche una responsabilità per noitutti che siamo richiamati da Dio nontanto a giudicare in qualche modo ilsuo magistero, bensì che è decisivaper noi l’adesione a Cristo che è ilVangelo e al Vangelo che è Gesù».Molti lo pensano: l’Europa èdavvero contro Dio? Riuscirà aritrovare le sue «radici»? «Non credo che l’Europa sia controDio, mi sembra piuttosto confusa emolto inquieta, anche a motivo diuna cultura dominante che ha fattodell’illuminismo razionalistico uncontenitore per tutti gli usi eampiamente sponsorizzato daimedia. Non stimola né la ricerca dellapropria personalità, né tanto meno laricerca di ideali e, come affermavalucidamente Pasolini, favoriscesoltanto l’omologazione perché, sidirebbe, che ognuno ha paura di farsile grandi domande della vita. Maqualcosa si muove in profondità seperfino la cultura laica sente che deveabbandonare al più presto diffidenzae chiusura nei confronti della culturacristiana che è, anzi, una granderisorsa per l’Europa». Ha da poco pubblicato un libro suSanta Maria Maddalena de’ Pazzi, lamistica che voleva rinnovare laChiesa. Cosa insegna all’uomod’oggi?«Non mi stancherei di ringraziareDio, e anche i Padri Carmelitanid’Italia, per averci coinvolto, conpazienza e fiducia, in questa impresache farà sicuramente molto bene.Santa Maria Maddalena è una mistica,per così dire, con i piedi per terra. E cidimostra, ancora una volta, che i santinon sono un “accessorio” della vitacristiana. Sono la conferma, in ognitempo, che Gesù è vivo e che la via delVangelo è una via di verità e di vitache tutti possono percorrere. Nonsolo gli individui eccezionali o dotatidi una qualche speciale personalità.Trovo il senso della profezia,incarnata da Santa Maria Maddalena,

in Teresa di Lisieux, Dottore dellaChiesa, che nel 1888, mentre si recavaa Roma per chiedere al papa di entrareal Carmelo a quindici anni, visitòanche Firenze».Lo ricordava spesso La Pira…«Proprio a Firenze conobbe la “gioiapiù grande”, come racconta lei stessanella Storia di un’anima nel visitare evenerare, nella chiesa di Borgo Pinti, ilcorpo incorrotto della grande misticafiorentina. Santa Maria Maddalena eSanta Teresa di Lisieux siscambiavano, in quel momento, lagrande profezia dell’amoremisericordioso di Dio. Entrambeavrebbero testimoniato alla Chiesache senza l’amore non possiamopiacere a Dio. Per questo motivo LaPira, che di profezia cristiana se neintendeva, quand’era sindaco vollericordare questo eccezionale incontrotra le due sante ponendo una lapidein Borgo Pinti per ricordare ilpassaggio di Teresa a Firenze». Per voi è materia di studio: qual è ilsignificato di Santità in un mondoche cambia?«Sì, per la nostra comunità è ungrande e pressante impegno di grandesignificato quello di far conoscere alleChiese locali i loro santi e sante chesono un eccezionale incoraggiamentoa vivere sul serio la sequela di Cristo. Èun impegno che non è nato dallanostra volontà o dalle nostrepredilezioni. Pensiamo che siaun’ispirazione di Dio e per questaragione, anche se faticoso e spessodifficile, lo portiamo avanti connotevole sacrificio e dispendio dellenostre povere forze». In Toscana abbiamo avutonell’ultimo secolo figure chemeriterebbero l’onore degli altari?«Ce ne sarebbero davvero molte, maci sta molto a cuore la vicendaspirituale di Fioretta Mazzei,infaticabile collaboratrice di La Pira egrande anima di Dio. C’è anche ilvescovo Enrico Bartoletti, il cuiprocesso è a buon punto, senzacontare Don Giulio Facibeni. E perchéno? Don Milani». Con saggi e volumi ha esplorato afondo la Letteratura e la Poesia delNovecento. La sua «galleria deipreferiti»?«La letteratura e la poesia sono stateuna grande passione della mia vita findall’adolescenza perché ho sempre

intuito, prima confusamente e poicon maggiore coscienza, che non puòesserci vita cristiana autentica se,prima di ogni altra cosa, non c’è lapersona umana. Mai l’una senzal’altra. E la letteratura riesce ascandagliare, come non riesce a farenessuna altra cosa, la condizioneumana, le ansie, i conflitti segreti, leferite e anche le speranze di quellacreatura, complessa eppureaffascinante, che chiamiamo l’uomo ola donna, come diceva bene ilVaticano II. E mi ha sempremeravigliato il fatto che, negli studiteologici e dove si formano i futuripresbiteri, non ci sia molto posto perla letteratura e la poesia. Non tantouna infarinatura di letteratura, quantopiuttosto una conoscenza profondadel suo statuto di verità umana e alcontempo di continua aspirazione altrascendente, dunque alla bellezza diDio e del mondo, sempre cercatatalvolta segretamente». Qualche miapreferenza? A costo di sembrarebanale e, almeno per restare in unambito vicino a noi, direi certo MarioLuzi - per me ancora tutto da scoprire- ma anche Cristina Campo esoprattutto Margherita Guidacci». Ha qualche autore alle prime armida segnalare?«Quanto ai giovani da segnalare, èsempre difficile fare dei nomi.Conosco, tuttavia, in questomomento due giovani, Filippo Neri e

Matteo Bellumori, assai diversi pertemperamento e percorsi creativi».La musica sacra, altra sua passione.Trova il tempo per mettersiall’organo?«Nella mia famiglia la musica nonera, per così dire, di casa. Essendomolto povera ilproblema piùgrande era lasopravvivenzaquotidiana. Perquesta ragione -anche se potràsembrare“devoto” oautoconsolatorio- ho semprepensato che siastata per me unmisterioso donodi Dio (e dellaSanta Vergine). Enon parlo di musica popolare, ma diquella propriamente classica. Sta difatto che per me è ben più di unapassione, è una ricerca di quel sensoprofondo del vivere con l’anima e perl’anima. Un altro modo, per ribadirequel mistero della dignità umana checi è dato intravedere e mai possederepoiché viene da un altrove. Nonpotrei fare a meno della musica e,quindi, anche se con sacrifici, trovosempre il tempo per studiare esuonare. I doni di Dio non sono forseirrevocabili?».

INVENTARIO TOSCANA OGGI26 giugno 2016 19

Le fantasie giovanilire fantasie su tema di coraleampliano gli orizzonti della

libertà compositiva del giovaneBach: Christ lag in TodesbandenBWV 718, Valet will ich dir geben(735) e Wie schön leucht’t uns delMorgenstern (739). Opere chesegnano gli anni di noviziato avviativerso la compiutezza stilistica. Laprima è ricavata dalla sequenzaVictimae paschali laudes che Luteroaveva realizzato nel 1524, ma alcontrario dei compositori che in duesecoli avevano ripreso tale melodiaimpiantandola dentro una rigidaimpalcatura, Bach travestel’apparato melodico e compone unafantasia con episodi di diversocarattere incatenati fra loro in unaarticolazione eterogenea e ricca dicontrasti eppur organica nella suacompiutezza, con un finalecaratterizzato dall’Halleluja. Laseconda fantasia mostraun’atmosfera di religiosa pietà, conun cantus firmus affidato al pedale,come avviene in molte dellecomposizioni databili al periodo diWeimar. Nella terza fantasia il cantusfirmus è invece affidato a turno allevarie voci, in una tessitura polifonicaresa brillante da continui mutamentiritmici, sincopi e passaggi di agilitàvirtuosistica. Al principio del coralesu cantus firmus possono esserericondotte anche opere giovanilicome Ach Gott vom Himmel siehedarein BWV 741; Erbarm dich mein(721); O Lamm Gottes (738); VomHimmel hoch (724); Gott, durchdeine Güte (724); Vater unser imHimmerlich (737), e infine HerrGott, dich loben wir (725) che è laversione tedesca dell’inno paleo-cristiano Te Deum laudamus.

T

Bach e la BIBBIAdi Mario Ruffini

Affetti da mal di tifoon gli Europei in corso e l’Italiaqualificata agli ottavi di finale,

parlare di tifo non è fuori luogo.Si può affermare che il tifo è unamalattia? Senza dubbio. Una malattiache colpisce «chi ha la menteannebbiata come chi ha la febbre». Èquesta, infatti, la definizioneetimologicamente corretta della parolatifoso.Ma andiamo con ordine. Letteralmente,tifoso si ricollega al termine tifo nelsenso di «infezione, prodotta da unbatterio, che si manifesta con senso ditorpore, cefalea e diarrea». Il grecotyphos, di origine indoeuropea, indicavapropriamente «fumo, vapore», maanche, metaforicamente, «offuscamentodei sensi» ed era riferito soprattutto afebbri che portavano il malato ad unostato di stupidità.Detto questo bisogna affermare che iltermine tifo, nel senso attuale, siimpone nel secolo scorso e fa la suacomparsa prima come aggettivo, tifoide,riferito a febbre di cui ne evidenzia iltorpore che l’accompagna. Il trapasso a«passione sportiva» pare debba passareattraverso l’espressione di provenienzamilanese «fare lo svenevole». Ma c’èanche chi ipotizza l’accostamento allospagnolo tifus, che nel gergo teatraleindica lo «spettatore con bigliettogratuito» e portato, quindi, adapplaudire con slancio. In un volume del1962, intitolato «Linguaggio sportivocontemporaneo», si legge: Tifo, accoltoin epoca non troppo lontana nellalingua sportiva, come genericaindicazione di “malattia contagiosa”, hasubìto lentamente una trasformazione,scivolando nella nuova accezione di«passione sportiva» ed è stato restituitoalla lingua comune col nuovosignificato. Alla base di tifo e tifoso èprobabilmente una metafora nata dalconfronto con l’alzarsi periodico dellefebbri tifoidi con la febbre sportiva cheogni settimana esplode negli stadi».

C

parola per PAROLAdi Lorella Pellis

arte dalla Sicilia verace di Pirandello, Verga, Quasimodo enaturalmente di Giorgio La Pira la vita e la storia di don Carmelo

Mezzasalma, che ha lasciato giovanissimo la sua Ragusa (dove ha unostuolo di parenti, ai quali nonostante la lontananza è legatissimo) perraggiungere Firenze, laurearsi in filosofia con Eugenio Garin. Il grandestudioso dell’Umanesimo e del Rinascimento ha sicuramente lasciatotracce nella sua poliedrica personalità di scrittore, saggista, docente diLetteratura poetica e drammatica all’Istituto «Luigi Boccherini» di Lucca,filosofo e musicista, recentemente tratteggiata dagli amici in un «numerounico» pubblicato allo scoccare dei 70 anni. Il cammino umano e spirituale di don Carmelo è all’origine dellaComunità di San Leolino: il professore ed i suoi ex allievi di filosofia nel1985 fondano a Firenze una rivista dal titolo Feeria. Un foglio per unagiovane letteratura: «Feeria» è un termine originalissimo, coniato dalloscrittore cattolico inglese J.R.R. Tolkien, l’autore de Il Signore degli Anelli, con il quale egli voleva indicare il mondo della creatività e della fantasiaa contatto con la spiritualità cristiana. La nascita della rivista dà inizioanche a una serie di approfondimenti sul valore della fede cristiana esulla sua capacità di dialogare con il mondo contemporaneo. Laconferma di questo impegno è venuta subito dopo dalla visita diGiovanni Paolo II a Firenze, il 18-19 ottobre 1986: il discorso del Papa

oggi Santo, tenuto agli uomini di cultura in PalazzoVecchio (primo interlocutore Mario Luzi) e poi aigiovani in piazza S. Croce - il gruppo era presente - èstato un vigoroso appello a riscoprire il mandato delloSpirito, attraverso il Concilio Vaticano II, alla Chiesadel XXI secolo e anche all’eredità dell’umanesimofiorentino che, già nel XV e XVI secolo aveva dato unsenso «cristologico» alla cultura. Dopo un periodo di riflessione spirituale, vissuto aFirenze all’ombra del Santuario della SS. Annunziata ein mezzo a una vivace attività di promozione culturalea livello cittadino e non solo, à cominciata la ricerca diun luogo dove gettare il seme di una nuovaesperienza. E il 31 ottobre 1997, il vescovo di Fiesolemons. Luciano Giovannetti ha accolto la Comunitànella sua Diocesi presso la Pieve di S. Leolino aPanzano. A questo atto formale sono seguite altretappe significative: l’ordinazione presbiterale di due

dei suoi membri, e in seguito anche del superiore, Carmelo Mezzasalma(30 aprile 2011), il cui ministero è oggi a servizio della Chiesa e dellamissione di San Leolino; l’inserimento nelle attività pastorali delladiocesi di Fiesole e, più ampiamente, della Chiesa italiana, collaborandoanche con il Servizio Nazionale per il Progetto culturale; il progressivorestauro degli ambienti della Pieve dove si svolge una qualificataanimazione tra vangelo e cultura; la direzione didattica e l’insegnamentonel Liceo ginnasio «Marsilio Ficino» di Figline Valdarno, fondato daiFrati Minori di Toscana nel 1925 e attualmente passato alla Diocesi diFiesole. Qui don Carmelo sta completando il suo desiderio «di educare,aiutare, sostenere i giovani nella loro anima più profonda e innocente».Nel frattempo è lievitata, fin oltre i confini della Toscana, la presenza diun certo numero di Amici di San Leolino. Inseriti nel loro contestofamiliare e professionale, condividono il cammino spirituale e le finalitàdella Comunità e collaborano alle varie attività di missione. Mostre,concerti, eventi affiancano il Laboratorio di ricerca sulla musica per laliturgia, convegni su turismo e spiritualità per stimolare la «vocazione»del Chianti e, più in generale, di tutta l’Italia, nella prospettiva divalorizzare l’accoglienza e le vacanze come esperienza dello spirito.Tutto questo fa del cenobio della « Pieve antica di Flacciano» uno dei«ristori dell’anima» più ricercati: come ha ben evidenziato anche padreErmes Ronchi (il Servo di Maria allievo di padre Vannucci e padreTuroldo che quest’anno, su incarico di Papa Francesco, ha tenuto lemeditazioni degli esercizi spirituali alla Curia romana) nel suo «viaggio»tra «Le ragioni della speranza» per la trasmissione televisiva «A suaimmagine» di Rai 1.

A.L.

P

Le radici nella Sicilia di La Pira