Le radici cristiane dell'Europa - Cultura cristiana · cultura occidentale, soprattutto per le sue...

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L L e e r r a a d d i i c c i i L L e e r r a a d d i i c c i i c c r r i i s s t t i i a a n n e e d d e e l l l l E E u u r r o o p p a a L’eredità medioevale ricerca di Luciano Folpini La vera tradizione non è testimonianza di un passato ormai conclusosi; è una forza vitale che stimola e istruisce il presente. Igor Stavinskij Edizione Kairòs Centro culturale Decanato di Besozzo aderente al Progetto Culturale della Cei Gavirate - edizione 2006 revisione 2011 - versione ebook – Aprile 2012 Carcassone

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ricerca di Luciano Folpini

La vera tradizione non è testimonianza di un passato ormai conclusosi; è una forza vitale che stimola e istruisce il presente.

Igor Stavinskij

Edizione Kairòs Centro culturale Decanato di Besozzo

aderente al Progetto Culturale della Cei

Gavirate - edizione 2006

revisione 2011 - versione ebook – Aprile 2012

Carcassone

Le radici cristiane dell’Europa

La collana

Questa collana di libri digitali edita da Kairòs, Centro Culturale del Decanato di Be-sozzo, nasce per aiutare a conoscere meglio le r della fede che ha determinato la cultura occidentale, soprattutto per le sue verità meno conosciute o date per scon-tate, con un linguaggio comprensibile a tutti. Ci sono domande a cui molti fedeli non sanno rispondere o rispondono in modo im-proprio, facendo nascere il sospetto che la loro fede sia in realtà un castello fumoso di credenze accettate senza spirito critico o frutto di superstizione. Senza conoscen-za la fede è debole e non consente al credente di testimoniarla in ogni momento della sua vita. Ma anche chi non crede può qui trovare delle risposte che potrebbero fargli abban-donare i preconcetti per sostituirli con critiche ragionevoli. Ogni libro di questa collana tratta un argomento cercando di evitare argomentazioni teologiche e religiose, per avvicinarsi il più possibile al racconto, includendo anche alcuni aspetti leggendari che possono migliorarne la lettura e la comprensione. Per ogni argomento si è cercato di risalire alle origini e di cercare poi ricostruirne l’evoluzione attraverso i secoli cercando di evitare le opinioni per limitarsi ai fatti. Ci sono anche riferimenti ad altre fedi quando questo può far meglio conoscere le ori-gini, l’importanza e il significato dell’argomento oggetto del racconto. In quasi tutti i testi sono state inserite anche molte immagini per cercare di rendere più piacevole e completa la lettura con la speranza di fornire spunti per una ricerca personale più approfondita. Alla collana possono essere proposti anche testi digitali di altri autori, anche se già stampati, purché rispettino lo spirito e lo stile della collana. Per ogni ulteriore informazione di può contattare il Centro Culturale Kairòs al se-guente indirizzo: [email protected]

Luciano Folpini

Le radici cristiane dell’Europa

Indice

1 Il medio evo..................................................................................... 1

1.1 I periodi medievali ............................................................................................. 1

1.2 Medioevo e cristianità ....................................................................................... 2

1.3 La cultura medievale.......................................................................................... 2

2 L’Europa .......................................................................................... 4

2.1 I Padri culturali dell’Europa................................................................................ 4

2.2 Le origini della cultura europea ......................................................................... 5

2.3 I monaci e la misura del tempo.......................................................................... 5

2.4 Organizzazione dello spazio ............................................................................... 5

2.5 La civiltà delle immagini..................................................................................... 6

3 Carlo Magno e l’Europa feudale ....................................................... 7

3.1 Carlo Magno ...................................................................................................... 7

3.2 Carlo Magno e l’Europa ..................................................................................... 7

3.3 Carlo Magno e la cultura.................................................................................... 8

3.4 L’agricoltura, i villaggi e il culto dei morti........................................................... 8

3.5 Le origini della nobiltà........................................................................................ 8

3.6 Il matrimonio e le donne.................................................................................... 8

3.7 La separazione tra stato e chiesa ....................................................................... 9

3.8 La cultura popolare............................................................................................ 9

3.9 I documenti e l’istruzione .................................................................................. 9

3.10 I regni medioevali, i poteri del sovrano e il diritto civile e canonico................. 9

4 Il culto ........................................................................................... 11

4.1 Il culto mariano e dei santi............................................................................... 11

4.2 Il crocefisso ...................................................................................................... 11

4.3 L’umanesimo cristiano..................................................................................... 11

4.4 Gli eretici e l’Europa integralista e della contestazione.................................... 11

4.5 L’Europa e gli ebrei .......................................................................................... 12

4.6 L’Europa del diavolo ........................................................................................ 12

4.7 La guerra giusta ............................................................................................... 12

4.8 Le crociate ....................................................................................................... 13

4.9 La giustificazione delle crociate ....................................................................... 13

Le radici cristiane dell’Europa

5 La bella Europa .............................................................................. 15

5.1 L’Europa urbana e delle Università .................................................................. 15

5.2 L’Europa dei cittadini ....................................................................................... 15

5.3 L’Europa delle tasse ......................................................................................... 16

5.4 L’Europa dei mestieri ....................................................................................... 16

5.5 L’Europa dei mercanti, la navigazione, i mercati e la moneta .......................... 16

5.6 L’Europa delle banche e della frode fiscale ...................................................... 17

5.7 Le università e l’Europa dei professori e degli scioperi..................................... 17

5.8 L’Europa del libro e dei librai ........................................................................... 18

5.9 L’Europa delle Enciclopedie ............................................................................. 18

5.10 La scolastica ................................................................................................... 18

5.11 L’Europa delle lingue...................................................................................... 19

5.12 L’Europa della memoria ................................................................................. 19

5.13 L’Europa della parola, dell’aringa e del discorso militante ............................. 19

5.14 L’Europa ecologica ......................................................................................... 20

5.15 L’Europa dell’inquisizione e della censura...................................................... 20

5.16 L’Europa della carità, degli ospedali e dell’assistenza sociale......................... 20

5.17 L’Europa dei laici ............................................................................................ 20

5.18 L’Europa dell’immagine e dell’architettura .................................................... 20

5.19 L’Europa cortese ............................................................................................ 21

5.20 L’Europa e il lavoro ........................................................................................ 21

6 L’Europa nuova e i confini .............................................................. 22

6.1 L’Europa della produttività .............................................................................. 22

6.2 L’Europa del Bilancio........................................................................................ 22

6.3 L’Europa del corpo e della gastronomia........................................................... 22

6.4 L’ideale umano ................................................................................................ 23

7 Il Medioevo tra il XIV e il XV secolo ................................................ 24

7.1 La carestia e la guerra, L’Europa della bombarda............................................. 24

7.2 L’Europa della pace.......................................................................................... 24

7.3 La peste nera ................................................................................................... 25

7.4 L’Europa della morte e della pazzia.................................................................. 25

7.5 L’Europa della violenza, repressione e grazia................................................... 25

7.6 L’Europa della stregoneria (sabba)................................................................... 26

7.7 Le rivolte dei contadini .................................................................................... 26

7.8 L’Europa delle riforme abolite ......................................................................... 26

7.9 Conflitti nell’Europa del nord e la Russia.......................................................... 27

7.10 L’Europa dei concordati ................................................................................. 27

Le radici cristiane dell’Europa

7.11 I nuovi eretici e la riforma protestante .......................................................... 28

7.12 La devozione moderna................................................................................... 28

7.13 I sentimenti nazionali..................................................................................... 29

8 L’Europa vittoriosa e dominatrice................................................... 30

8.1 L’Europa della stampa...................................................................................... 30

8.2 L’Europa della globalizzazione ......................................................................... 30

8.3 L’Europa del divertimento ............................................................................... 30

8.4 L’Europa del rinascimento ............................................................................... 31

8.5 L’Europa della tolleranza.................................................................................. 31

8.6 L’Europa dei diritti umani dell’integrazione ..................................................... 31

8.7 La semplificazione della carta Europea ............................................................ 31

8.8 Il volto dell’Europa, la minaccia turca e la difesa del papa ............................... 31

8.9 Il sogno della prima assemblea europea .......................................................... 32

8.10 Italia faro e preda dell’Europa........................................................................ 32

9 L’Europa e il mondo alla fine del Medioevo .................................... 33

9.1 L’Europa alla fine del XV secolo ....................................................................... 33

10 Bibliografia .................................................................................. 36

Le radici cristiane dell’Europa

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Le radici cristiane dell’Europa Molti si chiedono che senso abbia interessarsi del passato in un mondo così tanto cambiato, igno-rando che la storia ha già mostrato che quando il pensiero non è radicato nel suo passato, ma na-sce dal conformismo e dall’inerzia, genera un vuoto di ideali in cui prosperano i movimenti di mas-sa basati sugli slogan e sugli istinti più oscuri, come anche il recente passato ha mostrato.

Questa ricerca analizza in una grande sintesi quei valori cristiani giunti a noi dal Medioevo che, pu-rificati dalla storia, sono alla base del nostro modo di esprimerci, di vivere, di pensare e percepire la bellezza, in una parola: della nostra cultura, in quella degli altri paesi europei e sono tali da con-sentirci un fruttuoso cammino comune.

Lo studio delle nostre radici aiuta a conoscere l’origine dei nostri valori, della nostra lingua, dei no-stri comportamenti, dei nostri modi dire e di pensare, per aiutaci a mantenere la rotta e per non sembrare come quel capitano che affida il timone della sua nave al cuoco di bordo.

1 Il medio evo

1.1 I periodi medievali La suddivisione della storia in periodi è sempre un fatto arbitrario stabilito per comodità degli stu-diosi, e non può essere mai fatta di date precise comuni a tutti i luoghi e per tutti gli aspetti di ogni civiltà per cui, per capire la storia e cercare di fare delle distinzioni significative, bisogna soffermar-si solo sulle grandi linee di tendenza nelle grandi aree.

Anche il Medioevo non sfugge a questa difficoltà di classificazione e studiosi diversi propongo più divisioni di un periodo di oltre mille anni di storia che non può essere considerato un unico perio-do omogeneo anche solo limitatamente a quella parte del continente grosso modo corrispondete all’Europa.

Una delle suddivisioni più interessati indica il periodo a cavallo dell’anno 1000 come il confine tra il periodo in cui l’Europa fu terreno di conquista e il periodo di riscossa in cui diventa la patria di po-poli conquistatori con la liberazione delle terre occupate dai musulmani e dalle tribù provenienti dall’oriente, con l’istituzione di nuovi insediamenti mercantili e con la diffusione della fede nell’Europa centrale e balcanica per merito degli ordini religiosi che in questo periodo hanno uno straordinario sviluppo.

L’inversione di tendenza inizia con i franchi che lentamente unificano vaste aree dell’Europa cen-trale in particolare con Carlo Magno, che istituisce le marche e da l’avvio all’Europa Feudale che sta alla base della costituzione di numerosi stati europei.

Convenzionalmente di norma si ritiene che il Medioevo inizia col 476, quando scompare ogni trac-cia dell’impero romano d’occidente e termina per alcuni al 1453, con la conquista dei mussulmani di Costantinopoli, mentre per altri termina nel 1492, ossia quando è scoperta dell’America, ed altri ancora parlano di lungo Medioevo e portano la sua fine al XVIII secolo, inizio della Rivoluzione in-dustriale.

Il primo periodo è quello delle invasioni tra il IV e VIII secolo, detto anche tarda antichità, quando si verifica lo smembramento dell’impero e l’inizio dei tentativi da parte dei popoli invasori di eredi-tarne soprattutto l’autorità, il più importante dei quali fu quello carolingio nell’alto Medioevo tra il VIII e il X secolo.

Mentre il periodo finale, quello feudale tra il XI e il XIII secolo, detto anche basso Medioevo, è quello di relativa di pace, in cui si verifica un grande sviluppo, anche demografico, che porta le sfa-villanti città, le università, la scolastica, le cattedrali e il gotico, seguito poi da un periodo travaglia-

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to che va dal XIV al XV secolo quando ebbe inizio il Rinascimento.

1.2 Medioevo e cristianità Sul Medioevo resistono ancora molti preconcetti, nati in particolare nel XVIII secolo a opera degli illuministi, che oscurarono la verità storica per facilitare la rottura coi valori e la cultura del passato ed esaltare la loro ideologia basata sulla ragione e su una visione anticristiana del progresso.

Eppure il fascino del Medioevo è continuato sino a giorni nostri con i suoi castelli, le sue leggende, le sue tradizioni cavalleresche, le cattedrali gotiche, i monasteri romanici, il fascino del Rinasci-mento, un grande patrimonio che ha portato molte comunità ha rivendicare le loro origini medie-vali come unico riferimento per la loro storia, per cercare di eliminare i veleni e colmare il vuoto che l’illuminismo aveva generato con la sua esaltazione di una mitica e immaginaria età antica pre-sentata come idilliaca, luminosa, di rigoglio spirituale e di progresso, mentre in realtà, fu militarista e schiavista, e per superare le grandi illusioni basate sulla supremazia della ragione che hanno por-tato alle terribili stragi del secolo scorso, che ne hanno dimostrato la loro fallacità.

Tra i pregiudizi c’è l’indicazione del cristianesimo come la causa della caduta dell’impero romano, mentre l’analisi storica ha dimostrato che questo collassò per cause proprie e che, davanti alla sua disgregazione, ci fu solo il cristianesimo che seppe dare una coscienza comune, tramite la trasmis-sione di valori che furono capaci di unire i popoli, superare i confini territoriali e culturali, costruire le basi della moderna Europa e influire sulla nascita e la cultura degli stati americani.

Da osservare poi che mentre l’impero romano aveva portato il centro delle attività nel Mediterra-neo, i popoli del nord e dell’est, che alla sua fine ne occuparono i territori, spostarono il centro di quello che rimaneva dell’impero, al nord delle Alpi anche a causa delle conquiste nordafricane dei mussulmani e del loro blocco del mar Mediterraneo e in coincidenza con la separazione dell’impero bizantino dalla cristianità latina, rompendo l’unità mediterranea e provocando il pas-saggio del sapere da Atene e Roma, a Parigi.

1.3 La cultura medievale Tutta la cultura occidentale deve molto al pensiero sviluppatosi in Grecia, e alla contrapposizione del suo modello democratico con quelli orientali di dispotismo illuminato che ebbero grande influ-enza sulla cultura romana.

Gli intellettuali cristiani seppero nel Medioevo rivalutare, arricchire e sviluppare l’eredità antica, trasformando la figura dell’eroe, modello cui ispirarsi, nel martire e nel santo. Essi ripresero la lin-gua latina, l’arte militare, l’architettura, l’opposizione e complementarità tra città e campagna, il diritto romano, le classificazioni scientifiche, i metodi d’insegnamento, la pratica delle arti liberali (grammatica, dialettica e retorica) e dei numeri (aritmetica, geometria, musica ed astronomia) che divennero le basi dell’insegnamento universitario, ereditando anche molti simboli ed espressioni come ad esempio l’uso del nome di Cesare, tradotto anche in kaiser e zar, usato per indicare i re, e di tiranno per indicare un cattivo re.

Ma seppero anche elaborare nuovi concetti come la suddivisione delle funzioni tra religiosi, guer-rieri e lavoratori e riprendere dai cristiani dei primi secoli l’eredità biblica quando, dopo che Co-stantino li riconobbe nel 313 e dopo che Teodosio I nel 395 fece diventare il Cristianesimo religio-ne di stato, si erano distinti dagli ebrei.

Importanti furono le opere di elaborazione del pensiero cristiano, come le idee sul diritto naturale nelle leggi dello stato e sul diritto canonico, la definizione delle regole monastiche e del clero rego-lare, la traduzione della bibbia in latino di San Girolamo (347-420), le opere di sant’Agostino: Con-fessioni, storia della sua conversione, e La città di Dio, storia del saccheggio di Roma da parte dei

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goti di Alarico, che furono i libri più letti dell’epoca e confutarono le paure millenariste, presen-tando il programma delle relazioni tra la città di Dio e quella degli uomini, e la Regola per il clero regolare delle città.

Queste opere nell’XI secolo portano a identificare la cristianità con l’Europa e dare al Medioevo il significato di periodo di rinascita e trasmissione dei valori dell’antichità.

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2 L’Europa La divisione tra impero di oriente e occidente, con la lunga evoluzione dell’impero romano tra il IV e il VIII secolo, vide numerosi episodi violenti e straordinari che portarono gradualmente a identifi-care l‘occidente con l’Europa.

La parola Europa risale al VIII secolo a.C., quando i greci ripresero una parola semitica dei marinai fenici, che significava ponente, e che è anche il nome di alcune mitiche eroine, la più famosa delle quali fu la figlia di Agenore, re di Fenicia, rapita da Zeus che, innamorato di lei si trasforma in toro e la porta a Creta, dove dalla loro unione nacquero Minasse, Sarpedone e Radamanto.

Come estensione della posizione occidentale di Creta, nasce per i greci l’identificazione degli euro-pei come gli abitanti dell’occidente, che Ippocrate nel V secolo a.C. descrive coraggiosi, votati alla guerra, amanti della libertà, democratici, mentre, nelle sue cronache sulle guerre tra le città gre-che e l’impero persiano, definisce gli orientali saggi, colti, propensi alla pace, che si lasciano assog-gettare pur di ottenere benessere e tranquillità. Definizione che potrebbe anche aiutare a spiegare il termine mussulmano che significa sottomesso.

L’Europa, il cui nome può derivare anche da Euro, lo vento di scirocco figlio di Aurora e di Tifone, che in Grecia soffia da sud-est verso nord-ovest, è stata identificata nell’antichità con la parte oc-cidentale del continente eurasiatico, costituita da un territorio molto diversificato, con pianure, foreste, mari, fiumi e clima temperato con le sue stagioni intermedie, come elementi unificanti.

Da un punto di vista storico l’Europa come entità politica e culturale è nata nel Medioevo, quando crollò l’impero romano, senza che gli uomini dell’epoca, che pur si dirigevano in modo confuso verso obiettivi comuni, ne fossero consapevoli, almeno sino a quando Pio II, papa dal 1458 al 1464 scrisse un testo il cui titolo comprendeva la parola Europa.

2.1 I Padri culturali dell’Europa. In un’epoca in cui in Europa non esistevano, né le nazioni, come le intendiamo oggi, né confini cul-turali, il latino era lingua comune e il cristianesimo era l’elemento unificante, ci furono uomini di cultura classica che hanno saputo cercare nuove vie che porteranno alla nascita della cultura eu-ropea e dell’Europa, tra cui vanno ricordati:

• Boezio, romano (484-520), fu uno dei fondatori dell’umanesimo medievale, porta Aristotele e la convinzione che la musica sia uno strumento superiore di cultura.

• Cassiodoro, dell’Italia meridionale (490-580), fu mediatore tra il mondo romano-bizantino e le società barbare, da origine dell’Europa del libro e delle biblioteche, indicando ai monaci il la-voro intellettuale come valore santificante e lo studio come mezzo di perfezionamento. Scrisse una enciclopedia delle scienze profane ad uso dei monaci.

• Isidoro, vescovo di Siviglia (570-636), fu chiamato l’uomo più sapiente del suo tempo, scrisse il libro delle etimologie che rappresentò uno dei testi più importanti del Medioevo.

• Il monaco Beda, anglosassone (673-736), scrisse la storia ecclesiastica del popolo inglese, pri-mo saggio di storia nazionale che il re Alfredo tradusse in volgare, e De Temporibus e Temporum ratione, opere scientifiche straordinarie per il suo tempo, col calcolo del calendario liturgico, il meccanismo delle maree in rapporto delle fasi lunari e gli elementi fondamentali delle scienze della natura.

• Gregorio Magno, 540 – 604, di famiglia patrizia romana, fondò sei monasteri su terre di sua proprietà, e si ritirò in un settimo a Roma sul Celio, fu ambasciatore a Costantinopoli, nomina-to papa, suo malgrado, nel 590 durante un’inondazione del Tevere e un’epidemia di peste nera a Roma. Organizzò la lotta sia materiale e sia spirituale al flagello. Temeva vicina la fine del mondo, come fanno capire i suoi interventi nelle zone periferiche e le opere di carità da lui av-

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viate. Difese Roma e la chiesa dai longobardi, inviò missioni in Inghilterra. Propose due modelli biblici: Giobbe (Moralia in Job) e san Benedetto con I dialoghi. Scrisse un manuale per i clero: Liber regulae pastoralis, riformò il canto liturgico, perseguì l’integrazione dei barbari, soprat-tutto celti e germani, coi latini e perseguì la loro adesione al cristianesimo.

2.2 Le origini della cultura europea Lo scambio culturale avveniva già ai confini dell’impero romano poiché essi non erano separazioni nette e permettevano scambi, baratti e doni. Nel 410 quando Alarico conquista Roma, inizia il grande insediamento dei germani nell’impero romano dando vita a nuove entità culturali, come testimonia san Severino (Austria).

Ma è nel cristianesimo che lentamente si comincia a delineare una unità culturale come ben te-stimonia la vita di Gertrude, badessa in Belgio, che dopo la sua morte nel 658, viene ricordata co-me: nota a tutti gli abitanti dell’Europa, chiara indicazione di una coscienza europea.

È il tempo in cui il centro culturale e politico che l’impero romano aveva posto nel Mediterraneo, si sposta a nord delle Alpi sia per la perdita di prestigio del vescovo di Roma, non più riconosciuto dalla chiesa di Bisanzio, e sia per le conquiste dei mussulmani che, dopo la morte di Maometto nel 632, conquistano l’Africa settentrionale e bloccano la navigazione nel Mediterraneo occidentale con le loro flotte e con la pirateria.

Tra IV e VIII secolo si affermano i monaci (i solitari) venuti dall’oriente che svolgono un ruolo im-portante nella cristianizzazione dei contadini delle zone rurali, ed alcune donne religiose, vergini. Allora solo i monaci e le monache erano tenuti alla verginità mentre non lo erano i preti e i vesco-vi.

Nel VII secolo, Alto Medioevo, il potere amministrativo delle città passa ai vescovi e l’impero si suddivide in embrioni di nazioni che ricalcano le antiche divisioni romane.

2.3 I monaci e la misura del tempo I monaci lasciano un’impronta importante nei costumi europei con la loro organizzazione del tem-po, fatta per definire le ore della preghiera alternate con quelle del lavoro e i tempi della peniten-za, e nella gestione della salute, con le loro regole dietetiche, le abitudini salutistiche, i salassi e la lotta contro gli eccessi.

Per misurare il tempo stabiliscono il ritmo settimanale col riposo obbligatorio domenicale e poi, nel 532, col monaco Dionigi il piccolo, fissano l’anno zero e il calendario solare, con la sola ecce-zione della Pasqua legata alle fasi lunari secondo l’usanza ebraica. Fissano il Natale, la Pasqua e, come festa dei santi, l’anniversario della loro morte.

La fissazione generale del Capodanno fu invece più laboriosa, anche perché non era legata alla li-turgia e alcuni la ponevano al 25 dicembre, Natale, altri a Pasqua o al 25 marzo festa dell’Annunciazione.

La misurazione del tempo per scandire i tempi della vita civile, iniziò nel VII secolo con l’introduzione delle campane e dei campanili.

2.4 Organizzazione dello spazio Il cristianesimo influì sull’organizzazione dello spazio, con la suddivisione del territorio in diocesi, e la nascita dei pellegrinaggi che collegavano le città che custodivano le reliquie dei santi e dei marti-ri più importanti, come quelle di Pietro e Paolo a Roma e san Martino a Tours.

Le strade dei pellegrini svilupparono anche i posti di tappa, il rapporto tra i monasteri, gli scambi tra le popolazioni, la crescita delle città sede di tappa o custodi di reliquie.

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2.5 La civiltà delle immagini Nel 700 la disputa sulle immagini fornì un grosso contributo al sorgere dell’identità europea poi-ché, mentre i cristiani di Costantinopoli, gli ebrei e i mussulmani le rifiutavano e ne praticavano la distruzione, in Europa Carlo Magno definì nei Libri Carolini l’atteggiamento che bisognava tenere per evitare l’idolatria.

Le dispute sulle immagini, sulla lingua liturgica, sul primato del vescovo di Roma e su questioni teologiche, ha prodotto le premesse per la scissione con la cristianità bizantina, mentre con l’Islam contribuì, a partire da VII secolo, anche allo sviluppo di un conflitto anche militare.

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3 Carlo Magno e l’Europa feudale

3.1 Carlo Magno Carlo Magno è ricordato innanzi tutto come un grande guerriero, coraggioso, forte, violento e cru-dele. Il suo fu un regno lunghissimo, 46 anni di guerre con la pace considerata un intervallo tra due spedizioni militari. Ogni anno a Maggio il re, per decidere quale spedizione intraprendere, convo-cava un’assemblea, la dies (dieta) dove convenivano i nobili con i loro rifornimenti, la loro cavalle-ria e i loro fanti, uomini liberi obbligati al servizio, tra cui anziani e giovani reclute addestrate all’uso delle armi nelle lunghe stagioni della caccia.

Di norma ogni spedizione coinvolgeva tremila cavalieri, diecimila fanti e durava sino a settembre, quando soprattutto i fanti, potevano tornare alle loro case col bottino. In rari casi poteva raggiun-gere anche le trentamila unità o continuare in autunno e in inverno.

Carlo Magno sceglieva con prudenza gli obbiettivi di ciascuna spedizione, soprattutto nelle terre dell’est, sud-est e sud, abitate soprattutto dagli Avari e dai Sassoni, e le preparava con cura, con l’aiuto di esperti consiglieri e in base agli accurati rilievi degli informatori inviati durante l’inverno precedente.

Aiutò anche il papa contro i Longobardi che sconfisse, ma non ebbe molta fortuna in Spagna con i baschi e i mussulmani, come ricorda la Chanson de Roland, scritta per ricordare la morte di Rolan-do, suo nipote prediletto in un’imboscata dei baschi, ma falsamente attribuita ai mussulmani.

Nelle sue guerre si sentiva portatore di giustizia e di riscatto contro i pagani, odiati, disprezzati e temuti, che vivevano di rapina e, come le bestie selvagge abitavano i boschi dove vivevano nella tenebra del male, meritando castigo e redenzione.

La guerra con i Sassoni, che vivevano al di la del Reno e spesso piombavano come falchi a saccheg-giare e fare stragi in rapide incursioni, anche notturne, seminando terrore, odio e desiderio di vendetta, sembrava non finire mai. Nel 782, sembrava che fosse riuscito a piegarli, ma Vitichindo, loro leggendario capo, tese un’imboscata alle truppe di Carlo capeggiate dal cugino Thierry e le annientò. Furiosa fu la reazione di Carlo che li sorprese a Verden, senza però riuscire a catturare Vitichindo che riuscì a fuggire.

Furono catturati circa 5000 uomini che furono obbligati a scegliere tra il battesimo e la decapita-zione, ne morirono 4500. Carlo non si fermò e scatenò con i suoi Franchi il terrore tra i sassoni per una decina d’anni sino a quando riuscì a pacificare quasi tutta la regione.

Questa tremenda strage mostra come l’anima guerriera e la ragion di stato di Carlo Magno erano sempre presenti, anche se non mancavano i dissensi alla sua corte come scrisse Alcuino, suo ri-spettato e ammirato consigliere:

Come ha detto sant’Agostino, la fede è atto di volontà, non di obbligazione. L’uomo può es-

sere condotto alla fede, non esservi costretto. Bisogna mandare in Sassonia sapienti missio-

nari istruiti dall’esempio degli apostoli, che siano predicatori e non massacratori o predoni.

3.2 Carlo Magno e l’Europa Molti hanno indicato Carlo come padre dell’Europa, e, anche se in alcuni testi, come il Carmen de Carolo Magno, viene definito padre dell’Europa, non lo si può definire tale poiché in realtà questo fu più un titolo onorifico che un progetto politico e lui si adoperò solo per la costruzione di un grande regno franco con capitale ad Aquisgrana, la nuova Roma, dove eresse una reggia su imita-zione di quella di Costantinopoli della bellissima Irene, basilissa, tutrice del figlio Costatino erede legittimo, a cui non lasciò mai il potere neanche al raggiungimento della maggior età, con la quale

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furono quasi conclusi accordi dinastici.

La spinta per trasformare il suo regno in un impero arrivò dal papa Leone III che a Natale dell’800 lo incorona imperatore dei cristiani come ringraziamento del suo sostengo contro i longobardi e nell’illusione di ricostruire un impero cristiano in occidente.

Il suo spirito organizzativo e la vastità del suo regno lo spinsero a tentare uno sforzo nell’unifica-zione del diritto, delle regole monastiche con l’adozione della regola benedettina, dei riti religiosi, cui si sottrasse solo quello ambrosiano. Riorganizzò lo stato, il servizio militare, il lavoro nei campi e il clero.

Questo sforzo continuò anche quando il regno fu diviso tra i figli: Francia occidentale e orientale con due popoli che diventeranno poi i francesi e i tedeschi, e nei due regni posti nella fascia inter-media con i territori del nord della Lotaringia, che senza solide basi sparirono rapidamente, e a sud d’Italia.

In un documento del IX secolo: prestaciones Europae species sono indicati come parti principali dell’impero: Italia, Gallia e Germania, che vengono indicate senza frontiere precise e strutture isti-tuzionali. Rappresentarono comunque il primo abbozzo di tre nazioni dell’Europa moderna.

3.3 Carlo Magno e la cultura Malgrado che Carlo fosse un guerriero quasi analfabeta, egli era convinto che la solidità del potere dipendesse dal sapere e dall’istruzione e a tale scopo si avvaleva di validi maestri provenienti da tutto il mondo, soprattutto dotti chierici, per istruire in modo sistematico i figli degli aristocratici e per dare un grande e multiculturale impulso alla cultura dell’epoca. Nel 780 l’Apocalisse, che dal VI secolo era stata trascurata, diventò di moda come primo thriller europeo, col commentario del monaco Beato e ricche miniature che ispiravano angoscia e terrore.

È anche il periodo di alcune importanti innovazioni nell’architettura delle chiese come la pianta a croce con l’invenzione della navata orizzontale, il transetto.

3.4 L’agricoltura, i villaggi e il culto dei morti Il blocco dei mari: Mediterraneo da parte dei mussulmani e del Nord da parte dei Vichinghi, e con-seguentemente blocco del commercio, ha portato allo sviluppo di un’economia prevalentemente agricola di auto sostentamento, favorita anche dal periodo di relativa pace, derivato dal consoli-damento del regno di Carlo Magno, che determina la decadenza dei castelli, non più necessari al sistema di difesa, e lo sviluppo dei villaggi come oggi li conosciamo, ossia con le case dei contadini costruite attorno alla chiesa e al cimitero, base delle future parrocchie.

Da notare che mentre il mondo antico aveva paura dei morti e li seppelliva di norma lontano dai centri abitati, anche se in famiglia ne era sviluppato il culto, il cristianesimo li integra all’abitato e nel XI secolo istituisce la loro commemorazione al 2 novembre.

3.5 Le origini della nobiltà I signori ci sono sempre stati e si sono differenziati per il potere e la ricchezza, ma è solo a partire da poco dopo l’anno Mille che si afferma il concetto di una classe superiore basata essenzialmente sui vincoli di sangue, che ottiene il prestigio mediante la generosità, la beneficenza e i comporta-menti virtuosi sociali e religiosi.

3.6 Il matrimonio e le donne A partire da XII secolo, con la riforma di Gregorio VII, il matrimonio assume le caratteristiche che sono giunte sino ai giorni nostri, diventando decisamente monogamico, indissolubile e rendendo difficile il ripudio della moglie.

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A tale proposito la Santa Sede, per evitare abusi, evoca a sé la possibilità di ripudio, introduce la proibizione del matrimonio tra consanguinei sino alla quarta generazione, aumenta le sanzioni contro l’adulterio, aggiunge al contratto civile la valenza religiosa, contrasta i matrimoni combinati a favore del reciproco consenso, stabilisce regole per una migliore considerazione della donna, nel 1215 stabilisce la pubblicazione obbligatoria presso la chiesa dove avviene la cerimonia, include il matrimonio tra i sacramenti, migliorando le garanzie per il rispetto del precetto religioso e la pro-tezione della moglie e dei figli.

Ma anche gli aspetti civili dei rapporti matrimoniali furono oggetto di miglioramento quando An-drea Cappellano scrisse nel 1184: Tractatus de amore, un manuale sull’amor cortese che ebbe molto successo e influenza sui comportamenti degli sposi dei secoli successivi.

3.7 La separazione tra stato e chiesa A partire dall’imperatore Costantino di fatto la chiesa era diventata parte integrante dello stato e gli imperatori intervenivano in molte occasioni per indire concili, nominare e destituire vescovi, giudicare ed eseguire condanne anche su questioni a carattere religioso. Con la riforma Gregorio VII volle sottrarre la chiesa dal controllo dei laici e in particolare degli imperatori.

Umberto di Silva Candida all’epoca scrive: Come i chierici e i laici sono divisi nei santuari per i posti e uffici così devono essere distinti

all’esterno in funzione dei loro rispettivi compiti. Che i laici si dedichino soltanto ai loro

compiti, le questioni secolari, e i chierici ai loro, vale a dire le questioni della chiesa.

Inoltre la riforma promuove l’organizzazione delle società e del culto con le parrocchie, il battesi-mo dei bambini, il matrimonio e la famiglia, la disciplina dei sacramenti, le preghiere per i defunti e la regolazione dei costumi con l’esaltazione delle virtù, la condanna dei vizi con pene spirituali e la sottolineatura della presenza del maligno.

3.8 La cultura popolare Con la separazione tra clero e laici, il castello diventò il centro delle attività e del confronto con la chiesa, determinando l’affermazione di una cultura popolare che riprendeva comportamenti e su-perstizioni ereditati dall’antichità, come le cerimonie per provocare la pioggia, le tradizioni relative alla nascita, alla morte e alla vita sessuale, le danze e le processioni mascherate, facendo così so-pravvivere elementi di culture antiche.

3.9 I documenti e l’istruzione L’affermazione dei diritti, in particolare quelli di proprietà e successione, che era stata sino all’anno 1000 soprattutto orale, comincia a essere trasferita su documenti con valore giuridico, ini-zialmente redatti da chierici, ma poi, con lo sviluppo delle città in primo luogo nell’Italia meridio-nale, dai laici che si affermano nel ruolo di notai e dalla costituzione delle cancellerie per la reda-zione e conservazione dei documenti.

Lo sviluppo della documentazione che porta alla necessità di disporre di persone preparate alle funzioni richieste dalla sua gestione, provoca la nascita nel 1194 di scuole e università, il cui termi-ne significa corporazione dei docenti e degli studenti.

3.10 I regni medioevali, i poteri del sovrano e il diritto civile e canonico Le caratteristiche dei regni medioevali sono importanti perché in buona parte sono alla base delle funzioni dei governi democratici attuali, infatti, sino all’XI secolo, il sovrano era l’immagine di Dio e per questo aveva alcuni privilegi, e oggi, anche se questo non è più vero, ciò nonostante i gover-nanti ne conservano alcuni, come ad esempio la non giudicabilità, il diritto di grazia e in alcuni casi anche il comando delle forze armate e della giustizia.

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Ma il re feudale non più illetterato, riceve anche in eredità dal diritto romano i due poteri di auto-rità e potestà, che definiscono il suo potere e i mezzi per esercitarlo, la maestà che gli consente di esercitare il diritto di grazia e di essere protetto contro il delitto di lesa maestà, e inoltre dal cri-stianesimo riceve anche quello della dignità.

Da questi poteri derivava che ogni re non aveva un potere illimitato e la sua investitura era di tipo contrattuale poiché col giuramento dell’incoronazione s’impegnava al rispetto di Dio, della Chiesa e del popolo e a stabilire la pace e la giustizia.

Il XII secolo, a fianco della rinascita del diritto romano, vide anche la nascita del diritto canonico, ad opera del monaco Graziano da Bologna, per la regolazione anche di alcuni aspetti civili come il matrimonio e alcune pratiche nell’esercizio dell’economia, come l’usura.

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4 Il culto

4.1 Il culto mariano e dei santi La venerazione della Vergine risale alle origini del cristianesimo, ma tra i XI e il XIII secolo si svilup-pa in Europa in modo straordinario, con culti simili a quelli che già faceva la chiesa ortodossa. Ma-ria è vista prima di tutto come madre e poi come l’avvocato presso il figlio e persino come protet-trice di criminali e peccatori i cui delitti sembrano imperdonabili.

Le sono dedicate: le feste della Purificazione che, prende il posto di una festa pagana di risveglio della natura e dell’orso, celebra la purificazione della puerpera e prolunga i 40 giorni di astinenza osservati dagli ebrei dopo il parto; e quelle dell’Annunciazione e Assunzione.

È nel XII secolo che è definita l’Ave Maria e Maria è inserita in tutti i riti penitenziali e si inizia an-che la pratica di dedicarle numerose cattedrali.

Nell’arte Maria è presa come modello di bellezza e di pietà.

Nello stesso periodo si sviluppa il culto eucaristico e l’invocazione dei santi per la guarigione di al-cune malattie.

4.2 Il crocefisso Assieme allo sviluppo del culto mariano si assiste all’evoluzione del culto per Cristo e alla compar-sa nell’XI secolo del crocefisso, già presente come segno distintivo dei cristiani.

Prima era predominante soprattutto il Cristo glorioso vincitore della morte nella tradizione degli eroi antichi, poi col risveglio evangelico e lo sviluppo degli ordini mendicanti e delle opere di mise-ricordia verso gli ammalati e soprattutto verso i poveri, prende corpo la rappresentazione della passione e della deposizione.

4.3 L’umanesimo cristiano L’uomo è rappresentato soprattutto da Giobbe, umiliato e annientato. Per la sua salvezza deve sforzarsi di incarnare la sua somiglianza con Dio e per far questo deve far uso del diritto naturale e della ragione, per conformare i suoi comportamenti ed evitare i peccati contro natura.

Poi con sant’Anselmo, agli inizi del XII secolo, comincia la riflessione sull’importanza della com-prensione razionale della fede e lo sviluppo dell’interiorità con la concezione del peccato d’inten-zione.

4.4 Gli eretici e l’Europa integralista e della contestazione Sin dagli albori la chiesa ha dovuto definire mediante i concili i dogmi della fede per combattere l’eresia, parola che significa scelta.

Nel XI secolo la chiesa si muove con difficoltà tra le riforme necessarie per: il clero, la simonia per la vendita dei sacramenti, la mancata osservanza del celibato dei preti, molti dei quali erano spo-sati o vivevano in concubinato, l’arricchimento di individui o di istituzioni ecclesiastiche. Ma anche per il rifiuto di molti laici di: ricevere i sacramenti dalle mani di preti, soprattutto se indegni; fare devozioni al crocefisso e alla croce; rispettare la sacralità dei cimiteri; lasciare l’esclusiva del clero nella lettura e predicazione del vangelo.

Nasce così l’Europa della contestazione, dell’integralismo.

L’eresia accompagna la chiesa sin dalle sue origini, e poco a poco precisa i suoi dogmi, ma il suo co-involgimento con lo stato la mette di fronte a sempre più forti contrasti determinati dalla volontà d’indipendenza sia della chiesa e sia dai laici e dalla difficoltà di definire i rispettivi campi d’azione.

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Tra le eresie più importanti ci fu quella dei Catari, nata nelle Fiandre nel 1163, che coinvolse nu-merosi nobili per l’impedimento dei matrimoni tra conseguirei, il rifiuto della materia, della carne, l’introduzione di comportamenti e riti diversi. Fu più un’altra religione che un’eresia, e produsse la nascita dell’inquisizione preparata dall’ordine di Cluny per la lotta alle eresie, che allora dominava la cristianità con il grande abate Pietro il Venerabile, che nel 1122-1156 scrisse tre manuali dell’ortodossia cristiana, che fu completata nel concilio Lateranense IV (1215). Stabilì l’istituzione di un’inquisizione pontificia oltre a quella episcopale, e il metodo inquisitorio che richiedeva la confessione da parte dell’accusato, se necessario anche con la tortura, e la condanna al rogo ese-guita al potere temporale.

Era l’epoca in cui nacquero i Valdesi per opera del mercante Pierre Valdes che pur rimanendo lai-co, predicò la povertà, l’umiltà e la vita evangelica, non una vera e propria eresia, ma una richiesta di maggior spazio ai laici senza contestare l’autorità ecclesiastica. Poi ci furono i patarini, gli umilia-ti, i pasagiani, i giuseppini e gli arnaldisti cui la chiesa rispose con l’attività antieretica da parte di papa Innocenzo III (1198-1216) che assimilò l’eresia al delitto di lesa maestà, che comportava la condanna dell’eretico, la confisca dei beni, l’esclusione dalle funzioni pubbliche e dalle eredità.

Ma la repressione divenne sanguinosa con quella detta degli Abigesi, fatta da parte di numerosi si-gnorotti della Francia del Nord che erano stati privati delle loro terre, che cominciò con il sacco di Béziers e il massacro degli abitanti di Biterre nella chiesa della città.

4.5 L’Europa e gli ebrei In Europa sino al XII secolo gli ebrei sono pochi, a volte tollerati e altre volte protetti, poiché svol-gevano di norma attività che non svolgevano i cristiani, come il mestiere di medico soprattutto per ricchi e potenti, il debole commercio con l’oriente, il prestito di denaro con interesse per le esigen-ze domestiche dei ceti inferiori, che non avevano altre possibilità di accedere al credito proibito dalla chiesa.

Nella Spagna visigota si sviluppa una severa legislazione antigiudaica, che dura sino alla conquista della penisola iberica da parte dei mussulmani e che alcuni ritengono all’origine dell’anti-semitismo.

Ma fu in particolare tra il XII e il XIII secolo che gli Ebrei subirono persecuzioni ed espulsioni a co-minciare dall’Inghilterra tra il 1194 e il 1290. Poi il concilio Lateranense IV del 1215 stabilì tra l’altro che i principi dovessero l’imporre agli ebrei di essere riconoscibili mediante un cerchio rosso cucito sugli abiti, cosa peraltro poco seguita dalla maggior parte dei governi. Poi vennero le espulsioni dalla Francia tra 1306 e il 1394, dalla Germania tra il 1348 e il 1350. L’espulsione dalla Spagna del 1492, fu dovuta in parte al loro grande numero, determinato dalle espulsioni dagli altri paesi, ed in parte anche dai loro rapporti di affari coi mussulmani.

4.6 L’Europa del diavolo La diffusione della lebbra e delle epidemie di origine sconosciuta e misteriosa, l’incapacità di curar-le e di prevenirle, così come i comportamenti contro natura, furono messi in relazione col peccato e col demonio, e questo diffuse l’idea di una contro società guidata da Satana che minaccia i buoni e i fedeli cristiani, la loro purità e la loro salvezza. Una paura viene solo dal cristianesimo ma anche da una moltitudine di superstizioni provenienti dall’antichità e mai sradicate.

4.7 La guerra giusta Sino al IV secolo i cristiani furono perseguitati poiché si rifiutavano di prestare il servizio militare per non spargere il sangue, ma poi con l’impero che divenne cristiano, non si rifiutarono più di pre-stare tale servizio per difendere l’impero pur essendo ostili alla guerra, anche se era pur sempre

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proibita ai preti e ai vescovi ad esclusione degli ordini cavallereschi costituiti per la difesa dei luo-ghi santi.

Solo con sant’Agostino fu elaborato il concetto di guerra giusta i cui requisiti erano che: Doveva essere stabilita da un capo supremo come l’imperatore, non doveva essere né ag-

gressiva, né preventiva, doveva essere la risposta a una aggressione o a una ingiustizia, non

doveva realizzare conquiste o ottenere bottino, doveva rispettare la vita delle persone di-

sarmate.

4.8 Le crociate Il termine crociata è stato coniato dagli storici nel XV secolo, ossia dopo il loro svolgimento, e comprende le iniziative militari condotte dai cristiani per la riconquista nella regione chiamata al-lora Siria, della Palestina e del santo Sepolcro che, dopo la dominazione romana, era passata pri-ma sotto l’impero di Bisanzio e poi sotto i mussulmani.

Tra il 1095 e il 1291 si svolsero sette crociate con alterne fortune e, se alla fine non raggiunsero il loro obiettivo, comunque diedero origine a un oriente latino a Cipro, in Romania e a Rodi.

Il periodo di prosperità che ha prodotto sviluppo demografico ed economico ha determinato un gran numero di giovani frustrati senza terra e beni che, quando si prospetta l’idea di riconquistare la terra santa e riprendersi una rivincita contro i mussulmani che con la loro guerra santa avevano occupato terre cristiane, aderiscono con entusiasmo.

Fu papa Urbano II nel 1095, al termine di un concilio a lanciare un appello che ebbe un’enorme ri-sonanza e mise le premesse alla prima crociata che portò alla conquista di Gerusalemme nel 1099, dove di verificò un terribile massacro di mussulmani, che iniziò un lungo periodo di crociate e guerre con alterne fortune.

Ma le crociate sono anche il segno di numerosi paradossi come quelli che:

• Le crociate sono condotte dai cristiani, legati a una religione di origini pacifiste, contro i mus-sulmani con una religione che include la guerra santa.

• La riconquista di territori conquistati dai mussulmani, provoca una reazione che porterà alla caduta di Costantinopoli e dell’Europa orientale.

• Dovevano unire le chiese nella guerra al comune nemico, ma in realtà ne accentuò le divisioni.

Ma, a fronte di questi paradossi, tra le conseguenze più importanti c’è la crescita della consapevo-lezza di una prospettiva di unione europea e alla rinuncia di capitale del cristianesimo a Gerusa-lemme. Fu comunque un’esperienza straordinaria che sviluppò le capacità degli europei fuori dalle proprie terre nel settore militare e diplomatico, nel stabilire alleanze, costruire stati e confrontarsi sulle scelte urbanistiche e religiose.

Fu anche una straordinaria esperienza umana, dove molti uomini mostrarono il loro coraggio, la loro fede, le loro qualità e i loro difetti che hanno lasciato un profondo segno nella storia europea.

4.9 La giustificazione delle crociate La definizione del concetto di guerra giusta di Agostino, pose in discussione la legittimità di una guerra di conquista com’erano le crociate, anche perché le chiese bizantina e romana hanno con-tinuato a ritenere riprovevole l’uccisione di qualunque essere umano e richiedere una penitenza del soldato che avesse ucciso un nemico. Alano di Lille scriveva:

Chiunque abbia ucciso un pagano o un giudeo, dovrà assoggettarsi a una penitenza di qua-

ranta giorni, perché colui che egli ha ucciso è una creatura di Dio che avrebbe potuto essere

condotta alla salvezza.

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Ma dopo la morte di Carlo Magno, l’Occidente cristiano si sentiva assediato a nord dalle terribili incursioni degli scandinavi, a est dai cavalieri ungari che conducevano incursioni nelle terre ger-maniche, italiane e del Borgognone, a sub dai saraceni dopo essere stati respinti ricomparivano in Provenza, nelle isole, nel sud d’Italia dove giunsero a saccheggiare anche Roma.

Gli europei non si erano mossi quando i saraceni conquistarono l’Africa del nord e gran parte della Spagna e non avevano reagito al martirio degli abitanti di Cordova, ma le nuove incursioni sarace-ne in Sicilia indussero papa Giovanni VIII a chiedere aiuto ai Franchi e a tutti i guerrieri cristiani in-vitandoli a difendere la cristianità ed emanò una bolla nell’878 in cui riconosceva un’indulgenza ai combattenti, costituendo, di fatto, la prima organizzazione militare cristiana a scopo difensivo che riuscì a bloccare i saraceni e scavalcare l’imperatore.

Ma l’esperienza durò poco, ma indicò che anche i cristiani si dovevano organizzare per fronteggia-re il loro comune nemico. Soprattutto alla fine del X secolo, quando l’autorità imperiale era debole ed erano frequenti le guerre private che per farsi giustizia da sé provocavano saccheggi, distruzio-ni, incendi, rapimenti di uomini e animali, la chiesa fu costretta ad intervenire per porre limiti all’esercizio del diritto di guerra, col divieto di coinvolgere clero, contadini e viaggiatori. I nobili e i cavalieri furono impegnati a reprimere le infrazioni con la minaccia di scomuniche.

L’oriente dalla fine del IX secolo è teatro di continui scontri tra l’impero di Costantinopoli e il calif-fato di Bagdad, che dava spazio ai confini: agli emiri; ai Turchi provenienti dalle steppe del lago A-ral; e alle bande di predoni. Alla fine del IV secolo i pellegrini e i mercanti erano costretti a difen-dersi costituendo grandi gruppi, sino a 7000 persone, per continuare a frequentare la Terra Santa e visitare il Sacro Sepolcro, malgrado la conquista araba.

Ma le difficoltà per arrivare in Terra santa, sia via mare, dove c’era il pericolo dei pirati, sia via ter-ra per il pericolo delle numerose bande di briganti e sia le vessazioni che subivano per ogni prete-sto con richieste di denaro sempre più onerose, indussero i patriarchi di Gerusalemme e le comu-nità religiose a chiedere aiuto agli occidentali, che si sentivano obbligati verso i Luoghi Santi e in particolare al papa che decise di lanciare il suo appello.

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5 La bella Europa

5.1 L’Europa urbana e delle Università Il XIII secolo è considerato il periodo del massimo splendore dell’epoca medievale con la costru-zione dell’Europa urbana, lo sviluppo del commercio e dell’istruzione. L’istruzione coinvolgerà ol-tre il 60% dei bambini delle città e in alcune anche delle bambine.

Ma anche l’istruzione superiore, che oggi chiamiamo universitaria, ebbe grande sviluppo e grandi maestri.

5.2 L’Europa dei cittadini In questo contesto la funzione militare diventa secondaria mentre cresce il funzione economica con lo sviluppo dei consumi, delle botteghe artigiane, dei mercati e delle fiere ed aumenta la con-trapposizione tra campagna, con la servitù e i legami alla terra, e città che consentiva grandi liber-tà i suoi abitanti, come dice un antico proverbio germanico: l’aria della città rende liberi.

La consapevolezza del valore della cittadinanza trova sostegno dai pensatori cristiani come Agosti-no e Isidoro di Siviglia, che riprendono il concetto di città di Aristotele e Cicerone, vista non come abitato protetto da mura ma come l’insieme dei suoi abitanti.

Questa coscienza porta anche all’abbellimento delle città con la lastricatura delle strade, la raccol-ta dei rifiuti e delle acque di scarico e la costruzione di monumenti, anche con finalità estetiche.

È questa l’epoca in cui è forgiata l’idea di bellezza, il risorgere delle mura come simbolo della città con la cura per le porte di accesso.

Il primo tipo di città che s’impose fu quello delle città episcopali, quando la presenza di un vescovo era il segno urbano per eccellenza.

Le città si moltiplicarono e s’ingrandivano. Nacquero città importanti come Parigi con oltre 200.000 abitanti, Firenze e Venezia con oltre 100.000, Milano con oltre 75.000, Bologna oltre 60.000, Londra, Gand e Genova con oltre 60.000 così come Cordova che allora era sotto i mussul-mani, Palermo e Barcellona con oltre 50.000. Allora le città importanti contavano tra i 10.000 e i 20.000 abitanti.

La letteratura si espanse con successo e riguardava le cronache e le lodi alle città, in un’epoca in cui mancava la nozione stessa di paesaggio, l’ammirazione e l’attenzione era esclusivamente rivol-ta alle città, come mostra il miglior trattato dell’epoca: Meraviglie della città di Milano, scritto dal Bonvesin della Riva nel 1288.

È questo anche il periodo delle affermazioni delle capitali come importanti sedi politiche come Londra, Parigi, la più importante, oltre Roma definita Caput Mundi.

In Europa i nobili risiedevano in castelli e avevano in città residenze secondarie, mentre in Italia a-bitavano le città e questo contribuì all’affermazione di città che col territorio circostante possedu-to dai signori, coincidevano con uno stato come Venezia, Milano e Firenze.

È questo il periodo in cui sono limitati i poteri dei governanti dalle rivolte, per lo più pacifiche, che portarono alcune garanzie ai cittadini e, in Italia, alla nascita delle autonomie comunali.

Si ebbe anche un ampio ricorso ai giuristi per un’Europa della litigiosità e della burocrazia che porterà tra il XII e il XIII secolo alla rielaborazione del diritto romano e all’elaborazione di quello canonico con la trascrizione dei costumi feudali.

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5.3 L’Europa delle tasse Nel Medioevo le numerose imposte di tipo feudale gravavano soprattutto sui contadini ma fu con lo sviluppo delle città che tale sistema dovette cambiare spesso suscitando violente rivolte.

Tra le imposte principali ci furono le taglie per la realizzazione delle opere pubbliche giustificate dalla nozione di bene comune ma spesso fonte di disuguaglianze e ingiustizie.

5.4 L’Europa dei mestieri In particolare a Firenze si svilupparono le corporazioni professionali, suddivise per mestieri, 11 per le arti maggiori che raggruppavano i mercanti più ricchi, con le prime 5 arti che riguardavano quel-le che svolgevano i traffici internazionali soprattutto della lana e della seta, i medici e gli speziali, che si occupavano delle 288 spezie. Essi formarono il patriziato che dominava la città, a fronte del-le più povere e numerose arti minori.

È questo il periodo in cui alcuni grossi mercanti, prima cambia valute, diventarono anche banchieri e si sviluppa il commercio unitamente a quello dell’industria tessile soprattutto nell’Italia setten-trionale e centrale, e nella Fiandra.

Ma malgrado le grandi disuguaglianze, lo sviluppo delle città europee fu certamente più inteso, di-versificato, rivoluzionario e democratico rispetto le città bizantine, mussulmane e cinesi e compre-si tutti i popoli dell’Europa e dei paesi celtici, scandinavi, slavi, germanici e ungheresi, con al sola eccezione dell’Islanda e della Frisia (Paesi Bassi).

Infatti nelle città vive una società pullulante concentrata dalle mura urbane poste in vaste distese scarsamente popolate, dove si scambia e si produce, con un’economia monetaria portata dal gu-sto per il negozio e il denaro, la tendenza al lusso e al senso del bello, dove si sviluppa una cultura comunitaria forgiata dalla scuola, dalla piazza, dalla taverna e dal teatro nato prima nei monasteri e poi, dal XIII secolo, sulle piazze.

I ricchi non si strutturano in gerarchie, ma in gruppi di uguali che governano una massa unanime e solidale che costruisce le città come opere d’arte e ma istituzionalizza l’ingiustizia, soprattutto fi-scale, generando un massa sempre più numerosa di poveri.

5.5 L’Europa dei mercanti, la navigazione, i mercati e la moneta Nel XIII secolo, in un periodo di relativa pace, si sviluppa un’autentica rivoluzione commerciale che vede la crescita di un piccolo numero di città commerciali che a sud, soprattutto in Italia e in forma limitata in Spa-

gna e Provenza, gestiscono i commerci del Mediterraneo coi i mussulmani, e a Nord, soprattutto in Ger-mania, con i paesi slavi e scandinavi.

Il mercante era soprattutto itinerante ed era penalizzato dal cattivo stato delle strade, dalla caren-za di mezzi di trasporto, dall’insicurezza, dalle tasse e dai pedaggi imposti dagli innumerevoli si-gnori dei territori che attraversavano, costringendoli a privilegiare le vie d’acqua, tra cui il Po e il Rodano coi suoi affluenti, la fitta rete dei canali inglesi e fiamminghi, ma soprattutto a utilizzare i trasporti marittimi. Questo comportò lo sviluppo tecnologico delle navi specialmente italiane e in particolare in quelle veneziane con un considerevole aumento del tonnellaggio trasportabile, il ti-mone fissato alla poppa, la vela latina, la bussola e lo sviluppo della cartografia.

Furono anche costruiti numerosi ponti sui fiumi, il più ardito dei quali fu quello del Gottardo il pri-mo ponte sospeso che realizzò la strada più corta tra l’Italia e la Germania.

Alla fine del XII secolo iniziò lo sviluppo delle fiere della Champagne che si succedevano tutto l’anno nelle varie località facendone un mercato europeo permanente, per merito anche delle po-litiche liberali dei conti che concedevano salvacondotti, esenzioni dalle imposte, diritti di passaggio

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con una speciale polizia che controllava la legalità e l’onestà delle transazioni e garantiva le opera-zioni commerciali e finanziarie.

Le fiere portarono, alla fine del XIII secolo, alla nascita delle imprese commerciali e allo sviluppo dei commerci con le principali città commerciali che coniavano le loro monete d’oro, in sostituzio-ne delle monete feudali basate sull’argento, come i Ducati di Venezia, i Denari di Genova, i Fiorini di Firenze e gli Scudi della Francia.

La nascita delle imprese commerciali fa diventare sedentari i mercanti e produce l’istituzione di una serie di nuove figure professionali come: contabili, commissionari, rappresentanti, impiegati detti anche fattori, che risiedono all’estero e ricevono ed eseguono gli ordini dei padroni delle im-prese.

5.6 L’Europa delle banche e della frode fiscale Tra i mercanti si distinguono i cambiavalute che accettano anche depositi che investono poi nei prestiti come i lombardi, per intendere gli italiani e i chaorsini per intendere quelli delle città di Cahors in Francia, famosi prestatori di denaro a livello internazionale, mentre il prestito al minuto era effettuato dagli ebrei.

In un celebre testo della seconda metà del XIII secolo, il giurista Beaumanoir scrive: “Molte proteste si levano nei comuni relativamente alla taglia, perché avviene spesso che i

ricchi che governano gli affari della città dichiarino meno di quanto debbono, loro e le loro

famiglie e fanno beneficiare dei medesimi vantaggi gli altri ricchi re così tutto il peso ricade

sull’insieme dei poveri”

In questa l’epoca la diffusione di nuove tendenze comporta un forte aumento della circolazione del denaro e anche scandali come quando ad Arras un membro di una famiglia di banchieri dimen-ticò di dichiarare una cifra molto importante. Era nata l’Europa delle Frodi fiscali.

In origine nel XII secolo quasi tutti i mercanti sono anche usurai e la chiesa li condanna, ma quando l’usura divenne quasi monopolio degli ebrei, lentamente si cominciò a distinguere tra guadagni le-citi ed illeciti, riconoscendo ad esempio che il ritardato pagamento poteva produrre un danno che si poteva risarcire, così come il rischio e che l’attività commerciale operasse per il bene comune e dovesse essere retribuita come un qualsiasi lavoro.

I mercanti si distinsero anche per le opere di misericordia, come: la costruzione dei primi ospedali urbani; la costruzione e abbellimento di chiese; retribuendo artisti per opere pubbliche come ad esempio Giotto; la fondazione di scuole in cui veniva diffusa la conoscenza della scrittura, del cal-colo, della geografia e delle lingue commerciali e dove era usato il famoso trattato del calcolo: Li-ber abaci del 1202 del pisano Leonardo Fibonacci che imparò la matematica dagli arabi.

5.7 Le università e l’Europa dei professori e degli scioperi La prima università fu quella di Bologna che ricevette formalmente i suoi statuti dal papa nel 1252, e già nel 1154 ricevette alcuni privilegi per maestri e studenti da Federico Barbarossa. A Parigi l’università ricevette privilegi dal papa Celestino III nel 1174, dal re di Francia Filippo Augusto nel 1200 e il suo statuto nel 1215. Le università di: Oxford, Cambridge e Montpellier furono istituite nel XIII secolo; Napoli nel 1224; Lisbona nel 1288; e Salamanca nel 1255 come sviluppo d’istituzio-ne regia nata nel 1218.

Nelle università, di norma finanziate dalle diocesi e dai governi, s’insegnava ottica, diritto, logica, grammatica, fisica e medicina, e l’insegnamento era costoso perché gli studenti dovevano mante-nersi da soli o, se più dotati, essere accolti nei collegi fondati da alcuni benefattori, come quelli della Sorbona, Hracourt, Navarra e Merton.

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I diplomi erano validi per tutta la cristianità ed erano di più livelli, col dottorato per i maestri a quello più elevato. Ci si spostava facilmente per ricevere l’insegnamento dei maestri più famosi come i domenicani Albero Magno, tedesco, e Tommaso d’Acquino, o il francescano italiano Bona-ventura.

Nel XIII secolo si sviluppò il calendario dei corsi e il mese di vacanza estiva. Nelle università ci furo-no i primi scioperi, il più famoso dei quali fu quello che dal 1229 al 1231 a Parigi.

5.8 L’Europa del libro e dei librai Un primo sviluppo del libro si ha tra il IV e il VII secolo quando il codex introdusse la pagina su pergamena (pelle di pecora) che prese il posto dei rotoli chiamati volumen. Comunque la sua dif-fusione rimaneva frenata sia dal basso numero di lettori e sia dal costo della pergamena, rimanen-do di fatto limitata ai monasteri con le loro biblioteche (scriptoria).

Verso il 1140, iniziò un nuovo periodo di sviluppo con l’abbandono della lettura ad alta voce, l’adozione della tecnica della pecia, inventata a Parigi dal monaco Ugo da san Vittore per facilitare il lavoro dei copisti e produrre più copie contemporaneamente, il miglioramento della punteggia-tura e l’introduzione dei capitoli e dell’indice analitico.

Queste novità moltiplicarono il numero dei libri e dei lettori, sviluppò le attività librarie, introdusse nuovi mestieri come quello del libraio e iniziò la produzione di libri di devozione dedicati alle don-ne.

5.9 L’Europa delle Enciclopedie Grande successo ebbero a partire dal XII secolo le enciclopedie per la raccolta di tutte le conoscen-ze relative alla natura e alla società come quella di Ugo da san Vittore col suo Didascalion, che contiene una mescolanza di sacro e profano, seguito da Alessandro Neckman col suo De naturis

rerum, De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico (1230-1240), il chierico Tommaso di Can-timbrè col suo Liber de natura rerum (1230-1240) e Bomum universale de apibus, dove confronta il mondo umano con quello delle api, il domenicano Vincenzo di Beauvais (1264) con Speculum ma-

jus, seguiti poi dalle opere del domenicano Tedesco Albero Magno (1200-1280), francescano in-glese Ruggero Bacone (1214 –1292) e dal catalano Raimondo Lullo (1232-1326).

5.10 La scolastica L’insieme dei metodi per l’insegnamento, in particolare per le università, ha preso il nome di scola-stica, come sviluppo della dialettica, ossia l’arte di argomentare con domande e risposte, e intro-durre il gusto dell’ordine, della chiarezza e l’idea del sapere come liberazione intellettuale, prima ancora di Cartesio, come fece padre Anselmo di Canterbury (1033-1109) nell’argomentare la sua dottrina sulla compatibilità tra libero arbitrio e grazia.

Il monaco Abelardo è stato nel XII secolo il più grande dei prescolastici che con la sua opera: Dia-

logo tra un filosofo, un ebreo e un cristiano, che attualizza lo spirito critico elaborato dai greci, ed in particolare da Aristotele. Affermava:

“la prima chiave della saggezza è un’interrogazione continua. Aristotele ha detto che non è

inutile dubitare di ogni cosa. In realtà chi dubita è spinto a cercare. Chi cerca trova la verità” e

“Qualunque sia l’argomento della discussione, la dimostrazione razionale conta più del peso

e dello sfoggio di autorità”

Dalle università saranno pubblicati i Florilegi, commenti alla bibbia, sentenze ed elaborazione di testi fondamentali, di cui fu maestro a Parigi l’italiano Pietro Lombardo (1155), sarà introdotta la glossa, le annotazioni scritte a fianco del testo, i commentari, testi di commento ed aggiornamen-

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to della tradizione, le summe, ossia le sintesi documentate ed aggiornate della filosofia, la più fa-mose delle quali furono quelle di Tommaso d’Acquino e quelle di Ruggero Bacone.

5.11 L’Europa delle lingue L’insegnamento universitario avveniva in lingua latina, che era rimasta la lingua del sapere e quella liturgica, favorendo l’affermarsi di una mentalità Europea tra il clero e le elite.

I popoli europei compresi nell’impero romano, tra il I e il IV secolo, conoscevano forme modificate del latino (basso latino) e continuavano a parlare le loro lingue di origine ma dopo la caduta dell’impero romano e il declino del sistema scolastico, cominciarono ad abbandonarlo per passare alle lingue dette volgari.

Alcuni identificano la nascita delle lingue volgari nel 842 in riferimento ai Giuramenti di Strasbur-go prestati dai due figli dell’imperatore Ludovico il Pio in un linguaggio in cui si vedono gli inizi del francese e del tedesco.

Anche nella chiesa che aveva considerato lingue legittime, l’ebraico, il greco e il latino, l’opera di Agostino nega la superiorità di una lingua su un’altra, poiché:

“Dio è adorato in tutte le lingue e l’uomo è esaudito se domanda cose giuste”.

Nel 813 nel concilio di Tour si stabilì che i predicatori dovessero predicare nella lingua del popolo.

Nel XIII secolo le lingue volgari cominciarono a essere scritte e comparve una letteratura volgare tra cui: Chasons de geste e Chanson de Roland, i fabliaux, romanzi cortesi che assieme alle opere delle varie lingue contribuiranno all’affermazione di quelle volgari e alla nascita del romanzo stori-co e d’amore.

Comunque la diffusione delle lingue volgari, l’affermazione e la scomparsa dei dialetti, non fu o-mogenea ma lenta, determinata dalle vicende politiche e legata alla costituzione degli stati nazio-nali.

In Italia, alla metà del XIII, secolo Dante nel trattato De vulgari eloquentia del 1303 distingue 14 gruppi dialettali, e definisce lingue il romano, il milanese, il sardo, il siciliano, il bolognese e il to-scano, ed afferma la necessità di una lingua volgare nuova chiamata: volgare illustre, una lingua superiore che prende da tutti i dialetti, e avvii il processo di unificazione culturale prima ancora di quello politico.

5.12 L’Europa della memoria Di norma la letteratura era stata in versi sino al XIII secolo, ma quando lo scrittore islandese Snorri Sturluson (1179-1241) scrive in prosa l’Edda, una raccolta dei poemi mitologici ed eroici composti tra il IX e il XII secolo, inizia un grande sviluppo della letteratura storica, delle biografie in particola-re sotto forma di Vite di santi, la più famosa delle quali fu La leggenda aurea di Jacopo da Varaz-ze, domenicano vescovo di Genova. Ma vennero anche in uso le cronache e i racconti mitizzati del passato per fornire basi storiche al potere politico.

Un esempio fu la: Storia dei re di Britannia di Gofredo di Monmounth (+1155), che impose una vi-sione storica che faceva risalire all’origine troiana della monarchia inglese, così come avvenne per i franchi con Roman aux rois (il termine romanzo deriva dalla lingua in cui era scritto).

5.13 L’Europa della parola, dell’aringa e del discorso militante Nel XIII secolo nascono gli ordini dei monaci mendicanti e predicatori, i frati Minori francescani e i Domenicani, seguiti poi dagli eremiti di Sant’Agostino, i carmelitani e i Serviti di Maria. Vivono in comunità nelle città e non più in luoghi isolati e legati alla società rurale, per una diffusione del cri-stianesimo più integrato nella vita civile, atti a frenare la grande aggressività e la rapida diffusione

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di nuove eresie. I Domenicani, predicavano soprattutto nelle grandi città e svilupparono una predicazione fondata su studi molto rigorosi, mentre i Francescani predicavano soprattutto nei centri minori, e con le elemosine anche copiose che ricevevano, costruirono chiese anche importanti ma sempre con una decorazione misurata.

Gli ordini mendicanti, trovarono molte ostilità nella loro attività sia dagli ordini secolari, che si ve-devano togliere delle funzioni e incarichi, prima loro esclusiva, e sia dai laici che non considerava-mo la loro un’autentica povertà e ritenevano che anch’essi dovessero vivere del loro lavoro.

È dalla predicazione che prenderanno poi modello gli avvocati per le aringhe nei tribunali e gli ora-tori militanti.

5.14 L’Europa ecologica L’amore e il fascino per il creato di san Francesco descritto dal Cantico di Fratello Sole, chiamato anche Cantico delle creature, richiama come non era mai avvenuto precendemente, l’attenzione per la natura che porterà a un nuovo atteggiamento dell’Europa verso la natura.

5.15 L’Europa dell’inquisizione e della censura Di fronte la diffusione delle eresie, per cercare la pacificazione, la chiesa spinge gli ordini mendica-ti, ammirati, onorati e seguiti, ad assumersi il controllo dei tribunali dell’Inquisizione prima affida-to ai vescovi, come quando nel 1233 si svolse il movimento Alleluia che ebbe un successo straor-dinario, ma questo attirò loro anche numerosi odi che produssero azioni violente come l’uccisione sulla strada tra Como e Milano, dell’inquisitore domenicano Pietro Martire del 1252.

Ci furono dissensi interni anche nell’ordine francescano, soprattutto dopo la morte del fondatore, particolarmente evidenziati quando nel 1260 il capitolo generale dell’ordine decise di incaricare Bonaventura per la scrittura della vita ufficiale del santo e di distruggere tutte le altre vite, eserci-tando quindi una delle prime censure.

5.16 L’Europa della carità, degli ospedali e dell’assistenza sociale Sotto l’impulso degli ordini mendicati ebbero un grande sviluppo le opere di misericordia come cu-rare gli ammalati fondare ospedali, visitare gli ammalati, nutrire gli affamati, liberare gli schiavi (al-lora i prigionieri dei pirati mussulmani), vestire i bisognosi, accogliere gli stranieri, onorare i defun-ti, dando vita ad una prima forma di assistenza sociale.

5.17 L’Europa dei laici Dagli ordini dei mendicanti prendono vita anche gli ordini terziari per i laici di tutte le condizioni che pur continuando la loro attività conducono una vita il più simile possibile a quella dei frati, al-largando in modo considerevole l’influenza degli ordini fondatori. Questo tentativo di Europa dei laici però fallirà per l’eccessiva clericalizzazione di questi ordini.

5.18 L’Europa dell’immagine e dell’architettura L’arte e soprattutto l’architettura sono state i pilastri su cui si è costituita l’identità Europea, prima col Romanico, ispirato al ritorno all’arte antica di Roma, ma soprattutto col Gotico, nato nel nord della Francia e chiamato anche arte francese, stili con i quali furono realizzati numerosissime ope-re in tutta l’Europa e fecero quello che non riuscì fare la letteratura a causa del moltiplicarsi delle lingue.

Il gotico, nasce quando l’aumento della popolazione richiede chiese sempre più grandi, fino a cin-que navate, e quando nascono nuove esigenze estetiche. Sviluppa la tensione alla verticalità, alla luce e al colore, realizzando, soprattutto nelle città importanti, grandi cattedrali che ne rappresen-tarono il prestigio.

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Questo comportò anche lo sviluppo delle tecniche di colorazione e la coltivazione di piante colo-ranti, per la coloritura delle vetrate e delle statue, e una straordinaria fioritura della scultura per le numerose statue, pulpiti, portali e ornamenti.

Il gotico, che in Italia non conobbe un grande sviluppo perché limitato dalla lunga vitalità del Ro-manico e il precoce inizio del Rinascimento, introdusse anche le strutture autoportanti, i prefab-bricati, e sviluppò l’arte della pittura, dagli affreschi alle miniature.

5.19 L’Europa cortese Nel XIII secolo fu data particolare attenzione alla cortesia, alle buone maniere soprattutto in ambi-to urbano, con i manuali: Liber Urbani e il Facetus, in Inghilterra, il Der wälche Gast (L’ospite stra-niero) di Thomasin de Zerklarere e il Poema di Tannhäuser, De quinquaginta curialitatibus ad mensam (Le cinquanta cortesie di tavola) in versi ed in italiano del milanese Bonvesin de la Riva, che trattano il comportamento a tavola, le funzioni naturali e la lotta contro l’aggressività.

Un esempio nel trattato di Bonvesin della Riva:

No sorbilar dra boca

Quand tu mangi con cugial

Quel hom e quella femema

k’entro cugial forfolia

Fa sì com’ fa la bestia

ke mangia la corobia.

La forchetta, giunta a Venezia molto presto da Bisanzio, si diffuse lentamente solo a partire dal XIV secolo e la sintesi di tutti questi manuali fu fatta da Erasmo nel suo manuale che ebbe un grande successo e che fu scritto nel XVI secolo: De civilitate morum puerilium (Della civiltà dei costumi dei fanciulli) scritto in latino e tradotto in numerose lingue volgari.

5.20 L’Europa e il lavoro Nel XIII secolo si cominciò a definire il concetto di lavoro a cominciare dai monasteri, dove i mona-ci avevano un doppio incarico, uno intellettuale di copiatura dei manoscritti e uno economico per il sostentamento, vissuto come un atto di penitenza e come valore positivo perché praticato anche dagli uomini più prestigiosi.

Lo sviluppo delle tecniche di lavorazione della terra, l’aumento dei mestieri artigianali e commer-ciali e l’elevazione nella considerazione che alcuni potevano ottenere col proprio lavoro, comincia-rono a migliorarne l’immagine, ma la bassa considerazione del lavoro manuale non permise di da-re a tutti i mestieri pari dignità.

Bisogna osservare che allora non esisteva la parola lavoro, labor significava sforzo e opera indicava il prodotto del lavoro, solo più tardi da queste parole derivarono i vocaboli che definirono lavoro e lavoratore.

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6 L’Europa nuova e i confini L’identità degli europei si venne nel tempo a disegnare in funzione del nemico comune che nel XIII secolo fu il popolo dei Mongoli detti Tartari che arrivarono nel 1241 sino alla Slesia (ad est della Slovacchia).

Allora gli stati erano territori senza confini precisi, che vennero a precisarsi molto lentamente. Si cominciò a definire la frontiera europea a est, che era stata sempre molto fluida, basando i suoi bastioni sul Danubio e sulla Polonia, contro i Tartari, i Lituani e i Prussiani e sull’Ungheria contro Cumani.

In questo territorio, identificato con la cristianità, tra il XII e il XIII secolo sono avvenuti straordinari sviluppi in tutti i settori tecnologico, economico, sociale, intellettuale, artistico, religioso e politico, pur il rispetto dei valori ereditati dal passato che fecero dire a Bernardo di Chartres: siamo nani sulle spalle di giganti.

Nel XIII secolo si supera l’idea della vita terrena come pena, per un’idea che la vede come valore positivo che può procurare gioia e consentire di ammirare la bellezza del paradiso a cominciare dalla vita terrena impegnandosi per il suo miglioramento, Questo anche per merito della crescita dell’autorità dei maestri universitari, i magistralia e lo sviluppo della teologia parola inventata nel XIII da Abelardo e definita scienza con una dimostrazione di padre Chenu.

6.1 L’Europa della produttività La produzione dei beni ebbe un significativo sviluppo grazie all’impiego dei mulini in nuove attività e col passaggio al telaio orizzontale determinato dall’invenzione dell’albero a camme che permise di trasformare un movimento continuo in moto alternato.

Nel campo agricolo si passò dalla rotazione delle colture da biennale a triennale aumentando così di un sesto l’area coltivata, si passò alla diversificazione stagionale delle colture (grano a primavera e grano d’autunno) e furono redatti i primi manuali per l’agricoltura, come Housebondrie di Gual-tiero di Henley e del Ruralium commodorum opus di Pietro de’ Crescenzi.

Altre invenzioni Importanti furono l’orologio meccanico, il libro che diventa manuale, non più solo oggetto d’arte o devozione, e invade il mondo dei mercanti e dei giuristi, e lo sviluppo di una car-tografia più precisa e senza influenze ideologiche.

6.2 L’Europa del Bilancio Lo sviluppo delle attività commerciali aveva portato al crescente uso di tecniche numeriche anche per un miglior sfruttamento rurale col miglioramento delle rendite, fatta in Inghilterra da Gu-glielmo in conquistatore nel 1085 e chiamata Domesday Book (libro del giudizio universale).

Fu seguito da quello del conte di Fiandra: il Gros Brief del 1187 e la regolare redazione delle entra-te di Filippo Augusto di Francia che ha portato alla mania aritmetica a contare anche gli anni di purgatorio, della cui esistenza nacque la convinzione nel XII secolo.

6.3 L’Europa del corpo e della gastronomia Il corpo è oggetto sia di cura e sia di repressione, Bonifacio VIII, vieta lo smembramento ai fini di devozione dei cadaveri, sorte capitata al cadavere di san Luigi.

Il ridere, severamente condannato dal monachesimo, diventa una caratteristica dei francescani as-sieme con la tendenza a considerare positivo l’allungamento della vita come dimostrato dall’interesse per la salute del francescano Ruggero Bacone e della curia.

Il peccato di gola, a lungo collegato alla lussuria, si stempera con le raffinatezze alimentari, come

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mostra il più antico manuale di cucina arrivato a noi del arcivescovo danese Assalonne del 1200, che probabilmente si serviva di un cuoco francese.

6.4 L’ideale umano Tra il XII e il XIII secolo si viene a definire l’uomo ideale che doveva essere:

• cortese, ispirazione che veniva dalle corti e dalla cavalleria e divenne sinonimo di educazione

• onesto, sintesi di saggezza, moderazione, prodezza e ragione,

• nobile, ossia appartenente alla nobiltà, alle confraternite o alle corporazioni.

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7 Il Medioevo tra il XIV e il XV secolo Autunno o primavera dei tempi nuovi, crisi delle strutture e crescita dei nuovi mali: carestia, guer-ra ed epidemia

7.1 La carestia e la guerra, L’Europa della bombarda Il raffreddamento del clima e le ondate di pioggia tra il 1315 e 1322, portarono a una carestia dagli effetti impressionanti nella raccolta dei cereali, e a epidemie anche tra gli animali. Cause aggravate dalle carenze nell’organizzazione del trasporto e nell’immagazzinamento dei viveri.

Quando l’azione della chiesa e dei principi illuminati a favore della pace si affievolì, e la lenta for-mazione degli stati nazionali, che in un primo tempo aveva favorito la pace, si fu consolidata, riaf-fiorarono le antiche rivalità. Ci fu nel XIV secolo un ritorno quasi generalizzato della guerra, favorito anche dal progresso tecno-logico che introdusse: la polvere da sparo e il cannone, arrivati in Italia dalla Cina tramite gli arabi tra il 1325 e il 1345; la costruzione delle fortezze resistenti ai cannoni; l’impiego della cavalleria; la trasformazione della fanteria; e la professionalizzazione della guerra con gli eserciti mercenari, so-prattutto i germanici lanzichenecchi e gli svizzeri.

La crisi economica moltiplicò il numero dei vagabondi e favorì la nascita di bande armate che coi loro saccheggi e distruzioni seminarono il terrore e la miseria.

Gli eserciti mercenari con condottieri di prestigio vendevano i loro servizi a città e stati, diventan-do anche capi politici. Gli stati costituirono eserciti permanenti con soldati mercenari. Scomparve il servizio obbligatorio feudale, che era saltuario, di norma primaverile e limitato nel tempo, a favore di milizie nazionali permanenti formate da: persone che le parrocchie dovevono indicare ad ogni chiamata, e volontari.

In Italia le classi dirigenti inviavano al loro posto dei mercenari (le condotte) mentre la nobiltà che forniva la cavalleria continuò ad alimentare le sue tradizioni guerriere.

È in questo contesto che si sviluppa la così detta guerra dei cent’anni che contrappose la Francia e l’Inghilterra

Lo sviluppo dell’artiglieria portò allo sviluppo dell’industria metallurgica in particolare a Milano e nell’Italia del nord contribuendo a fare dell’artiglieria francese la più potente del mondo.

7.2 L’Europa della pace Anche se le guerre imperversavano non mancò l’aspirazione alla pace, come affermarono il bene-dettino Honoré Bovet, autore dell’Arbre des batailles:

Vedo tutta la cristianità tanto gravata di guerre e di odio, di saccheggi e di discordia, che è

assai difficile poter indicare un piccolo paese, un ducato, una contea, che sia in pace.

e il re di Boemia, Giorgio di Podiebrad, che compose il Trattato della pace da realizzare in tutta la cristianità in cui affermava:

Tali guerre, rapine, torbidi, incendi e assassini che come riportiamo ahimè con tristezza

hanno preso d’assalto la stessa cristianità per ogni dove, e a causa delle quali le campagne

sono devastate, le città saccheggiate, le province smembrate, i regni e i principati gravati di

innumerevoli miseria, cessino infine e siano estinte del tutto e che si ritorni ad uno stato

conveniente di mutua carità e di fraternità per mezzo di una lodevole unione.

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7.3 La peste nera Tra il 1347 e il 1348 scoppio la peste nera, che già si era manifestata nel VI secolo a Oriente e Oc-cidente al tempo di Giustiniano, ed era rimasta in forma limitata in Asia e Africa, che produsse una delle più grandi catastrofi dell’Europa.

Quando la colonia genovese di Caffa, in Crimea fu assediata da asiatici questi scaraventarono ca-daveri appestati dentro le mura, così che quando le navi provenenti da Caffa sbarcarono, le pulci e i ratti delle navi diffusero rapidamente la peste in tutta Europa dove durò sino al 1720.

La violenza e la rapidità della malattia, la paura del contagio, il numero dei malati e l’impotenza, davano al male un carattere diabolico che ebbe conseguenze gravissime sulle famiglie, i villaggi, i conventi, le parrocchie, impedendo spesso la somministrazione dei sacramenti e sepolture digni-tose.

In tutte le nazioni l’epidemia uccise almeno un terzo della popolazione con punte del 70%, come avvenne in Inghilterra dove la popolazione passò da dai 7 a 2 milioni di abitanti, anche per la com-binazione con altre malattie infettive.

La medicina, che era priva di conoscenze adeguate, riuscì comunque a individuare misure per evi-rate il contagio che si mostrarono efficaci anche se non poterono evitare lo spopolamento delle città, la fuga nella campagne da parte dei ricchi e il sorgere di disordini.

In Italia i poteri pubblici, specialmente nelle città, riuscirono a prendere misure efficaci e opportu-ne, come quelle riguardanti la pulizia e all’igiene e l’ostentazione del lusso, considerato una provo-cazione meritevole di punizione divina.

Fu questo anche il periodo di nuove devozioni come quella a san Sebastiano, le frecce su suo corpo simboleggiano la peste e san Rocco.

7.4 L’Europa della morte e della pazzia La peste maturò una nuova sensibilità e religiosità per il terrore dei tormenti quasi infernali e della morte che potevano arrivare all’improvviso. La presenza diffusa di defunti, la rappresentazione d’immagini terribili dell’inferno contrastate con quelle meravigliose del paradiso, con frequente di mostra di cadaveri, realizzate quasi per esorcizzare e sdrammatizzare la morte, portano a sepolcri con la scultura del defunto (transi), al tema del trionfo della morte (campo santo di Pisa 1350, Pa-rigi 1425, Londra 1440 e di tante altre località anche nei villaggi), alla rappresentazione della Vani-tà con un teschio e alla danza macraba, dove è rappresentata l’umanità intera con tutte le sue componenti e guidata dal papa e dall’imperatore.

La danza, che la chiesa aveva sempre condannato perché frivola e pagana, non impedì il suo svi-luppo nelle corti, dove già si rischiava di perdersi senza avere bisogno di Satana, esegue rappre-sentazioni dove macabro e follia si toccano.

Nella morte i detto: Ricordati che devi morire è alla base della devozione e porta a trattati sull’arte del morire e a concepire la filosofia come modo per imparare a morire (Montaigne).

7.5 L’Europa della violenza, repressione e grazia Ma oltre la peste e la guerra ci furono altri avvenimenti che fecero sorgere conflitti e violenze.

La relativa debolezza dei poteri politici, dovuta ai conflitti dinastici nelle monarchie, la minaccia di rivolte popolari, insufficienti risorse fiscali, e la debolezza strutturale dell’economia europea, fanno comparire il fenomeno del crimine, con l’aumento dell’attività repressiva abbondantemente do-cumentata.

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Elemento della violenza è anche il sentimento dell’onore, visto come principale da tutta la società medievale, ma lo stato, oltre la repressione, incomincia a manifestare anche il perdono che si e-splica in Francia tra il XIV e XV secolo con le lettere di remissione.

Le minoranze di ebrei, mussulmani e anche le donne, spesso soggette a forme di violenza sistema-tica, in un’epoca in cui non aveva senso parlare di tolleranza e intolleranza, un concetto non anco-ra affermato, e motivazioni religiose o antigiudaiche, erano presenti motivazioni razziali (la purez-za del sangue) e porteranno all’intolleranza in particolare in Polonia, espulsioni in Inghilterra, Fran-cia e Spagna, e alla segregazione accompagnata da protezione con costruzione di ghetti in partico-lare in Germania e Italia.

7.6 L’Europa della stregoneria (sabba) La stregoneria fu sempre avversata dalla chiesa, ma durante il XIII secolo la chiesa si occupò so-prattutto di lottare contro le eresie, e solo quando queste si ridussero, ritornò alla sua attenzione, come si evince dal manuale Directorium inquisitorum del domenicano catalano Nicolau Eyfusione del 1376 e del Malleus maleficarum del 1486, degli inquisitori domenicani della valle del Reno Giacomo Sprenger ed Enrico Kraemer (Insistor).

La magia e la stregoneria, che hanno origini che si perdono nel tempo, si sono sempre avvalse del-le droghe per le danze e i riti, come quello allucinate del sabba d’ispirazione diabolica. La loro pra-tica provocò spesso forti reazioni per la paura dei malefici che le si attribuivano e non solo da par-te della chiesa.

La così detta caccia alle streghe vi sviluppò soprattutto tra il XIV e il XV secolo e durò sino al XVIII contrariamente a quando a lungamente affermato la letteratura, anche moderna, che per ragioni ideologiche l’ha invece sempre assegnata al periodo feudale.

7.7 Le rivolte dei contadini Le rivolte attorno al 1358 dei contadini chiamate Jacqueries, dal nome Jacques attribuito in Fran-cia ai contadini, furono moti di contadini benestanti nelle terre fertili del Beauvaisis e del Valois, e in Inghilterra nella contea di Londra e nel Sussex, e in grossi borghi lungo i Reno e l’Elba, che teme-vano di perdere i propri privilegi e portarono a saccheggi e incendi di castelli e furono atrocemente represse.

Mentre le bande dei briganti del 1378 sorsero nella Linguadoca per l’impoverimento generale.

In Italia invece le rivolte furono deboli poiché era troppo forte il dominio delle città sulle campa-gne, mentre in Germania ci fu movimento organizzato che portò alla guerra dei contadini del XVI secolo.

7.8 L’Europa delle riforme abolite Nel 1260 lo straordinario sviluppo delle città s’indebolì e si produssero: disoccupazione; fluttua-zione dei salari; aumento dei poveri; avidità fiscale; repressione poliziesca; che portarono continue sommosse e rivolte.

Le corporazioni spinsero gli artigiani insieme ai poveri alle rivolte per il sostegno delle tariffe e la riduzione delle ore di lavoro portandoli a formare già nel 1235 a Figeac la prima collegatio (sinda-cato).

In città le rivolte trovarono capi a Barcellona, Parigi con Simon Caboche, Caen, Bruges, Amiens e Béziers con alcune a carattere propriamente rivoluzionario come a Londra; a Liegi dove Henri de Dinant fu padrone della città per 4 anni dal 1353 al 1356,

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A Firenze Michele di Lando fu il protagonista della rivolta dei Ciompi nel luglio 1378, quando venne fatto eleggere gonfaloniere di giustizia per rappresentare gli interessi del popolo. Fu lui a creare le tre nuove Arti dei Ciompi. Si trovò a gestire un grande potere ma le continue richieste del popolo e alcune alleanze con alcuni ricchi, soprattutto con Salvestro de' Medici, lo costrinsero a prendere misure di repressione contro le ondate di violenza che essi andavano scatenando, con ritorsioni contro la nobiltà che cavalcando il malcontento lo cacciarono il 31 agosto nominandolo Capitano di Volterra.

A Parigi fu sconfitto re Giovanni II a Poitiers con l’appoggio del re di Navarra e scatenò una violenta rivolta con a capo Étienne Marcel Prévôt des marchands (oggi diremmo sindaco), con lo scopo di limitare i poteri del re sempre più assoluti, ma il suo assassino nel 1358 sedò la rivolta.

Ma anche altre rivolte successero nel 1382 sempre a Parigi quando il re Carlo VI il pazzo, volle ri-pristinare alcune imposte abolite dal suo predecessore in punto di morte, e nel 1413 quando scop-pio una lotta tra gli Armagnacchi e i Borgognoni, un’altra rivolta fu guidata dal macellaio Caboche.

Queste rivolte urbane continueranno sino alla Rivoluzione Francese.

Ma anche a Londra si sollevarono a causa di nuove imposte e nuovi statuti, artigiani, operai e con-tadini che riuscirono a impadronirsi della città per un breve periodo con a capo un povero prete John Ball, che coniò la frase: Quando Adamo zappava ed Eva filava dov’era il gentiluomo?

Ma altri movimenti guidati in generale da disoccupati ed emarginati abitanti di quartieri pericolosi, scoppiarono quasi dovunque in Italia nel 1289 in particolare in Lombardia e in altre città del nord, a Viterbo e Toscana.

Tra il 1360 e il 1410 scoppiarono anche rivolte degli operai con distruzione delle macchine seguita da un’altra fase meno violenta tra il 1440 e il 1460.

Solo in Italia questi conflitti portarono alle Signorie, mentre negli altri paesi si assistette ovunque alla restaurazione.

7.9 Conflitti nell’Europa del nord e la Russia In quest’area oltre alle lotte tra mercanti, artigiani e contadini si aggiunsero le rivalità tra le mo-narchie nei regni di Danimarca, Norvegia e Svezia anche profondamente ostili ai mercanti olandesi e germanici e, quando nel 1478 il principe di Moscovita s’impossessò di Novogord generando le premesse per la grande Russia, si cominciò ad allentare il suo rapporto con l’Europa.

7.10 L’Europa dei concordati Nel 1330 gli incensanti conflitti tra le famiglie aristocratiche appoggiate da fazioni popolari che agi-tavano Roma, spinsero il papa Francese, arcivescovo di Bordeaux e incoronato a Lione nel 1309, a non andare a Roma, stabilirsi ad Avignone e indire per il 1312 un concilio a Vienne sul Rodano in attesa di una pacificazione, che non avvenne se non nel 1417 col papa Martino V.

Fu in questo periodo, nel 1347 che Cola di Rienzo, uomo modesto ma di grande cultura antica, promosse una rivolta che infiammò i romani e lo portò a conquistare il Campidoglio, ma le famiglie aristocratiche con l’appoggio del papa lo costrinsero all’esilio. Poi nel 1354, quando ritentò la sca-lata al Campidoglio, finì assassinato.

Ma la cristianità voleva il papa a Roma per cui questa situazione portò al pontificato un periodo molto turbato, tanto da avere periodi con due e anche tre papi, per effetto della divisione dell’episcopato in due gruppi: uno con centro ad Avignone e uno con centro a Roma, per effetto di mancate accettazioni di deposizioni.

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Da ricordare che nel 1410 fu eletto un papa Giovanni XXIII che la tradizione non considerò un vero papa e non fu riportato negli annuari facendo assumere un particolare significato alla scelta di questo nome da parte di papa Roncalli.

Dopo la riunificazione delle due sedi, papa Eugenio IV tentò una riconciliazione tra la chiesa latina e quella greca ortodossa, ma il tentativo fu definitivamente abbandonato nel 1453 quando Costan-tinopoli cadde in mano dei turchi e fu sancita la rottura definita (il grande scisma).

Questa situazione accentuò la distanza tra le chiese nazionali e la chiesa di Roma e spinse le varie monarchie a firmare trattati bilaterali con il papato, i concordati.

7.11 I nuovi eretici e la riforma protestante Nel XIV e nel XV, scomparse o isolate le eresie precedenti, se ne manifestarono di nuove, premes-se della riforma protestante del XVI secolo.

Una delle principali fu di Wyclif, teologo di Oxford che tradusse la Bibbia in Inglese, e dei lollardi che (mendicanti) inglesi che ne diffusero le idee nel XIV secolo.

Sostenevano che la validità dei sacramenti non dipendesse dalla funzione ma dallo stato di grazia di chi li somministrava, negava la validità delle tradizione, l’uso delle immagini, i pellegrinaggi, la concessione delle indulgenze per i morti, la presenza di Cristo nell’Eucarestia, definì privati gli or-dini religiosi e predicava la confisca dei beni ecclesiastici.

L’altro importante movimento eretico fu promosso da Jan Hus (1310-1415), studente nell’univer-sità di Praga, in Boemia che fu coinvolto nei conflitti tra cechi e tedeschi.

Divenne rettore dell’università nel 1409-1410, s’ispirò alle idee di Wyclif, considerava le idee realtà trascendenti come espressione delle universalità divina, chiedeva una riforma morale della chiesa, definì la chiesa come assemblea dei predestinati, respinse il primato pontificio, costrinse, appog-giato dal re di Boemia, gli studenti e i maestri tedeschi a lasciare l’università di Praga e questi an-darono a formare l’università di Lipsia.

Fu processato al concilio di Costanza e finì sul rogo, ma la maggioranza dei cechi, e i suoi seguaci, gli Hussiti, si rivoltò contro l’imperatore, che era re di Boemia, si distaccò dalla chiesa di Roma ed estese la comunione nelle due specie ai laici, spinto anche dal gruppo più radicale, i Taboriti.

Scoppiò così il primo grande movimento rivoluzionario europeo, che combatteva a piedi usando i propri carri agricoli come arma contro la cavalleria e portarono devastazioni e terrore nel 1428-149 in Lusazia, Sassonia e Franconia e costrinsero il re di Boemi a un compromesso col loro gruppo più moderato guidato da Giorgio di Podiebrad che eliminò il potere dei tedeschi e del Lussembur-go dalla Boemia.

7.12 La devozione moderna Le vicende narrate portarono a un’evoluzione pacifica della devozione cristiana in particolare per l’opera di Geert Groote, prete figlio di un mercante dei Paesi Bassi, che rinunciò ai propri benefici nel 1471, si ritirò nella certosa di Monnikhuizen, si dedicò alla predicazione, organizzò comunità religiose che riunivano preti, chierici, fratelli laici, i Fratelli della vita comune, al fianco dei quali fondò anche un ramo femminile.

Goote predicava la riforma dei costumi, combatteva la simonia, il cumulo dei benefici, il concubi-nato dei preti, il rispetto del voto di povertà, proponeva una devozione semplice e pratica sul mo-dello dell’umanità di Cristo che ispirò Tommaso da Kempis a scrivere l’Imitazione di Cristo, che fu adottato da molti cristiani e ispirò Ignazio di Lodola nella devozione gesuitica.

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7.13 I sentimenti nazionali Il senso moderno di nazione assume il suo significato moderno solo a partire dal XVIII secolo, men-tre alla fine del Medioevo razza, paese, regno, sono sinonimi di nazione, ma con un significato non molto profondo.

Forse fu in Inghilterra che con la guerra dei cent’anni diede vita a una vera e propria nascita del sentimento nazionale, con l’abbandono del francese dell’odiato nemico come lingua ufficiale e l’adozione dell’inglese parlato dal popolo, e dal successo delle Historia regum Brittaniae (1136) con le leggende di Brut (il leggendario re Brutus antenato dei re bretoni) e del semistorico re Artù come sarà poi illustrato nel Riccardo II di Shakespeare nel XVII secolo.

In Francia il sentimento nazionale, che mostra il legame tra sentimento nazionale e monarchia, come mostrato da Grandes Chorniques de France, scritte nel 1274 nell’abbazia di Saint-Denis e come sarà poi mostrato dalla vicenda di Giovanna d’Arco nel 1400.

Nel 1180 all’università di Bologna gli studenti erano divisi in due gruppi, da una parte i Cismontani suddivisi in tre gruppi (lombardi, toscani, siciliani) e dall’altra gli ultramontani in tredici sottona-zioni più o meno corrispondenti ai regni esistenti.

A Parigi nel 1222 gli studenti della facoltà delle arti erano divisi in quattro nazioni, Normandia, Pic-cardia, Francia che inglobava studenti e maestri dei paesi mediterranei e Anglo-Germania.

Fuori dell’Europa nelle fiere i mercanti si raggruppavano in nazioni sulla base della città o regione di provenienza.

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8 L’Europa vittoriosa e dominatrice Il passaggio, da un’Europa oggetto di conquiste dalla caduta dell’impero romano, a un’Europa con-quistatrice, avviene nel XIV secolo, quando stabilizzati i suoi confini, sconfitti i nemici più pericolo-si, riaperti i mari, consolidati i principali regni, iniziati i grandi viaggi, si diffondono profezie sul fu-turo di ciascuna nazione.

In Francia si sviluppò la profezia che un re Carlo figlio di Carlo, prenda il potere a 13 anni, vinca i ri-voltosi e gli Inglesi, conquisti la Palestina e sia incoronato imperatore a Roma e Gerusalemme dove morirà.

In Spagna una profezia vede nel XV secolo Ferdinando d’Aragona liberare la nazione dai mori, e fondare un modo nuovo e questo aiuterà la decisione di inviare Cristoforo Colombo. Il sogno de-

termina l’azione come un avvenire già scritto.

8.1 L’Europa della stampa La prima forma di stampa nel mondo occidentale sono probabilmente state le tavole di legno inci-se in rilievo ed utilizzate nel 1400 per riprodurre su carta testi chiamati xilografie. Ebbero scarsa diffusione, inferiore a quella della trascrizione manuale realizzata da copisti all’inizio del XV secolo quando un maestro dettava lo stesso testo a diverse decine di copisti che lo scrivevano su carta.

Verso il 1450, ci fu l’invenzione dei caratteri mobili metallici lanciata o inventata da Gutenberg di Magonza e utilizzata da un’officina sin dal 1454. Nel 1457 fu eseguita la prima stampa a colori ros-so, blu e nero di un libro (un salterio) e alla fine XV secolo la stampa si era diffusa in tutta Europa. Nel 1466 a Parigi alla stampa venne dedicata una cattedra, e fu diffusa soprattutto da Aversa, pri-mo centro economico europeo e da Venezia (soprattutto per merito di Aldo Manuzio 1450-115).

I primi libri furono chiamati incunaboli, erano costosi, decorati con miniature e riguardavano so-pratutto bibbie e opere religiose. Solo XVI secolo s’iniziò un rinnovamento del contenuto.

8.2 L’Europa della globalizzazione Nel XV secolo inizia un grande periodo di apertura dell’economia con scambi economici regolari e organizzati in particolare col mondo asiatico a nord, con centro ad Anversa, e col mediterraneo dai porti di Genova e Venezia.

Lo sviluppo del commercio ebbe il merito di contribuire a un maggior equilibrio europeo provo-cando l’arricchimento delle famiglie, città e regioni coinvolte, ma aumentò la miseria nella altre aggravandone le disuguaglianze.

8.3 L’Europa del divertimento Nel XIV secolo si afferma l’immagine del bambino, a cominciare dalla figura del Gesù bambino e nella rappresentazione dei putti, e della donna ad iniziare dalle immagini di Maria rappresentata come Pietà o Vergine della Misericordia e di Eva.

Ha successo il ritratto, e il realismo sia per i vivi e sia per i morti il cui viso è reale. Dopo un inizio ri-servato ai potenti si democratizza. Nel XV secolo nasce la pittura a olio e su cavalletto che favori-ranno il ritratto.

Le feste si moltiplicano con balli e musica rinnovata (ars nova) che raggiunge una notevole finezza sia degli strumenti e sia della voce. Aumentano i banchetti e i giochi anche oltre il mondo aristo-cratico coi dadi e coi tarocchi. C’è l’esplosione delle scommesse soprattutto in Inghilterra.

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8.4 L’Europa del rinascimento Le grandi famiglie mercanti-banchieri che governano le città e le città stato, soprattutto in Italia, sono grandi mecenati dell’arte. A Firenze Cosimo de Medici dominatore di Firenze tra il 1434 - 1464, colleziona opere d’arte e fonda biblioteche, tra cui la sua con oltre 400 volumi, con testi provenienti sia dall’Europa e sia dall’oriente, costruisce e restaura palazzi, conventi e ville, non so-lo in toscana ma anche a Parigi, Milano e Gerusalemme, sostiene la fondazione dell’accademia pla-tonica e sostiene il maestro di retorica Cristoforo Landino, a cui si attribuisce la conversione degli umanisti dal latino alla lingua volgare. Favorisce l’affermazione anche di Donatello, Beato Angelico e molti altri artisti del suo tempo.

Firenze diventa così il centro più importante della nuova arte, dove Masaccio sviluppa le nuove i-dee sulla prospettiva e produce capolavori mentre Brunelleschi costruisce la rivoluzionaria cupola della cattedrale.

Il movimento neoplatonico, alimentato anche dagli uomini colti che fuggirono dalla Grecia dopo la prese di Costantinopoli, prolunga la tendenza medievale di travestire di antico le idee nuove.

8.5 L’Europa della tolleranza Un personaggio importante e geniale anche se poco conosciuto è stato il cardinale Niccolò Cusano (1401-1464), nato a Cues, sulle rive della Mosella, che studiò a Heidelberg, Padova e Colonia, ami-co dei papi Eugenio IV ed Pio II, Enea Silvio Piccolomini, che convinto che la vera teologia comincia solo quando è stato superato l’aristotelismo, pubblica la Dotta ingnoranza che sottolinea l’impotenza dell’uomo a conoscere interamente Dio, respinge l’idea della immobilità della terra, propone un universo infinito il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo, coltiva la matematica col tema della quadratura del cerchio, e cerca di sviluppare le matematiche superiori che preannunciano il calcolo infinitesimale.

Scosso dalle conquiste dei turchi, lavora per il raggiungimento della pace nella fede, che deve por-tare ciascuna religione al superamento dei suoi limiti considerando che ognuna parte dai medesi-mi presupposti. Sostiene che le divergenze dottrinali tra islam, giudaismo, zoroastrismo e addirit-tura il paganesimo e la filosofia sono limitate all’aspetto rituale e la fede comune a cui tutte sono legate è il cristianesimo. Il suo sforzo di pensare la molteplicità delle religioni è uno dei più innova-tivi che siano ma stati compiuti e sono alla base della tolleranza che il Medioevo aveva ignorato.

8.6 L’Europa dei diritti umani dell’integrazione Un personaggio importante nel pensiero polito europeo del XV secolo fu il polacco Pawel Wlo-dkowic, rettore dell’università di Cracovia, che in un suo trattato analizza il conflitto tra polacchi i monaci cavalieri Teutonici vinti nella battaglia di Grunwald del 1410 e il loro comportamento nei confronti dei pagani prussiani e lituani, propone un diverso atteggiamento basato sulla presenza delle leggi naturali presso i pagani che accordano loro diritti civili e politici e l’immoralità delle guerre a loro dichiarate. Questo comporta che l’Europa non si identifichi con la cristianità e sappia integrare pagani e scismatici.

8.7 La semplificazione della carta Europea Nel XV secolo la guerra dei cent’anni tra Inghilterra e Francia, fu vinta dalla Francia che conquistò tutte le terre continentali, raggiungendo più o meno i confini attuali nel 1481 anche per effetti di-nastici. Il Portogallo mantenne la sua indipendenza rinunciando alla Castiglia nel 1479, la Spagna raggiunse l’unificazione con la vittoria sugli ultimo regno dei mori di Granada nel 1492, ponendo fine alla presenza mussulmana iniziata nell’VIII secolo.

8.8 Il volto dell’Europa, la minaccia turca e la difesa del papa Dalla metà del XIV secolo la minaccia degli ottomani iniziata nei balcani si accresce con la conqui-

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sta di Gallipoli(1353) nella Tracia meridionale, Salonicco (1387) e Kosovo (1389).

Un tentativo di fermarne l’avanzata fu fatta dall’imperatore serbo Sigismondo che organizzò l’ultima crociata col fiore della cavalleria europea che però fu massacrata nel 1396 in Asia minore. I turchi conquistarono la Bosnia nel 1463 - 1466, Otranto nel 1480, l’impero coloniale di Genova nel 1475, fecero razzie in Friuli, in Stiria nel 1478-1479 e a Costantinopoli nel 1453. I principi cristiani furono convocati a Mantova dal papa Pio II nel 1459, ma sotto l’emozione della conquista non riu-scì a trovare un accordo e scrisse a Nicolò Cusano l’unico trattato del Medioevo che aveva la paro-la Europa dove si legge:

La spada turca è ormai sospesa sulle nostre teste e in questo frangente noi ci abbandonia-

mo a guerre intestine, scacciamo i nostri propri fratelli, lasciamo che i nemici della Croce Si

scatenino contro di noi.

e poi scriveva ancora: Questo è il volto dell’Europa, questa è la situazione della religione cristiana.

8.9 Il sogno della prima assemblea europea Nello stesso periodo il re di Boemia, Giorgio Podiebrad, scriveva nel 1464 il Tractatus e propone-va, per contenere e respingere i turchi, l’istituzione di un’assemblea dei paesi di fede cattolica che può essere indicata come la prima dell’Europa unita, della durata di cinque anni, da tenersi a rota-zione alternativamente in diverse città europee a cominciare da Basilea, poi in Francese e in Italia-na. Ogni nazione doveva avare un voto (Francia, Germania, Italia ed eventualmente la Spagna). Le altre nazioni aderenti potevano scegliere tra due partiti. Le decisioni dovevano essere prese a maggioranza, essere aperte ad altre adesioni. Erano previsti: un blasone comune, un sigillo, un te-soro, un archivio, un rappresentante, un procuratore fiscale con imposte europee per l’assemblea, funzionari dedicati, la fine della guerra tra gli stati europei, e in caso di conflitto una forza comune europea di arbitrato. Purtroppo rimase un sogno straordinariamente moderno.

8.10 Italia faro e preda dell’Europa Nonostante l’impotenza a costruire una nazione essa continua a ispirare sentimenti patriottici. Pa-tria dell’umanesimo e del Rinascimento, attira per la religione e per il turismo con pellegrini per la Terra santa che raggiungono Venezia un mese prima per poterla gustare.

L’Italia comincia comunque un processo di unificazione che vede Firenze conquistare la Toscana e diventare con Pisa una potenza marittima, Venezia accrescere nel 1458 il suo territorio a nord-est sino a Bergamo, Filippo Maria Visconti ricostruire l’unità milanese e nel 1421 conquistare Genova, il re Angiò conquistare Napoli nel 1438, che poi passa agli Aragona nel 1443 col regno delle due Si-cilie (Napoli, Sardegna e Sicilia).

Ma tra questi stati sorgono interminabili conflitti, a volte con l’appoggio del re di Francia, sino alla pace di Lodi del 1425 col patrocinio del papa che stabilì un equilibrio tra gli stati sino al 1860.

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9 L’Europa e il mondo alla fine del Medioevo Con la fine del XV secolo comincia l’espansione fuori dei confini europei, che sino allora erano sta-re rare, come le missioni cristiane del XIII secolo verso Russi, Mongoli e le spedizioni mercantili come quella di Marco Polo, in un’epoca in cui non esisteva nemmeno il nome e il concetto di e-sploratore.

L’Africa era vista sin dall’antichità con un’immagine negativa, mentre l’oriente conteneva molte meraviglie e gli unici commerci erano fatti per l’oro col Sudan.

Le vere conquiste medievali furono l’effimero stato di Palestina e le colonie mercantili di Genova e Venezia, mentre le attività commerciali arrivarono sino all’estremo oriente.

Ma la presenza dei turchi spinse l’Europa verso Occidente a iniziare dall’Africa occidentale. Comin-ciarono i fratelli Vivaldi nel 1291, mercanti genovesi, che attraversarono lo stretto di Gibilterra e sparirono per sempre, poi Jaime Ferrer nel 1346. All’inizio del XV secolo le isole Canarie, prima e-splorate nel 1402-1406 dal normanno Bèthencourt, furono gradualmente conquistate dai casti-gliani.

Ma furono i portoghesi a dare un grande impulso alla conquista dell’Africa e a conquistare a Ma-dera 1418, Azzorre 1433, Capoverde e Senegal, nel 1444, riuscire a superare l’Equatore nel 1471 con Pero Escobar, nel 1487 il capo delle Tempeste, poi chiamato capo di Buona Speranza, con Bar-tolomeo Diaz. Conquistarono poi il Marocco nel 1471. Fu il periodo dell’affermazione di Lisbona e Siviglia.

Le conquiste furono possibili grazie ai progressi raggiunti nella tecnica della navigazione che oltre a quelli già avvenuti nel XIII secolo, aggiunsero la vela quadra a superficie variabile in associazione con la quella latina e la mitica caravella, nave e veloce a tre alberi, bordi lisci e una stazza di qua-ranta o sessanta tonnellate.

La Spagna e il Portogallo ottennero dal papa Alessandro VI nel 1493 la bolla Inter aetera che pre-vedeva che le terre non ancora possedute da stati cristiani potevano essere possedute dalla Spa-gna e dal Portogallo secondo una prima spartizione geografica, modificata poi da un trattato l’anno successivo. Inizia la spartizione del mondo tra europei e per molti segna la fine del Medioe-vo.

Bisogna comunque tener presente che tale spartizione era fatta senza conoscere l’esistenza di ter-re nuove, e con la convinzione dell’esistenza di mitiche terre antiche come il paese del prete Gian-ni. Allora distanza tra la Spagna e l’India era mal valutata e come scrive Cristoforo Colombo:

L’estremità della Spagna e l’inizio dell’India non sono molto distanti, vicine piuttosto, ed è

evidente che questo mare può essere attraversato in pochi giorni, con vento favorevole,

pensando, in base alla cartografia molto approssimativa dell’epoca, che la distanza tra le Canarie e la Cina fosse di 5000 miglia invece delle 11766 effettive.

9.1 L’Europa alla fine del XV secolo L’Europa è divisa da nuove tensioni, conflitti interni, guerre d’Italia, guerra dei contadini, Riforma di Lutero e Calvino, e il miraggio di orizzonti lontani in Africa e nell’oceano Indiano.

Di rinascite in Europa ce ne sono state più di una, oltre il Rinascimento, come quelle dell’epoca di Carlo Magno, del XII secolo, del XIII secolo con l’arte in Italia, e dell’umanesimo del XIV secolo.

Ci sono stati periodi terribili come quelli della peste nera dal 1347 al 1720, ma anche grandi intui-zioni come le università del XII secolo e l’estensione graduale dell’insegnamento primario e secon-

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dario generale.

Il Medioevo è stato un periodo dominato dalla chiesa e dal cristianesimo, con la crisi del XVI secolo in cui avviene la prima grande suddivisione col protestantesimo, che comunque seguirà un’evoluzione comune non interrotta dal rinascimento.

Si realizza comunque una divisione più o meno netta tra stato e chiesa e il rifiuto della teocrazia, come invece avviene nell’impero bizantino e nell’islam, la valorizzazione dei bambini, delle donne e dei laici e l’equilibrio tra fede e ragione che emergerà soprattutto dopo la rivoluzione francese.

Nel XV secolo in Europa non ci sono più pagani e non ci sarebbero stati mussulmani se non ci fos-sero stati i turchi, che se da una parte hanno costituito una minaccia dall’altra hanno favorito una comune identità europea.

L’umanesimo quando lascia il latino per le lingue volgari permea tutta la cultura dalla Svezia alla Sicilia.

Anversa è il centro europeo degli affari anche per i paesi di fede ortodossa non più legati al potere bizantino.

Alle fluide frontiere dell’est c’è la Polonia pienamente Europea unita alla Lituania dalla dinastia degli Jagelloni alla fine XIV secolo, e con le sue conquiste si estende nel XV secolo dal Baltico al Mar Nero.

La Russia si sbarazza dei mongoli e costruisce progressivamente uno stato attorno a Mosca.

La fine del monopolio della chiesa cattolica non costituisce la fine della cultura cristiana comune, né di una civiltà di valori comuni.

La cultura laica sarà al tempo stesso l’erede e la continuatrice dei valori cristiani pur nelle conflit-tualità che si registreranno dopo il XV secolo, poiché la minaccia viene dai conflitti tra le nazioni e dal loro spirito bellicoso, come già descritto nell’antichità da Ippocrate e accentuata dalle coloniz-zazioni.

Nel Medioevo l’ideologia dominante e la mentalità hanno condannato il nuovo considerandolo di norma un errore e un peccato, ma ciò nonostante è stato un periodo straordinariamente creativo. Solo nel XVII e ancor più nel XVIII secolo, il progresso avrà un valore ideologico pur mantenendo le radici nel Medioevo.

È nel Medioevo che è iniziata l’elaborazione e l’applicazione degli elementi che hanno permesso di emergere sulla Cina che all’epoca era lo stato più potente, avanzato e ricco del mondo, ma chiuso in sé stesso. Lascerà il dominio del mondo agli europei anche in oriente, come anche il mondo mussulmano, che malgrado l’impero ottomano perderà il dinamismo del periodo medioevale.

Malgrado le idee medievali scarsamente compatibili con l’idea di progresso, il cristianesimo da un senso alla storia e liquida il mito antico delle ciclicità della storia, non ha mai predicato la rinuncia al progresso ma ha affermato la felicità non essere nel possesso delle cose terrene, ma nel pro-gresso morale apportatore di benefici globali.

Nel Medioevo la dinamica progresso e continuità, progresso e decadenza, passato e presente, an-tico e moderno, ha determinato il progresso della produttività e la crescita economica, come te-stimoniano le numerose invenzioni e la comparsa dei contratti ad meliorandum per il migliora-mento della resa dei campi.

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E questo un periodo in cui tutta la civiltà è immersa nel religioso e fa leva sul passato per andare più lontano e farlo meglio in primo luogo con una diversa organizzazione del tempo in settimane e l’alternarsi dei giorni di lavoro con quelli di riposo e al centro le feste della vita: Natale, Pasqua e delle Pentecoste, contrariamente alla pagana Halloween, festa della morte.

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10 Bibliografia

Liberamente tratto da: Il giornale biblioteca storica

• Il cielo sceso in terra di Jacques Le Goff

• Carlo Magno di Gianni Granzotto

• La grande storia delle crociate di Jean Richard

• La civiltà feudale di Jerome Baschet

• Le città nel Medioevo di Henri Pirenne

• Storia economica e sociale del Medioevo di Henri Pirenne

• Il Medioevo giorno per giorno di Ludovico Gatto

• La vita quotidiana nel Medioevo di Robert Delort

• La grande storia delle Crociate di Jean Richard

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L’autore

Luciano Folpini è nato a Milano nel 1939, dove a sempre vissuto, salvo una breve pa-rentesi a Bergamo, e dove per lunghi anni ha svolto il ruolo di dirigente. Dal 2000 ri-siede a Gavirate in provincia di Varese. Ha pubblicato numerosi articoli e tre libri illustrati: Storia di una lunga fede, La Ver-

gine Maria e la Passione, Maria nella grande storia, la Vergine raccontata dai testi-

moni, e Le nostre storie, Un viso una storia. Attualmente sta curando nella collana: Le radici, una serie di saggi divulgativi sui grandi temi della fede cristiana.