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23 Negli ultimi anni l’audiologia clinica è stata investita da una molteplicità d’innovazioni che ne hanno rivoluzionato le conoscen- ze di base e le possibilità terapeutiche. Tre sono gli argomenti che hanno con- cretamente migliorato le nostre cono- scenze, vale a dire la genetica della sor- dità, la fisiologia delle cellule ciliate ester- ne e le protesi uditive. Tralasciando le prime due, le protesi udi- tive rappresentano il concreto risultato del nuovo modo di far medicina, dove la tecnologia associata alla clinica ha porta- to a risultati terapeutici fino ad ieri inspe- rabili ed ha rivoluzionato le prognosi delle sordità invalidanti, soprattutto di quelle dell’infanzia. Indicazioni La prescrizione di una protesi uditiva è sempre un atto difficile non solo per gli aspetti tecnici, ma soprattutto per le implicazioni emotive che spesso accom- pagnano l’accettazione del sussidio udi- tivo. Innanzitutto è utile ricordare che le indi- cazioni riguardano tutte le sordità che provocano una restrizione delle possibilità di comunicare e che il paziente deve essere sufficientemente motivato anche solo a ridurre tale disabilità, quando non è possibile risolverla. La prescrizione protesica sembrerebbe, quindi, un atto terapeutico abbastanza semplice, ma l’esperienza insegna che così non è. Innanzitutto è utile ricordare che troppo spesso si utilizza l’audiogramma tonale per identificare il candidato alla protesiz- zazione uditiva, dimenticando che con esso si quantifica l’impairment e non la disabilità; a questo poi si deve aggiungere come la motivazione sia determinante per un proficuo uso dello strumento tera- peutico e che essa deve essere valutata con estrema attenzione attuando un counseling accurato. A questo proposito basti pensare al ruolo dei familiari consi- derando due casi emblematici, e cioè quello del bambino con ipoacusia media e quello del presbiacusico. Nel primo caso non è infrequente il rifiuto della protesizzazione da parte dei genito- ri, anche di fronte alle evidenti difficoltà comunicative del figlio; nel caso del pre- sbiacusico avviene invece il contrario per- ché è il familiare che richiede il presidio terapeutico e non il paziente che ritiene di non aver alcun problema di comunica- zione. Nel caso del bambino, compito del clini- co sarà quello di dimostrare la necessità della protesizzazione ai genitori, mentre nel caso dell’anziano dovrà dissuadere i parenti dall’insistere in soluzioni non volu- te dal diretto interessato. Disabilità comunicativa reale e motivazio- ne a risolverla sono, quindi, i due requisi- ti necessari per il successo terapeutico ed entrambi devono essere ben control- lati dal clinico, poiché alcuni presidi oggi a disposizione possono avere anche degli indubbi vantaggi estetici, che non posso- no però prevaricare gli obiettivi terapeu- tici e non devono essere sfruttati per convincere all’acquisto di protesi uditive pazienti non motivati o, peggio ancora, che non abbiano ancora accettato il pro- prio deficit uditivo. LE PROTESI UDITIVE SANDRO BURDO Audiovestibologia Varese Sezione di Audiovestibologia - Ospedale di Circolo, Varese http://www.audiologia.it

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Negli ultimi anni l’audiologia clinica è statainvestita da una molteplicità d’innovazioniche ne hanno rivoluzionato le conoscen-ze di base e le possibilità terapeutiche.Tre sono gli argomenti che hanno con-cretamente migliorato le nostre cono-scenze, vale a dire la genetica della sor-dità, la fisiologia delle cellule ciliate ester-ne e le protesi uditive.Tralasciando le prime due, le protesi udi-tive rappresentano il concreto risultatodel nuovo modo di far medicina, dove latecnologia associata alla clinica ha porta-to a risultati terapeutici fino ad ieri inspe-rabili ed ha rivoluzionato le prognosi dellesordità invalidanti, soprattutto di quelledell’infanzia.

Indicazioni La prescrizione di una protesi uditiva èsempre un atto difficile non solo per gliaspetti tecnici, ma soprattutto per leimplicazioni emotive che spesso accom-pagnano l’accettazione del sussidio udi-tivo.Innanzitutto è utile ricordare che le indi-cazioni riguardano tutte le sordità cheprovocano una restrizione delle possibilitàdi comunicare e che il paziente deveessere sufficientemente motivato anchesolo a ridurre tale disabilità, quando nonè possibile risolverla.La prescrizione protesica sembrerebbe,quindi, un atto terapeutico abbastanzasemplice, ma l’esperienza insegna checosì non è. Innanzitutto è utile ricordare che troppospesso si utilizza l’audiogramma tonaleper identificare il candidato alla protesiz-

zazione uditiva, dimenticando che conesso si quantifica l’impairment e non ladisabilità; a questo poi si deve aggiungerecome la motivazione sia determinanteper un proficuo uso dello strumento tera-peutico e che essa deve essere valutatacon estrema attenzione attuando uncounseling accurato. A questo propositobasti pensare al ruolo dei familiari consi-derando due casi emblematici, e cioèquello del bambino con ipoacusia mediae quello del presbiacusico. Nel primo caso non è infrequente il rifiutodella protesizzazione da parte dei genito-ri, anche di fronte alle evidenti difficoltàcomunicative del figlio; nel caso del pre-sbiacusico avviene invece il contrario per-ché è il familiare che richiede il presidioterapeutico e non il paziente che ritienedi non aver alcun problema di comunica-zione.Nel caso del bambino, compito del clini-co sarà quello di dimostrare la necessitàdella protesizzazione ai genitori, mentrenel caso dell’anziano dovrà dissuadere iparenti dall’insistere in soluzioni non volu-te dal diretto interessato.Disabilità comunicativa reale e motivazio-ne a risolverla sono, quindi, i due requisi-ti necessari per il successo terapeuticoed entrambi devono essere ben control-lati dal clinico, poiché alcuni presidi oggia disposizione possono avere anche degliindubbi vantaggi estetici, che non posso-no però prevaricare gli obiettivi terapeu-tici e non devono essere sfruttati perconvincere all’acquisto di protesi uditivepazienti non motivati o, peggio ancora,che non abbiano ancora accettato il pro-prio deficit uditivo.

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Protesi uditive

Da un punto di vista classificativo, distin-guiamo le protesi uditive in:• protesi acustiche• protesi impiantabili• impianti uditivi• vibratori• accessori.

Tutti i sistemi testé elencati svolgono unimportante ruolo nella riabilitazione dellesordità, ma è importante sottolineare unconcetto fondamentale e cioè che le pro-tesi – sia acustiche che impiantabili – nonmodificano l’impairment e cioè la sordità,pur migliorando le capacità comunicativedel paziente; mentre solo gli impiantisono dei veri e propri organi artificiali. Aquesto concetto è necessario aggiunge-re che gli impianti sono indicati solamen-te per le sordità profonde o totali bilate-rali, mentre le protesi impiantabili nonsono oggi in grado di compensare le sor-dità oltre i 70 dB.

Protesi acustiche

Le protesi acustiche sono gli amplifica-tori a tutti noti, ma anch’esse hanno subi-to delle notevoli innovazioni, tanto chepossono essere distinte in:• protesi acustiche analogiche• protesi acustiche programmabili• protesi acustiche digitali (Fig.1).Per quanto riguarda la forma, si ricordache non esistono praticamente più leprotesi acustiche “a scatola”, che sonostate sostituite dalle retroauricolari,mentre i moderni amplificatori permet-tono di prescrivere le protesi endoauri-colari per perdite anche di 70 dB, manon oltre, poiché in caso di sorditàprofonda un amplificatore di potenzasarà sempre causa di un fastidioso“effetto larsen”, a meno che non venga-no eliminate le frequenze acute soddi-sfacendo, però, più le esigenze esteti-che che non uditive del paziente o deisuoi genitori.

Le protesi acustiche analogiche sonorappresentate dai noti amplificatori rego-labili manualmente e sono ormai in via discomparsa dal mercato, perché sostitui-te dalle programmabili, anche se alcunimodelli continuano ad essere prodotti, inquanto più economici.Le protesi acustiche programmabili,invece, sono oggi particolarmente apprez-zate poiché presentano caratteristiche diamplificazione molto più ampie rispettoalle analogiche e nel contempo consento-no adattamenti molto personalizzati. Inaltre parole, ogni protesi programmabileracchiude in sé la possibilità di trasfor-marsi in più protesi analogiche e quindi il“parco apparecchi” di cui dispone l’audio-protesista è molto più ristretto. Tale fles-sibilità va anche a vantaggio del paziente,sia perché gli adattamenti sono molto piùprecisi e riguardano un numero maggioredi parametri, sia perché egli potrà sce-gliere, con l’ausilio di un telecomando, tradiversi programmi d’ascolto, soluzionequesta impossibile con le analogiche.

Fig. 1 - Protesi digitali: a) endoauricolari; b)retroauricolari.

a

b

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Miglior qualità d’amplificazione, flessibilitàdi regolazione, multiprogrammabilità euso del telecomando sono le caratteristi-che innovative delle moderne protesi pro-grammabili.La miglior qualità è legata all’introduzionedi nuovi amplificatori che consentono unabassa distorsione anche con potenze ele-vate, oltre ad una miglior risposta sullefrequenze acute. Tali qualità permettono,nella pratica, una miglior discriminazionesoprattutto delle consonanti ed un ascol-to più agevole nel rumore.La flessibilità di regolazione è riconducibi-le alla possibilità di modificare le caratte-ristiche d’amplificazione elettronicamen-te, grazie ad un computer, e non manual-mente, così da raggiungere adattamentiveramente personalizzati.La multiprogrammabilità è una conse-guenza dell’ampio uso dell’elettronica digi-tale tipico di queste protesi e che con-sente di trasformare una modalità diamplificazione in un’altra, così da adatta-re l’ascolto alle varie situazioni di vita.La scelta della modalità di ascolto vienegeneralmente effettuata grazie ad untelecomando che è risultato particolar-mente utile non solo per questo, maanche per tutti i casi in cui la manualitàdel paziente è ridotta, come nel casodegli anziani e dei bambini molto piccoli,evitando così alla madre di avvicinarsicontinuamente al figlio per controllare oregolare gli apparecchi. Le indicazioni delle protesi programmabi-li interessano tutti i gradi di sordità, tenu-to conto che oggi – nelle sordità profondeo totali – rappresentano, in molti casi,solo un momento di passaggio prima del-l’applicazione di un impianto cocleare.Infine le protesi digitali rappresentanol’evoluzione naturale delle protesi pro-grammabili perché, oltre a permettereprecisi adattamenti, consentono anche lamanipolazione del segnale acustico.All’interno delle protesi digitali sono rac-chiuse tutte le più moderne innovazionitecnologiche, spesso progettate tenendo

presenti le più recenti acquisizioni in temadi fisiopatologia uditiva, ma la loro utiliz-zazione ottimale deve tener presente iloro limiti, proprio per evitare usi impro-pri e illusioni dannose per pazienti parti-colarmente fragili emotivamente.Per capire i limiti e, di conseguenza, ipregi delle protesi digitali, è utile ricorda-re come l’apparato uditivo, e la coclea inparticolare, permetta innanzitutto di sen-tire e successivamente di discriminare. La sensazione viene attivata dalle celluleciliate interne, mentre la sua “ottimizza-zione” è legata alle cellule ciliate esterneche funzionano come un sintonizzatoreper ottenere il miglior ascolto e, quindi,una perfetta discriminazione.Nelle ipoacusie percettive, le prime adessere danneggiate sono le cellule ciliateesterne, per cui viene a mancare la loroazione di sintonizzazione, provocando nontanto un’ipoacusia, bensì un deficit discri-minativo; tanto che non è infrequente chel’ipoacusico percettivo lieve o medio affer-mi “sento, ma non capisco”.Nelle sordità percettive gravi o profonde ildeficit di maggior importanza è, invece,quello uditivo, oltre a quello discriminati-vo, che però passa in secondo pianocome importanza.L’obiettivo principale di una protesi acu-stica sarà, quindi, quello di risolvere ildeficit discriminativo nelle ipoacusie lievie medie ed il deficit uditivo nelle sorditàgravi e profonde. L’azione prevalente dellaprotesi sarà quindi la manipolazione delsegnale nel primo caso e l’amplificazionenel secondo. Le protesi acustiche chepermettono la più sofisticata manipola-zione del segnale sono quelle digitali, manon esistono attualmente modelli cheeguagliano in amplificazione le più potentiprotesi programmabili.Da qui ne viene che, in linea di massima,le protesi digitali oggi non consentonoancora di compensare le sordità profon-de, mentre trovano la loro massima uti-lità nelle ipoacusie lievi, medie e medio-gravi.

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La tecnologia digitale consente la mani-polazione estrema del segnale acustico eoggi la maggior parte di questi moderniapparecchi suddivide il segnale in piccolebande che corrispondono alle bande cri-tiche cocleari. Ogni segmento sonoro puòessere manipolato in termini di guada-gno, di loudness, di pendenza dei filtri,ecc. In altre parole questi strumenti ten-tano di compensare all’esterno la man-cata attività di tuning causata dalla disfun-zione delle cellule ciliate esterne. Oltre aquesto, in alcuni modelli sono stati imple-mentati degli algoritmi tipo averaging cheriducono i rumori casuali rispetto a quelliche interessano, altri che controllano l’at-tivazione di sofisticati microfoni direziona-li, ecc., per migliorare l’ascolto in condi-zioni di ascolto multiplo.Le protesi acustiche digitali rappresenta-no, quindi, un’importante innovazioneterapeutica per le sordità percettive, manon bisogna dimenticare che la manipo-lazione del segnale certamente facilita l’a-scolto, ma le distorsioni tipiche delle sor-dità percettive rimangono, ed è questo ilcollo di bottiglia attraverso cui passanotutte informazioni uditive che giungono alpaziente.

Protesi impiantabili

Del tutto recentemente sono state intro-dotte nella clinica le protesi impiantabiliche altro non sono che delle protesi pro-grammabili o digitali che vengono inseritechirurgicamente, in parte o totalmentenell’orecchio medio.Da un punto di vista strutturale, la veradifferenza con le protesi tradizionali con-siste nell’assenza del ricevitore, che vienesostituito da un apparato vibratorio cheviene inserito nella mastoide oppure vienecollegato all’incudine, o al suo posto.Il segnale amplificato viene, quindi, trasfor-mato in energia vibratoria e non acustica.Il sistema a vibrazione che viene inserito chi-rurgicamente nella mastoide è l’equivalentedelle protesi per via ossea, che provoca una

stimolazione cocleare diretta e trova indica-zione nei casi di ipoacusia trasmissiva in cuisia impossibile usare gli apparecchi tradi-zionali come nelle “atresie auris”.Gli altri sistemi agiscono meccanicamen-te sulla catena ossiculare, riproducendoe amplificando i suoi movimenti e sonoindicati nelle sordità percettive.Le due protesi impiantabili per le sorditàpercettive attualmente disponibili si diffe-renziano sia per le indicazioni che per laloro struttura.La protesi Symphonix ® (Fig. 2) è costituitada due parti: una esterna ed una inter-na, che comunicano fra di loro via radio(protesi semi-impiantabile).

Fig. 2 - Protesi semi-impiantabile Symphonix®.

Elaboratoredei suoni

Demodulatore Ricevitore internoCollegamentodel conduttore

Floating MassTransducer

La parte esterna è una protesi acusticadigitale priva di ricevitore, che viene sosti-tuito da un vibratore elettromagneticointerno agganciato sull’incudine. Le indi-cazioni sono abbastanza ampie, fino acoinvolgere le sordità gravi, ma non oltre.Il secondo sistema disponibile è il TICA®

(Fig. 3), completamente impiantabile,ma con indicazioni limitate alle sorditàpercettive con le frequenze medio-graviconservate. Questo tipo di protesi usa unvibratore a cristalli di quarzo che vieneapplicato sulla testa dell’incudine.Altri sistemi sono in corso di sperimenta-zione, a conferma dell’interesse rivoltosia a problemi estetici che di migliorascolto. In particolare, si ricorda unaterza protesi in via di sviluppo, totalmen-

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Fig. 3 - Protesi impiantabile TICA®.

te impiantabile, per sordità percettive ela cui originalità consiste nel mantenerela funzione del timpano come membranamicrofonica, i cui movimenti vengono tra-sdotti, amplificati e inviati ad un vibratoreposizionato sul capitello della staffa.Attualmente possono essere applicate inEuropa le protesi Symphonix® e TICA®, men-tre solo la prima ha superato i protocolliFDA per l’applicazione negli Stati Uniti.È indubbio che il vantaggio principale diqueste protesi è di natura estetica, cheraggiunge il massimo valore negli appa-recchi completamente impiantabili, gra-zie ai quali si raggiunge la totale simbio-si, tanto da poter essere utilizzati anchenell’acqua.In realtà altri vantaggi pratici e funzionalisi associano a quello principale, quali ilmantenimento del condotto uditivo ester-no libero da occlusioni, il minor peso deisistemi stessi, ma soprattutto la migliorqualità di riproduzione, poiché il ricevito-re, che a tutt’oggi rappresenta il collo dibottiglia delle amplificazioni acusticheanche di qualità, viene sostituito da altrisistemi che permettono una maggiorbanda di trasmissione, e quindi una ripro-duzione più fedele.Gli svantaggi delle protesi impiantabilirispetto a quelle acustiche vanno ricerca-te nella necessità di un intervento chirur-gico, nella possibilità di aggravamentidella perdita uditiva quale complicanzaperi-operatoria, oltre a quelle note della

chirurgia otologica. Per quanto riguarda,poi i singoli modelli, le protesi totalmenteimpiantabili soddisfano completamente ilvantaggio estetico, ma necessitano diinterventi chirurgici periodici per il cam-bio delle pile e per l’aggiornamento com-pleto del sistema di amplificazione, men-tre quelle semi-impiantabili sono menocomplicate nella gestione dell’alimenta-zione e degli aggiornamenti.

Impianti uditivi

Distinguiamo gli impianti cocleari e gliimpianti del tronco encefalico.

Impianti cocleari. Rappresentano l’equi-valente elettronico della coclea: si tratta,quindi, di un organo sensoriale artificiale.Da un punto di vista generale, sono costi-tuiti da due parti: una interna, inseritachirurgicamente nell’osso temporale, eduna esterna con la forma di una comuneprotesi acustica retroauricolare a cui puòessere collegato, o meno, un processo-re a scatola.La parte interna è rappresentata da unricevitore che trasmette il segnale ad unaserie di elettrodi inseriti nella “scala tym-pani cocleare” (Fig.4).La parte interna ripristina l’anatomiacocleare, mentre la funzione viene costrui-ta elettronicamente dal clinico e memoriz-zata nel modulo principale della parteesterna e chiamato speech-processor.

Fig. 4 - Elettrodi inseriti nella “scala tympani”cocleare.

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grado, però, di produrre frequenze di sti-molazione elevate.Le indicazioni all’uso dell’impianto coclea-re interessano tutte le sordità profondeo totali che non ottengono un beneficiocomunicativo sufficiente dalle comuniprotesi acustiche. I risultati ottenibilidipendono dalla memoria uditiva e dal-l’età del paziente e sono particolarmen-te brillanti in tre categorie di pazienti e

Dal punto di vista estetico, tutti i modellidi impianto cocleare hanno un microfonoinserito in un contenitore simile ad unaprotesi acustica, oppure alla parte ester-na delle protesi semi-impiantabili. Colle-gato al microfono vi è il vero e proprioelaboratore che sta subendo una serie diimportanti miniaturizzazioni, tanto dapoter oggi essere inserito nello stessoinvolucro del microfono, pur non garan-tendo ancora tutte le performances deglispeech-processor di maggiori dimensio-ni. Infine, la parte esterna si completacon l’antenna trasmittente del segnaleelaborato dallo speech-processor e cheviene mantenuta sul ricevitore internograzie ad una magnete (Figg. 5 e 6).La trasmissione del segnale, tra esternoed interno, avviene in radiofrequenza.Nel mondo esistono quattro modelli diimpianto cocleare, le cui differenze interes-sano soprattutto le strategie di codificazio-ne del segnale acustico, oltre alla tipologiadel sistema interno ed in particolare alnumero di elettrodi attivi intracocleari.Le strategie di codificazione oggi disponi-bili sono tre e ciascuna avrebbe l’ambi-zione di simulare nel modo più attendibileil funzionamento della coclea normale.In realtà le differenze tra le strategiesono veramente importanti, ed è quindidiscutibile l’affermazione che “tutti gliimpianti sono uguali” perché ciascunastrategia presuppone un’interpretazionediversa della fisiologia cocleare.Oggi disponiamo di impianti con strate-gie: temporali, frequenziali e miste.Le strategie temporali possono essereusate da sistemi con un ridotto numero dielettrodi e presuppongono che la cocleacodifichi le principali caratteristiche delsuono soprattutto grazie ad alte frequen-ze di stimolazione delle fibre nervose.Le strategie frequenziali (dette anchetonotopiche) riprendono, invece, il notoconcetto delle codificazione coclearetonotopica, ma a bassa frequenza di sti-molazione, mentre le miste non sonoaltro che le strategie tonotopiche in

Fig. 5 - Parti di un impianto cocleare.

Fig. 6 - Modello di funzionamento dell’impiantococleare. Nel riquadro, l’impianto degli elet-trodi nella coclea.

AntennaMicrofono

Impianto

Elaboratore

Suono

microfonoNervo

Cervello

coclea

ricevitoretrasmettitore

elaboratore

coclea

Elettrodi

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Fig. 7 - Vibratore esterno a scatola.

cioè nel sordo acquisito di recente, nelbambino sordo congenito impiantatomolto precocemente; nel sordo profon-do congenito impiantato prima dell’ado-lescenza, ma che sia stato sempre cor-rettamente protesizzato e che abbiaseguito una rieducazione oralistica conbuoni risultati, sia in performance che incompetenza linguistica, grazie ancheall’uso della lettura labiale.

Impianti del tronco. Rappresentano lasimulazione artificiale dell’attività delnervo acustico quando entra a stimola-re il nucleo cocleare nel tronco dell’en-cefalo.Sono, quindi, indicati nelle sordità retro-cocleari le cui cause principali sono: ilneurinoma dell’acustico e l’agenesia delnervo, evenienza, quest’ultima, da nonconfondersi con l’ipoplasia dove la fun-zionalità può essere mantenuta, smen-tendo ipotesi diagnostiche nate daimmagini RMN particolarmente sugge-stive.Si tratta ancora di una metodica speri-mentale, che sta utilizzando il comuneimpianto cocleare, modificato solo nel-l’elettrodo che viene inserito nel foramedi Lutska e la cui applicazione è consen-tita solo nei casi di neurofibromatosi del-l’adulto, e cioè nelle sordità acquisite,dalle cui esperienze si potranno ottene-re le informazioni necessarie per mette-re a punto quelle strategie che dovreb-bero simulare la fisiologia del nervo acu-stico. In altre parole, oggi l’impianto deltronco non simula l’attività del nervoacustico, ma mantiene le proprietà dellacoclea artificiale ed è quindi logico che irisultati clinici fin ad oggi ottenuti nonsiano esaltanti, anche se incoraggiantied in continua evoluzione.

Vibratori

I vibratori esterni (Fig. 7) sono delle pro-tesi a scatola che trasformano il segnaleacustico in segnale vibratorio compatibi-le con la frequenza di stimolazione della

cute: non sono quindi delle protesi acu-stiche con vibratore osseo.Le indicazioni riguardano le sordità tota-li; ma chi scrive ne ha allargato la pre-scrizione a tutte le sordità profonde dellaprima infanzia, abbinandolo alla protesiz-zazione acustica nella fase preparatoriaall’impianto cocleare. Grazie all’uso delvibratore, si accelera la presa di coscien-za dell’ambiente sonoro da parte delbambino ed è quindi utile per attivare ladetezione dei segnali sonori, oltre a per-mettere un miglior controllo della propriavoce, mentre sono da considerare com-pletamente prive di fondamento tuttequelle pratiche che utilizzano questo stru-mento per allenare la discriminazione o,peggio ancora, l’identificazione ed il rico-noscimento.È importante ricordare che gli unici vibra-tori proponibili ad un bambino sono soloquelli applicabili sullo sterno che permet-tono una completa libertà di movimentoda parte del piccolo paziente.

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Accessori

Gli accessori per l’ipoacusico sono fon-damentalmente quattro e possono esse-re usati con idonei accoppiamenti assie-me alle protesi uditive, oppure comesistemi primari, quando è necessariorisolvere problemi particolari, come adesempio la detezione del campanello dicasa o l’ascolto della televisione. Nelprimo caso sarà sufficiente sostituire ilmotivo sonoro con un altro che posseg-ga le caratteristiche frequenziali peressere udite dall’ipoacusico, mentre nelsecondo caso i sistemi a trasmissione ainfrarossi sono più efficaci e più econo-mici delle protesi uditive.Le quattro categorie sono:• sistemi che trasformano i segnali acu-

stici di avviso e allarme in stimoli lumi-nosi o vibrotattili;

• trasmettitori a distanza della voceriprodotta;

• sistemi che migliorano il rapportosegnale/rumore in condizioni di ascol-to multiplo;

• apparecchiature che consentono ofavoriscono la comunicazione a distan-za via telefono.

Gli avvisatori consentono la trasformazio-ne dei segnali acustici in luminosi o vibro-tattili. Gli apparecchi più diffusi sono lesveglie con vibratore e gli avvisatori lumi-nosi accoppiati al campanello di casa oalla suoneria del telefono di cui riprodu-cono visivamente il segnale.Sono inoltre disponibili strumenti mirati,come il flash che lampeggia al pianto delneonato o i segnalatori luminosi di fughedi gas o di incendio. Gli avvisatori sono, quindi, utili per i sordiprofondi o totali, mentre per molti ipoa-cusici, come ad esempio alcuni presbia-cusici, il principale se non unico proble-ma comunicativo lamentato riguarda l’a-scolto della radio e della televisione.In tali casi, è più utile prescrivere sistemidedicati (cuffie o sistemi a raggi infraros-

si) che, oltre ad essere meno impegnati-vi, permettono anche un ascolto di eleva-ta qualità.Non bisogna dimenticare, però, che talisistemi non possono risolvere quei pro-blemi di interpretazione delle trasmis-sioni che sono invece dovuti al deficitdiscriminativo tipico dell’ipoacusico per-cettivo, per il quale si esaltano le diffi-coltà che spesso si incontrano nell’a-scolto della televisione e che sono legateall’impossibilità di dialogare con lospeaker, alla velocità di eloquio e all’a-scolto di trasmissioni spesso doppiateche non consentono la labiolettura.La terza categoria di accessori è costi-tuita dai sistemi che migliorano il rap-porto segnale/rumore e cioè che per-mettono l’ascolto preferenziale dell’in-terlocutore in un ambiente rumorosoed è risaputo che il rumore ambientaleè il peggior nemico dell’ipoacusico per-cettivo.Si tratta di sistemi che trasmettono lavoce dell’interlocutore da un microfonotrasmettitore ad un ricevitore collegatoalla protesi uditiva, grazie ad una tra-smissione in radiofrequenza.Gli attuali sistemi sono stati notevol-mente miniaturizzati e non modificanosostanzialmente l’estetica dell’amplifica-tore principale. Possono poi essere pilo-tati da due tipi di microfono: il primoviene indossato dall’interlocutore, adesempio dall’insegnante a scuola, men-tre il secondo è costituito da un sofisti-cato sistema direzionale che lo stessoipoacusico dirige verso l’interlocutoreche gli interessa ascoltare.Infine, l’ultima categoria di accessoririguarda l’ascolto del telefono. Trala-sciando i sistemi alternativi per lacomunicazione scritta come i fax, gliSMS dei cellulari, ecc., è importantericordare che le principali difficoltàincontrate dall’ipoacusico con protesiriguardano il corretto interfacciamentomicrofono-telefono. Per ovviare a que-sta difficoltà sono disponibili dei cavi

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che permettono il collegamento diretto,oppure attraverso i sistemi a modula-zione di frequenza, del telefono con leprotesi uditive, isolando peraltro ilpaziente dai rumori esterni. A questisistemi vantaggiosi per i protesizzati si

devono affiancare anche le cornetteamplificate che devono essere pre-scritte, in sostituzione delle protesi udi-tive, a quegli ipoacusici la cui unicadisabilità è rappresentata dall’ascoltodel telefono.

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