Le parole dell’intercultura...Rosalba Mercurio, Esperta in Metodologie autobiografiche e scrittura...

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COMUNE DI BELLUNO Nell’ambito del PIANO TERRITORIALE PER L’INTEGRAZIONE Le parole dell’intercultura Laboratorio di scrittura autobiografica “Il primo diritto dovere di un uomo è quello di conoscere se stesso e gli altri. Nell’elenco dei diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni donna dovrebbe comparire il diritto di essere conosciuti, essere conosciuti correttamente”. Joseph Ki-Zerbo Viviamo in un’epoca di intense migrazioni, un fenomeno di dimensione planetaria. Migliaia di persone in movimento dal sud del mondo in fuga da guerre, povertà, siccità bussano alle porte dell’Europa, impreparata a farvi fronte. La nostra è una società complessa, conflittuale e spesso violenta. Con “l’altro”, “gli altri” intendiamo diversità di sesso, generazione, nazionalità, religione Secondo Kapuściński ogni estraneo, a noi sconosciuto, sembra comporsi di due esseriuno è “l’uomo uguale a noi, con le sue gioie e i suoi dolori, i suoi giorni fasti e nefasti, che teme la fame e il freddo, sente il dolore come una sventura e il successo come soddisfazione e appagamento. L’altra sua veste, sovrapposta e intrecciata alla prima, è quella di portatore di caratteristiche razziali, culturali e religiose. questo nostro doppio aspetto di uomo-individuo e di uomo portatore di razze e culture non è rigido, statico, stabilito una volte per tutte, ma dinamico, mobile, mutevoleecco perché non sappiamo mai chi stiamo per incontrare, anche se si stratta di una persona di cui conosciamo da tempo il nome e l’aspetto. Figuriamoci poi se si tratta di qualcuno che vediamo per la prima volta. Ogni incontro con l’altro è dunque un indovinello, qualcosa di ignoto se non addirittura di segreto”. Ogni incontro fra esseri umani, come forma di vita, apertura e curiosità, richiede preparazione, impegno, responsabilità, desiderio. Non può essere lasciato all’improvvisazione e alla paura. “L’incontro con gli altri non è qualcosa di semplice e automatico, ma richiede una volontà e uno sforzo che non tutti sono disposti ad affrontare”. Conoscere gli altri per conoscere se stessi e viceversa, in un gioco di specchi riflessi. Chi l’altro sia per noi, dal punto di vista delle relazioni interculturali e interrazziali, dipende dalla situazione, dalle circostanze, dal contesto, ma “è anch’esso un uomo”, pur nella sua irriducibile diversità. La condizione fondamentale per conoscere gli altri è vivere con loro, inserirli nella nostra esperienza, così che le nostre relazioni possono sollevarsi ad un livello più elevato e responsabile. Finché l’altro rimarrà nel novero degli “stranieri”, degli “immigrati”, non si potrà mai conoscerlo davvero.

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COMUNE DI BELLUNO

   

Nell’ambito  del  PIANO  TERRITORIALE  PER  L’INTEGRAZIONE  

Le parole dell’intercultura

Laboratorio di scrittura autobiografica    

“Il primo diritto dovere di un uomo è quello di conoscere se stesso e gli altri. Nell’elenco dei diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni donna dovrebbe comparire il diritto di essere conosciuti, essere conosciuti correttamente”.

Joseph Ki-Zerbo      

 Viviamo in un’epoca di intense migrazioni, un fenomeno di dimensione planetaria. Migliaia di persone in movimento dal sud del mondo in fuga da guerre, povertà, siccità bussano alle porte dell’Europa, impreparata a farvi fronte. La nostra è una società complessa, conflittuale e spesso violenta. Con “l’altro”, “gli altri” intendiamo diversità di sesso, generazione, nazionalità, religione … Secondo Kapuściński ogni estraneo, a noi sconosciuto, sembra comporsi di due esseri…uno è “l’uomo uguale a noi, con le sue gioie e i suoi dolori, i suoi giorni fasti e nefasti, che teme la fame e il freddo, sente il dolore come una sventura e il successo come soddisfazione e appagamento. L’altra sua veste, sovrapposta e intrecciata alla prima, è quella di portatore di caratteristiche razziali, culturali e religiose. …questo nostro doppio aspetto di uomo-individuo e di uomo portatore di razze e culture non è rigido, statico, stabilito una volte per tutte, ma dinamico, mobile, mutevole…ecco perché non sappiamo mai chi stiamo per incontrare, anche se si stratta di una persona di cui conosciamo da tempo il nome e l’aspetto. Figuriamoci poi se si tratta di qualcuno che vediamo per la prima volta. Ogni incontro con l’altro è dunque un indovinello, qualcosa di ignoto se non addirittura di segreto”. Ogni incontro fra esseri umani, come forma di vita, apertura e curiosità, richiede preparazione, impegno, responsabilità, desiderio. Non può essere lasciato all’improvvisazione e alla paura. “L’incontro con gli altri non è qualcosa di semplice e automatico, ma richiede una volontà e uno sforzo che non tutti sono disposti ad affrontare”. Conoscere gli altri per conoscere se stessi e viceversa, in un gioco di specchi riflessi. Chi l’altro sia per noi, dal punto di vista delle relazioni interculturali e interrazziali, dipende dalla situazione, dalle circostanze, dal contesto, ma “è anch’esso un uomo”, pur nella sua irriducibile diversità. La condizione fondamentale per conoscere gli altri è vivere con loro, inserirli nella nostra esperienza, così che le nostre relazioni possono sollevarsi ad un livello più elevato e responsabile. Finché l’altro rimarrà nel novero degli “stranieri”, degli “immigrati”, non si potrà mai conoscerlo davvero.

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COMUNE DI BELLUNO

Il mio altro è sempre il singolo, l’individuo, che non solo parla una lingua diversa, ma pensa diversamente ed è portatore perciò di un’immagine personale del mondo. Il suo non è un volto astratto, generico, ma il volto di colui che ho effettivamente incontrato. Un dialogo positivo richiede la consapevolezza di “mondi possibili”, la capacità di ascoltarli e nello stesso tempo di ascoltare se stessi. Del resto si è sempre stranieri per qualcuno. Scrive Tahar Ben Jelloun, “Io non so chi sia quello straniero, e nemmeno lui sa chi sono io”. Raccontarsi diventa dunque l’occasione per conoscersi “correttamente”, umanamente, all’incrocio di varie appartenenze, diventando corresponsabili del destino del mondo in cui viviamo.

Obiettivi    -­‐ Sperimentare il metodo autobiografico, cimentandosi con la scrittura autobiografica. -­‐ Ripensare la propria storia alla luce di alcune parole chiave dell’interculturalità. -­‐ Sensibilizzare alla postura autobiografica in relazione alla condivisione e all’ascolto del racconto

della vita dell’altro. -­‐ Incrementare competenze di ascolto, narrative, riflessive e metacognitive attraverso il raccontarsi e il

raccontare vissuti ed esperienze.    Metodologia  Un laboratorio autobiografico è un’esperienza di auto-formazione in cui lo strumento formativo privilegiato è la scrittura di sé in una modalità di apprendimento riflessivo realizzata “individualmente insieme”, a coppie, piccoli gruppi e in plenaria. È tempo e luogo prezioso di ricerca del significato e di confronto in cui gli operatori hanno l’occasione di riconoscere, sviluppare competenze e capacità talvolta già presenti e possono portare le loro problematiche, i dubbi, le perplessità Ad ogni partecipante è richiesto di mettere in gioco dimensioni personali e professionali con la finalità di acquisire maggiore consapevolezza di sé e del proprio ruolo,. In particolare “Le parole dell’intercultura” è articolato in tre incontri. Il primo, condotto dal prof. Demetrio, rappresenta un’introduzione teorica e metodologica al metodo autobiografico. Il secondo e il terzo, condotti da Rosalba Mercurio, consentiranno la sperimentazione della scrittura autobiografica partendo dalla visione di un film il cui contenuto fornirà le sollecitazioni per affrontare il tema dell’altro. Il cinema come potente strumento di formazione, capace di migliorare le capacità autoriflessive, comunicativo-relazionali ed empatiche dei professionisti socio-sanitari verrò dunque integrato alla scrittura di sé.    Bibliografia  minima  Duccio DEMETRIO, Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé. Cortina Raffaello, Milano, 1996. (altre indicazioni bibliografiche verranno fornite durante il laboratorio)

Conduttori  Prof. Duccio Demetrio, , massimo esperto italiano di autobiografia, già professore ordinario di Filosofia dell'educazione e di Teorie e pratiche della narrazione, attualmente direttore scientifico della Libera università dell' Autobiografia di Anghiari (AR), da lui fondata nel 1998 con Saverio Tutino. Rosalba Mercurio, Esperta in Metodologie autobiografiche e scrittura clinica presso ENAC di Feltre, Diplomata e membro del Consiglio didattico presso la Libera Università dell’autobiografia di Anghiari.  

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Durata:  12  ore  Date:  10/05/2016,  17/05/2016,  24/05/2016  

Ore  9.00-­‐13.00  Presso:  Istituto  Canossiano    –  viale  Monte  Grappa,  1    –  Feltre  (BL)  

 

Destinatari:  operatori  con  priorità  ad  assistenti  sociali  dei  comuni/PASS/occupati  nell'ambito  del  disagio  adulti  delle  Conferenze  dei  Sindaci  ULSS  1  e  ULSS  2.    

 

Accreditamento:  evento  accreditato  presso  l’Ordine  degli  Assistenti  Sociali  del  Veneto    12  crediti  formativi  –  ID  13307  

L’evento  è  realizzato  ai  sensi  della  convenzione  con  il  Consiglio  Regionale  dell’Ordine  degli  Assistenti  Sociali  del  Veneto  stipulato  in  data  30/01/2015  

   

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MODULO DI ISCRIZIONE Inviare il modulo a [email protected] e in oggetto AUTOBIOGRAFIA

Disponibilità di posti in base all’ordine di ricezione delle iscrizioni    

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• non è prevista alcuna quota di partecipazione SI INVITANO I PARTECIPANTI ALLA PUNTUALITÀ