Le osservazioni al Nuovo piano cave

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Qui Lecco Libera Vista aerea della Cava Cornello e della Cava Vaiolo Bassa Alla cortese attenzione: del Presidente della Provincia di Lecco, dei capigruppo e dei consiglieri componenti il Consiglio provinciale di Lecco, della Giunta provinciale di Lecco, della Commissione Consiliare Ecologia e Ambiente, del Responsabile del procedimento, dott. Luciano Tovazzi, Dirigente del Settore Ambiente, Ecologia, Agricoltura, Caccia e Pesca della Provincia di Lecco Oggetto: Osservazioni alla Proposta di Piano Cave a seguito della prima adozione avvenuta con deliberazione n°20 del Consiglio provinciale in data 8 aprile 2013. Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected] 1

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Il documento, a cura di Qui Lecco Libera, è stato protocollato in Provincia di Lecco lo scorso 6 maggio

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Qui Lecco Libera

Vista aerea della Cava Cornello e della Cava Vaiolo Bassa

Alla cortese attenzione:

del Presidente della Provincia di Lecco,dei capigruppo e dei consiglieri componenti il Consiglio provinciale di Lecco,della Giunta provinciale di Lecco,della Commissione Consiliare Ecologia e Ambiente,del Responsabile del procedimento, dott. Luciano Tovazzi, Dirigente del Settore Ambiente, Ecologia, Agricoltura, Caccia e Pesca della Provincia di Lecco

Oggetto: Osservazioni alla Proposta di Piano Cave a seguito della prima

adozione avvenuta con deliberazione n°20 del Consiglio provinciale in

data 8 aprile 2013.

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Indice

Prologo: l’oggetto delle presenti osservazioni (p. 3)

1. Il contesto del mercato dove si inserisce il Nuovo Piano Cave (p. 4)

a. I settori industriali delle costruzioni e del cemento (p. 5)b. I settori industriali della chimica e della siderurgica (p. 10)

2. Il rinnovo (non) necessario del Nuovo Piano Cave (p. 12)

3. I fabbisogni dichiarati dalle aziende e le quantità riconosciute dalla Provincia di Lecco all’interno del Nuovo Piano Cave (p. 15)

a. L’emblematico caso del Comune di Lecco (p. 17)

4. Gli ambiti estrattivi presenti sul territorio del Comune di Lecco (p. 22)

a. Cava Cornello, Dolomite Colombo, Atei 1 (p. 22)b. Cava Vaiolo Bassa, Fassa Spa, Atei 2 (p. 27)c. Cava Vaiolo Alta, Unicalce Spa, Atei 3 (p. 30)

5. Gli effetti e impatti delle attività estrattive Cornello, Vaiolo Bassa e Vaiolo Alta (p. 33)

6. L’ambito estrattivo denominato “ex cava Mossini” (p. 38)

7. I principi della Convenzione delle Alpi, degli statuti della Regione, della Provincia di Lecco e del Comune di Lecco (p. 42)

8. Le valutazioni tecniche tutt’altro che imparziali (p. 49)

Conclusioni (p. 53)

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Prologo: l’oggetto delle presenti osservazioni

“Se non si vende il prodotto è inutile produrlo”

Giampiero Pesenti, Presidente di Italcementi Group *

Le pagine che seguono costituiscono la formulazione delle osservazioni al Nuovo Piano Cave provinciale di Lecco, adottato dal Consiglio provinciale in data 8 aprile 2013, da parte del movimento d’impegno civile denominato Qui Lecco Libera.

In particolare, gli ambiti estrattivi oggetto delle presenti osservazioni sono:

1. Cava Cornello, presente sul monte Magnodeno e ricadente sul territorio del Comune di Lecco, appartenente al settore “rocce ad uso industriale”;

2. Cava Vaiolo Bassa, presente sul monte Magnodeno e ricadente sul territorio del Comune di Lecco, appartenente al settore “rocce ad uso industriale”;

3. Cava Vaiolo Alta, presente sul monte Magnodeno e ricadente sul territorio del Comune di Lecco, appartenente al settore “rocce ad uso industriale”;

E per quel che concerne il settore delle “ghiaie e delle sabbie”:

1. Ex cava Mossini, presente nell’ambito del monte Barro e ricadente sul territorio dei Comuni di Galbiate e Pescate;

Per i tre ambiti estrattivi del Comune di Lecco si preannuncia un’escavazione ventennale pari a 11,7 milioni di metri cubi di materiale. Per la ex cava Mossini, il cui settore ha durata pari a dieci anni, si tratta di 550mila metri cubi.

In ogni caso, rimandando ai contenuti del presente documento, si preannuncia la richiesta di revoca/ritiro del Nuovo Piano Cave, perché sbilanciato nelle quantità di materiale da estrarre autorizzato in favore delle ditte cavatrici e fortemente impattante sull’ambiente e il contesto sociale circostante.

* La frase è stata pronunciata a margine dell’assemblea degli azionisti del 17 aprile 2013, dove il management ha confermato la chiusura di 9 dei 17 stabilimenti del Gruppo.

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1. Il contesto di mercato dove si inserisce il Nuovo Piano Cave

In via preliminare occorre ripercorrere, seppur in maniera sintetica, le principali tendenze dei mercati cui è destinato il materiale estratto dagli ambiti oggetto delle presenti osservazioni. Nel caso di specie, come detto, i tre ambiti estrattivi di riferimento sono quelli ricadenti sul territorio del Comune di Lecco, collocati sul monte Magnodeno. La cava Cornello (Atei 1), la cava Vaiolo Bassa (Atei 2) e la cava Vaiolo Alta (Atei 3). Tutti e tre compresi nel capitolo dedicato alle “rocce per uso industriale”.

Tale esercizio non è che l’applicazione della normativa regionale in materia di attività estrattiva, vista la D.G.R. 30.12.2009 n. 10963 - “Revisione dei ‘Criteri e direttive per la formazione dei piani delle cave provinciali’ di cui al primo comma dell'art. 2 e al primo comma dell'art. 5 della L.R. 14/1998, in materia di cave”, la quale -al punto 3.2.5.3 “Fabbisogni di altri materiali”- recita:

La stima dei fabbisogni di altri materiali, la cui principale caratteristica comune è la necessità di trasformazione previo utilizzo (rocce per cementi, rocce ornamentali, argille per laterizi, torbe) è invece calcolata direttamente da indagini circa il fabbisogno di questi materiali svolte presso le aziende di trasformazione o dalla stima dei quantitativi esportati.In ragione della diversificazione e vastità del mercato delle rocce, soprattutto per quanto riguarda le rocce ornamentali particolarmente pregiate, la cui esportazione può essere anche extraeuropea, non è possibile stimare il fabbisogno provinciale se

non sulla base dei trend di evoluzione del cavato negli anni e

sulla base di questionari ed indagini effettuati direttamente sui [e non “dai”, si presti attenzione, nda] produttori o sulle [e non “dalle”, di nuovo, nda] principali aziende di prima lavorazione

del materiale.

Normativa della Regione Lombardia alla mano, dunque, si procederà alla sintetica analisi indicata, facendo fede ai dati riportati da soggetti certamente non ascrivibili alla categoria di chi, pregiudizialmente, è contrario ad ogni attività estrattiva. Rispettivamente: l’Associazione Italiana Tecnico Economica e Cemento (Aitec), l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), la Federazione Nazionale dell'Industria Chimica (Federchimica) e, limitandoci soltanto a queste, la Federazione Imprese Siderurgiche Italiane (Federacciai). Il motivo per cui si è scelto di comprendere attori in mercati diversi da quello delle costruzioni e dell’edilizia, deriva dal fatto che -stando a quanto scritto nella Relazione tecnica allegata alla documentazione relativa al Nuovo Piano Cave- gli Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected]

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“impianti industriali presenti sul territorio [...] trasformano la materia prima inerte in prodotti fondamentali per l’impiego in vari settori industriali (costruzioni/edilizia, siderurgia, chimica, ecc.) ed il cui bacino di utenza non può essere circoscritto in un ambito esclusivamente provinciale”.

a. I settori industriali delle costruzioni e del cemento

Si conferma anche per il IV trimestre 2012 la forte contrazione dei consumi di cemento, pari al 21,7%. Complessivamente il 2012 chiude con un volume di consumi di 25,6 milioni di tonnellate (-22,1% rispetto al 2011). Per il 2013 non si prevedono miglioramenti significativi, in linea con la situazione di stallo che sta interessando il settore delle costruzioni. Per il I trimestre si stima una variazione tendenziale negativa nei consumi di cemento di circa il 15,8%.

L’impietosa fotografia è stata recentemente scattata dall’Associazione Italiana Tecnico Economica e Cemento (Aitec), all’interno del documento “Tendenze dell’industria italiana del cemento, trimestre 2013”. A supporto di queste inequivocabili conclusioni, è rappresentato anche un grafico, che qui riportiamo per chiarezza espositiva, che illustra il tracollo del mercato del cemento, dal picco dell’anno 2006 alla prolungata tendenza negativa registrata anche nel primo trimestre dell’anno 2013.

Consumo nazionale di cemento (migliaia di tonnellate)

0

12500

25000

37500

50000

2006 2011 2012

25565

32833

46879

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Tracollo che difficilmente si concilia con le previsioni illustrate in premessa a sostegno dei quantitativi richiesti dalle aziende e, in fase di prima adozione, riconosciuti dalla Provincia di Lecco.

Il collasso del mercato del cemento non è un fenomeno isolato. Com’è facile intuire, la tendenza negativa di questo settore procede parallelamente alla crisi degli investimenti nel settore delle costruzioni. Anche in questo caso, sono le associazioni di categoria -i cui studi dovrebbero essere noti anche alle aziende che sul territorio lecchese intravedono, al contrario, una produzione annua strabiliante- a fornire le risposte necessarie.

Ecco che cosa scrive l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) all’interno del documento intitolato “Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni”, datato giugno 2012.

Il giudizio sullo stato di salute del settore delle costruzioni

assume ad aprile 2012 connotazioni maggiormente negative

rispetto alle precedenti indagini: il 71,2% delle imprese associate (61,1% ad ottobre 2011) ritiene che i connotati congiunturali dei comparti di attività in cui opera siano quelli tipici di una forte recessione mentre il 27,5% (37,8% ad ottobre 2011) è dell’avviso che si stia attraversando una fase di stagnazione. Una modesta percentuale di imprese (1,3% ad aprile 2012 e 1,1% ad ottobre 2011) ritiene che la situazione degli ambiti settoriali di interesse sia caratterizzata da una fase di espansione.

Consumo nazionale di cemento (migliaia di tonnellate)

4000

4750

5500

6250

7000

IV trim 2012 I trim 2013

4980

6130

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E ancora, collegandosi a quel che ha già sostenuto l’Aitec:

In linea con la tendenza recessiva degli investimenti in costruzioni risulta l’evoluzione delle quantità di cemento consegnate: la produzione nazionale di cemento fa registrare nell’intero 2011 una flessione tendenziale del 4,3% che sottintende una contrazione delle quantità consegnate pari al 3,4%. I dati dei primi quattro mesi dell’anno risultano particolarmente negativi: la produzione di cemento si riduce rispetto allo stesso periodo del 2011 del 24,6% mentre le consegne interne diminuiscono del 26,5%.

Anche in questo caso, sono i numeri a dipingere il drammatico quadro economico dove si inserisce il Nuovo Piano Cave della Provincia di Lecco, certamente non esente dalla contrazione del mercato delle costruzioni.

A ulteriore sottolineatura valga anche il dato, elaborato sempre da Ance, sugli investimenti di manutenzione straordinaria dell’esistente -in lieve aumento, com’è intuibile- e di nuova costruzione -in caduta libera.

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Nonché i dati aggiornati al 18 aprile 2013 a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi dell’Ance.

L’indice Istat della produzione nelle costruzioni, corretto per gli effetti di calendario, evidenzia a febbraio 2013, una diminuzione dell’1,1% rispetto allo stesso mese del 2012. Questa flessione apparentemente meno intensa rispetto a quanto rilevato nei mesi precedenti (-11,3% di gennaio 2013, -15,6% di dicembre 2012), deriva da un confronto con un valore di febbraio 2012 fortemente negativo, anche a causa di condizioni metereologiche particolarmente avverse. Il mese di febbraio dello scorso anno aveva, infatti, registrato un crollo tendenziale della produzione del 24,8% evidenziando la flessione più forte mai registrata dall’inizio della crisi. Pertanto, il quadro per il settore delle costruzioni continua a rimanere negativo e nei primi due mesi dell’anno in corso l’indice della produzione registra una diminuzione del 6,3% nel confronto con il primo bimestre del 2012.

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Queste analisi, che costituiscono a -parere degli scriventi- un’utilissima e documentata base di partenza per le indagini prescritte dalla normativa della Regione Lombardia, si presentano in totale contrasto e contrapposizione alle proiezioni riportate all’interno della documentazione relativa al Nuovo Piano Cave, che indicano una “tenuta” del mercato che, stando ai dati riportati poco sopra, pare alquanto ottimistica, se non del tutto scollata dalla realtà.

Valga, in via definitiva, quanto scritto da una delle aziende impegnate nell’attività estrattiva, la Unicalce Spa, all’interno della Relazione del Consiglio di Amministrazione sulla gestione al 31.12.2011, depositata insieme all’infelice bilancio 2011 (l’ultimo disponibile). Nel paragrafo “settore della calce” si legge:

Nell’ambito della generale situazione dell’economia nazionale sopraindicata, il settore della calce è stato caratterizzato

nell’anno 2011 da una persistente crisi di mercato e quindi

produttiva, evidenziatasi in conseguenza delle forti flessioni dei tradizionali mercati di sbocco quali l’edilizia, la stabilizzazione delle terre e la chimica; il settore dell’acciaio ha invece mantenuto i livelli di assorbimento fatti registrare nell’anno 2010.

Volumi (mc v/p) costruiti nel decennio 2000-2009 e proiezione delle attività edilizie tra il 2010-2019

0

750000

1500000

2250000

3000000

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

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b. I settori industriali della chimica e della siderurgica

Dato l’impiego diversificato dei materiali estratti (calcare e dolomia su tutti) dalle tre cave lecchesi dichiarato dalle aziende attive e prontamente raccolto dalla Provincia di Lecco, si è ritenuto arricchente segnalare, in chiave pur sempre sintetica, le principali tendenze dei mercati chimico e siderurgico italiani, non così dissimili da quelle registrate nel settore delle costruzioni e del cemento.

A sostenerlo, ancora una volta, le associazioni di categoria. Come Federchimica, all’interno de “L’industria chimica in Italia. Rapporto 2011-2012”.

La chimica mondiale continua a crescere e nel 2011 il valore della produzione ha raggiunto i 2.748 miliardi di euro. Dopo la crisi del 2008-2009, il volume della produzione chimica mondiale ha raggiunto nuovamente i livelli pre-crisi già nel 4° trimestre 2009, da quel momento per diversi paesi la ripresa si è trasformata in espansione: è questo il caso di gran parte dei paesi emergenti, tra cui la Cina e altri paesi dell’Asia emergente. Dopo il forte rimbalzo

del 2010 (+12.4%), la produzione chimica mondiale in volume è

cresciuta nel 2011 del 4.4%, ma evidenziando un progressivo

rallentamento in corso d’anno che prelude a un 2012 denso di

incertezze a livello macroeconomico.

Incertezze che, seppur meno pronunciate, paiono caratterizzare anche il settore siderurgico. Com’è noto agli scriventi, e a chi legge, gli stabilimenti di Taranto, Piombino -compreso il nostro territorio, data la presenza di Lucchini a Lecco-, stanno attraversando un periodo di fortissima contrazione, dato il mercato e le ricadute socio-sanitarie che tali insediamenti determinano a danno delle popolazioni locali. Per questo motivo si è ripreso un passaggio della relazione annuale 2012 di Federacciai, intitolata “L’industria siderurgica italiana”.

In Italia nel 2011 la produzione di acciaio ha raggiunto 28,7 m.t. con un aumento pari all’11,6%, equivalente a 3 m.t.; ancora sotto del 9,2% al massimo storico del 2006 (31,6 m.t.). l’Italia continua ad essere il secondo maggiore produttore fra i Paesi dell’UE con una quota del 16,2%, oltre un punto percentuale in più dell’anno precedente. La produzione di laminati lunghi nel 2011 è stata pari a 12,9 m.t. in aumento del 5,9% rispetto all’anno precedente, ma ancora inferiore del 25,6% a quella del 2007. La produzione di laminati piani nel 2011 è stata pari a 14,4 m.t. con una crescita

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del 14,2% rispetto all’anno precedente e inferiore del 2,7% al livello del 2007.

Tali analisi anticipano il capitolo che segue, che contiene una domanda inevasa: per quale motivo, data la durata ventennale del vigente piano cave approvato dalla Provincia di Lecco e successivamente approvato dalla Regione Lombardia con deliberazione di consiglio regionale datata 26 giugno 2001, n. VII/262, si è deciso di intraprendere una nuova procedura relativa a un rinnovato Piano Cave d’interesse provinciale?

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2. Il rinnovo (non) necessario del Nuovo Piano Cave

Il Nuovo Piano Cave adottato dal Consiglio provinciale con deliberazione n.20 dell’ 08.04.2013 in realtà non doveva neppure essere predisposto ed approvato almeno per il settore delle rocce ad uso industriale (oggetto degli Ambiti estrattivi nel Comune di Lecco) per il quale il Piano cave approvato dalla Regione Lombardia con DCR  n.VII/262 del 26.06.2001 aveva valore ventennale.

L’art.9 della LR n.14/1998 stabilisce infatti che:

Il piano cave può essere sottoposto a variazione o revisione su iniziativa della Provincia per l’adeguamento ad eventuali fabbisogni aggiuntivi rispetto a quelli determinati [...] o per eventuali adeguamenti tecnici o normativi.

La deliberazione della Giunta Regionale n.VIII/10963 del 30.12.2009 relativo alla “Revisione dei criteri per la formazione dei piani delle cave provinciali”, pur stabilendo che per il fabbisogno di altri materiali di cave (comprese le rocce industriali) saranno considerate le necessità di alimentazione degli impianti di lavorazione, al punto 3.2.5.3 “Fabbisogni di altri materiali” stabilisce chiaramente che la stima dei fabbisogni è calcolata direttamente da indagini di questi materiali svolte presso le aziende di trasformazione o dalla stima dei quantitativi esportati.

La deliberazione della Giunta Provinciale n.59 del 08 marzo 2011 che ha dato avvio il provvedimento relativo alla redazione del nuovo Piano Provinciale per le cave ha ricondotto la motivazione di fondo alla seguente ragione:

Le specifiche richieste delle aziende operatrici del settore che lamentano da tempo l’aumento dei fabbisogni di materia prima non soddisfatto dal vigente piano.

Che la richiesta delle aziende estrattrici sia l’unica ragione per la revisione del Piano, almeno per il settore delle rocce per usi industriali, è ribadito esplicitamente nella prima pagina dell’introduzione della Relazione tecnica al piano cave adottato, allorquando si parla della necessità di “soddisfare il fabbisogno degli impianti industriali alimentati da calcari per la produzione di calce e cemento”.

In sostanza la necessità di revisionare il Piano cave per le rocce industriali non deriva da studi o indagini dell’Ente pubblico, che adotta il Piano (la Provincia) e dovrebbe contemperare diversi interessi (quello delle industrie Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected]

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estrattive ma anche quello della salvaguardia ambientale/paesaggistica e di benvivere dei cittadini), ma soltanto da richieste di operatori economici privati, legittimamente interessati ad aumentare lo sfruttamento e l’escavazione delle montagne per accrescere i propri profitti.Per fare un paragone, è come se i volumi previsti negli ambiti di trasformazione di un Piano di Governo del Territorio di un Comune costituissero il semplice recepimento delle richieste di cittadini/operatori che volessero costruire, anziché essere il frutto di valutazioni che tengano conto non solo del profitto e dell'interesse dei privati, ma anche dell’interesse pubblico.

Se le ragioni di rivedere, ampliandone le volumetrie estrattive, il piano cave vigente si basano solo sulle richieste delle aziende del settore è del tutto evidente che non possono essere raggiunti alcuni degli obiettivi contenuti nella relazione tecnica al Piano, e precisamente i punti elencati:

- Equilibrio tra esigenze di estrazione e tutela del territorio: Raggiungere un equilibrio tra le esigenze di programmazione dell’attività estrattiva e la tutela paesistica ed ambientale del territorio;- Sostenibilità ambientale: Favorire la sostenibilità ambientale degli interventi estrattivi pianificati individuando modalità di coltivazione e ripristino compatibili con il contesto paesistico ed ambientale. Indurre a conclusione le attività già pianificate dai precedenti strumenti, non compatibili con il contesto paesistico/ambientale, favorendo la conclusione delle operazioni di sfruttamento, senza autorizzare nuove volumetrie e nell’ottica del migliore recupero ambientale, ponendo la massima attenzione alle sistemazioni dei versanti al fine di ridurre il rischio idrogeologico- Prosecuzione delle attività virtuose: Favorire la prosecuzione delle attività estrattive in atto che abbiano raggiunto buoni livelli di sostenibilità ambientale, intesa sotto il profilo del ripristino ambientale con effetti compatibili con il contesto paesistico e con il sistema urbanistico ed infrastrutturale.

L’assenza di interessi pubblici prevalenti per rivedere, al rialzo, il Piano cave vigente -di durata ventennale, ripetiamo- per il settore delle rocce ad uso industriale è reso ancora più evidente dall’andamento fortemente critico del tessuto economico e produttivo che ha interessato anche l’attività estrattiva e quella di trasformazione, come mostrato poc’anzi a livello nazionale e di seguito a livello locale, con particolare attenzione al Comune di Lecco.

I dati che saranno prodotti più avanti nelle presenti osservazioni evidenziano un crollo dell’attività estrattiva nel periodo 2010/2012, quando Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected]

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i volumi annui estratti nelle cave nel Comune di Lecco risultano nella pratica dimezzati rispetto alle previsioni annuali inserite nel Piano adottato in prima istanza in data 8 aprile 2013 dal Consiglio provinciale di Lecco.

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3. I fabbisogni dichiarati dalle aziende e le quantità riconosciute dalla

Provincia di Lecco all’interno del Nuovo Piano Cave

Ambito estrattivo

(Azienda interessata)

Volume richiesto

(mc)

Volume riconosciuto

(mc)

Cava Cornello

Dolomite Colombo200.000 (20 anni) 200.000 (20 anni)

Cava Vaiolo Bassa

Fassa Spa5.000.000 (20 anni) 3.500.000 (20 anni)

Cava Vaiolo Alta

Unicalce Spa8.000.000 (20 anni) 8.000.000 (20 anni)

TOTALE 13.200.000 (20 anni) 11.700.000 (20 anni)

Già da una prima e superficiale lettura emerge con evidenza la lieve differenza che intercorre tra le richieste avanzate dalle aziende interessate e le quantità riconosciute e previste dal Nuovo Piano Cave, adottato lo scorso 8 aprile. L’unica richiesta di ampliamento di ambito estrattivo che ha conosciuto una riduzione pari al 30%, pur rappresentando comunque una devastante minaccia per l’integrità e la fruibilità del monte Magnodeno e del suo patrimonio di biodiversità, è la cava Vaiolo Bassa. I restanti volumi autorizzati, e dunque condivisi, sono rimasti invariati, ricalcando di fatto le richieste avanzate dalle aziende (che è poi la Unicalce Spa, essendo proprietaria di Dolomite Colombo).

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Tale prospettiva mal si concilia con i dati riportati all’interno della Relazione tecnica al Nuovo Piano Cave e rivolti a quello che gli stessi tecnici della Provincia di Lecco definiscono il “quadro riassuntivo dello stato dell’arte dell’attività estrattiva in provincia di Lecco, suddivisa per settori merceologici, alla data del 30 giugno 2012”.

Ambito estrattivo

(Azienda

interessata)

Volume previsto

dal Piano cave

vigente

(mc)

Volume scavato

al 30 giugno

2012

(mc)

Volume

residuo

(mc)

Cava Cornello

Dolomite Colombo200.000 (20 anni)

40.000 160.000

Cava Vaiolo Bassa

Fassa Spa1.750.000 (20 anni)

750.000 1.000.000

Cava Vaiolo Alta

Unicalce Spa8.000.000 (20 anni)

3.800.000 4.200.000

TOTALE 9.950.000 4.590.000 5.360.000

Sfugge quindi il significato dell’adozione di un Nuovo Piano cave per le rocce industriali che da qui ai prossimi 20 anni prevede, per i tre ambiti estrattivi insistenti sul territorio del Comune di Lecco, 11,7 milioni di metri cubi (12,3 milioni per tutti gli ambiti estrattivi di rocce industriali, comprendendo la Cava Valle Oscura di Galbiate) di nuove estrazioni, quando il Piano attuale ne aveva già previsti in 20 anni oltre 9,9 milioni di mc per le tre cave di Lecco (oltre 10,9 milioni di mc per tutti gli ambiti estrattivi di rocce industriali) e al 30.06.2012 ne erano stati scavati “solo” 4,6 per le tre cave di Lecco (5,9 milioni per tutti gli ambiti estrattivi di rocce industriali) per cui rimanevano oltre 5,3 milioni di metri cubi per le tre cave di Lecco ( e anche per tutti gli ambiti estrattivi di rocce industriali) da autorizzare.

Ci si consenta inoltre di far notare come la decisione di rivedere al rialzo, senza esservi la necessità, l’intero Piano cave, ha comportato un costo per la Provincia di Lecco per gli incarichi a professionisti esterni per la redazione del Piano (circa 69mila euro) che si sarebbe potuto ridurre considerevolmente se si fosse approvato un Piano cave rivolto soltanto alla parte “scaduta” in quanto di durata decennale, relativa a sabbia, ghiaia e pietrischi.

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a. L’emblematico caso del Comune di Lecco

Ad ogni buon conto, sono i numeri a smentire le ottimistiche previsioni contenute nella tabella illustrativa dei quantitativi richiesti dalle aziende e riconosciuti loro dalla Provincia di Lecco. Uno su tutti è il caso del Comune di Lecco. Anche in questo caso, la documentazione impiegata al fine di formulare la seguente parte delle presenti osservazioni potrebbe costituire la base delle mancate indagini di cui sopra, pur prescritte dalla normativa regionale in materia di redazione di piano cave provinciale.

Al fine di fornire tutti gli elementi sufficienti per comprendere lo squilibrio tra la realtà -certificata dall’azienda che per conto del Comune di Lecco riscuote gli oneri di escavazione- e le previsioni del Nuovo Piano Cave, riportiamo di seguito la tabella riguardante i quantitativi riconosciuti dalla Provincia di Lecco sulla base del volume medio estratto nel decennio trascorso dichiarato dalle aziende. Dove, ancora una volta, è evidente la generosa concessione oltre misura da parte della Provincia di Lecco, fino ad una quota di 585mila metri cubi di estrazione nel solo Comune di Lecco all’anno. A fronte di un’estrazione annua registrata dalle stesse aziende pari a circa il 20% in meno.

Ambito estrattivo

(Azienda

interessata)

Volume medio

estratto nel

decennio precedente

(mc/anno)

Volume previsto nel

Nuovo Piano Cave

(mc/anno)

diff.

%

Cava Cornello

Dolomite Colombo7.200 10.000 +38,8

Cava Vaiolo Bassa

Fassa Spa120.000 175.000 +45,8

Cava Vaiolo Alta

Unicalce Spa375.000 400.000 +6,6

TOTALE 502.200 585.000 +16,5

Ma è dall’analisi delle determinazioni dirigenziali del settore pianificazione e territorio del Comune di Lecco (n° 260 del 23.03.2010 e n° 282 del 15.04.2011) -e dal Rendiconto di gestione 2012 del Comune stesso, in relazione al dato 2011- che si evince la fragorosa difformità tra quanto è stato cavato negli ultimi tre anni -in perfetta e coerente linea con le tendenze negative anticipate poco sopra- e quanto al contrario è stato riconosciuto dal Nuovo Piano Cave oggetto delle presenti osservazioni. Una

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Page 18: Le osservazioni al Nuovo piano cave

difformità che, a parere di chi scrive, vizia la credibilità della proposta di Piano, richiedendo -come minimo- il suo ritiro/revoca.

Come detto, la Legge Regionale n. 14 dell‘08.08.1998 recante il nome “Nuove norme per la disciplina della coltivazione di sostanze minerali di cava”, all’art. 15 punto 1 - lettera a) prevede che la società escavatrice operante in regime di convenzione con l’Amministrazione Comunale “versi annualmente al Comune, in un’unica soluzione, una somma a titolo di contributo alla spesa necessaria per la realizzazione delle infrastrutture e degli interventi pubblici di recupero ambientale dell’area interessata direttamente o indirettamente dall’attività estrattiva; tale somma è commisurata al tipo ed alla quantità di materiale estratto nell’anno, in conformità alle tariffe stabilite dal Consiglio Regionale”. Le tariffe citate, fino alla riforma intervenuta nel 2011 per l’annualità 2012, equivalgono a 0,44 euro per ogni metro cubo cavato dalle aziende.

Ecco riportati in tabella gli andamenti degli ultimi tre anni di escavazione nel Comune di Lecco, confrontati con le esorbitanti richieste formulate dalle aziende e contenute dal Nuovo Piano Cave provinciale.

Ambito estrattivo

(Azienda interessata)

Produzione

prevista nel

Nuovo Piano

cave

(mc/anno)

Volume

cavato nel

2009

(mc/anno)

Volume

cavato nel

2010

(mc/anno)

Volume

cavato nel

2011

(mc/anno)

Cava Cornello

Dolomite Colombo10.000 5.487 7.854 ---

Cava Vaiolo Bassa

Fassa Spa175.000 87.545 51.489 ---

Cava Vaiolo Alta

Unicalce Spa400.000 335.215 284.668 ---

TOTALE 585.000 428.247 344.011 392.949

Ancora una volta è la rappresentazione grafica delle cifre ufficiali a restituire l’idea della netta sovrastima della produzione estrattiva delle tre cave lecchesi.

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Page 19: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Provando a ipotizzare il mantenimento costante di qui a venti anni delle quantità annuali previste dal Nuovo Piano Cave provinciale e le cifre relative all’ultimo anno utile, il 2011, ecco il risultato.

Quantità 2011 Nuovo Piano Cave

392.949 mc/anno 585.000 mc/anno diff. %

7.858.980 (20 anni) 11.700.000 (20 anni) +48,87

Volumi cavati e quantità previste nel Nuovo Piano Cave (mc)

0

150000

300000

450000

600000

2009 2010 2011 previsioni

585000

392949

344011

428247

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Page 20: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Ed ecco la traduzione grafica:

Numeri alla mano, dunque, il Nuovo Piano Cave sta riconoscendo, al minimo, circa il 50% in più di quel che è stato cavato nell’ultimo anno di cui è reperibile l’importo degli oneri versati dalle aziende cavatrici al Comune di Lecco. Percentuale che, se tradotta in metri cubi, equivale a 3.841.020 mc da considerarsi “in più” rispetto al 2011. In pratica, un ulteriore ambito estrattivo pari all’attuale Vaiolo Bassa. Un’enormità.

Sproporzione clamorosa che si proietta anche in termini economici, costituendo, potenzialmente, un ammanco di bilancio preventivato dal Comune di Lecco derivante dai risibili oneri spettanti alle aziende cavatrici (come detto, 0,44 euro al metro cubo).

Il cavato da qui a vent’anni (mc)

0

3000000

6000000

9000000

12000000

Quantità 2011 Nuovo Piano Cave

11700000

7858980

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Page 21: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Anche in questo caso, sono le determinazioni dirigenziali il punto di riferimento di chi scrive.

Ambito estrattivo

(Azienda

interessata)

contributo da

cavato 2009

contributo da

cavato 2010

contributo da

cavato 2011

contributo in

entrata

secondo

previsioni

Nuovo Piano

cave

Cava Cornello

Dolomite Colombo€ 2.414,28 € 3.455,76 --- € 4.900

Cava Vaiolo Bassa

Fassa Spa€ 38.519,80 € 22.655,16 --- € 85.750

Cava Vaiolo Alta

Unicalce Spa€ 147.494,60 € 125.253,92 --- € 196.000

TOTALE € 188.428,68 € 151.364,84 € 172.897,56 € 286.650 *

* La tariffa impiegata per elaborare la cifra è pari a 0,49 €/mc, come da normativa regionale, D.c.r. 8 novembre 2011 - n. IX/279 - Aggiornamento delle tariffe dei diritti di escavazione - Art. 25, l.r. n. 14/1998.

Le casse del Comune di Lecco, dunque, dovrebbero conoscere -il condizionale è d’obbligo- un notevole incremento degli oneri derivanti dall’attività estrattiva. Questa la conseguenza delle ottimistiche previsioni contenute nel Nuovo Piano Cave provinciale, abbondantemente smentite dalle proiezioni degli anni immediatamente precedenti.

Contributi da cavato (euro)

0

75000

150000

225000

300000

2009 2010 2011 Nuovo Piano Cave

286650

172897,56151364,84

188428,68

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Page 22: Le osservazioni al Nuovo piano cave

4. Gli ambiti estrattivi presenti sul territorio del Comune di Lecco

a. Cava Cornello, Dolomite Colombo, Atei 1

dalla Relazione tecnica allegata al Nuovo Piano Cave adottato l’8 aprile 2013

Ambito

estrattivo

Riserve residue

(mc)

Produzione

prevista nel

Nuovo Piano Cave

(mc)

Volume

stimato

disponibile

(mc)

Cava Cornello

Dolomite Colombo190.000 200.000

(20 anni)390.000

In perfetta sintonia alle premesse contenute nella Relazione tecnica, il Nuovo Piano Cave -adottato nell’aprile 2013 dal Consiglio provinciale di Lecco- determina così i volumi da estrarre dall’ambito della Cava Cornello.

I volumi disponibili nell’Ambito sono stimati in 390.000 mc, individuati tramite modello digitale del terreno in funzione della superficie di coltivazione, della profondità raggiungibile ed delle geometrie delle fronti di scavo. È prevista una produzione di

200.000 mc nel ventennio, tali da soddisfare le esigenze

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Page 23: Le osservazioni al Nuovo piano cave

dichiarate dalla ditta che gestisce attualmente l’attività

estrattiva.

Ancora una volta pare del tutto disattesa la precisa indicazione fornita dalla Regione Lombardia circa le metodologie idonee alla quantificazione del materiale da estrarre. È bene riportare l’estratto d’interesse della D.G.R. 30.12.2009 n. 10963 - “Revisione dei ‘Criteri e direttive per la formazione dei piani delle cave provinciali’ di cui al primo comma dell'art. 2 e al primo comma dell'art. 5 della L.R. 14/1998, in materia di cave”, la quale -al punto 3.2.5.3 “Fabbisogni di altri materiali”- recita:

La stima dei fabbisogni di altri materiali, la cui principale caratteristica comune è la necessità di trasformazione previo utilizzo (rocce per cementi, rocce ornamentali, argille per laterizi, torbe) è invece calcolata direttamente da indagini circa il fabbisogno di questi materiali svolte presso le aziende di trasformazione o dalla stima dei quantitativi esportati.In ragione della diversificazione e vastità del mercato delle rocce, soprattutto per quanto riguarda le rocce ornamentali particolarmente pregiate, la cui esportazione può essere anche extraeuropea, non è possibile stimare il fabbisogno provinciale se

non sulla base dei trend di evoluzione del cavato negli anni e

sulla base di questionari ed indagini effettuati direttamente sui [e non “dai”, si presti attenzione, nda] produttori o sulle [e non “dalle”, di nuovo, nda] principali aziende di prima lavorazione

del materiale.

Delle indagini da effettuarsi sui produttori non c’è traccia. L’Ente pubblico, infatti, si prodiga per “soddisfare le esigenze” della privata ditta cavatrice.

A proposito di evidenti contraddizioni, che per l’appunto viziano la bontà del presente Piano Cave adottato in prima istanza, è bene ricordare il seguente passaggio contenuto nel documento “Schede riassuntive dei giacimenti potenzialmente sfruttabili”, allegato al Piano oggetto delle presenti osservazioni.

L’ambito risulta altresì percepibile dalla rete sentieristica e dai punti di osservazione in quota delle pendici circostanti.

Questo curioso principio si pone in palese contrasto con quanto affermato, all’unanimità, dal Consiglio comunale di Lecco in data 12 marzo 1999. Al centro della discussione, come oggi, l’approvazione dell’allora primo Piano Cave provinciale.

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Page 24: Le osservazioni al Nuovo piano cave

35 consiglieri su 35, votarono una delibera di Consiglio che, ritenendo necessaria la previsione di un efficace piano di recupero e risanamento ambientale della totalità delle zone interessate, recava in aggiunta questa ragione:

Ciò anche in considerazione della distruzione di valori ambientali e naturalistici (boschi, sorgenti, sentieri) in atto sul Magnodeno in zona che dovrebbe essere tutelata da vincolo idrogeologico.

Distruzione, dunque. Tutt’altro che “percepibile”.

Come difficilmente percepibile è la coerenza tra l’ampliamento del giacimento dell’ambito “Cornello” riconosciuto dalla Provincia di Lecco e quanto pianificato dal Comune di Lecco in prossimità dell’area estrattiva.

Ecco che cosa sostiene l’Ente Provincia all’interno del documento “Schede riassuntive dei giacimenti potenzialmente sfruttabili”, allegato al Piano oggetto delle presenti osservazioni:

Il Prg vigente individua un ambito di trasformazione strategico ATS15 nelle immediate vicinanze del giacimento che prevede, tra le destinazioni principali, anche quella residenziale. Il Pgt in itinere conferma il medesimo ambito di trasformazione urbana residenziale.

L’ambito di trasformazione urbana è indicato nel “Documento di Piano, disposizioni di attuazione” del Piano di Governo del Territorio della Città di Lecco, precisamente come Atu 12 “Torrente Bione-Belledo”. Dove, tra gli obiettivi generali dell’ambito si legge che “L’intervento deve prevedere il recupero di aree di cava dismesse con demolizione degli eventuali manufatti esistenti”. Un principio che si scontra con quanto indicato dalla Provincia di Lecco, nel documento “Schede riassuntive dei giacimenti potenzialmente sfruttabili”, allegato al Piano, che sostanzialmente smentisce se stessa:

Il PGT in itinere prevede di mantenere la destinazione delle aree parte in aree del Piano Cave, parte destinate all’agricoltura, con incentivazione dell’attività turistica ricettiva.

Quello che sembra emergere è un contrasto tra Enti nella pianificazione territoriale e urbanistica, che è evidente anche dalla mera analisi fotografica degli interventi, che paiono sovrapporsi. Venendo meno ad uno degli obiettivi del Piano Cave stesso, in particolare con il quinto, la “compatibilità dello sviluppo urbanistico e infrastrutturale” (Relazione tecnica, pag. 3).Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected]

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Page 25: Le osservazioni al Nuovo piano cave

dal “Documento di Piano, disposizioni di attuazione” del Piano di Governo del Territorio della Città di Lecco, pag. 101. In rosso la destinazione a fini residenziali.

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Page 26: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Come già fatto per gli ambiti estrattivi nel loro complesso, si riporta anche in questo caso il confronto tra il materiale effettivamente cavato dalla ditta Dolomite Colombo negli ultimi tre anni -mediante la consultazione delle determinazioni dirigenziali del settore preposto del Comune di Lecco, di cui sopra- e le quantità riconosciute dal Nuovo Piano Cave adottato l’8 aprile 2013 dal Consiglio provinciale. Il dato particolare relativo al 2011 non è possibile trarlo dal momento che si ha a disposizione soltanto il dato complessivo e non individuale. Nell’elaborazione della differenza percentuale tra il cavato e il concesso si farà perciò riferimento alla media del cavato 2009-2010.

Ambito estrattivo

(Azienda

interessata)

Volume

cavato nel

2009

(mc/anno)

Volume

cavato nel

2010

(mc/anno)

media

2009-

2010

(mc/anno)

Produzione

prevista nel

Nuovo Piano

cave

(mc/anno)

diff.

%

Cava Cornello

Dolomite Colombo5.487 7.854 6.670,5 10.000 +49,9

Ed ecco la traduzione grafica dello squilibrio.

Cavato annuo (mc) - Cava Cornello - Atei 1

0

2500

5000

7500

10000

2009 2010 media 2009-2010 Nuovo Piano Cave

10000

6670,5

7854

5487

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Page 27: Le osservazioni al Nuovo piano cave

b. Cava Vaiolo Bassa, Fassa Spa, Atei 2

dalla Relazione tecnica allegata al Nuovo Piano Cave adottato l’8 aprile 2013

Ambito

estrattivo

Riserve residue

(mc)

Produzione

prevista nel

Nuovo Piano Cave

(mc)

Volume

stimato

disponibile

(mc)

Vaiolo Bassa

Fassa Spa1.000.000 3.500.000

(20 anni)4.500.000

In perfetta sintonia alle premesse contenute nella Relazione tecnica, il Nuovo Piano Cave -adottato nell’aprile 2013 dal Consiglio provinciale di Lecco- determina così i volumi da estrarre dall’ambito della Cava Vaiolo Bassa.

I volumi disponibili nell’Ambito sono stimati in 4.500.0000 mc, individuati tramite modello digitale del terreno in funzione della superficie di coltivazione, della profondità raggiungibile e delle geometrie delle fronti di scavo. Vengono individuate due attività estrattive, la prima già in atto e denominata cava Vaiolo Bassa posta nella porzione Sud dell’ATE, mentre l’altra posta nella porzione nord e su cui è pianificata una nuova attività estrattiva.

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Page 28: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Si prevede l’estrazione nel ventennio di 3.500.000 mc, tali da

soddisfare le esigenze dichiarate dalla ditta che gestisce

attualmente l’attività estrattiva Vaiolo Bassa.

Ancora una volta pare del tutto disattesa la precisa indicazione fornita dalla Regione Lombardia circa le metodologie idonee alla quantificazione del materiale da estrarre. È bene riportare l’estratto d’interesse della D.G.R. 30.12.2009 n. 10963 - “Revisione dei ‘Criteri e direttive per la formazione dei piani delle cave provinciali’ di cui al primo comma dell'art. 2 e al primo comma dell'art. 5 della L.R. 14/1998, in materia di cave”, la quale -al punto 3.2.5.3 “Fabbisogni di altri materiali”- recita:

La stima dei fabbisogni di altri materiali, la cui principale caratteristica comune è la necessità di trasformazione previo utilizzo (rocce per cementi, rocce ornamentali, argille per laterizi, torbe) è invece calcolata direttamente da indagini circa il fabbisogno di questi materiali svolte presso le aziende di trasformazione o dalla stima dei quantitativi esportati.In ragione della diversificazione e vastità del mercato delle rocce, soprattutto per quanto riguarda le rocce ornamentali particolarmente pregiate, la cui esportazione può essere anche extraeuropea, non è possibile stimare il fabbisogno provinciale se

non sulla base dei trend di evoluzione del cavato negli anni e

sulla base di questionari ed indagini effettuati direttamente sui [e non “dai”, si presti attenzione, nda] produttori o sulle [e non “dalle”, di nuovo, nda] principali aziende di prima lavorazione

del materiale.

Come già fatto per gli ambiti estrattivi nel loro complesso, si riporta anche in questo caso il confronto tra il materiale effettivamente cavato dalla ditta Fassa Spa negli ultimi tre anni -mediante la consultazione delle determinazioni dirigenziali del settore preposto del Comune di Lecco, di cui sopra- e le quantità riconosciute dal Nuovo Piano Cave adottato l’8 aprile 2013 dal Consiglio provinciale. Il dato particolare relativo al 2011 non è possibile trarlo dal momento che si ha a disposizione soltanto il dato complessivo e non individuale. Nell’elaborazione della differenza percentuale tra il cavato e il concesso si farà perciò riferimento alla media del cavato 2009-2010.

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Page 29: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Ambito estrattivo

(Azienda

interessata)

Volume

cavato nel

2009

(mc/anno)

Volume

cavato nel

2010

(mc/anno)

media

2009-

2010

(mc/anno)

Produzione

prevista nel

Nuovo Piano

cave

(mc/anno)

diff. %

Vaiolo Bassa

Fassa Spa87.545 51.489 69.517 175.000 +151,7

Ed ecco la traduzione grafica dello squilibrio.

Cavato annuo (mc) - Cava Vaiolo Bassa - Atei 2

0

50000

100000

150000

200000

2009 2010 media 2009-2010 Nuovo Piano Cave

175000

6951751489

87545

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Page 30: Le osservazioni al Nuovo piano cave

c. Cava Vaiolo Alta, Unicalce Spa, Atei 3

dalla Relazione tecnica allegata al Nuovo Piano Cave adottato l’8 aprile 2013

Ambito

estrattivo

Riserve residue

(mc)

Produzione

prevista nel

Nuovo Piano Cave

(mc)

Volume

stimato

disponibile

(mc)

Vaiolo Alta

Unicalce Spa0 8.000.000

(20 anni)8.000.000

In perfetta sintonia alle premesse contenute nella Relazione tecnica, il Nuovo Piano Cave -adottato nell’aprile 2013 dal Consiglio provinciale di Lecco- determina così i volumi da estrarre dall’ambito della Cava Vaiolo Alta.

I volumi disponibili nell’Ambito sono stimati in 8.000.000 mc, individuati tramite modello digitale del terreno in funzione della superficie di coltivazione, della profondità raggiungibile ed delle geometrie delle fronti di scavo. Viene ampliato l’attuale perimetro della cava, ottenendo un arretramento dei fronti in direzione nord-est. L’estrazione è distribuita nei 20 anni della durata del Piano,

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Page 31: Le osservazioni al Nuovo piano cave

in modo da soddisfare le esigenze dichiarate dalla ditta che

gestisce attualmente l’attività estrattiva Vaiolo Alta.

Ancora una volta pare del tutto disattesa la precisa indicazione fornita dalla Regione Lombardia circa le metodologie idonee alla quantificazione del materiale da estrarre. È bene riportare l’estratto d’interesse della D.G.R. 30.12.2009 n. 10963 - “Revisione dei ‘Criteri e direttive per la formazione dei piani delle cave provinciali’ di cui al primo comma dell'art. 2 e al primo comma dell'art. 5 della L.R. 14/1998, in materia di cave”, la quale -al punto 3.2.5.3 “Fabbisogni di altri materiali”- recita:

La stima dei fabbisogni di altri materiali, la cui principale caratteristica comune è la necessità di trasformazione previo utilizzo (rocce per cementi, rocce ornamentali, argille per laterizi, torbe) è invece calcolata direttamente da indagini circa il fabbisogno di questi materiali svolte presso le aziende di trasformazione o dalla stima dei quantitativi esportati.In ragione della diversificazione e vastità del mercato delle rocce, soprattutto per quanto riguarda le rocce ornamentali particolarmente pregiate, la cui esportazione può essere anche extraeuropea, non è possibile stimare il fabbisogno provinciale se

non sulla base dei trend di evoluzione del cavato negli anni e

sulla base di questionari ed indagini effettuati direttamente sui [e non “dai”, si presti attenzione, nda] produttori o sulle [e non “dalle”, di nuovo, nda] principali aziende di prima lavorazione

del materiale.

Come già fatto per gli ambiti estrattivi nel loro complesso, si riporta anche in questo caso il confronto tra il materiale effettivamente cavato dalla ditta Unicalce Spa negli ultimi tre anni -mediante la consultazione delle determinazioni dirigenziali del settore preposto del Comune di Lecco, di cui sopra- e le quantità riconosciute dal Nuovo Piano Cave adottato l’8 aprile 2013 dal Consiglio provinciale. Il dato particolare relativo al 2011 non è possibile trarlo dal momento che si ha a disposizione soltanto il dato complessivo e non individuale. Nell’elaborazione della differenza percentuale tra il cavato e il concesso si farà perciò riferimento alla media del cavato 2009-2010.

Ambito estrattivo

(Azienda

interessata)

Volume

cavato nel

2009

(mc/anno)

Volume

cavato nel

2010

(mc/anno)

media

2009-

2010

(mc/anno)

Produzione

prevista nel

Nuovo Piano

(mc/anno)

diff. %

Vaiolo Alta

Unicalce Spa335.215 284.668 309.941,5 400.000 +29,05

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Page 32: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Ed ecco la traduzione grafica dello squilibrio.

Cavato annuo (mc) - Cava Vaiolo Alta - Atei 3

0

100000

200000

300000

400000

2009 2010 media 2009-2010 Nuovo Piano Cave

400000

309941,5284668

335215

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Page 33: Le osservazioni al Nuovo piano cave

4. Gli effetti delle attività estrattive Cornello, Vaiolo Bassa e Vaiolo Alta

sulle diverse componenti ambientali

La Valutazione Ambientale Strategica ed il Rapporto ambientale, allegati al Nuovo Piano Cave adottato dal Consiglio provinciale con deliberazione n.20 dell’ 08.04.2013, presentano molteplici contraddizioni e difetti di motivazioni delle scelte effettuate. In tali documenti viene effettuata un’analisi degli effetti e delle ricadute dell'attività estrattiva attraverso l’utilizzo di 13 diverse componenti ambientali, attribuendo quindi ad ogni ambito estrattivo un valore che ne individua e determina l'impatto, più o meno negativo.

Il prospetto tratto dal Rapporto ambientale (pag. 77) allegato al Nuovo Piano è riportato nella pagina seguente.

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Page 34: Le osservazioni al Nuovo piano cave

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34

Page 35: Le osservazioni al Nuovo piano cave

L’analisi sopra riportata è stata effettuata però solo in relazione al terzo scenario di Piano (quello che è stato poi proposto e adottato), e sugli ambiti estrattivi in esso contenuti. La relazione ambientale allegata al piano adottato, dunque, non contiene un’analisi del medesimo tipo rivolta agli ambiti estrattivi che sono state, peraltro giustamente, escluse. Nonostante ciò il documento contiene valutazioni ad esempio di “incompatibilità paesaggistica” per alcuni degli ambiti, poi fortunatamente esclusi, previsti negli scenari inizialmente proposti e successivamente non approvati. Tale mancanza non consente di effettuare alcun rapporto tra le cause di esclusione di taluni ambiti rispetto a quelli poi rimasti.

In base a quale valutazione e confronto si può definire uno scenario come meno impattante di un altro quando si riportano soltanto i dati analitici relativi a quello poi prescelto?

Nel rapporto ambientale finale allegato al Piano cave adottato non esiste (o almeno non viene riportata) una analisi degli effetti sulle diverse componenti ambientali per tutti gli ambiti estrattivi presi in considerazione dall'Amministrazione provinciale dall'inizio dell'avvio della procedura. Dai 23 giacimenti individuati nel primo scenario ai 14 del secondo, fino agli 8 e definitivi del Nuovo Piano adottato.

Per fare un esempio come si fa a dire che per alcuni giacimenti (vedi Gi.4 Cornizzolo ovvero il Gg.5b Missaglia, il Gg.6b Missaglia, il Gg.6a Merate Robbiate, Gg.6d Robbiate,il Gg.6e Verderio e il Gg.6g Verderio Inferiore) vi è “incompatibilità paesaggistica” mentre lo stesso non viene detto per gli ambiti estrattivi di Lecco, non solo per la sua nomina a Città Alpina (vedi apposito capitolo delle presenti osservazioni). Il risultato è che tra i tre scenari tra loro alternativi per l’individuazione delle attività da autorizzare ha prevalso un orientamento chiaramente politico che non dipende da alcun documentato confronto degli indici di compatibilità ambientale dei giacimenti, esclusi e mantenuti.Andando poi a verificare i punteggi attribuiti agli ambiti estrattivi per le valutazioni ricevute in base alle componenti ambientali, ci si domanda perché vengano ritenuti idonei alcuni ambiti estrattivi pur verificando indici di impatto ambientale per la maggior parte negativi.

Dall'analisi della tabella sopra riportata si evince che le cave di Vaiolo Bassa e Alta presenti nel Comune di Lecco (Atei2 e Atei3) presentano 8 valori su 13 insufficienti e in alcuni casi gravemente insufficienti e negativi.Gli estensori del Nuovo Piano, infatti, individuano per queste due cave valori prossimi al massimo impatto (punteggio 4 su 5, dove 5 è l'impatto negativo massimo definito “molto rilevante”) per le più importanti componenti ambientali:Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected]

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Page 36: Le osservazioni al Nuovo piano cave

- L'impatto sulle acque superficiali e sotterranee con l'evidenza di “attività estrattive in diretta connessione con corpi idrici superficiali o acque sotterranee non permanenti, per cui è prevista l'interferenza diretta in termini di portata e qualità delle acque;

- Biodiversità, flora e fauna, in quanto queste cave comportano un interessamento elevato ad ambiti di rete ecologica provinciale e biopermeabilità;

- Aria, per l'influenza sull'inquinamento dell'aria collegato con il sollevamento delle polveri a causa di tecniche estrattive, traffico veicolare interno alla cava, emissioni in atmosfera legate ad impianti per la lavorazione dei materiali;

- Popolazione e salute umana, tenuto conto della distanza dai centri urbani compresa tra 250 e 500 metri ovvero dalla presenza di agglomerati/insediamenti a distanze inferiori a 250 m. Questa componente è particolarmente importante in quanto “fa riferimento agli impatti determinati dalle polveri, dal rumore, dall'incremento del traffico e dalle possibili fonti di inquinamento ambientale connesso con gli ambiti di estrazione”;

- Boschi, per l'impatto negativo sulle tipologie forestali di pregio ovvero sulla pluralità di ricchezze e insediamenti forestali.

Su una componente ambientale peraltro molto importante come quello dei rumori e vibrazioni l'impatto riceve, sempre per le due cave di Vaiolo Bassa e Alta nel Comune di Lecco (Atei2 e Atei3) nel Comune di Lecco, il punteggio negativo massimo, ovvero sia “impatto molto rilevante”.Questo significa che vi sono effetti “particolarmente gravosi ed importanti a causa dell'uso di esplosivi, definibile un'attività rumorosa e, per natura,produttrice di vibrazioni nel sottosuolo”.

Per queste due cave inoltre i punteggi sono insufficienti (quindi 3 su un massimo negativo di 5) per altre due componenti ambientali e cioè il suolo e

sottosuolo (che misura l'impatto dell'attività estrattiva per l'assetto geostrutturale e idrogeologico) e il paesaggio.Per quest'ultima componente la valutazione prende in considerazione solo il fatto che l'area interessata dalle cave rientra tra le “aree comprese entro ambiti di specifica tutela paesaggistica stabiliti dall'art. 17 e 19 del Piano Paesaggistico regionale (Ppr)” .

Peraltro l'analisi degli effetti sulle diverse componenti ambientali anche per la terza cava del Comune di Lecco (Atei1 Cornello) non è rassicurante perché Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected]

36

Page 37: Le osservazioni al Nuovo piano cave

evidenzia comunque 6 indici negativi su 13. Da sottolineare come la valutazione più preoccupante e negativa (punti 4 su un massimo di 5 negativi) riguarda due tra gli indici più importanti (rumori e vibrazioni e popolazione e salute umana).

Assolutamente negativa è poi la valutazione in merito alla quarta cava di rocce industriali, l’Atei 4 di Valle Oscura nel Comune di Galbiate per la quale ben 10 valutazioni su 13 sono negative e di queste ben 4 (biodiversità,

flora e fauna, paesaggio,rumori e vibrazioni, Rete Natura 2000) sono al massimo punteggio negativo (5 su 5 punti); Cinque (aria, popolazione e

salute umana, beni materiali, patrimonio culturale e architettonico, boschi e vincoli non escludenti) hanno una valutazione vicina al massimo impatto negativo (4 punti su 5). Per questa area estrattiva lo stesso Rapporto ambientale (pag. 57) è costretto a esplicitare che

“L'attività estrattiva è incompatibile con il primo obiettivo del Piano Cave. In particolare, [...] l'area della cava [...] è inserita in un parco naturale per cui la normativa ne vieta la prosecuzione. Ai fini della prosecuzione, pertanto, si manterrà il giacimento e l'Ate con l'obiettivo di proseguire la coltivazione della cava sino allo sfruttamento già autorizzato e pianificato, senza introdurre nuove volumetrie esigibili”.

Ci si domanda se il Nuovo Piano non debba tenere in considerazione il fatto che il Comune di Lecco è stato nominato “città alpina” con conseguenti maggiori vincoli e doveri per gli amministratori, specialmente per il paesaggio (si veda capitolo dedicato delle presenti osservazioni).In sostanza è evidente come dalla stessa relazione ambientale del Piano cave adottato emergono elementi che dovrebbero portare ad escludere dallo stesso le attività estrattive, in particolare gli ambiti Vaiolo Bassa e Alta presenti sul territorio del Comune di Lecco (Atei 2 e Atei 3).

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Page 38: Le osservazioni al Nuovo piano cave

6. L’ambito estrattivo denominato “ex cava Mossini”

dalla Relazione tecnica allegata al Nuovo Piano Cave adottato l’8 aprile 2013

Ambito

estrattivo

Riserve residue

(mc)

Produzione

prevista nel

Nuovo Piano Cave

(mc)

Volume

stimato

disponibile

(mc)

Cava Mossini

ignote le aziende0 550.000

(10 anni)550.000(10 anni)

La produzione di sabbia e ghiaia nella Provincia di Lecco è, a seguito delle analisi ambientali e vincolistiche sostenute nella VAS, pianificata solo in un ambito estrattivo, denominato ex-Cava Mossini, posta in Comune di Galbiate e Pescate.

Questa la descrizione dell’ambito estrattivo Mossini, cava abbandonata prima dell’82 e individuata oggi dalla Provincia di Lecco come unico punto di produzione di sabbia e ghiaia dell’intero territorio provinciale. A deciderlo, i redattori del Nuovo Piano, che “argomentano” così la decisione:

Il settore merceologico la cui pianificazione generalmente è più critica, è quindi quello delle sabbie e ghiaie ma nel caso specifico

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Page 39: Le osservazioni al Nuovo piano cave

della Provincia di Lecco esso è caratterizzato da un grande bacino d’utenza e da un unico bacino di estrazione, costituito dalla ex-cava Mossini. È apparso, in sede di analisi, superfluo e ininfluente

attuare un’indagine di mercato per definire la richiesta di

mercato delle sabbie e ghiaie quando con certezza essa può

essere soddisfatta da un’unica cava pianificata nella Provincia di

Lecco.

Quel che in fase preliminare colpisce dell’ambito estrattivo relativo alla Cava Mossini è l’assenza di un portatore d’interesse qualificato alla base della scelta dell’Ente pubblico. Un’incertezza che è infatti registrata anche all’interno della Relazione tecnica allegata al Nuovo Piano Cave:

Differenti sono i portatori di interesse al recupero della Cava Mossini ed in primo luogo la stessa amministrazione comunale ha più volte ribadito la necessità della messa in sicurezza del sito e della sua fruibilità.

Chi siano i “differenti portatori di interesse” non è dato saperlo, così come quale delle due amministrazioni comunali (Galbiate, Pescate) abbia “ribadito” -in quali sedi?, con quali atti?- la “necessità” della messa in sicurezza del sito.

Intervento ritenuto indiscutibile dai redattori del Nuovo Piano Cave, anche a costo di stravolgere il contesto di pregio paesaggistico pur riconosciuto.

L'area si presenta contestualizzata in un ambiente di pregio paesaggistico e naturalistico quale il Monte Barro, tuttavia permangono le condizioni di abbandono molto evidenti che

impongono la necessità di un recupero ambientale mediante

rimodellamento delle scarpate e ripristino delle aree vegetate.

Ciò che sfugge è il legame tra le condizioni di abbandono e l’intervento di attività estrattiva. Il principio contenuto nelle righe riportate è il seguente: l’unico metodo per recuperare -dal punto di vista ambientale, peraltro- un’area abbandonata coincide con l’asportazione di 550mila metri cubi di materiale in dieci anni (la durata del Piano per sabbia e ghiaia è la metà di quella per rocce ad uso industriale). Un principio che, a parere di chi scrive, non è sufficientemente verificato, dato che non vi è alcuna perizia o valutazione tecnica circa la “necessità di un recupero” imposta da condizioni di abbandono.

Un intervento così “necessario” da essere economicamente insostenibile, sempre a detta dei redattori del Nuovo Piano Cave provinciale.Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected]

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Page 40: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Legenda

0 = impatto nullo

1 = impatto trascurabile

2 = impatto marginale

3 = impatto sensibile

4 = impatto rilevante

5 = impatto molto rilevante

Al fine di rendere il recupero economicamente sostenibile, indipendentemente dal riutilizzo successivo delle aree, è stato necessario ampliare le superfici di scavo, individuando un volume estraibile superiore al mezzo milione di metri cubi di ghiaia e sabbia. Tale valore emerge da un prima ipotesi di fattibilità che consente di restituire fronti ad inclinazioni limitate e costanti su cui sarà possibile la piantumazione e la restituzione delle aree boscate.

Anche in questo caso emerge con chiarezza l’incertezza e la genericità delle ragioni che stanno alla base delle scelte della Provincia di Lecco. Non è possibile conoscere l’identità del soggetto privato cui la Provincia di Lecco si preoccupa di garantire la sostenibilità economica dell’intervento. 550mila metri cubi di estrazione decennale dipendono infatti da una “prima ipotesi di fattibilità” di cui non si conosce autore e principale portatore d’interesse.

Ma è la valutazione ambientale contenuta nel citato Rapporto a gettare ulteriori ombre sull’ambito estrattivo relativo alla Cava Mossini, che risulta gravemente impattante sul contesto circostante, sia da un punto di vista ambientale, sia da un punto di vista della popolazione residente.

Indicatori Voti

Acque superficiali 2

Suolo e sottosuolo 4

Biodiversità, flora e fauna 4

Aria 3

Rumori e vibrazioni 2

Viabilità 3

Popolazione e salute umana 5

Beni materiali, patrimonio culturale e architettonico 4

Paesaggio 4

Sviluppo agricolo e zootecnico 1

Boschi 4

Vincoli non escludenti 4

Rete Natura 2000 4

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Page 41: Le osservazioni al Nuovo piano cave

10 indicatori su 13 mostrano impatti sull’ambiente e il contesto circostante sensibili, rilevanti e molto rilevanti. A destare maggiore preoccupazione, costituendo una delle ragioni della richiesta di stralcio dell’ambito dal Nuovo Piano Cave, è la ricaduta e l’impatto molto rilevante sulla popolazione e la salute umana, essendovi insediamenti e centri urbani collocati a meno di 250 metri dall’area di cava.

Si segnala infine il contenuto del documento allegato “Schede illustrative ghiaie” che dà conto di una serie di vincoli e caratteristiche dell’area oggetto dell’intervento estrattivo che dovrebbero suggerire quantomeno una approfondita riflessione circa l’opportunità del citato -anche se non ben precisato dal punto di vista dei soggetti portatori d’interesse- intervento.

- l’85% del suolo che verrebbe intaccato dall’escavazione è costituito da boschi, da intendersi come “Aree forestali: Ambiti paesaggistici di interesse sovra-provinciale”;

- l’area appartiene alla “Fascia prealpina: paesaggi della montagna e delle dorsali” prevista dal Piano Territoriale Regionale della Lombardia;

- sempre secondo il Ptr il giacimento è compreso entro l’ambito di salvaguardia dello scenario lacuale;

- a proposito di pianificazione provinciale, il giacimento è limitrofo ad un percorso ciclopedonale di rilevanza territoriale;

- il giacimento è limitrofo alla strada SP639 classificata di interesse paesistico panoramico;

- tra gli aspetti vincolistici risulta la sua appartenenza al “Parco Regionale del Monte Barro”;

- nonché come Sito di Interesse Comunitario (Sic) del Monte Barro;- infine, ma non meno importante, l’area presenta il seguente vincolo: “Aree

a rischio idrogeologico molto elevato: non presente”, il che smentisce la tesi di chi vuole promuovere l’escavazione nella ex cava Mossini adducendo motivazioni di urgente messa in sicurezza;

A fini di maggior chiarezza, si dà conto all’interno delle presenti osservazioni che tra i portatori di interessi -che nel Nuovo Piano Cave non figurano- si annovera certamente la società “Pav Srl”, proprietaria del terreno, costituita il 22 giugno 1983, e di cui risulta essere proprietaria del 33,3% la società Holcim (Italia) Spa.

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Page 42: Le osservazioni al Nuovo piano cave

7. I principi della Convenzione delle Alpi, degli statuti della Regione,

della Provincia di Lecco e del Comune di Lecco

In data 25 giugno 2012 la Città di Lecco ha ricevuto il premio internazionale Città Alpina, assumendosi così l'impegno dell'adozione della Convenzione delle Alpi, sottoscritta il 7 novembre 1991 da otto Paesi europei e dalla Comunità Europea, volta alla difesa e alla tutela del patrimonio alpino in quanto consapevoli dell'enorme sfruttamento a cui è stato sottoposto il territorio, come viene riconosciuto nel preambolo in cui si esprime inoltre la convinzione che “gli interessi economici debbano essere armonizzati con le esigenze ecologiche”, definendo poi gli obblighi generali che i Paesi firmatari sono tenuti a rispettare.

Nei protocolli di attuazione della Convenzione della Alpi vengono specificati gli ambiti di tali doveri e le responsabilità delle istituzioni e degli enti locali verso il proprio territorio, responsabilità che il Comune di Lecco rischia di non poter onorare dato il sacrificio previsto dal Nuovo Piano Cave provinciale del Monte Magnodeno, mediante l'ampliamento dei tre siti estrattivi Cornello, Vaiolo Bassa e Vaiolo Alta (vedasi capitoli ad essi dedicati).

Segnaliamo di seguito gli articoli della Convenzione e dei protocolli in netto ed evidente contrasto con le scelte contenute nel Piano adottato dall'amministrazione provinciale, aggiungendo poi lo Statuto della Regione Lombardia, della Provincia di Lecco e del Comune di Lecco, in cui vengono delineati i principi ispiratori, anche questi incompatibili con le scelte oggetto delle presenti osservazioni. Riferimenti che confermano la nostra richiesta di ritiro/revoca della proposta di Nuovo Piano Cave adottata l’8 aprile 2013 dal Consiglio Provinciale.

Convenzione delle Alpi

Articolo 2 Obblighi

b) Pianificazione territoriale - al fine di garantire l'utilizzazione contenuta e razionale e lo sviluppo sano ed armonioso dell'intero territorio, tenendo in particolare considerazione i rischi naturali, la prevenzione di utilizzazioni eccessive o insufficienti, nonché il mantenimento o il ripristino di ambienti naturali, mediante l'identificazione e la valutazione complessiva delle esigenze di utilizzazione, la pianificazione integrata e a lungo termine e l'armonizzazione delle misure conseguenti.

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Page 43: Le osservazioni al Nuovo piano cave

c) Salvaguardia della qualità dell'aria- al fine di ridurre drasticamente le emissioni inquinanti e i loro effetti negativi nella regione alpina, nonché la trasmissione di sostanze inquinanti provenienti dall'esterno, ad un livello che non sia nocivo per l'uomo, la fauna e la flora.

d) Difesa del suolo - al fine di ridurre il degrado quantitativo e qualitativo del suolo, in particolare impiegando tecniche di produzione agricola e forestale che rispettino il suolo, utilizzando in misura contenuta suoli e terreno, limitando l'erosione e l'impermeabilizzazione dei suoli.

f) Protezione della natura e tutela del paesaggio - al fine di proteggere, di tutelare e, se necessario, di ripristinare l'ambiente naturale e il paesaggio, in modo da garantire stabilmente l'efficienza degli ecosistemi,la conservazione della flora e della fauna e dei loro habitat, la capacità rigenerativa e la continuità produttiva delle risorse naturali, nonché la diversità, l'unicità e la bellezza della natura e del paesaggio nel loro insieme.

h) Foreste montane - al fine di conservare, rafforzare e ripristinare le funzioni della foresta, in particolare quella protettiva, migliorando la resistenza degli ecosistemi forestali, in particolare attuando una silvicoltura adeguata alla natura e impedendo utilizzazioni che possano danneggiare le foreste, tenendo conto delle condizioni economiche più difficoltose nella regione alpina.

Protocollo di attuazione della convenzione delle Alpi nell’ambito della

pianificazione territoriale e dello sviluppo sostenibile:

Preambolo:

- considerato che i limiti naturali del territorio e la sensibilità degli ecosistemi pongono problemi di compatibilità con l‘incremento della popolazione locale e non, nonché con il sensibile aumento delfabbisogno di superfici necessarie alle predette funzioni, con conseguenti compromissioni o rischi per l'equilibrio ecologico del territorio alpino;

- considerato che in presenza di questi rischi è diventata necessaria una particolare attenzione alle strette interrelazioni tra attività dell'uomo, soprattutto in campo agricolo e forestale, e lasalvaguardia degli ecosistemi, che rendono il territorio alpino estremamente sensibile ai mutamenti delle condizioni in cui si

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Page 44: Le osservazioni al Nuovo piano cave

esplicano le attività sociali e economiche, e richiedono misure adeguate e diversificate, d'intesa con la popolazione locale, con i rappresentanti politici e con gli operatori economici e le associazioni;

- considerato che le politiche di pianificazione territoriale, già praticate in modo da ridurre le disparità e da rafforzare la solidarietà, debbono essere continuate e adattate, affinché esse possano svolgere pienamente la loro funzione preventiva, tenendo maggiormente conto delle esigenze ambientali;

Articolo 1, finalità

b) armonizzare l'uso del territorio con le esigenze e con gli obiettivi ecologici;

c) gestire le risorse e il territorio in modo parsimonioso e compatibile con l'ambiente;

Articolo 3, considerazione dei criteri di protezione ambientale

nelle politiche di pianificazione territoriale e di sviluppo

sostenibile

Le politiche di pianificazione territoriale e di sviluppo sostenibile mirano all'armonizzazione tempestiva degli interessi economici con le esigenze di protezione dell'ambiente.

c) all'uso parsimonioso e compatibile con l'ambiente delle risorse naturali - suolo, aria, acque, flora e fauna, energia;

e) al ripristino di ambienti naturali e urbanizzati degradati;

Articolo 10, compatibilità dei progetti

1. Le Parti contraenti realizzano le condizioni necessarie all'esame degli effetti diretti e indiretti dei progetti, sia pubblici che privati, suscettibili di compromettere in misura rilevante e duratura lanatura, il paesaggio, il patrimonio architettonico e il territorio. Questo esame tiene conto delle condizioni di vita della popolazione locale, in particolare dei suoi interessi nel campo dello sviluppoeconomico, sociale e culturale. Il risultato di questo esame viene considerato nelle decisioni relative all'autorizzazione o alla realizzazione dei progetti.

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Page 45: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Protocollo di attuazione della convenzione delle Alpi nell’ambito della

difesa del suolo:

Preambolo

- tenuto conto del fatto che la difesa dei suoli alpini, la loro gestione sostenibile e il ripristino delle loro funzioni naturali in siti compromessi avvengono nell'interesse generale;

- convinti che la popolazione locale debba essere posta nelle condizioni di determinare essa stessa le prospettive del proprio sviluppo sociale, culturale e economico, nonché di concorrerealla sua realizzazione nel quadro del vigente ordinamento istituzionale;

- consapevoli che le Alpi costituiscono un importante spazio per la vita e l'economia delle popolazioni locali e uno spazio ricreativo per gli abitanti di altre regioni, da un lato, mentre, dall'altro, le diverse esigenze d'uso, che si concentrano nel limitato territorio alpino, minacciano l'integrità delle funzioni del suolo e richiedono pertanto un'armonizzazione degli interessi economici con le esigenze ecologiche;

- tenuto conto del fatto che il suolo assume un ruolo specifico nel quadro degli ecosistemi, che la sua ricostituzione nonché la rigenerazione dei suoli compromessi sono processi molto lenti (…);

- consapevoli che l'uso del suolo, in particolare attraverso lo sviluppo insediativo, l'industria e l'artigianato, il turismo, le attività estrattive, gli interventi infrastrutturali, l'economia agricola e forestale, nonché il traffico può provocare compromissioni del suolo stesso, in senso quantitativo e qualitativo, e che ciò richiede che siano proposte a livello intersettoriale misure adeguate per la difesa del suolo al fine di prevenire, contenere e rimuovere i danni;

Articolo 1, finalità

3. Le misure da adottare perseguono in particolare un uso del suolo adeguato al sito, un uso parsimonioso delle superfici, la prevenzione delle erosioni e delle alterazioni negative della struttura dei suoli, nonché la riduzione al minimo delle immissioni di sostanze dannose per il suolo.

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Page 46: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Articolo 2, impegni fondamentali

2. Se esiste il pericolo di compromissioni gravi e durature della funzionalità dei suoli, occorre, in linea di principio, dare priorità agli aspetti di protezione rispetto a quelli di utilizzo.

Articolo 8, uso parsimonioso delle risorse minerarie e attività

estrattive rispettose del suolo

1. Le Parti contraenti provvedono ad un uso parsimonioso delle risorse minerarie. Faranno tutti gli sforzi affinché vengano utilizzate preferibilmente sostanze sostitutive e siano sfruttatetutte le possibilità di riciclaggio o ne venga favorito lo sviluppo.

2. Occorre limitare il più possibile l'impatto dell'estrazione, della lavorazione e dell'impiego di risorse minerarie sulle altre funzioni del suolo. Nelle aree di particolare interesse per la difesa delle funzioni del suolo ed in quelle delimitate per il prelievo di acqua potabile, occorre rinunciare all'estrazione delle risorse

minerarie.

Articolo 15, limitazione degli apporti di inquinanti

1. Le Parti contraenti assumono ogni iniziativa atta a ridurre per quanto possibile e preventivamente gli apporti di inquinanti nei suoli tramite l'aria, l'acqua, i rifiuti ed altre sostanze dannose per l’ambiente. Esse favoriscono le misure che limitano le emissioni alla fonte.

Protocollo di attuazione della convenzione delle Alpi nell’ambito della

protezione della natura e della tutela del paesaggio:

Preambolo

- convinti che, nel confronto tra tolleranza ecologica e interessi economici, vada attribuita priorità alle esigenze ecologiche (...);

Articolo 2, impegni fondamentali

In conformità con il presente Protocollo, ciascuna Parte contraente si impegna a adottare le misure necessarie per assicurare la protezione, la cura e, per quanto necessario, il ripristino della natura e del paesaggio nel territorio alpino (…).

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Page 47: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Articolo 4, considerazione delle finalità nelle altre politiche

Le Parti contraenti si impegnano a considerare gli obiettivi stabiliti da questo Protocollo anche nelle altre loro politiche e in particolare nell'ambito: della pianificazione territoriale e dell'urbanistica, della salvaguardia della qualità dell'aria, della difesa del suolo, dellasalvaguardia dell'equilibrio idrico e della qualità delle acque, del turismo (…).

Articolo 9, interventi nella natura e nel paesaggio

1. Le Parti contraenti creano i presupposti affinché, nei casi di misure e progetti di carattere privato o pubblico, suscettibili di compromettere in modo rilevante o duraturo la natura e il paesaggio, siano valutati gli effetti diretti e indiretti sull'equilibrio naturale e sul quadro paesaggistico. Il risultato della valutazione è

da considerare nell'autorizzazione e/o nella realizzazione delle

opere, assicurando in particolare che non si verifichino

compromissioni evitabili.

Protocollo di attuazione della convenzione delle Alpi nell’ambito delle

foreste montane:

Articolo 1, finalità

1. Il presente Protocollo ha lo scopo di conservare le foreste montane come habitat quasi naturale e, quando ciò sia necessario, di svilupparle o di aumentare l‘estensione e di migliorare la lorostabilità. Il presupposto necessario all'efficienza delle funzioni indicate nel preambolo è costituito da un'economia forestale montana gestita in modo accurato, sostenibile e adeguato alla natura.

Piano Paesaggistico Regionale

Articolo 17, comma 6

b) la realizzazione di opere relative alle attività estrattive di cava e l'apertura di nuove discariche, è possibile solo se prevista in atti di programmazione o pianificazione territoriale di livello regionale o provinciale;

Statuto d'autonomia della Lombardia

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Page 48: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Articolo 2, elementi qualificativi della Regione

k) tutela l'ambiente e preserva le risorse naturali, protegge la biodiversità e promuove il rispetto per gli animali, cura la salubrità dell'aria e dell'acqua, assicura il carattere pubblico dell'acqua, anche a garanzia delle generazioni future;

l) tutela il paesaggio e valorizza il patrimonio naturale, monumentale, storico, artistico e culturale della Lombardia;

Statuto della Provincia di Lecco

Titolo I, principi generali

Art 1

g) la tutela e la valorizzazione del territorio, anche attraverso la sensibilizzazione di una maggiore coscienza ambientale;

Titolo II, funzioni, compiti, e forme di intervento

Art. 4 - Le funzioni della Provincia

a) difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamità;

e) protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali, eventualmente promuovendo la istituzione di parchi naturali di interesse provinciale,

Statuto del Comune di Lecco

Articolo 2, principi ispiratori

5) Il Comune assicura il governo del territorio attraverso i principi di tutela, valorizzazione e ripristino dell’integrità territoriale;

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Page 49: Le osservazioni al Nuovo piano cave

8. Le valutazioni tecniche tutt’altro che imparziali

In questa parte delle osservazioni si procederà ad una sintetica, ma non per questo poco significativa, rassegna delle conclusioni tutt’altro che imparziali formulate dagli estensori dei documenti che compongono il Nuovo Piano Cave provinciale, adottato in data 8 aprile 2013 dal Consiglio provinciale di Lecco.

All’interno del documento “Valutazione ambientale strategica - Rapporto Ambientale - Allegato II Schede riassuntive dei giacimenti potenzialmente sfruttabili” datato 31 gennaio 2013, nella fase di illustrazione del giacimento Atei 1 presente nel Comune di Lecco e denominato “Cava Cornello” (Dolomite Colombo) si legge:

La prosecuzione dello sfruttamento del giacimento non presenta elementi di criticità e risulta indispensabile per poter recuperare l’intera area interessata.

In questa sede non si può non esprimere un certo stupore nel prendere atto che una figura tecnica, come dovrebbe essere il redattore del Nuovo Piano Cave, definisca “indispensabile” la prosecuzione di un’attività estrattiva impattante e fuori mercato, come ampiamente mostrato nelle pagine precedenti (vedasi capitolo primo).

Identico, e sbagliato, approccio è registrato per il secondo giacimento estrattivo insistente sul territorio del Comune di Lecco, comprendente la Cava Vaiolo Bassa (Fassa Spa) e la Cava Vaiolo Alta:

La prosecuzione dello sfruttamento del giacimento non presenta elementi di criticità e risulta opportuna per coordinare la coltivazione dei nuovi ambiti estrattivi al fine di procedere ad un recupero omogeneo e unitario dell’intera area interessata.

In questo caso, quel che per la cava Cornello era “indispensabile” -e cioè la prosecuzione dell’escavazione- diviene, per le cave Vaiolo Bassa e Alta, più sobriamente “opportuna”. Un giudizio squilibrato che si pone in contrasto con quel che gli stessi estensori del Nuovo Piano Cave (oggetto delle presenti osservazioni) affermano nel Rapporto ambientale del medesimo. Basti ricordare i risultati insufficienti raggiunti dalla Cava Vaiolo Bassa e dalla Vaiolo Alta (identici) dal punto di vista degli impatti sul tessuto socio-ambientale circostante.

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Page 50: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Legenda

0 = impatto nullo

1 = impatto trascurabile

2 = impatto marginale

3 = impatto sensibile

4 = impatto rilevante

5 = impatto molto rilevante

Indicatori Voti

Acque superficiali 4

Suolo e sottosuolo 3

Biodiversità, flora e fauna 4

Aria 4

Rumori e vibrazioni 5

Viabilità 2

Popolazione e salute umana 4

Beni materiali, patrimonio culturale e architettonico 2

Paesaggio 3

Sviluppo agricolo e zootecnico 1

Boschi 4

Vincoli non escludenti 1

Rete Natura 2000 2

E ancora, sempre in tema di giacimento Vaiolo:

Conformemente ai disposti dei criteri regionali, l’ulteriore sfruttamento del giacimento, già oggetto di attività estrattiva, ridurrebbe la necessità di individuare nuovi giacimenti.

In questo caso, gli estensori del Nuovo Piano Cave giustificano “l’ulteriore sfruttamento”, che, come ampiamente riferito, è del tutto al di fuori delle elementari logiche dell’attuale congiuntura di mercato nonché, non si trascuri, all’origine di pesanti ricadute in termini ambientali e sanitari, al fine di “ridurre la necessità” di individuarne di nuovi. Una sorta di ricatto sussurrato, del tutto irricevibile e a ulteriore conferma della debolezza intrinseca del Piano in discussione.

Il precario equilibrio che emerge dall’analisi delle tre cave lecchesi è esattamente reciproco alle traballanti giustificazioni addotte allo stralcio, dal primo Piano Cave presentato, dell’ambito relativo al monte Cornizzolo. Vale la pena ricordare, a scanso di equivoci, che tale stralcio è, a parere di chi scrive, sacrosanto e doveroso. Quel che non convince è il metro di giudizio. Ecco, stando alle ragioni indicate dagli estensori del Nuovo Piano

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Page 51: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Cave, il motivo che ha reso di fatto irrealizzabile lo sfruttamento del giacimento Cornizzolo:

Una qualsiasi ulteriore forma di attività estrattiva sulle pendici del monte Cornizzolo risulterebbe in contrasto con la percezione che

gli abitanti del luogo ed i visitatori hanno del territorio, compromettendo quella relazione tra paesaggio e soggetto che lo

percepisce e che, in ultima analisi, configura l’essenza stessa del bene paesistico.

Non si comprende perché una lettura del genere -del tutto condivisibile, sia chiaro- non possa ugualmente valere per gli ambiti estrattivi ricadenti sul Monte Magnodeno. In caso contrario si verificherebbe un’insensata discriminazione tra gli “abitanti” e i “visitatori” dei due monti interessati, come se in un caso il loro parere fosse vincolante (per il Cornizzolo), e in altri no (per il Magnodeno).

Un’altra considerazione di cui sfuggono le motivazioni tecniche a suo sostegno riguardano l’unico ambito estrattivo del settore “sabbie e ghiaie”, la ex cava Mossini presente nei comuni di Galbiate e Pescate. All’interno del documento “Schede riassuntive dei giacimenti potenzialmente sfruttabili” si legge:

L’eventuale sfruttamento della rimanente parte di giacimento sarebbe auspicabile nell’ottica di realizzare un progetto di recupero complessivo della ex cava Mossini che attualmente si trova in stato di elevato degrado con fronti di scavo sub-verticali a possibile rischio di instabilità.

Anche in questo caso la valutazione terza e imparziale dell’Ente si confonde con ignoti interessi da formularsi su iniziativa di portatori ben individuati, che in questo caso tali non sono. Peraltro, l’espressione “possibile rischio di instabilità” necessita di un più ampio e documentato percorso di verifica e dimostrazione. In caso contrario, come invece emerge dal Nuovo Piano in discussione, non si farebbe altro se non diffondere allarmistiche e non suffragate informazioni alla cittadinanza. Compito che certamente non spetta ai tecnici incaricati di redigere il documento oggetto delle osservazioni.

E ancora:

Il recupero della Ex Cava Mossini, caratterizzata attualmente da neoformazioni forestali di scarso pregio e aree incolte o sterili, consentirebbe, dopo decenni di abbandono, di ripristinare il

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Page 52: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Legenda

0 = impatto nullo

1 = impatto trascurabile

2 = impatto marginale

3 = impatto sensibile

4 = impatto rilevante

5 = impatto molto rilevante

versante mediante la formazione di un soprassuolo forestale coerente con il contesto circostante, con ricadute positive in termini paesaggistici, ecologici, faunistici, vegetazionali, turistico-ricreativi, ecc..

Affermando il contrario di quanto sostenuto in altre parti del Nuovo Piano, come documentato nel capitolo dedicato al corrente ambito estrattivo, i redattori del Piano pronosticano “ricadute positive” a seguito del “recupero”. Ignorando, per così dire, la tabella degli impatti sul contesto ambientale e socio-sanitario circostante. Che di seguito si riporta fedelmente.

Indicatori Voti

Acque superficiali 2

Suolo e sottosuolo 4

Biodiversità, flora e fauna 4

Aria 3

Rumori e vibrazioni 2

Viabilità 3

Popolazione e salute umana 5

Beni materiali, patrimonio culturale e architettonico 4

Paesaggio 4

Sviluppo agricolo e zootecnico 1

Boschi 4

Vincoli non escludenti 4

Rete Natura 2000 4

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52

Page 53: Le osservazioni al Nuovo piano cave

Conclusioni

Le pagine che precedono queste conclusioni costituiscono, a parere degli scriventi, solide e coscienziose fondamenta per una conseguente scelta che comporti la revoca del Nuovo Piano Cave provinciale. Solide, perché capaci di mostrare l’insussistenza della pianificazione estrattiva in cantiere a partire da indicatori neutrali, come le indagini sull’andamento del mercato e i trend di consumo e investimenti in costante contrazione. Coscienziose, perché nel capitolo dedicato agli impatti e alle ricadute -anche sulla salute della popolazione circostante i siti- non si è mai fatto ricorso al facile allarmismo o all’irresponsabile demagogia di chi millanta chissà quali ripercussioni senza però essere in grado -per incompetenza o ignoranza- di darne attendibile dimostrazione.

La debolezza dell’operato di stesura e costruzione del Nuovo Piano Cave, unita alle componenti di cui sopra, colloca il documento oggetto delle osservazioni entro i confini che più gli si confanno: i confini della scelta politica. È una pura e semplice scelta politica quella di piegare gli interessi comuni agli interessi privati. È una cristallina e indiscutibile scelta politica quella di ignorare il collasso dei mercati -cui i materiali sottratti alle montagne sono destinati- preconizzando chissà quale miracolosa ripresa. È una precisa scelta politica quella di soddisfare le richieste di poche e tutt’altro che in buona salute aziende cavatrici piuttosto che valorizzare il territorio, preservandolo e incentivandone la conoscenza e la fruibilità.

Non ci si trinceri dietro a “necessità imprenditoriali”, “ricadute occupazionali”, “valutazioni tecniche imparziali”. Si prenda atto della cattiva impostazione del Nuovo Piano Cave, e lo si revochi.

E non solo perché lo dice il mercato. Non solo perché lo dicono le preoccupanti valutazioni sugli impatti ambientali e socio-sanitari. Lo si faccia soprattutto per restituire a chi succederà un territorio integro e sano. Riconoscendogli valore e garantendogli tutela, senza più ferirlo. Rispettando quanto afferma, all’Articolo 9, la Costituzione della Repubblica Italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

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Page 54: Le osservazioni al Nuovo piano cave

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protocollato all’ufficio competente della Provincia di Lecco in data 6 maggio 2013

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