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AUMENTI DI CAPITALE Le Operazioni Straordinarie per Eccellenza

Giovanni Borsi &

Staff GB Investing

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GLI AUMENTI DI CAPITALE

Le Operazioni Straordinarie per Eccellenza

SOMMARIO

1. Operazioni Straordinarie di Nome e Di Fatto…………………………………………...3

2. Le Motivazioni degli Aumenti di Capitale………………………………………………..6

3. I Danni Causati dagli Aumenti di Capitale negli Ultimi 10 Anni……………………….8

4. Le Conseguenze del Coronavirus sugli Aumenti di Capitale………………………..11

5. Come Funziona un Aumento di Capitale……………………………………………….12

6. Strumenti e Strategie Utilizzabili Durante gli Aumenti di Capitale…………………..17

7. 3 Approcci: da Risparmiatore, da Investitore, da Trader…………………………….20

8. Un Esempio in Azione: Aumento di Capitale della Juventus – Dicembre 2019……21

9. Come Prepararsi ai Prossimi Aumenti di Capitale…………………………………….26

10. Servizi GBinvesting……………………………………………………………………….27

PERCHE’ LEGGERE QUESTO EBOOK

30 anni di esperienza sul campo fai fatica a rinchiuderli in poche decine di pagine, ma in

questo ebook troverai l'essenza che ti farà vedere coi tuoi occhi la potenza esplosiva di

queste operazioni straordinarie! Straordinarie di nome e di fatto!

Grandi occasioni o grandi fregature?

La risposta dipende solo da che parte ti schieri, se da quella di chi li capisce o da quella

di chi li subisce. Se mi dicessero di limitare la mia operatività a massimo 10 operazioni

all'anno, non avrei il minimo dubbio su cosa scegliere:

gli Aumenti di Capitale sono irrinunciabili per chi fa sul serio con la Borsa,

mai una volta che siano andati "fuori moda".

Comincia ad entrare nei meccanismi leggendo queste pagine e registrati gratuitamente

sul sito www.gbinvesting.com per essere informato sui prossimi articoli e per vedere i

primi video gratuiti, quelli che ti danno proprio l'abc indispensabile per ogni AdC.

Buona lettura

Giovanni Borsi

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1 - OPERAZIONI STRAORDINARIE DI NOME E DI FATTO

In questo breve ebook abbiamo sintetizzato l’essenza di quello che tutti dovrebbero sapere

riguardo gli aumenti di capitale, operazioni finanziarie di natura straordinaria dietro cui si

nascondono meccanismi speciali, che sono preclusi a qualsiasi altro tipo di operatività in

borsa.

Queste operazioni sono tecnicamente nominate straordinarie perché comportano modifiche

nel capitale sociale e nell’atto costitutivo di una società, in seguito alla delibera che deve

essere presa dall’assemblea straordinaria dei soci.

La particolarità che rende queste operazioni straordinarie risiede nel fatto che possono

tradursi, per chi sa interpretarle e conosce tutti i meccanismi intrinsechi, in guadagni

estremamente profittevoli, con un rischio calcolato tra i più contenuti in assoluto,

soprattutto se rapportato al rendimento!

Gli aumenti di capitale si sviluppano quasi tutti nell’arco di 2 o al massimo 3 settimane,

periodo in cui bisogna farsi trovare pronti e senza scuse, il che fa intuire ancora di più

l ’ a lone d i mis te ro che l i c i rconda e la loro innata potenza di fuoco esplosiva.

Questo non significa che i potenziali guadagni di queste operazioni siano necessariamente

correlati ad un buon andamento del relativo titolo oggetto di ricapitalizzazione.

Spessissimo infatti dietro queste operazioni societarie si nascondono trappole più o meno

visibili e comprensibili (anche agli addetti ai lavori, figuriamoci a chi è completamente a

digiuno della materia) per chi è azionista di una società che è in procinto di effettuare un

aumento di capitale (adc d’ora in avanti).

Spesso l’azionista che subisce passivamente l’adc e di fatto non fa niente con le proprie

azioni prima che parta l’operazione, ha già deciso nella sua non decisione di fare

inconsapevolmente una gran brutta fine: lo abbiamo visto più volte negli ultimi anni con

migliaia di risparmiatori rimasti con niente in mano dopo l’operazione.

Sono proprio queste le operazioni che andremo a studiare nei minimi dettagli, come faccio

regolarmente fin dai tempi dei miei primi adc, risalenti addirittura nel lontano 1994 con

Montedison e Ciga.

Già in questo testo vedrai un esempio concreto e recente di dicembre 2019 su come ho

affrontato l’aumento di capitale della Juventus a mio totale vantaggio, anche se la società

in sé navigava finanziariamente in pessime acque.

Gli aumenti di capitale sono in assoluto e da sempre

le migliori operazioni di borsa

con miglior rapporto rischio-rendimento per l’investitore

Specularmente gli adc si trasformano in macchine mortali per chi si trova in portafoglio un

titolo la cui ricapitalizzazione è imminente e non ha idea di come comportarsi e anche in banca

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i suoi consulenti abituali raramente conoscono lo svolgimento tecnico di queste operazioni

altamente sofisticate.

La differenza tra subire passivamente o agire consapevolmente

in un’operazione di questo tipo è abissale

Non tutti devono necessariamente auspicare di raggiungere un livello di specializzazione da

esperti della materia, perché questo richiede uno studio, un impegno ed un’applicazione

talmente costanti e approfonditi nel tempo, che inevitabilmente chi vuole raggiungere questo

livello si approccia alla materia con un’attenzione speciale fin da subito.

Tuttavia dal momento che gli adc coinvolgono società i cui titoli quotati sono in mano a

gran parte dei risparmiatori italiani, che non sanno operare durante queste operazioni, così

come non sanno che possono anche vedere dimezzato o anche polverizzato il proprio

investimento in pochi giorni, tutti dovrebbero dotarsi di quelle conoscenze minime che quanto

meno possano salvaguardare i meno esperti e più vulnerabili da situazioni drammaticamente

pericolose e in tanti casi dagli esiti assolutamente irrecuperabili, anche solo per le semplici

leggi della matematica.

Per recuperare un -90% occorre un + 900%

Chi poi, dopo aver assaggiato le prime fondamentali informazioni, sentirà nascere la voglia di

approfondire la materia, perché ha capito che tra tanti tipi di operatività, queste sono

sicuramente quelle che più di tutte meritano di essere scelte per essere studiate ed applicate,

ti diamo il benvenuto nel regno degli aumenti di capitale perché solo nella Gb Investing potrai

trovare il massimo che puoi sperare di trovare su questo tema e tanto altro ancora.

Questo è l’obiettivo dell’ebook: trasferire in maniera semplice, chiara e concreta i sofisticati

meccanismi tipici degli aumenti di capitale per tutelare i meno esperti da perdite catastrofiche

e per trasmettere conoscenze altamente evolute ai più esperti, o a chi vuole diventarlo.

Io seguo queste operazioni speciali da quasi 30 anni e le ho quasi tutte fatte e/o studiate

personalmente, fin da quando lavoravo in Banca e le suggerivo ai miei clienti.

Ora da 20 anni sono un trader professionista con alle spalle un’esperienza di milioni di eseguiti

in azioni ed in derivati e sono specialista di 3 strumenti finanziari, tutti altamente complessi:

opzioni, certificati di investimento ed aumenti di capitale.

Se con le opzioni e in minor parte con i certificati di investimento i miei risultati in decenni di

operatività registrano successi strepitosi, ma anche qualche inevitabile insuccesso, come ogni

vero trader sa bene, per gli aumenti di capitale posso dire di essere arrivato ad un punto della

mia carriera che se mi guardo indietro, vedo dati statistici strepitosi, come mai si potrebbe

sperare di ottenere da altri strumenti finanziari e do altri tipi di operatività.

Addirittura, all’interno dei 15 giorni in cui si svolge l’aumento di capitale, raramente ho perso

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e se ho perso ho perso poco, mentre i guadagni in alcuni casi sono stati stellari, più di una

volta ho raddoppiato i soldi nell’arco di un weekend dal venerdì al lunedì e in un caso sono

riuscito a ventuplicare la somma investita, operazione che ancora oggi rappresenta il mio

guadagno maggiore di sempre (adc Reti Bancarie 2004).

In quasi 30 anni di operazioni sugli adc:

- raramente ho chiuso l’adc in perdita; qualche volta è successo, ma niente di rilevante,

soprattutto rispetto al resto delle volte;

- la maggior parte delle volte ho guadagnato con gli adc, con percentuali anche a tripla

cifra;

- tante volte si è concluso con un nulla di fatto. Pazienza, dopo 30 anni, anche le poche

che per un motivo o per un altro non ho fatto, ma che ho in ogni modo analizzato, sono

servite ad aumentare la mia esperienza sul campo, tanto che ora fornisco le mie analisi

ed il mio supporto anche ad alcuni enti istituzionali, o a società quotate che devono

fare questo tipo di operazioni;

- Alcuni adc, impossibili da distinguere con anticipo e con caratteristiche ancora

più straordinarie di una media che è già di per sé straordinaria, mi hanno

permesso di guadagnare cifre esageratamente alte in meno di 15 giorni e con

rischi calcolati al centesimo e assolutamente irrisori rispetto all’altissima

possibilità di guadagnare cifre veramente impensabili a chi non conosce le

dinamiche sottostanti queste operazioni.

Se mi dicessero di limitare la mia operatività ad un massimo d i 10 operazioni all'anno,

a malincuore abbandonerei tutta l’operatività che sono solito fare nel quotidiano, e non avrei

il minimo dubbio su cosa scegliere:

gli Aumenti di Capitale

sono IRRINUNCIABILI

per chi fa sul serio con la Borsa

Nonostante il rapporto rischio/rendimento sia il primo elemento che tutti dovrebbero

sempre guardare prima di agire, è regolarmente snobbato dai più in fase di apertura di

un’operazione, talvolta per superficialità, talvolta per pura ignoranza.

La ratio di per sé è semplice:

- a fronte dello stesso grado di rischio, sarà più conveniente scegliere l’operazione con

il rendimento atteso superiore

altrimenti detto

- a parità di rendimento atteso, sarà da scegliere l’operazione che presenta un rischio

inferiore.

Eppure non è così lapalissiano come sembra, come mostra la realtà dei fatti: la maggior

parte di chi investe soldi in borsa, indipendentemente dal livello di difficoltà applicato, non

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tiene minimamente conto di questo aspetto, prendendosi rischi enormi, semplicemente

perché non conosce tutte le alternative possibili.

Il pendolo oscilla tra 2 estremi: chi pone attenzione solo al rischio, rinunciando ad ogni buona

opportunità gli capiti accanto per timore di perdere, e chi pone attenzione solo al rendimento,

facendosi ingolosire da promesse da marinaio e senza tenere conto dei livelli di rischio che

stanno alla base dell’operazione.

Se c’è un principio cardine per operare in borsa con successo è questo: attivarsi sempre

e solo quando le PROBABILITA’ DI RIUSCITA SONO A PROPRIO FAVORE.

Gli ADC diventano sempre più fruttuosi, più aumenta l’abilità di trasformarsi in cecchini:

basta davvero una sola operazione all’anno per stravolgere le sorti della performance

globale annua del proprio portafoglio.

C’è un elemento che complica le cose e lo devi sapere fin da subito: per diventare proficui

su queste operazioni ed aumentare le probabilità di poter cogliere quella singola operazione

che potrebbe davvero cambiare le sorti di tutto – che è ben diverso da vincere alla lotteria,

visto che la fortuna con gli adc c’entra ben poco – il mercato ti sottoporrà ad un’attesa a

volte estenuante e a periodi di lunghissima inattività, periodi in cui non vedrai alcuna

operazione di questo tipo all’orizzonte, ma in realtà questi periodi sono utili per studiare ed

essere sempre più pronti a cogliere con la prontezza di riflessi necessaria non appena esce

la notizia che l’operazione sta per partire, che a quel punto sarà a distanza anche di

pochissimi giorni.

Se tutte le altre operatività sono scandite da dei calendari il più delle volte prestabiliti, il che

dà il grande vantaggio di potersi quanto meno organizzare secondo i propri ritmi, con gli

aumenti di capitale questo lusso non è concesso: bisogna rimanere all’erta ad osservare le

notizie che possono condurre ad un’operazione di questo tipo e questo comporta il più delle

volte di non operare per diversi mesi col rischio poi di essere arrugginiti quando arriva

finalmente la notizia ufficiale, momento in cui non si può temporeggiare, ma agire

velocemente.

***

2 - LE MOTIVAZIONI DEGLI AUMENTI DI CAPITALE

Le motivazioni per cui una società decide di ricorrere ad un aumento di capitale per ottenere

denaro fresco dai propri azionisti e/o da nuovi investitori sono molte e anche molto diverse

tra loro.

E’ determinante capire le reali motivazioni per cui vengono richieste al mercato nuove

risorse finanziarie, perché a seconda delle motivazioni che hanno spinto la società a

ricorrere al mercato, si può già capire se è lungimirante investire in quel progetto, o se stiamo

buttando soldi a vuoto in una voragine, nel qual caso bisogna stare molto alla larga

dall’operazione, ammesso che non si sia dei trader navigati che invece vanno a caccia

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proprio di queste situazioni estreme, utilizzando strumenti e strategie molto evoluti.

Il prospetto informativo è l’unico documento ufficiale ed autorizzato dalla Consob in cui

vengono riportati tutti i dettagli dell’operazione, le motivazioni dell’offerta, l’uso che verrà

fatto del denaro raccolto, la composizione e gli obblighi dell’azionariato con quote superiori

al 2%, la presenza o meno di un consorzio di garanzia e i relativi costi richiesti dalle Banche

(ovviamente più sono alti e più le Banche pretendono un compenso elevato per la garanzia

offerta).

Tutte le informazioni che vengono divulgate tramite gli organi di stampa, le televisioni, o che

circolano sul web, incluse le dichiarazioni degli amministratori delle società, si prestano ad

interpretazioni o fraintendimenti spesso anche molto pericolosi per chi non li sa leggere e

soprattutto interpretare e contestualizzare.

Massima attenzione dunque a come viene presentato l’adc: spesso vengono tralasciati o

vengono abilmente narrati dei dati societari sensibili determinanti per la presa di decisione,

e che sono enunciati regolarmente nel prospetto informativo (che non legge nessuno), alla

luce dei quali molti azionisti dubito che continuerebbero a comprare ancora quel titolo. Su

questo cortocircuito si prendono spesso decisioni frettolose e grossolane, che si rivelano

poi essere sbagliate a monte.

MOTIVAZIONI NEGATIVE:

Se la società chiede soldi per garantire la continuità aziendale, significa che le perdite

hanno intaccato il capitale sociale, per cui è obbligatorio ricostituirlo, altrimenti c’è il

fallimento.

Visto che quei soldi andranno solo a tappare dei buchi, è altamente consigliato evitare di

investire in queste società, o anche solo rimanerci dentro solo perché non si è capaci di

vendere in perdita.

In realtà i professionisti navigati vanno a nozze su queste operazioni, perché approfittano

del crollo delle quotazioni con strategie ribassiste (ho assistito a discese anche del 90% in

una settimana!).

MOTIVAZIONI POSITIVE:

Se la società chiede soldi per motivi dettati dalla crescita, ossia i nuovi mezzi freschi versati

dagli azionisti vanno a finanziare un’acquisizione o nuovi investimenti, si andrà a valutare

presumibilmente la bontà di questi investimenti e ragionevolmente il loro impatto

sull’andamento futuro delle quotazioni del titolo in borsa post ricapitalizzazione.

In molti casi si sono visti titoli più o meno a larga capitalizzazione toccare dei prezzi minimi

importanti, su cui poi non sono più tornati, per altri titoli l’adc ha coinciso con il momento del

rilancio dell’azienda, quello che prende il nome di turn around o punto di svolta, quindi è

bene imparare innanzitutto a distinguere tra motivazioni negative e positive.

Le informazioni più importanti che devi estrapolare dal prospetto informativo, oltre alle

motivazioni dell’offerta e l’impiego dei proventi, sono: le caratteristiche dell’operazione, il

calendario dell’offerta, la composizione dell’azionariato, gli impegni di sottoscrizione degli

azionisti rilevanti, i fattori di rischio, i principali dati di bilancio, le previsioni di utili e la

presenza o meno di un consorzio di garanzia che assicuri il buon esito dell’operazione.

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Queste informazioni devono essere lette nella maniera più obiettiva possibile e

imparando a contestualizzare i vari dati, altrimenti è facile che vengano fraintese,

complice anche un’informazione non sempre pienamente trasparente.

Un esempio eclatante di informazione distorta è avvenuto in occasione dell’adc di D’Amico

del 2012, società che gestisce una flotta di navi cisterna impiegate principalmente nel

trasporto di prodotti petroliferi. In prima pagina del giornale “Il Sole 24 Ore” veniva

enfatizzata come la società credesse nella ripresa e fosse pronta ad investire 50 milioni di

euro in nuove navi. In realtà, leggendo il prospetto, si capiva che le nuove navi erano state

ordinate prima della crisi del 2008 e solo 4 anni dopo chiedevano i soldi, perché non avevano

più liquidità per far fronte ai loro impegni! Per cui D’Amico di fatto aveva investito e puntato

alla ripresa prima della crisi e nel 2012, proprio a causa della crisi, si trovava in difficoltà

finanziarie e doveva ricorrere all’ADC per poter far fronte ai pagamenti.

Si capisce che queste informazioni pubbliche così delicate possono prestarsi facilmente a

distorsioni interpretative, complice anche l’effetto framing, ossia un nostro meccanismo

psicologico che induce ad interpretare e dare significato ad un caso, a seconda della cornice

di riferimento entro cui questo ci viene presentato e quindi il pericolo diventa per noi di

essere più o meno facilmente manipolabili e vulnerabili.

*** 3 - DANNI CAUSATI DAGLI AUMENTI DI CAPITALE NEGLI ULTIMI 10 ANNI

Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad una crisi molto profonda del settore bancario,

prima per la crisi successiva al fallimento di Lehman Brothers, poi per la successiva crisi

economica e l’incremento enorme delle sofferenze bancarie, poi per le varie crisi legate allo

spread: titoli come Banca Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige, nonostante siano

ricorsi a più ricapitalizzazioni anche a distanza di un solo anno una dall’altra alla fine sono

dovute ricorrere al salvataggio da parte dello Stato o di altre Banche che ne hanno evitato

il fallimento anche solo per evitare che la cosa si potesse propagare all’intero sistema.

Se da una parte noi ci abbiamo sguazzato, trovando opportunità incredibili di guadagno,

dall’altro lato il piccolo azionista è stato letteralmente travolto dagli accadimenti che nessuno

gli ha saputo spiegare, visto che anche la politica se ne usciva con dichiarazioni alquanto

pericolose, arrivando a sostenere che le azioni Bmps fossero un affare:

L’ex presidente del consiglio Matteo Renzi dichiarò che a 1€ Bmps era un affare, peccato

che ora dopo l’ennesimo raggruppamento ci vogliono ben 100 azioni per avere poco più di

1€ per cui l’azione, che “sembrava” già bassa ha perso un altro 99%.

Ma anche l’altro ex presidente Paolo Gentiloni dichiarò che lo Stato intervenendo nel

capitale di Bmps con 20 miliardi di NOSTRI soldi, magari ci avrebbe anche guadagnato:

peccato che è entrato nel capitale a 20€ ed ora le azioni valgono 1,15€.

Per cui in questi anni ne abbiamo viste di tutti i colori, ma di una cosa siamo certi: pochi

come noi sono stati in grado di prevedere e leggere nei bilanci del sistema bancario quello

che stava succedendo e la presa in giro colossale che si stava perpetrando nei confronti dei

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risparmiatori: per anni sono stati chiesti soldi per ricapitalizzare il sistema più volte fintanto

che il mercato assorbiva queste operazioni, e quando anche il risparmiatore si è stancato di

mettere mano al portafoglio o le stesse grandi famiglie di imprenditori (vedasi la famiglia

Malacalza con Banca Carige) hanno detto basta, allora è intervenuto lo Stato e/o le banche

più sane (Banca Intesa in primis) per salvare il salvabile.

Nel decennio appena trascorso molte aziende, soprattutto industriali, hanno saputo

risollevarsi dalla precedente crisi, altre come le Banche stavano procedendo bene nel loro

processo di risanamento e riduzione delle sofferenze, ma non sono ancora in grado di

sopportare una nuova crisi economica e/o una nuova crisi del debito pubblico di nuovo

esploso per far fronte all’emergenza.

Dover chiedere soldi al mercato non sarà dunque facile e per farlo si dovranno proporre

sconti sul prezzo delle azioni che porteranno inevitabilmente al crollo delle quotazioni,

perché molti aumenti di capitale saranno particolarmente diluitivi per due motivi:

- la capitalizzazione si è di fatto dimezzata rispetto ad inizio 2020 per cui un’azienda

che prima valeva 2 miliardi oggi ne vale 1

- se l’azienda chiede 1 miliardo di denaro fresco di fatto si trova a raddoppiare la

propria capitalizzazione, ma per riuscire ad ottenere questo denaro deve offrirlo a

sconto sul prezzo delle azioni, per cui anziché emettere un’azione ogni 1 magari

decide di emettere 2 azioni nuove ogni una vecchia

Ti faccio questo esempio per farti capire meglio:

L’azienda A che ha 300 milioni di azioni sul mercato, vale 3€ (per cui capitalizza 900 milioni

di euro) e decide di chiedere al mercato altri 900 milioni di euro: per farlo decide di emettere

600 milioni di nuove azioni da offrire agli azionisti a 1,5€, in ragione di 2 nuove azioni ogni

vecchia posseduta a 1,5€.

A te che sei neofita ti verrebbe da dire che le offre a sconto del 50%, ma in realtà non è così,

perché all’azionista, quando parte l’operazione verrà dato un diritto che gli permette di

sottoscrivere 2 nuove azioni a 1,5€, per cui al pronti via dell’operazione il vecchio azionista

si troverà in mano l’azione del valore rettificato di 2€ e il diritto del valore di 1€, per cui lo

sconto sul prezzo di mercato, quello ufficiale che viene chiamato TERP (teorical ex right

price) si calcola da 2€ a 1,5€ per cui sarebbe di solo il 25% e non del 50% come potrebbe

sembrare ai più.

Più alto è il numero di azioni offerto rispetto alle azioni attualmente in essere e maggiore è

quello che prende il nome di “Effetto diluitivo” dell’aumento di capitale.

EFFETTO DILUITIVO:

- per chi sottoscrive le nuove azioni, non cambia nulla nella percentuale di

partecipazione al capitale, resta azionista con la stessa % di azioni che aveva prima;

- per chi NON sottoscrive le nuove azioni, si dice che la sua partecipazione si

DILUISCE ovvero si riduce, in quanto il numero totale delle azioni post adc è

aumentato, quindi si ha una riduzione della propria partecipazione sul capitale a

seguito del maggior numero di azioni che sarà presente sul mercato post aumento.

Maggiore è l’effetto diluitivo e peggiori sono i guai per gli azionisti

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Il peggio per l’azionista è nel caso di adc IPERDILUITIVI (fattore K pari o inferiore a 0,3),

come sono stati i casi di Tiscali, Seat Pagine Gialle, Monte dei Paschi di Siena, Fondiaria

Sai e molti altri, quelli che hanno registrato non a caso i crolli più rovinosi.

L’adc di Saipem nel 2016 è stato lo spartiacque che ha portato all’introduzione di una

modifica strutturale importante: Saipem emise 22 nuove azioni ogni 1 vecchia, con una

diluizione di ben il 96%, vale a dire che, a ricapitalizzazione avvenuta, la quota delle azioni

di chi non avesse sottoscritto, si sarebbe ridotta al 4% della posizione originaria!

La differenza tra la teoria & la pratica:

In TEORIA il valore della somma di azione + diritto garantisce l’equivalenza finanziaria, ma

questo varrebbe solo se l’azionista riuscisse a vendere i diritti al prezzo teorico pieno, non

appena disponibili per le contrattazioni.

In REALTA’ l’azionista non riesce mai a vendere al prezzo teorico pieno, perché le vendite

sul diritto sono talmente elevate già in asta di apertura – quindi prima della partenza delle

contrattazioni – e spesso si assiste a continue sospensioni del titolo, fintanto che Borsa

Italiana interviene per allargare la banda di oscillazione di prezzo, così da permettere al

diritto di fare prezzo almeno in asta di chiusura, prezzo a cui avvengono gli scambi reali,

spesso con perdite anche a doppia cifra in un’unica giornata.

Nel caso eclatante di Saipem nel 2016, le azioni il lunedì dopo lo stacco del diritto, arrivarono

a valere quasi il 20% in più ed il diritto non fece prezzo tutto il giorno fino all’asta di chiusura,

quando registrò una perdita di oltre il 20% rispetto al prezzo teorico, disallineandosi

totalmente dal prezzo dell’azione.

Questo ennesimo movimento anomalo a danno dei piccoli risparmiatori ha fatto intervenire

la Consob, che ha introdotto il MODELLO ROLLING, un sistema che prevede solo nel caso

di aumenti iperdiluitivi, la possibilità di convertire immediatamente i diritti comprati sul

mercato ed avere subito le azioni, così da poterle vendere ed evitare queste anomalie di

prezzo.

Con questo sistema, azione e diritto quotano a prezzi difficilmente arbitraggiabili, ma questo

nella pratica si traduce in un ulteriore vantaggio per lo speculatore che ha shortato (venduto

allo scoperto) l’azione ed in un ulteriore danno per il piccolo azionista, che fin dal primo

giorno vede crollare il prezzo sia dell’azione che del diritto.

Il modello rolling in sostanza permette l’emissione anticipata delle nuove azioni così che, se

il diritto quota a sconto, chi compra il diritto può immediatamente sottoscriverlo e vendere le

nuove azioni, di fatto riequilibrando i prezzi di mercato.

Dalla sua entrata in vigore nel dicembre 2016 abbiamo assistito finora a 3 adc iperdiluitivi:

Banca Carige nel dicembre 2017, Credito Valtellinese nel febbraio 2018 e Trevi nel maggio

2020: quest’ultima ha battuto ogni record arrivando ad avere un fattore k di 0,0009333 in

quanto venivano emesse la bellezza di 7.899 azioni nuove ogni azione vecchia, di fatto si è

letteralmente disintegrato il titolo in pochi giorni.

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4 - CONSEGUENZE DEL CORONAVIRUS SUGLI AUMENTI DI CAPITALE

La recessione del 2020 iniziata con i crolli dovuti alla pandemia del coronavirus potrà

generare effetti catastrofici sull’economia e quindi anche sulle società quotate, che potranno

avere bisogno di ricorrere a ricapitalizzazioni.

Tra l’altro proprio a febbraio Intesa ha lanciato OPA su Ubi con un accordo anche con Banca

Popolare dell’Emilia Romagna per cedere loro gli sportelli in sovrapposizione, così che

anche questa ha annunciato al mercato una ricapitalizzazione finalizzato all’acquisto di

sportelli da Intesa-Ubi: adesso il ribasso di tutti i titoli coinvolti nell’operazione (quasi il 50%)

ha un po' scombussolato le carte, favorendo la Bper che probabilmente dovrà pagare molto

meno gli sportelli ed avere dunque bisogno di un aumento di capitale minore, e penalizzato

Intesa-Ubi che incasserà meno dagli sportelli e offrirà agli azionisti Ubi azioni Intesa che nel

frattempo si sono alquanto svalutate (diverso sarebbe stato se avessero offerto denaro):

queste saranno sicuramente le prime operazioni che dovremo affrontare probabilmente

dopo l’estate.

Una delle prime notizie che hanno scombussolato i mercati è stato l’invito da parte della

BCE a fine marzo 2020 a non pagare i dividendi, proprio per far sì che le Banche tenessero

in cassa il denaro che potrebbe servire qualora la crisi fosse più duratura del previsto: del

resto è inutile dare soldi agli azionisti sotto forma di dividendo, se poi dopo qualche mese

devi chiedere loro di versare soldi sotto forma di aumento di capitale.

I dati delle trimestrali hanno già fatto emergere situazioni disastrose di società il cui fermo è

costato molto caro, tanto da costringerle a sospendere il dividendo e chiedere subito denaro

agli azionisti come è stato il caso di ArcelorMittal, multinazionale dell’acciaio con

stabilimenti in tutto il mondo (in Italia gestisce l’Ilva di Taranto).

L’effetto dell’annuncio è stato devastante col titolo che in 3 giorni è passato da 10,50€ a

7,50€ perdendo il 30% della propria capitalizzazione.

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Di fatto ArcelorMittal ha chiesto 2 miliardi al mercato e in soli 3 giorni la sua capitalizzazione

si è ridotta di 3 miliardi, quindi se dovesse mantenersi alle quotazioni attuali e incassare i 2

miliardi, post capitalizzazione varrebbe comunque meno di prima, pur avendo 2 miliardi in

più in cassa.

Ora ci sarebbe dunque da scandagliare tutti i bilanci per capire quali società quotate

potrebbero essere le prossime a fare un annuncio come Arcelor, riuscire ad anticipare i

tempi e andare short su 4-5 titoli papabili di adc. Potrebbe ripagare tantissimo,

probabilmente ne basterebbe anche solo uno eseguito bene e si verrebbe profumatamente

ripagati degli studi fatti durante l’attesa.

Oppure si può semplicemente aspettare la certezza delle prossime ricapitalizzazioni, così

come negli anni successivi alla crisi Lehman Brothers ci furono tantissime operazioni, quelle

che sono entrate di diritto nei nostri archivi.

Probabilmente ora si aprirà una nuova grande stagione di aumenti di capitale, ma potranno

anche esserci Opa o fusioni e altre operazioni straordinarie.

Insomma ci attendono grandi cambiamenti, che inevitabilmente passeranno da queste

operazioni straordinarie, per cui meglio mettersi a studiare ora e prepararsi a dovere per

saper cogliere le opportunità che il mercato ci saprà offrire in un momento straordinario

come questo.

*** 5 - COME FUNZIONA UN AUMENTO DI CAPITALE

Gli aumenti di capitale tecnicamente sono operazioni che durano 2 settimane (solitamente

partono al lunedì mattina), a volte anche 3 settimane, soprattutto quando l’azionariato è

molto diffuso come nel caso delle Banche Popolari così da lasciare un po’ di tempo in più -

comunque inutile - per avvisare tutti gli azionisti (e possibilmente convincerli, visto che

spesso sono i clienti della stessa banca) che, consapevoli o meno, sono coinvolti

nell’operazione.

La banca in cui il cliente ha il deposito titoli ha l’obbligo di comunicare con una lettera scritta

al cliente ogni operazione straordinaria avvenga sui titoli oggetto del suo dossier titoli; il

problema è che questa lettera viene inviata dal sistema in modo automatico e non può

essere spedita prima del venerdì sera antecedente l’operazione (sino a quel momento la

Banca non può avviare le procedure, in quanto un cliente potrebbe ancora disfarsi dei titoli

o qualche altro cliente potrebbe comprarli).

Questo significa che il cliente è sempre informato dalla sua banca IN RITARDO quindi, se

non si è informato da solo, viene a conoscenza dell’operazione quando il titolo ha già perso

cifre non facilmente recuperabili.

Inoltre il prezzo delle nuove azioni ed il rapporto di esercizio vengono decisi dal CDA

solitamente il giovedì sera, per cui resta solo la giornata del venerdì per valutare

l’operazione e decidere come agire sulla base del prezzo cui vengono offerte le nuove

azioni, prima dell’avvio dell’operazione.

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Alla notizia ufficiale della partenza dell’adc,

la reazione del mercato è SEMPRE negativa e porta a ribassi

anche accentuati delle quotazioni in pochissimi giorni

Il week end prima del fatidico lunedì di partenza non si può più fare niente; i mercati sono

chiusi ed in questi frangenti io e il mio Team veniamo bombardati di richieste via mail da

parte di tantissimi azionisti preoccupati, in cerca di soluzioni, almeno per limitare i danni.

A queste persone, sicuramente a digiuno della materia (se no non si sarebbero fatti trovare

coi titoli in portafoglio alla vigilia di un adc), non è certo facile spiegare loro meccanismi tanto

complessi, spesso poi sono in preda all’emotività tipica dei momenti in cui si ha il conto in

profondo rosso.

A questo sito di Directa trovi tutti gli articoli che ho scritto a partire dal 2009 per ciascun

aumento di capitale italiano con tutti i dati e le caratteristiche tecniche dell’operazione.

Per ogni aumento di capitale nel weekend antecedente la partenza dell’adc trovate il relativo

articolo così da avere tutte le informazioni necessarie, senza dovervi per forza leggere le

400 pagine del prospetto informativo http://www.directaworld.it/pub/it/fatti/indice.html.

Se non hai venduto i titoli oggetto di adc, anche tappandoti il naso ed accettando la perdita,

di qualunque entità si tratti, entro venerdì, il lunedì mattina ti troverai in una situazione

difficile e se arrivi a questo punto, l’obiettivo primario diventerà limitare i danni.

Non fare l’errore di mediare, acquistando altri titoli con i prezzi del venerdì, anche se ti

sembrano tanto più bassi dei tuoi prezzi di carico, perché il lunedì successivo, se non sai

bene cosa sta per succedere, scoprirai di aver fatto un enorme guaio, aumentando il rischio

e perdendo ancora più soldi che se fossi stato fermo.

Se invece non sei azionista, dal lunedì mattina puoi entrare a fare parte dell’operazione,

comprando diritti e/o titoli direttamente sul mercato.

Tutti coloro che nel giorno antecedente la partenza di un adc erano azionisti della società

(solitamente alla chiusura del venerdì), il primo giorno dell’adc si troveranno in portafoglio in

automatico, oltre all’azione con prezzo rettificato (prezzo di riferimento del venerdì

moltiplicato per il fattore k stabilito da Borsa Italiana con comunicato urgente delle ore 18.00

del venerdì) un altro strumento finanziario negoziabile con un proprio codice ISIN, il

DIRITTO D’OPZIONE, un’opzione CALL a tutti gli effetti, che dà la possibilità a chi lo

possiede di scegliere se aderire alla sottoscrizione dell’adc entro una precisa data, oppure

di venderlo sul mercato incassando il controvalore.

Il diritto si può negoziare come un qualunque altro strumento finanziario durante il periodo

in cui ne è stata stabilita la negoziazione (2 o 3 settimane), passate le quali, se non è stato

esercitato, scade (e si perde interamente il premio investito).

Con una durata così corta, nessuna congettura sull’andamento del diritto basata sull’analisi

tecnica ha alcun senso.

In ogni aumento di capitale, i diritti di opzione vengono offerti in prelazione ai vecchi soci

indistintamente, per consentire loro di mantenere la quota di partecipazione o di essere

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compensati dalle eventuali perdite patrimoniali conseguenti all’operazione.

Le azioni di nuova emissione vengono offerte in proporzione al numero di azioni possedute

prima dell’aumento di capitale, salvo casi eccezionali in cui si dice che l’aumento di capitale

è riservato.

In alcuni casi più strutturati e da guardare ancora più nel dettaglio vengono offerti anche

strumenti come obbligazioni convertibili o azioni cum warrant.

LA PARTENZA DELL’ADC

Il LUNEDI’ MATTINA prima della partenza delle negoziazioni la somma del valore

dell’azione (azione ex) + il valore del diritto d’opzione è pari al valore dell’azione alla

chiusura del venerdì precedente, prima della scissione.

AZIONE EX + DIRITTO = AZIONE CUM

Il valore teorico del diritto è l'esatta compensazione della riduzione di prezzo che le

vecchie azioni subiscono in conseguenza della ricapitalizzazione.

Una volta partite le contrattazioni, azione ex e diritto cominciano a fluttuare rapidamente.

Le oscillazioni dell’azione possono essere anche molto ampie: solitamente si assiste ad una

discesa velocissima delle quotazioni nelle prime ore post annuncio del prezzo, se questo è

particolarmente basso, ed a volte anche a corposi rimbalzi che possono essere motivati da

opere di sostegno da parte dell’azionista di controllo e/o del Consorzio di Garanzia o a

semplici ricoperture, dovute al fatto che a molti speculatori che sono al ribasso non è

consentito tenere aperta l’operazione short sui diritti, per cui devono chiudere i diritti

comprandoli per forza entro l’asta di chiusura del lunedì sera.

COSA PUO’ FARE L’AZIONISTA durante la negoziazione del diritto d’opzione:

- ESERCITARE il diritto per sottoscrivere l’aumento di capitale secondo le

condizioni dell’offerta stabilite nel prospetto informativo. L’esercizio del diritto

comporta il pagamento del corrispettivo richiesto per ottenere le nuove azioni al

prezzo pattuito e secondo il rapporto di esercizio pattuito.

- Si possono esercitare alcuni o tutti i diritti. Ogni broker ha la propria modalità di

sottoscrizione, il più delle volte è una rapida procedura online cui segue l’immediato

addebito sul conto, ma alcune banche meno efficienti e meno idonee per questo tipo

di operatività si muovono purtroppo ancora con un modulo via fax, od occorre la

presenza fisica allo sportello.

- VENDERE il diritto prima della sua scadenza come un qualunque titolo e rinunciare

alla sottoscrizione delle nuove azioni. Se l’azionista vende il diritto, ne incassa il

controvalore in base al prezzo corrente di mercato, a compenso della riduzione

percentuale della sua quota - “effetto diluitivo” dell’adc. Questa operazione è a sé

stante rispetto alle sorti delle azioni, che si possono continuare a tenere, o si possono

anch’esse vendere.

- SILENZIO-ASSENSO: se l’azionista non esprime alcuna volontà in merito alla

sottoscrizione o meno dei diritti entro l’ultimo giorno di negoziazione e di esistenza

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stessa dei diritti, la Banca presso cui detiene i titoli, li vende in automatico in asta di

apertura (ore 9,00) dell’ultimo giorno di negoziazione al prezzo di mercato. La banca

è legittimata a farlo per tutelare l’azionista stesso, dal momento che quello è l’ultimo

giorno di quotazione e pertanto è l’ultimo giorno in cui è possibile vendere il diritto ed

incassarne il controvalore, piuttosto che vedersi azzerare il valore, in quanto il diritto

in chiusura cessa di esistere ed i diritti non esercitati si azzerano. L’azionista si

ritroverà quindi il controvalore di tale vendita e rimarrà con lo stesso numero di azioni

che aveva prima dell’adc, ma non con la stessa quota di partecipazione di prima.

Sono rari i casi in cui il diritto valga tanto, è più facile che scenda e in taluni casi vada

anche vicino allo zero, ecco perché alcuni li comprano dopo l’asta di apertura

dell’ultimo giorno di negoziazione, a volte come una scommessa (a volte si tratta di

poche decine di euro), per avere una settimana di tempo in più per valutare

l’evoluzione dell’operazione e decidere se sottoscrivere o se perdere il controvalore

investito nel diritto che, se non sarà esercitato, si azzererà (parliamo a volte di poche

decine di euro), verrà annullato dal dossier titoli e tornerà nelle disponibilità

dell’emittente.

NON DECIDERE E’ UNA DECISIONE CHE PORTA CONSEGUENZE CONCRETE: non

decidere nulla significa delegare la Banca a vendere i diritti d’opzione l’ultimo giorno a occhi

chiusi al prezzo di apertura.

Il RAPPORTO DI ESERCIZIO indica quanti diritti occorrono per sottoscrivere una nuova

azione e a che prezzo e ci aiuta a decidere se e quando comprare l’azione o il diritto, a

seconda di quale dei due è più conveniente secondo il prezzo corrente.

L’obiettivo è capire se è più conveniente comprare l’azione direttamente sul mercato,

oppure comprare l’azione tramite l’acquisto del diritto e la successiva sottoscrizione

delle azioni.

Chi non è azionista ma vuole diventarlo, può farlo comprando direttamente le azioni in borsa

o attraverso l’acquisto del diritto e il suo successivo esercizio.

COME CAPIRE SE E’ PIU’ CONVENIENTE COMPRARE L’AZIONE O IL DIRITTO?

Con la tabella della parità matematiche si ha sempre sotto gli occhi la situazione.

Se il diritto quota sopra la parità teorica:

- il socio (possessore sia di diritto che di azione), ha convenienza a vendere il diritto e

a comprare altre azioni sul mercato

- il non socio che desidera possedere l’azione, non acquista il diritto, preferendo

acquistare il titolo direttamente sul mercato.

Se il diritto quota sotto la parità teorica, è più conveniente vendere l’azione e comprare

il diritto “a sconto”, per poi esercitarlo ed ottenere l’azione ad un prezzo inferiore al prezzo

corrente.

COSA SUCCEDE DOPO AVER SOTTOSCRITTO I DIRITTI

I broker più efficienti in questo tipo di operazioni caricano le nuove azioni sui dossier titoli di

chi le ha sottoscritte anche 2 giorni prima della fine della possibilità di sottoscriverle.

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Chi sta speculando in ottica di brevissimo termine, può vendere le nuove azioni, quando

ancora ha a disposizione la facoltà di rinunciare all’esercizio, per cui il suo rischio rimane

sempre limitato al controvalore speso per acquistare i diritti d’opzione.

In gergo si dice che quando arriva il giorno in cui si possono vendere le azioni rivenienti

dall’adc, il mercato venga inondato dalla “carta”, ossia da tutte le nuove azioni, per cui

potrebbe esserci una maggiore pressione sul lato dei venditori, e proprio per questo motivo

può essere importante dotarsi di un broker efficiente che permetta di fare la vendita prima

degli altri.

Chi ha invece sottoscritto per tenere le azioni nel tempo, si ritrova i titoli nel dossier con una

velocità di qualche giorno di differenza a seconda della velocità del broker utilizzato.

Di seguito un riepilogo degli step e della cronologia dei passaggi salienti relativi all’adc

dall’inizio alla fine.

Se è vero che non esiste un calendario da pianificare per gli adc, perché non si può

prevedere quando una società ne farà uno, è altrettanto vero che nelle 2 settimane di durata

di queste operazioni, il calendario è estremamente preciso e dettagliato.

Noi siamo esperti degli aspetti tecnici di ogni singola fase dell’operazione, che vanno

sempre contestualizzati alla luce degli aspetti emotivi, che non sono quantificabili o

raffigurabili come altre variabili, ma che sono anch’essi primi protagonisti.

Avendo seguito decine e decine di queste operazioni nell’arco degli ultimi 30 anni, ho

riscontrato comportamenti ricorrenti e pertanto prevedibili in ciascuno di questi step,

perché la massa a livello collettivo si lascia influenzare sempre dagli stessi stati emotivi di

paura, speranza ed avidità e negli aumenti di capitale chi li sa decifrare ha un vantaggio

aggiuntivo: oltre a conoscere le dinamiche e le pulsioni di fondo, sul prospetto informativo

ci sono informazioni preziose sull’azionariato, così da capire meglio chi c’è dietro questa

operazione e poter fare opportune ricerche ed approfondimenti.

Negli anni si imparano a riconoscere certi soggetti e sapere come si sono comportati in

passato in operazioni analoghe dà un gran vantaggio nella valutazione della bontà

dell’operazione.

Ogni adc è un’operazione unica e a sé stante, ma conoscere gli adc del passato ti fa vedere

come tutto sia già successo e si continui a ripetere, seppur con tutte le varianti del caso.

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Gli aumenti di capitale sono straordinari proprio perché richiedono una formazione

straordinaria letteralmente a tutto tondo: lettura dei bilanci e dei prospetti informativi, analisi

settoriale, conoscenza degli strumenti finanziari coinvolti e delle piattaforme operative,

conoscenza approfondita dei meccanismi, dei tempi e delle regole specifici degli adc,

conoscenza di adc simili del passato per riscontrare analogie e differenze, conoscenza dei

comportamenti delle masse, corretta interpretazione delle informazioni divulgate attraverso

i mass media, capacità di vendere anche se in perdita, velocità di esecuzione nei ristretti

tempi dettati dall’adc, non tagliare i guadagni quando sono tanto alti, che è difficile tanto

quanto tagliare le perdite.

A questo link accedi gratuitamente a un primo video didattico introduttivo

di 20 minuti sulla spiegazione di questi meccanismi relativi agli aumenti di capitale

*** 6 - STRUMENTI E STRATEGIE UTILIZZABILI DURANTE GLI AdC

Gli strumenti soggetti degli adc sono:

- AZIONI dei titoli delle società interessate

- DIRITTI D’OPZIONE: i veri protagonista di ogni adc

- OPZIONI SULL’AZIONE: sulle principali azioni ci sono anche le opzioni, derivati

finanziari aventi come sottostante il titolo oggetto di adc

o come strumenti speculativi per accelerare i profitti;

o come elementi sostitutivi delle azioni, qualora non fossimo riusciti a trovare il

prestito titoli;

o a scopo di copertura per tutelarci da movimenti avversi

- CERTIFICATI DI INVESTIMENTO long e reverse sull’azione oggetto di adc

- CERTIFICATI A LEVA: turbo long e short, mini futures short e long (li usiamo

raramente, in assenza di altri strumenti più efficienti)

Le strategie che si possono implementare durante gli adc sono diverse, a seconda della

fase dell’operazione (long/short), del livello di approfondimento di chi le implementa e dagli

strumenti che realmente sono presenti sui book da negoziare.

FASE PRE RICAPITALIZZAZIONE

Soprattutto negli adc diluitivi, il prezzo offerto deve essere molto basso per invogliare

l’acquisto delle azioni.

Per dare l’illusione che il titolo non abbia perso troppo valore, si ricorre allo stratagemma di

accorpare le azioni poco prima l’avvio dell’adc, un artificio di natura squisitamente

contabile, che non cambia nulla nei fatti e nel valore della società, ma cambia moltissimo

nella percezione delle persone.

Se ad esempio una società ipotetica che ha i dati come quelli nella seguente tabella, decide

di accorpare le azioni e di dare 1 sola azione al posto di 10 azioni vecchie possedute,

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PRIMA ACCORPAMENTO DOPO ACCORPAMENTO

Valore della società 100 milioni di euro 100 milioni di euro

N. azioni in circolazione 100 milioni di azioni 10 milioni di azioni

Valore azione 1 euro 10 euro

dopo l’accorpamento l’unica cosa che sarà cambiata sarà il numero di azioni in circolazione,

ma l’investimento non cambia di una virgola. Quello che cambia è la percezione del valore,

che di solito si distorce agli occhi del piccolo azionista, che si ritrova molte meno azioni di

prima e ad un prezzo molto più alto, pur non essendo cambiato nella sostanza nulla, e quindi

non capisce più bene se l’azione è salita o è scesa.

Spesso l’accorpamento precede proprio di 1-2 settimane l’avvio dell’adc, così che le azioni

nuove, offerte ipoteticamente a 1€, fanno presto a riportare il titolo al prezzo prima

dell’accorpamento, con una sostanziale differenza però: le azioni post accorpamento e pre

adc sono solo il 10% di quelle che c’erano prima, per cui la società ha perso il 90% del

proprio valore in pochi giorni.

E in mezzo il piccolo azionista non ha capito nulla di quello che è successo.

A volte la notizia della ricapitalizzazione giunge improvvisa come un fulmine a ciel sereno,

altre volte si sa con largo anticipo, ma non si sa di preciso quando sarà.

In questi casi i più lungimiranti sanno che il titolo sarà destinato a crollare e possono

decidere di entrare almeno parzialmente al ribasso sul titolo, per non perdere la possibilità

di trovare il prestito titoli, che diventa sempre più difficile da trovare mano a mano che si

avvicina la partenza dell’adc.

I rischi di un ingresso troppo prematuro però sono di pagare a lungo gli interessi che

maturano quotidianamente per il prestito titoli del broker (questo costo andrà conteggiato

nel resoconto finale) e soprattutto di rischiare di vedere l’azione in questione muoversi in

maniera anche molto volatile al rialzo e quindi portando l’operazione in perdita.

Il consiglio è di dosare secondo le proprie tasche e le proprie tolleranze emotive le quantità

di azioni da shortare, perché se si usa anche la leva e il titolo nel frattempo sale per

movimenti speculativi che esulano dalle dinamiche degli adc, si può essere costretti a

chiudere in perdita parte o tutta l’operazione solo per aver shortato troppi titoli e/o averli

shortati con troppo anticipo.

Io preferisco dosare le quantità e riservarmi più ingressi frazionati a prezzi diversi,

piuttosto che fare un unico ingresso e mettere lo stop loss, perché gli stop loss spesso

saltano, soprattutto quando i titoli sono molto volatili e/o sottili.

OPERATIVITA’ RIBASSISTA SHORT TRAMITE VENDITA ALLO SCOPERTO CON

PRESTITO TITOLI

L’operatività consueta consiste nel comprare un titolo confidando in suo rialzo e con

l’aspettativa di rivenderlo successivamente a un prezzo superiore.

Eppure chi lavora in borsa sa bene che se al contrario hai un’aspettativa ribassista, puoi

fare anche l’esatto contrario e guadagnare dai ribassi.

Si tratta di vendere un titolo senza possederlo – vendita allo scoperto - nella speranza

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di ricomprarlo successivamente ad un prezzo inferiore, guadagnandone la differenza tra

prezzo di acquisto e prezzo di vendita, solitamente che in questo caso la vendita precede

l’acquisto.

Questa operatività evoluta, nota anche come SHORT in contrapposizione a quella LONG,

è possibile solo con piattaforme e broker specializzati.

Se l’operazione short viene aperta e chiusa in giornata, non bisogna fare nessuna richiesta

aggiuntiva, ma se l’operazione viene portata overnight, occorre chiedere il prestito titoli al

tuo broker, altrimenti rischi che la posizione ti venga chiusa d’ufficio al prezzo dell’asta di

chiusura.

Il servizio di prestito titoli che fa il broker ha un costo solitamente in termini percentuali sul

transato (che cambia da intermediario a intermediario) e non è neanche detto che sia

sempre disponibile, perché dipende se i titoli di cui stai facendo richiesta rientrano nelle

disponibilità del broker, ovvero il broker ha clienti che hanno quei titoli in portafoglio in quel

momento e hanno concesso al broker la facoltà di poterli prestare.

Ovviamente il possessore delle azioni (quello che concretamente le ha prestate allo

shortista) ha sempre la piena libertà dei titoli e qualora decidesse di venderli, la Banca si

vedrebbe costretta, in assenza di altri titoli da poter prestare a chi ne sta facendo richiesta,

di avvisare il venditore e chiudere l’operazione in qualsiasi momento.

Durante gli aumenti di capitale i trader più speculativi utilizzano moltissimo lo short, perché

i titoli sono destinati a scendere per rendere appetibile l’offerta delle nuove azioni, che non

sarebbero interessanti se non a un prezzo inferiore del corrente, e le occasioni di rendimento

stratosferico risiedono il più delle volte in questo passaggio, infatti i titoli sotto aumento di

capitale sono sempre più difficili da trovare disponibili da prendere in prestito, perché “vanno

a ruba” e vince semplicemente chi arriva più veloce a farne richiesta, nella speranza che

non gli venga richiamato il prestito titoli, cosa che a volte può succedere ed è un rischio

perché quando ciò accade e il broker ti avvisa che in giornata devi chiudere parte o tutta

dell’operazione a seconda delle sue disponibilità, tu devi comprare i titoli a qualsiasi prezzo,

altrimenti dovrà farlo lui forzatamente ai prezzi di chiusura.

Shortare il titolo, quando disponibile, è la modalità più diretta per aprire una posizione

ribassista, ma andando più sul complicato, alcuni adc maggiori presentano una ricca

opportunità di andare al ribasso tramite strumenti derivati (vendita call/acquisto put/acquisto

certificati di investimento reverse).

FASE POST RICAPITALIZZAZIONE

Se il titolo ha scarsi fondamenti, noi di solito una volta finiti i meccanismi della

ricapitalizzazione non lo guardiamo più.

Se il titolo è valido e ha buone potenzialità, dopo l’adc si potranno aprire nuovi ragionamenti

e nuove strategie alla luce dei dati post ricapitalizzazione, che però non hanno più

strettamente nulla a che fare con l’adc puro.

***

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7- TRE APPROCCI: DA RISPARMIATORE, DA INVESTITORE, DA TRADER

Gli individui che possono approcciare operativamente un adc si dividono in 3 grandi

categorie, a seconda delle loro conoscenze, attitudini e finalità.

RISPARMIATORE: ha l’obiettivo di vedere crescere l’azione nel lungo periodo, quindi di

comprare una società solida approfittando delle condizioni favorevoli innescate dall’adc per

i nuovi azionisti.

Il suo maggior rischio nasce nel momento in cui è già un vecchio azionista di un titolo oggetto

di adc, perché indipendentemente dal suo prezzo di carico e quindi da quanto sta già

perdendo, le quotazioni sono destinate sicuramente a scendere ulteriormente, quindi è

sempre meglio venderle – ed eventualmente ricomprarle post operazione, quando varranno

di meno, in maniera tale che con la stessa cifra investita possa poi avere un numero

maggiore di azioni, così da essere agevolato nel recupero dei propri prezzi di carico.

Vendere in perdita è molto difficile e spesso i risparmiatori più inesperti si bloccano qui.

La lettera informativa da parte della banca arriva in ritardo e, se uno si limita ad andare in

banca dicendo che non intende aderire mettendo ulteriori soldi freschi, l’operatore in banca

si limita a far semplicemente vendere il diritto (ho visto vendere diritti anche quando l’azione

quotava un 20% in più rispetto al diritto, per cui sarebbe stato opportuno vendere l’azione e

sottoscrivere il diritto o parte dei diritti; d’altronde la tabella delle parità matematiche non è

facile da calcolare e comprendere, ma è lo strumento cardine che abbiamo per decidere

cosa comprare e cosa vendere e quando, a seconda delle oscillazioni di prezzo di azione e

diritto).

INVESTITORE: privato o professionale, è come forma mentis interessato a logiche di lungo

periodo, solitamente va solo long e quando decide di acquistare, non guarda troppo il prezzo

ed è disposto a pagare anche 1-2-3% in più, proprio perché guarda i target di prezzo di

lungo periodo ed i fondamentali dell’azienda.

Il suo obiettivo è aspettare che le quotazioni abbiano finito di crollare, per mettere in

portafoglio titoli dai fondamentali buoni ed a sconto, visto che spesso molti titoli negli ultimi

anni hanno registrato i loro minimi storici nei 15 giorni dell’ADC, consentendo un ottimo

ingresso per chi intendeva investire in quelle società.

TRADER: il più esperto dei 3 e il più capace di muoversi prontamente in linea coi movimenti

dell’azione e dei suoi derivati, sfrutta tutti gli strumenti finanziari che il mercato mette a

disposizione per quell’adc sulle apposite piattaforme dedicate evolute.

A seconda di come si predispone l’operazione, da analizzare dettagliatamente di volta in

volta, userà le azioni stesse, al rialzo o al ribasso a seconda della view del momento, i diritti

d’opzione sia per il trading intraday, multiday che per la sottoscrizione ed una serie di derivati

come le opzioni, che talvolta sono utili e funzionali per le coperture o per speculare con una

leva ancora maggiore, ed i certificati di investimento aventi come sottostante l’azione

oggetto di aumento di capitale.

Tutti questi strumenti vengono sottoposti a delle rettifiche del loro prezzo e chi

conosce queste dinamiche e questi tecnicismi può raggiungere performances

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strepitose assolutamente impensabili con qualunque altro strumento o strategia,

soprattutto a fronte di un rischio il più delle volte estremamente contenuto.

La storia poi ci insegna che molte volte questi adeguamenti di prezzo sugli strumenti derivati

sono fatti in ritardo o sbagliandone il prezzo, per cui si creano occasioni di arbitraggio

difficilmente trovabili in altre operazioni finanziarie.

***

8 - UN ESEMPIO IN AZIONE: AdC JUVENTUS – dicembre 2019

Veniamo ora a commentare e rendicontare un aumento di capitale su cui abbiamo operato

in prima persona con denaro reale: l’aumento di capitale della Juventus, avvenuto nel

dicembre del 2019, che ha delle caratteristiche peculiari tipiche degli adc delle società

calcistiche.

Questo è un ottimo esempio didattico sia da un punto di vista tecnico, sia per vedere in

azione il comportamento irrazionale ed inefficiente della massa dei piccoli azionisti, che più

che operatori di borsa attenti e consapevoli, in questo caso erano tifosi da stadio con un

mouse in mano.

Confondere il derby della domenica con l’analisi di bilancio è un errore che non ci si può

permettere di commettere quando si lavora in borsa e nuovamente le indicazioni pervenute

dall’analisi del comportamento della massa si sono confermate affidabili e ancora una volta

gli stessi errori si sono ripresentati in concomitanza di certi passaggi in maniera

assolutamente prevedibile.

Nel settembre del 2019 la Juventus ha annunciato un ADC di 300 milioni di euro di nuove

azioni, dicendo al mercato che era finalizzato alla crescita della società.

Nonostante l’indubbio successo sportivo della squadra calcistica, la società dal punto di

vista finanziario aveva ben poco da festeggiare. Sappiamo però bene che il prezzo in borsa

non sempre rappresenta il valore reale della società, dato che le negoziazioni incorporano

emozioni ed aspettative, che spesso e volentieri fanno sì che i due valori si discostino

anche parecchio.

La Juventus in borsa aveva raggiunto i suoi minimi durante l’aumento di capitale

precedente del 2012 e da allora il titolo è quasi decuplicato! Anche i tifosi hanno avuto il

loro periodo d’oro, grazie ai successi sportivi, allo stadio nuovo, all’acquisto di Ronaldo ed

all’adozione di un modello di business simile alle grandi società europee, ma alla fine tutto

deve essere supportato da una situazione finanziaria solida, ed infatti i nodi sono venuti al

pettine.

La capitalizzazione prima dell’adc del 2019 era di 1400 mln euro, con una società però che

a libro al 30 settembre 2019 dichiarava un patrimonio netto di soli 12 milioni di euro, cioè la

Juventus in borsa riusciva a capitalizzare la bellezza di 100 volte il prezzo di libro:

abbastanza anomalo vedere un valore così gonfiato!

In realtà nessuna società calcistica quotata (Juventus, Roma e Lazio in egual maniera)

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sarebbe mai dovuta essere ammessa alle quotazioni per normativa, perché nessuna di loro

ha mai avuto gli ultimi 3 bilanci in utile, requisito che la Consob richiede per ammettere la

società alla IPO, e già solo questo dovrebbe far ben pensare quanto si sta giocando col

fuoco con queste società.

Ogni aumento di capitale avviene per una motivazione ben precisa, che deve essere

obbligatoriamente evidenziata nel prospetto informativo – e che non sempre coincide con le

informazioni divulgate dagli organi di stampa.

Un mese prima all’assemblea la famiglia Agnelli ebbe una caduta di stile, raccontando la

favola che i 300 milioni questa volta sarebbero serviti per il piano industriale.

In realtà un mese dopo, in occasione della delibera dell’assemblea straordinaria dei soci,

emerse una situazione finanziaria non proprio brillante e la motivazione dell’offerta era la

peggiore in assoluto: ossia garantire la continuità aziendale (rimborsare i debiti e pagare

impegni già assunti); quando una società quotata chiede ulteriori soldi ai propri azionisti solo

per sopravvivere e non mostra un piano di crescita, come azionisti c’è da starci il più alla

larga possibile!

Indipendentemente da cosa scrivono sui giornali e da cosa raccontano in tv, che può essere

più o meno abilmente manipolato o frainteso, il prospetto informativo obbligatorio per

legge riporta la verità ed è l’unico documento cui prestare attenzione per valutare la bontà

o meno dell’operazione.

Guardando infatti i dati ufficiali sul bilancio, la verità è che la Juventus non aveva soldi

per portare avanti l’attività per i successivi 12 mesi ed aveva bisogno di mezzi freschi

per evitare il fallimento.

I ricavi risultavano in crescita, ma erano in crescita anche i costi (non ti ripaghi Ronaldo

neanche se vendi milioni di magliette!) e le perdite erano raddoppiate: in un solo trimestre

l’indebitamento finanziario era gravemente passato da 463 milioni a 574 milioni, mentre il

patrimonio si era ridotto a 12 milioni di euro, che significava avere debiti di 50 volte superiori

al patrimonio.

Alias era vicina al baratro.

Appena ricevuta la notizia ufficiale dell’imminente ricapitalizzazione, considerando la

condizione finanziaria della società e conoscendo alla perfezione i meccanismi di queste

operazioni straordinarie, il 23/09 ho subito preso posizione ribassista sul titolo, vendendo

20.000 azioni Juventus a 1,31€ ed incrementandole ad inizio novembre, quando oramai si

aveva la certezza dell’imminente partenza dell’adc, vendendone altre 20.000 a 1,43€

addirittura ad un prezzo più alto della vendita di settembre.

Non mi sono di certo fatto spaventare dal rialzo del titolo, anzi, ben venga avere shortato la

seconda metà ad un prezzo anche un po’ più alto del primo, tanto era chiaro dove si sarebbe

schiantato il titolo pochi giorni dopo: è sempre bene pianificare più ingressi frazionati nel

tempo, proprio per aumentare le possibilità di avvicinarsi ai prezzi migliori possibili.

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Il 24/09 ho acquistato anche 400 certificati reverse su Juventus a 104,5, diventando

quindi ancora più ribassista complessivamente sull’operazione, avendo strategicamente

sfruttato non solo la vendita allo scoperto delle azioni, ma anche l’acquisto di un certificato

ribassista.

L’aumento di capitale è iniziato il 2 dicembre 2019 e la trattazione dei diritti è terminata il 12

dicembre 2019, con la possibilità di esercitarli fino al 18 dicembre 2019.

Il rapporto di esercizio era di 8 nuove azioni ogni 25 possedute a un prezzo di 0,93€.

Come sempre, quando parte un adc, la Banca dove sono depositate le azioni dei

risparmiatori che le detengono, provvede ad avvisare tutti gli azionisti della partenza

dell’operazione straordinaria sul capitale, però arriva sempre in abbondante ritardo.

Tramite il coefficiente K, il valore delle azioni viene scisso in due parti il lunedì mattina della

partenza dell’adc: azione ex e diritto di opzione; il diritto ha vita breve ed entro un paio di

settimane bisogna decidere se sottoscriverlo, aderendo quindi all’adc, oppure venderlo

prima dell’azzeramento e della sua scadenza.

Se gli azionisti ignorano la comunicazione della banca, la ricevono troppo tardi o comunque

non danno istruzioni alla banca depositaria su cosa intendono fare, la Banca provvede alla

vendita dei diritti di opzione in automatico, l’ultimo giorno della loro trattazione in asta di

apertura, inserendo la vendita “al meglio” (qualche banca li lascia scadere nel conto, ma la

maggior parte li vende in automatico per silenzio-assenso per tutelare l’interesse del

cliente).

Grazie a queste vendite massive tutte effettuate in contemporanea nell’ultimo giorno di

trattazione del diritto, ci sono sempre sul book in apertura in vendita una quantità notevole

di diritti di opzione, con conseguenze inevitabilmente negative sul prezzo.

Solo quando questa quantità di vendite verrà riassorbita, il titolo potrebbe tornare ai livelli

dei giorni precedenti, cosa che è successa con Juventus.

Prima della chiusura dell’adc, in previsione di andarci long e temendo di non riuscire a farlo

per mancanza del Market Maker, ho venduto i certificati reverse a 110,75, guadagnando

3.556€.

Il 12/12 il diritto, che nei suoi 10 giorni di vita era sempre stato trattato in area 0,1€, ha aperto

a 0,075€ e sono andato a chiudere lo short, andando a comprare le azioni che avevo

precedentemente venduto e tenuto grazie al prestito titoli.

Ho comprato le 40.000 azioni, che avevo venduto in settembre e in novembre, a 1,21€,

chiudendo quindi lo short e tornando flat, con un ulteriore guadagno di 6.450€.

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L’ultimo giorno di negoziazione del diritto, sapendo che in asta di apertura arrivano le vendite

forzose da parte delle banche di tutti coloro che non si sono espressi su cosa fare con i

diritti, ho comprato subito in apertura 162.500 diritti, per una spesa di circa 12.000€, e li

ho venduti in più eseguiti entro le 9:25, guadagnando altri 1,940,99€, al netto delle

commissioni

Concludendo, questo aumento di capitale si è tradotto in un’operatività “preparatoria” di

vendita allo scoperto del titolo e acquisto del certificato reverse tra settembre e novembre,

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per poi concentrare l’operatività vera e propria dell’adc dal 2 al 12 dicembre (chiusura short

azioni, vendita certificato, acquisto diritto in asta nell’ultimo giorno di negoziazione),

permettendomi di conseguire un profitto totale di circa 12.000€ tra certificato reverse,

azioni short e trading sul diritto, a fronte di un capitale iniziale investito di circa

40000€ a leva.

Percentuali di rendimento del genere abbinate a un rischio così basso e rigorosamente

controllato richiedono una preparazione di alto livello, ma sono possibili: nella mia carriera

ho fatto letteralmente milioni di eseguiti su tantissimi strumenti (principalmente azioni e

opzioni), ma senza ombra di dubbio la convenienza degli adc è assolutamente insuperabile

e anche il 2019, non di certo un anno ricco di operazioni straordinarie, si è chiuso con un

bellissimo risultato, che va ad aggiungersi a quelli del trentennio precedente, grazie al calcio

di rigore offertomi dalla Juventus alla fine dell’anno.

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