Le nuove norme sull’esercizio delle attrezzature a … fase di elaborazione Pr UNI/TS 11325-7...

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ATTREZZATURE IN PRESSIONE: Le novità, dalla messa in servizio alla gestione dei controlli periodici Seminario tecnico - 22 ottobre 2010 Con il patrocinio di Le nuove norme sull’esercizio delle attrezzature a pressione Le nuove norme sull’esercizio delle attrezzature a pressione Relatore: ing. Matteo Pettenuzzo

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ATTREZZATURE IN PRESSIONE:Le novità, dalla messa in servizio alla gestione dei controlli periodici

Seminario tecnico - 22 ottobre 2010

Con il patrocinio di

Le nuove norme sull’esercizio delle attrezzature a pressione

Le nuove norme sull’esercizio delle attrezzature a pressione

Relatore: ing. Matteo Pettenuzzo

VERIFICHE DI MESSA IN SERVIZIO OVVERO DI PRIMO IMPIANTO E

RIPARAZIONE

SOLO ISPESL

VERIFICHE DI RIQUALIFICAZIONE

PERIODICA

SOLO ASL / ARPA

COMPETENTI

• SITUAZIONE PRIMA DEL TESTO UNICO

FASE DI MESSA IN SERVIZIO, UTILIZZO E RIPARAZIONE: SOGGETTI PREPOSTI e SOGGETTI VERIFICATORI

SCHEMA PROCEDURALE E COMPETENZE PER VERIFICHE SU ATTREZZATURE A PRESSIONE

Attrezzature /insiemirientranti nell'art.4

del DM 329/04

Insiemi/recipienti semplici rientranti

Nell’ art. 5 del DM 329/04

Attrezzature a pressione rientranti

Nell’ art.11 del DM 329/04

Verifica di primoimpianto/Controllo

di messa in servizio

Prima verifica periodica

Verifiche periodichesuccessive alla prima

Esclusi dall'obbligo

della verifica periodica

15 maggio 2008D.LGS. 81/08

20 agosto 2009CORRETTIVO T.U.

ISPESL

ASL

ASL

ISPESL

ISPESL

ASL

ISPESL

ISPESL entro 60 gg

ASL/ISPESL entro 30 gg

ASL oSoggetti Pubbici oPrivati (*)

Soggetti pubblici

o privati (*)

* Da individuare con il decreto ex art. 71, comma 13, non ancora emanato!

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iATTUAZIONE DELL’ART. 3 DEL DM 329/04

Il D.M. 329/2004 relativo alla utilizzazione ed esercizio degli apparecchi a pressione in Italia prevede all’art. 3 che vengano emanate delle Specifiche Tecniche di attuazione.L’ UNI ha delegato il CTI a conseguire gli obiettivi necessari.Le Specifiche Tecniche saranno articolate nella serie UNI/TS 11325 “Attrezzature a pressione - Messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione” – Parti da 1 a 10

LE NORME IN ELABORAZIONE DAL CTI

UNI/TS 11325-1

Parte 1: Valutazione dello stato di conservazione ed efficienza delle tubazioni in esercizio ai fini dellariqualificazione periodica d'integrità

NORMA PUBBLICATA

Pr UNI/TS 11325-2

Parte 2: Verifiche di calcolo e controlli su componenti in pressione in regime di scorrimento viscoso del materiale

Bozza licenziata dal GL.In fase di presentazione alla DT UNIper la revisione e inchiesta pubblica

Pr UNI/TS 11325-3 Parte 3: Sorveglianza dei generatori di vapore

e/o acqua surriscaldata

Bozza sottoposta a inchiesta pubblicaUNI. In fase di elaborazione di ulterioricommenti pervenuti da MSE.

Pr UNI/TS 11325-4

Parte 4: Metodi di valutazione di integrità di Attrezzature a pressione esercite in regime tale per cui possono essere significativi fenomeni di scorrimento viscoso

Bozza licenziata dal GL.Presentata alla DT UNI per la revisionee inchiesta pubblicaSarà pubblicata come norma

Pr UNI/TS 11325-5 Parte 5: Riparazioni e modifiche.

Bozza licenziata dal GL.In fase di presentazione alla DT UNIper la revisione e inchiesta pubblica

LE NORME IN ELABORAZIONE DAL CTI

Pr UNI/TS 11325-6 Parte 6: Messa in servizio e verifiche periodiche in fase di elaborazione

Pr UNI/TS 11325-7 Parte 7: Esclusioni

Bozza licenziata dal GL.In fase di presentazione alla DT UNIper la revisione e inchiesta pubblicaSarà pubblicata come RT

Pr UNI/TS 11325-8

Parte 8: Pianificazione delle ispezioni su attrezzature a pressione attraverso metodologie basate sulla valutazione del rischio (RBI)

in fase di elaborazione

Pr UNI/TS 11325-9 Parte 9: Fitness for Service (FFS) in fase di elaborazione

Pr UNI/TS 11325-10 Parte 10: Manuale per la gestione dell’esercizio

degli impianti in pressione LAVORI SOSPESI

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iUNI/TS 11325-1

Parte 1: Valutazione dello stato di conservazione ed efficienza delle tubazioni in esercizio ai fini della riqualificazione periodica d'integrità

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iUNI/TS 11325-1

La denuncia secondo art. 16 DM 329/04 è un atto formale nei confronti dell’ISPESL da parte dell’Utilizzatore alla conclusione di un iter di valutazione tecnica mai banale vista l’assenza in molti casi dei dati relativi al progetto

La denuncia, e tutta la documentazione trasmessa e quella indicata di riferimento, assumono valore di Verifica di integrità sotto la completa responsabilità dell’Utilizzatore

In caso di parere positivo sulla completezza della documentazione, il sopralluogo che il tecnico ISPESL competente effettuata ha significato di prima verifica di funzionamento

Dalla data di riferimento della valutazione dello stato di conservazione (DRVC) partono le periodicità delle verifiche di riqualificazione 5/10 anni o più stringenti se previste

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iITER DENUNCIA TUBAZIONI ART. 16 DM 329/04

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iPIANO DEI NDT SECONDO UNI/TS 11325-1

Effettuare una buona ispezione visiva generale

Effettuare un censimento e la quantificazione del numero dei

tratti, zone e componenti da sottoporre a controllo (tratti

rettilinei, giunti saldati, flange, curve, stacchi,

staffaggi/ancoraggi/supporti)

Sulla base della analisi dei meccanismi di danno prevedibili,

individuare le zone ed i componenti da sottoporre a controllo

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iMETODI E TECNICHE DI CONTROLLO NDT

CONTROLLI DI SCREENING "S" CONTROLLI DI DETTAGLIO "D"

Correnti indotte (ET)Emissione acustica (AT)

Esame visivo (VT) Esame visivo (VT)

Onde guidate (GW) Liquidi penetranti (PT)

Termografia (TT) Magnetoscopia (MT)

Radiografia (RT)

Repliche metallografiche (RE)

Rivelazione di fughe (LT)

Spessimetria (ST)

Ultrasuoni (UT)

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UNI/TS 11325-1 - ESTENSIONE MINIMA DEI CND DA GARANTIRE PER LE TUBAZIONI SOGGETTE A DENUNCIA

CLASSE DELLA TUBAZIONE GRUPPO FLUIDO ESTENSIONE MINIMA Smin

CONTROLLI SCREENING

I 1 15%

II 1 30%

III 1 45%

III 2 30%

CLASSE DELLA TUBAZIONE GRUPPO FLUIDO ESTENSIONE MINIMA Dmin

CONTROLLI DETTAGLIO

I 1 5%

II 1 10%

III 1 15%

III 2 10%

CLASSE DELLA TUBAZIONE GRUPPO FLUIDO ESTENSIONE MINIMA Cmin

SCREENING + DETTAGLIO

I 1 15%

II 1 30%

III 1 45%

III 2 30%

S = SCREENING

D = DETTAGLIO

C = S + 3xD COMBINAZIONE

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iESEMPIO: SCHEDA DI CENSIMENTO ZONE DA CONTROLLARE

DN L

mm m % eseguita % eseguita

125 68,5 38% 0%

125 73% 0%

125 0% 19%

125 0% 25%

125 88% 0%

% controlli eseguiti

% controlli eseguiti

TOT. 68,5 40% 9%

Quantità Controlli di screening Controlli di dettaglio

16 14 GW tramite onde tratti rettilinei

Fondelli

RIEPILOGO TRATTO n° controlli eseguiti Tipologie

10%

-

n° controlli eseguiti Tipologia Obiettivo in base alla categoria tubazione

5 ST+PT+RT

Obiettivo in base alla categoria tubazione

GW

56 m in tre tratti orizzontali principali -

Curve

Tratti rettilinei aerei (max. 200 m)

Giunti saldati

fino a quota +3,0m

Tratti rettilinei interrati (max. 200 m)

oltre quota +3,0m

Tratti rettilinei interrati

Tratti rettilinei aerei fino a quota +3,0 m

Flange

Tratti rettilinei aerei oltre quota +3,0 m

Staffaggi

Ancoraggi

Supporti per tratti interrati

Supporti per tratti aerei

Curve

Stacchi

Stacchi

8

Riduzioni sezione

Tratti morti

Connessioni a T ed a Y

Fondelli

Riduzioni

8

7

Tipologia

GW 3

-

-

-

PT+RT 3

ST 2

G-H: zona salderia

tramite onde tratti rettilinei 5

22

GW

16

n° controlli

55 30%

N° comp. da controllare

TRATTO TUBAZIONE G-H: zona salderia

Componenti costituenti la tubazione

Controlli di screening Controlli di dettaglio

n° controlliTipologia ESTENSIONE DEI CONTROLLIESTENSIONE DEI CONTROLLI

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ESEMPIO: SCHEDA DI VERIFICA ESTENSIONE MINIMA DEI CONTROLLI SECONDO UNI/TS 11325-1

% controlli da eseguire

% controlli da eseguire

TOT. 95 51% 7%

TOT. 113,5 0% 7%

TOT. 88 29% 21%

TOT. 11 76% 23%

TOT. 37 0% 0%

TOT. 27,3 0% 7%

TOT. 42 36% 36%

TOT. 249 26% 7%

TOT. 35 38% 10%

TOT. 60 0% 0%

TOT. 220 0% 0%

TOT. 62 33% 12%

Stot Dtot

TOT. 697,8 23% 9%

Ctot51%

7 GW

4

-

3

5

- 30%

10 VT

ZONA 7

Lungh. Tratto [m]

Zone tubazione

24 ZONA 3

ZONA 5

ZONA 4 13

26

- 10%-

10%30% ST+PT+RT

-

PT+ST 10%

-

ZONA 1 GW+VT

RIEPILOGO TRATTOControlli di dettaglio

n° controlli da eseguire

Tipologie Tipologia Obiettivo in base alla categoria tubazione

ST+PT

Obiettivo in base alla categoria tubazione

10%

n° controlli da

2 30%

Controlli di screening

30 15

30% 3 ST+PT 10%ZONA 2 44 - -

30%

10%

ZONA 6 30 - - 30% 2 ST+RT 10%

11 4 - 30% ST+PT 10%

ZONA 8 110 29 GW 30% 8 ST+RT 10%

ZONA 9 11 4 GW 30% 1 ST 10%

Dmin

Cmin Verifica Estensione minima combinazione controlli Cmin 30%

Smin

30%TOTALE RETE 298 69 28

ZONA 10 38 - - 30% - - 10%

ZONA 11 62 - - 30% - - 10%

ZONA 12 51 17 GW 30% 6 ST+PT 10%

VERIFICA ESTENSIONE MINIMA CONTROLLI NON DISTRUTTIVI

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ESEMPIO: RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEL PIANO DEI CONTROLLI NON DISTRUTTIVI

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iCREEP – GUIDE E SPECIFICHE TECNICHE IN VIGORE

Circolare ISPESL 48/2003 “Procedura tecnica per le verifiche di calcolo e controlli su componenti in pressione in regime di scorrimento viscoso del materiale”

Linea Guida per le valutazione di vita residua per componenti in regime di scorrimento viscoso

Raccomandazioni del CTI per la valutazione della vita residua di componenti in regime di scorrimento viscoso

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iUNI/TS 11325-2,4

Parte 2: Verifiche di calcolo e controlli su componenti in pressione in regime di scorrimento viscoso del materiale

Parte 4: Metodi di valutazione di integrità di attrezzature a pressione esercite in regime tale per cui possono essere significativi fenomeni di scorrimento viscoso

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LA LEGISLAZIONE SULLA CONDUZIONE DEI GENERATORI DI VAPORE E ACQUA SURRISC.

RD 824/1927, indipendentemente dalla tipologia di accessori di

protezione, controllo e sicurezza posti a corredo del generatore, la relativa

conduzione deve essere sempre continua ed affidata a persona

opportunamente abilitata.

Con il D.M. 21/5/1974 fu introdotto anche il concetto di generatore a

sorgente termica diversa dal fuoco (es. Generatore ad olio diatermico,

generatore a recupero,..), che per poter essere esonerato dall’ assistenza

del conduttore abilitato doveva avere le membrature a pressione, a

contatto con il fluido riscaldante, progettate per una temperatura non

inferiore a quella del fluido di riscaldamento stesso.

In forza poi del D.M. 1/12/75, le stesse disposizioni furono rese valide anche

per i generatori di acqua surriscaldata.

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iPROBLEMATICHE DOVUTI AI RITARDI

Ritengo che questo D.M. 21/7/1974, mai aggiornato in

trenta anni, abbia fatto pagare all’industria italiana una

ingiusta penalizzazione economica, che è diventata anche

di tipo energetica e conseguentemente ecologica quando si è

fatto, purtroppo sovente, ricorso al generatore ad olio

diatermico, senza ottenere peraltro una diminuzione dei

pericoli.

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iCONDUZIONE GENERATORI CON LA PED

L’entrata in vigore (30 maggio 2002) della direttiva europea 97/23/CE (PED)

ha superato questa regola.

Infatti, l’art. 4 della Direttiva riguardante appunto la libera circolazione delle

attrezzature a pressione e degli insiemi marcati CE, consente ai

generatori di vapore o di acqua surriscaldata, certificati

come insiemi, di essere commercializzati e messi in servizio, alle

condizioni fissate dal fabbricante, che può pertanto prevedere

anche un funzionamento senza la conduzione continua.

Gli Stati membri non possono vietare, limitare od ostacolare

la commercializzazione o la messa in servizio di tali insiemi.

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CONDUZIONE GENERATORI: CIRCOLARE MINISTERO

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CONDUZIONE GENERATORI: CIRCOLARE MINISTERO

GENERATORI PED POSSONO ESSERE ESONERATI DALLA SORVEGLIANZA CONTINUA SE PREVISTA DAL FABBRICANTE

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CONDUZIONE GENERATORI: CIRCOLARE MINISTERO

SIA PER I GENERATORI PED CHE ANTE PER PERMANEL’OBBLIGO DI CONDUTTORE ABILITATO

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iUNI/TS 11325-3

Parte 3: Sorveglianza dei generatori di vapore e/o acqua surriscaldata

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iUNI/TS 11325-5,6,7

Parte 5: Riparazioni e modificheParte 6: Messa in servizio e verifiche periodicheParte 7: Esclusioni

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iUNI/TS 11325-8

Parte 8: Pianificazione delle ispezioni sulle attrezzature a pressione attraverso metodologie basate sulla valutazione del rischio (RBI)

Metodologia che consiste nel programmare le verifiche di integrità assegnando le priorità in base alla valutazione dei rischi connessi al singolo componente d’impianto, in funzione delle caratteristiche progettuali dell’apparecchio e delle sue condizioni di esercizio

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iUNI/TS 11325-9

Parte 9: Fitness for Service (FFS)

Ha come oggetto la valutazione dei difetti nei componenti d’impianto, nati sia in fase di costruzione che durante la loro vita operativa, allo scopo di determinarne la criticità e la possibilità di ulteriore esercizio anche in loro presenza

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iFITNESS FOR SERVICE

Si tratta di valutazioni ingegneristiche effettuate per

dimostrare l’integrità strutturale di un componente in

esercizio contenente danno, difetti o cricche.

Le analisi FFS servono per valutare l’ulteriore esercibilità o

per declassare il componente (riducendo i parametri PS e TS)

Le procedure FFS possono essere usate per prendere

decisioni “Prosegui – Ripara - Sostituisci” per fare in modo

che un elemento sede di danno o difetti possa continuare ad

essere tenuto in funzione per un periodo definito

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iImpianti di riscaldamento >116 kW

L’ultima voce dell’Allegato VII D.Lgs. 81/08 stabilisce che i

Generatori di calore per impianti centrali di riscaldamento ad

acqua calda con temperatura non superiore a quella di

ebollizione e con potenzialità globale dei focolai superiore

a 116 kW devono essere assoggettati a verifiche periodiche

quinquennali (5 anni).

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iImpianti di riscaldamento tutti

Gli impianti di riscaldamento citati, indipendentemente dalla potenzialità dei focolari, possono essere immessi sul mercato come “insiemi” certificati CE PED (se almeno una attrezzatura a pressione facente parte dell’impianto rientra in una delle quattro categorie di rischio previste dalla Direttiva PED) e pertanto potrebbero essere esclusi dalla verifica di primo impianto se vengono rispettate le condizioni di esclusione previsti al comma d) dell’art. 5 del D.M. 329/04.

In tal caso la prima delle verifiche quinquennali (se la potenza al focolare è superiore a 116 kW) dovrà essere effettuata dall’Ispesl ai sensi dell’art. 71 del D.Lgs 81/08.

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Impianti di riscaldamento con attrezzature PED: quando la verifica di primo impianto è obbligatoria

In alternativa, sia che l’impianto non costituisca un

“insieme” che non rispetti la condizione del comma d) art. 5

DM329 sia che l’impianto (contenente attrezzature certificate

CE PED) venga assemblato sul luogo di installazione, dovrà

essere applicato l’art. 4 del D.M. 329/04 con relativa verifica

di primo impianto o di messa in servizio; in tal caso questa

verifica (art. 9 comma 6 lettera e) del D.Lgs. 81/08 )

dovrà essere effettuata dall’Ispesl.

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iImpianti di riscaldamento in art. 3 comma3 PED

se nell’impianto di riscaldamento non è presente alcuna

attrezzatura che rientri in una delle quattro categorie di rischio della

Direttiva PED, allora si rientra nell’art. 3 paragrafo 3 della Direttiva

PED e non si applica a questo impianto il D.M. 329/04 ai sensi delle

esclusioni previste nell’art. 2 comma 1 lettera g) del D.M. stesso.

In tal caso però, essendo ancora in vigore il D.M. 1/12/1975

“Norme di sicurezza per apparecchi contenenti liquidi caldi sotto

pressione” Titolo II, (e le relative specifiche tecniche applicative

Raccolta R dell’Ispesl), l’impianto di riscaldamento (se con

potenzialità superiore a 30.000 kcal/h) deve essere denunciato

all’Ispesl che ne approverà il progetto e successivamente ne

verificherà il primo impianto.

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iImpianti di riscaldamento: periodiche

Comunque, per tutti gli impianto di

riscaldamento sopra citati saranno assoggettati a

verifiche periodiche quinquennali da parte delle

ASL soltanto se la potenzialità globale dei loro

focolari supererà il valore di 116 kW

SCHEMA PROCEDURALE E COMPETENZE PER VERIFICHE SU IMPIANTI RISCALDAMENTO (**)

Impianti di Riscaldamento/insiemi di cuial DM 1/12/75 (raccolta R) –potenzialità

> 35 KW

Impianti/insiemi con potenzialità

> 116 KW

Veri fica di primo impianto

(accertamento della conformità al

progetto)

Prima verifica periodica

Verifiche periodichesuccessive alla prima

solo >116 kW

15 maggio 2008D.LGS. 81/08

20 agosto 2009CORRETTIVO T.U.

ISPESL

ASL

ASL

ISPESL

ISPESL

ISPESL

ISPESL entro 60 gg

ASL/ISPESL entro 30 gg

ASL (o soggettipubbLici/privati*)

(o soggetti Pubblici/privati*)

ASL

* Da individuare con il decreto ex art. 71, comma 13, non ancora emanato

** Nello schema non sono indicate le procedure per l'effettuazione della prima e delle successive verifiche periodiche degli impianti/insiemi con potenzialità tra 35 e 116 Kw perché dall'entrata in vigore del Testo Unico gli stessi sono stati esclusi da tali verifiche

ATTREZZATURE IN PRESSIONE:Le novità, dalla messa in servizio alla gestione dei controlli periodici

Seminario tecnico - 22 ottobre 2010

Con il patrocinio di

Le nuove norme sull’esercizio delle attrezzature a pressione

Le nuove norme sull’esercizio delle attrezzature a pressione

GRAZIE PER L’ATTENZIONE!

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