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LE MEMORIE DI TRENNO. (raccolte da Silvano Acquani). In epoca romana era consuetudine dare agli agglomerati urbani, che si insediavano lungo le grandi arterie, che congiungevano tra loro centri di importanza strategica, commerciale e/o militare, una denominazione corrispondente alla loro distanza, misurata in miglia, dal “municipium” romano, nel nostro caso Mediolanum – Milano. La distanza incisa su cippi in sasso ( le pietre miliari ) è, quindi, testimonianza, sia della presenza dei romani, che di centri abitati. Nella cintura milanese questo fatto è testimoniato da un gran numero di “miliaria”. La grande arteria consolare, che da Mediolanum conduceva ad “Augusta Taurinorum” (Torino) e che oggi corrisponde grosso modo alla via Novara, rappresentava per i traffici romani una importante via di comunicazione. Su questa strada si trovavano Trenno (Trebennius = 3° miglio); Quarto (quarta lapide = 4° miglio); Quinto romano e Settimo milanese, che forse inizialmente erano solo insediamenti militari, stazioni di posta per il cambio di cavalli. Segmento della Tabula Peutingeriana con Mediolanum. CARTE E PERGAMENE TARDOMEDIOEVALI CHE MENZIONANO TRENNO. La prima memoria storica di Trenno porta la data del 17 marzo 877 e risulta in un rogito fra Leone e Sigifrido, preti officiali della chiesa di S. Ambrogio di Milano per un possesso “ in vico et fundo Triennum” nel villaggio e territorio di Trenno. Nel marzo 1017 i decumani, ufficiali e custodi della Basilica di S. Ambrogio, cedono ad Arivaldo di Baggio un campo nel luogo e fondo di Figino, di proprietà della Basilica, ricevendo in cambio un campo nel luogo e fondo di Trenno. Nelle coerenze del campo è nominata la “ chiesa di S. Giovanni di Trenno”. Il 26 aprile 1160 Pietro detto Venaroni, figlio del fu Manfredo ed Enrico, figlio del fu Guglielmo Venaroni, cugini, entrambi di Garbaniate Marcium e professanti la legge longobarda, vendono per ventitré soldi di buoni denari milanesi d'argento ad Ambrogio detto Guazonus di Milano quattro pezze di campo nel territorio di Garbaniate. Pietro ed Enrico danno inoltre guadia ad Ambrogio che difenderanno le pezze vendute, e pongono come fideiussore Manfredo detto de Vigniale di Trenno. (ASMi, AD, pergg., cart.310). L’11 ottobre 1164 la canonica di S. Ambrogio, rappresentata da Satrapa, preposito della chiesa di S. Ambrogio e della stessa canonica, con il consenso di Guiscardo, avvocato scelto per questo negozio, dà in permuta ad Anradus de Broxano, del borgo di S. Siro, un campo nel territorio di Trenno in località ad “Campum Salicis”, ricevendo da Anradus un altro campo situato nello stesso luogo in località Vineale e inoltre quattro soldi di buoni denari milanesi 1

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LE MEMORIE DI TRENNO. (raccolte da Silvano Acquani). In epoca romana era consuetudine dare agli agglomerati urbani, che si insediavano lungo le grandi arterie, che congiungevano tra loro centri di importanza strategica, commerciale e/o militare, una denominazione corrispondente alla loro distanza, misurata in miglia, dal “municipium” romano, nel nostro caso Mediolanum – Milano. La distanza incisa su cippi in sasso ( le pietre miliari ) è, quindi, testimonianza, sia della presenza dei romani, che di centri abitati.

Nella cintura milanese questo fatto è testimoniato da un gran numero di “miliaria”. La grande arteria consolare, che da Mediolanum conduceva ad “Augusta Taurinorum” (Torino) e che oggi corrisponde grosso modo alla via Novara, rappresentava per i traffici romani una importante via di comunicazione. Su questa strada si trovavano Trenno (Trebennius = 3° miglio); Quarto (quarta lapide = 4° miglio); Quinto romano e Settimo milanese, che forse inizialmente erano solo insediamenti militari, stazioni di posta per il cambio di cavalli. Segmento della Tabula Peutingeriana con Mediolanum.

CARTE E PERGAMENE TARDOMEDIOEVALI CHE MENZIONANO TRENNO. La prima memoria storica di Trenno porta la data del 17 marzo 877 e risulta in un rogito fra Leone e Sigifrido, preti officiali della chiesa di S. Ambrogio di Milano per un possesso “ in vico et fundo Triennum” nel villaggio e territorio di Trenno. Nel marzo 1017 i decumani, ufficiali e custodi della Basilica di S. Ambrogio, cedono ad Arivaldo di Baggio un campo nel luogo e fondo di Figino, di proprietà della Basilica, ricevendo in cambio un campo nel luogo e fondo di Trenno. Nelle coerenze del campo è nominata la “ chiesa di S. Giovanni di Trenno”.

Il 26 aprile 1160 Pietro detto Venaroni, figlio del fu Manfredo ed Enrico, figlio del fu Guglielmo Venaroni, cugini, entrambi di Garbaniate Marcium e professanti la legge longobarda, vendono per ventitré soldi di buoni denari milanesi d'argento ad Ambrogio detto Guazonus di Milano quattro pezze di campo nel territorio di Garbaniate. Pietro ed Enrico danno inoltre guadia ad Ambrogio che difenderanno le pezze vendute, e pongono come fideiussore Manfredo detto de Vigniale di Trenno. (ASMi, AD, pergg., cart.310).

L’11 ottobre 1164 la canonica di S. Ambrogio, rappresentata da Satrapa, preposito della chiesa di S. Ambrogio e della stessa canonica, con il consenso di Guiscardo, avvocato scelto per questo negozio, dà in permuta ad Anradus de Broxano, del borgo di S. Siro, un campo nel territorio di Trenno in località ad “Campum Salicis”, ricevendo da Anradus un altro campo situato nello stesso luogo in località Vineale e inoltre quattro soldi di buoni denari milanesi

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d'argento. Satrapa e Anradus pongono come fideiussori rispettivamente Nazario de Niguarda e Nazario de Pascuario. (ASA, Perg. Sec. XII, n.114).

In una pergamena di S. Giorgio al Palazzo leggiamo che nel febbraio del 1079 Palma, Abbatessa del Monastero di S. Maria di Dateo, livella per 29 anni a Ghirardo dodici iugeri di terreni, parte dei quali erano nel luogo di Trenno.

Il 26 aprile 1191 con il consenso di Robaconte Anrochus avvocato eletto per questo negozio e delle monache Fomia, Bellisia, Cecilia e Miriana del monastero Dathei sito in Milano, a seguito stima eseguita da Tardivo de Burgo e da Guglielmo Rovore di Trenno, Alessandra badessa del monastero fa permuta con Obizone del fu Scamozo Grassus di Milano di un appezzamento di terra nel territorio di Trenno con altro sito nello stesso territorio. Promettono e danno guadia scambievolmente di difendere quanto sopra; Obizone in particolare dalla moglie e dalla nuora. (ASMi, FR p.a., cart. 2249, s.n.).

L’8 maggio 1197 i fratelli Guglielmo e Robarino detti Rovore di Trenno con le rispettive mogli Imilia e Begevene, di legge longobarda, le mogli con il consenso del marito e per licenza di Pietro Cavania loro fratello e di Tardio de Burgo loro parente e rinunziando a ogni loro diritto, vendono ad Alessandra badessa del monastero detto Dalfei seu Boketi un appezzamento di campo sito nel territorio di Trenno, in località detta “in Caisascha”, campo che i fratelli avevano acquistato da Benza de Moneta. Danno guadia di difendere la vendita e ricevono soldi quaranta di nuova moneta milanese provenienti da un fitto che era stato venduto a Presbitero Brusatore e che Marchisia, ava di detto Presbitero, aveva lasciato con testamento al monastero. (ASMi, FR p.a., cart. 2249, s.n.).

Un atto del 24 ottobre 1207 ci presenta un Gualterius di Trenno, “canevarius Communis Mediolani” , cioè un cassiere del Comune di Milano, che riscuote da Albergato, Arciprete di S. Maria al Monte, otto lire di terzuoli pel riscatto di una giumenta e granaglie sequestrate per motivi di dazio (Manaresi – Atti del Comune di Milano). ALTRE CARTE.. Nel 1248, il 6 luglio il Podestà di Milano, Ogerio de Novellini, dovette stendere un decreto per liberare Giraldo da Passara dalle molestie, che gli venivano recate dai Capitanei delle Pievi di Treno e Cizano ( Giulini – Memorie spettanti alla città e alla campagna di Milano - Vol. IV). Un elenco di nobili “ Matricola Nobilium Familiarum Mediolani”, rogata de anno 1377, sub die 20 Aprilis da Damiano de Ciochis, annovera fra di essi la famiglia Grassellis de Bolate e Treno. Cesare Cantù ricorda ancora alcune ferriate artistiche in S. Maria Podone, fatte eseguire dai fratelli Cristofaro et Jerato di Trenno, che vi apposero l’iscrizione “ Christophorus et Hieratus fratres de Trennis fecerunt fieri istas ferriatas.” Un editto ducale del 17 gennaio 1396 concedeva l’esenzione dai dazi per le vettovaglie dirette all’Ospedale Nuovo di Donna Bona, che provenivano dai possessi di Trenno, donati dagli Arcivescovi Ottone e Giovanni Visconti. Pure nel 1396 fra i Possessori in Milano e territorio, viene annoverata la nobile famiglia Penzana di Trenno. I Regesti Statuti di Milano ricordano il 17 novembre 1419 un Giacobbe di Trenno, Sindaco e già giudice del Podestà di Milano: “Sindicatus d. Iacob de Trenio, olim iudicis potestatis mediolani”. Il Comune di Trenno (sec. XIII - 1757).

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L’esistenza di un ordinamento comunale è testimoniata da un documento datato 31 marzo 1257, trascritto negli “Atti del Comune di Milano” in cui Trenno è citato come comune ed è segnalata la presenza del console (Baroni 1987).

Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Trenno risulta incluso nella pieve omonima e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata da Sancto Petro a l’Olmo” come “el locho de Treno” (Compartizione delle fagie 1346).

Negli aggiornamenti dei registri dell’estimo del ducato di Milano del XVII secolo Trenno risulta ancora compreso nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 47).

Dalle risposte ai 45 quesiti della Giunta del censimento del 1751 emerge che il comune contava 289 anime ed era amministrato dal console, tutore dell’ordine pubblico, eletto a pubblico incanto dall’assemblea di tutti i capi di casa della comunità, convocata in piazza dal console stesso in occasione della pubblicazione dei riparti annuali, con la soprintendenza dei primi estimati della comunità.

Ad un cancelliere la comunità infine delegava la compilazione dei riparti annuali e la custodia di tutte le pubbliche scritture.

Sempre a quel tempo il comune era direttamente sottoposto alla giurisdizione del podestà di Milano, presso la cui banca criminale il console era tenuto ogni anno a prestare l’ordinario giuramento ed a presentare le eventuali denunce prodotte dalla comunità (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3061).

Nel 1753, secondo quanto indicato nell’ “Indice delle Pievi e Comunità dello Stato di Milano”, al comune di Trenno risultava aggregato quello di Torrazza San Leonardo. Tale aggregazione veniva confermata anche nell’“Indice delle mappe territoriali e delle tavole del nuovo estimo sopra di esse formate in ciascheduna città e comunità dello stato di Milano” compilato prima della promulgazione dell’editto teresiano relativo alla compartimentazione territoriale dello stato milanese del 1757 (Indice nuovo estimo Stato di Milano).

(1757 - 1797).

Nel compartimento territoriale dello stato di Milano (editto 10 giugno 1757) Trenno, che aveva unite Cassina Chiusa, Fagnarello e Torrazza San Leonardo, si trova designato come capoluogo della pieve omonima compresa nel ducato di Milano.

Nel 1771 il comune contava 603 abitanti (Statistica anime Lombardia, 1771). Con il successivo compartimento territoriale della Lombardia austriaca (editto 26 settembre 1786 c) Trenno e la sua pieve furono inseriti nella provincia di Milano.

Nel nuovo compartimento territoriale per l’anno 1791 il comune capopieve di Trenno risulta ancora inserito nella provincia di Milano, XXVII “distretto censuario” (Compartimento Lombardia, 1791).

(1798 - 1808).

In base alla legge 26 marzo 1798 di organizzazione del dipartimento d’Olona (legge 6 germinale anno VI a) il comune di Trenno, con le frazioni Cassina Chiusa, Fagnarello e Torrazza San Leonardo, venne inserito nel distretto di Baggio.

Anche in seguito alla successiva legge 26 settembre 1798 di ripartizione territoriale dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (legge 5 vendemmiale anno VII), Trenno rimase nel dipartimento d’Olona, compreso nel distretto di Sedriano.

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Il comune, in forza della legge 13 maggio 1801 di ripartizione territoriale della Repubblica Cisalpina (legge 23 fiorile anno IX), venne poi incluso nel distretto I del dipartimento d’Olona, con capoluogo Milano.

Con l’attivazione del compartimento territoriale del Regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805 a), Trenno restò nel distretto I di Milano, inserito nel cantone VI di Milano: comune di III classe, contava 326 abitanti.

Nel 1808 il comune di Trenno venne soppresso e incluso nel Circondario esterno del comune di Milano (decreto 9 febbraio 1808).

(1816 - 1859).

Con il compartimento territoriale delle province lombarde del regno Lombardo-Veneto (notificazione 12 febbraio 1816) il ricostituito comune di Trenno – che comprendeva le frazioni di Cassina Chiusa, Fagnarello, San Leonardo e Torrazza – venne inserito nella provincia di Milano, distretto III di Bollate.

Con dispaccio governativo 2 settembre 1841 a Trenno fu aggregato il comune soppresso di Lampugnano (Prospetto aggregazioni di comuni 1842).

Il comune rimase nel distretto III di Bollate anche in seguito al successivo compartimento territoriale delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Nel compartimento territoriale della Lombardia (notificazione 23 giugno 1853) Trenno risulta ancora compresa nel distretto III della provincia di Milano. La sua popolazione ammontava a 951 abitanti.

(1859 - 1923).

In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Trenno con 989 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento XIII di Bollate, circondario I di Milano, provincia di Milano. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 1.115 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1865 il Comune contava 143 elettori amministrativi, mentre quelli politici, iscritti al V collegio di Milano erano appena 30. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867).

Nel 1869 al comune di Trenno vennero aggregati i soppressi comuni di Quinto Romano, Figino di Milano e Quarto Cagnino (R.D. 17 gennaio 1869, n. 4827). Popolazione residente nel comune: abitanti 2.888 (Censimento 1871); abitanti 3.248 (Censimento 1881); abitanti 4.064 (Censimento 1901); abitanti 5.627 (Censimento 1911); abitanti 6.489 (Censimento 1921).

Il suolo, molto fertile per l’abbondanza di acqua, era coltivato prevalentemente a biade, a risaie e a vigneti, anche se non mancavano fette di terreno coltivate a gelsi e a prati – marcite. La superficie agraria e forestale, per un totale di 1.543 ettari, aveva la seguente destinazione d’uso: per la produzione agraria e forestale 111 ettari rappresentavano la superficie coperta con strade e fabbricati; 190 ettari risultavano destinati a seminativi; 849 a piante legnose; 450 a prati e pascoli permanenti; 52 ettari erano destinati a boschi compresi i castagneti; 2 soltanto risultavano gli ettari di incolto produttivo. Le industrie locali si riassumono in una fornace per laterizi e in un opificio per la fabbricazione dell’olio dai semi oleosi ( G. Strafforello –Geografia per l’Italia – Milano – 1894).

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Nel volume “ Origini e vicende dei Cimiteri di Milano” del dott. Carlo Tedesco, edito nel 1899 si riporta che “ trovasi che il Comune di Trenno possedeva tre cimiteri, uno per la prepositura di Trenno, due per le frazioni nelle parrocchie di S. Materno in Figino e dei SS. Nazaro e Celso in Quinto Romano. Il cimitero di Trenno era stato sostituito nel 1884 da uno più vasto, della superficie di mq. 2.536, promiscuo con abitanti le frazioni dei comuni limitrofi di Baggio e di Milano”. Infine il Regio Decreto 2 settembre 1923 ha posto fine all’autonomia amministrativa del Comune di Trenno, aggregandolo, unitamente ad altri undici Comuni della cintura milanese al Comune di Milano. IL FEUDO DI TRENNO. Mentre la Diocesi era governata dal Cardinale Alfonso Litta ( 1652– 1672 ) avvenne l’infeudamento di Trenno. I Governi stranieri, sempre bisognosi di denaro, alienavano paesi e regioni a famiglie ricche, che diventavano feudatarie. Il feudo di Trenno comprendeva anche Cassina del Pero, S. Leonardo, Chiusa e Cottica. Il feudo ha inizio nel 1658. Il 5 settembre il notaio camerale Francesco Mercantolo stende l’atto di investitura a favore di Camillo Melzi e primogeniti in linea maschile e in loro mancanza per il fratello Giovanni Antonio e primogeniti anche in linea femminile. All’8 settembre altro istromento per il possesso. Vennero pagate lire 15 per fuoco ( famiglie) e i fuochi erano 130. Filippo IV, re di Spagna, con diploma 20 maggio 1660, ratificato il 2 luglio, concede il titolo di Conte al feudatario Camillo e ai primogeniti in linea maschile, alla condizione che se il luogo di Trenno non avesse avuto il numero prescritto di 50 fuochi per l’appoggio, dovessero soggiacere, per la costituzione del numero, gli altri luoghi annessi al feudo. I feudatari si succedono regolarmente, ma nel 1735 il conte Giovanni Antonio muore senza figli maschi. Il feudo avrebbe dovuto tornare alla R. Camera, ma un decreto del Magistrato Straordinario in data 23 aprile dello stesso anno dichiara che non era avvenuto il caso di devoluzione e apprensione del feudo per mancanza di eredi maschi, perché il primo feudatario Camillo aveva chiamato alla successione il conte Cesare Monti Osvaldo Maria. Nel 1774 la famiglia dei conti feudatari si estingue e il feudo torna alla R. Camera. LA CHIESA DI TRENNO UN LUOGO DI CULTO CON ANTICHE E ILLUSTRI ORIGINI.. Già prima dell’invasione longobarda dell’Italia (568 d.C.) Trenno era al centro di una vasta e importante “metrocomia”, una comunità di 30 chiese dislocate in altrettanti “pagi” (villaggi), antiche circoscrizioni civili dell’impero romano, in cui gradatamente il cristianesimo andava soppiantando gli antichi culti pagani. Come capoluogo di “metrocomia” Trenno ospitava un coreepiscopo, vescovo di campagna ausiliario del vescovo di Milano. Le chiese erano:

• Treno: ecclesia sancti iohannis baptiste; • Treno: ecclesia sancte Marie, con due altari (sancti iohannis apostoli, sancti stephani); • Treno: ecclesia sancti petri; • Treno: ecclesia sancti cornelii et cipriani; • Quarto Canino: ecclesia sancti iohannis baptiste

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Dalla Chiesa Battistero dipendono: In plebe Treno:

• loco Cergiate, ecclesia sanctotum philippi et jacobi; • loco Garegnano, ecclesia sancti cassiani; • loco Lampugnano, ecclesia sancti martiani; • loco Ferraticino, ecclesia sancti mauritii; • loco Quarto, ecclesia sancti nazarii: • loco Figino, ecclesia sancti materni; • loco Figino Tanoredo, ecclesia sancti romani; • loco Figino, ecclesia sancti martini; • loco Pantanedo de sancto desiderio martirii est ecclesia; • Quinto est ecclesia sancti nazarii; • Quinto, ecclesia sancti petri.

Sono sedici: delle altre quattordici a completare l’elenco delle trenta antiche chiese non ci è stato tramandato il nome. Carlo Magno, vinto Desiderio, si impadronì di Milano assumendo anche il titolo di re dei Longobardi (774), che poi cedette al figlio Pipino come Regno Italico (781). Allora il “sistema parrocchiale, per amore o per forza si evolve in tutti gli stati soggetti allo scettro di Carlo Magno “, come afferma il cardinale Schuster nel “Memoriale ad Parochias”. Il concilio di Aquisgrana (817) rese obbligatoria per tutte le chiese dell’impero carolingio la residenza del clero in una casa comune (la canonica), con regole proprie, come già aveva praticato S. Grodogando di Metz col suo clero. L’arciprete, che tiene il posto degli antichi coreepiscopi abita coi suoi canonici La loro riunione viene chiamata capitolo, perché ogni giorno, riuniti, dovevano leggere un capitolo della loro regola. Gli arcipreti in seguito vennero chiamati preposti.

I due termini di prepositura e di preposto indicano uno la carica e la sua estensione nel tempo e nello spazio, l’altro il titolare della carica di prefetto o capo del collegio dei canonici; anche dopo la soppressione della canonica di Trenno, il sacerdote investito della cura d’anime continuò a essere designato come preposto parroco. Dal 1972, a norma del sinodo diocesano 46° (Sinodo Colombo 1972, cost. 337), la dignità prepositurale non comporta più per il parroco alcuna insegna o prerogativa particolare (DCA, Prepositura); nella serie annuale delle Guide ufficiali della diocesi, tuttavia, la chiesa ha conservato il titolo di prepositurale.

Crescendo il bisogno delle popolazioni, che facevano capo alla chiesa plebana per il battesimo e per l’istruzione religiosa, oltre ai canonici, altri sacerdoti, i cappellani, si recheranno dalla Plebana nei singoli paesetti per la S. Messa domenicale, per l’assistenza e per l’istruzione religiosa. I canonici, invece, che si fermarono stabili col Preposto nell’antica Battesimale, formarono la cosiddetta Collegiata.

La chiesa di San Giovanni Battista si trova testimoniata per la prima volta in un atto del 1017. Alla fine del XII secolo, secondo quanto riporta il Giulini, la pieve di Trenno aveva giurisdizione sui villagi di Lerenteggio, Figino, Lampugnano, San Leonardo, Arese, Quarto Cagnino, Quarto Uglerio, Quinto Romano, San Romano (DCA, Trenno).

“Fuori di Porta Vercellina, una delle sei principali della città, riguarda verso Occidente e ha sotto di sé un altra porta detta il Portello del Castello, che riguarda verso tramontana” era posta la pieve di Trenno “discosta milia 3” (Cavazzi della Somaglia 1656).

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In un elenco di ecclesiastici del secolo XII, da un manoscritto dell’Ambrosiana, si trova per Trenno un Lanfrancus presbiter. Il grande prestigio, di cui erano circondati la pieve di Trenno e i suoi rappresentanti è testimoniato da un evento del 1199, quando il papa Innocenzo III affidò al prevosto di Trenno, insieme all’arcidiacono Jacopo della chiesa metropolitana (il duomo) e al prevosto di san Giovanni in Pavia, l’incarico di comporre una vertenza giudiziaria in atto fra il prevosto e i canonici della basilica di Sant’Ambrogio e l’abate e i monaci dell’attiguo convento, quello, che sorgeva, dove oggi si trova l’Università cattolica e di cui resta il secolare campanile. Nel XIII secolo è attestata la presenza in Trenno di quattro chiese: San Giovanni Battista, che svolgeva le funzioni di prepositurale, ma non corrispondeva all’attuale parrocchiale, S. Maria, SS. Cornelio e Cipriano e S. Pietro.

Alla fine del XIII secolo l’autore del Liber notitiae sanctorum Mediolani attribuiva al territorio della pieve di Trenno le chiese dei Santi Cornelio e Cipriano, Santa Maria, San Pietro di Trenno; San Pietro di Arese; San Pietro in Sala alla Baitana; San Giulio di Boldinasco; Santi Filippo e Giacomo di Cerchiate; San Matern, San Martino di Figino; San Romano di Torrazza; San Cassiano di Garegnano; San Marziano di lampugnano; San Vittore di Lorenteggio; San Vittore di mazzo; San Desiderio di Pantanedo; San Leonardo di Cascina San Leonardo; San Giovanni Battista di Quarto Cagnino; San Nazaro di Quarto Uglerio; San Nazaro di Quinto Romano; San Siro di Pavia di San Siro alla Vepra; San Maurizio di Terrazzano (Liber notitiae).

Nel 1355 la Prepositura di S. Giovanni in Trenno è confermata da Innocenzo VI a Giorgio Visconti, chierico di Milano.

Dagli “statuti delle strade e delle acque del contado di Milano” redatti nel 1346 emerge che la pieve di Trenno, percorsa dalla “strata da Bolà, strata da Rò, strata da Sancto Petro a l’Olmo, strata dal Naviglio” comprendeva: el locho de Aresio, el locho da Boldinasco, le cassine de la Ciresa, le cassine de la Chiusa, le cassine del la Marera, le cassine de Fagnanello, le cassine de San Leonardo, le cassine d’i Comini, el locho da Cergià, el locho da Figino Tabulario, el locho da Garagnan Corbelè, el locho da Garegnan Marzo, el locho de Lampugnano, el locho de Lorentegio, el locho da Mazo, el locho da Pantanedo, el locho da Quarto Canino, el loche de Quarto Ugiè, el locho da Quinto de San Roman, el locho da Terazan, el locho da Treno” (Compartizione delle fagie 1346)

A partire dal XIV secolo, la pieve di Trenno subì diversi ridimensionamenti territoriali a favore delle vicine pievi di Bollate e Cesano Boscone. Nel 1398 oltre al prevosto c’era il capitolo con due canonici e le chiese di Figino, Quinto, Arese, Pantanedo (Notitia cleri 1398). Lo Status ecclesiae mediolanensis alla metà del XV secolo conferma la presenza di due canonici presso la collegiata e rileva tre chiese parrocchiali nel territorio plebano (Status ecclesiae mediolanensis). Il liber seminarii del 1564 conferma l’esistenza del prevosto con due canonici e ricorda le rettorie di Figino e Arese (Liber seminarii 1564).

Da una pergamena dell’Ambrosiana (n° 4339) risulta che nel 1398 è Preposto di Trenno Giovanni da Lampugnano “ gerens curam plebi seu plebatus de Treno”. Egli dichiara di aver permesso ai suoi fedeli di ricevere “Eucharistiam, seu corpus domini nostri jhesu christi a quocumque sacerdote ex fratribus domus sanctae mariae et sancti ambrosii ordinis carthusiensis dicti plebatus” , concede, cioè, che tutti i suoi fedeli possano comunicarsi da qualunque sacerdote nelle case religiose di S. Maria e di S. Ambrogio. Nello “ Status Ecclesiae Mediolanensis” l466, edito dal canonico Mazzucchelli nel 1828, si legge: “ Canonica de Treno habet prepositum con duobus canonicis. In plebe ecclesiae parochiales III” (Mazzucchelli – Osservazioni sul rito ambrosiano). Sempre nel 1466 Bartholomeus de Bosonis, canonicus praebendatus ecclesiae Sti Johannis de Treno succede al defunto Pietro de Vegjs. La collegiata tra i suoi cespiti aveva una decima di 25 moggia di biade nel territorio di Trenno.

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L’arcivescovo Stefano Nardi promulga il 26 settembre 1468 un decreto col quale si riserva l’esame degli eletti ai benefici “in praesentia venerabilium virorum….” Tra essi “domini Beltrami de Baldironibus praepositi Sancti Johannis de Treno”. Nel 1544 il canonico Antonius de Nigris diventa Preposto di Trenno. Ancora negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVII secolo risulta che la pieve oltre alle suddette località contava anche quelle di Cassina Pero, Musocco, Valera, Triulzio (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 47). Ad ultimare le vicende della Collegiata rimane da aggiungere alcuni nomi sfuggiti all’oblio. Gli anni indicati sono quelli, nei quali apparvero alla ribalta: nel 1578 il canonico Franciscus de Nigris e nel 1595 il Doctor Caesar Passanus, canonico di S. Ambrogio e di Trenno, entrambi costretti a tutelare i loro canonicati presso il Vicario civile di S. Carlo. Nel 1601 muore a Trenno il Preposto Martignoni e viene nominato il sac. Giovanni De Volunteriis, dottore pur esso in teologia, che rimase in carica fino al 1613. La Collegiata vede la sua fine nel 1625, quando il cardinale Federico Borromeo trasferì l’ultimo avanzo del canonicato e di un chiericato di Trenno a S. Maria Fulcorina a Milano. Ulteriori notizie relative ai parroci di Trenno: “…….Mentre si attendeva al restauro della chiesa venne costruita anche una nuova casa per il Preposto Francisco Parravicini. Questi sostenne la spesa di entrambi i lavori, come attesta la lapide nella Cappella della Madonna. Morto nel 1657 si fece seppellire dinanzi all’altare della Cappella stessa”. Passano altri Preposti lasciandoci solo i loro nomi: Bonfanti Antonio (1682 – 1697) – Maurengo Giorgio ( 1697 – 1732). Il Preposto Lamberti Antonio (1732 – 1744) può vedere nel 1736 la costruzione del nuovo altare maggiore in marmo, con offerte della buona popolazione e dei luoghi vicini: “Piae communitatis Trenni, locorun adiacentium elemosinis” come ricorda la lapide vicino all’altare stesso.

Dall’ultimo quarto del XVI secolo (stabilmente nel XVII fino alla metà del XVIII secolo) il titolo di prepositurale passò alla chiesa di Santa Maria. All’epoca della visita apostolica del vescovo di Famagosta Gerolamo Regazzoni, nella sede plebana, oltre alla chiesa prepositurale di Santa Maria e a quella di San Giovanni Battista si contavano le chiese sussidiarie di San Giovanni Battista di Quarto Cagnino, San Marco di Lampugnano, San Leonardo della Torrazza, Santa Maria ad Elisabeth della Cascina del pero, San Desiderio di Boldonago, Santa Croce di Mazzo, San Maurizio di Terrazzano, Sant’Ambrogio di Passirana, San Bernardino di Valera; erano parrochiali le chiese dei Santi Pietro e Paolo di Arese, Santi Nazaro e Celso a Quarto Oggiaro; Santi Ippolito e Cassiano a Garegnano.

Tra XVI e XVIII secolo la pieve di Trenno è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi e dai delegati arcivescovili nella diocesi di Milano.

Dal “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 emerge che la pieve di Trenno comprendeva i comuni di Arese, Boldinasco, Cassina Caldera, Cassina Comini, Cassina del Pero, Cassina Pobbietta, Cassina Torretta, Cassina Trivulza, Cerchiate, Fagnarello, Figino, Garegnano Marcido, Garegnano Corbellaro, Lampugnano, Lorenteggio, Mazzo, Musocco, Pantanedo, Quarto Cagnino, Quinto Romano, Terrazzano, Torrazza di San Leonardo, Trenno, Valera (Compartimento Ducato di Milano, 1751).

L’“Indice delle Pievi e Comunità dello Stato di Milano” del 1753, delinea invece chiaramente la politica di aggregazione di comuni che venne ufficializzata quattro anni più tardi dall’editto teresiano del 10 giugno 1757 per il comparto territoriale dello stato milanese. Secondo tale indice il numero dei comuni che componevano la pieve veniva ridotto da 25 a 17: Cassina Comini veniva aggregata a Boldinasco, Garegnano Corbellaro a Garegnano Marcido, Quarto Oggiaro a Musocco, Cassina Pobbietta a Quarto Cagnino, Torrazza e Fagnarello a Trenno(Indice pievi Stato di Milano, 1753).

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Nel compartimento territoriale dello stato di Milano (editto 10 giugno 1757) la pieve di Trenno, inserita nel ducato di Milano, comprendeva 17 comuni: Arese, Boldinasco, Cassina del Pero, Cassina Trivulza, Cerchiate, Figino, Garegnano Marcido, Lampugnano, Mazzo, Musocco, Pantanedo, Quarto Cagnino, Quinto Romano, Terrazzano, Trenno, Valera, Villapizzone.

Con il successivo compartimento territoriale della Lombardia austriaca (editto 26 settembre 1786 c) la pieve di Trenno venne inclusa nella provincia di Milano; i comuni che la componevano rimasero i medesimi.

Nel nuovo compartimento territoriale per l’anno 1791 la pieve di Trenno risulta ancora inserita nella provincia di Milano, della quale, con la pieve di Bollate, formava il XXVII “distretto censuario” (Compartimento Lombardia, 1791).

Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la prepositura di San Giovanni Battista di Trenno possedeva fondi per 9.22 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 1362 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della prepositurale in cura d’anime di Trenno assommava a lire 1649.2.6, il canonicato coadiutorale 733.4.3; la nomina del titolare del beneficio spettava al padronato (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).

Comprendeva le parrocchie di Cassina del Pero (poi Pero), Figino, Garegnano) (poi Certosa), Quarto Uglerio, Villapizzone. Dalla seconda metà del XVI secolo riunite nell’omonimo vicariato, estinto con decreto 15 febbraio 1930; le parrocchie comprese entro i confini dei comuni aggregagti nel 1923 al comune di Milano (Figino, Garegnano, Quarto Uglerio, Villapizzone) vennero attribuite alle porte cittadine.

Nel 1920 alla vigilia dell’aggregazione del Comune di Trenno a Milano, avvenuta nel 1923, Trenno conservava lo status di vicariato foraneo, cioè di pieve, con quasi 19.000 fedeli, e controllava 7 parrocchie con 16 sacerdoti. Fu il cardinale Schuster, che con decreto arcivescovile del 1930 soppresse il vicariato foraneo di Trenno fra l’aperta contrarietà dei Trennesi di allora e la parrocchia di San Giovanni Battista venne inserita tra le parrocchie dei comuni aggregati della Porta IV, o Porta Vercellina (decreto 15 febbraio 1930) (RDMi 1930); con la revisione della struttura territoriale della diocesi, attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972, cost. 326), fu attribuita al vicariato urbano e poi decanato del Gallaratese, nella zona pastorale I di Milano città.

FONTI: Tra le fonti edite che, segnalano l’esistenza della canonica di Trenno nella diocesi di Milano si segnala: Notitia cleri 1398; Status ecclesiae mediolanensis; Liber seminarii 1564; Visitatio ad limina 1592; Annuario della diocesi di Milano dell'anno 1796 (DCA, Canonica); Codice Diplomatico della Lombardia. VISITE PASTORALI. Nel 1576 giunse a Trenno un illustre visitatore apostolico, monsignor Gerolamo Ragazzoni, vescovo di Famagosta. Era, però, stato preceduto da un ancor più illustre personaggio: San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che venne in visita pastorale a Trenno nel 1570 e vi ritornò nel 1582. Circa la prima nel vol. VI delle visite risulta: “ Nota come l’anno 1570 nelle feste di Pascha di marzo, il S.to Carlo visitò la Pieve di Trenno

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et quarto cagnino , dove fece una ordinatione che il prevosto di Trenno fosse obbligato di pagare al capellano di quarto cagnino libre sedici l’anno p(er) suplement)o al suo salario”. Nel 1570 la Pasqua cadde il 26 marzo; la visita, quindi, fu il 27 o il 28, giorni pasquali festivi. Delle due visite si hanno scarse notizie, ma si sa che, visto lo stato di estremo abbandono, in cui versava l’antichissima chiesa di S. Giovanni Battista, dispose che il titolo e le funzioni di prepositurale passassero alla chiesa di S. Maria, contigua alla prima e dotata dei necessari requisiti. A tangibile ricordo della sua venuta a Trenno S. Carlo fece erigere nel territorio plebano, e precisamente a Quarto Cagnino, una delle colonne votive, che durante il suo episcopato furono costruite in molti luoghi di Milano. Dai documenti relativi alla visita del vicario foraneo Traiano Spandri, avvenuta nel 1582, emerge che la chiesa di S. Maria conservava le funzioni di prepositurale. La chiese parrocchiali ad essa facenti capo erano all’epoca le chiese dei SS. Pietro e Paolo di Arese, dei SS. Nazario e Celso a Quarto Oggiaro, dei SS. Ippolito e Cassiano a Garegnano, di S. Materno a Figino e di S. Maria Elisabetta a Pero. Risalgono a questo periodo alcuni cenni storici su antiche tradizioni, che riaffermano la natura plebania di Trenno. Infatti in occasione della festa di San Giovanni Battista i parroci di Figino e Pero erano tenuti a intervenire offrendo 2 libbre di cera bianca e quello di Garegnano una libbra. Durante la solennità di S. Marco le parrocchie dipendenti convenivano a Trenno per fare insieme processionalmente le litanie maggiori. Nell’autunno del 1605 fece visita alla pieve di Trenno, all’epoca abitata da circa 2.500 anime, il cardinal Federigo Borromeo, che autorizzò la demolizione dell’altare maggiore della chiesa prepositurale, nel quadro di un piano di ristrutturazione, che porterà alcuni anni più tardi all’edificazione dell’altare parrocchiale. Rimuovendo nel 1606 l’altare maggiore il Preposto De Volunteriis, meravigliato di non rinvenire le reliquie dell’altare spostato, pensa di trovarle più sotto. Infatti in una deposizione fatta alla Commissione Disciplina narra: “….feci cavar la terra sotto detto altare et andando sotto quasi un brazzo trovai una bella pietra di marmo bianco…e sotto la detta pietra vi era un marmo ben accomodato a modo di un sepolcro, et ivi entro vi trovai una cassetta di marmo, la quale è questa….” La presenta ai Commissari, che la esaminano. “ Aveva otto oncie di cubito di altezza, nove di lunghezza, dodici di larghezza, con un coperchio a forma di mausoleo antico”. Aprendola vi ritrovano un’ampolla intiera e altra dimezzata, di argento e di altro metallo con quattro croci dorate. Nell’ampolla rinvengono ceneri “ in qua arcula reperta est ampolla cum dimidia argentea seu ex alterius generis metallo, cum quattuor crucibus auro delimitis, in qua sunt cineres”. Probabilmente si trattava delle reliquie poste sotto l’altare al momento della sua consacrazione. Ulteriori scavi in altre parti della chiesa portarono alla scoperta di una intera tomba marmorea, sul coperchio della quale una epigrafe indicava: “ B.M. HIC REQUIESCIT IN PACE S. CLEM. ABB. AGRI”. Dentro la tomba c’erano i resti di un uomo che – come riporta lo stesso prevosto testimone della scoperta – emanava “ fragranza et odor molto soave”. Il cardinal Borromeo istituì una commissione per l’esame dei resti, presieduta dall’arcidiacono della Metropolitana, Antonio Albergato, che dopo quasi due anni di accertamenti affermò che ci si trovava in presenza di un santo.

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L’esito fu reso pubblico dalla stesso arcivescovo con decreto in data 3 settembre 1608. A quel punto l’avello marmoreo coi suoi resti umani fu di nuovo rimesso sotto terra. Il cardinal Federigo Borromeo visitò una seconda volta Trenno nel 1618 e rendendosi conto dello stato di degrado, in cui versava l’allora parrocchiale, propose la demolizione della stessa e della contigua chiesa di S. Giovanni per erigere nello stesso luogo una nuova chiesa dedicata a San Giovanni Battista. La nuova chiesa e attuale parrocchiale venne costruita tra il 1635 e il 1655. Il progetto fu opera dell’architetto Aurelio Trezzi molto attivo nella Milano di Federico Borromeo. Al Trezzi, infatti, di deve la costruzione dell’arco trionfale di Porta Romana, eretto nel 1598 per celebrare l’ingresso a Milano di Margherita d’Austria, sposa di Filippo II di Spagna e il progetto del bel cortile a due ordini di logge nel Seminario Arcivescovile di Corso Venezia, voluto da San Carlo e fatto completare dal cugino Federigo. Dell’antica chiesa di S. Maria furono conservate alcune parti, la più cospicua delle quali è il maestoso campanile con piramide sommitale esagonale, che è di almeno due secoli anteriore al corpo del tempio. La facciata presenta un nartece a tre arcate, coperto da un tetto a unico spiovente. Il secondo ordine della facciata ha nella parte centrale una finestra con ai lati due nicchie affrescate. L’interno, ad una sola navata, mostra un aspetto barocco piuttosto sobrio, con due cappelle laterali: quella a sinistra è dedicata alla Beata Vergine del Rosario ed è stata restaurata nel 1897, mentre quella di destra è dedicata ai re Magi ed è impreziosita da una bella pala d’altare opera del pittore Johann Christofer Storer, pittore di Costanza, allievo del Procaccini, opera della seconda metà del Seicento di committenza del conte Melzi di Trenno; la tradizione l’attribuiva alla scuola di Rubens. L’altare maggiore, a cura del parroco Antonio Lamberti, risale al 1736 , ma è stato, purtroppo, privato in anni recenti di preziosi ornamenti. Anche il bel pulpito risale al ‘700. Nel marzo del 1752 giungeva a Trenno in visita pastorale il cardinale Pozzobonelli e in quella occasione la parrocchia di Arese fu assegnata alla pieve di Bollate, mentre la parrocchia di Villapizzone passava sotto la giurisdizione di Trenno.

Nel 1752, al tempo della visita pastorale dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, il clero nella parrocchia prepositurale di San Giovanni Battista di Trenno era costituito dal prevosto, un cappellano mercenario a Lampugnano, tre cappellani residenti a Quinto Romano, due cappellani a Quarto Cagnino, un chierico. Nel territorio della parrocchia prepositurale, oltre alla chiesa di San Giovanni Battista, esistevano gli oratori di Santa Teresa in Quinto Romano; Santi Nazaro e Celso in Quinto; San Giovanni Battista e Sant’Anna in Quarto Cagnino; San Romano alla cascina Malpaga; San Carlo alla Caldera di Trenno; San Lino alla Cascina Maura; Beata Maria Vergine in Lampugnano; San Leonardo alla Torrazza (Visita Pozzobonelli, Pieve di Trenno).

Nel 1900, all’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve di Trenno, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 569; esistevano inoltre due benefici coadiutoriali semplici e un beneficio coadiutoriale a Lampugnano; il clero era costituito dal parroco e da un coadiutore. I parrocchiani erano 3000, compresi gli abitanti delle frazioni di Lampugnano e Quarto Cagnino; nel territorio parrocchiale esistevano le chiese e oratori della Natività di Maria Vergine; San Giovanni Decollato; Maria Assunta; San Romano; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento, la congregazione delle Terziarie francescane, la pia unione dell’apostolato della preghiera, la pia unione delle Figlie di Maria e del Sacro Cuore di Gesù, l’associazione della Sacra Famiglia, la pia unione dei Figli di San Luigi, aggregata alla primaria di Roma, la pia unione del Santo Rosario, la pia unione del Sacro Cuore di Maria. La parrocchia era di nomina arcivescovile (Visita Ferrari, I, Pieve di Trenno).

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la cascina S. Romano.

la cascina Bellaria

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La cascina Melghera

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la cascina Melghera

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la Cascinetta di Trenno

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la cascina Maura

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” el Molin di Biss”

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la via Ratti

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Piazza San Giovanni.

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FONTI: Le notizie e le foto sono state reperite: da fotocopie (incomplete) di una mostra , tenuta alcuni anni fa presso la Coop. Edif. “L’Eguaglianza”; dal volume: Le immagini del passato di Trenno e dintorni di Arsenio Riseri e soprattutto dall’archivio (anche questo incompleto) di Albatros, messo gentilmente a disposizione da don Emanuele. Di seguito viene riportata una raccolta di scritti di SILVIO GORLINI, la cui figura e importanza per la storia e la memoria di Trenno vengono ben messe in rilievo nel

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ricordo, che la redazione di Albatros gli ha dedicato in occasione della sua scomparsa . Gli articoli sono stati pubblicati da Albatros e dal precedente bollettino parrocchiale “Il Luigino”.

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