LE MANI DI ERACLE E L'EFFIMERO GERIONE (Stesicoro, fr. S11)

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LE MANI DI ERACLE E L'EFFIMERO GERIONE (Stesicoro, fr. S11) Author(s): Francesco De Martino Source: Aevum, Anno 56, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1982), pp. 21-24 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20857506 . Accessed: 14/06/2014 08:21 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.72.154 on Sat, 14 Jun 2014 08:21:07 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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LE MANI DI ERACLE E L'EFFIMERO GERIONE (Stesicoro, fr. S11)Author(s): Francesco De MartinoSource: Aevum, Anno 56, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1982), pp. 21-24Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20857506 .

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LE MANI DI ERACLE E L'EFFIMERO GERIONE (Stesicoro, fr. Sll)

S 11 P.Oxy. 2617 fir. 13+14+15

X^pciv 8[ t6v 8' <x7ua(x[ei(36fievoc

TOTecpa [xpaT?p6c Xpocaopoc a

ftavaTOiq [yovoc xal KaXXip6ac

ep. "(ay) (jlol ftafvaTov rcpcxp^ptov xpuoev- 5 t<x SsSicxfe' ayavopa &ufi6v,

(A7)8e[AeX[ at fxev ya[p ysvoc a&dcvaTOc tceXo

(xai xal ayf)[paoc cocts (3?ou 7i?8?xstv ev 'OXofATuOt, 10

xp?ccov[ ?

str. xal t[ X?[xa[ a

(x?TlpO)[ 15 at 8' & <p?[X? XP7) cTi>y?p6v ?7ul y9j

pac [lx]?c&ai, ?<6[?LV T* ?v l[(pa(X?pJoiC <X7UaV?U

&s ?te]&v (xaxapco[v, vuv (jloi 7uoXi xa[XXiov Icti TcaaHjv 20

8 Tl (JL0pCt(jl[0V xal 6v?i8?[

ant. xal rcavTl y?[v?i O7c[cco Xpuc[ao]po[c i)]jov*

(a]t) touto <p[?Xov (Jtaxa[p?cct &?[o]I Cl y?VOLTO

....].[.] .X? [..].[. ] 7U?pl (3ouclv IfiaZc .]

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? LI. 5 88. ? osservava Edgard Lobel a proposito dell'ancora solitario fir. 13 del Pap. Ox. 2617 ? will be the reply of a person reacting to a threat of death, or perhaps rather a warning that he may be killed. Since he seems to make a speech of some lenght

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22 f. de marttno

he may be the person referred to in Stes. fr. 96 ? \ II fir. 273/96 PMG dice: ? Licaone

[in IZ., XXI 74-96] ha allungato la supplica. Opportunamente, per ottenere clemenza.

Macrologi sono specialmente tutti i morituri, per allungare di tanto la vita. Anche presso Stesicoro ?. Allora Page annotava: ? apud Stesichorum nescio quis moriturus

(xaxpoXoyeZ?. Ora, come ha visto Lobel, qualcuno [xaxpoXoysi nel fr. Sll, e questo macrologo,

dopo la palmare unificazione compiuta da Barrett 2 del fr. 13 ai framm. 14 e 15, gia accostati da Lobel e contenenti le decisive parole 7cspl (3oi>crlv lactic,, non pud che es sere Gerione. Piu incerta e invece l'identita del suo interlocutore, per il quale l'unico dato e neppure certo si ricava dall'apostrofe & (pt[Xedel v. 16, ed e che si tratta di un uomo; sempre che, beninteso, non abbiamo a che fare col travestimento maschile di una divinita femminile, uno di quelli nei quali eccelle Atena, e, esemplarmente, nel l'imminenza di duelli mortali 3.

Per l'identita del cpiXo^ apostrofato al v. 16 si offrono due possibility si tratta di

a) un amico (vero o falso) di Gerione, b) di un nemico di Gerione. Secondo Bruno Gen tili4, Gerione, morituro come Licaone, si rivolge al suo awersario Eracle, e con un'apo strofe (& cpiXs) che, almeno nella lettera, ricalcherebbe quella di Achille a Licaone

(cp?Xo<;): nella lettera e non nello spirito perche l'una, sulla bocca del morituro Gerio ne, suonerebbe patetica, l'altra sulla bocca del trionfante Achille suona sarcastica 5.

Ma, benche sarcastico, quel (pikoc, e a suo modo motivato: il supplice e inerme Licaone

(50-51) e davvero, come Achille sa bene, e come Licaone sottolinea nella sua macrolo

gia, qualcosa che e appartenuto e che puo ancora appartenere ad Achille 6. Un vero e proprio dialogo fra cptXot h invece quello tra Gerione e il suo interlocu

tore: non a caso r&<pt[X? del fr. Sll riprende l'& cpiXs del fr. S10. Webster 7 aveva, precipitosamente, pensato a Calliroe, ma l'identificazione corrente e quella con Menoi tes, iipouxoXo^, di Ade, del quale parla Apollodoro 2.5.10 (Msvolttj^ Ss Ixei toc^ "Ai&ou Poac; Poaxtov rTjpuovy) to ysyovo^ aTTYjyyeiXev), in una sezione che proprio per questo e ritenuta ispirata alia Gerioneide stesicorea 8.

Come mostra dbryjyysiXsv, Menoites h un ayyeXo^, un messaggero. Se di fronte a

1 The Oxyrhynchus Papyri, part. XXXII, London 1967, p. 13. 2 W. S. Barrett, Stesichorus and the story of Geryon, relazione letta ad Oxford, settembre 1968, cfr.

D. Page, Stesichorus: The Geryoneis (P. Oxy. 2617), ? Journal of Hellenic Studies ?, XCIII (1973), pp. 138-154, in particolare p. 138, n. 1.

3 Gerione dialoga prima con un uomo (Menoites-Atena?) e poi con una donna (Calliroe): per una tale successione prima del duello mortale, vedi II., XXII 38 ss. (discorso di Priamo ad Ettore), e 82 ss. (di scorso di Ecuba ad Ettore); nel discorso di Priamo Stesicoro poteva trovare un rinvio proprio all'episodio di Licaone.

4 Eracle ? omicida giustissimo ?; Pisandro, Stesicoro e Pindaro, in II mito greco, ? Atti del Convegno internazionale (Urbino, 7-12 maggio 1973) ?, a cura di B. Gentili - G. Paioni, Roma 1977, pp. 299-305, in particolare p. 301.

5 L'analogia fra il duello di Achille e Licaone e quello fra Eracle e Gerione b anche nel fatto che en

trambi hanno luogo presso un fiume. 6 Achille e Licaone non sono dunque dei veri e propri nemici. Veri e propri nemici difficilmente sono

cpiXoi. In II., XXII 265, Achille esclude che lui e il suo antagonista Ettore, col quale duellera a morte, possano essere <p[Xoi: vedi Dale S. Sinos, Achilles, Patroklos and the Meaning of philos, Innsbruck 1980, p. 42.

7 Stesichoros: Geryoneis, ? ArHN?, II (1968), pp. 1-9, in particolare Poscript, p. 8. 8 ? The poet

? scrive D. Page, Stesichorus ..., cit., p. 145 ? portrays Geryon in conversation with a male person (fr. 13,16 & <pl[Xe) after the theft of the cattle. Eurytion is dead; who can this person be?

Apollodorus tells us: it is Menoites, who pastured the cattle of Hades on the island of Erytheia. This person is not known to us from any other source, and his presence requires a particular explanation. He is there

because Stesichorus thought it best to introduce a messenger, someone to tell Geryon what has happened to his cattle, his herdsman, and his dog ?.

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ERACLE E 6ERI0NE IN STES., FR. Sll 23

qaesV&yyzkoc; Cerione [xaxpoXoyeE come di fronte ad un nemico, h perche si tratta di un messaggero di morte (proprio come Tiresia nel papiro di Lille). Presagi di morte sono da una parte la minuziosa descrizione del terribile forestiero e dall'altra il doloroso richiamo alle origini ibride: in particolare a Crisaore, mortale e figlio di Medusa, lei sola esemplarmente &vy)ty) fra le Gorgoni d&dcvocTOi xal dyyjpci) 9.

Un esplicito suggerimento di resa poteva aver figurato al v. 1 del fr. Sll, ove

Xvjpcrlv 10 dovrebbe fare ancora parte del discorso diretto del messaggero e non ormai

dell'introduzione del discorso diretto successivo (vedi, per es., II., VI 485: x ? p i ts

(juv xaTepe^ev inoc, T'ecpaT' Ix T?6v6{xa^e). Dovrebbe, perche mentre Omero fa sem

pre precedere immediatamente l'esametro che comincia con t6v 8'a7ua(Ji?i(i6(i,?V0S 7Cpoo~s9*y) xpaTspoc; da un discorso diretto, Stesicoro nonealtrettantorigoroso: vedi fr.

S 148,6s.co?e^pa'TjovS'&S'a7ca(A?i(i6(ji?vo<; 7uoT??i |7i;?v"Ap?i] 9 [[X]oc;,A[i<piapY]TetSa^. XTQpaiv posto in posizione conclusiva del lungo discorso del messaggero doveva

alludere emblematicamente alle mani di Eracle (cfr. fr. S54: ?pyaxsp<o[v; nelfr. S12,18:

yzpi S'[ forse Calliroe fa cenno anche lei alia forza di Eracle). Mani, quelle di Eracle, owiamente omicide. Con la morte si apre appunto la re

plica di Gerione:

ep. fAY) (xot &d[vaT0V 7Cpo9?pcov xpooev- 5 Ta $s8tcx[V aydvopa ak>(ji6v,

Per SeStaxe', Lobel autore della pahnare integrazione rinvia a II., XX 201 e

432, ove prima Enea e poi Ettore reagiscono alle intimidazioni di AchUle, e a XV 196:

Xspo~l Se (ay) tI (xe tc<&yxu kom&v &<; 8si8i<Toi(78a>

Posidone che risponde all'ordine di desistere dalla lotta portatogli da Iride. Le mani che hanno cercato di fargli paura sono quelle di Zeus. Ai w. 178-183 Iride aveva detto:

el 8? ol oux kizizaa9 ImTuetaeai, aXX' aXoY"y)o"ei?, yjtoCXsi xai xeivo? evavTifJtov 7uoXsfxC^o>v

180 ev&dS' eXe-io-ecSm* are 8' oTre^aXeao-frai avcoye Xs t pa?, ztzzX o~eo 9730*1 (Sly) 7toXu 9epTepos elvai xal y?v?7j 7cpoTepoc o*6v 8' oux 8&?tou 9lXov 9)Top Tcov ol 9da^ai, t6v te OToyeooo-i xal aXXoi.

Posidone infatti subito dopo dira: ? Tre siamo i figli di Crono, che Rea genero / Zeus, io e terzo PAde, signore degli inferi. / E tutto fu diviso per tre, ciascuno ebbe una competenza ? (187-189). Posidone si lascera alia fine convincere dalla giudiziosa messaggera (207: eaOXov xal to TeroxTai, 8t' ayyeXos ataifxa elSyj) a sottomettersi a Zeus, ma non rinuncera a rivendicare la sua isomoria (209: lor6(J.opov xal 6|j,fl 7te7tpco jiivov cdayi) e a denunciare la ?violenza ? di Zeus (186: zt \i! 6[x6Ttji.ov eovTa (3?t) dexovTa xaSi^sr,).

In Stesicoro la disputa non e piu fra isomori divini, ma ormai fra eroi. La (Jfo)

9 Sulla Comunicaxione mediata: messaggeri, messi, arcddi, vedi O. Longo, Tecniche della comunicazione ntUa Grecia antica, Napoli 1981, pp. 27-41, in particolare p. 29, sugli odiati messaggeri di sventure.

10 Per questo iperdorismo, vedi Lobel, fr. 13 Pop. Ox. 2617, cit., p. 13.

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24 F. DE MARTINO

di Zeus contraddistingue ora suo figlio Eracle u, e Gerione al nunzio che lo dissuade dalla lotta spieghera: ? se fossi immortale e sempre giovane

12 si da condividere la vita

nell'Olimpo, meglio ... le critiche . .. Se invece, o caro, e necessita giungere all'odiosa

vecchiaia, vivere fra gli effimeri, in disparte dagli dei beati, ora per me e molto piu bello patire il mio destino .. . e le vergogne

. .. alTintera stirpe ... in futuro il fi

glio di Crisaore. Non stia questo caro agli dei beati ?(8-26). Gerione non e Posidone, non e come il nonno a&avaTO? xcd ayf)pao<;. Egli sara, come Medusa, <S>vy)t6<;. Egli e un efiimero, e seguendo il nobile esempio di Sarpedone (//., XII 322-328), andra incontro al suo [xopctfJiov 13. Procrastinarlo non giova. Gerione sa che l'inevitabile

(XopcjtfJiov non solo e insuperabilmente quotidiano, ma e capricciosamente vario. ? Tutti moriamo ? dira Pindaro in 1st. 7,41

? ma il demone non e uguale ?.

Francesco De Martino

11 Sulla violenza di Eracle, vedi anche F. Bormann, Zur Geryoneis des Stesichoros und Pindars He

rakles-Dithyrambos, ? Zeitschrift fur Papyrologie und Epigraphik ?, XXXI (1978), pp. 33-35. 12 Sulla formula ?immortale e sempre giovane ? mi sono soffermato in II canto delle Muse nelVinno

omerico ad Apollo, di prossima pubblicazione sul ?Giornale Filologico Ferrarese?. 13

Sugli ? effimeri? H. Frankel, Man's ? Ephemeros ? Nature According to Pindar and Others, ? Tran sactions and Proceedings of American Philological Association?, LXXVII (1946), pp. 131-145, e B.

Gentili, Funzione sociale del professionismo poetico nella Grecia del VI- V secolo, in Tra Grecia e Roma. Temi antichi e metodologie moderne, Roma 1980, p. 17, n. 19. Per jx6pai(io$, vedi almeno il commento di E. Frankel aEscmLO, Ag., 1056-1057, Oxford 1950.

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