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Le idee che danno slancio alle impirese I giovani giornalisti vincitori del concorso raccontano cinque storie di aziende che sfidano la crisi Raccontare la storia positiva di un'azienda , un produttore , un artigiano odi una realtà economica che ha saputo far fronte alla crisi grazie all'impegno , alla capacità di reinventarsi ei proporre qualcosa di nuovo . E' questa la sfida a cui La Lauretana, l'azienda produttrice di acque minerali , in collaborazione con La Stampa , ha chiamato giovani giornalisti pubblicisti e professionisti e iscritti alle scuole di giornalismo , con la prima edizione del premio «Laure- tana , Nella Vietti ». A Nadia Ferrigo , che con storia dell'azienda Textreme - filatura biellese che si è riconvertita alla produzione di lenze perla pesca sportiva - ha vinto la competizione, va una borsa di studio di 5 mila euro e uno stage di 3 mesi nella Redazione Economia de La Stampa . In queste pagine , oltre al suo articolo , troverete le altre quattro storie che la giuria ha considerato meritevoli di essere pubblicate. La Textreme produce nel Biellese materiali tessili innovativi per la pesca L'azienda è al centro dell'articolo che ha vinto il nostro concorso s!ú ùú

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Le idee che danno slancio alle impireseI giovani giornalisti vincitori del concorso raccontano cinque storie di aziende che sfidano la crisi

Raccontare la storia positiva di un'azienda , un produttore , un artigiano odi una realtàeconomica che ha saputo far fronte alla crisi grazie all'impegno , alla capacità di reinventarsiei proporre qualcosa di nuovo . E' questa la sfida a cui La Lauretana, l'azienda produttrice diacque minerali , in collaborazione con La Stampa , ha chiamato giovani giornalisti pubblicistie professionisti e iscritti alle scuole di giornalismo , con la prima edizione del premio «Laure-tana , Nella Vietti ». A Nadia Ferrigo , che con storia dell'azienda Textreme - filatura bielleseche si è riconvertita alla produzione di lenze perla pesca sportiva - ha vinto la competizione,va una borsa di studio di 5 mila euro e uno stage di 3 mesi nella Redazione Economia de LaStampa . In queste pagine , oltre al suo articolo , troverete le altre quattro storie che la giuriaha considerato meritevoli di essere pubblicate.

La Textremeproduce

nel Biellesemateriali

tessiliinnovativi

per la pescaL'azienda

è al centrodell'articoloche ha vinto

il nostroconcorso

s!ú

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"Il nostro businessè pescare i pescatori"

1 signor Gilberto Albertinon ha mai pescato in vitasua. Da sempre è il titolare

di una piccola impresa tessilenel Biellese, proprio come loera suo padre. Eppure nel suopiccolo ufficio, tra gomitoli erocche, ora c'è un incredibilecampionario di esche artificali.Cavallette, ragni e insetti diogni genere e colore, assembla-ti con cura da mani pazienti, so-

no l'elemento indispensabile per il fly fishing, lapesca con la mosca, una disciplina sportiva pococonosciuta al grande pubblico ma con schiere diappassionati in tutto il mondo.

Per fare una buona esca, ci vuole il filo giu-sto. Il signor Alberti, 45 anni, ha deciso di usa-re una parte dei macchinari della sua filaturaper specializzarsi nella lavorazione di fibretessili per la pesca sportiva. «Alla fine deglianni'90l'azienda fondata da mio padre avevadiciotto dipendenti e un fatturato di oltrequattro miliardi di lire. Ma negli ultimi diecianni i piccoli artigiani biellesi sono quasiscomparsi. Anche la mia attività si è dimezza-ta e mi sono trovato davanti a un'alternativa:cambiare o chiudere. Ho deciso di rischiare.Spesso l'innovazione, il cambiamento, nasco-no dai momenti più duri», racconta Alberti.

Nel 2005 dall'azienda madre Filtex nasceil progetto Textreme, un esempio di tessiletecnico e innovativo unico nel suo genere.«Da molto tempo c'era una forma quasi em-brionale di fabbricazione di filati per la pe-sca, con una produzione limitata e per po-chissimi clienti. Non sapevo nemmeno percosa venissero usati. Erano piccole quantitàe molto difficili da lavorare più un fastidio,che altro». Il signor Alberti ha iniziato a farericerche e studiare più da vicino il settore. E'

volato negli Stati Uniti a una fiera specializ-zata in fly fishing. «Lì ho capito che le possi-bilità del mercato erano molto più vaste diquel che mai avrei potuto immaginare, so-prattutto per ricerca e innovazione. Mi sonoreso conto che non basta prendere un filato eriadattarlo, ma le fibre vanno lavorate in tut-t'altro modo. Nel nostro mestiere è impor-tante ascoltare con attenzione i clienti». E'un lavoro di fino, da artigiani: per ogni fibra, imacchinari devono essere calibrati e taratisu tempi e pesi differenti.

Dopo un inizio in punta di piedi, oggi la Tex-treme ha un catalogo di 1600 articoli e vende isuoi prodotti in tutto il mondo, sia a negozi dicaccia e pesca, sia a fabbriche che produconoesche artificiali in Sud Africa e in Asia. Undato in netto contrasto con il trend che emer-ge dall'indagine della Camera di Commerciodi Biella: nei primi sei mesi del 2012 hannochiuso 330 imprese artigiane e nello stessoperiodo il 66 per cento dei tessili ha ridotto laproduzione. La crisi però si è aggravata: se-condo le previsioni a fine anno nove artigianitessili su dieci perderanno fatturato.

Tirarsi fuori dalle secche, se non si disponedi grandi capitali, non è semplice nemmenoper chi ha idee innovative e vuole provare areinventarsi: gli artigiani si lamentano dellegaranzie sempre più alte che le banche chie-dono sui nuovi finanziamenti, oltre agli au-menti sui fidi già concessi. «Quando ho inizia-to questo progetto nessuna banca mi ha aiu-tato. Ci siamo autofinanziati. Non è stato faci-le, ma ce l'abbiamo fatta», racconta Alberti.Ora l'azienda è in attivo, ha otto dipendenti,due neoassunti, un fatturato di 500 mila eurol'anno e buone prospettive. E continua a inno-vare: sta per aprire un sito web per vendere isuoi prodotti on line. «Il nostro lavoro ora èpescare i pescatori».

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"Il Vello d'Oro?L'abbiamo trovato noinel distretto di Biella"

Biella, Valle Mosso la chiamano la «val-le dei dinosauri ». Non è un sito di scaviin cui si trovano ossa e fossili di antichi

rettili, ma una testimonianza sconcertante diun altro tipo di archeologia: quella industria-le. I «dinosauri» sono edifici enormi di tinto-rie, filature , tessiture ormai fermi e in predaall'abbandono. Scheletri immobili che squar-ciano i boschi intorno allo Strana, torrentelungo il quale sono abbarbicati e che, nei tem-pi d'oro del distretto tessile, «aveva acqueverdi, rosse, a volte blu, come risultato della

lavorazione febbrile della lana».Marina Maffei, product designer trentunenne, ripete sul-

l'orlo della commozione i racconti di gioventù del padre, chelungo le sponde dello Strona ha lavorato per una vita: «E an-dato in pensione poco prima chela fabbrica chiudesse ». I filidi lana che qui si producono intessono le maglie degli equili-bri sociali e arrivano a cucire nel vivo le trame familiari. «Dal2009 le aziende hanno iniziato a chiudere una dopo l'altra»,spiega Marina mentre guida in salita, verso Camandona, pa-esino di 300 abitanti appena, nel cuore dell 'Oasi Zegna. Lìassieme a Corrado Fileppo, 45 anni, brand philosopher, e Mi-chela Cavagna, 41 anni, architetto che a Camandona è nata etornata dopo la laurea, ha dato vita a un progetto visionario epassionale. Da quassù , a 800 metri sul livello del mare, inmezzo alle Prealpi che cingono Biella e dovei pascoli di peco-re si stringono come in una gigantesca sciarpa attorno allacittà, riescono a dominarla la«valle dei dinosauri». Dall'alto,come sembra suggerire il nome della cooperativa che hannofondato proprio nel 2009: Ars alit Artes , l'arte fa volare learti. Ci credono , dicono, che il distretto riuscirà a rialzarsi,ma «solo a patto di tornare alle origini».

Di fatto il loro laboratorio - una «bottega neorinascimenta-le», come amano definirla , ricavata all'interno di un ex asilodegli anni `30 - è l'unica realtà attiva sul territorio a realizzareproduzioni artigianali con il vello delle pecore autoctone bielle-si: «Una lana bistrattata perché molto grezza -spiega GiorgioFrignani, presidente dell'Agenzia lane d'Italia - ha un prezzocosì basso che non paga nemmeno la tosa, così gli allevatorisono tentati di disfarsene , bruciandola o sotterrandola nel ter-reno, con enormi danni ambientali ». Il paradosso è che Biella èl'unico posto in Europa dove ancora coesistono tutte le fasi del-la filiera, dalla selezione degli ovini al prodotto finito, mentre la«fabbrica diffusa» realizza semilavorati solo con lane stranie-re, che però non reggono più la competizione con quelli realiz-zati all'estero a prezzi irrisori.

Alla Ars alit Artes hanno affrontato il problema alla base:per far fronte all'assenza di ordini sono tornati all 'unicitàbiellese, impiegando il vello che nessuno vuole per produrresedute , lampade, tappeti realizzati con metodi artigianali etelai vecchi di secoli, ma ad alto contenuto di design. «Questaa noi sembra l'unica via per fare business oggi - dice Michela- produrre oggetti che nessun altro è in grado di fare». Ilrisultato è che, facendo leva solo sulle loro forze, vendonocuscini a 180 euro come niente fosse . E creano occupazione:sono arrivati primi in Italia nel progetto «Apprendistato emestieri avocazione artigianale», indetto dal ministero delLavoro, a pari merito con la Dolce&Gabbana . Ora avranno lapossibilità di assumere in via facilitata apprendisti under 28,in una realtà spopolata dove regna il silenzio e dove porte-ranno le orecchie dei più giovani ad abituarsi di nuovo alrumore incessante dello sferragliare dei telai.

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Regalister, la "app"che mette d'accordo

e-commerce e negoziianni non ci pen-sa due voltequando i clienti

varcano la soglia del suonegozio di sport alle por-te di Torino. Che com-prino o meno, alla cassamette loro in mano deivolantini con un messag-gio curioso: se hai vistoqualcosa che ti piace evuoi fartelo regalare, fo-

tografalo pure scaricando questa applica-zione sul tuo telefono. Il servizio, attivati-le su ogni cellulare con connessione Inter-net, si chiama Regalister (www.regali-ster.it) e consente di creare una proprialista online di regali, visibile a chiunque suun normale profilo Facebook, fotografan-do i prodotti che si trovano nei negozi.

Descritta così l'applicazione non sem-bra l'ultimo ritrovato delle strategie dimarketing, ma l'apparenza inganna. «Per-mettere a chiunque di catalogare ciò che èesposto in vetrina, segnalando prodotto,indirizzo, esercizio e rendendo tutto pub-blico su Internet, ha un beneficio enorme -spiega Agnese Vellar, responsabile dell'in-cubatore di progetti innovativi del Poli-tecnico di Torino, i3P - Rimette in contat-to i piccoli e medi esercizi commercialicon i consumatori locali che, per acquista-re il prodotto segnalato, devono andaredirettamente in negozio». In barba alla pi-grizia e al crollo della domanda interna.Secondo l'Istat, infatti, i consumi in Italiasono diminuiti del 13,2% dal 2008 a oggi equest'anno si prevedono minori incassiper 35 miliardi di euro. In Piemonte i datisul prodotto interno lordo non sono inco-raggianti: nel 2009 la produzione ha se-gnato -5,3% rispetto all'anno precedente ela risalita degli anni successivi è troppo ti-mida (appena +0,9% nel 2011). Eppure lestrategie per la ripresa non mancano. Re-galister è stato messo a punto per inter-cettare meglio una domanda e un'offertagià esistenti, convincendo i piccoli e mediesercizi a fare pace con la bestia nera delcommercio al dettaglio, l'e-commerce. La

vendita di prodotti online sta facendo lafortuna di colossi come Amazon e Google(in Italia il fatturato per il 2011 ha sfiorato i19 miliardi) a scapito però delle piccole re-altà produttive locali che, certo, un sitoposso anche aprirlo ma - specie se nonesportano all'estero - hanno poi bisognodi gente che entri in negozio a comprare.«A volte è un problema sapere cosa rega-lare - spiega l'ideatore, Davide Bertarini,28 anni, studente del Politecnico di Torino- L'applicazione è attiva da appena un me-se e sia gli utenti sia i negozianti del terri-torio sono entusiasti». Tra questi ultimiGianni, che conferma: «Con questa appli-cazione l'e-commerce va a nostro benefi-cio. Siamo incuriositi e credo proprioavremo un boom di clienti in carne e ossagià questo Natale». Non solo, la app con-sente di fare indagini di mercato in temporeale: sapere, ad esempio, qual è la borsapiù fotografata e regalata renderà più effi-ciente e redditizia la sua produzione. Leprospettive sono incoraggianti. L'idea diBertarini, inoltre, si inserisce in un filonefelice per l'economia del Piemonte: le retid'impresa, formule di aggregazione chesul territorio contano già 106 micro e me-die aziende associate. Un gioco di squadrache fa crescere la competitività. Nel casodi Regalister i commercianti possono far-si pubblicità a costo zero, i produttori sa-pere cosa vendere, i clienti trovare esatta-mente ciò che cercano e Davide lanciarela sua app in tutto il mondo.

Motore propulsore di piccole, grandirivoluzioni come quella descritta è l'incu-batore del Politecnico di Torino, i3P (142aziende avviate con successo dal 1999, 70diventate autonome e floride e ben 7 ac-quisite da multinazionali). «Il bello degliincubatori è che trovano investitori dispo-sti a rischiare nella start up», spiega CiroSpedaliere, analista del primo fondo di in-vestimento italiano per questi tipi di im-prese, Innogest. «Chi investe non vuole in-dietro i soldi, ma quote societarie perché,specie all'inizio, preferisce che gli utili sia-no reinvestiti nell'azienda». Una ricettavincente, anche per il Piemonte.

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La giovane marocchinache si è messa in affari

con Enrico Fermiincontro di cono-scenza, tecnolo-gia e imprendito

rialità può dare luogo aesperienze d'innovazio-ne e di valorizzazioneeconomica della ricercascientifica. I-See è un

% esempio di fortunata si-nergia fra università emondo dell'impresa: sitratta di una piccola so-

cietà costituita nel 2009 con sede al-l'Istituto nazionale di fisica nucleare(Infn) di Torino.

Faiza Bourhaleb, classe 1973, scien-ziata marocchina, fondatrice e Ceo del-la startup, dopo molti anni nella ricer-ca ha deciso, insieme ai suoi collabora-tori, di ampliare i propri orizzonti pro-fessionali e avventurarsi nell'impren-ditoria. Con l'umiltà dei neofiti il grup-po di fisici ha iniziato a cimentarsi conil marketing, la pianificazione finanzia-ria, le trattative commerciali. «Nonfraintendiamo - tiene a precisare Fai-za -: la ricerca è la mia passione fin dagiovanissima, non vi ho certo abdicato.In I-See si continua a fare ricerca, è ilnostro valore aggiunto». Si tratta, pe-rò, di una ricerca non fine a se stessa,chiusa in laboratorio e avulsa dalla so-cietà, ma interdisciplinare, aperta almondo esterno e pronta a comunicaree mettere in gioco i propri risultati.

«I-See sta per Internet-Simulation,Evaluation and Envision - spiega Faiza-: il nostro servizio consiste in simula-zioni virtuali personalizzate». L'idea diI-See è quella di risolvere rapidamenteproblemi ad alta complessità di calcoloutilizzando il metodo Monte Carlo, unasorta di previsione probabilistica del fu-turo. « È un algoritmo inventato neglianni'40 da Enrico Fermi mentre lavora-va al progetto Manhattan - raccontaFaiza -. Si basa sul calcolo delle proba-bilità (da cui il riferimento al casinò):considerando una serie assai numerosadi possibili realizzazioni del fenomeno

che si vuole indagare si perviene a unasimulazione virtuale che restituisce,con un'ottima approssimazione, il feno-meno come avverrà».

I software di simulazione vengonoprodotti da grandi multinazionali.Come compete I-See? «Schivando laconcorrenza», risponde Faiza. «Noi -e siamo gli unici - offriamo un servi-zio direttamente all'utilizzatore fina-le: sviluppiamo simulazioni altamen-te personalizzate - cui il cliente acce-de via web - che soddisfano le suespecifiche esigenze».

Che cosa si simula? "Potenzialmentetutto: eventi fisici, chimici, economici oanche sociali. I possibili campi applica-tivi sono innumerevoli". Per iniziare I-See ha scelto la medicina: dopo la laureain fisica teorica conseguita in patria Fai-za ha svolto un dottorato in fisica medi-ca a Torino. «Avevo in programma di ri-manere per un breve periodo di studio»,racconta. «Ormai sono qui da 14 anni».

Il primo cliente è stato il Centro Na-zionale di Adroterapia Oncologica(Cnao) di Pavia, unico centro sperimen-tale italiano per questo nuovo tratta-mento dei tumori. L'adroterapia è unanuova frontiera della radioterapia onco-logica: essa utilizza fasci di particelleadroniche (protoni e ioni) per curare itumori solidi poco responsivi alla tera-pia tradizionale. Questa tecnica ha unanotevole capacità distruttiva nei con-fronti delle cellule: per applicarla occor-re la massima precisione. Le simulazio-ni di I-See, in questo caso, prevedono fi-no ai minimi dettagli l'interazione cheavverrà fra il fascio di particelle, i tessu-ti cancerosi e quelli sani del paziente.

Dopo la collaborazione con il Cnao I-See ne ha avviata una con l'Istitutoadroterapico internazionale Iba, le cuisoluzioni oncologiche sono praticate in3000 ospedali di 40 Paesi diversi. FaizaBourhaleb è apertamente fiera di ciò:«Poter contribuire, nel proprio piccolo,alla cura del cancro, è una soddisfazioneprofessionale che chiunque vorrebbe».

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L'artigianato arti recessioneconquista il mercato globale

mmaginate che si possaplasmare un'idea. Im-maginate che a questa

idea si possa dare la formadi un'impresa e la consi-stenza della ceramica. Orasmettete di immaginare epassate all'azione, come fe-ce Paola Cenciarelli quan-do avviò la sua prima bot-tega di decorazione a fuocosu porcellane e ceramiche.

Era il 1978 e l'artigianato aveva già intra-preso da tempo la strada del declino. Chiavrebbe voluto investire in un'attività cosìincerta? La stessa persona che, in piena crisi2012, anima con successo un laboratorio ar-tistico diventato, negli anni, un centro di for-mazione nel quale si realizzano opere espo-ste e vendute in tutto il mondo.

Siamo a Roma, nel popolare quartiere diCentocelle, in una piccola via a senso unicoconosciuta solamente da chi scende all'ulti-ma fermata del 19, il tram che parte dall'ele-gante quartiere Prati, corre sinuoso tra vialeLiegi e Regina Margherita, si infila tra gli excaseggiati operai di San Lorenzo e Prenesti-no fino ad arrivare qui, nella proto-periferiadove oggi le case si vendono nelle pagine de-gli `immobili in zona semi-centrale' e i prezzirimangono bassi perché le vecchie palazzinesono sprovviste di comodi ascensori.

E racchiusa tutta qui, all'ultima fermatadi un tram multisociale, l'avventura artisticae imprenditoriale di Paola Cenciarelli. Ani-mata dal desiderio di dipingere liberamentematerie come porcellane, ceramiche e argil-la, l'artista romana inaugurò una bottegadove realizzare e vendere prodotti di raramanifattura, quando ancora non esisteva iltemuto crollo dei consumi e la vendita dibomboniere a maggio rendeva talmente tan-to da permettere di impiegare il resto del-l'anno nella sperimentazione artistica. Beitempi ormai svaniti che, però, non hanno la-sciato posto a rimpianti creando al contra-rio un'occasione di inventiva e di guadagno.

La crisi non è riuscita a varcare la sogliadel laboratorio di Paola che si è difesa grazieall'apertura verso i mercati esteri e alla con-temporanea attenzione nei confronti del tes-suto sociale più vicino, il quartiere. Proprio

dall'amore verso la colorata periferia roma-na e la popolazione che la abita è nata l'ideadi proporre lezioni di decorazione e pitturache, in pochi anni, hanno trasformato Por-cellana e Ceramica da semplice laboratorioin punto di riferimento per le numerose al-lieve che ne affollano i corsi.

Nessuno aveva mai pensato che si po-tessero proporre corsi di pittura o scultu-ra a mamme, nonne e nipoti sempre trop-po impegnate in una quotidianità che qui,spesso, non fa sconti. «Signò ma non lo fache qua so' tutti carcerati?». «Da `ste partigirava l'eroina, chi s'è salvato conta i mor-ti mica pensa ai vasi». I commenti sull'ini-ziativa non si erano fatti attendere, in unquartiere come Centocelle dipinto spessoingiustamente, così vicino a quel Quartic-ciolo di pasoliniana memoria.

Il tempo, però, non ha dato ragione allavox populi. Proprio nel 2008, mentre lacrisi già soffiava scombinando i bilanci dimolte aziende, le creazioni di Paola Cen-ciarelli vincevano il premio speciale delmuseo «Arti del Fuoco» di Nova Milanesee l'impegno profuso nei corsi veniva rico-nosciuto dal `Team Award' consegnato al-la sua scuola a Como, nel corso della Con-vention Internazionale Azzurra. L'ultimodei tanti traguardi è arrivato nel marzo2012, quando le allieve del laboratorio sisono aggiudicate tutti i primi posti dispo-nibili della categoria amatori alla Fiera In-ternazionale di Lione, sbaragliando oltreduecento partecipanti da tutto il mondo.

Pur avendo ormai superato i confini na-

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zionali, la storia di Paola Cenciarelli e del suopersonale ottimismo anticrisi sono stretta-mente legati al quartiere e a chi lo vive. Nona caso, negli stessi anni in cui inizia a espor-re e vendere prima a Monaco, poi nell'interaGermania e in Europa, Paola rifiuta la possi-bilità di trasferirsi in vie con maggiore pas-saggio o in zone più signorili, magari le stes-se attraversate dal tram 19. La lungimirantetitolare di Porcellana e Ceramica decide dirimanere in questo angolo di periferia doveha vinto la scommessa contro la crisi com-battendo il degrado culturale. E, mentre leserrande di alcuni vicini rimangono triste-mente chiuse, abbassate per sempre e vitti-me della sfavorevole congiuntura economi-ca o della concorrenza orientale, Paola am-plia il suo laboratorio aggiungendo una nuo-va ala dedicata solamente ai corsi.

Partite i punta di piedi, le iscrizioni sonolentamente decollate tanto che l'artista si èdovuta trasformare in maestra puntuale edesigente, dedicando sempre più tempo aquelle «benedette lezioni», che consentonodi mantenere il bilancio in attivo e rientrarecon i costi dell'affitto, della luce, dei materia-li da comprare. I corsi vanno talmente beneche, per dare vita alle creazioni destinate aincontrare il gusto del pubblico di giorno,Paola si ferma a lavorare sempre più a lungonelle ore notturne. Tutto il quartiere ormaisa che quella luce accesa nel retrobottega(già, esistono ancora i'retrobottega') signifi-ca che l'insegnante è tornata artista e, anchequesta notte, fuoco e porcellana si unirannoper dar vita a una nuova sfida.