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M M i i n n i i H H o o t t e e l l e e C C a a s s a a l l e e g g l l i i U U l l i i v v i i p p r r e e s s e e n n t t a a L L e e G G u u i i d d e e d d e e l l C C a a s s a a l l e e N N E E L L L L A A T T E E R R R R A A D D E E L L T T U U F F O O Mini Hotel e Casale gli Ulivi via Francesco Zugiani, 6 58016 – Orbetello Scalo (Gr) Mobile +39 328 7211454 Tel./Fax 0564 864319 www.casalegliulivi.it

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IInnddiiccee Marsiliana ............................................................................................................................................3 Magliano in Toscana ...........................................................................................................................4 Pereta ...................................................................................................................................................8 Montiano ............................................................................................................................................11 Istia d’Ombrone .................................................................................................................................13 Montorgiali ........................................................................................................................................14 Scansano ............................................................................................................................................16 Montemerano .....................................................................................................................................20 Saturnia ..............................................................................................................................................22 Manciano ...........................................................................................................................................24 Pitigliano............................................................................................................................................26 Sovana ................................................................................................................................................29 Sorano ................................................................................................................................................31

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Marsiliana Marsiliana, frazione più importante del comune di Manciano, è un piccolo paese nato su un colle fra vigneti e oliveti. Il borgo gode di una notevole importanza, in quanto scavi del 1908 hanno portato alla luce una vasta necropoli paleoetrusca. Marsiliana è situata a pochi km da Manciano, Albinia e dalla Costa d’Argento. Il borgo, che conta su circa mille abitanti, è contornato da una rigogliosa macchia mediterranea e si estende su un territorio vasto e pianeggiante. Inoltre vi sono presenti molti oliveti e vigne.

Tradizione vuole che questo fosse il territorio dell’antica Caletra Etrusca, posta tra i fiumi Albegna e Fiora. Lo sviluppo del territorio di Marsiliana inizia tra fine VIII e inizio IV secolo a.C., come testimoniano i corredi tombali scoperti. I sepolcri tombali più importanti per il

contenuto rinvenuto sono il Circolo della Fibula

e il Circolo degli Avori. Nel primo fu rinvenuta la Fibula Corsini, capolavoro d’arte orafa etrusca; nel secondo fu trovata la famosa Tavoletta della Marsiliana, tavolo d’avorio recante un alfabeto etrusco inciso. Il nome di Marsiliana sembra derivare dal gentilizio latino Marcilia, da cui discende il medioevale Castrum Marciliani che compare nell’atto di donazione di Carlo Magno all’Abbazia delle Tre Fontane. Il borgo fu terra aldobrandesca e possesso del ramo di Sovana, ma in seguito all’estinzione della famiglia dominante passò agli Orsini. In seguito, fu posseduta dai Senesi con il resto della Maremma costiera, ma nel XVI secolo passò sotto il dominio spagnolo con la costituzione dello Stato dei Presidi. Il territorio fu poi venduto ai Medici, i quali a loro volta lo cedettero ai Corsini. Fu proprio il principe Don Tommaso Corsini che per primo fece ricerche archeologiche nel territorio, che misero in evidenza costruzioni tombali con corredi del VII secolo a.C.. Con la Famiglia Corsini nacque la Fattoria di Marsiliana, che in principio la gestirono solamente, ma in seguito ne divenne proprietaria. Oggi la tenuta possiede molti vigneti dai quali si ricava un buon vino. Il castello sorge su di una collinetta in posizione veramente dominante, assicurando la vista di un panorama affascinante che si spinge fino al mare. Il castello appartenne ai monaci della Tre Fontane, agli Aldobrandeschi, agli Orsini, ai Medici ed infine ai Principi Corsini. La torre del castello di Marsiliana fu probabilmente un possedimento di Carlo Magno prima e di Leone III poi. Della sua originaria struttura oggi si possono ammirare le mura di cinta e pochi elementi architettonici. Dai vigneti della Tenuta provengono gustosi vini. Da citare è il vino “La Partenza” che identifica la Maremma e la Famiglia Corsini. Durante l’ultima settimana di maggio, Marsiliana ospita la nota Sagra della Fragola che attira molti turisti. Oltre a degustare e comprare fragole, si potrà visitare l’intero borgo ammirando gli innumerevoli stand e degustando prodotti tipici maremmani. Dal 2002 è attivo, nei mesi autunnali, un campo archeologico che prevede attività di scavo, ricognizione e didattica a cui possono prendere parte studenti di archeologia e volontari, purchè maggiorenni. Il Progetto di ricerca, teso ad indagare il centro etrusco di Marsiliana, è diretto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana in collaborazione con il Laboratorio di Etruscologia dell'Università di Siena.

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Magliano in Toscana Magliano è una delle più belle città della Toscana; la sua bellezza è cantata anche dallo scrittore Carlo Laurenzi, che la definisce “la più armoniosa architettonicamente e paesisticamente” città della Maremma. Magliano si trova a 128 m di altitudine, a destra del fiume Albegna, in provincia di Grosseto. Il territorio del comune fa parte del Parco Naturale della Maremma. Le attività principali sono l’allevamento dei bovini e all’agricoltura. I prodotti maggiori sono l’olio e il vino. La città fa parte dell’Associazione Nazionale Città del Vino, associazione che opera per la valorizzazione delle risorse paesaggistiche, ambientali e storiche dei comuni che aderiscono. Probabilmente Magliano è l’etrusca Heba; è stata infatti rinvenuta una necropoli, risalente al VII o VI secolo a.C., con tombe a camera ed a circolo, scavate nella roccia, oltre a numerose ceramiche, tra cui anche alcuni bicchieri. Sono visitabili quelle di Santa Maria in Borraccia e di Cancellone. Inoltre vi è stata trovata anche una lamina in piombo con una incisione a spirale chiamata Tavola Hebana, un importante documento romano. Nel III secolo, infatti, il territorio di Magliano fu conquistato dai romani. Probabilmente, l’attuale nome della città deriva dal latino Mallius, nome proprio di persona, a cui venne aggiunto il suffisso –anus, che indicava l’appartenenza. La specificazione Toscana invece fu aggiunta solo nell’Ottocento. Poco dopo l’arrivo dei romani, quest’area conobbe un periodo di decadenza, che culminò con la caduta dell’Impero Romano e il progressivo spopolamento del territorio. All’interno del paese si trova il Centro di Documentazione Archeologica, che ricostruisce alcuni aspetti della vita nel periodo etrusco-romano. Nel Medioevo, Magliano fu governato dapprima da una famiglia di signori locale, e poi, intorno al tardo Duecento dagli Aldobrandeschi, che fecero realizzare qui un castello, intorno al quale cominciarono ad essere costruite le prime case. Successivamente, il paese fu amministrato da un vassallo degli Aldobrandeschi, per poi tornare nelle mani dei conti, nel ramo degli Aldobrandeschi di Santa Fiora. Dopo un breve periodo sotto i Pannocchieschi, la città fu conquistata dai senesi; nel Quattrocento venne terminata la cinta muraria iniziata intorno all’anno Mille, presente ancora oggi, per difendere la città dall’assedio di truppe inglese di John Hawkood.I senesi riuscirono a difendere Magliano e controllarono la città dal tardo Trecento fino ai primi del Cinquecento, quando fu annesso al Granducato di Toscana.

Fu quindi feudo di Cornelio Bentivoglio, generale delle truppe dei medici, che ne mantenne il possesso fino al Settecento. Più tardi, con l’avvento dei Lorena, a Magliano fu concesso di avere autonomia e statuto propri. La dominazione dei Lorena durò fino all’annessione al Regno d’Italia.

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Da visitare: Chiesa di S. Martino: Nasce come una pieve nel Medioevo, vicino all’omonima porta; solo l’avancorpo è ancora romanico, la parte restante è stata ricostruita intorno al XV secolo.

La Chiesa di S. Martino, di forme romaniche, è stata eretta, almeno in parte, intorno al 1000. La facciata in conci di pietra, è adorna di un portale decorato negli stipiti da due draghi,uno dei quali cavalcato da una figura umana, e in alto da una bifora con una colonna senza capitello. L’interno a croce latina, è formato da due piani: la Navata, di pianta rettangolare, ed il transetto di epoca più recente (1400). L’abside rettangolare è di stile gotico. Sulle pareti della Chiesa si possono ammirare numerosi affreschi di scuola senese (1400/1 500). Sulla sinistra troviamo raffigurati S. Sebastiano, S. Maria Maddalena,una Madonna con Bambino, ed infine la Deposizione di Gesù dalla Croce., nel transetto,S. Martino che dona metà del mantello al povero, S. Agostino, S. Cristoforo, S. Antonio, S. Lucia. Nel transetto a destra S. Rocco, S. Caterina d’Alessandria, S. Guglielmo d’Aquitania. Particolare dell’esterno è il fianco destro,tutto in conci di pietra dove spicca una scalinata ed un portale composto di due archi sovrapposti. Nella lunetta del portale sono appena visibili i resti di un affresco trecentesco raffigurante la Madonna con il Bambino ed i Santi Pietro e Paolo. Al Centro del transetto una finestra lunga e stretta ad ampia strombatura. In alto un campanile a vela. Palazzo del Potestà (o dei Priori): Si tratta di un edificio tardo gotico, costruito nel Quattrocento; si trova sulla via principale della città. Palazzo di Checco il Bello: Edificio caratteristico, sempre di periodo tardo gotico, di costruzione senese, situato sulla strada principale di Magliano. Chiesa di San Giovanni Battista: E' stata costruita nel tardo Medioevo, con forme gotico rinascimentali, per essere poi ristrutturata in forma barocche. Si tratta di un edificio composito, in cui il lato destro della facciata trova continuità con la cappella laterale da cui si ha accesso all’interno. La chiesa di S. Giovanni Battista, di fondazione Romanica, con qualche elemento gotico ha una elegante facciata rinascimentale, compiuta nel 1471, come si legge dalla lapide posta sul lato sinistro della facciata. Al di sopra della cornice si innalza il frontone triangolare in cui si apre un rosone, formato da una corona di alloro di forma circolare. L’interno originariamente di stile Romanico, rimaneggiato prima con forme gotiche,poi barocche, è una singola navata,con quattro archi a tutto sesto che sostengono il tetto. Entrando, a sinistra, molto interessante è il fonte battesimale di travertino con la sua forma di pisside cuspidata a base esagonale. Il fusto è decorato con motivi classici. Tra gli affreschi ne troviamo alcuni di scuola senese databili verso il XIV sec. (S.Rocco, S.Antonio e la SS. Trinità) Sul primo altare (XVII sec.): vi è una pala

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raffigurante la nascita di Gesù, di ignoto pittore toscano. Il secondo altare laterale ,sempre in stile barocco,, ha una pala raffigurante S.Carlo Borromeo,circondato da angioletti. L’Altare Maggiore,in muratura, rivestito di gesso, porta in alto, le statue di S.Giovanni Battista e S.Andrea, ai quali è dedicata la Chiesa. Mentre al centro si trova un Tabernacolo a forma di tempietto classico, opera di un artigiano toscano (1808). Sopra la porta della Sagrestia, tre affreschi raffiguranti S.Stefano, S.Sebastiano e S.Francesco che riceve le stigmate (XIV sec.) Chiesa della Santissima Annunziata: La chiesa si trova appena fuori il paese, superata Porta San Giovanni. Fu edificata nel Quattrocento, sopra un tempio pagano. Dietro la Chiesa è presente un giardino famoso per la presenza di un ulivo ultramillenario, chiamato Ulivo della Strega.

La Chiesa della SS Annunziata in origine era più piccola. Nel 1400 fu aumentata di una campata nella parte anteriore, e ingrandita nella parte superiore,con l’aggiunta dell’abside e dotata nello stesso tempo di un piccolo campanile a vela. L’esterno è decorato da un bel portale primitivo, dal poderoso architrave di travertino. Sopra il portone di ingresso si nota una finestrella rotonda, con cornice, che completa la facciata terminante con copertura a capanna e denuncia carattere lineare e semplice dello stile romanico. Graziosa anche l’entrata laterale della Chiesa, sul lato destro con un piccolo porticato. AIl’interno troviamo conservata, la cosa più pregevole di Magliano, si tratta di una tavola posta sull’altare maggiore: “La Madonna che allatta il Bambino”,una delle opere più belle di Bartolomeo di Lando,detto il Neroccio (1447/1500). Si tratta facilmente della parte centrale di un quadro molto più grande, difatti alla destra della Vergine si vede chiaramente una mano che porge una sfera dorata, si dovrebbe trattare di S. Sigismondo con la sfera d’oro. Sopra l’altare vi sono due tele che raffigurano il mistero dell’Annunciazione: l’Arcangelo Gabriele con in alto la colomba simbolo dello Spirito Santo e nell’altra la Madonna in atteggiamento di accoglienza. Il tabernacolo di base esagonale è a forma di tempietto classico (sec.XVI). Nella Chiesa vi sono molti affreschi. Tutti quanti fanno riferimento alla Scuola Senese.

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Monastero di San Bruzio: Si trova nelle campagne di Magliano, a sud-est del paese. Si tratta delle rovine di un’abbazia romanica fatta costruire dai monaci camaldolesi nell’anno Mille. Si nota ancora nella parte centrale della chiesa la cupola ottagonale, poiché la parte superiore della struttura è crollata nel Seicento.

Centro di Documentazione Archeologica: Qui si trovano alcune dei reperti rinvenuti nella necropoli di Heba, l’antica città etrusca da cui deriva Magliano. Necropoli etrusca (tra Santa Maria in Borraccia e Cancellone): Le tombe etrusche che si trovano in queste due località sono a camera o a circolo, e sono le uniche visitabili. Torre Bella Marsilia: Questa torre fa parte delle fortificazioni realizzate dagli Aldobrandeschi nel Medioevo, e passò nel Trecento ai conti Marsilii; è chiamata bella marsilia perché si dice che la figlia del conte, soprannominata appunto così, fu rapita proprio in questo posto dai pirati di Solimano il Magnifico, nel Cinquecento. La ragazza sarebbe diventata la preferita del sultano. Tenuta di Collecchio: Questa antica fattoria padronale era una tenuta degli Aldobrandeschi costruita nel Medioevo. Subì varie modifiche nel corso dei secoli, tanto da sembrare quasi un edificio Cinquecentesco.

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Pereta A pochi chilometri da Magliano, sulla Statale per il Monte Amiata Si incontra Pereta, caratteristico paesino di collina, immerso nel verde. Sin dal suo primo mostrarsi, s’avverte la sensazione di entrare in un libro di storie medioevali, popolate di cavalieri, tornei, amori ed intrighi. Per non parlare poi del camminare tra i suoi vicoli stretti e silenziosi che suscitano l’entusiasmo di essere tornati indietro nel tempo. E’ emozionante come quelle linee rigidamente antiche, ci diano l’impressione di trovarci di fronte al mondo medioevale del “menestrelli, saltimbanchi e giocolieri”. Ancora oggi Pereta ha la sua torre, la sua storia d'amore e i suoi menestrelli. A dire il vero non proprio menestrelli variopinti, ma anziani personaggi popolari, qui definiti "poeti d'ottava" che si destreggiano in agguerriti tornei vocali, incitati da un buon bicchiere di vino. La storia d 'amore è quella di Margherita Aldobrandeschi e Nello, signore della Pietra, che tra il 1290 e il 1295 circa, vissero tra le fredde mura, del cassero le loro brevi ma appassionate vicende sentimentali.

Edificato dagli AIdobrandeschi tra il X e l'XI sec. Pereta divenne un importante centro militare posto a guardia di un passaggio stradale obbligato che collegava la costa con la montagna. Tuttavia dai ritrovamenti archeologici avvenuti intorno al borgo, sembrerebbe che la vita vi si svolgesse già in epoca etrusca e romana. La memoria più antica rimane comunque un atto notarile datato 8 agosto 1032. Dal documento s'apprende infatti che Albizio del fu Pietro vendette a Signoretto del fu Otto, un pezzo di terra a Pereta, nel Contado Rosellense, con tutte le case, vigne e terre, per il prezzo di venti soldi d'argento.

Benché legato alle vicende politiche e militari degli Aldobrandeschi, Pereta non fu mai alle dirette dipendenze di quei Conti. Infatti nel 1203, troviamo il borgo sotto il potere di un certo Messer Francesco, sebbene il Conte Ildebrandino VIII ne rivendicasse il possesso. Ancora una Bolla Papale del 1216 ri-sulta che i lasciti su Pereta, la Chiesa di San Bruzio a Magliano, l'oliveto ed un casale sull'Osa, vengono riconfermati dal Pontefice Onorio 1110 all 'Abbazia di San Antimo di Montalcino.

Nel 1238 l'esercito senese prende d 'assalto questo castello insieme a quello del Collecchio, di Magliano e Montiano, occupando così quella fascia costiera, punto base per lanciare I 'ultimo attacco decisivo a Sovana, sede principale dei conti. Tuttavia nel 1274, dopo anni di varie lotte, questi feudi vengono recuperati dagli Aldobrandeschi e, nella storica divisione di quello stesso anno, Pereta passa sotto il possesso del Conte Ildebrandino di S. Fiora. Quest'ultimi anni del secolo XIII, si concludono con le oscure ma appassionate vicende della Contessa Margherita e Nello Pannocchieschi che tra il 1920 e il 1925 circa, vissero tra queste fredde mura la loro breve, appassionata storia d'amore.

Con l'inizio del sec. XlV il declino degli AIdobrandeschi va sempre più assumendo serie dimensioni e benché molti castelli siano ancora sotto i loro domini, sono questi per lo più governati liberamente da nobili famiglie forestiere. È il caso di Pereta, che già agli inizi di questo nuovo secolo, risulta misteriosamente in possesso

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del Conte di Donoratico. Una sentenza pronunciata in Pereta, del 20 marzo 1344 rivela infatti che: ,'... in detto anno Priore di Naddo da Cetona, Castellano in Pereta del Conte di Donoratico, condannò Andreoccio di Guidone ad essergli tagliata la testa per aver ammazzato con coltello Andrea del già Bucetto di Pereta, entrambi cittadini di questo castello" Ma se il Conte di Donoratico amministrava il feudo, anche gli Aldobrandeschi dovevano possederne una parte, tanto che l'anno successivo, nello strumento della sottomissione a Siena dei Conti Andrea e Giovanni, risulta tra l'altro che questi cedevano anche la terra di Pereta. Negli ultimi anni che seguirono si trovò il castello sprovvisto di governo, divenendo facile preda per briganti e predatori.

Nel 1377 il feudo di Pereta fu posseduto dai "Papalini" che vi mantenevano una grossa truppa di Brettoni, i quali scorazzavano e predavano per tutta la Maremma e, dopo aver razziato il nostro castello, l'abbandonarono in rovina. Tornato alla Camera Apostolica di Santa Chiesa, fu acquistato nel 1383 da un certo messer Giovanni Minucci, cittadino senese e cameriere di Papa Urbano V, che lo cedette in seguito a suo fratello messer Francesco detto il "Fonda". Il governo di costui non piaceva ai peretani che segretamente tentarono di allearsi ai Conti Aldobrandeschi ma, quando tal Messer Francesco s'accorse del complotto, fece chiamare il Conte Tancredo di Modigliana che, con l'esercito senese, dopo aver recuperato la fortezza di Fabia, occupata dalla Compagnia dei Predatori, s'impadronì facilmente delle terre di Pereta, sottoponendole all'ubbidienza di Siena a condizioni però che una volta terminato lo Scisma, avrebbe restituito quella terra alla Camera Apostolica. Alla conclusione dello Scisma i senesi non mantennero i patti e nel dì 21 febbraio 1474, essendo trascorsi novant'anni che possedevano quel fondo, rinnovarono i Capitoli in possesso.

Con la dominazione senese, si concIude il ciclo delle molteplici vicende militari da cui Pereta ne uscì in rovina e in gravi difficoltà economiche. Tuttavia la Repubblica cercò di provvedere al recupero del fondo, il centro urbano fu arricchito di nuovi edifici pubblici e privati, gli artisti senesi abbellirono chiese e residenze signorili ma soprattutto fu cinta di nuove mura che andarono a racchiudere tutte quelle strutture sorte al dì fuori dell'antico borgo, ingrandendo e potenziando così l'antico ''Castrum” 'Aldobrandesco.

Con i nuovi ordinamenti, Pereta viene riconfermata in Podesteria rimanendo tale sino a ché nell'800 verrà aggregata al nuovo comune di Magliano.

Il centro storico di Pereta, sebbene privo di edifici con particolarità artistiche e monumentali, offre un interessante tessuto urbano che, sviluppatosi tra il X e XV sec., ha mantenuto intatti quei caratteri originali di borgo medioevale fortificato. Il nucleo abitativo più antico, edificato dagli Aldobrandeschi tra il X e il XII sec. è ben visibile sulla parte alta del paese, racchiuso da una serie di edifici affiancati sino a formare un recinto circolare dove le pareti esterne ebbero funzione di mura difensive.

Da una porta ad arco tondo, sormontato da uno stemma con simbolo araldico, si accede all'interno del borgo dove possiamo ammirare alcuni interessanti edifici con facciata quattro-cinqiiecentesca e la poderosa torre dell'orologio, (1300-1400) costruita in conci dì pietra locale, e alta ben 28 metri. È presumibile infine che nel borgo vi fosse un edificio dì culto, forse I 'antica chiesa di S. Bernardino, più volte citata nei documenti storici. Infatti nel cortile di una abitazione privata si conserva un portale in travertino nel cui architrave è scolpita la tipica sigla ecclesiastica 'D. O. M.'' (Deo optimum maximum). Questa parte del castello, doveva certamente costituire la residenza dei Signori feudatari. A seguito di un forte incremento economico e sociale (1200-1400) il castello fu ampliato a partire dalla prima metà del '400 grazie soprattutto agli aiuti della Repubblica dì Siena. Così l'antico borgo sì arricchì di nuovi edifici sia pubblici che privati, di nuove strade, nuove piazze e soprattutto di una nuova cinta muraria

Della cinta muraria, ancora in buona parte conservata, rimangono visibili un grosso torrione rotondo con base a scarpa che sembra, stranamente, isolato dal perimetro della cinta ed alcuni tratti di muraglia in gran parte coperti dalla vegetazione, a Nord Nord-Ovest, dove sporge una torre quadrata. I documenti storici ci riferiscono che i primi interventi di Siena in proposito delle mura castellane di Pereta, sì ebbero tra il 1383 e il 1401. Un grosso cantiere di lavoro fu poi istituito dal 1481 al 1487 che portò al definitivo recupero della cinta muraria. Tali interventi si rilevano dagli annali dei 5 Regolatori in Siena con l'esatta stima e progettazione dei lavori firmati dal Maestro Girolamo e dal Maestro Pietro dell'Abbaco.

Una valida dimostrazione delle capacità raggiunte dagli architetti senesi del 1400, ci è data dalla monumentale porta d'ingresso. Questo gioiello di ingegneria militare, presenta due aspetti notevolmente differenti: il lato interno e il lato esterno. Il lato esterno, con la porta d'ingresso ad arco ribassato, il soprarco a sesto acuto e gli archetti pensili sorretti da mensole stondate, ci riportano alla maniera senese del '400, mentre il lato interno, costituito da un arco a tutto sesto, sormontato da un arcone a forma di semicerchio è

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ricollegabile al 1500. È probabile che sia opera dell'architetto Piero Cattaneo, noto per aver lavorato molto alle fortificazioni di PorIo Ercole e Orbetello durante lo Stato dei Presidi. È documentato che l'architetto Piero Cattaneo dovesse provvedere a "resarcire la porta di Pereta che minacciava rovina". Di difficile datazione è la merlatura che corre per tre lati mentre le feritoie delle bombardiere orientate ciascuna verso ogni strada, sono originali.

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista è senza dubbio l'edificio più antico di Pereta, come ci ricordano i documenti d'archivio già dal 1200. La chiesa, dalle linee ricollegabili all'architettura romanica con pianta basilicale monoabsidata e a una navata, ha purtroppo subito continui rifacimenti in quest'ultimi secoli perdendo così le proprie caratteristiche originali. Interessante comunque è il portale d'ingresso in arenaria d'estrazione locale. All'interno sopravvivono alcune pregevoli opere lignee, marmoree e pittoriche di età barocca e neo-classica.

Edificata nel 1400, in occasione della visita in Pereta del Vescovo di Sovana Monsignor Apollonio Massaini il 15 maggio 1444, la piccola chiesa di Santa Maria presenta una interessante facciata abbellita dalla policromia delle pietre e adorna di un bel rosone e torretta campanaria. L 'interno, basilica/e ad una navata, ha perso l'arredo rinascimentale essendo stata tra il 1600 e 1800 sgombrata ed adibita a luogo di assistenza per poveri, ammalati e viandanti bisognosi.

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Montiano Percorrendo la strada che da Magliano porta a Grosseto dopo circa 11 Km. Si arriva a Montiano. Inutile dire che Montiano è un centro estivo ideale per quanti amano trascorrere le proprie vacanze in compagnia di vecchie storie di paese o di gustosi picnic all’aria aperta. Verde e storia sono l’accoppiata vincente che i Montianesi, con vera schiettezza tipica delle genti di Maremma, hanno già da tempo offerto ai turisti di passaggio. Tutto questo unito allo splendido panorama della Maremma che si ammira dalle sue piccole piazze e ai sentieri solitari sparsi tra i boschi che lo circondano che sono gioia e serenità per naturalisti, sportivi e fotoamatori.

Dai ritrovamenti archeologici avvenuti nei dintorni di Montiano ( Poggio Bestiale, Mandrino del Drago, Campi dell’Osa) si attesta che la vita si svolse intorno al borgo già in età etrusca e romana. Alcune tombe etrusche del VII – VI sec. A.C. furono rinvenute e scavate dal Prof. Minto nei campi di Bestiale e dalle stesse furono recuperati numerosi oggetti in bronzo, ferro e ceramica (bucchero). L’archeologo in una successiva campagna di studi individuò inoltre alcune fattorie e ville romane di età imperiale e i ruderi dell’ormai scomparso “Montian Vecchio”, centro di origine longobarda.

Edificato dagli Aldobrandeschi tra il 1000 ed il 1100 Montiano fù per molti anni al centro di guerre e distruzioni dovute forse alla sua posizione strategica che rendeva il suo possesso ideale a quanti volessero dominare nelle terre di Maremma. Il documento più antico resta a tutt’oggi la Bolla Imperiale del 1216 sulla divisione del vasto patrimonio aldobrandesco, dove nella seconda parte si legge “Castrum Montianus”.

Nell’anno 1238 i senesi assaltarono il contado maremmano distruggendo così il nostro castello insieme a quello di Collecchio, di Pereta e di Magliano. In seguito nel 1259 l’esercito di Siena mosse guerra contro Montiano che si era rifiutato di obbedire alla Repubblica ed al Re Manfredi di Napoli e nello stesso anno un certo Messer Lanfranco da Modena stroncò, per conto della Repubblica, una nuova rivolta scoppiata all’interno del Castello. Nel 1303 Montiano passò definitivamente al dominio di Siena sotto cui rimase sino alla formazione del Granducato di Toscana.

L’Ultima triste vicenda militare si registra nell’anno 1544 e il Pecci, illustre storico settecentesco, descrive così l’episodio: “….. in quell’anno l’armata Ottomana guidata da Ariadeno Barbarossa s’accosto a Telamone e dopo averlo messo a sacco ne partì con molti soldati alla volta di Monteano e trovatolo vuoto di huomini

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che per la maggior parte se ne erano fuggiti e a porte aperte, se ne impadronì subito là onde posto a sacco anco questo luogo, colla prigionia delle donne se ne ripartì lasciando fumo e cenere.”

Con lo stato Mediceo il Castello fu aggregato alla comunità di Pereta, da cui dipese per tutte le funzioni politiche e civili sino a che nell’ottocento verrà annesso al nuovo comune di Magliano.

Sebbene i documenti d’archivio siano testimoni delle origini antiche del Castello, al contrario l’attuale centro storico di Montiano non offre particolari aspetti, utili all’individuazione dell’antico borgo medioevale, il borgo si sviluppò fina dal 1200 grazie alle favorevoli condizioni creatisi nei rapporti politici ed economici tra lo Stato Aldobrandesco e Montiano dopo che uno dei Signori feudatari del Castello sposò Beatrice Aldobrandeschi, figlia di Guglielmo I° conte di Sovana e Pitigliano.

L’impianto urbano del centro storico è costituito da due nuclei paralleli di edifici che formano un recinto circolare di forma allungata, talvolta interrotto da stretti vicoli, racchiusi entro una cerchia di mura risalenti alla seconda metà del 1400.

La cinta muraria è ancora individuabile per buona parte ma è soffocata dalle costruzioni che vi si sono addossate, rimangono una porta a S.E. ad arco ribassato (oggi del tutto coperta da intonaco) e alcune basi dei torrioni circolari che si alternano nel perimetro delle mura.

Da un documento conservato nell’Archivio di Stato di Siena, s’apprende che la costruzione delle fortificazioni avvenne tra il 1478 ed il 1481 per opera di un tale Messer Girolamo di Maestro Pietro dell’Abbaco su commissione dei Signori Regolatori e che per l’occasione venne costruito un nuovo palazzo per le guardie del Castello. Polo centrale del borgo doveva essere l’attuale Piazza del Plebiscito su cui si affaccia la Chiesa di S. Giovanni, simbolo del potere religioso, la torre dell’orologio con gli annessi edifici, un tempo centro del potere politico e militare e la stessa piazza dove sino al secolo scorso vi era la fontana pubblica. La Piazza, nel passato e nel presente, svolge funzioni economiche (mercati e fiere) e sociali (Adunanze pubbliche; giochi e cerimonie per le festività)

Nel resto del tessuto urbano, costituito da edifici senza pretese artistiche o monumentali, s’affaccia la piccola chiesa di S. Giuseppe di origine cinquecentesca ed un cortile interno cui si accede da un portone sormontato dallo stemma dei Medici.

Se dei monumenti antichi ben poco rimane integro, la campagna al contrario conserva un ambiente dove l’inquinamento è pressoché inesistente. Tipico esempio è la riserva naturalistica di Poggio Perotto, che con il suo piccolo lago artificiale (luogo di gare di pesca sportiva) offre uno scenario unico e rappresenta uno splendido esempio di ricostruzione della flora e fauna maremmana.

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Istia d’Ombrone Istia d'Ombrone è una località del comune di Grosseto, situata a circa 10 km a est del capoluogo.

Nel territorio che si sviluppa attorno al centro di Istia d'Ombrone sono stati rinvenuti reperti riconducibili ad un antico insediamento abitativo di epoca etrusca nella località di Poggio Cavallo.

Anche in epoca romana l'area risultava abitata, come testimoniano alcuni materali edilizi riutilizzati in epoche successive per la costruzione delle mura di Istia d'Ombrone; in quel periodo vi era anche una rete viaria che attraversava il territorio mettendolo in comunicazione con il Lago Prile e con l'entroterra.

Il centro di Istia d'Ombrone sorse invece come insediamento fortificato lungo la Valle dell'Ombrone e fu possesso dall'862 dei vescovi di Roselle, che vi ebbero diritti feudali con il titolo di conti e vi stabilirono una residenza. Passò in seguito alla famiglia Aldobrandeschi, divenendo nel 1226 un libero Comune con l'approvazione del relativo statuto; nel 1274 fu assegnato alla Contea di Santa Fiora al momento della spartizione dei beni e dei territori controllati dalla famiglia Aldobrandeschi. In epoca medievale il centro divenne anche sede di una residenza vescovile, dopo il passaggio della diocesi da Roselle a Grosseto.

Nel corso del Trecento passò sotto il controllo dei Senesi, subendo un gravissimo calo demografico tra il 1331 e il 1353, anche a causa della diffusione della Yersinia pestis che avvenne proprio nella parte finale di quel periodo. Nel Quattrocento Istia era divenuto un feudo della famiglia Piccolomini, pur continuando a mantenere lo status di libero Comune ed avendo un ampio grado di autonomia all'interno della Repubblica di Siena.

A seguito della definitiva caduta politica di Siena, Istia d'Ombrone entrò a far parte del Granducato di Toscana poco dopo la metà del Cinquecento. In seguito vi fu un altro calo demografico che venne arginato soltanto del corso del Settecento, a seguito dell'inizio delle opere di bonifica volute dai Lorena.

Durante la seconda guerra mondiale, il 22 marzo 1944 vi si perpetrò nelle vicine campagne l'eccidio di Maiano Lavacchio; il processo sommario fu tenuto nella scuola di Istia d'Ombrone appositamente sgombrata[1][2].

La cinta muraria, distrutta in gran parte nel 1137 da Arrigo, duca di Baviera, venne ricostruita solo sotto i Senesi. Si conservano alcuni resti della "Portaccia" e la "Porta Grossetana", a cui si addossa il quattrocentesco "Palazzo di Giustizia". La residenza dei vescovi-conti, il "palazzo di San Salvatore", venne in seguito trasformato in fortezza dai Senesi ("Cassero"). Nel paese si trovano anche due chiese, una all'interno delle mura e l'altra, sconsacrata, fuori dalla cerchia di fronte alla Porta Grossetana.

Chiesa di San Salvatore, duecentesca, venne più volte ristrutturata nei secoli successivi. Conserva una quattrocentesca scultura lignea di scuola senese, un contemporaneo dipinto di Madonna con Bambino di Giovanni di Paolo e un altro dipinto di Vincenzo Tamagni del 1528.

Chiesa di San Sebastiano, un tempo dedicata a Santo Stefano, sorge in una piazza fuori delle mura.

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Montorgiali Montorgiali, località del comune di Scansano (GR), si trova a nord-ovest dal capoluogo ed è raggiungibile da una breve deviazione lungo la strada che conduce a Grosseto.

Il borgo sorse come castello dopo l'anno mille e fu controllato da una dinastia di signori locali che, nel corso del Duecento, si legarono alla famiglia Aldobrandeschi; nella seconda metà del Trecento passò sotto il controllo dei Senesi che riuscirono a conquistare anche altri castelli della zona.

A metà Cinquecento, Montorgiali entrò a far parte del territorio del Granducato di Toscana, seguendone le sorti da quel momento in poi.

Il castello sorse nel corso del XII secolo come possedimento di una famiglia locale, i conti di Montorgiali, vassalla del ramo di Santa Fiora della famiglia degli Aldobrandeschi. Il primo riferimento al castello e alla corte di cui si ha traccia è una bolla del papa Clemente III risalente al 1188, diretta al vescovo di Grosseto Gualfredo, "quicquid juris habes in castello et curte et districtu Montis Orzalis".

Il complesso fu di proprietà privata fino alla seconda metà del Trecento, quando entrò a far parte della Repubblica di Siena, seguendo le sorti dei vicini castelli. I conti di Montorgiali nel 1224 decisero di prendere le parti della repubblica di Siena, nel conflitto che opponeva quest'ultima agli Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora; questa decisione li impegnò in diverse guerre, le cui spese li costrinsero a vendere alcuni domini circostanti. Il 31 dicembre 1378, anche il castello fu definitivamente venduto alla repubblica di Siena. Il dominio senese terminò a metà Cinquecento quando, a seguito della definitiva caduta della Repubblica, fu annesso al Granducato di Toscana. Nei secoli successivi, il castello fu venduto a privati e, più recentemente, diviso in più unità abitative. Il Castello di Montorgiali si trova in posizione dominante rispetto all'intero abitato, sulla destra rispetto alla Chiesa di San Biagio. Tra l'edificio attiguo alla chiesa e l'angolo sinistro del castello si trova una cortina muraria in pietra, dove si apre una porta ad arco tondo, al di sopra del quale è collocato uno stemma gentilizio; un'altra porta ad arco ribassato si trova sul lato settentrionale.

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Il castello si presenta come una struttura rustica imponente costituita da una serie di corpi di fabbrica addossati tra loro; le pareti esterne completamente rivestite in filaretto di pietra. Le finestre, disposte su 3 livelli, sono ad arco tondo, mentre in alcuni punti delle pareti esterne sono visibili feritoie e mensole che servivano per attaccare eventuali nemici che vi si avvicinassero. Le parti sommitali presentano coperture a singolo spiovente per ogni corpo di fabbrica, ciascuna delle quali rivestita dai classici mattoni toscani in terracotta.

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Scansano Scansano è indubbiamente una delle località più interessanti e attrattive dell’entroterra maremmano; storia, cultura, manifestazioni e tradizioni la rendono oggi una delle mete più ambite dai turisti. Scansano nasce come un piccolo possedimento degli Aldobrandeschi ma, nel corso dei secoli, è riuscito a trovare una sua autonomia, una sua indipendenza e una tale convinzione di sé stesso che lo hanno portato a diventare uno dei centri fondamentali della Maremma, non solo a livello culturale ma soprattutto economico e politico. Il paese conserva ancora tracce del suo passato medioevale e risorgimentale, le antiche vie del centro storico non sono altro che le vecchie vie che appartenevano al castello, tutt’ora visibile grazie al perfetto mantenimento delle mura esterne che circondano la parte vecchia del paese, le vecchie corti all’interno del centro storico, i vecchi lavatoi e soprattutto le strade più esterne ancora in pietra come centinaia di anni fa. La parte vecchia del paese viene denominata “Il Dentro”, mentre la zona esterna è chiamata “Il Borgo”; fra queste spicca Piazza Garibaldi, dalla quale è facile raggiungere lo spiazzo delle “Cascine” passando di fronte alle scuole, al famoso Teatro Castagnoli, fino a raggiungere la Piazza del Municipio. Procedendo lungo la strada maestra si entra nella zona nuova, decisamente più moderna, con i suoi impianti sportivi, ma soprattutto con il Parco della Rimembranza, denominato “Monumento” perché al centro di esso si erge un’imponente statua dedicata ai caduti scansanesi della Seconda Guerra Mondiale. Subito dopo essere usciti dal centro abitato ci troviamo di fronte due costruzioni molto importanti: il campo sportivo e la famosa Cantina Sociale, sede della produzione del rinomato Morellino di Scansano. Negli ultimi anni Scansano ha acquisito una sempre maggiore importanza a livello economico-culturale non solo grazie alla recente costruzione, nei pressi della frazione di Murci, di un Parco Eolico da parte di una ditta spagnola, mirante alla produzione di energia utilizzando la potenza del vento, ma anche al recente passaggio di qualità del Morellino di Scansano, infatti il suolo scansanese non è più soltanto produttore di vino DOC, ma di DOCG ( Denominazione di Origine Controllata e Garantita ).

A 29 km dal capoluogo Grosseto, a 500 m slm, immerso in una vasta campagna ricoperta per la maggior parte da vigne e oliveti, si trova Scansano. Il paese si trova immerso nelle bellissime colline toscane, contornato da centinaia di ettari di oliveti e vigneti, dalla foltissima macchia mediterranea; a nord spicca la vetta del Monte Amiata e l’altopiano del Monte Labro, riserva dei lupi in via d’estinzione; verso sud è possibile ammirare la costa tirrenica, da Montalto di Castro al Monte Argentario, fino all’Isola del Giglio. Questo Comune si estende su una superficie di circa 273,6 km² e conta una popolazione di poco più di 4000 abitanti, incluse le frazioni. Il paese è sicuramente situato in un punto strategico, in vetta ad una collina, praticamente al centro di tutta una zona di notevole interesse sociale, storico e culturale; a soli 35 km si trova Saturnia, con le su Terme, a circa 60 km troviamo il Monte Amiata, scendendo verso il mare invece troviamo a 45 km il Parco dell’Uccellina o, se andiamo verso sud, l’Oasi di Burano e la laguna di Orbetello. Il paese di scansano ospita 3 chiese: la Chiesa si San Giovanni Battista, detta anche Chiesa Grande, la Chiesa della Madonna delle Grazie e la Chiesa del Convento del Petreto. La Chiesa Grande è situata nel centro storico, all’interno della quale è possibile ammirare vari affreschi e busti di personaggi religiosi illustri e soprattutto un olio su tela risalente al XVII sec. e probabilmente opera di un artista senese, la “Madonna

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del Soccorso”. La Chiesa della Madonne delle Grazie è da tutti gli scansanesi conosciuta come Chiesa della Botte, infatti si narra che la Chiesa fu eretta nel punto in cui fu ritrovata una botte, rotolata verso la piazza, all’interno della quale era custodita una tela anonima raffigurante la Madonna delle Grazie. Nella zona periferica del paese si erge il Convento del Petreto, circondato da un’ampia zona boscosa che rispecchia pienamente i caratteri del tipico paesaggio scansanese. La sua struttura architettonica è semplice e affascinante, notevole il suo significato simbolico in quanto la storia ci indica il Convento come luogo in cui si stabilì per un certo periodo di tempo San Bernardino, patrono del paese di Scansano. Al suo interno è possibile ammirare una serie di antichi affreschi, forse risalenti al Seicento. Immerso nella natura, in un luogo leggermente isolato, rappresenta sicuramente una tappa da non saltare per chi non ha mai visto Scansano e desidera conoscerne i posti più belli e significativi. Venendo da Grosseto, il primo luogo interessante su cui soffermarsi è senz’altro il Parco della Rimembranza, un monumento ai caduti scansanesi durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, realizzato dallo scultore Orlandini nel 1926. Il Parco rappresenta una delle zone più verdi del paese, perfetta per chi ama passeggiare all’aria aperta godendosi uno splendido paesaggio, da qui è infatti possibile ammirare il paesaggio amiatino, il Convento del Petreto, la chiesa principale del paese, il Parco Eolico e alcune delle frazioni del Comune.

Durante gli ultimi anni Scansano è stato travolto da una vera e propria ondata di modernità, testimoniata soprattutto dalla costruzione, sul suolo della frazione di Murci, di un parco decisamente rivoluzionario per queste zone: il Parco Eolico. L’idea di dare vita a questa struttura è maturata solo pochi anni fa, agli inizi del 2000, quando una importante ditta spagnola si è resa conto di come il clima nelle zone di Murci fosse particolarmente ventoso e come questo si potesse ben prestare a questo progetto che lentamente sta invadendo tutta l’Europa. L’idea di questo parco è decisamente innovativa e soprattutto mirante alla creazione

di energia sempre più pulita, utilizzando una risorsa naturale come il vento. Sono state montate ben 10 pale che stanno ancora prendendo vita, ma che tra poco tempo saranno pienamente attive. Questi colossi della modernità sono decisamente visibili ad occhio nudo anche solo attraversando il territorio di Scansano, ma è possibile visitarle più da vicino grazie alla creazione di un vero e proprio percorso che si snoda per decine di chilometri sul suolo scansanese. Scansano è sede del famoso Teatro Castagnoli creato nel 1852 in una fase storica del paese piena di cambiamenti e di adeguamenti politico-sociali. Dopo essere rimasto chiuso al pubblico per molti anni l’Amministrazione Comunale di Scansano ha provveduto alla sua ristrutturazione nell’ottobre 1999, da allora il Teatro ospita annualmente una serie di manifestazioni teatrali e di concerti secondo un preciso calendario, che prevede anche spettacoli di alta cultura e con personaggi illustri, basti ricordare alcuni nomi: Franca Valeri, Lunetta Savino, Cinzia Leone, Ugo Dighero, Riccardo Fogli, solo per citarne alcuni. Una curiosità, da pochi anni è nata una AssociazioneTteatrale tutta scansanese, “I Distratti”, che si esibisce in vari spettacoli durante il periodo delle manifestazioni teatrali. Visitando il centro storico tappa quasi obbligata per i turisti è il Museo Archeologico, sito nel vecchio Palazzo Pretorio, dove è possibile ammirare scene e reperti che ricostruiscono in maniera fedele la vita degli antichi abitanti di questa zona, in particolare etruschi e romani, che popolarono la zona di Scansano, e più precisamente il Ghiaccio Forte, durante il VI-V sec. a.C. Attraverso un significativo percorso espositivo il visitatore si immerge nella storia antica, entrando a far parte di essa, conoscendo ed imparando i vari usi di questi popoli, la loro cultura, la loro concezione religiosa, i mestieri, i luoghi, gli utensili della guerra e della vita quotidiana. Le ultime gallerie del museo sono invece dedicate alla storia delle risorse economiche primarie di queste zone, olio e vino, con attrezzature e immagini sulla vita contadina, sulla vendemmia, accompagnate da un’ interessante esposizione dei vari vini che vengono prodotti in una realtà ancora tipicamente rurale, che dedica molto spazio alla vita nei campi e alla produzione propria di prodotti alimentari.

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Il Morellino di Scansano rappresenta oggigiorno la perla dei vini grossetani. Va subito specificato che si tratta di un vino rosso cui è stata riconosciuta la denominazione di origine controllata dal 1978 e che ha in comune con gli altri vii toscani ( il Chianti, la Vernaccia e il Brunello di Montalcino ), La presenza nell’uvaggio del vitigno San Giovese grosso. I maggiori vitigni si trovano sulla fasca tra i fiumi Ombrone e Albegna, a una altezza media tra i 250 m e i 400 m slm, in un terreno di natura tufaceo- calcarea; il paesaggio è suggestivo con i colori accesi delle vigne sullo sfondo del mare. Il nome” Morellino” nasce nel periodo granducale; il Granduca di toscana identificava con questo nome il suo personale vitigno, che dava vita ad un’uva di colore nero. Le uve, oltre al San Giovese per l’85%, sono generalmente composte da Alicante, Ciliegiolo e Canaiolo. Si stima che ogni anno, per ogni ettaro di vitigno, si ricavino ben 120 quintali di uva, tutti raccolti rigorosamente a mano. Il Morellino di Scansano, per acquisire il massimo del gusto, deve essere invecchiato di almeno 2 anni e, solo in quel caso, possiamo parlare di “ riserva”; il prolungato invecchiamento del Morellino riesce a donare a questo vino un maggiore equilibrio tra le componenti aromatiche. I maggiori produttori sul territorio sono: la Cantina Sociale di Scansano, la Fattoria Le Pupille, l’ Az. Agricola Bargagli, quella di Poggio Valente ed Erik Banti. Negli ultimi anni l’interesse per questo vino si è spinto persino in Cina e Giappone, oggi i maggiori richiedenti di questo prodotto che ormai è entrato prepotentemente a far parte del business internazionale. Gli abitanti del paese di Scansano conservano ancora oggi un’antica tradizione che ricorda un’antica rivalità tra due contrade, quella del “Dentro” e quella del “Borgo”, in passato rievocata dalla “Disfida di Barletta”, un

torneo di cavalieri che si battevano in sella agli asini. Il paese viene virtualmente suddiviso in due zone, una è rappresentata dal centro storico, la parte vecchia del paese, denominata appunto “Il Dentro”, legata fortemente al periodo medioevale che ha caratterizzato la storia di Scansano per molti anni; l’altra è rappresentata dalla zona de “Il Borgo” legata invece all’epoca risorgimentale. In occasione del santo patrono, San Bernardino, le contrade del paese, il “Borgo” e il “Dentro”, organizzano una era e propria festa medioevale, con sfilate in costume, scontri fra gli arcieri, giochi di abilità, divertenti siparietti, gare con gli sbandieratori delle contrade più rinomate della Toscana ( Pisa e Massa Marittima ). Il tutto viene contornato da banchetti in vero stile medioevale, dove vengono servite le specialità che un tempo imbandivano le tavole dei signori Aldobrandeschi ( pietanze a base di cacciagione, volatili soprattutto, ricoperti di spezie e aromi ), dove di certo non può mancare l’ottimo vino della zona. Le due contrade sfilano anche in occasione del Santo Natale; durante la Messa gli esponenti delle contrade, rigorosamente in costume, portano dei doni all’altare in onore della propria religiosità. Un appuntamento ormai solito per Scansano è quello con “La Festa dell’Uva”, durante l’ultimo fine settimana del mese di settembre, giunto oggi alla sua 38esima edizione. In quei giorni Scansano si affolla di tanti turisti ed esperti enologi che hanno

modo di degustare l’olio nostrano e i vari vini della zona del Morellino nelle numerose cantine e stand gastronomici che vengono aperti per l’occasione. L’evento è accompagnato da vari appuntamenti e manifestazioni teatrali, spettacoli musicali, mercatini dell’antiquariato, che intrattengono i turisti in un clima di festa e di ilarità che coinvolge l’intero paese. Una delle zone che ogni turista non dovrebbe mai mancare di visitare, se vuole avere un vero e sincero approccio con la Maremma, è la zona del Ghiaccio Forte. In realtà non stiamo parlando né di un paese, né di una località, né di una rinomata stazione termale... ma di un piccolo (...per così dire) appezzamento di terra che nasconde sotto di sé una grande fetta della storia di questa terra: quella etrusco-romana. La zona del Ghiaccio Forte è situata in un punto quasi strategico; nel bel mezzo dell'entroterra maremmano, si trova a soli 15 Km da Scansano, protetto dalle alte colline, circondato quasi totalmente da una folta macchia e a ritroso del fiume Albegna, che veniva utilizzato come principale via di commercio e comunicazione tra gli scali marittimi e le zone dell'Etruria interna (Saturnia, Pitigliano e Sovana). Dal Ghiaccio Forte quindi la vista spazia dalla Valle dell'Albegna a Capalbio, Manciano, Montemerano, Saturnia, fino alla vetta del Monte Amiata; per questo motivo, oltre che ad essere un importantissimo centro di interesse storico-culturale, è anche una bellissima posizione dalla quale godere un ottimo e suggestivo panorama. Nel corso degli ultimi decenni la zona del Ghiaccio Forte è stata soggetta a numerose rivisitazioni, numerosi lavori e scavi che hanno dato alla luce un arsenale di oggettistica, di reperti, di ritrovamenti che hanno reso possibile una piccola stima prima e una reale valutazione poi, della storia che ha caratterizzato queste terre in un periodo che possiamo collocare intorno al VIII-VII secolo a.C. I primi significativi scavi avvennero

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intorno al 1970 e da subito gli studiosi si accorsero dell'importanza del ritrovamento e della presenza di abbondante materiale archeologico visibile su tutto il pianoro adibito a quel tempo a pascolo. La mancanza assoluta di frammenti di ossa umane escludeva la presenza di una necropoli o di tombe, mentre la maggior parte dei reperti (ad esempio: frammenti di vasi, rosticci di ferro, pesi piramidali) portò subito a pensare alla presenza di un insediamento umano di epoca tardo etrusca... cosa che poi è stata ampliamente confermata dagli scavi. Durante il proseguo dei lavori è stata appurata la presenza sul territorio del Ghiaccio Forte di un centro urbano, circondato da un imponente cinta muraria, della quale oggi rimangono sassi di grandi dimensioni, pietre più piccole di riempimento e blocchi lavorati e squadrati di tufo vulcente e travertino. L'area compresa tra le mura dimostra la passata esistenza di un centro di media grandezza (ma di notevole importanza storico-archeologica), con una pianta a forma quadrangolare più o meno regolare ed evidenti tracce di un impianto urbanistico ben organizzato comprendente abitazioni, locali adibiti a magazzini, officine artigianali, ampi spazi aperti ed un ben strutturato sistema viario. Di quest'ultimo è stata scoperta l'esistenza solo qualche anno più tardi (intorno agli anni '80) quando gli archeologi hanno riportato alla luce una serie di reperti, soprattutto ciottoli di origine alluvionale, che avrebbero costituito le vie principali all'interno del centro abitato; queste ultime, a loro volta, fuoriuscivano dalla città attraverso le tre porte principali (situati in maniera approssimativa nelle zone Nord, Sud ed Est della città) e collegavano il centro con le altre aree abitate della zona. La vita all'interno della città sembra essere stata quella tipica di quel periodo; intensi commerci con i centri circostanti, grazie allo sfruttamento del fiume Albegna e dei vari fiumi della Valle del Fiora, una certa attività commerciale anche all'interno della città stessa, dovuta alla presenza di vari generi di officine e magazzini artigianali (scoperti grazie ai ritrovamenti dei vari reperti) e si suppone anche una sorta di attività religiosa. Di quest'ultima sappiamo ben poco ma, grazie al ritrovamento di una stirpe votiva, gli studiosi hanno pensato all'esistenza di un tempio o di una struttura sacra che potesse fungere da centro spirituale per gli abitanti della città, il tutto poi sembrava essere confermato dalla presenza di oggetti particolari come statue di bronzo raffiguranti figure femminili adoranti e altre offerenti, immagini di bovini (che potevano rappresentare doni da sacrificare), ma purtroppo questa teoria non ha avuto seguito negli anni successivi poiché non sono state trovate sufficienti tracce per confermarlo. Quello che di sicuro sappiamo è che ad un certo punto questa città ha smesso di esistere, ancora oggi infatti evidenti tracce di bruciato sono visibili dappertutto; nell'abitato della collina orientale, nelle tre porte della cinta muraria, nelle varie villette ritrovate, ci sono ovunque indubbie testimonianze di un vasto incendio che ha contribuito all'improvvisa e violenta fine dell'insediamento sul Ghiaccio Forte. Si pensa che la catastrofe si possa essere abbattuta sull'abitato in un periodo compreso tra i primi decenni del III secolo a.C. ed il 200 a.C., durante o in seguito alla conquista romana di Vulci e del suo territorio. Non si hanno però testimonianze rilevanti riguardo ad una successiva continuità di vita in questo insediamento, ma si pensa più che altro ad un totale abbandono del centro dopo la distruzione. Qui la vita si è interrotta bruscamente al momento della devastazione dell'incendio, ma sempre qui i crolli hanno sigillato quel momento e ci hanno reso partecipi oggi della loro esistenza. La stragrande maggioranza dei reperti rinvenuti nello scavo del Ghiaccio Forte sono oggi esposti presso il Museo Archeologico sito in Scansano, qui, attraverso una fedele ricostruzione, è possibile rivisitare, ma soprattutto immaginare, la vita ed i momenti salienti di quella civiltà, di quel popolo che ha reso la Maremma una zona così importante per la storia da essere persino menzionata negli scritti di grandi personaggi come Plinio e Tito Livio. La Maremma è intrisa di storia antica, ma solo chi la vive da vicino si può realmente rendere conto dell'importanza e della bellezza di questa che poi è anche un pò la nostra storia.

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Montemerano Oltrepassato Manciano, poco distante troviamo Montemerano, altro suggestivo borgo medievale della Maremma, sorto su un colle di olivi centenari. Il paese di Montemerano si trova al centro di una campagna verdeggiante, caratteristica di questa zona collinare dell’entroterra maremmano. Dista pochi km da Saturnia e Manciano. Una volta arrivati in questo borgo, da qualunque parte si volga lo sguardo è possibile ammirare splendidi panorami. Le testimonianze delle origini del borgo si perdono nei millenni, infatti, nei suoi dintorni furono fatti ritrovamenti eneolitici e dell’età del bronzo. Montemerano è menzionato per la prima volta in un documento dell’Abbazia di San Salvatore ed è anche ricordato in una bolla di Papa Clemente III ai canonici di Sovana. Interessante per le memorie che vi sono conservate è l’età medievale, testimoniata dalla fortezza, dalle mura, dalle chiese e da alcuni edifici privati. Il borgo fu possedimento del ramo aldobrandesco si Santa Fiora e in seguito dei Baschi, con i quali la famiglia si imparentò. Verso la fine del 1300 fu acquistato dai Senesi che vi eresse le mura munite da torrioni e da una rocca. Assalito dagli Aldobrandeschi nei primi anni del XIV secolo e occupato da Giacomo Piccinino, ritornò nelle mani di Siena, fino alla conquista fiorentina della Toscana della quale seguì poi le vicende storiche. Durante il XV secolo Montemerano godette di una particolare ricchezza economica e politica che ben si esprime nel suo stemma rappresentante un monte sormontato da un olivo intorno a cui gira il motto “Ex silice fortior ex adipe uberior”. Tutto il centro storico merita un’attenta visita. Nel circuito delle Mura sono visibili alcuni Bastioni costruiti dai Senesi tra il 1407 e il 1409. La Via Italia che divide in due il centro, oltre ad essere l’arteria principale del paese è l’asse di scorrimento e di collegamento tra le due porte. A monte di Via Italia si estende l’agglomerato del Castello a cui si accede attraverso un grande arco in pietra. L’odierno agglomerato si sviluppa in un pittoresco reticolo stradale formato da vicoli e da tre incomparabili piazzette: Piazza del Castello, Piazza del Forno e Piazza del Campanile. Il fabbricato del Castello d’impronta rinascimentale con l’attiguo Torrione sorgono sui resti della Rocca Aldobrandesca e della successiva residenza dei Baschi. Adiacente al Campanile è visibile l’antica Pieve di San Lorenzo. A valle di Via Italia in epoca medievale si formò un’altra parte di paese. Anche in questa zona si possono notare tre aree di rilievo costituite da Piazza Solferino, Piazza San Martino e Piazza del Ritrovo. Al termine della via, al di là dell’arco, abbiamo l’ultima parte del paese, quella costituita dalla Piazza San Giorgio e dal borgo.

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Sul lato orientale di Piazza S. Giorgio sorge l’omonima Chiesa, l’edificio più interessante di Montemerano. Oltre ad essere un gioiello d’arte romanica è uno tra i monumenti più importanti dell’intera Maremma per le prestigiose opere d’arte che raccoglie. Eretta dai Baschi nell’epoca più florida del loro dominio, risulta già parrocchiale nell’anno 1382 all’atto di vendita del Castello alla Repubblica di Siena. All’interno vi sono tracce di dipinti affioranti da tutte le pareti che rivelano chiaramente che l’intera Chiesa nei secoli XV e XVI era splendidamente affrescata. Queste le opere più espressive da ammirare: il Polittico di Sano di Pietro, la Madonna della

Gattaiola, così chiamata per la presenza di un evidente foro per il passaggio di un gatto. L 'Annunciazione della Vergine, San Pietro del Vecchietta, il Tabernacolo di San Giorgio e un ciclo di affreschi di rara bellezza rappresentanti la Natività, la Madonna sul Trono col Bambino, i Quattro Evangelisti, e la leggenda aurea di San Giorgio. A qualche chilometro da Montemerano, circondata dalle campagne maremmane, si trova la Chiesa di Santa Maria del Cavalluzzo, tipica chiesetta maremmana costituita da una piccola navata rettangolare, preceduta da un portico con pilastri e archi in cotto. Anche se attualmente non è in ottime condizioni, al suo interno si può osservare un altare barocco in stucco settecentesco e tracce di affreschi del XV secolo. Lasciato Montemerano, dopo circa sei km si raggiunge la borgata dei Poderi di Montemerano, costituita da vari caseggiati sparsi sulla collina: Poderi di Sopra, Poderi di Sotto, Casa Detti , Casa Ciani e Casacce, questi ultimi rinomati per i loro vini. Il villaggio, incluso nel territorio dell’antica comunità montemeranese, andò formandosi tra la fine del secolo XVIII e la metà del XIX con pastori e coloni emigrati dal Casentino. La località ha fatto sempre parte di Montemerano; formano un’unica circoscrizione frazionale e parrocchiale. Poderi ospita la Chiesa di Santa Maria degli angeli, eretta nel 1955 per volere degli abitanti. Il piccolo villaggio negli anni ha acquistato una vasta notorietà grazie ad una locanda che incontriamo verso l’ultimo caseggiato. Da “Laudomia” infatti, si possono gustare deliziosi piatti maremmani. A dispetto della modernità, Poderi ha mantenuto i suoi tratti storici.

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Saturnia A qualche chilometro da Manciano, vicino al luogo dove il torrente Stellata si congiunge con l’Albegna, si trova Saturnia, cittadina etrusca, chiusa ancora in parte da mura preetrusche. La città è famosa a livello mondiale per le sue terme, le cui acque hanno proprietà curative: all’interno di grotte emozionanti sgorga, infatti, una importante sorgente di acqua sulfurea, ben 800 litri al secondo, a 37°C. Il complesso si estende per ben 30 km nel comune di Manciano, tra l’Amiata e le colline dell’Albegna e si divide in due aree: il complesso termale e le cascate del Mulino. Le cascate si trovano ad un paio di chilometri dal paese: la sorgente nasce, infatti, da un cratere vulcanico, e scorre lungo un torrente che forma una piccola cascata vicino ad un vecchio mulino e alcune vasche naturali scavate nella roccia.

La storia di Saturnia è antichissima, come testimonia la prima cerchia di mura intorno alla città, ed anche avventurosa. Era indicata dagli antichi come la prima città d’Italia; il suo nome deriva da Saturno, il dio primogenio della tradizione romana e greca. Secondo la leggenda addirittura, il centro sarebbe stato fondato dal dio stesso, che, detronizzato da Giove, fuggì in Italia dove regnò durante l’Età dell’Oro. Sicuramente la sua origine è precedente al periodo etrusco; nell’area di Bagno Santo, infatti, era già presente precedentemente un insediamento sacro ed i resti di un antico tempio. Probabilmente è per questo motivo che, più tardi, vi sorse vicino la città etrusca di Aurinia, la città dell’oro. Fu etrusca, come testimonia anche la importante necropoli rinvenuta nei pressi dell’attuale centro, e successivamente romana. Durante questo periodo, la città acquistò particolare importanza: si trovava, infatti, sul tracciato della Via Clodia, una importante arteria di comunicazione romana, dalla quale passavano molti viandanti e pellegrini. Sfruttando questo fatto furono costruite le prime terme all’interno del paese, anche se gli etruschi avevano già scoperto le proprietà curative di queste acque. Sempre in periodo romano, ospitò Mario e quindi fu distrutta dai sillani per ritorsione. Nel Medioevo, la città conobbe uno stato di abbandono, dovuto anche al fatto che circolavano strane ed inquietanti leggende sulle acque dai vapori sulfurei che salivano dal sottosuolo, tanto che qualcuno la indicò anche come la porta degli inferi e le cronache del periodo raccontano di sabba e riti satanici. Inoltre,

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nonostante la città non si trovasse proprio lungo la costa, conobbe le incursioni dei pirati saraceni. Anche in questo periodo, le terme erano indicate ugualmente come luogo di soggiorno, addirittura da Papa Clemente III. Fu territorio degli Aldobrandeschi e poi degli Orsini di Pitigliano.Divenne possedimento senese, ma fu un covo di cospiratori, tanto che fu Siena stessa a distruggerla, anche se successivamente la Repubblica di Siena si pentì di questo gesto e cercò di risollevare la città, senza risultati. Più tardi fu annessa al Granducato di Toscana, del quale seguì le sorti. Dopo il periodo romano, le terme furono nuovamente organizzate solo nel 1865, quando si provvide a bonificare l’area della fonte ed a ricostruire e restaurare gli antichi edifici. Agli inizi del Novecento, lo stabilimento accrebbe la sua importanza, anche perché le analisi chimiche effettuate da alcune Università italiane confermarono le proprietà curative delle sue acque; l’apertura permanente dello stabilimento si ebbe solo negli anni Settanta. Da visitare: Le terme si trovano a pochi chilometri di distanza dal paese, e si notano anche dalla strada; è possibile accedere alle vasche della cascata oppure al complesso termale. Necropoli del Puntone: La necropoli si trova nella località Pian di Cataverna; qui si possono visitare alcune tombe a tumulo a pianta rettangolare. Bagno Santo: Appena fuori dalla città sono ancora visibili i resti di un antico tempio e di un antico insediamento sacro. Castellum Acquarum: Questa struttura è l’antico complesso romano di raccolta delle acque piovane per la distribuzione. Museo Archeologico: Il museo ospita i reperti, utensili ed oggetti vari rinvenuti dai numerosi scavi archeologici effettuati nell’area, donati alla città dalla famiglia Ciacci.

Chiesa di Santa Maria Maddalena: La chiesa fu costruita nel Medioevo, sui resti di un antico tempio romano e fu ristrutturata solo nel 1930. La Rocca: Questa costruzione risale probabilmente al Quattrocento, cioè alla dominazione senese; l’edificio ha pianta rettangolare e due torri rotonde. Palazzo Panciatichi-Ximenes: L’edificio si trova sulla piazza principale del paese, ed era la sede degli antichi dominatori del luogo.

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Manciano Manciano sorge sulla cima di una collina immerso nelle campagne della Maremma, dominando le valli dei fiumi Fiora e Albegna. La storia del paese comincia nel primo periodo medievale, anche se in epoche precedenti il territorio vide la presenza del popolo etrusco e in seguito di quello romano. I ritrovamenti archeologici nel territorio di Manciano dimostrano che la valle dell’Albegna fu abitata fin dalla preistoria. Tra i piccoli centri prevalgono per importanza quelli testimoniati dalle necropoli di Marsiliana e Pian di Palma, da identificare presumibilmente con l’antica Caletra. La città doveva avere raggiunto un alto grado di sviluppo ed aveva stretti rapporti con gli altri centri etruschi vicini, Vulci, Roselle, Vetulonia. In seguito all’occupazione romana, la località divenne “praedium della gens Mancia”, da cui derivò il nome. Il primo documento nel quale viene espressamente menzionato Manciano, è un contratto di vendita del marchese Lamberto Aldobrandeschi. Come centro abitato sorse probabilmente verso la fine del XIII secolo ed in questo periodo gli Aldobrandeschi iniziarono la costruzione delle mura e sul punto più elevato del colle, edificarono una imponente rocca che ancora oggi conserva il loro nome. Dopo la dominazione Aldobrandesca, il borgo fu prima conteso tra il comune di Orvieto e i conti Orsini di Pitigliano, e in seguito tra questi ultimi e la Repubblica di Siena. Nel corso del 1400 fu definitivamente attribuito agli Orsini, che dovettero comunque riconoscere l’alto dominio senese. Dopo il 1555 con l’annessione dello Stato di Siena al Granducato di Toscana, Manciano, con altri centri della valle dell’Albegna, andò a formare la Podesteria di Saturnia e Capalbio. Il paese continuò sempre a crescere, vide aumentare la popolazione e divenne un centro agricolo di notevole importanza. Nella visita al Centro Storico, caratterizzato per lo stile medievale, si osservano innumerevoli monumenti ed edifici, tra i quali ricordiamo la Chiesa di san Leonardo, dedicata al santo protettore; la Rocca Aldobrandesca, oggi sede del comune; il Cassero Senese e la Chiesa della Santissima Annunziata, nella parte nuova del paese. Manciano conserva la cinta muraria in buone condizioni, infatti si possono ancora osservare le torri di avvistamento e alcune porte che accedevano alla Rocca Fortificata. Sorgendo a 444 metri sopra il livello del mare, Manciano si è guadagnato l’appellativo di Spia della Maremma, poiché offre la possibilità di gustare meravigliosi paesaggi. Offre la stupenda visuale dell’Argentario e del suo mare, dell’Isola del Giglio e della caratteristica Laguna di Orbetello. Dall’altro lato il paese ci offre la visione del Monte Amiata e dei monti vicino, regalandoci infine uno sguardo sul lago di Bolsena. Manciano si estende su una superficie di 371,14 km quadrati e conta su quasi 7000 abitanti.

Dista circa 64 km dal capoluogo Grosseto, a 18 km troviamo Pitigliano e a poco più di mezz’ora di macchina è facile raggiungere la Laguna di Orbetello. Molto vicino al paese si trova Saturnia, rinomata per le sue famosissime terme. Da visitare: Il Cassero Senese: Il magnifico castello aldobrandesco si eleva sulla sommità del paese affacciandosi sulla Piazza Garibaldi, dove vi si possono ammirare la fontana monumentale del Rosignoli, da cui scorga la buonissima acqua dell’acquedotto del Fiora e la statua del pittore mancianese Pietro Aldi. Dalla sua terrazza è possibile godere di una vista panoramica di tutta la Maremma. Il Cassero, insieme alla

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Rocca Aldobrandesca, è oggi sede municipale. La torre dell’orologio: Situata all’estremità di via Roma si può ammirare la cosiddetta Torre dell’orologio, che faceva parte del più antico palazzo comunale. Fu edificata nella parte più alta del borgo durante la dominazione senese. Porta Fiorella: Scendendo per via San Martino arriviamo ad una delle porte dell’antica cinta muraria, Porta Fiorella, comunemente chiamata dai paesani “La Porticina”, sopra la quale vi è collocato lo stemma del paese. Chiese: Fra le chiese di particolare interesse citiamo la Chiesa di San Leonardo nella parte storica del paese, recentemente ristrutturata e all’interno della quale si trovano importanti opere, tra le quali spicca il dipinto raffigurante il Santo patrono del borgo realizzato da Paride Pascucci. Nella parte nuova del paese si trova la Chiesa della Santissima Annunziata. Sorta come oratorio a fine 500, dopo il primo conflitto mondiale si trasformò in un sacrario accogliendo le lapidi dei caduti. Oggi è un luogo di culto dove si recano i fedeli. Il museo civico: Inaugurato ufficialmente nel 1985, nato come museo della Preistoria e della Protostoria, situato nel centro del borgo, nei pressi del cassero. I materiali esposti provengono dalle ricerche nei territori circostanti, in particolare a sud di Grosseto. La struttura offre, oltre i numerosi reperti, di sale audiovisive che raccontano la storia del territorio maremmano e la sua evoluzione. La festa delle cantine: Ogni anno, il secondo fine settimana del mese di settembre, nel centro storico di Manciano vengono aperte le Cantine in occasione dei festeggiamenti del Santissimo Crocifisso. Si potrà godere così di percorsi enogastromici disseminati nelle viuzze del paese, scoprendo così il gusto dei più antichi sapori maremmani accompagnati da un buon bicchiere di vino di produzione locale.

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Pitigliano Pitigliano è un piccolo borgo della Maremma grossetena, immerso nella Valle del Fiora. La sua caratteristica principale è quella di nascere interamente su di una massa tufacea. Il centro storico è sviluppato su tre vie principali, quasi parallele, collegate da una fitta rete di vicoli. Nel sottosuolo del paese si aprono dedali di gallerie, cantine e cunicoli, in buona parte d’età etrusca.

Pitigliano si estende su una superficie di 102, 90 km quadrati su 313 metri sul livello del mare. Dista circa 10 km da Sovana e Sorano, 28 km da Saturnia e 80 da Grosseto. Il paese è arroccato su di una roccia tufacea e sorge tra il fiume Lente e il torrente Meleta. Nelle valli circostanti si possono visitare molte necropoli etrusche, diverse tipologie di tombe e le Vie Cave, percorsi scavati nella massa tufacea utilizzati come vie di comunicazione. È una leggenda ad introdurci nell’antichità di Pitigliano. Questa racconta che Petilio e Celiano, dopo aver rubato la corona d’oro alla statua di Giove Statore in Campidoglio, si rifugiarono in queste zone. Dopo aver raccolto gli abitanti dei dintorni con la prospettiva di guadagni, si nascosero sul masso di tufo dove fondarono Pitigliano. Da quanto attestano recenti scavi, il borgo ha sicuramente origini protostoriche in quanto fu sede di stanziamenti nelle varie fasi dell’età del bronzo. Le prime notizie storiche del paese compaiono nelle Bolle papali di Nicola II e di Clemente III, datate 1081 e 1188. Il nome attuale del paese è di coniazione romana e deriva dalla Gens Petilia, che avrebbe avuto in possesso la località dopo la conquista dell’Etruria. Il territorio fu possedimento degli Aldobrandeschi, i quali ne fecero uno dei più importanti castelli. A seguito del matrimonio dell’ultima erede della famiglia aldobrandesca con Romano Orsini, il borgo andò sotto il dominio degli Orsini e vi rimase fino quando passò ai Medici e al Granducato di Toscana.

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Pitigliano è nota anche come La Piccola Gerusalemme per via di una comunità ebraica che si stanziò nel territorio nel XV secolo. Da visitare:

La Rocca o Palazzo comitale degli Orsini: La rocca è caratterizzata da archi, logge sporgenti, balconi e terrazze coperte. All’interno è interessante una pittoresca piazzetta delimitata da un portico di colonne ioniche, dove si può ammirare un prezioso pozzo, ricchi portali e stemmi cinquecenteschi. Il palazzo, che sorse in parte sulle strutture della Rocca aldobrandesca della quale rimane solo la torre merlata, prese l’aspetto attuale nei secoli XV e XVI. Recentemente sono stati sistemati al suo interno il Museo Diocesano e il Museo civico archeologico della civiltà etrusca.

Gli archi dell'Acquedotto Mediceo: Il paesaggio di Pitigliano è caratterizzato da due imponenti archi dell’acquedotto mediceo. Questo fu costruito intorno alla seconda metà del 500 per convogliare le acque dei vicini torrenti nel centro abitato. Monumento alla progenie Ursinea: Questo monumento è ubicato in fondo alla Piazza Gregorio VII; consiste in un pilastro di travertino con alla sommità l’orso dei Conti Orsini datato 1490. Via cave: Le Vie Cave di Pitigliano costituiscono un’ottima meta per escursioni. Si tratta di percorsi interamente scavati nella massa tufacea, ritenuti sacri poiché collegavano la necropoli con altri luoghi religiosi etruschi. Le più importanti necropoli sono: quella del Gradone, di San Giuseppe, di San Rocco e delle Madonna delle Grazie. Comunità ebraica: Nel borgo si possono visitare i resti della comunità ebraica che si stanziò in questa località. Si potrà vedere la Sinagoga, il Museo e il Cimitero, quest’ultimo visitabile solo su prenotazione. Tempietto Paleocristiano: Scoperto sulla strada che porta a Sovana, questo tempietto scavato nella roccia a forma di nicchia, risale all’epoca tardo romana. Oltre i vari elementi scolpiti, presenta incisa una curiosa iscrizione. Parco Orsini: Il parco Orsini, risalente al 1500, si trova appena fuori il centro di Pitigliano. La sua costruzione fu voluta dagli stessi Conti Orsini e al suo interno furono sistemate statue e sculture in tufo, come elementi decorativi. Il parco è conosciuto anche con il nome di Poggio Strozzoni, poiché fu teatro dell’omicidio da parte del Conte Orso Orsini della moglie, colpevole di averlo tradito. Chiese: Superato il caratteristico borgo medievale, in Piazza Gregorio VII sorge il Duomo o più esattamente la Concattedrale dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo. La facciata è in stile barocco ma d’origine più antica e più volte rinnovata. Nel 1843 fu dichiarata “concattedrale”, vale a dire Cattedrale della Diocesi con quella di Sovana. La Torre campanaria del Duomo costituisce l’elemento tipico per la città. Da ammirare è anche La Chiesa di Santa Maria, o rettoria di San Rocco, probabilmente edificata su un preesistente tempio sacro. Fu realizzata nel corso del XII secolo e per questa sua particolarità si costituisce come la più antica del paese. Museo Diocesano di arte sacra: Questo museo, inaugurato nel 1898, è situato all’interno di Palazzo Orsini. Al suo interno sono conservati importanti oggetti sacri come calici e vesti religiose e tele preziose. Inoltre vi sono anche delle sale dedicate ad artisti del territorio, come Francesco Zuccarelli e Pietro Almi, pittore mancianese.

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Museo civico archeologico della civiltà etrusca: Il museo, situato in Piazza Fortezza Orsini, presenta un’esposizione di reperti prevalentemente etruschi, come ceramiche primitive e vasi di bucchero, scoperti durante gli scavi delle necropoli di Poggio Buco. Museo della civiltà Giubbonaia: Questo museo situato in Piazza Garibaldi è una raccolta privata di oggetti locali, prevalentemente arnesi per il lavoro dell’antica civiltà contadina. Museo archeologico all'aperto: Il museo all’aperto “Città dei vivi, Città dei morti” è costituito da due parti distinte, collegate attraverso il percorso offerto dalla Via Cava del Gradone. Nella parte dedicata alla Città dei vivi si può ammirare la ricostruzione di una capanna e di un’antica abitazione etrusca, la parte dedicata alla città dei morti, invece, descrive i riti della sepoltura rituale.

Bianco di Pitigliano: Il vino è elemento di vanto per Pitigliano, infatti, questo prodotto è ben radicato nella cultura del paese. La fiorente viticoltura del posto è dovuta alla qualità dei terreni ed al clima mite della zona. Il Bianco di Pitigliano, vino famosissimo in tutta la Maremma e non solo, ha ottenuto il riconoscimento DOC, per la qualità pregiata del prodotto. Torciata di San Giuseppe: Il paese ogni anno per il 19 marzo organizza la Torciata di San Giuseppe che ha origini molto antiche. Oltre alle celebrazioni religiose, si può assistere al Corteo in costumi quattrocenteschi ed al grande pupazzo di canne situato nella Piazza del Comune, che simboleggia l’inverno che muore. Festa delle cantine: La Festa delle Cantine si svolge nel paese durante le prime due settimane di settembre. Per l’occasione vengono aperte le caratteristiche cantine scavate nel tufo, dove

si possono assaporare i buoni sapori della Maremma.

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Sovana Sovana è un centro della Toscana che si trova in provincia di Grosseto, tra i fossi di Folonia e Calesina, ed è una frazione del comune di Sorano costruita quasi interamente in tufo.

Sovana, o Soana era una fiorente città etrusca, conosciuta già nel VII secolo a.C. Secondo alcuni il suo nome significa città della tomba del principe o città principesca, ma non si ha una traduzione certa. La città decadde dopo il VI secolo e fiorì di nuovo sotto la dominazione romana. Della città antica restano la cerchia di mura di epoca etrusca e i resti di un piccolo tempio; inoltre, è presente una vasta necropoli con alcune caratteristiche tombe rupestri.Divenne un municipio romano, ma fu distrutta da Silla per vendicarsi dell’appoggio che la città aveva dato a Mario. Nel IV secolo d.C. cominciò a diffondersi il cristianesimo in questa area, principalmente per opera di San Mamiliano. Subì incursioni da parte dei Goti e fu dominata dai Longobardi nel VI secolo d.C., tuttavia riuscì sempre a mantenere i propri ordinamenti. Fu qui che nacque papa Gregorio VII. Sovana fu uno dei più importanti feudi degli Aldobrandini, e da questa cittadina proveniva anche Ildebrandino il Rosso, eroe della battaglia di Montaperti. Intorno alla metà del Duecento, la città venne presidiata dalle truppe di Federico II, e qualche tempo dopo, gli Orsini la dominarono. Nel 1410 fu sotto il controllo di Siena e nel 1555 venne annessa al Granducato di Toscana.Sono presenti molti monumenti medioevali ancora intatti, e la originaria pavimentazione in pietra fu coperta in questo periodo da un fondo di cotto, in realtà un po’ stridente con le case in tufo. Nonostante gli sforzi medicei, il declino della città non si interruppe, anzi fu così inarrestabile che a metà del Seicento il vescovo trasferì la sede episcopale da Sovana a Pitigliano e nell’Ottocento, Leopoldo di Lorena abolì il municipio, aggregando la comunità a Sorano. Da visitare: Necropoli di Sovana: La necropoli si trova poco lontano dall’abitato, sulla strada per San Martino sul Fiora; le vie Cave attraversano anche questa necropoli, come molte altre presenti nel Parco Archeologico del Tufo. Qui sono presenti molte tombe, prevalentemente etrusche, ancora intatte, alcune delle quali davvero

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imponenti, come la Tomba della Sirena, la Tomba del Tifone e Grotta Pala anche se la più importante resta la Tomba Ildebranda, la tomba di Ildebrando di Sovana. In questa zona è presente anche un piccolo oratorio rupestre e una tomba-tempio monumentale, detta Tomba di Pola. Chiesa di San Mamiliano: La chiesa, costruita nel Medioevo sui resti di un edificio romano, è ad una sola navata, ed è priva di copertura. Probabilmente è uno degli edifici più antichi del paese. Chiesa di Santa Maria: La chiesa è stata realizzata intorno all’XI-XII secolo sui resti di una precedente struttura in stile romanico, divisa in tre navate.In questa chiesa è contenuto un prezioso ciborio preromanico, l’unico di tutta la Toscana, probabilmente databile tra l’VIII e il IX secolo; poiché è più antico rispetto alla chiesa, si pensa che possa essere stato prelevato dalla chiesa paleocristiana dedicata a San Mamiliano.Inoltre sono presenti alcuni affreschi Cinquecenteschi. Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo: Questa chiesa è un vero e proprio gioiello; è stata realizzata in stile tardo romanico, con elementi orientaleggianti, tra il IX e l’XI secolo, sulla struttura di un tempio preesistente. Inconsuetamente il portone si trova sul lato sinistro della chiesa; è divisa in tre navate e presenta una cripta antica, nella quale è conservata l’Urna di San Mamiliano, probabilmente anche questa proveniente dalla chiesa di San Mamiliano.Fu restaurata già nel 1100 e nel Duecento. Casa natale di Gregorio VII: Trattasi di un semplice edificio in tufo, e si trova sulla via che porta verso la Cattedrale. L’edificio ospita il Museo della Malacologia Terrestre. Rocca Aldobrandesca: Trattasi dei resti di un antico castello Medioevale, costruito per difendere la città dalle incursioni e parzialmente ricostruito nel Duecento, quando tutta l’area era in mano alla famiglia Aldobrandeschi. Palazzo Pretorio: La costruzione fu realizzata nel Duecento, e ristrutturata diverse volte; l’aspetto attuale è dovuto principalmente ad un intervento rinascimentale. Sulla facciata sono presenti gli stemmi dei vari Capitani di Giustizia. L’edificio ospita il Centro di Documentazione del Territorio Sovanese, situato all’interno del centro visite del Parco Archeologico del Tufo. Loggetta del Capitano: questa piccola loggia si trova accanto al Palazzo Pretorio, e si apre verso la piazza. Su un lato è scolpito un grande stemma mediceo.

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Sorano Sorano si trova vicino a Pitigliano, in provincia di Grosseto; è un piccolo paese che conserva ancora l’aspetto medioevale, ed è soprannominata la città del tufo.

Il paese si trova alle pendici del monte Amiata, su una rupe di origine vulcanica, dalla quale domina profonda valle del Lente, torrente affluente del Fiora, circondato da rocce tufacee; è arroccato su uno scoglio in tufo, e addirittura, alcune cantine, vicoli e logge sono proprio scavati nella roccia. Fino a qualche anno fa è stato un importante centro agricolo, in cui venivano coltivati cereali, viti ed ulivi ed in cui era praticato anche l’allevamento. Nonostante alcuni ritrovamenti archeologici facciano risalire il centro originario di Sorano al III secolo a.C., è solo nel Medioevo che si trova nominato in uno scritto ufficiale: circa nell’860 d.C. entrò a far parte della contea Aldobrandesca. In questo periodo questo borgo seguì le vicende della famiglia degli Aldobrandeschi, per ben 400 anni. L’ultima discendente di questo ramo della famiglia sposò nel 1293 Romano di Gentile Orsini, ed il feudo di Sorano fece parte della dote. Quando questa famiglia divenne una delle più importanti famiglie guelfe il paese diventò il baluardo difensivo dell’area.Tuttavia nel Quattrocento dovette soccombere alla Repubblica di Siena. Gli Orsini poterono riappropriarsi della zona solo a metà del Cinquecento; fu in questo momento che venne rafforzata la rocca del paese, per respingere eventuali nemici. Tuttavia, già nel Seicento, gli Orsini, dilaniati da guerre interne, cessò di dominare sulla contea, che passò in mano alla famiglia dei Medici, che governarono l’area fino alla fine del Settecento. Nonostante in quel periodo, i Lorena, che si trovavano a governare queste terre, trovarono tutta la zona infestata dalla malaria, Sorano faceva parte delle pochissime località che non erano ammorbate da questa epidemia e la sua economia era fiorente. Probabilmente fu per questo periodo di fortuna che nessun abitante del paese partecipò alle guerre d’indipendenza e a quelle per l’unità d’Italia. Più tardi, tuttavia, il comune entrò a far parte della provincia di Grosseto.

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Da visitare: Area archeologica del tufo: Questa zona fa parte della rete museale della Maremma. L’area si estende tra Sorano, Pitigliano e Sovana, comprendendo alcune necropoli etrusche collegate da vie scavate nel tufo, chiamate Vie Cave o Cavoni. Le tombe etrusche che si trovano a Sorano sono famose per avere la particolarità di essere state scavate nel tufo.

Fortezza Orsini: Il palazzo è stato realizzato nel Medioevo dagli Aldobrandeschi, e poi ampliato dagli Orsini a metà del Cinquecento; è costituito da un edificio principale, dove campeggiano leoni rampanti, simbolo degli Aldobrandeschi e poi lo stemma degli Orsini. Al centro dell’area della fortezza si trova il Castello, l’edificio più antico di tutto il complesso. Attualmente la struttura ospita il Museo del Medioevo e del Rinascimento. Palazzo Comitale degli Orsini: Trattasi di una costruzione realizzata nel XV secolo; è stata residenza degli Orsini, prima che si trasferissero nel castello.

Collegiata di San Niccolò: Trattasi di una chiesa romanica, sorta in periodo Medioevale e quasi ricostruita nelle epoche successive.Lo stile originario si può notare solo nella parte posteriore della chiesa; l’aspetto attuale, infatti, si deve quasi completamente alle ristrutturazioni eseguite nel Cinquecento e nel Settecento. Custodisce opere d’arte che coprono un periodo che va dal Medioevo all’Ottocento. Pieve di Santa Maria dell’Acquila: Si trova vicino a Sorano, accanto ad una sorgente termale. Si tratta di una chiesa romanica, realizzata nel Medioevo, nel periodo degli Aldobrandeschi. Tuttavia, a causa di ristrutturazioni successive, l’edificio presenta forme gotiche ed un campanile a vela. La chiesa ospita un pregievole ciborio dell’ VIII secolo. Abbazia di Montecalvello: I resti di questo complesso si trovano in località Elmo, ed è chiamato anche Monastero di San Benedetto del Calvello. Si tratta di un abbazia realizzata in periodo medioevale, che in quell’epoca ebbe una grande importanza nella zona, dovuta anche al soggiorno di quello che sarebbe diventato Papa Gregorio VII. Castell’Ottieri: Prendendo una deviazione della strada che conduce a Castell’Azzara, si trova questo castello medioevale, originariamente appartenuto a valvassori germanici e nel Duecento passato sotto il controllo di Orvieto. Più tardi venne conquistato dagli Ottieri, che fecero di quest’area la loro contea. E controllarono la zona fino al Seicento, quando fu venduto ai Medici.