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Le guerre di religione in Francia (1562-1598)

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Le guerre di religione in Francia

(1562-1598)

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Bibliografia

C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2007

V. De Caprariis, Propaganda e pensiero politico in Francia durante le guerre di religione, I: 1559-1572, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1959

C. Vivanti, Lotta politica e pace religiosa in Francia fra Cinque e C. Vivanti, Lotta politica e pace religiosa in Francia fra Cinque e Seicento, Torino, Einaudi, 1963

J. Garrisson, Enrico IV e la nascita della Francia moderna, Milano, Mursia 1987

M. Pernot, Les guerres de religion en France, 1559-1598, Paris, Sedes, 1987

E. Le Roy Ladurie, Lo Stato del re. La Francia dal 1460 al 1610, Bologna, Il Mulino, 1999

S. Carroll, Martyrs and Murderers. The Guise Family and the Making of Europe, Oxford, Oxfor University Press, 2009

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Attori delle guerre di religione in Francia

Partito cattolico - GUISA, duchi di Lorena; BORBONE (Antonio); altri.

Partito ugonotto (calvinista) -

ALBRET, re di Navarra →

BORBONE (Enrico), re di Navarra, infine re di Francia;

Gaspard de Coligny; altri

scrittori “monarcomachi”: François Hotman (Francogallia, 1573); Théodore de Bèze(Du droit des Magistrats sur leur sujets, 1574); Junius Brutus-Philippe Du PlessisMornet (Vindicae contra tyrannos, 1579).

MONARCHIA Valois -

re: Francesco II, Carlo IX, Enrico III;

reggenti: Antonio di Borbone; Caterina de’ Medici.

Scrittori e consiglieri moderati, “politiques”, pacifisti -

Michel De l’Hospital, cancelliere del Regno;

Michel de Montaigne, magistrato, autore degli Essais (1580)

Jean Bodin, giurista e autore dei Six livres de la Republique (1576);

Potenze estere -

Inghilterra (regina Elisabetta I Tudor);

Spagna (re Filippo II Asburgo);

Province Unite (repubblica).

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Caterina de’ Mediciregina-madre di Francia

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Jeanne d’Albretregina di Navarra

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Enrico III di Borbone

re di Navarra[dal 1589 Enrico IV di Francia]

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Margherita di Valoisregina di Navarra dal 1572

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Enrico

III duca di Guisa

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Geografia delle guerre

di religione in Francia

(da C. Vivanti, Le guerre di religione nel

CInquecento, Laterza, 2007, p. 2)

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Linee generali delle guerre di religione in Francia

1. Conflitto confessionale, generato dalla riforma protestante e dalla reazione cattolica;

2. Processo di disciplinamento dell’aristocrazia feudale 2. Processo di disciplinamento dell’aristocrazia feudale francese (guerra dei 100 anni – guerra del bene pubblico – guerre di religione – fronda);

3. Problemi successori della monarchia francese (re immaturi – Francesco II / minori – Carlo IX / senza discendenti – Enrico III);

4. Interferenza delle potenze straniere, in virtù della rete di parentele transnazionale

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (1)

Anni Venti inizia a diffondersi il luteranesimo

Anni Trenta prende piede il calvinismo

1534 affare dei manifesti (placards); Francesco I manifesta volontà repressiva

1547 Enrico II re di Francia

1553 Nasce Enrico di Borbone, da Antonio e da Giovanna d’Albret, sovrani di NavarraNavarra

1559 Primo sinodo delle chiese riformate (clandestino)

Muore Enrico II

Francesco II re di Francia; la regina è Maria Stuart [regina di Scozia, nipote di Francesco di Guisa] → ascesa dei Lorena, duchi di Guisa

Si inaspriscono le persecuzioni contro gli ugonotti

da C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2007

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Francesco IIre di Francia

1559-1560

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (2)

1560 Congiura ugonotta di Amboise, sventata

Muore Francesco II

Carlo IX re di Francia; la regina madre Caterina de’ Medici è reggente

influenza dell’ammiraglio di Francia, ugonotto, Gaspard de Coligny

Convocazione degli Stati Generali a OrleansConvocazione degli Stati Generali a Orleans

1561 Secondo sinodo delle chiese riformate

Giovanna d’Albret, regina di Navarra, stabilisce il culto riformato nel Regno

Colloqui di religione a Poissy fra prelati cattolici e teologi calvinisti

1562 Primo editto di Saint Germain (IMPORTANTE)

Massacro di ugonotti a Vassy [apannaggio di Maria Stuart] a opera del duca Francesco di Guisa

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Carlo IXre di Francia

1560-1574

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (3)

1562-1563 PRIMA GUERRA DI RELIGIONE

Elisabetta, regina di Inghilterra, concede aiuti agli ugonotti

Prima assemblea politica dei riformati

Muore Antonio di Borbone, primo principe del sangue, schierato in battaglia sul fronte cattolico

1563 Pace di Amboise: termina la prima guerra di religione1563 Pace di Amboise: termina la prima guerra di religione

Orientamenti intransigenti di Carlo IX

1567-1568 SECONDA GUERRA DI RELIGIONE

1566 Disordini provocati dai riformati nella contea di Foix

1567 I riformati cercano di catturare Carlo IX

1568 Pace di Longjumeau: finisce seconda guerra di religione

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (4)

1568-1570 TERZA GUERRA DI RELIGIONE

Carlo IX emana un editto che sopprime ogni libertà di culto per i riformati

Michel de l’Hospital, leader dei moderati, viene privato di ufficio di guardasigilli

1569 Sentenza capitale del Parlamento di Parigi contro 1569 Sentenza capitale del Parlamento di Parigi contro l’ammiraglio Coligny

1570 Pace di Saint Germain: finisce terza guerra di religione [consentito culto calvinista in due città per circoscrizione, fuori da mura urbane; assegnazione di fortezza di La Rochelle agli ugonotti]

da C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2007

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (5)

1572

18 agosto: Matrimonio della sorella del re, Margherita, cattolica, con Enrico di Borbone, re di Navarra e primo principe del sangue, ugonotto

23-24 agosto: Massacro della notte di San Bartolomeo. Subito dopo 23-24 agosto: Massacro della notte di San Bartolomeo. Subito dopo il matrimonio reale sono uccisi migliaia di ugonotti a Parigi. Il massacro si diffonde in altre città francesi

Muore Coligny, assassinato da Enrico di Guisa

Enrico di Borbone, fatto prigioniero, abiura al calvinismo

I superstiti del partito ugonotto si ritirano nell’ovest della Francia

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Matrimonio di

Margherita di Valois

con Enrico di

Borboneagosto 1572

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Il massacro

della notte di

San Bartolomeo23-24 agosto 1572

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (6)

1572-1573 QUARTA GUERRA DI RELIGIONE

1572-1576 “Cattività” di Enrico di Borbone presso la Corte di Francia

1573 Editto di Boulogne: restringe le concessioni al culto dei riformati. Guienna, Linguadoca e Delfinato lo respingono

1574-76 QUINTA GUERRA DI RELIGIONE

1574 Muore Carlo IX

Enrico III re di Francia (Enrico era re di Polonia al momento; rientra in Francia)

1576 Enrico di Borbone fugge dalla corte e raggiunge i capi del 1576 Enrico di Borbone fugge dalla corte e raggiunge i capi del partito ugonotto; riorganizza la resistenza appoggiandosi ai suoi domini nel Béarn (Navarra francese), in Guascogna e nell’ovest

I Guisa, a capo del partito cattolico, formano la Lega santa

Editto di Beaulieu conclude la V guerra di religione: riformati ottengono maggiori libertà di culto, camere bipartite nei parlamenti, otto piazzeforti di garanzia.

Da C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2007

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Enrico di Valoisduca d’Angiò,

re di Francia dal

1574 al 1589

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (7)

1777 SESTA GUERRA DI RELIGIONE (che si conclude rapidamente per difficoltà finanziarie di entrambi gli schieramenti; con l’editto di Poitiers sono ridotte le libertà previste dall’editto di Beaulieu)

1578 Caterina e Margherita nel sud della Francia presso Enrico di Borbone. Clima di pace, descritto da Margherita nelle sue memorie

1579-1580 SETTIMA GUERRA DI RELIGIONE. Enrico assume la 1579-1580 SETTIMA GUERRA DI RELIGIONE. Enrico assume la guida del fronte ugonotto. Pace di Fleix

1580 Essais di Michel de Montaigne

1584 Muore l’erede di Enrico III, il fratello Francesco d’Angiò, duca di Alençon: la dinastia Valois non ha discendenti. Enrico di Borbone è il nuovo erede presuntivo alla corona di Francia

da C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2007

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (8)

1584-1589 OTTAVA GUERRA DI RELIGIONE o Guerra “dei Tre Enrichi”. Filippo II di Spagna appoggia i cattolici

1587 Vittoria di Enrico di Borbone a Coutras

1588 La Lega santa occupa Parigi e governa gran parte della Francia

Assassinio del duca Enrico di Guisa, ordito dal re

1589 Muore Caterina de’ Medici

Enrico III e Enrico di Borbone, alleati, riconquistano Enrico III e Enrico di Borbone, alleati, riconquistano Parigi.

Enrico III designa il Borbone come successore

Il re muore assassinato

Enrico di Borbone diventa re di Francia con l’ordinale IV. Si impegna a mantenere la religione cattolica nel Regno e a convocare un concilio nazionale

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Enrico IV Borbonere di Francia

1589-1610

[il re porta la croce dell’Ordine

cavalleresco di Santo Spirito,

fondato dal predecessore, Enrico

III per proteggere la persona

sacra del monarca]

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Abiura e conversione di Enrico IV (1593)

• Scrive al proposito Guillaume Du Vair: «Dopo tutti questi [candidati a trono] non ne resta che uno solo; si tratta ora di far diventare il re di Navarra cattolico e re di Francia. Egli è il primo principe, al quale la Corona appartiene per diritto di sangue. E se fosse cattolico nessuno troverebbe da ridire: quale la Corona appartiene per diritto di sangue. E se fosse cattolico nessuno troverebbe da ridire: se si elimina questo difetto, si toglie l’occasione della guerra, si riuniscono i due partiti in uno solo, si conducono all’obbedienza tutti i principi, i signori e gli stati del regno, si chiude la ferita che ci fa morire tutti» (Garr 148). E’ la linea dei politiques, condivisa dal Parlamento di Parigi.

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Cronologia delle guerre di religione in Francia (9)

1593-1598 Guerra di Filippo II contro Enrico IV per la successione al trono

1591 Editto di Mantes rimette in vigore norme editto di Poitiers

1593 Conversione di Enrico IV al cattolicesimo

1594 Incoronazione di Enrico a Chartres

1598 EDITTO DI NANTES regola definitivamente la questione religiosareligiosa

Pace di Vervins fra Francia e Spagna: la monarchia spagnola riconosce la legittimità della successione Borbone

Morte di Filippo II

1610 Assassinio di Enrico IV

Gli succede il figlio Luigi XIII, minore; reggenza della regina madre Maria de’ Medici

da C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2007

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Guerre di religione e culture politiche

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Politiques francesi

Michel de l’Hospital, cancelliere del Regno di Francia sotto Francesco II e Carlo IX:

agli Stati generali di Orleans del 1560 pronuncia parole di pace, auspicando la convocazione di un concilio nazionale.

Sostiene che «la causa di Dio non vuole essere difesa con le armi» e che occorre rimuovere le «parole diaboliche»

Sostiene che «la causa di Dio non vuole essere difesa con le armi» e che occorre rimuovere le «parole diaboliche» (“luterani”, “ugonotti”, “papisti”), che generano fazioni e sedizioni:

«Non cambiamo il nome di cristiani»

Nel 1568, in conseguenza della soppressione della libertà di culto voluta da Carlo IX, è destituito dall’ufficio.

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Michel de l’Hospitalcancelliere di Francia

1560-1568

“Se vi è alcuno degno di governare il Regno di Francia, nessuno lo sarà più di Michele Ospitalio”

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Jean BodinAngers 1530 – Laon 1596

autore dei

Sei libri dello Stato

(Parigi 1576)

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Jean Bodin, Les six livres de la république (I sei libri dello Stato), Parigi 1576

“Per SOVRANITA’ s’intende quel potere assoluto e perpetuo ch’è propriodello Stato…

Chi è sovrano… non deve essere in alcun modo soggetto al comandoaltrui, e deve poter dare la legge ai sudditi, e scancellare le parole inutiliin essa per sostituirne altre, cosa che non può fare chi è soggetto alleleggi o a persone che esercitino potere su di lui. Per questo la legge diceche il principe non soggetto all’autorità delle leggi…

Se dunque il principe sovrano è per legge esente dalle leggi deipredecessori, ancor meno sarà egli obbligato a osservare le leggi e lepredecessori, ancor meno sarà egli obbligato a osservare le leggi e leordinanze fatte da lui stesso…

E’ ormai chiaro che il punto più alto della maestà sovrana sta nel darlegge ai sudditi in generale e in particolare, senza bisogno del loroconsenso. A parte ciò che avviene in altri regni, qui nel nostro abbiamospesso visto certe consuetudini generali abolite dagli editti del re, senzaconsultare gli stati in proposito, quando l’ingiustizia di esse era palese…

Sotto questo potere di dare e annullare le leggi sono compresi tutti glialtri diritti e prerogative sovrane: cosicché potremmo dire che è questala ola vera e propria prerogativa sovrana, che comprende in sé tutte lealtre”.[tratto da G. Dall’Olio, Storia moderna, Carocci]

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Jean Bodin, Les six livres de la république, Parigi 1576

“Quanto però alle LEGGI NATURALI E DIVINE, tutti i

principi della terra vi sono soggetti, né è in loro potere

trasgredirle, se non vogliono rendersi colpevoli di lesa

maestà divina, mettendosi in guerra contro quel Dio

alla cui maestà tutti i principi della terra devonoalla cui maestà tutti i principi della terra devono

sottostare chinando a testa con assoluto timore e

piena reverenza…

Il principe non può derogare a quelle leggi che

riguardano la struttura stessa del Regno e il suo assetto

fondamentale, in quanto esse sono connesse alla

Corona e a questa inscindibilmente unite (tale è per

esempio la legge salica)”.

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Jean Bodin, Les six livres de la république, Parigi 1576

“Per tutte quelle consuetudini generali e particolari che nonriguardano la struttura fondamentale del Regno, non si haabitudine di far cambiamenti se non dopo avere debitamenteconvocato gli STATI GENERALI di Francia, oppure gli Stati delsingolo baliaggio; ma ciò non vuol dire che sia necessarioseguire il loro potere o che il re non possa fare il contrario di ciòche gli si chiederà, se l’assista la RAGIONE NATURALE e lache gli si chiederà, se l’assista la RAGIONE NATURALE e laGIUSTIZIA DEI PROPOSITI. Proprio questo fa risaltare lagrandezza e la maestà di un principe sovrano, che gli Stati ditutto il popolo si riuniscano e gli presentino richieste esuppliche in tutta umiltà, senza avere alcun potere di dareordini, fare decreti, né alcuna facoltà deliberativa; sì che ciòche al principe piace consentire o negare, comandare oproibire, passa in vigore di legge, di editto, di ordinanza”.

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Stephanus Junius Brutus

Vindiciae contra tyrannos. Il potere legittimo del principe sul

popolo e del popolo sul principe (1579)

Quattro questioni discusse nel trattato:

1. Se i sudditi siano obbligati a obbedire al loro principe, qualora questi ordini cose contrarie alla legge di Dio;

2. Se sia lecito resistere a un principe che violi la Legge di Dio, o che danneggi la Chiesa; da Legge di Dio, o che danneggi la Chiesa; da chi, come e in che misura ciò sia lecito;

3. Se sia lecito resistere a un principe che opprima o rovini lo Stato, e sino a dove tale resistenza possa spingersi; da chi, come e in base a quale diritto o legge ciò sia permesso;

4. Se i principi o gli Stati vicini possano, o debbano, soccorrere i sudditi di tali principi, afflitti per cause inerenti alla vera religione o oppressi dalla tirannide. Philippe Du-Plessis de Mornay

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Stephanus Junius Brutus

Vindiciae contra tyrannos (1579)

QUESTIONE PRIMA

«Oggi re e principi cristiani alla loro incoronazione sono chiamati servitori di Dio, destinati a governare il Suo popolo. Poiché i re sono solo luogotenenti di Dio, posti sul trono di Dio dal Signore di Dio infinito, e il posti sul trono di Dio dal Signore di Dio infinito, e il popolo è popolo di Dio, e poiché l’onore che si fa ai luogotenenti non procede che dalla riverenza che si porta a coloro che li hanno inviati, non è difficile dedurne che bisogna obbedire ai re a causa di Dio, non contro Dio, e quand’essi servano e obbediscano a Dio, non altrimenti»

Edizione a cura di Saffo Testoni Binetti, Torino, La Rosa, 1994 (p. 17)

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Stephanus Junius Brutus

Vindiciae contra tyrannos (1579)

Chi stabilisce che il re ha agito contro Dio?

La dottrina riformata ha annullato la MEDIAZIONE con Dio da parte della gerarchia, sia quella ecclesiastica, sia quella secolare. Il re non è più riconosciuto interprete della volontà di Dio.

Per inferenza dal testo si ricava che il giudizio spetta al popolo Per inferenza dal testo si ricava che il giudizio spetta al popolo sulla base della Scrittura.

Anche il popolo è vincolato con il re da un PATTO con Dio

«Ora, noi leggiamo di due tipi di patto nell’investitura dei re: il primo tra Dio, il re e il popolo, affinché il popolo fosse popolo di Dio; il secondo tra il re e il popolo, affinché il popolo obbedisse fedelmente al re che avesse comandato con giustizia… Il re si impegnò, e così fece il popolo, non separatamente, bensì insieme, come le parole attestano, all’istante » (ivi, p. 19 e ss.).

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Stephanus Junius Brutus

Vindiciae contra tyrannos (1579)

O IL RE O DIO

«Con queste premesse si potrà facilmente risolvere la nostra questione.

Infatti, se Dio tiene il luogo di signore sovrano e il re di vassallo, chi osa negare che bisogna obbedire al vassallo, chi osa negare che bisogna obbedire al sovrano piuttosto che al vassallo? Se Dio comanda una cosa e il re ne comanda una contraria, chi sarà tanto orgoglioso da chiamare ribelle colui che rifiuta di obbedire al re in contraddizione con Dio?....» (28)

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Stephanus Junius Brutus, Vindiciae contra tyrannos (1579)

QUESTIONE SECONDA

Che cosa si intende con la parola «popolo»?

«Sì che a questo punto mi si farà un’obiezione: sarà proprio necessario che l’intera popolazione, questa bestia da un milione di teste, si ammutini e dia luogo a disordini per dare ordine alla situazione suddetta? Che direzione c’è in una moltitudine senza briglie? Quale disegno e quale discernimento per prendere provvedimenti? Quando parliamo del popolo nel suo complesso, intendiamo con questa parola coloro che hanno l’autorità dal popolo, ovvero i magistrati che sono inferiori al re e che il popolo ha delegato, o in qualche modo istituito, come consociati nel potere e controllori del re, e che rappresentano tutto il corpo del popolo. Intendiamo anche gli stati, che non sono altro che l’epitome o una breve sintesi del regno, cui tutti gli affari sono altro che l’epitome o una breve sintesi del regno, cui tutti gli affari pubblici si rapportano…

Gli ufficiali sopra nominati sono singolarmente inferiori al re, ma, considerati tutti insieme come corpo, gli sono superiori. Infatti, in accordo con quanto i concili di Basilea [1431] e di Costanza [1414] hanno determinato (e ben determinato), cioè che il concilio universale fosse superiore al vescovo di Roma, il capitolo è superiore al vescovo, l’università è superiore al rettore, la corte è superiore al presidente; in breve colui a cui tutta una compagnia dà autorità è sempre inferiore alla compagnia, ancorché sia superiore a ciascuno dei suoi membri…

E poiché ciò che è fatto pubblicamente dalla maggior parte è attribuito a tutti, si dirà che tutti hanno fatto ciò che LA MIGLIOR PARTE dei primi ha fatto, o, in breve, che tutto il popolo vi ha messo mano» (51)

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Stephanus Junius Brutus

Vindiciae contra tyrannos (1579)

I privati

«Qui non parliamo dei PRIVATI E DEI SINGOLI CONSIDERATI UNO PER UNO e che non sono stimati parti del corpo intero, così come le assi, i chiodi, i cavicchi non sono parti di una barca, né le pietre, le capriate, il pietrisco sono parti di una casa; come le assi, i chiodi, i cavicchi non sono parti di una barca, né le pietre, le capriate, il pietrisco sono parti di una casa; parliamo invece di città o province, che costituiscono una porzione del regno, così come la prua, la poppa, la carena e altre parti del genere sono la barca, e le fondamenta, il tetto, le pareti sono la casa. Parliamo quindi dei MAGISTRATI che governano queste città o province» (51)

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Stephanus Junius Brutus

Vindiciae contra tyrannos (1579)

QUESTIONE TERZA

Se sia lecito resistere a un principe che opprima o rovini

lo Stato, e sino a dove tale resistenza possa spingersi;

da chi, come e in base a quale diritto o legge ciò sia da chi, come e in base a quale diritto o legge ciò sia

permesso.

Risposta: è lecito ai magistrati, che sono i custodi del

patto fra re e popolo.

Viene così ammesso e argomentato il DIRITTO DI

RESISTENZA

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Editti conciliatorieditti conciliatori, basati su un principio di «tolleranza», che anticipano lo

spirito dell’editto di Nantes, con aperture più o meno ampie alle richieste degli ugonotti

• editto di gennaio, 1562 (voluto da Caterina de’ Medici, su influenza di Coligny - permette il culto riformato fuori dalla cinta urbana);

• secondo editto di Saint Germain, 1570 (finisce terza guerra di religione -consentito culto calvinista in due città per circoscrizione, fuori da mura urbane; assegnazione di fortezza di La Rochelle)

• editto di Boulogne, 1573 (fine IV guerra - restringe le concessioni al culto • editto di Boulogne, 1573 (fine IV guerra - restringe le concessioni al culto dei riformati)

• editto di Beaulieu, 1576 (che conclude la V guerra di religione – maggiori libertà di culto, istituzioni di Camere bipartite nei parlamenti, otto piazzeforti di garanzia)

• editto di Poitiers, 1577 (chiude sesta guerra - restringe i termini del precedente)

• editto di Mantes, 1591 (restaura i termini del precedente)

• editto di Nantes, 1598 (termina le guerre di religione e resta in vigore sino al 1683, con emendamenti apportati sotto Richelieu)

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Editto di Nantes

(1598)

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Editto di Nantes (1598)[da G. dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci 2004, pp. 133-135]

Enrico, per grazia di Dio re di Francia e di Navarra, a tutti coloro che ora vivono, e a coloro che verranno, salute. Tra le infinite grazie che è piaciuto a Dio elargirci, la più insigne e notevole è quella di averci dato la virtù e la forza di non cedere alle spaventose tempeste, forza di non cedere alle spaventose tempeste, confusioni e disordini che imperversavano nel momento del nostro avvento in questo regno, il quale era diviso in così tanti partiti e fazioni, che la parte più legittima era quasi la meno numerosa; nondimeno, abbiamo fortemente resistito a quella tormenta, tanto che alla fine l’abbiamo dominata e ora abbiamo finalmente raggiunto un porto di salvezza e di riposto per questo Stato […].

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Editto di Nantes (1598)[da G. dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci 2004, pp. 133-135]

Se a Dio piacerà, Egli ci farà gioire di un riposo migliore; ma intanto abbiamo pensato che l’uso migliore di questo intervallo di tempo sia quello di occuparci di ciò che concerne la gloria del Suo santo nome e del servizio a Lui dovuto, cioè di provvedere ch Egli possa essere adorato e pregato da tutti i nostri sudditi; e, se a essere adorato e pregato da tutti i nostri sudditi; e, se a Lui non è ancora piaciuto permettere che vi sia una sola forma di religione, [abbiamo pensato di provvedere a] che vi sia almeno una stessa intenzione, e così regolata, che a causa della religione non vi sia più disordine e tumulto tra i sudditi, e che noi e questo regno possiamo sempre meritare e conservare il titolo glorioso di “Cristianissimo”, che è stato acquisito e mantenuto per tanto tempo a causa di molti meriti […].

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Editto di Nantes (1598)[da G. dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci 2004, pp. 133-135]

Perciò, avendo riconosciuto questa materia [della religione] come importantissima e degna di molto attenta considerazione, dopo aver considerato i documenti di rimostranze dei nostri sudditi cattolici, e aver permesso ai sudditi della religione cosiddetta aver permesso ai sudditi della religione cosiddetta riformata di riunirsi in assemblea di deputati per compilare i loro e mettere insieme tutte le loro rimostranze […], noi abbiamo giudicato necessario di dare in questo momento […] a tutti i nostri sudditi una legge generale, chiara, semplice e assoluta, attraverso la quale si possano regolare riguardo a tutte le differenze che sono insorte tra loro in passato a questo riguardo, e che potranno ancora sorgere in futuro […]

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Editto di Nantes (1598)[da G. dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci 2004, pp. 133-135]

Per queste cause, avendo diligentemente soppesato e considerato tutta questa materia con il parere dei principi del nostro sangue, di altri principi e ufficiali della corona e di altri grandi e notabili personaggi del nostro Consiglio di Stato presso di noi, con questo editto perpetuo e irrevocabile […] diciamo, dichiariamo e ordiniamo:diciamo, dichiariamo e ordiniamo:

I. Primo, che il ricorso di tutte le cose che sono accadute da una parte e dall’altra a motivo dei disordini verificatisi a partire dal mese di marzo del 1585 fino al nostro avvento alla corona e durante gli altri precedenti disordini, dovrà essere spento ed estinto, come di cose mai avvenute. E non sarà legittimo, né permesso ai nostri procuratori generali, né a nessun’altra persona, né pubblica, né privata, in nessun momento e per nessun motivo quale che esso sia, fare menzione di quegli avvenimenti, avviare processi o azioni legali in nessuna corte o giurisdizione quale che essa sia […].

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Editto di Nantes (1598)[da G. dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci 2004, pp. 133-135]

III. Ordiniamo che la religione cattolica, apostolica e romana sia ricollocata e ristabilita in tutti i luoghi […] di questo nostro regno […] nei quali il suo esercizio era cessato, e che tale religione possa essere praticata in pace e liberamente senza alcun ostacolo o impedimento […]impedimento […]

VI. E per non offrire alcun’occasione di disordine o di dissidio tra i nostri sudditi, abbiamo permesso e permettiamo a quelli della […] religione cosiddetta riformata di vivere e di abitare in tutte le città e i luoghi di questo nostro regno […] senza che siano processati, vessati, molestati né costretti a fare alcunché contro la loro coscienza a motivo della religione […].

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Editto di Nantes (1598)[da G. dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci 2004, pp. 133-135]

VII. Noi abbiamo anche concesso a tutti i signori, gentiluomini e altre persone […] che professano la religione cosiddetta riformata, le quali posseggano nel nostro regni e nelle terre di nostra obbedienza il potere di alta giustizia, o posseggano un feudo a pieno titolo […] di avere nelle loro case dove esercitano l’alta giustizia o nei loro feudi [il diritto della] esercitano l’alta giustizia o nei loro feudi [il diritto della] pratica della detta religione […].

IX. Noi permettiamo anche a quelli della detta religione, di praticare e di continuare a praticare il loro culto in tutte le città e luoghi di nostra obbedienza, laddove tale culto sia stato da loro stabilito e praticato pubblicamente da più persone e per più volte […] fino alla fine di agosto del 1597, nonostante tutti i provvedimenti e le sentenze a ciò contrari […].

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Editto di Nantes (1598)[da G. dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci 2004, pp. 133-135]

XIII. Proibiamo esplicitamente a tutti coloro che professano la detta religione di praticarla in questo nostro regno […], sia per quanto riguarda le celebrazioni, i regolamenti, la disciplina o pubblica istruzione dei fanciulli, che per tutto il resto […] al di fuori dei luoghi permessi e concessi nel presente editto.

XIV. [Proibiamo loro] altresì di praticare in alcun modo la loro XIV. [Proibiamo loro] altresì di praticare in alcun modo la loro religione nella nostra corte e nel nostro seguito […] così come nella nostra città di Parigi ed entro un raggio di cinque leghe intorno alla città. Tuttavia, quelli della detta religione abitanti nelle dette terre […] e nella detta città non potranno essere ricercati nelle loro case, né costretti a fare alcunché contro la loro coscienza a motivo della loro religione […].

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Editto di Nantes (1598)[da G. dall’Olio, Storia moderna. I temi e le fonti, Roma, Carocci 2004, pp. 133-135]

Dato a Nantes, nel mese di aprile dell’anno di grazia

millecinquecentonovantotto, il nono del nostro

regno. Firmato: ENRICO

[Al di sotto] Per il re, nel suo Consiglio: FORGET e, a [Al di sotto] Per il re, nel suo Consiglio: FORGET e, a

lato: VISTO. Sigillo grande di cera verde […]

Letto, pubblicato e registrato, consenziente il

Procuratore Generale del Re, a Parigi, in

Parlamento, il venticinque febbraio

millecinquecentonovantanove. Firmato: VOISIN.