Le fonti giornalistiche e internet

23
Le fonti giornalistiche e internet di Nicola Rabbi Fonti on line e professione giornalistica La corretta valutazione delle fonti usate per scrivere un articolo è una delle discriminanti che separa un buon giornalista da uno che non lo è e, a livello più generale, il trattamento delle fonti è ciò che più distingue uno strumento informativo (stampato, audio- video o digitale che sia) di qualità da un altro che non si può dire tale. In tutti i manuali di giornalismo un capitolo viene sempre dedicato a questo tema e nelle varie scuole una o più lezioni si soffermano sulla definizione di fonte, sulla loro classificazione, sul controllo delle stesse. La fonte, come si sa, ha sempre una natura ambigua, dà sempre una versione dell’evento che il giornalista deve interpretare a partire dal tipo di fonte che sta utilizzando (istituzionale/non istituzionale, diretta/indiretta) (Papuzzi 2003) e basandosi sulle proprie competenze culturali, tecniche e relazionali. Poi non dobbiamo dimenticare altri vincoli che attengono alla sua professione (o meglio al modo di produzione) come la necessità di realizzare l’articolo entro un termine ben preciso, che può limitare il tempo a disposizione per la verifica.

description

Il giornalismo con l'avvento di internet deve affrontare in un modo diverso il problema delle fonti; i giornalisti devono dotarsi di precise conoscenze per non cadere in errore. Interviste ai responsabili dei maggiori quotidiani on line e a giornalisti di media partecipativi. Alcune storie di bufale giornalistiche.(articolo pubblicato sulla rivista "Problemi dell'informazione" n 3/2007)

Transcript of Le fonti giornalistiche e internet

Page 1: Le fonti giornalistiche e internet

Le fonti giornalistiche e internet

di Nicola Rabbi

Fonti on line e professione giornalistica

La corretta valutazione delle fonti usate per scrivere un articolo è una delle

discriminanti che separa un buon giornalista da uno che non lo è e, a livello più

generale, il trattamento delle fonti è ciò che più distingue uno strumento

informativo (stampato, audio-video o digitale che sia) di qualità da un altro che

non si può dire tale.

In tutti i manuali di giornalismo un capitolo viene sempre dedicato a questo tema

e nelle varie scuole una o più lezioni si soffermano sulla definizione di fonte,

sulla loro classificazione, sul controllo delle stesse. La fonte, come si sa, ha

sempre una natura ambigua, dà sempre una versione dell’evento che il

giornalista deve interpretare a partire dal tipo di fonte che sta utilizzando

(istituzionale/non istituzionale, diretta/indiretta) (Papuzzi 2003) e basandosi

sulle proprie competenze culturali, tecniche e relazionali. Poi non dobbiamo

dimenticare altri vincoli che attengono alla sua professione (o meglio al modo di

produzione) come la necessità di realizzare l’articolo entro un termine ben

preciso, che può limitare il tempo a disposizione per la verifica.

L’avvento dell’informazione on line pone nuovi problemi nel trattamento delle

fonti e ne amplifica altri già esistenti. Innanzitutto “le nuove tecnologie hanno

favorito… l’immissione nella rete informativa di un gran numero di attori sociali

che usano strumenti e logiche di comunicazione analoghi a quelli adoperati dai

mezzi di informazione” (Sorrentino 1995); la moltiplicazione esponenziale delle

fonti permette ai giornalisti una ricchezza informativa prima nemmeno

pensabile. Se una volta le fonti erano rappresentate principalmente dalle agenzie

stampa a cui il mass media era abbonato (le cui notizie vengono

successivamente rielaborate dal giornalista) e da una serie di relazioni

personali/professionali, adesso sul web è possibile trovare notizie e dettagli che

prima era assai difficile recuperare o che occorreva comunque del tempo.

Intendiamoci ancora adesso, soprattutto nei quotidiani, i giornalisti si basano sul

materiale di agenzia, ma se si vuole dare un’informazione originale sempre più

Page 2: Le fonti giornalistiche e internet

si ricorre ad altre fonti per differenziarsi dai media concorrenti. E la mole di

informazione presente sul web è destinata a crescere sempre di più, così la

possibilità di trovare notizie interessanti e dettagliate aumenta in ugual misura,

se le si sanno cercare.

E qui ci troviamo di fronte ad un primo problema. La rete, per saperla usare,

bisogna conoscerla, bisogna possedere gli strumenti per cercare e per verificare

quello che si è trovato. Su internet non esistono garanzie per ogni informazione

che si trova; se, ad esempio, per tutti gli articoli pubblicati su La Stampa

abbiamo dei garanti sulla correttezza dell’informazione (il direttore e i suoi

giornalisti), in rete molte notizie sono date da gruppi o persone che si possono

non conoscere: come fidarsi di questi contenuti, quali strumenti usare per

provarne l’attendibilità? Qui dovrebbe intervenire una competenza

professionale nuova che vede il giornalista dotato di quella che possiamo

definire con il termine di cultura di rete (e digitale); è un tipo di conoscenza di

cui ci si impadronisce lavorando su internet e non accontentandosi di quel che si

sa già, ma cercando nei luoghi dove la gente discute (nei blog, nelle mailing

list…) utilizzando nuovi motori di ricerca e gli altri strumenti che la rete,

rinnovandosi, periodicamente offre. Continuiamo con l’esempio dei motori di

ricerca; attualmente il motore più usato (anche dalla maggior parte dei

giornalisti) è Google, ma ve ne sono altri e non è detto che tra qualche mese ve

ne saranno di migliori. Anche la ricerca stessa in un singolo motore può essere

raffinata con una di tipo di ricerca avanzato che utilizza degli operatori logici.

Ma la ricerca non si può limitare al solo web, le informazioni possono essere

rivolte non solo a software ma anche a persone, ponendo delle domande via e-

mail ad esperti o utilizzando gli istant messenger come quelli di Windows o

Yahoo o Skype, leggendo e partecipando alla blogosfera.

Infine bisogna ricordare la natura multimediale di internet per cui un giornalista

può avere la necessità di cercare non solo testi ma anche immagini e video; la

ricerca e la valutazione di questo genere di fonti richiede naturalmente altre

competenze, pone nuovi problemi (nel caso delle foto, ma anche dei video, è

risaputa la loro estrema soggettività e i rischi a cui si va incontro

decontestualizzandoli, fidandosi cioè del semplice vedere). Come vedremo più

avanti nelle interviste che abbiamo raccolto in alcune redazioni questa

Page 3: Le fonti giornalistiche e internet

“tensione” alla formazione continua dovrebbe essere una costante di ogni

giornalista.

Che internet sia ad ogni modo una fonte importante per i giornalisti (italiani) è

un dato oramai non discutibile; come fonte viene citata di meno e a volte viene

sentita anche come poco legittima dal giornalista (Stella 2004), ma la sua utilità

come strumento è accettata da tutti i giornalisti che lavorano nei diversi mass

media, per la sua capacità di proporre nuovi temi, per la facilità di reperimento

delle informazioni (soprattutto quelle spicciole come un numero di telefono, la

definizione di una sigla o la biografia di un autore, informazioni così importanti

nel lavoro quotidiano di un giornalista), “La sua importanza nel lavoro di

redazione è indicata anche dal fatto che tra i vari mezzi e modalità comunicative

utilizzate esso si trova al terzo posto dopo la comunicazione faccia a faccia e

quella telefonica” (Fortunati, Sarrica 2007).

A volte capita però che notizie prese dalla rete risultino poi false screditando il

singolo giornalista e il mass media in cui scrive; è chiaro che il responsabile qui

è solo il giornalista e non internet che contiene la notizia falsa; “Che la

comunicazione in rete, per la facilità della riproducibilità del messaggio, la sua

sopravvivenza praticamente infinita, il basso costo e la mancanza di filtri

favorisca la circolazione di voci, bufale e quant' altro è oramai noto da tempo…

dobbiamo chiederci se non si tratti di un fattore endemico al giornalismo,

trasversale ai media e legato all’ansia di trovare informazioni che facciano

notizia” (Pratellesi 2004). La tendenza alla spettacolarizzazione nel fare

informazione, la mancanza di tempo sono sicuramente due elementi che giocano

a favore delle false notizie che si possono raccogliere su internet. Ma è sempre la

rete che permette anche di accorgersi di questi errori, di capire come è stata

costruita una falsa informazione (e in definitiva di svelare il modo di fare

informazione); tutto questo grazie all’attivismo delle persone che popolano la

rete (Rabbi, 2007).

Adesso vediamo attraverso degli esempi concreti in quali errori inciampano i

giornalisti italiani che si affidano in modo precipitoso alla rete.

Bufale su internet: dalle donne cerbiatto al generatore di cartelli per le

chiese

Page 4: Le fonti giornalistiche e internet

Abbiamo raccolto su internet cercandoli nei motori di ricerca, andando a

spulciare nei blog e nei forum dei casi documentati in cui dei giornalisti

prendono per buona una notizia diffusa in rete e la ripropongono sotto forma di

articolo che a sua volta può essere ripreso da un altro organo di informazione

creando così un circolo vizioso.

Il 16 luglio del 2003 appare sulla prima pagina de la Repubblica (sia nella

versione su carta che in quella on line) un articolo intitolato “Caccia aperta alla

‘donna bambi’ l’ultima follia di Las Vegas”. Qui la notizia proviene dagli Stati

Uniti e a diffonderla è una televisione locale (Klas), dove in un video un

giornalista intervista l’inventore di questo nuovo sport che consiste in una caccia

con pallottole di vernice a ragazze che fuggono nude nel parco. La storia è molto

inverosimile basterebbe poco a confutarla con un po’ di indagine. Del resto il

suo inventore ammette in una seconda intervista che questo sport non esiste e

che il suo scopo era solo quello di vendere i filmati, ospitati sul proprio sito, che

riprendevano la caccia (rigorosamente simulata). Finita qua la storia? No,

comincia a girare per il pianeta; in Italia, come abbiamo detto, è ripresa

velocemente da la Repubblica che ne fa un articolo di costume, scritto con

grande enfasi che si conclude così: “ Pelle e peccato. E bambi che fugge,

macchiata di rosso. Pietà anche per Walt Disney”. L’articolo viene ripreso in

rete, data l’importanza della testata e ha una certa diffusione. Anche per un

giornalista italiano sarebbe stato possibile non cadere nell’inganno, bastava

avere un po’ di cautela, ad esempio facendo delle verifiche dirette o collegandosi

ai siti americani che si occupano di bufale, ma si sa che queste notizie ghiotte

(fin troppo belle per essere vere!) vanno fatte in fretta, perché se le pubblica un

quotidiano concorrente allora perdono di valore, ma è altrettanto vero che fretta

e ricerca del sensazionale vanno tutto a scapito della professionalità.

Internet poi ha una memoria di elefante, conserva quasi tutto, tutto il materiale di

cui parliamo rimane in rete, tranne nel caso in cui un mass media decide di

modificare un articolo o di rimuoverlo. L’articolo de la Repubblica invece è

ancora raggiungibile senza alcuna rettifica mentre, se andiamo a spulciare negli

archivi della televisione locale di Las Vegas, troviamo l’articolo iniziale (la

bufala) ma successivamente anche la sua smentita e la sua spiegazione. In questo

modo può capitare che vecchie bufale facciano capolino a distanza di anni come

è il caso della fantomatica estinzione delle donne bionde. Qui è più difficile

Page 5: Le fonti giornalistiche e internet

trovare la fonte certa; in un articolo del 2002 pubblicato da RAInet news un

gruppo di ricercatori tedeschi sostiene che il gene responsabile dei capelli biondi

è recessivo e che nel giro di 200 anni non ci saranno più persone con i capelli

chiari nel mondo. Il 16 marzo del 2006 la notizia viene ripresa da La

Repubblica delle Donne che ne imputa la fonte all’Organizzazione Mondiale

della Sanità; il fatto incuriosisce molto si diffonde in rete, arriva ad essere

perfino il tema di una puntata della trasmissione televisiva Porta a Porta. In

questo caso sarebbe bastata una ricerca incrociando le parole blonde e OMS e

subito sarebbe comparso al primo posto nei risultati della ricerca il

collegamento ad un comunicato stampa dell’organizzazione mondiale (del primo

ottobre 2002!) in cui si smentisce questa notizia.

Nel gennaio del 2006 il blogger Daniele Lombardi pubblica una falsa notizia in

cui anticipava delle informazioni sul nuovo cd di Francesco De Gregori; per lui è

più un gioco intellettuale da fare con i suoi lettori, per vedere quanto ci

impiegano a scoprire il falso e ad individuare i veri autori delle sue citazioni; la

notizia viene smentita dallo stesso dopo 24 ore ma, nonostante questo, succede

un imprevisto: il quotidiano “L’Unione Sarda” riprende il post con un copia e

incolla e rilancia la notizia (il 15 gennaio con il titolo “Il Vino Triste di De

Gregori. Bisbigli di soft-jazz”) come scoop, non citando peraltro la fonte. Da

parte del quotidiano sardo non sarebbe stato difficile accorgersi dell’errore,

bastava ritornare sul sito da cui l’aveva preso e ad ogni modo il giornalista

avrebbe dovuto incrociare questa informazione con altre, magari reperibili in

rete. Se non avesse trovato nulla, nemmeno nei siti o nei forum dei fan del

cantautore romano, sarebbe dovuto ricorrere al telefono.

Il 22 luglio 2006 il Corriere della Sera riporta in home page del suo sito e nelle

pagine interne del quotidiano su carta la notizia di Emily, una moglie tradita che

per vendicarsi del marito ha comprato degli spazi pubblicitari nei cartelloni

espositivi a Manhattan per svergognare il consorte; la notizia ha una diffusione

in rete velocissima, si saprà poco dopo che altro non è che una promozione

pubblicitaria di un nuovo programma televisivo, un reality che tratta, appunto, di

piccole ma dolorose vicende della vita di tutti i giorni.

Esiste in rete il Disinformatico (www.attivissimo.net/antibufala) un blog

specializzato proprio sulla ricerca di bufale riportate dai mass media; a curarlo è

Paolo Attivissimo, un giornalista informatico, qui è possibile trovare

Page 6: Le fonti giornalistiche e internet

innumerevoli esempi. Ne riportiamo uno che ha a che fare con la notizia

fotografica (genere particolarmente adatto alla comunicazione via web). Nel

luglio 2007 una galleria fotografica presentata nell’ home page de la

Repubblica.it mostra una serie di cartelli posti davanti alle chiese statunitensi per

attirare i fedeli; il giornale commenta così le foto: “Alla ferrea legge del

marketing non sfuggono neppure le chiese, che negli Stati Uniti, fanno a gara di

battute per accaparrarsi i fedeli. ‘Gesù dice che devo mettere su casa con te’

recita la First Baptist Church".” Le sette foto mostrano cartelli curiosi di questo

tipo, ma Attivissimo risale alla fonte del quotidiano romano (che peraltro non

cita) che è il churchSignGenerator.com, tradotto in italiano il generatore di

cartelli per chiese, un sito molto noto come generatore di scritte personalizzate

che sembrano vere (è cosi possibile attraverso questi servizi creare dei

fotomontaggi abbastanza credibili). Il sospetto che tutto sia una bufala a questo

punto sembra fondato. Ma sentite il metodo di indagine utilizzato da Attivissimo

per appurare la verità, (lo riporto per intero anche se la descrizione è un po’

lunga perché mostra bene come sia possibile usare in modo esperto la rete):

“Come potete leggere nei commenti qui sotto, alcuni lettori hanno ipotizzato che

la foto della Noland Road Baptist Church potesse essere effettivamente

autentica, dato che ChurchSignGenerator.com comunque la pubblica (con

precisazioni sull'origine) fra quelle di cartelli religiosi reali. In tal caso

Repubblica sarebbe responsabile di saccheggio ma non di pubblicazione di un

falso. Ho contattato la chiesa in questione via e-mail e ho ricevuto da Robert

Ernsting, Associate Pastor della Noland Road Baptist Church, situata al 4505 di

South Nolan Road, a Independence, nel Missouri, questa risposta lapidaria: "It

has been faked!" ("La foto è stata falsificata!")... la chiesa in questione è visibile

in Google Earth alle coordinate 39°02'20.30" N 94°24'53.64" W oppure

digitando 4505 S Nolan Rd, Independence, MO 64055. La risoluzione della zona

non è brillante (ci vorrebbe Google Street View), ma si scorge un rettangolino

bianco che potrebbe essere il cartello della chiesa. Non sembra somigliare

granché a quello mostrato nella foto da Repubblica…”.

Gli esempi potrebbero continuare all’infinito e riguardano in generale un po’

tutti mass media non solo quelli citati in questo articolo.

Le bufale si ripetono, non sono diminuite nel corso degli anni, la superficialità

con cui a volte i giornalisti si accostano ad internet, nonostante che la rete sia

Page 7: Le fonti giornalistiche e internet

diffusa nel nostro paese da più di dieci anni, non tende a diminuire. Verrebbe

forse spontaneo commentare questi esempi dicendo che riguardano notizie

minori, di costume, di cronaca meno importanti, ma è un discorso debole perché

se è vero che con le notizie che riguardano personaggi politici o fatti rilevanti i

giornalisti stanno più attenti nell’uso delle fonti, è vero che questa continua

mancanza di precisione, queste notizie false inquinano il panorama informativo,

anzi sono dei veri e propri virus che intaccano la capacità del giornalista di

svolgere il suo lavoro con accuratezza e lealtà verso i lettori e fanno perdere di

credibilità all’intera categoria.

Per sapere come utilizzano internet i giornalisti, per conoscere qualcosa di più

sulla loro cultura digitale e di rete, siamo “entrati” nelle redazioni de Il Domani

di Bologna, de la Repubblica.it, del Corriere della sera.it e del settimanale Vita.

Internet in redazione

Le redazioni on line dei grandi quotidiani usano prevalentemente come fonti

quelle offerte dalle numerose agenzie giornalistiche a cui sono abbonati e poi,

solo in secondo luogo, usano la rete per informarsi e per verificare. Afferma

Daniele Vulpi, redattore de la Repubblica.it: ”Stando in una struttura così grande

facciamo già fatica a stare dietro le notizie che ci arrivano, circa 10-20 mila al

giorno, solo di agenzia, poi ci sono i comunicati…”. Per questo motivo Vulpi

dice di seguire molto raramente i blog (legge ogni tanto Luca de Biase, Luca

Sofri, Beppe Grillo) e di non usare gli aggregatori RSS; come motore utilizza

Google, anche nelle funzioni avanzate e Wikipedia “nella versione inglese però

visto che è più completa”. La rete per lui offre degli spunti interessanti che

vanno poi approfonditi e ad ogni modo internet va usata con cautela visto la

mancanza di filtri in chi pubblica: “Ho 48 anni e a livello personale conosco

internet fin dall’inizio, la rete la conosco dai tempi della BBS… e sono per

un’informazione strutturata, se voglio fare informazione su internet voglia una

struttura responsabilizzata, un responsabile, una redazione…”.

Per Giuseppe Smorto, condirettore della testata, i lettori stanno diventando una

fonte giornalistica sempre più importante però bisogna stare attenti visto che:

“L’incidente è dietro l’angolo, e c’è anche la tentazione nostra che quando una

notizia ci piace, di metterla subito, di innamorasi tanto di una notizia da

Page 8: Le fonti giornalistiche e internet

mandarla subito on line”. In redazione non esiste un regolamento interno di

come usare le fonti su internet, si tratta semplicemente di “migliorare i criteri

professionali di controllo delle notizie prese su web”. Anche lui non usa i blog

né gli aggregatori di Rss, poco i motori di ricerca “Usiamo Wikipedia, ma ho

dato come indicazione di non usarla troppo, si tende a copiare quello che c’è,

l’indicazione è quella di utilizzarla come si usa un’enciclopedia, la si riscrive, la

si completa”. Per quanto riguarda la formazione interna all’uso di internet “Non

si fa attraverso corsi ma è un fatto mentale, imparare facendo, imparando si

cambia mentalità… la formazione è una parte integrante della nostra

professione”.

Stessa idea della formazione al Corriere.it, “Per la formazione ci aggiorniamo

con il lavoro stesso, lavoriamo assieme - dice Marco Pratellesi, responsabile del

sito - quando c’è qualcosa di nuovo ci contaminiamo uno con l’altro”. Secondo

lui il web è una fonte complementare che non sostituisce le fonti tradizionali

“che però usano sempre di più il web e quindi crescono di continuo le

informazioni che uno può trovare”. Non si usano in redazione gli aggregatori di

Rss ma le agenzie stampa, i giornali internazionali come USA Today,

Washington Post, New York Times, Al Jazeera… che offrono ” lo spunto di

eventuali pezzi da approfondire o da rifare in chiave italiana”. “Abbiamo anche

un gruppo di collaboratori esterni - continua Pratellesi - che inviano ogni mattina

un breve riassunto della notizia che potrebbe avere uno spazio in home page con

la fonte allegata così poi noi verifichiamo… funzioniamo come una redazione di

cronaca, solo che i nostri collaboratori vanno non per le strade ma per la rete a

trovare gli spunti per le notizie… cerchiamo di trovare qualcosa al di là delle

agenzie per avere notizie che sono solo nostre, se tutti facessimo solo le notizie

di agenzie saremmo tutti uguali”. Pratellesi usa Google come motore di ricerca

(in modalità semplice e complessa) e utilizza solo quei blog che “fanno azione di

giornalismo come Macchianera, Mantellini, Sofri…”.

Luigi Ripamonti si occupa di informazione medico-scientifica al Corriere.it; chi

fa informazione specializzata (soprattutto per chi si occupa di tecnologia), il web

offre diverse possibilità ma lui si rivolge soprattutto a fonti istituzionali come

“Le agenzie internazionali che fanno abstract su ciò che esce sui giornali

scientifici accreditati.. . non uso i blog - continua Ripamonti - consulto Google

scholar, un motore che tiene conto solo di pubblicazioni scientifiche di un certo

Page 9: Le fonti giornalistiche e internet

livello, in pratica effettua una ricerca bibliografica”. La maggior parte del suo

lavoro viene fatto consultando le agenzie giornalistiche specializzate che

possono essere lette tramite un software in dotazione al Corriere.it attraverso

delle parole chiave; in questo modo si intercettano subito le notizie che

interessano in quel momento; questo software funziona esattamente come un

aggregatore Rss solo che, invece che attingere dal web, attinge solo da agenzie

giornalistiche.

L’importanza dell’informazione offerta dal web per un quotidiano locale risulta

maggiore rispetto ai quotidiani fino ad ora analizzati e il motivo si spiega

facilmente: riuscire a dare un’informazione completa del territorio non è

semplice, soprattutto quando pochi giornalisti devono coprire zone molto ampie

(nel nostro caso un’intera provincia) le informazioni trovate in rete risultano

preziose.

Per Silvestro Ramunno, caporedattore de Il Domani di Bologna, rispetto a

qualche anno fa si fa molto più attenzione alle fonti che si usano, le si controlla,

le si cita; principalmente usa Google come motore di ricerca e le funzioni offerte

da Google Alert (in questo caso il motore avverte tramite e-mail tutte le novità

informative che riguardano una o più parole chiave), “Faccio ricerca avanzata

sui siti istituzionali come la provincia, regione, comune, uso anche le mailing list

come fonti di notizie, e alcuni blog locali, guardiamo i siti locali di Repubblica e

il Carlino più volte al giorno , ma non sono molto aggiornati”. Essenziale l’uso

di internet anche per Irene Bisi che si occupa di cultura: “Uso Google,

Wikipedia, i siti ufficiali dei gruppi teatrali o musicali... faccio un uso semplice

del motore cercando due o tre riscontri per verificare i risultati… sono iscritta a

qualche newsletter come quella di Exibart, Wu-ming… ho un elenco di siti locali

salvati nei Preferiti di Internet Explorer che trattano di cultura, come la

Pinacoteca della città”.

Visto la difficoltà di reperire informazioni dai numerosissimi comuni della

provincia, Massimiliano Papasso sia affida molto alla rete “Vado spesso nei siti

dei comuni senza passare da Google. Recentemente abbiamo utilizzato un video

su Youtube che ci interessava, poi siamo risaliti al blog dell’ autore e siamo

riusciti ad approfondire la notizia”.

Michael Lazzari che si occupa di sport usa molto il sito del Bologna FC, “Hanno

sempre un buon notiziario, se capita che non riesci ad andare ad una conferenza

Page 10: Le fonti giornalistiche e internet

stampa sei sempre coperto dai comunicati che mettono sul sito anche se è

sempre meglio andare di persona”. Molto importanti sono i contributi dei tifosi:

“Il forum rossoblu ha spesso delle notizie utili, che devi sempre verificare,… i

tifosi sono bravi perché vanno a pescare nei siti più sperduti… comunque

bisogna sempre verificare dato che è tua la responsabilità”. Quando deve cercare

informazioni su una partita storica usa Google e Wikipedia mentre per le

statistiche tipiche del calcio (quanti gol ha segnato un tal giocatore, quanti

falli…) esistono invece tutta una serie di siti specializzati che Michael Lazzari

tiene nel suo elenco dei Preferiti su Internet Explorer.

“Nel nostro lavoro c’è molto web - afferma Giuseppe Frangi, direttore del

settimanale di informazione sociale Vita - avendo per ragioni di budget una sola

agenzia (AdnKronos), lo usiamo molto… ma continuiamo ad usare molto di più

i canali tradizionali come il telefono”. In redazione non vengono utilizzati gli

aggregatori di Rss e nemmeno i blog (“i blog del no profit non sono un

granché”) e per quanto riguarda l’aggiornamento professionale “essendo una

redazione giovane, sono tutti molto informati e ci scambiamo le informazioni”.

Per Riccardo Bagnato, giornalista e responsabile del sito “La rete è un’enorme

fonte di informazione, non offre soltanto le fonti tradizionali ma anche tutte

quelle agenzie, gruppi intermedi e singoli individui (blogger, forum) fonti per

capire informarsi, per prendere spunto… solo questo, i blog infatti non sono

fonti di informazione quanto fonte di ispirazione, la maggior parte dei blog

commenta non porta informazioni”. Per la ricerca usa Google e Vivissimo (un

motore di ricerca che suddivide i risultati in categorie) ma anche quello che offre

la comunità su internet come i forum, i newsgroup… “Internet - continua

Bagnato - permette di verificare le fonti, se devo conoscere meglio un’azienda

vado sul suo sito, trovo facilmente anche i recapiti telefonici per un’ulteriore

verifica… la verifica finale dell’informazione deve essere effettuata su cose

abbastanza certe, bisogna avere dei documenti on line o fare la telefonata

possibilmente registrata”. Anche per Paolo Manzo che si occupa principalmente

dell’area sudamericana la rete serve solo come spunto, poi l’approfondimento è

un’altra cosa, ma la possibilità più interessante per lui offerta dalla rete sono le

televisioni locali in streaming “Se sto facendo un servizio sul Venezuela posso

seguire i media venezuelani in diretta e così ho la possibilità di vedere

direttamente le cose”.

Page 11: Le fonti giornalistiche e internet

La rete questa sconosciuta (ai giornalisti?)

Se diamo la parola a chi lavora soprattutto in rete e non è legato a qualche mass

media ma lavora come free lance, alla domanda su come i giornalisti italiani

usano la rete e sulla loro capacità di cercare e trattare le fonti on line, i giudizi

esprimono una forte perplessità. Secondo Bernardo Parrella, giornalista e

traduttore sui temi del digitale, “I giornalisti vecchio stampo delle ‘grandi’

testate italiane non si danno da fare più di tanto nell'uso degli strumenti digitali

per ricerche più affidabili e articolate; Google e Wikipedia sono i siti

sicuramente più usati per informazioni di base o generali.. e' difficile che dopo ci

si avventuri in acque più mosse ma anche più meritevoli e succose, tipo blog e

siti di social media”. Per Parrella il giornalista dell’informazione mainstream usa

siti per lo più statunitensi e tende ad evitare - con la scusa della loro scarsa

affidabilità - altri strumenti che richiedono tempo e dispendio di energia per i

controlli. Alla domanda di quali siano i suoi strumenti di ricerca risponde: “Vado

molto a braccio, da un parte, partendo da alcuni siti/blog che seguo regolarmente

e poi ampliando la ricerca più o meno ad intuito; ovviamente verifico certe

notizie incrociando quante più fonti possibili, soprattutto nella blogosfera, dove

certi gossip e hoax vengono facilmente smontati… scambio molte e-mail con

una varietà di persone in ogni ambito, proprio perché il contatto umano è

cruciale; e poi seguo come posso anche il cartaceo, (quotidiani riviste, libri) oltre

a radio e tv che non sono fonti da scartare”.

Anche Robin Good, esperto di comunicazione dei nuovi media, i giornalisti

“usano i motori di ricerca in modo primitivo, usando solo Google, pochi fanno

ricerche complesse… il giornalista si crede in grado di affrontare qualsiasi cosa

ma la rete pone problemi nuovi”. Propone anche un esempio di ricerca più

elaborato che definisce “ricerca persistente”: ” Non è necessario andare sui

motori per ricercare ogni volta gli argomenti che ci interessano; con

Search.news.yahoo.com - ma lo potremmo fare su Google o su Technorati per

quanto riguarda la ricerca all’interno dei blog - posso inserire delle parole chiave

tra le virgolette, in questo modo posso essere sempre aggiornato

automaticamente sull’argomento… una cosa del genere non riesce a dartela

nemmeno l’Ansa”.

Page 12: Le fonti giornalistiche e internet

Sergio Maistrello, coordinatore editoriale di Apogeonline, suggerisce non tanto

una tecnica di ricerca ma una certa mentalità: “Esiste un'abitudine all'uso dei

motori di ricerca e alla consultazione dei blog e delle aggregazioni di post. Ma il

discrimine ultimo, il filtro in fin dei conti è personale, legato alla propria rete di

contatti, all'esperienza di vita e lavoro in rete, che crea una mappa

straordinariamente vasta per qualunque ricerca legata a interessi personali o di

lavoro… La verità è che internet è un sistema complesso di contenuti e di

relazioni: va conosciuto e capito”. Con questo tipo di conoscenza allora si

possono trattare come fonti anche le persone in rete (grazie alla competenza

acquisita) ma per Maistrello la gente non ha ancora una dignità di fonte nei

media tradizionali, “Con buona pace del citizen journalism, di cui ci si riempie

tanto la bocca di questi tempi, e che potrebbe essere una risorsa strepitosa per i

giornali in costante ricerca di novità e di visibilità”.

Per Raffaele Mastrolonardo, freelance specializzato in tecnologia, “I giornalisti

stanno passando da un uso parassitario della rete ad un uso consapevole che ne

sfrutti tutte le potenzialità, le rete non è un gran deposito di notizie potenziali che

io devo saccheggiare, la rete è molto di più, è un luogo dover si possono

instaurare delle conversazioni; questa passaggio deve ancora essere fatto”. Per

potersi fidare delle fonti prese da internet occorre costruirsi delle gerarchie di

fonti. Afferma Mastrolonardo: “Si dice che internet distrugge le gerarchie e non

permette più alle persone di distinguere ciò che è attendibile da ciò che non lo è.

Ma le gerarchie si costruiscono con il tempo e così si possono costruire anche

sulla rete, sono delle costruzione speciali, bisogna dare tempo alla gente per

farlo”. Lui personalmente per ricercare su internet usa soprattutto gli aggregatori

di Rss, un centinaio di fonti selezionate che interroga per approfondire la notizia

scelta. Usa lo stesso metodo ma con un numero maggiore di fonti aggregate,

un'altra giornalista specializzata, Antonella Beccaria: “Quando deve trattare una

notizia comincio a ricercarla con il mio aggregatore che raccoglie circa 300

fonti, poi passo da queste notizie, attraverso i link, alle fonti prime, alle persone

direttamente coinvolte che magari hanno dato la loro testimonianza in un blog o

in una galleria fotografica; questo mi permette di trattare la notizia in un modo

estremamente approfondito”.

Page 13: Le fonti giornalistiche e internet

Come si vede sono piuttosto discordanti le voci che provengono dai giornalisti

che fanno informazione mainstream da quei giornalisti, spesso free lance, che

hanno una conoscenza approfondita di internet.

Il percorso fatto fino a qui ci porta a formulare alcune domande conclusive; il

modo di produzione delle notizie (tempi, ricerca del nuovo e del

sensazionalismo…) nel panorama editoriale italiano mal si accorda con un uso

attento ed esperto della rete, in particolare nella verifica delle fonti on line? La

formazione alle nuove tecnologie oltre all’iniziativa personale del singolo e alla

socializzazione all’interno delle redazioni dovrebbe essere definita meglio? E se

si in che modo?

Bibliografia

Leopoldina Fortunati e Mauro Sarrica, Internet in redazione, in Problemi

dell’informazione 4/2006

Alberto Papuzzi, Professione giornalista, Donzelli, Roma, 2003

Stefano Porro e Walter Molino, Disinformation technology, Apogeo, Milano,

2003

Marco Pratellesi, New Journalism, Bruno Mondadori, Milano, 2004

Nicola Rabbi, Blog e giornalismo in Italia, in Aggiornamenti sociali 2007 fasc. 1

Carlo Sorrentino, I percorsi della notizia, Baskerville, Bologna, 1995

Renato Stella, L’immagine della notizia, FrancoAngeli, Roma, 2004

(agosto 2007)