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PIAZZA NAVONA 1 - LO STADIO DI DOMIZIANO Lo stadio dell'imperatore Domiziano della famiglia dei Flavi (Vespasiano, Tito, Domiziano), venne inaugurato nell’86 dC e veniva utilizzato per le “attività agonistiche”, cioè corsa, lotta, lancio del disco, ecc. Lo stadio poteva contenere fino a 30.000 spettatori e oggi i resti sono visibili dello stadio da Tor Sanguigna. Durante il medioevo lo stadio fu progressivamente abbandonato e divenne uno “spazio aperto”, che nel Rinascimento progressivamente divenne una piazza, pur mantenendo la sua forma originaria lunga e ovale, con edifici sorti tutt'intorno al suo perimetro. Una volta chiamata ufficialmente piazza in Agone, nel XVI secolo questo nome era già stato modificato dalla lingua volgare del popolo in quello più popolare di piazza Navona. 2 - L’ACQUA VERGINE L’acquedotto dell’Acqua Vergine è stato realizzato nel 19 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, generale e genero di Augusto, per alimentare le sue terme nel Campo Marzio, nei pressi del Pantheon (Agrippa realizzò anche quello dell’Aqua Iulia). Frontino ci racconta che Agrippa alla ricerca di nuova acqua spinge i suoi soldati nella zona dell’attuale Salone (vicino Lunghezza), dove grazie all’aiuto di una giovane ragazza, scoprono la sorgente all’ottavo miglio della via Collatina. In memoria della giovane la nuova opera prende il nome di Aqua Virgo. O per la purezza dell’acqua? Questo non lo sapremo mai. L’aqua Virgo è l’unico ancora in funzione degli 11 acquedotti costruiti dagli antichi Romani, provvedendo al fabbisogno idrico della città, anche nei momenti più critici. L’acquedotto è giunto praticamente intatto fino ad oggi perché il suo percorso è quasi completamente sotterraneo, quindi difficile da attaccare sia da parte dei nemici di Roma che dell’usura del tempo. Per lunghi tratti il suo percorso è costituito da una semplice galleria scavata nel tufo e in altre rocce rivestita di cocciopesto. 3 – LA FONTANA DEL MORO 1

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PIAZZA NAVONA

1 - LO STADIO DI DOMIZIANO

Lo stadio dell'imperatore Domiziano della famiglia dei Flavi (Vespasiano, Tito, Domiziano), venne inaugurato nell’86 dC e veniva utilizzato per le “attività agonistiche”, cioè corsa, lotta, lancio del disco, ecc. Lo stadio poteva contenere fino a 30.000 spettatori e oggi i resti sono visibili dello stadio da Tor Sanguigna. Durante il medioevo lo stadio fu progressivamente abbandonato e divenne uno “spazio aperto”, che nel Rinascimento progressivamente divenne una piazza, pur mantenendo la sua forma originaria lunga e ovale, con edifici sorti tutt'intorno al suo perimetro. Una volta chiamata ufficialmente piazza in Agone, nel XVI secolo questo nome era già stato modificato dalla lingua volgare del popolo in quello più popolare di piazza Navona.

2 - L’ACQUA VERGINE

L’acquedotto dell’Acqua Vergine è stato realizzato nel 19 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, generale e genero di Augusto, per alimentare le sue terme nel Campo Marzio, nei pressi del Pantheon (Agrippa realizzò anche quello dell’Aqua Iulia). Frontino ci racconta che Agrippa alla ricerca di nuova acqua spinge i suoi soldati nella zona dell’attuale Salone (vicino Lunghezza), dove grazie all’aiuto di una giovane ragazza, scoprono la sorgente all’ottavo miglio della via Collatina. In memoria della giovane la nuova opera prende il nome di Aqua Virgo. O per la purezza dell’acqua? Questo non lo sapremo mai. L’aqua Virgo è l’unico ancora in funzione degli 11 acquedotti costruiti dagli antichi Romani, provvedendo al fabbisogno idrico della città, anche nei momenti più critici. L’acquedotto è giunto praticamente intatto fino ad oggi perché il suo percorso è quasi completamente sotterraneo, quindi difficile da attaccare sia da parte dei nemici di Roma che dell’usura del tempo. Per lunghi tratti il suo percorso è costituito da una semplice galleria scavata nel tufo e in altre rocce rivestita di cocciopesto.

3 – LA FONTANA DEL MORO

Secondo il documento della congregazione dei cardinali, in questo luogo dovevano sorgere due fontane, ad entrambe le estremità dell'ovale.Poiché la conduttura attraversava il centro della piazza, fu deciso di aggiungere al progetto originale una terza fonte d'acqua corrente, un semplice "beveratore" per cavalli, a metà fra le opere più grandi.Delle due fontane principali se ne occupò Giacomo

piazza Navona (primi del '600): si vedono bene le due fontane e il beveratore al centro;nella metà sinistra della piazza una piccola folla circonda un ambulante o un ciarlatano

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della Porta.Su suo progetto vennero realizzate due vasche di marmo di forma mistilinea; nella versione originale poggiavano su due gradini. Poi ciascuna delle due venne circondata da una cancellata marmorea, per impedire che le molte carrozze che transitavano nella piazza arrecassero loro dei danni.Poiché le due vasche necessitavano ancora di decorazioni, della Porta pensò di riciclare i quattro grandi tritoni che erano stati già scolpiti per piazza del Popolo, ma erano stati tenuti da parte.

le maschere e i tritoni attorno alla vasca

Questi furono usati per la fontana all'estremità meridionale della piazza: qui l'acqua sgorgava da un modesto gruppo di rocce nel centro della vasca, e dai corni suonati dai quattro tritoni. Piccoli gruppi aggiuntivi, raffiguranti una maschera in mezzo a due delfini, furono scolpiti per ciascuna delle due fontane.Ma quando fu il momento di scolpire i rimanenti quattro grandi tritoni (o simili figure) per la fontana del lato nord, i fondi erano terminati. Anche le maschere che avrebbero dovuto ornare la sua vasca spoglia furono dirottate ai lavori di costruzione di un'altra fontana che della Porta stava conducendo, davanti al Pantheon.

Questa disposizione rimase tale per quasi un secolo.Quando nel 1651 il beveratore al centro della piazza fu rimpiazzato dalla famosa Fontana dei Fiumi di Gian Lorenzo Bernini, con i fondi che avanzavano venne ingrandita anche la fontana meridionale.Per quale ragione i soldi furono spesi per questa, e non per quella sul lato opposto, ancora incompiuta, lo si comprende facilmente osservando che a sud della piazza, dirimpetto alla fontana, sorge Palazzo Pamphilj, e colui che aveva ordinato i lavori era lo stesso proprietario dell'edificio, papa Innocenzo X, al secolo Giovanni Battista Pamphilj.Bernini, incaricato anche di questo lavoro, sostituì le rocce con un gruppo formato da tre delfini sormontati da una grossa conchiglia, un murice, che il popolo di Roma non tardò a soprannominare "la Lumaca". la fontana e Palazzo PamphiljInnocenzo X non fu molto soddisfatto delle dimensioni piuttosto ridotte del gruppo, e solo un anno dopo se ne sbarazzò regalandolo a sua cognata, la famosa (e malfamata) Donna Olimpia. A Bernini fu quindi chiesto di creare qualcosa di più grande.

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la soluzione finale per la Fontana del Moro,compresa la piscina aggiunta da Bernini

Dopo un ulteriore tentativo non andato a buon fine, il versatile artista finalmente soddisfece il papa disegnando una figura barbuta discinta, nell'atto di trattenere un delfino per la coda, mentre dalla bocca di quest'ultimo, fra le gambe dell'uomo, esce l'acqua. Stanti le proporzioni fra le due statue, o l'uomo è un gigante, oppure il delfino è nano!L'espressione facciale della figura maschile, vagamente somigliante a quella di un africano (benché Bernini non l'avesse scolpito così di proposito), fece sì che la si indicasse comunemente come "il Moro", donde il nome Fontana del Moro, che tutt'ora viene usato ufficialmente.

Invece l'altra fontana, all'estremo nord della piazza, priva di alcun particolare gruppo o decorazione, veniva chiamata Fontana dei Calderai, dalle vicine botteghe che vendevano pignatte, padelle e altre stoviglie di metallo.

4 – LA STATUA PARLANTE DI PASQUINO

Nel disegnare la figura del moro - almeno la sua metà superiore - è probabile che Bernini si sia ispirato alla popolare "statua parlante" di Pasquino, situata a soli 50 metri da questo punto, come il confronto diretto fra le due figure sembra chiaramente suggerire.Ciò è strano, perché a causa delle sue pessime condizioni, nessun artista avrebbe pensato a scegliere Pasquino come modello.Inoltre, in quel periodo le "statue parlanti" costituivano il peggior nemico del papa-re (che in questo caso era il committente di Bernini), e il vecchio torso senza arti si assumeva la paternità di gran parte dei cartelli satirici contro i potenti, che spesso gli venivano affissi nottetempo.

il Moro (a sinistra) eil vicino Pasquino

Ma Bernini era notoriamente un uomo di spirito, e la sua scelta potrebbe non essere stata una pura coincidenza, magari una vendetta per come Innocenzo X lo aveva trattato in precedenza.

Essendo stati racimolati i fondi per le opere di piazza Navona, Bernini tolse tanto i gradini che le cancellate da entrambe le fontane, quella a nord e quella a sud, e realizzò per la sola meridionale una vasca a terra più grande, o piscina, che circondava completamente la struttura originaria, ripetendone la forma, e senza dubbio migliorandone l'aspetto.

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5 – LA FONTANA DEL NETTUNO

Intanto, all'estremità settentrionale della piazza, la sempre più negletta Fontana dei Calderai rimaneva senza tritoni, senza maschere, e soprattutto senza gruppo centrale.

Il papa seguente, Alessandro VII Chigi, gli fece costruire una piscina come quella del lato sud. Ma per essere completata, questa fontana dovette attendere la caduta del papato.

la Fontana del Nettuno e (a destra) un particolaredei gruppi scolpiti nel XIX secolo

Nel 1873, non più i capricci di un pontefice, ma un concorso pubblico indetto dal Comune scelse il gruppo centrale disegnato da Antonio della Bitta, raffigurante Nettuno nell'atto di infilzare un grosso polpo col tridente, circondato da figure più piccole di cavalli, putti e naiadi, in ordine alterno, di Gregorio Zappalà. Ovviamente il nome mutò in quello di Fontana del Nettuno.

la "Lumaca" di Bernini (copia)

Ora il lettore potrebbe domandarsi quale fine toccò alla "Lumaca".Questa fu effettivamente utilizzata per un'altra fontana, un'opera tarda di Alessandro Algardi (1600-54 c.ca), situata nel cuore di Villa Pamphilj, una volta giardino privato della nobile famiglia, ed oggi parco pubblico. In epoca recente il gruppo originale fu sostituito con una copia, e trasferito alla Galleria Doria Pamphilj.

E il vecchio beveratore?Dapprima fu trascinato all'estremità nord della piazza, e semplicemente lasciato accanto alla Fontana dei Calderai, finché quest'ultima non fu ultimata. Poi fu trasferito a Villa Borghese, vicino al laghetto, dove tutt'oggi lo si può vedere.Ma mentre accadeva tutto questo, a piazza Navona aveva luogo un'altro cambiamento, piuttosto scellerato.

Poiché i tritoni e i gruppi con le maschere scolpiti da Giacomo della Porta già mostravano evidenti segni del tempo, anziché restaurarli si pensò di trasferire anche loro a Villa Borghese; a piazza Navona furono rimpiazzati con delle copie scolpite dallo sconosciuto Luigi Amici, mentre gli originali, esposti alle intemperie e agli occasionali vandali, continuarono a deperire sempre più. Alla fine, solo qualche anno fa, i tritoni furono rimossi, per essere restaurati. Il beveratore e una delle maschere, invece, sono ancora lì.

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Villa Borghese: (sin.) il vecchio beveratore e (destra) una dellemaschere originali di della Porta, su un beveratore a sarcofago

6 – IL CONTRASTRO TRA BERNINI E BORROMINI

Con l'approssimarsi dell'anno 1650, un anno giubilare, papa Innocenzo X Pamphili aveva in mente di costruire una terza fontana in piazza Navona, dove sorgeva il suo palazzo di famiglia, rimpiazzando il beveratore al centro con qualcosa di più maestoso.

la Fontana dei Fiumi

Sotto il pontefice precedente Urbano VIII (Barberini), il fontaniere ufficiale era stato il famoso architetto Gianlorenzo Bernini. Le famiglie Barberini e Pamphilj, però, erano in conflitto, al punto che dopo la morte di Urbano VIII e l'elezione di Innocenzo X alcuni membri della famiglia Barberini furono perseguitati e dovettero fuggire da Roma e rifugiarsi in Francia.Questo spiega perché Innocenzo X scelse di patrocinare non Bernini (che aveva realizzato numerose splendide opere per i suoi avversari), ma un altro famoso architetto: Francesco Borromini, che aveva realizzato per il papa la Chiesa di Santa Agnese di Agone, presente in Piazza Navona.

Per la fontana centrale di piazza Navona il papa indisse un concorso, invitando un certo numero di architetti (fra i quali non figurava Bernini) a sottoporre i loro progetti. Borromini avrebbe potuto vincere facilmente se solo la sua creazione fosse stata un po' meno semplice di quanto riuscì a disegnare: un obelisco, la cui base era circondata da quattro conchiglie marine che gettavano acqua. In effetti Borromini non era un fontaniere, e il suo nome non è legato ad alcuna delle fontane di Roma.

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Bernini, relegato in un angolo da papa Innocenzo X, aveva ricevuto l'incarico di costruire una nuova conduttura per raccogliere acqua dal punto terminale dell'Aqua Virgo (cioè l'attuale Fontana di Trevi), e portarla direttamente a piazza Navona: la vecchia diramazione non consentiva un sufficiente flusso idrico per una terza fontana di grandi dimensioni.

7 – LA PIMPACCIA

In questa circostanza Bernini ricorse alla sua astuzia partenopea.La cognata di Innocenzo X, Donna Olimpia Maidalchini (più semplicemente Pimpa o Pimpaccia per il popolo romano, che la detestava), era una donna molto avida; specialmente dopo la morte del marito, il fratello del papa, ella era nota esercitare una forte influenza sulle decisioni di Innocenzo. Bernini, pur non prendendo parte al concorso, elaborò lo stesso un magnifico progetto, e ne realizzò un modello in argento, che poi offrì in regalo a Donna Olimpia, facendole luccicare gli occhi.Papa Innocenzo, che nel frattempo aveva respinto tutti i progetti degli altri architetti, venne senz'altro convinto dalla cognata a scegliere la fontana di Bernini.

lo stemma dei Pamphilj

L'irascibile Borromini andò in bestia quando il papa lo licenziò in tutta fretta, preferendogli il suo rivale! Le leggende sul conflitto fra questi due architetti nacquero in seguito a questo episodio.

l'obelisco in stile egizianopoggia sulla fontana

Ma le spese per la nuova fontana erano così elevate che per soddisfare la cognata Innocenzo X dovette tassare il pane, e il popolo ebbe una ragione in più per odiare Pimpaccia.

8 – LA FONTANA DEI QUATTRO FIUMI

Ciò che Bernini concepì per piazza Navona è senza dubbio la composizione più complessa e ingegnosa fra tutte le fontane di Roma. Egli sapeva che al papa avrebbe fatto piacere che un obelisco sormontasse la fontana, in particolare quello antico romano che era stato recentemente rinvenuto presso il Circo di Massenzio (una copia di quelli egiziani più famosi). Bernini mise sul vertice dell’obelisco il simbolo del papa Innocenzo X (una colomba con un ramoscello d’ulivo nel becco) e fece sembrare l'obelisco assai più alto poggiandolo su un gruppo di rocce, che in basso formano uno spazio concavo, a forma di caverna. A quei tempi ciò era davvero una soluzione innovativa, perché i canoni architettonici classici proibivano l'uso di un basamento cavo per strutture di grande peso, quali gli obelischi. Ma Bernini dimostrò che ciò era perfettamente possibile. Quattro enormi allegorie siedono agli angoli delle rocce; esse rappresentano i maggiori fiumi di ciascuno dei quattro continenti noti, secondo le cognizioni geografiche del XVII secolo: il Danubio (scolpito da Antonio Raggi) per l'Europa, il Gange (di Claude Poussin) per l'Asia, il Rio de la Plata (Francesco Baratta) per l'America e il Nilo (Antonio Fancelli) per l'Africa.

Quest'ultima allegoria fu scolpita con la testa velata, in riferimento alle sorgenti del fiume allora sconosciute, essendo state scoperte solo nel XIX secolo (oggi sappiamo essere il Lago Vittoria nella Rift Valley).Sui lati settentrionale e meridionale sono affissi due splendidi stemmi dei Pamphilj, idealmente rappresentanti l'autorità religiosa di Innocenzo X sull'intero mondo.

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L'acqua scaturisce da diverse aperture nelle rocce e si raduna in una grande vasca a terra.Una varietà di animali fa riferimento ai quattro continenti.

il Nilo velato la plateale posa del Rio de la Plata

Per l’Africa, sul lato orientale un leone esce dalla sua tana, cioè la caverna sotto le rocce, per bere sotto un'alta palma, che sale in alto quasi fino alla base dell'obelisco. Sul lato opposto, per l’Europa, un cavallo emerge dalla caverna, sollevando le zampe anteriori in uno sfrenato galoppo, mentre un serpente striscia in cima alla composizione, spalancando le fauci in modo sinistro.Sotto al Rio de la Plata per l’America un alligatore (o armadillo) fa capolino dallo spigolo settentrionale della fontana (il suo aspetto è curioso, dato che probabilmente né Bernini né le sue maestranze ne videro mai uno vero), mentre sul versante occidentale dalle rocce spunta un gruppo di cacti tipici delle aree desertiche dell’America meridionale. Dalla tasca del gigante del Rio della Plata fuoriescono delle monete d’argento, simbolo della “ricchezza” delle nuove terre d’America. Per l’Asia il gigante ha un remo tra le mani, simbolo della navigabilità del Gange e l’animale è un dragone, simbolo delle terre magiche e fantastiche dell’Asia.

il cavallo, all'uscita dalla caverna

Un grosso pesce e un serpente d'acqua nuotano nella vasca; in effetti ingoiano l'acqua, un fantasioso dispositivo di drenaggio.

Non solo Innocenzo X apprezzò il capolavoro di Bernini, ma l'intera città di Roma (tranne Borromini!): l'impressionante composizione lasciò tutti di stucco quando la fontana venne finalmente scoperta al pubblico, il 12 giugno 1651. il curioso alligatore / armadillo

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La statua che rappresenta il Rio della Plata ha la mano alzata in segno di paura per la presenza del serpente con le fauci spalancate e non per la leggenda del contrasto Bernini-Borromini, dato che la fontana fu realizzata da Bernini alcuni anni prima che Borromini iniziasse il suo lavoro sulla chiesa di Sant’Agnese in Agone.

il serpente sulle rocce, e il pesce che trangugia l'acqua

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