Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico...

14
Le domus de Janas della Sardegna Progetto realizzato da Rita Spiga Docente di Lettere presso il Liceo Pitagora di Selargius, Cagliari Anno Scolastico 2017/2018 S’acqua ‘e is dolus Settimo San Pietro

Transcript of Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico...

Page 1: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

Le domus de Janas della Sardegna

Progetto realizzato da Rita SpigaDocente di Lettere presso il Liceo Pitagora di Selargius, Cagliari

Anno Scolastico 2017/2018

S’acqua ‘e is dolusSettimo San Pietro

Page 2: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

Oschiri - Malghesi

Le domus de Janas della Sardegna

leggenda

etimologiacronologia

tipologie realizzazione orientamentosimbologiariti funebri

riutilizzo

schedature

Page 3: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

La leggendaNelle leggende che parlano dell’origine del tempo e della selvatica Ichnusa, la più antica terra emersa del MarMediterraneo, isola a forma di piede adagiata sul mare, non mancano le piccole figure femminili chiamate Janas.Sono le Vestali del pantheon fantastico sardo, fate leggiadre che abitano la roccia scavata. Sono minute donnesacre, adoratrici della luna, che derivano il proprio nome da Diana (in latino è il nome dato alla luna), dea deiboschi, vendicatrice di ingiustizie, regina della nascita e della crescita, che, fino al IV sec., era onorata con unaprocessione di sole donne, la notte del 13 Agosto. Le Janas potrebbero anche derivare il proprio nome da Giano, ildio bifronte guardiano del mondo dei viventi e dell’aldilà. In sardo «gianna» significa «porta». Infatti le Janas (ogianas) aprono l’immaginazione ad un mondo incantato. Nate da una scintilla scappata ad un dio distratto, ilSardus Pater, furono le prime abitatrici della Sardegna. Esse accolsero il popolo del mare, giunto a popolare l’isola,e alle donne insegnarono a tessere tessuti bellissimi nei loro telai d’oro. Esse stesse realizzavano bellissimi scialliricamati in oro, che stendevano sulle rocce, al plenilunio. Le Janas erano capaci di segnare il destino degli uominidonando fortuna e disgrazia. Esse entravano di notte dai pertugi delle serrature e, mentre il vento ululava tra glialberi, si avvicinavano alle culle dei neonati per sussurrare loro parole incantate, che avevano il potere di segnare ildestino. Chi aveva la fortuna di essere benedetto trascorreva la vita in modo tranquillo, mentre chi veniva «malefadado» viveva un’esistenza affannata. Queste bellissime creature della notte, avevano una pelle delicata eevanescente, che nessun raggio di sole poteva sfiorare. Ritrose e irriverenti si rincorrevano tra le selve giocando anascondino, vestite di lino e veli di colore rosso e ricolme di gioielli in filigrana (che esse stesse realizzavano),oppure giocavano nella sabbia sconfinata davanti al mare illuminato dall’oscurità. Avevano il dono della profeziaoracolare, dominavano il fuoco, potevano far guarire dalle malattie ed erano in contatto con il mondo degli spiriti,perché brave nella preparazione di unguenti con le erbe, capaci di fare entrare in trance.

Il mito esoterico delle fate giunse fino agli albori del Cristianesimo, che non ammetteva culti pagani, e così le Janas diventarono demoniache, vampire e orrendecreature che popolavano le rocce. Secondo gli archeologi in queste figure mitologiche ci sarebbe traccia del ruolo sacerdotale che le donne avevano fin dall’epocapre-nuragica. Le grotte e gli antri scavati nella roccia, che nascondevano segreti incomprensibili che solo il sovrannaturale poteva giustificare, secondo latradizione, erano le case delle Janas. Dopo che gli scavi e gli studi archeologici hanno appurato che le domus de Janas sono state aree sepolcrali sotterranee,questi luoghi, dove cultura, tradizione e immaginazione si mescolano, si sonno arricchiti di fascino. Ci piace pensare che le piccole Janas ancora vigilino suiterritori selvaggi della Sardegna, perché mai vada perso il legame supremo che i nostri antenati avevano con la loro grande Dea Madre Terra.

Page 4: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

La consuetudine di restituire i corpi dei defunti alla terra entro sepolture a fossa risale almeno agli albori dellaspecie Sapiens Sapiens. Con la «rivoluzione neolitica», con la quale l’uomo si fa artefice della produzione deglialimenti tratti dall’agricoltura e dall’allevamento, subentra, presso molti gruppi umani, il desiderio di conservarele spoglie mortali dei propri cari in tombe ipogeiche (= sotterranee) scavate nella roccia. Era necessario unospazio di permanenza del defunto nel «regno delle ombre», in attesa di essere rigenerato ad una nuova vita. Ilcorpo materiale diventa seme nel grembo della Madre Terra e nelle tombe, che nella forma più semplice sono dipianta ovale (richiamo esplicito alla rotondità del ventre materno nella gravidanza), viene spesso deposto inposizione fetale. Anche in Sardegna l’ipogeismo, con sepolture monosome, nacque nel Neolitico, nella sua faseintermedia contrassegnata dalla Cultura di Bonu Ighinu (4700 - 4000 a.C.) Allo stato attuale degli studi le piùantiche sepolture di questo tipo sono quelle della necropoli di Cuccuru is Arrius di Cabras. Ma è nel Neoliticorecente (4000 - 3200 a.C.) che esso trova il pieno sviluppo con la Cultura di Ozieri, con sepolture collettive, percontinuare anche nella prima Età del rame dalle Culture di Filigosa e Abealzu (3200 – 2700 a.C.). L’utilizzo diqueste sepolture è proseguito, però, tra ristrutturazioni e cambiamenti d’uso, in molti casi fino all’Età Medievalee anche oltre. Domus de Janas (= case delle fate o delle streghe) è il nome con il quale vengono denominate lenumerosissime tombe ipogeiche presenti in varie parti della Sardegna. Esse sono note anche come concas oconcheddas (= teste, grotte o conchiglie), o come forrus, forreddus o furrighesus (forni, anfratti). Questesepolture (circa 3500) si trovano talvolta isolate, ma generalmente in necropoli più o meno estese. Nellamaggior parte dei casi sono state realizzate nelle pareti rocciose e in pianori rocciosi. Gli ingressi sono «apozzetto» nei tipi più antichi, a dromos (= corridoio) anche molto lungo, e talvolta presentano «un padiglione»(una sorte di tettoia piana risparmiata sopra la roccia sopra il portello d’accesso), in monumenti complessi.All’ingresso possono essere presenti anche aggiunte megalitiche, come un corridoio dolmenico con lastreverticali oppure una sorta di recinto antistante con un ingresso molto ben visibile. Le dimensioni sono varie:alcune sono estese pochi metri quadri, altre, molto grandi, superano i cento metri quadri. Possono avere unsolo vano (monocellulari) o più vani (pluricellulari) fino ad una ventina.

Le sepolture neolitiche della Sardegna

Pimentel - S’acqua salida

Villanovamonteleone – Monte Minerva

Page 5: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

Le diverse tipologie delle domus de Janas

Villa sant’Antonio - Genna Salixi (a corridoio)

Pimentel – S’acqua Salida (a pozzetto)Alghero - Anghelu Ruju (con dromos e gradini)Sorradile - Prunittu (a portello)

Perfugas - Niedda (con corridoio dolmenico) Macomer – Filigosa (corridoio e portello coperto)

Page 6: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

La realizzazione delle domus de JanasLe tombe ipogeiche sono state scavate nella nuda roccia con strumenti primitivi, sicuramente litici, non essendoconosciuti i metalli all’epoca in cui furono realizzate. Nelle stesse tombe sono stati spesso rinvenuti strumenti in pietra, conforma a mandorla, grossolanamente appuntiti, con una sagomatura tale da permettere l’impugnatura, chiamati «picchi discavo». Questi strumenti, ritrovati in gran numero all’interno delle domus, probabilmente venivano realizzati in loco,utilizzati per lo scavo e lasciati sul posto a fine lavori. A seconda della natura geologica dell’area nella quale venivanorealizzate, le domus venivano scavate procedendo in verticale in banchi rocciosi orizzontali e orizzontalmente in pareti diroccia verticali. La maggior parte delle domus de Janas è stata scavata nell’arenaria (molto friabile e di facile scavo), maanche nel granito, nella trachite e nella marna. Meno frequentemente sono scavate nel basalto e nel calcare. Nelle areecaratterizzate dalla presenza di rocce molto dure, come i graniti, le domus si presentano in forme semplici entro grandimassi isolati. La concentrazione delle tombe nel territorio è direttamente connessa con la tipologia di roccia: essa, oltre adaver influenzato la concentrazione delle domus nel territorio isolano, ne ha anche influenzato l’estensione interna. Infattile più estese sono scavate nell’arenaria. Per esempio, nel territorio di Bonorva, dove l’arenaria è la tipologia di rocciapredominante, si trovano moltissime sepolture. Poiché le domus de Janas sono state realizzate e usate continuativamenteper circa 1500 anni da diverse culture e, poiché prima degli archeologi quasi sempre sono arrivati i tombaroli, nellamaggior parte delle tombe i materiali sono confusi e mischiati tra di loro. Le tombe non venivano scavate in un’unica fase.Ciò si deduce dalle tante celle che presentano tracce di lavorazione non completate o dalle nicchie di deposizione appenaabbozzate. Le tombe erano provviste di chiusura con lastre di pietra (chiusino) e in molte cornici esterne sono presentidecorazioni in rilievo. La planimetria delle tombe è molto varia. La più semplice è a unica cella, nelle più complesse ladisposizione può essere a celle concentriche con una cella centrale, a croce o a T, con corridoio. Nelle tombe con ingressoa parete è quasi sempre presente un corridoio che conduce alla cella centrale, con un passaggio in una anticella.Gli agglomerati maggiormente significativi in Sardegna sono: Montessu a Villaperuccio, Santu Andrea Priu a Bonorva eAnghelu Ruju ad Alghero.

Sassari – Ponte Secco

Bonorva – Sant’Andrea Priu

Bonorva – Sant’Andrea Priu

Page 7: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

Putifigari – S’IncantuOssi - Neoddale

L’impianto planimetrico delle Domus de Janas è caratterizzato da un forte senso della geometria e della simmetria. In alcune è evidente che si sia volutariprodurre la casa dei vivi e ciò ci permette di immaginare come fossero le abitazioni dei Sardi di 5000 anni fa. Infatti, poco conosciamo delle capanne dellegenti della cultura di Ozieri, in quanto erano costruite con il legname posizionato su una zoccolatura in pietra. Nella rappresentazione fedele delle abitazionipossiamo trovare, oltre al portello che ne permette l’accesso, il pilastro centrale o più pilastri che reggono il tetto, sostegni laterali, zoccolatura perimetrale,architravi, porte rettangolari, false porte e false finestre, armadietti, tavoli, sedili, nicchie ricavate nello spessore delle pareti, e talvolta il focolare. Il tetto lovediamo rappresentato sia in forma rotonda leggermente concava, decorato con scanalature radiali che partono da un rilievo a semicerchio della travecentrale, oppure rettangolare a doppia falda con la trave centrale e i travicelli che partono dalla trave centrale. Le domus de Janas sono costituite da una o,molto frequentemente, da più stanze circolari o quadrangolari, comunicanti fra loro con una sala centrale a cui si accede attraverso un androne e hannoambienti piccoli, ma spesso anche vasti e monumentali. I particolari architettonici, che riproducendo le dimore dei vivi, dimostrano inequivocabilmente la fedein una vita ultraterrena, nella quale i defunti avevano bisogno di tutto ciò che di meglio possedevano durante la vita terrena, e nella rinascita del defunto.Non sappiamo con certezza se nella società di cultura «Ozieri» si fosse già arrivati ad una stratificazione sociale (ceto dominante e ceti subalterni), ma è pocoprobabile. In una società democratica le tombe riprodurrebbero le capanne comuni, in una società aristocratica la casa regale o del gruppo dominante.Probabilmente gli ipogei decorati riproducono una capanna collettiva riservata al culto.

Le tombe come le case dei vivi

Ricostruzione di capanna

Page 8: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

L’orientamento delle domus de JanasL’analisi archeoastronomica svolta su circa 600 ipogei ha datoinformazioni molto interessanti sull’orientamento delle domus deJanas. Dall’esame emerge che gli ipogei del settentrione e delmeridione dell’Isola possono ricondursi al medesimo costume diorientamento. Considerando che l’intenzionalità dei costruttori hacertamente risentito della natura della parete rocciosa e chedoveva esistere una certa tolleranza nello scegliere l’orientamentoideale delle sepolture, è emerso che solo il 5% degli ingressi nonguarda verso l’arco dell’orizzonte che il Sole non attraversa mai. Il95% degli ingressi guarda, in quantità decrescente, verso il sorgeredel Sole, verso l’arco di orizzonte in cui esso sale in cielo, verso ilsuo culminare, verso l’arco di orizzonte in cui discende e verso ilsuo tramonto. Le tombe orientate in modo anomalo guardanoprobabilmente verso un luogo dove si svolgevano pratiche rituali.La «Tomba del capo» a Bonorva presenta nell’anticella (o nartece)un sole scolpito a bassorilievo nella volta, perfettamente orientatocol punto in cui tramonta il sole nel solstizio d’inverno (21dicembre), quando i raggi riflettono dall’acqua versata nellecoppelle per le offerte, un fascio luminoso capace di irradiare ivani più lontani e formare l’immagine delle corna taurine (assenticome iconografia), sopra la falsa porta. Nelle domus de Janas visono anche degli indizi che consigliano di tenere in forteconsiderazione anche la Luna. Nella cultura e nella spiritualitàdelle genti di Ozieri la Luna doveva rivestire un ruolo importante,attestato dalla presenza dell’iconografia del crescente lunare.

Monastir – Monte Oladiri

Oniferi – Sas concas

Villa Sant’Antonio - Genna Salixi

Sorradile - Prunittu

Page 9: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

Portotorres – Su crocifissu mannu (protome stilizzata) Villaperuccio - Montessu (crescente lunare)

Gli ambienti delle domus de Janas sono talvolta impreziositi da motivi iconografici, naturalistici o stilizzati, legati al culto dei defunti. Sulle pareti compaionospesso motivi corniformi, scolpiti o dipinti, isolati o in coppie, che variano in un’ampia casistica che va dalla protome taurina al crescente lunare. Professor Lilliuipotizzò che il toro fosse il paredro della Dea Madre e che la simbologia, comune in tutta l’arte neolitica, fosse magica e protettiva del defunto. Nelle domus deJanas la rappresentazione realistica della protome taurina è accompagnata da una forma più schematica, che è stata interpretata come il crescente lunare. Laluna, astro mutante corniforme, che muore e che rinasce, che segna il ciclo mensile femminile e che comanda le acque, è anch’essa simbolo di rinascita. Del restoanche la festività che celebra la resurrezione di Cristo o i tempi della religione musulmana sono dettati dai ritmi della luna. La luna, l’astro notturno più evidente,attirò con i suoi cicli l’attenzione degli uomini preistorici. Essa venne consideratala personificazione in cielo della Madre Terra, per la sua influenza sulle acque e inparticolare sulla crescita delle piante e sul risultato delle messi. Infatti è ancora consuetudine presso i contadini non arare, non mietere e non trapiantare se noncon la luna nuova. Le fasi crescenti della luna richiamavano alla mente delle antiche popolazioni i periodi di fecondità e gravidanza sia del bestiame sia delledonne del clan, influenzate dalla luna anche nel loro ciclo mensile. I nostri antenati devono aver pensato che la Grande Madre regolasse anche la vitadell’oltretomba. Ma chi dava ad essa la forza per generare tutte le cose? Evidentemente il Sole, identificato col toro. Alla base vi era la speranza, da parte dei vivi,in una rinascita dopo la morte, grazie al potere fecondatore della divinità maschile, il Dio Toro (il Sole) e di quella femminile, la Dea Madre (la Luna).

La protome e il crescente lunare

Ossi - S’adde ‘e Asile (protome realistica)

Page 10: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

La spirale Un altro simbolo molto ricorrente nelle domus de Janas è il motivo a spirale. Alcuni studiosi lo hanno interpretato come la rappresentazione del ciclo solare,altri di quello della luna e ancora altri come un simbolo archetipo facente parte del nostro inconscio collettivo. La spirale che tante persone disegnano mentreriflettono, ascoltano musica o una conferenza, potrebbe infatti rappresentare un’emersione inconscia dello scorrere del tempo, del divenire, del movimento. Chiscolpiva o dipingeva spirali nelle tombe si interrogava certamente sugli astri e sul senso dell’Universo in cui era immerso. Oggi sappiamo che la Terra in cuiabitiamo ruota su se stessa ad una velocità pazzesca, come una trottola. Potrebbe essere possibile che questo movimento reale, che non viene percepito daisensi, emerga attraverso la spirale a livello inconscio? I costruttori delle domus de Janas certamente immaginavano che la terra fosse piatta, a forma di cerchio,sovrastata dalla cupola celeste. Le spirali potrebbero rappreentare gli occhi della Dra Madre Terra.

Villaperuccio - Montessu Bonorva – Sa pala larga

Page 11: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

Il capovolto, la losanga e la clessidra

Ossi – S’adde ‘e Asile (losanga)Oniferi – Sas Concas (il capovolto)

Sulle pareti delle domus de Janas spesso colorate con ocra rossa (che richiama il colore del sangue e della rigenerazione) sono presenti vari altri motivisimbolici: incisioni a zig zag, chevron graffiti e disegni pettiniformi. Questi segni di consacrazione dovevano servire per proteggere il sonno dei defunti. La figuraumana capovolta di Oniferi ancoriforme o «a candelabro» in schema rigidamente geometrico, che reca la raffigurazione di una testa, di braccia e di gambe(simile a quella dei menhir di Laconi), dovrebbe rappresentare l’anima del defunto che ritorna alla sua Madre Terra. La decorazione a losanghe di Ossi potrebberiprodurre un tessuto d’ornamento in uso nella casa dei vivi. Oltre alla raffigurazione delle doppie corna a barca, a Mesu ‘e Montes è rappresentato il motivodella «clessidra», che potrebbe essere l’evoluzione stilistica della figura antropomorfa.

Ossi – Mesu ‘e Montes (doppie corna a barca e clessidra)

Page 12: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

I riti funebriNegli ipogei funerari, soprattutto in quelli di maggiori dimensioni, le inumazioni erano accompagnate da riti funebri. Le condizioni precarie di una societàpreistorica, come quella di Ozieri, mettevano l’uomo in una situazione di continua lotta contro i motivi quotidiani di crisi, tra cui l’evento della morte, il piùtemuto. Essenza di tale lotta erano i riti, le danze, le cerimonie con le quali invocavano lo spirito del defunto e le divinità. Le sculture, le pitture e le incisioni sullaroccia assicuravano anche la salvezza e la continuità del gruppo. Nonostante gli sconvolgimenti subiti nel tempo a causa del riutilizzo dei sepolcri, del saccheggiodei tombaroli e del vandalismo, nelle domus de Janas si possono individuare alcuni aspetti legati alle cerimonie funebri e ai seppellimenti, di cui restano variindizi, privi, purtroppo, di dati sicuri che ne consentano una precisa attribuzione cronologica. Numerose valve di conchiglia miste a cenere e a carbone, ritrovatenei dromoi (= corridoi di ingresso), all’interno e sopra le sepolture, attestano l’uso di consumare pasti in onore del defunto. Le coppelle raggruppate all’internodi un cerchio, scavate nel pavimento di alcune anticelle e i vasi rinvenuti in alcuni casi presso il portello esterno delle tombe fanno pensare ad offerte periodichedi cibi solidi o liquidi. Vicino alle spoglie venivano deposti vari oggetti di uso comune facenti parte del corredo terreno del defunto e forse veniva lasciato delcibo per il viaggio ultraterreno. Talvolta il cadavere veniva sistemato in una sorta di lettuccio, ottenuto con una sostanza gessosa, e ricoperto di ocra rossa(simbolo di rigenerazione). I grumi di ocra ritrovati accanto ai defunti fanno anche pensare ad un altro rito, che prevedeva il solo «corredo» di ocra e non lacompleta copertura del cadavere. Però è da considerare anche il fatto che alcuni grumi di ocra potrebbero essere il resti di colore utilizzato per dipingere lepareti. Quanto ai tipi di seppellimento, sembra prevalere l’inumazione, con i corpi distesi in posizione supina o fetale, rispetto alla deposizione secondaria(deposizione del cranio e delle ossa lunghe dopo la scarnificazione del corpo o esposizione agli agenti atmosferici). Rari sono i casi di semicremazione, con leossa collocate dentro apposite nicchie. In alcuni casi, però, gli ipogei potevano essere «disinfettati» attraverso il fuoco. Ciò giustificherebbe le tracce dibruciatura presenti nelle ossa. Tenendo conto del lungo periodo di vita delle necropoli, i riti funebri saranno stati certamente diversi a seconda della cultura diappartenenza delle persone che le hanno utilizzate. I defunti non rimanevano sempre nella tomba, ma venivano rimossi per permettere nuove sepolture e, conessi, i corredi funebri annessi. Se così non fosse stato avremmo avuto molte più tombe oppure le tombe avrebbero avuto al loro interno cataste di ossa.

Asinara Santu Perdu

OniferiIs Concas

Page 13: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

Il riutilizzo delle domus de JanasLe domus de Janas in tutta la Sardegna vennero utilizzate molto dopo il periodo in cui si sviluppò il fenomeno. In epoca nuragica si riutilizzarono senza costruirnedi nuove. Solo nella Sardegna settentrionale le pareti rocciose che le ospitano vennero modellate scolpendo una sorta di stele centinata (con listello a forma diarco in rilievo), che caratterizza il frontone delle tombe di giganti. Le domus de Janas furono riadattate e riusate con continuità dalla preistoria all’età storica edanche modificate e riusate in epoca medievale. Il sepolcreto di Puttu Codinu a Villanova Monteleone non è stato riutilizzato in epoca nuragica, mentre il suoutilizzo riprese in età cartaginese (come attesta una moneta bronzea databile al 241 – 238 a.C.) e in età romana (attestato da ceramiche del II sec. a.C.)Un esempio di continuità d’uso lo si può riscontrare negli ipogei di Sant’Andrea Priu a Bonorva. Una delle tombe, chiamata «la tomba del capo», in epoca romanae poi bizantina venne trasformata in una chiesa rupestre. Il luogo di culto fu più volte intonacato e dipinto con affreschi dedicati alla storia della Vergine(annunciazione e visitazione), della vita di Cristo (nascita, adorazione dei Re Magi, presentazione al Tempio, strage degli innocenti) e degli apostoli, di SanGiovanni Battista e degli evangelisti. A quell’epoca risale una lettera in cui Papa Gregorio Magno raccomandava al clero di prodigarsi nel diffondere ilCristianesimo, perché i Sardi ancora adoravano le pietre e il legno. Dai documenti d’archivio si apprende che la chiesa fu riconsacrata nel 1313 dal Vescovo diSorres Guantino di Farfara e intitolata a Sant’Andrea. Essa accolse ambienti utilizzati come nartece per i catecumeni, aula per i fedeli battezzati e presbiterio (obema) per i sacerdoti che officiavano i riti religiosi. Questa è considerata una delle prime chiese al tempo delle persecuzioni: un tempio cristiano che hariadattato un ambiente funerario e un luogo di culto preistorico.

Page 14: Le domus de Janas della Sardegna - Liceo Scientifico Pitagoraliceopitagoraselargius.edu.it/w1/wp-content/uploads/2019/... · 2019-07-11 · Domus de Janas (= case delle fate o delle

La domus de Janas chiamata «La Rocca», definita anche «la cattedrale delle domus deJanas», si trova nel centro storico di Sedini, sul ciglio del vallone di Baldana, tra costruzionimoderne. La sua forma ricorda le abitazioni degli gnomi o dei puffi, le casette di marzapanecon la classica strega che tiene prigionieri i bambini disubbidienti o le sedi di fatine buoneche prodigano consigli a chi bussa alla loro porta, viste su tanti libri di fiabe. Essa, realizzatain un enorme masso che si trova completamente in superficie, è unica nel suo genereperché non si trova in campagna o in un luogo difficilmente raggiungibile, come la maggiorparte delle tombe rupestri. Ma in un luogo accessibile e anche perché il sito è statoutilizzato senza soluzione di continuità per millenni. Originariamente l’accesso avveniva aSud, attraverso un altro masso calcareo, ora rotolato più a valle e ancora visibile.L’ipogeo, pur avendo mantenuto parte delle sue caratteristiche originali, nei secoli hasubito diverse trasformazioni, diventando parte integrante della vita del paese. Esso è statoutilizzato come ricovero per animali, negozio, prigione, sede di partito e abitazione privata.Dagli anni Novanta accoglie il Museo di tradizioni etnografiche di Sedini e dell’Anglona.Oggi si presenta con una serie di ambienti di varie epoche (Neolitico, Medioevo, Ottocento)ricavati nella roccia viva, separati e integrati fra loro con solai e muratura, per un totale di129 mq distribuiti su tre livelli. Le tombe costituiscono il livello più antico e vi si accededalla sala principale d’ingresso attraverso una scala in legno. L’ipogeo è costituito da seicelle, due delle quali sono state completamente allargate e fuse in un unico ambiente. NelMedioevo la tomba è stata modificata con vari interventi, sono stati scavati altri ambienti eun focolare. Nell’Ottocento sono stati fatti gli interventi più radicali e invasivi: la roccia èstata utilizzata come cava. Risultato di tale attività di sventramento sono gli ambienti ampie perfettamente abitabili, che oggi si vedono, sia scavati, sia integrati con mirature e solai.Questi ambienti sono disposti su due piani.

L’uso ininterrotto delle domus de Janas