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LE BELLE LETTERE Poesia

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La poesia è il luogo della sintesi o un luogodi sintesi,

si installa nel cuore della vita, incurantedelle strade

che occorrono per arrivarci. Percorrerequelle strade

è proprio della narrativa.

Angelo Guglielmi

Una poesia non può essere spiegata,è come un abbraccio, uno sguardo

complice.

Paul Celan

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Giulio Favento

Poesie inattuali

Asterios EditoreTrieste

Prefazione di Giuseppe O. Longo

Nota critica di Franco Ferranti

Note di carattere linguistico di Livia Zanmarchi de Savorgnani

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Prima edizione: luglio 2009Asterios Editore

Servizi Editoriali srlvia G. Donizetti, 3/a - 34133 Triestetel: 0403403342 - fax: 0406702007

www.asterios.itposta: [email protected]

© Giulio Favento

stampato in Italia

ISBN: 9788895146249

Relitto ligneo in copertina e profili nel testosono dell’autore.

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Indice

Prefazione. L'infinito domandare, di GiuseppeO. Longo 15Poesie inattuali 21Nota critica di Franco Ferranti 131Liberàlia 189Poesie Inattuali. Alcune note di carattere lingui-stica, di Livia Zanmarchi de Savorgnani 197

Poesie

...ma venne la luce 49

...relitto 128

...un dio che di pensier mi ha fatto 138

...vedo un verde che suscita desiderio 106Acide fontane 172Addio, misterioso canto antico 72 Alba di luce 68Ama il suo deserto il beduino 33Angosciante, mi pesa l’eternità dell’Essere 185 Attese sfinite 118 Ballade des pendus 47 Bella tu sei agli occhi miei 36 Bianca stele senza sguardi 45 Che son questi poeti 161 Chi ha deciso per me? 110

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Giulio Favento

Combien des fleurs 67 Come di nebbia che tutto circonfonde 51 Come se il dolore 52 Come una mano che, tesa 32 Cosa canta o dice il poeta? 168 Cosa sono questi frammenti di vita 169 Cos'è questo spazio infinito, eterno? 77 Cova in me piccola fiamma 37 Dà il giorno adito alla notte 92Discenderà Apollo 58 Dissolve la notte da lontano 61 Dolce luce e furtiva 39 Dolcezze frantumate 119 Dovunque vado 144 È fedele a se stesso il tempo 87 È solo il mondo 26 È tristezza di vuoto la mia 125 È una terra sassosa il Carso 89 È volontà inconfessata 129 Epitalamio per le nozze di una cara amica 170Era bella la neve dell'Ida lontano 63 Era come se dall'alto di una nube 122 Era perdente Ulisse 182 Era una canzone antica 80 Eran farfalle le tue piccole mani 160 Eri come sospesa 95 Eri semplice e quieta 86 Fanciulle di Lesbo e donne frigie 83 Federica 151 Foglio bianco 113 Follia... 134 Fu Babilonia 48 Furtiva vidi nascere in me 85

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Poesie inattuali

Giacinti, narcisi di nuovo rifioriti 112 Giocattoli dell'aprile di mia vita 44 Giovani speranze 25 Giustizia, t'han creato gli uomini 46 Godi della tua bellezza 99 Grandi uomini ho conosciuto 53 I tuoi capelli neri 97 In un'ora fosca e buia 70 Infastiditi e ubriachi 109 Ingrigito e vuoto 103 Innocente, può dirsi 183 Là dove il cuore ha paura 74 Lenta, nelle sue ombre scontornate 76 Lode di un trivio 146 Lontano da tutti 30 Lunghe e tormentose 84 Michela... 166 Mi conforto di parole esclusive 153 Mirella 127 Mirra 126 Monica 140 Morbida tu giaci da qualche parte 81 Musica d'acqua 165 Nel fondo della notte 111 Nell’oscurità del cielo 179 Nell'aria mite 64 Non c’era luna quella sera 175 Non è cosa il tempo 135 Non è generoso il Carso 173 Non è l'urlo rabbioso 157 Non fede, ma obbligo e paura 177 Non ha misteri l'attimo 141 Non impulso di λογος 163

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Giulio Favento

Non mi parla piú 137 Non sono sfuggite le ossa 93 Nuda foglia 98 Ombre di felicità 142 Ondeggia il tuo ricordo come luce 178Oscuravi il sole 167 Oscuro il cielo sopra di noi 50 Per la morte di Mirella 155 Perché morire? 107 Perché poesia e non altro? 186 Perché sfregiare il cielo? 180 Porto tutta con me la mia solitudine 152 Potremo noi durare 31 Quando ti appare 65 Quel caldo fuoco che ti accompagna 35 Ricordo una pioggia fine 108 Riduzione di moti 116 Rigurgito del sempre detto 187 Rispondevi appena 102 Risveglio 149 S'addormentano leggere 62 Sento uno sfrusciare secco 150 Senza pace... 38 Si dimena l'uomo 28 Si muove lo spazio 42 S'immerge l'uomo nelle tenebre 90 Soli eravamo in riva al mare 27 Son canti d'amore 101 Son legami di atomi, leggeri 174 Son tenere le labbra 123 Son versi appiccicosi 181 Sono nato in un'isola 139 Sorridesti silenziosa 115

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Poesie inattuali

Spazi abissali per dolci melodie 96 Sperduta nella pazzia del tuo male 78 Sporgeva l'albero 124 Sprazzo di gioia 23 Sta, l’orizzonte, sempre 184 Sui monti arsi della Cina 40 Suono dolce 24 Tenebre di afasia sconsolata 88 Termine ultimo di vita passiva 121 Ti annebbia il pianto 79 Ti vedevo sola 29 Tra volute e armonie 69 Tristezza senza nome 71 Tu vai, solo, per la tua città 54 Tutto rivive in questa primavera accesa 57 Un bandolo di filo non dipanato 56 Un brivido che ti si ritorce contro 147 Un brivido di vento 145 Un lume s'è spento 43 Un suono caro 104 Un uomo, solo nella nebbia 55 Una canzone sulle ali del vento 22 Una nuvola come farfalla 21 Una parola sola 176 Uno spirito ardente 75 Vaga nella notte del sonno 73Vagare per i campi 120 Vegliava un dio su di noi 91 Verità, figlia infelice d'ogni tempo 158Vorrei rivedere ancora 100

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Prefazione L'infinito domandare

di Giuseppe O. Longo

Due sono i temi che s'intrecciano nelle poesie diGiulio Favento: l’incessante interrogazione dellavita e del mondo da una parte e, a parzialerimedio alle ferite causate dall’orlo tagliente delbaratro metafisico, l’amore. Da una parte dun-que le poesie filosofiche, dove Dio vive solo consé stesso, dimentico del genere umano e del suodoloroso oscillare tra illusione e delusione; dal-l’altra la stupefatta presenza, in questo desertoenigmatico e ostile, della donna, vista, con sen-sibilità ferita e sanguinante

Amor ti fa bellae amor ti piange

come unico approdo salvifico dacché tutte leillusioni sono cadute, a cominciare dall’insegui-ta verità

Verità, figlia infelice d’ogni tempo [...]Verità, liscia conchigliain cui si specchia il mondo,

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Giulio Favento

non mi suggerisci ormai più nulla.

Favento si pone le domande fondamentalisulla condizione umana, cui nessuno, se non perfede volonterosa o per vinta rassegnazione, hamai saputo dare risposte placate

Grandi uomini ho conosciutoche han cercato Iddioe dopo di lui il silenzio.

Pur consapevole della vanità di questo cercaree dello sfibramento dell’anima che ne consegue,l’autore non rinuncia all’indagine di ciò che siagita vivo sotto le molteplici apparenze, transito-rie e ingannevoli, della natura. Con la sua rasse-gnata ribellione, continua a pungere con gliocchi e con la mente la scabra superficie delmondo, ricavandone non consolazione ma fittedi tormento.Da oltre mezzo secolo l’autore svolge indefet-

tibilmente questa indagine, che non può riusci-re ma che è necessaria: non si può non cercarel’assoluto, corteggiare l’indicibile, tormentarsidi fronte al mistero, costruire e demolire ipotesi,supposizioni, congetture. L’uomo è stanco, vor-rebbe trasformarsi in altro, dice Favento, maprima di abbandonare l’abito consueto non puònon gettare un’ultima occhiata al paesaggio cir-costante, che lo illude prima e poi lo disilludenel gioco perverso degli dèi beffardi. Così, dopol’ultima occhiata, ne dà un’altra e poi un’altraancora, sprofondando nel labirinto diroccato

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Poesie inattuali

che non cessa di erigere e smantellare. Infattinon c’è vita degna che non abbia come vessilloquesto infinito ricercare.Solo la donna, dicevo, con il suo potente sorti-

legio filtrato dall’amore, riesce a tratti a placarei cupi slanci al dissolvimento e alla macerazio-ne: e dall’amore sono ispirate alcune delle poe-sie più vere e toccanti, dove il rimpianto per unavita non vissuta ma vagheggiata con dolorosorammarico sembra riscattarsi e volgere allaserena luminosità di giorni lontani e pacificati. Ma anche l’amore, sempre sul punto di ribaltar-si nella sua ferrigna sorella

È questo l’amore che rasserenao è solo oblio che sa di morte?

apparecchia i suoi disincanti, e terribili, comeaccade a Giulio per Mirella, la compagna amata

Tu sei nata in un bosco di betulle:ti gemeranno gli occhima sarà gioia d’amore

e troppo presto perduta per opera d’imperscru-tabile ingiustizia o indifferenza crudele. E que-sto lutto, con cui a lungo l’autore convive, inca-pace quasi di sopportarne lo strazio, ma ravvi-vandone di continuo i ricordi che ne sono ilseme

Era la tua la bellezza di una vita

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Giulio Favento

sembra confermare la natura provvisoria di ogniillusione:

quanto piace al mondo è breve sogno

avrebbe detto Petrarca. Torna dunque il nostro, dopo il brillío di feli-

cità che dona l’amore, e dopo la perdita tremen-da, alla costante interrogazione: siamo malati dipensiero

Un dio che di pensier mi ha fatto

la nascita ci depone sul greto gigantesco deltempo da cui usciamo sempre sconfitti (e altempo divoratore Giulio Favento dedica alcunedelle riflessioni più amare e insolute), la bellez-za eccessiva e il corpo levigato della donna cispaventano e sembrano impedirci di salpareverso la vita

Brivido e incantoattesa impaurita

da quando l’amore è stato causa della piùcocente delle delusioni. Giulio Favento manife-sta una sensibilità ombrosa, pronta a ritrarsi e adolorare. E allora torna, appunto, alla metafisi-ca, per accorgersi che le parole non portano danessuna parte, che i pensieri più acuti sono vetriaffilati che possono mutilare il nostro desideriodisperato di essere vivi. Poetare, cercare,domandare, soffrire: nelle composizioni di

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Poesie inattuali

Favento questi sono tutti sinonimi, come rivela-no alcune poesie dedicate allo sforzo sempreripetuto e sempre vanificato del poeta di canta-re l’indicibile: e l’indicibile è l’unica cosa di cuivorremmo parlare.Eppure da questo infinito domandare dell’au-

tore, racchiuso entro il limite dello speculare edel filosofare, scaturiscono certi versi che brilla-no come gemme uscite dallo scrigno della vita.Ma troppo il poeta ha sofferto: la sua resurre-zione e il suo riaccostarsi alla comunione deiviventi e alla dolcezza delle donne sono pervasidal timore di altre e forse definitive delusioni.L’amarezza è tale che nelle ultime poesie, segna-te da una maturazione importante di stile e diispirazione, affiora il tentativo di riconquistarel’innocenza smettendo di porre domande a sé eal mondo e a Dio

Innocente, può dirsichi non fa piú domande?Innocente, chi si annullanel non dire piú né pregare?

Allora basta con il pensiero, basta con lametafisica: la poesia diventa perdono, cantod’amore, balsamo delle tribolazioni: e anche senon sa giustificare il dolore che si accompagnaad ogni essere vivente e senziente, alla fine ilpoeta reclina il capo e si acquieta. In questa oscillazione fra il tetro nulla e la dol-

cezza dell’amore, la vita passa. Forse non cisono risposte, ma la stanchezza è premio a sé

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Giulio Favento

stessa: nell’affievolirsi di ogni luce resta il filodella speranza, che si riannoda tenace allostruggente affetto per la vita:

È amor d’ogni sorrisola poesia che invera anche il soffrirema che vorrebbe che ogni cosadilagasse tra tutti,e non si spegnesse né oggi né maiper tante dolci labbrache la invocano divina eterna.

Redenzione, alfine, resurrezione, svanire disinghiozzi all’imbrunire, sotto le tacite stelledella nostra sera.

Gorizia, 25 aprile 2009

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1954

Una nuvola come farfalla

Una nuvola come farfalladall'istinto mossasi posa leggerasui petali del cielo,sulle ciglia dell'universo.Melodia soavea lei d'intorno,arcani echi e misteriosila seguono nel suo volomentre lei sfumain un altrove,come di colui che ha molto amatoe...sempre in fuga.

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1954

Una canzone sulle ali del vento

Una canzone sulle ali del vento,come per incanto,forse si riascoltaquando si muore.

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14 SETTEMBRE 1958, PARIGI

Sprazzo di gioia

Sprazzo di gioiae di vita improvvisami sei apparsa vestita tutta di rosso.Viva e bella,amavi la nottema eri la lucedi chi invoca amore e meraviglia.

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14 SETTEMBRE 1958

Suono dolce

Suono dolcein una notte senza lunariportami il cantoche mi ricordi l'amore.Piango sotto il tettocome la rondine d'autunnoche vede morir l'estatenelle nebbie di settembre.Riportami il cantoche mi rallegri sempre,senza aspettar l'auroradi un giorno avventuroso.Ero solo in quella sera,piangevo senza lacrimela tua improvvisa fugamentre una carezza di nullarestava sospesa nel vuoto.

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Poesie inattuali

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16 SETTEMBRE 1958

Giovani speranze

Giovani speranzesiete come i fiori,della primavera bianchi,quelli che il fruttofa sparir lontanonella terra ancor nera di maggio.

Illusioni di giorni felicida vivere nel calore del sole,perché non durate?Perché il frutto vi spinge lontanicome bastardi?E voi morite,umili nello scompariree...disarmati.

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22 SETTEMBRE 1958

È solo il mondo

È solo il mondoma l'ordine vi regna.L'orrido infinitoè ordine e armonia.Soltanto l'uomo piange.Colpevole e disperato,occhi lucidi, occhi di sangue.Miseria inquietantebieche trasgressionied un rimorso suicidalo crocifigge nel nulla.

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23 SETTEMBRE 1958

Soli eravamo in riva al mare

Soli eravamo in riva al mare,come due frasche unite,immerse nella nottedel tempo e dello spazio.

Dormire sotto i segni delle stellementre tutto fluivanella marea delle ondeera come un consolarci d'esser nati.Eppur tutto sembrava guardarci:lo sguardo dell'ignotoche non dice nullache il cuor non lo ricompensicon un oblio lungo una vita.

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SETTEMBRE 1958

Si dimena l'uomo

Si dimena l'uomo,solo in un infinito buio.Gl'incombe il cieloma non lo degna di nulla.Il tutto è niente per lui:febbre rassegnata,silenzio di sibili lontani,disperate memorie,un infelice compiersidi voti proibiti.

Eppur tu devi guardare il tuttoe non sdegnarti di osservar la vitae coloro che vi passano:son cellule di lucenel buio immenso della notte.Amale se puoistringendoti ancor più all'inesorabileche pur ti angustiae t'impaura.Tu tienti alla vita,un sorriso di fedenon ti dona l'eternoma ti fa goder il presente.

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SETTEMBRE 1958

Ti vedevo sola

Ti vedevo sola,le mani bianche,la testa china,il pensiero altrove.Era forse il sogno di qualcunoche ti chiamasse per dirti:questo è pensierodi vita e d'amore.Io amavo il tuo silenzioe ascoltavo il tuo respiro,ma l'altrove che ti portava lontanam'inquietava di paura.Tutto mi sfuggiva.

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OTTOBRE 1958

Lontano da tutti

Lontano da tuttilontano dal mondo,ho pianto, solo,una sera d'estatementre calava il soledietro il bosco silenziosodella bella Fontainebleau.Era deserto il parco del castelloe gente d'altri tempisvaniva nell'aria profumatadi suadenti brezze,gente diversa e lontanamentre io volevo star solosenza sguardi infidi,piangere in silenzioe rimirar l'acqua oscuradella fontana antica,che mi diceva del mistero della vitae della gioia di un doloreche pure grida le sue ragioni.Era oscuro il destinorispecchiato nel laghetto brunoche s'anneriva ancor piúnella notte d'altri tempi...

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11 OTTOBRE 1958

Potremo noi durare

Potremo noi durarecome il nostro cactus?Un anno? Una stagione?O una vita intera?Tu sei fatta per l'amore,ma lasciami pensare:non so quando esso finiscané perché cominci.

Io amai la tua voce:seduta per terra,contro la parete,di rosso vestitatu mi parlavi.Io ascoltavo la tua vocema non sentivo le tue parole...

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OTTOBRE 1958

Come una mano che, tesa

Come una mano che, tesa,nulla ha ricevutotorna a sé triste e confusa,così l'uomo che nasce alla vitae nulla ricevetorna a sé per piangere in disparte.

Si ripete ogni vitae l'uomo si alzaper agitar le braccia,invocar aiuto,amore e pietàper non esser dimenticato,mentre un oblio desolatone consuma il respiro e il nome.

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OTTOBRE 1958

Ama il suo deserto il beduino

Ama il suo deserto il beduinoe vaga misurando il cieloe quanto lo sovrasta.È morto qualcunoed egli rinnova l'antico suo lamento,ma all'alba di un nuovo secco giornoriprende il suo cammino:niente sembra toccarloch'egli non abbia già visto.

Ama il cielo come le sabbie,talvolta piangema il vento inaridisce subito il suo pianto.L'occhio suo non s'acquietae guarda verso il nulla,dove si volge il cammelloche nello sguardo atonogli dice tante cose.Infinitamente, oltre le dune,andar con il ventoe la luce d'ogni stagione.È dannazione o destino,è senso della vitao del non essere nessunonella luce fosca dell'immenso tutto?

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È nato qualcunoe nel brillío degli occhisi rinnova l'incanto della vita.Si va felici: c'è un oriente diversoora più stupito di una fecondità nuova.

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5 NOVEMBRE 1958

Quel caldo fuoco che ti accompagna

Quel caldo fuoco che ti accompagnaè come una speranza sempre risorgente,una vita nel mare dell'oblio.Nella notte senza vocetu, anima, sei stata come scioltanel nulla dell'universo.Iddio ti ha colta e seminataquasi all'alba di un nuovo giorno.Portavi con te il dolore,il lume del tuo agire.Sola e sconsolatahai chiesto misericordia per ogni cosa;ma egli ti aveva fatto già vecchia,mentre tu inseguivi ancorala speranza di riscrivere il destino.Eri la bellezza oscuradi un sol giorno felice,trascorso quaggiútra i morti del sole.

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DICEMBRE 1958

Bella tu sei agli occhi miei

Bella tu sei agli occhi mieinella tua dolce attesae nell'ampio sguardoche acquieta e innamora.Amor ti fa bellae amor ti piange.Sei tutta un palpitoe un fremito di vita,mentre ti offri al sorrisodi un'ineffabile avventura.

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1958

Cova in me piccola fiamma

Cova in me piccola fiammache il tempo muta di continuosenza spegnerla mai né affievolirla un poco.Esca ritrova nei sensi nuovi della vita.Voce che riscalda e riconfortanel suo ricercar un veroche non tradisca né raggeli l'anima.

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1958

Senza pace...

Senza pace...così voluto dalle Erinni sole e tenebrosesenza pensiero che non fossequello di veder tuttoe di non spiegarloera l'uomo primoche pose Iddiosu, nell'ampio cielo.Era forza oscura e meraviglia,era Iddio orrido e ineluttabile,ora vicino e sulla soglia del vero,ora lontano, ostile come il nulla,frutto d'angoscia e d'illusione.

Fu l'incontro del roveto ardente,ma fu misteriosità falsa,infida come ogni ombra della notte.

Tutta una storia andò sulle orme di Dioma fu di sangue e di lacrime,corolle ingiallite troppo presto,rese aride e dure come selce:Dio viveva solo con se stesso...nell'orrido enigma di un profondo buio.

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1958

Dolce luce e furtiva

Dolce luce e furtivachi mi ti nasconde?

Lente palpebre e ciglia,nebbia diffusa ma pesante,mentre un suono dolceti fa sprofondare nel nientedel poco che è il ricordo di tua vita.

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Sui monti arsi della Cina

Sui monti arsi della Cinava la muraglia lontana come il tempo.Si sperde nel solee nella sabbia dei deserti;la proteggono gli deidel muto cieloche con asciutto sguardorasserenano ogni fatica.Va lontana come il grido delle vergini,vi nidifica il vento impetuoso del nord,ma nel freddo della nottevi germoglia anche la vitae a primavera bagnano i campi le rugiadee l'arida sua pietra.Non l'ha distrutta il velo del tempo:è forza di ragioneo paura d'ogni estraneità,è insulto sovrumanoo superbia incontrollatache ha fatto piangere d'ogni latopietra e fessuredall'empito sublime?Il cristallo del dolore umanovi si è incastonatoed ha gridato il sanguedi popoli inconsapevoli e tristi.

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Poesie inattuali

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Va lontano l'ampia muragliae il precipizio dell'uomoverrà oscurato di sua gloria.

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Giulio Favento

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1958

Si muove lo spazio

Si muove lo spazioe ruota il cieloforse nel nullao nel seno di Dio.Oscurità diffusa,da squarciare per trovar risposta.Ansia angosciata:l'uomo camminae con lui l'eterno,spazi infinitie costellati di luce.Ma Iddio non fugge,ama il suo uomo,vuol veder la sua gloria.

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Poesie inattuali

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1959

Un lume s'è spento

Un lume s'è spentoall'alba di un'illusione:era lavoro, dolore o commedia?Forse era una speranzain una notte buiadi offese esulceranti e subdole,quasi ghignidi bocche sordide e sdentate.

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1959

Giocattoli dell'aprile di mia vita

Giocattoli dell'aprile di mia vitapolverosi vi nascondetenel silenzio della soffitta.Eravate un tempo al sole,al respiro dell'aria aperta.Il rumore oggi vi fa male,odiate le risatedi chi non vi ha conosciuto.È finita una stagione,ogni stagione che muoreporta via qualcosa di noie nulla ci ha datoche la ricompensi.Voci nascostecolori ormai stintiche io facevo vivere:era felicità e amore per ogni cosa,carezze, complicità,segreti ed enigmid'ogni mio sogno.Venne gente tumultuosae mi portò via tuttoanche il sogno che solo era mio.

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1959

Bianca stele senza sguardi

Bianca stele senza sguardi,quieta ed aspra nella tua solitudine,ti volgi al cieloe t'inabissi nel mondo delle tenebre.Tocchi due mondi:non odi nessunopur guardando alla vitache ti rimorde per sempre.Padrona di due mondit'ha posto l'uomoe t'ha fatto biancaper il nulla della morte.Tu ti levi al cieloper un disperato pattoche ti rende infima e...sublime.

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1959

Giustizia, t'han creato gli uomini

Giustizia, t'han creato gli uominie loro ti distruggono,non si sentono infamipur negando se stessi.Ti hanno vestita di sacroe ti hanno beffata,non consolata mai.Non si consolachi si crede che non viva.

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1959

Ballade des pendus

Ripercorrere la selva degli impiccati:non son morti,imprecano e bestemmiano.Essi respirano per soffio di vento,e le giubbe si gonfianoe i piedi calpestano le vie del cielo.Li guardo all'in super misurarne l'altezza,ma è altezza di destino e di morte,umile presenzadi una giustizia che non c'è.

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1959

Fu Babilonia

Città antica e desertaancora nel buio della mortedormiva per incantomentre sorgeva il solenell'ampio cieloa riscaldar le sabbieche il vento aveva tanto addolcito.Terra calda tra due fiumiletto e rifugio di gente dei montiche portava con séla palma della vita.Amò la terra quella gente,nel suo fertile limoe visse dei suoi doni,amò il cieloe innalzò le sue preghiere,sostò in silenziogradino su gradinoe fu superbo vantoaver dato un nomead ogni stella dell'universo.

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1959

...ma venne la luce

...ma venne la lucee l'uccello della nottecon il suo rauco gridosi nascose pauroso.Volò l'aurorasu, nel cielo del perdono,senza pianger per nessunoma irradiando tuttodi luce e di serenità....ma venne la serae rosseggiò la terra,fu la fine di una festa,s'era percorsa una vitadi speranze inaridite.E noi eravamo là, sotto il cielo,al biancheggiar di rocceche ci escludevano dagli altri,ai raggi freddidi una stella sola.

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1959

Oscuro il cielo sopra di noi

Oscuro il cielo sopra di noi,morente il sole, all'orizzonte, sul maretra vapori di fuoco.Taceva la terra e la campagna.Sergia sopra di memi sussurrava un nome,ma io guardavo la sua boccae lontano era il suono della sua voce:era felicità o solo silenzio,il buio di un sognoo il torpore per qualcosa che svaniva?

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1959

Come di nebbia che tutto circonfonde

Come di nebbia che tutto circonfondeera il suo sguardo velato e lento.Si volgeva qua e làquasi a cercar qualcosache a lui parlassee che piacesse a noi.Muti eravamo e attentima con tanti segni di compiantoper quella fiamma di pensieroche le cose investivacon un alone triste e melodioso.Viveva egli nel ricordo,ancora per un poco:era l'ansia della vitae...dell' amore.

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1959

Come se il dolore

Come se il dolorenon avesse piú timoree il cuore rispondessecon voce di perdono,quale fiore appassito,nella stagione della pacesoffristi anche tu in silenziocol capo chinoe gli occhi senza segniche non fosse lo sconfortoper cosa che giunge troppo tardi.

Va', va' solonel vuoto delle stanze,brancola, cieco,la mano tornerà sempre vuota.Confusi tornano tuttipoi che passata è l'ombra della vita.

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1959

Grandi uomini ho conosciuto

Grandi uomini ho conosciutoche han cercato Iddioe dopo di lui il silenzioin cui si stempera l'angosciadi una nostalgia senza fine.Il tutto li ha resi tristi,hanno visto troppoed hanno pianto sull'uomoanche alla luce di un'aurorache vinceva sulle nebbie della notte.L'uomo è stanco,va cercando se si può esser altro.

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1959

Tu vai, solo, per la tua città

Tu vai, solo, per la tua cittàe questa è l'ultima tua sventura.Amasti ogni cosa bellae il buono della vita,sei finito nel buiodi una strada senza uscita.Era il tuo destino,uno dei tanti,che si dissolvono nell'incolore.Coltivasti la pietàe inseguivi l'amore...

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1959

Un uomo, solo nella nebbia

Un uomo, solo nella nebbia,camminava in frettanella sua casacca tristee nel pensier che l'opprimeva.Rapida figuraa sfuggire l'umido della nottedi sotto ai rami grondantisilenzio e oscurità.Tutto come sempre:ma qualcosa s'era mosso,era il braccio sospesoa fermare una presenzach'era volontà d'asilo,d'amore e di fiducia.

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1960

Un bandolo di filo non dipanato

Un bandolo di filo non dipanatoera quello di partenzaper un gioioso svolgersidi vita senza fineche scese dai ginocchi di mia madre:si svolse per un po' e rabbrividíper fermarsi ostacolato e pesto.

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1960

Tutto rivive in questa primavera accesa

Tutto rivive in questa primavera accesa,ma tra i rami che rinverdisconosolo uno rimanesenza gemme né foglie.Il gelo l'ha inariditoe la grandine l'ha battuto.Non vive e piú non sentel'umor vivo della terra,pare come rassegnatoe aspetta in disparte tra tanta gioiache una notte buialo faccia dimenticar e scomparire.Produssero vita le sue gemme,incantarono lo sguardo i suoi bianchi fiori,fu profumo, fu miele;ora l'ordine del tempo,severo ed impietoso,lo ha respinto fuori dalla vita.

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AGOSTO 1962 DELFI

Discenderà Apollo

Discenderà Apolloe le Muse a lui d'intorno,nude braccia di sogno,alla luce del soleriavranno vita.

Discenderà Apolloe i poeti gioiranno,lacrimeranno le donnee ritornerà il canto,il verde della vita:sarà primavera piena.Le morte cicalefriniranno, di vita, impazzite.Questa terra eterna di uliviesse riempiranno di frenesia d'amore,e sarà tutta tua questa valle,dio di bellezzae di memoria inalterata.

Discenderà Apolloma ora nessuno l'accoglierà,ignoto, lontano, estraneo,sosterà stupefatto...

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Poesie inattuali

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Distruggono gli uomini gli deie l'eterno negano che li circonda.Muore un dio come un ladromuoiono gli dei nell'oblio del mito.

Toccano gli uomini il cielo,rompono le tenebrefiaccano la terra.Ma son rimasti solicon la loro ombrache non oscura il sole.

La Castalia fontepartorisce un'acqua,pura lacrimache inorgoglisce e si nasconde.Donna grecatra le sue dita la fa scorrereper irrorar la sua frontee v'immerge il suo labbro,le dedica un sospiro:promessa anticadi nozze rapinose e pregne.Sempre fanciulla e vergine rimane.Acqua di un dioche alimenta e rasserena,che ti scioglie dalla nottema che può mentirti il vero.

Io piango, sofferente e ritorto

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Giulio Favento

60

come una conchiglia egea,finirà l'estatee tornerà nell'ombrala frenesia d'amoree senza luce il volto della mia anima.