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FRANCESCO IRASTRIANI

IL

FI('LIO DEL DIAVOL-O

Vol. IV.

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SEGUITIO DELr CAI\>TOLO Vil.

Conchiuse it sno mimico discorso Ja muta pfacendo intendere a Gabriele che essa non 10avrebbe piii lasciato; che , pFurche avesse ifplacere di stargli dappressoi, sariasi conitentata

dimangiare le molliche di pane che cascavanodalla mensa di hdi; che la notte sarebbesi col·cata a terra, dappresso al letto di lui , comeuna cagnolina che vegli accanto al dormientsnuo padrone.

Gabriele era profondamente commosso. Qud-lla fanclulla dunque 10 amava, e il cielo avea di-sposto chie egli le salvasse l'onore e forse la vita.

Gabricle flon area mai sentite amore per nes-stina do'nna. 11 sentimento ch'ei protrava per suamadre era un Li·sogno chi'ei sentiva- indelinito diligate la soa solitaria esistenza ad nn' umanaC·cratura. IEgli avea per sun madre una ~gran te·nerezza; ma in pari kLmpo if mistert che atvi-

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luppava l'esistenza di lei, il non aver lui (mi-Ito delle prime carezze materne, 11 fantastico e'I' odioso che ligavasi alla sua denominadone~di figlio dlel diaaolo, ed altre ragioni che pitttardi conosceremo , allontanavano dal suo cuo-re, quiella espansione che on figlinolo de~bbe a-vere per la sua genitrice. Ed egli si concen-trava sempre pitt nella solitudine del sno cuo-re, e, nel bisogno the pitt sentiva assai possen-to di anzare qualcono o qualche cos;i 1 egliamtacc i morti, i cadaveri; ela scra agirava-si per le tombe del suo cimitero , ed ornavadi flori le fosse a lui predilette; e, quandoaven dato cosi un pabolo a quel supromo sco-timento di fratellanza che avvicina fra loro gliisseri umani , rientrava soto if modesto suotetto, dove nesson occhio amoroso era ad as-pentarlo, nessun'amica parola gli confortava itcuore.

Posto cha, lasciamo pensare qualo iride do.vesse dischinldersi sul suo fosco orizzonte all'ap-parire di quiella luce.

11 cuore di Gabri·ele baltta alla preseaza diquelra fanciul1a per un tumulto di novelle e di-lettose sensazioni.

Anche quando Gabriele non avesse proFatoquesto auovo sentimento, come arrebbe avatoI'animo di respingero quella creatura, che Ive-niva ad offeriscsgli in tutta la piena in·genuith

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del snio cuore? Avrchbe avito, per avventura,11 coragcgio di scacciare un cagnolino the fosse:venuto a chiiedergli protezione e as·ilo ?

Quella glovanetta non avea ness~uno so la ter-ra c;he prendesse cura di lei, che la difendessedatec insidie della malvagith e della dissolutez-za... Era cosi giovane, cosi bella, cost confi·deaitc !

Nella sua salvatica natura, Gabriele avea ge-nerose c sante ispirrazioni.Eli~i! comprese the neapotea tenere appo dise quella fanelulla senzagrave pericolo per la virth di Jel. Su ciò egliaven chiiesto eziandlo if parere d'un santoreii-gloso, coa cui spesso s'intrattenea sul citaileroa ragionare. D' altra parte la continua pre-senza di una donna nella sua casetta non sa-robbe stato un mettere in balia della femimi-nea indiscretezza un segreto, che potera por-re a risico la vita o la liber·th di lui e di al-tri ofoldl

Gabriele fermb di raccomnandare ~a 'sua ma-dre la faincialla muta per fare ch' ella trovasseIiel casino it tetto e it nutrimenito. Quella po-vera ortanella sarchbe stata di grande aintoa sua madre nelle domestiche faccende.

Gabriele presenth quella sera stessa a sua·madro la glovinetta, e raccrnth a quella I' av-x;entura occors:igli nella cup4 e di plui la storia

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dell' orffnella , per quanto cgli aves potutocomnprendore dai gesti di Ici.

La duchessa sembrb commuoversi della sor-to della fancialla, le cui sventure non meno chc] aspetto onesto e gentile: parlavano :in favoredi lei.

La niuta rimase nel casino iti qualith didonina di compagnia della duchessa. Le ~fuposto. il nome di Biagina, ignorandesi il suo.vero nome.

Comeche; Biagina ( cosi Cer 10 innanzi lachiatmeremo) avesse preferito di abitare ncllacasella di Gabriele, com-prese non convenirceuna simile stanza, e accetti di vivere nel ca-sino della duchessa, dacche quiesto era stato itvolere dot·suo salvatore.

Su Jo prime, ella guardava la duchessa conocchrio di ripuguanza e di gelosia , immaginan-do che quella bella donna fosse l' amante de:l-I'angelo suo. Non diremo comne doloresamen Wesi chiudesse il she povero cuore nel vederecho quella donnia abbraociava e baciava itgarzone. Questa dolorosi impressione si dipi;n-se su le sembianze dclla glovinetta cost viva-mento t;he Gabriele no, comnprese il signifloa-to, e si affrethò di sue·bbiare quel caro ciglio,facendo intendero alla mnisera, essere sua ma;-dro colei, che 10 abbraicciava e haciava.

kilolra la contentezz·j dclla f'aniulla non eb·

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be piU fr·eno. Nella sua gloia in~fantile salthal collo della duchessa, e le stamph in facciaun gran bacio, a cui Giuditta commossa e ia-tenerita rispose abbracciando c baciando laderelitta.

Bea presto la muta divenue esporta ne~llfaccende domestiche. La natura area dotatoquella gentile creatura d'una squisita intelligen-sa e di una prodigiosa attitudino a far tuito.A poco a poco Giuditta si addomestich nellamiinica della muta per modo che oramai nocompreadeva tutt ~i ~discordi.

Gindilla si accorse coll'audar del tempo delloingenuo amore the la Biagina si area per Ga-briele. Anzi che sapore ciò di- malgrado, si com-

placque dei se;ntimenii di qluella itinocente:iater-Togho suo figlio, it quate confessi che veramenteegli amava la muta, la quale egli avreb'be spo-sata quaride i tezmpi e ie condizioni politichecdel paese glielo consentissero.

- d'uopo innanzi tutto accertarsi di lei-osservò Giuditta - 2 d'uopo preadere intorsoa questa fancialla le pidi precise informazioni.Dopo ciò , e forza Interrogare il volete di tuopadre B)arabba.

I1 gicyile rabbrusch le ciglia-, e non rispose.

I-l glorno innanzi della socna del padiglione,

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cloè dalla riappjnrzione di Federico M~arcelli a-gli occhii di Diana Ritter, ;Gabriele aveva avutocion sua mnadre un altro colloqluio a proposite diFede:rico, di Diana e ultimamoute della Biaglina.Ed avendogli Giuditta di bel nuovo fattlo irden,duee cher a sposare la muta occorreva it consea-timento del padre di luii Barabba, Gabrielc levbJe ciglia corrugate in fpronEC alia manima ,. e

- i1Iammna - ei disse dopo alcuni momentidi cuipo silenzio -fo non sono~ piik un fundiu!lo.L tempo cho to mi sveli it segreto della mia na·scita . . .. Credi tu ch in m'imbcchIi lutt'ora lafundonia di esscre io figliualo del diavolI·

G uJitta imipallidi.Elra la prima, voltaì cho Gabriole le teneva un

simiile ardito lingiaggio.Irifjtti, Gabridec avea ranione. Era tempo che

il vero si pales3sse. II fanciuillo erasi fatto uomo;e la storia di Barabba cominciani oramaia di,venii re idicola agli occhii del giovine. Giudittasi vedeva costretta di dare una spiegazione asuo figlio; mra non supeva fino a che puoto do-vesse vprirsi al sUo nato.

Quiesti penisieri avevanio rapidamente servlola-to p'er ja mnente della donna, la quale assunse nonportanto uin contegno serio e severo I e disse :

- @abriele, voi non avete mai rivolta costaspra parola alla vostra genitrice. Yoi non vidimetntic;herote!, io spero, il rispello clic dovec-rto a vcstra madirre,

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- Miam3ma , io ti amei a ti rispello; ma pre-tendo che tu abbi ormialpiu confidenza nel ti-glinot tuio. Bando a codeste flabe di diavoli estreghe. Io non credo choc a Dio.

Gli occhi di Gabriclc vibravano un fuocochi foocero una griande impiressiono su l'animodli Giuditta.

- Domani a notte - ella disse - domani anotte ti aspoetto nel padiglioffc. Comà ti rivelerbtulto. Ora, abbracclami e va.

Gabriele bacib la mamma, a si allonlanb dalcasuio.

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ea uestsesesens;";rr;is1;EPi!~a-eraesus sea-5a

Vill.

1WIADRE E FIGLIO

Suonava la mezz3notte quando la ducheslsadli Casanova scese netpadiglione della sua Villa.

Un cupo silenzio regnava nella caimpagna ,jinterrotto solo da' lugubri gridi delle civettethe l'odor dei cadaveri attirava in quelle vi-0183028.

II oielo era coverto di stelle, diafano vela-me attraverso it qIuale scorgesi Dio.

Una piecola lumiera di bronza dorato rischia-rava l'interno del padiglione.

~Era nel tempo degli estivi calori.... uina diquLelle serate .che ricordano ne' nostri climi leaone torride e3i caldi estenuanti dell'equatore.No~n ·ispirava alito di vento : la campagua era

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Eimmobile come colpita di cata.lessia. Di leapoin tempo udivasi un rumoro di fraschie in quallche cespuglio. Era qualche sinistro augello chebattea l'ala su la bassa vegetadione.

Era l'ora in cui le streghe si recano a ca-vallo delle mazze di granata ale mial·edetto aLsemblee.

Tutto allo intorno era solitudine ·c sileneio....Chianque si fosse trovato a Cluell' ora della

notte in quel sito muto come l'eden dopo la e-spulsione de'due primi genitori, avrebtiac delttosenea co'noscore chi era (' abitatrice di glels·ilo, sssere quel recintoo aii ritrovato di spubtlitterranti o di congiurath; Ifat~ti, i pioppi c i Ci-pressi cho su la campagna sovrastavano per al-'izza rassembravano a nere e mute fantasittleU sibbene a con'(iorati ammantellati nei lunghtiterraiuoli alia spagnuola.

Hin·ditta disce·se la scaletta segreta cho dalaasino mellta nella villa', e si trorb ne' crocchiidi qluell'orto.

L'avresti detta un'ombra , una fantasma, unaligura dai sogno o da visione,

11 padriglione e·ra risch~iaraito dalla liimicra aZce 'beck~ht

Gindiitta area Tatto ·app·areedhiiare ·colk· entrouna refe·zione: carni rifredde, formaggs, pzistic-ccold a attlimi visi.

Que·lla scra Giuditta ·era vestita di bianco.

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Alle sue lun!lhe chiiomre crano intircciti va-.ghi florellini dai potall oermigli....

Fra per Ginditta 1' occupazione di molte ore1' acconciatura... Essa avea a poco a poco adde-strata la muta a servirla da mazzocchiaia, nelche quella glovane era assai ben riuscita. Unagran vanith della duchessa era il vestir la seracon estremo Jusso.

Chi aspettava ella ma ? Nessano. Ma era an-tica abitudine ch' ella area pr'esa di ornarsi oguiscra a quel modo.

Giuditta si compiacea di rimirare sB moidesi-ma nello specchio per una buona mezz'ora ;dacchè da gTran tempo questa donna singolateerasi avivezza a considerarsi come una creaturaeccpzionale. Cost almeno Je si era fatto cro-dere, datla mamma, e piu ini appresso dirl pillpaossento dei de~moni.

Giaditta non cra meno ambiziosa di compa-lir-bella agli occhi di suo figlio.

Poco stante, Gabriele entrava nel padiglione.G;iuditta si leob per abbracciar!o.---* rendi uti ristoro, figliuol mio, e audiam-

ne a7 seder~ci sul belvedere. La serata e incante-vole.-olà potremo conversare a nostro hell'agio.Ho toote cose a dirli !

Quel che Giuditta chiiamava un belzved~re nonera altro che us poggiuoletto, donde si godtea

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la esless vedula dei colli circoslanti e del pano.rama della cilth di Napoli in lontananza.

Gabriele berve un bichier di vino, e diss aseeco secco :

- Mamnma, andiamo Mli grava su l' animnovaa malinconia profonda. Ho 11 cuore tristo co -me per morte.

In fatti, Gabriele cra ~quella sera assai pal-lido, la sua fronto era infoscatla da torbidi pea-steri...

- Cho cosa ti ange , figliuol mio ? - !ilidomandb la Ginditta Con tencrezza.

- Non so mamma. Sinistri liresentimenti miconturbano 1' ainimo , come so io dovessi bouipresto finice.Ti· diro tutto.E d'uopo the io saippiadel I'essere mioi.

Errtrambi uscirono.Poco di poi, erano seduti sul pogglioletto.- Figliuol mnio - disso Giuditta - Questa

ora 6 per noi soleanie. Io ti sono debitrice d'uniaco~nfessione , che a vrei dovuto gij farti, fin dac-did usci·sti di fanciullezza. La condolta da metecnula verso di to non è stata quella che una to-nera madr·e avrebbe dovuto tenere; ma i casi del-la mia vita furono cosi strani e novelli , che iodovelsembrarti disamorata genitrice, menitrethe stemperatamente sempre ti amal; e sa 11 clie·lo quanto soffri it mio cuore nel tenerti lungi damei AllorcGhe ti avrb fatti noti i casi dalla mia

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fita e svelate 11l segreio della tria me&tae, micorrer'a il.debito di dard la spiegazione delhiscena occorsa questa mattina nel padiglions.

Pochi momenti di silenzio ebbero luogo, indi:la donna riprese:

- To conosci mia madre Teresa Bonanno. liacupidigia del denato indusse costei a darsi adun nefando· rnestiero. Nella· mia ;fanci'lle^zza,io non sentive parlare d' altro che di diavoli ,di malio , di sortilegi; non vedevo altre perso-

echon immonde fematmine , dinianii alle quialispesso mia madre mii denudava; e quelle dish-neste vegliardè mi baciavano per tutto 11 corpo,e mi riemnpivano gli orecchii di paroloni, chi' topon potea comnprendere , ma che mi faceaino rincerto seaso di ripugnanza; senza dire del rOSSore-ithe mi avvanipara la faccia nel vedermi espostayuitta nuda a quelli sguardi impudichiI Ben ri-'corde per tanto che qunelle megero faceano bor-'forte a mia madre dicendo ch io era-nata per por-tare su ]a testa una corona da regina e the di iheSarehibesi invaghito il pill bello , il piti ricco, itpi:à possente del demodi che abitao'o la terra, itdaemonio Barabba.

- Emnpleth seaza par~il - e`solamb, Gabriele'atteggiando i't vollo a dolorosa ripugnania.

Aiudiita nort avea mnai sentito simili paroleJ sule labbra del' ligiu-lo : no fu sossa; c it guar-dd fiso:; poscia riprese:

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SSi, queste case mi dicla Teresa Bonansid;alle quali facevano eco le see scellerate compia-gn'h? 0 frattanto ~ip venivo allevata comie unapuincipessa. Tutt' i suoi denaruzzi la mammaspendevamni addosso, e mi comperava tanti nialnoli da sollazzarmi, e mi facea mangiate di sapo-Tobsi c~ibi; e me vestiva come una bambola cou cer-to vestine corn color di flamma, delle quali, ben-chh piccina , to vergognava, Imperciocch6Ò mi ve-devo scoperte le gambe , le braccia ed il seno,A poco a poco miavvezzai a simili vestiture, e lanudila pi.itnon mi fecero arrossare ; e a poco apoco venne ingenerandosi in me una supremavanith di mie stessa, perchè io mi rimiravo da

areto bellissima ed aspettavo aghii di che Barabbavenissemi a vezzeggiare d' intomno, coms aveids'entito dei cascanti attorno, alle donne the essiamano.

-E credevi tu seriamente a Itarabba , )*inamma P - domanidò Gabriele sempre piu ac-cigliato.

~-·So ci credevo ? It~a che dubbio! Nella niigcompinta ignoran4ta,potevo io nodrire altra fede?

- IVa cho cosa ti pensavi tu· che fosse andemonio ?

-- Questo i: cib che ora lion saprei;dirti , fi-Slinol mini. Io non ski ero formato un conce~ttopreciso di ciò che fosse un demonio.; ma.m'iim-maginavo the rluesto fosse una potenza sopran-·

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oaturale, la qua'le ave~sse lai sue polore ricchez-ze a iosa; tranne che una gran confusione: ope,-ravaisi nel mio spirito quando io pensavo aillo in-ferno , ch' erai it luogo .dove abitano i demonii.Cost andarono impedlanto. le cose pier qualchoetempo.lo mi facea sempre piig grandetta, e col-I'et'a crescevano la me le plu vive passion . U:i

gloryno,! uscita per non so qualo ;bisogna domne-slica , o vidi un bel cocc;hio , tratto da q~uattFomagnifTici cavalli, venire alla mia volta. Er1 -ilre, the aveva al suo flanco la regina... II glior-no appresso , us- gran signore , che avea pureuno splendido cocchio, parlb colla mammia...Che ti dird ormai , figli-ual mio`? 11 di seqluepte,io ful tratta daila mnamma in questo casino; faifesteggiata,. accolta con ognii mamiera di dimo-strazioni affettuose, sedetti a lauto banchelto,the mi abbaglid per isplendore di argenti e diciristalli .. Gibi dilettosissimi, di- cui io non ave-vo mai avato idea, ini. furous· posti dinianzi.Poscia da una bella dama fui monata in quel-la stanza~ di' qriests casirio dov'd la g-rea vascadi roairmo ad uso d:i bagno. La vasca era permot8- ripiena di acquža limpidissima e profu-mata di eletti e soavi odori. La dama mi tolsedi: su la persona le vesti oride ·la mamma a-ve`ami coperta; e, quando ebbemi .lutta doou-·data, mi :tuth :in quelle doloi acque, si che tomni sentlii ricercare tutte le fibre del Fcorpo u-na dolcezza e una volutll che mi abbriacaro-

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no i sensi,.. Erano tepide qluelle acque cospar-se di petall di flori e di giocondissimec esseazel,E, dappoi che circa una mezz' oira io rimasicola ·entro, no venni tratta, e rivestitn a iiut-vo di altre vesti piu belle- assai di quelle cho·la mamma mri avea poste a dosso.., Erano ve-li candidissimi e diafani, attraverso i quali e-rano dinuaziate le mie forme glovanili... E·cosida ·quella stessa dama fai menata- in una stanzaa terreno della villa... La luce era quivi com-battula ·e viata da lunghi coltrinaggi... Ua o-dore vivacissime e inebbriante era sparso in quelluoogo La diama posrmi a sedere su morbidiosoffic e trasse via, lasciandomi sola, in preda·a' mici pensieri... Poco appresso, un uoulo eo·trU in quella stanza...

i..- lo sono Biarabba - e7gli disse ridendo,e mi abbraccià e mi bacib...

E qual di perdetti la mia innocenza...Qul Giuditta si arresta, abbarss gli occhi, e

sembrbò umiliata al cospetto del figlio.Gabriele ra pallido per commuzione, 11 suo

petto affannava per concitata respiraaione...- Quall'uomo fu mric padre P - ei domandà

cupamenre.- Si, Gabriele, quell'uome fu tun padre.- Oramai tutto comnprendo, o madro, e son

he d'uopo cho tu ti spieghi di vantaggio .10sono it figlio dlel diavolo, it figlio di liarabbsa;non 4 veto, mamma ?

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- Così ful detto, cosi fu dato a crede~ro per-clocchiè il pitt profondo mistero avvolger dove·va it segreto della mia nascita.

- E Barabba ti regalò questo casino ?- Precisamente.- E Barabba ti die' il titolo di DUCIIESSA DI

casAnovA ?- Per lo ap·punto.-- Orbene, m'adre mia... Questa ora e4oles-

ne per noi, to hai detto;, ed infatti,, questa no-stra conversazione non saI'a vuota di bene, perentrambi. Dimmi, la mamma, hai tu mai so-spettato nel corso della tua vita· chie possa es-servi un Dio?

Gindi'tta fece un halzo. Era forse la primavolta che ella sentiva pronundiare il nome diDio, e lo sentiva proferire dalle labbra di snofiglio. Ella conflabò gli occhi attoniti nel voltodi costui.

-' %he- significa cib, ligliuol mio ?- Sign;ifica, a madro - rispose if giovine

in modo solenne e ispirato - che un Dio èncl CiCio, al quiale softanto debbiamo· noi tuttiadorazione, un Dio che scruta i nostri pensic-ri, i nostri affetti; che pesa nella bilancia del-la eterna giusti ia le nostre azioni;: che veglliaso TIuomo giusto a colpisce ibricconi. Guar-.da, o mamma, quecsto stellato orizzoate, e di'so rluesto mnar·avitlli"so universa fu l'opera deL.

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too Barabba... HIo Jltto negli: a:sti la grn'ndez-za di Dio e aci morti la pieciolezza delle u-mane creature... Sappi , o ramma , che unodei religios i quali prestano ;sul nostro cimi-tero i pietosi e cristiani oficiil alle spogliet deitrapassati, illumiah un: gforno la mia menterOh come doldi mi scendevbrio al cuore le sueparole ! Come ogni suo ddata era per me unaceleste rivelazione ! Quell'aome di Dio mi spie-gò i misteri della creazi0one, la divina origine,e le sorti future dell' aonii;o mi parib di uniprimo fallo onde l'uomo si rose colpevole agliocchi del Creatore; del -gran mistero del divinno amore, per cui Dio volle vestire le uniansspoglie per riscattare 1' tiomo dal peccato; miparld doi patimenti e de~lla morte del Cristo;e quando mi disse che quelli che it crocifisse-ro grJridaPtano Viva Barabba a mlorts ar Gesist isgittai un grido d'orroce; e d:a gilel tmpo inpoi questo nome di Barabba mi: fa. spavento eraccapriccio. E me tu didi fglinolo e to spo-sa di BarabbaL.:·Oh:, mamma, si finisca unavolta da quest'em:pio ginOCO. L~'odIOSO nonie diF'IGLIGOLO DEL DIHVOLO ml pesa sul miore ,mifa orrore , mi persequita nei -miot so!lnt , mirende: lbbominevole aqlli occhi minie... Bene aragious io sono"fuggito da ogni essere: viventeperciocobb vorrei fufgline~ d, me stesso... Tit14ai detto the questa- onJ h soleumc peurnal,

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bon` ti sci apposta... Ei' d'.uopo uscire da questaimnportabile situazione.

Gaibriole si lacqIue, e rimfase assorto nei sualpenrsieri.

Giuditta cra timasta shalordita da questeparole del figliuolo, Una gran luice si facea sulsue spirilo. II persopaggio di (Gabriele assu-meva agli occhi di lei u? carattere sublime,Eilla srntivasi umiliata diananzi a lui.

- Dimmi , o madre : vuoi tu seguitarc lasorte del figlinol ·tuo , 0 vuoi tlu seguitare avivere nell'errore, nella empieth, nol peccato,nella soggezione della Gorte, nel disprerzzo anell'abbominio degli nomini ?

- Le tue parole mi gittano in una gran con-fusionB. Lasciami alcuno spazio di tempo a ri;flettere, a meditare su quanto mi hiai detto.'Ii paleserb dbmani il mio disegno. La lImeonde to hai rischiarata la mia mente sark fecon-da di beni. A demani adunque, benedetto mniofiglio...

Giuditta si gittb al collo di Gabriele. Itima-sero· entrambi us. buon pezzo abbracciati...

Questa commovente scena area lUogo la serasrtessa in cui Giuditta avea PresentatO a Diana-flitter il redivivo Federico IVarctlli.

FiRE UELLA PARTE QUARTA

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R1VELAIELON1

Al deliquio cheo aveva assalita la povera Dia-na nel vedere risorto if suo antico amante erasubeatrata una fibbre violepita, accompagnatada vaniloquii, che diedero per alquanti gl·ornia temere per la ragione di lei.

L~a duchessa di Casanova e Biagina la mu-talfu·rono predighe delle piii atfettuose curealla glovane inferma...

Fu chiamato ad assister1a una omo dell' ar-to salulare, che raccomandb al`la duchessa ~dirjsparmiare all'ammalata ogni violen·ts commo-21sne a sopra ogni altra cosa la quiete perfetta.

11oldi giorni trascorsero innanzi che Diana a-scisse da ogni pericolo.

Giuditta avpn preparata una dolce sorpresa-alla infermna. Una mattina , costei vide sedutaal suo capezzale la sua tenera genittice, la si-gnora Fortunata.

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.Ton diremo can quali lagrime di tenerez2a sitishbi'acciarano la madre e la ligliuoala. Nondiremo delile inounterevoli e rscamlitevoli doman-de she si rivolsero le duec affezionate donne.

Diana racconth alia madre i suoi tristi casi,<: i;l sock'o terribile chi'cssa aves thtto, nel qualo;nvea riveduto il auo antico amante Federicola rcellii.

Noliamo chec, per consiglio del medico, si cralasciato credero alla glovine che la prodigiosariapparizione del 1W~arcelli nel padiglione non fos-so stato alltPo chie on sogno. 11 miedico auveaopinato doversì a poco a poco ricondurre, I in-forma sul vero stato dell@ cose, in modo dainion rinnovarle commozioni. tali da porre a no-vecllo cimento la Bda vita o la sua ragidfie.

La dUchles`sa di Cissanova avea frattant:o in·formata in padte la signorar Portunata delliirealth dei fatti Essa le narth it'.crudele a~bban·dono in cui il cavaliere don Giìovandi Spinettiarea lasciata la glovine maglie.

- Straordinarli avVenimenti· lIanna ci)udottole cose a questo poato -- ella soggilngse - 11Cielo prescelse me a completie un suibliine di;

Ssegjno: spe;ro riuscire a far riacquistare'1 tiostrafiglia l'amnore di esso marilor Quandco a cis ionon pervenga, ella ritornerk a vivere at tostroBi'inco, e sark mio pensiero di fad~e date ataissegno tale da aBsieurare il Sue aYvenire.

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- :Che, il clelo benedica i vostri storzi, no·bile dama -,esolamb piangendo la signora For·tunata, che si sentiva ancora nel capo un guaz-zabuglio forse pid~ grande di quello che regnacva nella mente di DFiana.

- lo sono una gran peccatrice, o signora-seguith Giuditta-ma Iddio mi ha fatto la graziad'illuminarmi la ments. Vol sentirete tra po000a parlare della duchessa di Casanova.

La miglioria di Diana avaniard sensibilmentcagmn glorno vie pjiu. La vrictuanza della madre,due o tre visite fattale dal pa:dre don Pietrantonioche cominciavat a sentire us certo vago r·imorsodi aver falta infeite suia figlia con un matri~monino disuguale cost poco adatto alia dolce in-dlole di lei, le core a-morose di Gioditta e del·Ja mruta che tutte si spendeano a procacciarealla info~rma ogni -maniera di ristori; tutito cidpcontribui ìa risiabilirla in qurelle condizioni disaniti, il cui ritiornol sE placevole dopo unagIrave a pePicolosa infermilk·.

D~i temrpo in tempo~ imperlaiito itbel serenodoclla fronto di Uliana si offuscava i:ome il;bianco-e ma!inconico aspltto delflastro deila folote peralcan velo di nube che Pattraversi. Cid a4veni-va agni qual v~olta clla peRisavaj che i'n tuto flltempo chi'era dturata la as malattia non aveaviSLo al suo flanco una volta sol:a suo marito doaGiovanni, Di cio sevents: essa si dolca' colla ma-

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dre, la quiale non sapea quali argoments attin-gere nella sua materna tenerezza per iscuisare1` assenza del glenero e per riconfortare la fi-glino!a a sperare nel ravvedimento del consorlea del sno prossimo ritorno a lei. Erano sperani-ze che la signora Fortunata attingea nelle assicu-ratinni della duchessa e nella profonda e inge-nua fede ch' essa avea nelle celesti provvidenze.

-Non dubitare, figliniola mia - essa dioca-le -- Too marito è un nobile galantuoino chec·onosce i suoi doveri, e ti sposh per vero amore.Gravi interessi 10 tenigono forse Jungi da NLa-poli; ed ò anche possibile the egli igniori offatto10 stato in cUi tu set. Ho fede choc qua;ntoprima egli sar'a qui ad abbracciarti. Di ciò midit pure fidanza la nostra generosa ospite , lasignora duchessa. Hinchrati adunque e lascia-mo fare a Dio.

Queste ragioni non erano pertanto di lal na-tuira da rifonderc molta fidanza in quel cuore,di doania, choe si sentiva oscurato da un ab-bandonamento ,di chi ignorava perlino le ih-time cagioni. Egli è vero che la duchessa loavea dcito, essersi don Giovanni Spinetti in-vaghilo di Ici ; ma questa franca confessioned3l'la duchessa imbrogliava as poco lai logicadolla giovine. La duchessa noa era quasi maiuscita' dal di che esSa , Diana , dimorava nelcasino. 1)ove nainnion I? vedea don Giovanni?

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1E~ apl I al tutlto vero choc la .ducheossa ioni toamasse?

·Quandon a questa ultima conclusione striagea-si la merite di Diaria, il suo pensiero r·icorreanaturahnieuite al mlorto che la duchessadici!vadi amare, e che er·a il Mlai·colli , di cui el113apea SOonYTO la riispp;iriione. Alia quando uintal pensiero :si ri;ifficciava at stao spirito , vicausava un disordine grandfssimo; imhgirciocGki el!a non sapea diciferare il conf'usissimoo·n mma degli strani amiori della: ducicessa pertin morto; c dti piri, -per nra morto ch era ifMlarcelli, antlico alnanto di lei Diana.

Noi ·ci ora che la duchessa chie potesse di-str garie que~sta indai-bugyliata matassa.

Diana era risoluta d' interrogare questa don-no per snpere ii vero a qualaunque costo a soatoitie. Primea di de:cidersi. a Questo pas:o, D)iu-n;i st apri coii sus3 mire, e la richiicsi di con-sigilio.

NaV:tiamoi choc la duchessa non area credaitopa'"isaf'e tutlto it vero stalo dolle case alla mnadrod iD:ana, am cui a ve dEtto sclmpIlicementtrte ss-sere sisto la fltiuo!ic~a soprIppr sis dia ~deliquio ada fe:bbre in C use·guchEa d'una poaura che~ eavGlUrta.

D)iania domnanr!6 uin ccol'oquiio alla dur:!chesaper essere chiarita ii mIlltl questi dUbb}i.

-- Signora duichlessa - I le diss - la nt11 Fitio el Daroi 70!17.

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rosa osaitalith: da vol concedatami , la benevo~gllienza da.voi dimocs'iratami e le cure affethosedi c·he mi avete ciricondata in quiestif ultima miamialattia.m;i fanno certa che vorrete onorarandlella vostra cionfideniz iea mii mente ondeggiatra crudrli dubbjiczze. Tutto cibr ch6 rri è avvc-uinto, tutto ch the ho ve·duto e initeso in que-sto caSinož non ha'fa~tto cte codfondfere semiipre:piM la miia miente in oin caos jncilrg3bil.. Voisola potele gittare un po' di RIce in qu~esto caos.Dehi, sighiora ducie&ss; ;vi moiova 10 stato nuo.Par·latomi d`i mrio miarito. Chie cosa debbo io te-more ii ? Cch cosa s·pe·a rc: ?

JiudiBtt abbraccib la gliovano, le die' una ba-doi, a cor; ~le parlò.

- D)iana, 6tompo ot·rnaì che voi uisciatiedo; ogni dubbiczza, d ogi eqi cnfulsion( . XII vO-lutiO aspoteire chle vi finite: tstabilita de:lla vo-str·a mailattia -per dirvi tutto. Abbiat.e f animiro;ihbastinz;i sereno per s uici case chic vi sor·

- Vi ascollo, durbessec.- Aniranzi tutto, snppi3le, che ciO chon voi

tuctsi credulot un so(nio non e che re~alth. Fe I;lico M~arcelli, il vostro anico amantoi, choi voivedleste imnprov·ivisamonrito apst i ie notl padaiglio-nou del casino, noin t gill unr fantasma, uno spi-yIlo, na bi:n ì un nomon vive ini carol ed OSS:i.

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qluand<ci noari anicora si cra etstirito ini hti iI print·cipio vitate. I inf:lic:e snrebbe stato sepoltc, vi-vo, so mioS figlio Girbrick, acl·lo apprestur·gli ilscappelimneiito, nonr si fosse acicorto a temipo, nonciser quello ancora un cadnvero.

-- Oh ~m0Dio I;! mio Dio ! - esclamb s:iupdait-tai la glovanoI - Noni 6 stato no: sogno, it micl?FE'dbr!icoa ;idunqueii non i: mortoc 1

dtltri ospitallithl notl miio casiino, dev'egli c dimc-riato ascco i a 1ttIfi. eIn Pr·ovvidenr z t, chte·lo ;,ven

rise:rbliv unai bitlhs posizionc. I morli noni harn-no ii vantlaggrio di osservarc cib choc fannio li poiqul''li chi'essi avarano amat3o. Federico novevao~rrarmui usto tr·isle vantaggilo... Noirn passO grantemipo dll!a sun':t~oWE, ctl cgli ebb 8 l'030351000idl'inforn·iniasi corneR 11 vostro es/Llato amorire per'

ciidirl: alec imnproititudini del can. dai. GiovannirSp'inelli, le quiali !r·anio stale dianz·i dy voi rre-spintiie can rara costinzai .. Vioi diivenisho lamo

decl castro aman:r tc ; a c16 chi'era stato uniorec En101i si tra3sinuth in profen10if disinigannro. 1) rii(:roi invaghiita di quelsto gliovijno fl dla choc it vidit

chiar·ariJ l'amnor utio Cher qua3nto mni accordi chle

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Otjd sentimento per voi cra spea;to in lui c quiau.do vi seppi maritata collo Spinetti. O -a, Federi*co Maarcelli' mi ama· perdutanioante; c alumi for-za e che 10 strappi allamor miio. To 9000 gelsadi lui, gelosa a segno the gli 10 proitito di ri·vedervi, suche perchkè la sua riappanizione -ap·po it vostro capezzal-s sarebhbe stata pericolosis-sima nello sconcerto mentale-i she aduta febbrevi aveva prodotto. Federico mi amia.' Noi lascc-remo tra breve questo casinoa e forse questo pae=se. Mla io non vi abbandonerb senta prima ave=re assicyrata la vostra quiete. so non la vostrafelicit'a. Encomi ora a parlarvi~ di vostro. marito,.Quanto io seppi che·, scorso appcnIpoco tempodal vostro~ matrimonio , il li·bertiao vi aveacrudelmbnete 'abbandonata nel ca i to a Resina ,per correre.dletro a galanto avventuire, conceptiit disegno di rimenarlo a voi cani sottile inJanno.Non vi nasconder0 che cio facendo io: obibediveeziandio ad un~ sentimiento di rappresaglia con-tro di lui per grave. oltraggio da lui falto allamiadre mia. Due modi mi si offe:riviino di ricliia-miarlo al sentiniento del sue dovcre. Jo era pa-dr·ona di uu segrefo, clio avre bbn potato mnan·dar·e a1 patiboloi if narchaese di Licola , so pa-dre; mna io rifuggiva di appigliarmsi a questo pa r·tito, perciocchii: Id den·uazia, il tradimresto minfauno orrore. I' altro merzzo, il p·u sempl:ce,0 quello dii coii intendo valermi i, e di cui miI

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ripr·ometto i piti felici risultati. Questa nolt nofardb la pruova. Domani forse voi riabbraccere-te vostro marito.

Poco appresso, la duchiessa di Casanova la-sciava Diana, che non sapea tornare dallo sba-lordimento in cui it discorso di Giuditta 1' a-

vca gitltata

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II.

IL FABITAB~SMA

nIliorniamo al caialiere don Giovanni Spinetti.Dal di cheo egli avea monatja sua moglie nel

casinio della ducheissa di Casanova, non avevapid rivedula questa donna. Secondo la pro-mressa da lei fattagli, eglli l'uveva coui anslauspelata ini sua Casa la domieniica a scramna lai sua aspellazione rimiase dlelusa, che laduchessai non attennie la sua parocla... [1 gior·no appresso, ei la miandb una sua lettera:nocssunra risposta. II cavaiere mandò lettrdsu lettero seniza ricevere una sola riga dalladama, per la qual o e.1i imppazzava. Combi-cid a sospoettare Choc ella not volesse pren-dersi ginioco di 101. Sman3iava , anidava sututle to furiia, tem-pastava conitro i domiestici,

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crn divennuto di uin umore irtntlrattail . Noa

snpra risolversi di and3ar a travace( la di:-cherst nel su0 proprio p~alaqi , per' (m i

d' imbatteirsi nella moaqlie , de·lla quiale noniiarea. notizia veriin. [I glovcd"i e la dome-

uica a scra cor·rev·a al gliardino di TEivi!h

nell3 speranzi di ritrovalvi la ]Iella damia

cho gnli aven pi·gato il cuore ; ma PaooaiaRamon non si lusciava plu vadero

Quasi ogni glorno, egli uisciva a cavallo,a trollava a7 Paggliorealc, a, fa3ceva due o trel

aggiratino attorno at casino rosso, Sporanidoavfehirst~ nellal damia del castello; ma inidrioo

stanc·ava. ji cavallo. ~uelle~ linestro, qlue' bal-

coni crano semipro chliusi. 11 pidi dolle voclte ,

egli avviciinava'si n1 portljinao, e gli domauLda-va so la dulchessaT'osse in casa a uiscita.-- La

signora è ini cosa - risp!onded3 11 pOrtinaio.E allora tenzonaul nell'anint~o dollo spanrvie-

rotto Jo VOgllia di entrarc col timreQr di no!i

dare un passo imprudentc. E ,si appigliavn alparti'to .di ritorn. re: so i~ propl'ri p'dSbt e Flicd-

re a casa o t`at re allrose.Verarmenic , ini ripenisjadc alle case cle Pao

lina gli area dettoE, egll nonr trcla\a in aome~s-

to d' inolp;arls di poaca lealih. R"icoirdH a 130-

niss'mio clie, nell' ulinia ce ntersatiions a\ut,

con Ici nel gliardino di T'ivoli, alla d mianda.

chi' cEgli ari\iakc flta s' clla avabbelocl fatto fel

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ce2 del soo amiore quaniido cgli avesso initeramen-io ap'pagato i desiderii di Ici, P'aolina a\ea ri-Sposto secco socco con ulli VEDREMO, 0hC110 00 la-scinva mollo campo a spocrare. Qual si eia dun-quie 11 asegr o di questa slraordinaria femn-mina. .7

La notte , ri si dimnenava-su le sue morbideplumer~ non pptondto trovar verso di pigliic son-nio. Dah]' un canito, r im.magine seducento (lelleattraltive della~ d.uchessa gi arroventava la fui-brica fantasia; dall'alitro, il pensiero, non isce-vro id un ad:ulo pungolo di cos~cienza, di averconsog)nato nielloomanij di quella donina la inno-Ccnto: a vi`rtuosia cons.orte, cili faice4 trovar spuiene' mnatera si c liamme nell lenzuola.

Quiilche: valta, i llie'rtiso era pr.eso da· unaspcuie di pentimento di cib che' avea fatto. L'im-magin'e d'ut!a Iulonapa feliQilk accanto.a una d'on-nia, gliovarrl, lulla e virtuosa, cho lo antava day-vero , facei, preadere a' suai pensieri uo'altrap'iega; mna qluestera.pjid riorni at ravvedunentoerr;nv combattuti e vinti dal demone della im-puiril'ail pjii pcossente c tirItinico.dei demoDi chleabbiaino impler·o su F.uomoP... 3Ed 6ngri salutareisp>iraziono si off gava ne' disonesti .appetiti chost levavano ncl fonido di qIel cuore magagnatoda male tendenlze c da inveterati vizli.

A tal modo t ra travagliato il costro ro'n Gio·

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vanni, quiando uina m~atina ( quel giorno slessoin cui ebbe iuogo l' ultimna coniversazione ,allaqiale abbiamo fatto assistere i nostrijeltori , traG;idiicita e Diana) , un messo, rech nei palazzo111sitd·dloni un viglictto al cavaliere don Giovan-ni Syinetti.

It messo aspotib chie 11 cavaliere logglesse il\igiietto c desse unai risposta,

11 mefssanralo cra conciso:

a( Vi aspotto questa notte-al.casiino. Venile dal-la parte del cimitero. Troverete in sul primo in-gr esso un glovine fossaiuolo che vi guideris nellemie stanze. Vi aspetto.ala, mezza. Itonmanca-to - Paolina.n

·- Dilte alia duchiessa che is Bon.mancherb-fu la 'ris.posta. che il cavaliere don Giov·tani dic-de al* messo, .che parii inconitanente.

Pooo mancò che don Giovanni non desse divolta per la~ gran ·content~eesa be-~ 11,messaggio~di Paolina gli. pase nal muore. Fu tale la pia-cevole sorpresa che quel viglietto gli cagioadche egi· si die'una spaiimala in fronto poco appres;-so chio il messaggiero si fu itllootanato, - ensandoaver dimienticato dIi ports nelle .mani ai costusuna doppia d' ore per la Ilettra.che gli aveaportata.

- F,nalmente ella 6 mia ! - andava esela-

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m~ando tra sè 10 stallone Eentendo i'odote del-to g umenia.

11 cavatllore son f'u mai di cost lieto umorecomne in quella glornata, Ja quale <gi speseqluasi tuitai nel pettinarsi, nello abbellirsi,oel-to inzibbeltarsi e profumarsi. Era una delle piiigloriose galanti avventure, di cui eglli dovesseindi menanr vanto.

Come giiunise l'ora disegnata, 11 novello donGicvanni Tencrio, del quale egli avi a I' onc-re di portar il nome, si gitib nel suo corroz-tino , c disso al cocchiero di trarre al Campo-sanito.

L'aiuriga cra avezzo alle notturne escirsionidel cavaliere; ma questa volta ei trovava ab-bastanza singolare G stro.no che il suo ecccellea-tissimo patroncino avesse scello un si lugubresito per un convegno amnoroso. Ma questi 'pen-sier·i ei so lit rinchiuse nel corpo, non arrischiian-dosi di farli palesi.

Dopo una mezz' ora ·di rapida corsa, il carroz-zino si arrestò.dinanzi al·principale ingresso delcimitero.

- Aspeltami qui - dissb don Giovanni alcocchriere, e si gitth gia dal carrozzino.

Siccome cra. stato.indicato ntella lettera delladuchessa, il cavaiere trovb appo 1' ingresso unglovine in caniiciotto bigio.

E:ra Gabriele.

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-S,,!te voIi 1 cavaliere don Gicvainni Spine~l·ti? - Dimandò questi.

- lo son!o - rispose 11 cavaliere.- Seguilemi - soggiunse it fossaluo!o.Don Giovanni, col'cthre choc gli battea violen-

teme~nte al ,pensieru del misterios0" i'angegne,ledng d;etro al pliovine:,iil qiale,.ratco.a da ter-r4 lalantcrna. cicca', lndò innanzi pES3ischiararela vid' aliPuomo che ifabyu;iVa.

Si p!osero per angugti. e totStuosi seutioneicci dlisur6?sso ed~ umido te~rredo, i quall er'ato quiaci

cqqindi erli qd aniallati. Faticoso era To andere,e sdvento s·ntreeiniva fl piditc af slnoi·o(to, men-trdB il fossaioto iva spe jifo innanzi. QAif o colit sivedeano rizzare sul terrello neri croci trressi asanliriate t*olla loI·o lirscirts Ie ossa degli":estin-ti, Sul liassaggiobdi qtici ducntaicbotatoli fiirggiveispave~ntto- qulardie sinisifo angello balttndo 10-Io quiasi sul vollol'ala Fornoacchiosa'e hiettendouna IUlugbre nojta Qubii· fasChiI 'vlatiill :-ve~zzi;it silpitzio ed, Alla iri}mobilt$ defleo tonibe,~ c·ranosorpresi·, e ilY*ientali dji pasSi ii bidm? viiveiteso qucla terra di moiriJ.j.

Le pige ee fthddc 3tir'e nulturoce"wnisis ddlloalr!ggiare di qile)l.li'0sIpiti delC ci'tii~terif mecttvano uin lieve gemito. PosdaJ, tutto Lorniava adtssrer chile c sileniiiso.,

Cos vogapo ipassip!r qjurlfb rfo!tuarìnmmulc, quai due st t·ove:0to appn bi !t oo le

Fe ncci~ Mair·:rlji.

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Qui Gablicle si fema~; le\;i la 1 nierna sulmnausoleo rizzato su quella tonshLa in guisa chesi rendesse Ic!gibiile la iscrizione scolpita soquel marmo, e disse al cavaliere:

-Vegga, Eccellenza: qui riposa qualchecdu-no di sun; c9nsocrenza.

IWoliamo di,volo che Gabriele 0.bedlya alleistruzioni. datciglidalla madre.

Dor, Giovanini si appreseb al mausoleo,;e lessela o'pigrafy: latinia,

-Federico MParcgllil-egli ,esolatn can rac-ca pri ccio.

E divelli subitamepte gl]i occhri da quella tom-ha, emormorb tia,i denti Uo h·EQuJE~i all' aDimadel sue antico rivale.

11I fogsaiuolo trasse pathi passi avanti, dovecra .un troapco' di salice: rovesciato, il qtiale pote-va orff.ire una specie di sedife a quailche stani-co -visitattore.

(labrilce posh la Ilanterna· a terra.e disse alcavaliere, I alcun po'~cs a erbalo dalk vIsta diquel mqnuniento, he gli suscitava nell' animioun vivo rimorso.

-- Si accomoidi qui, signor cavaliere... Lasignora duchessp saia qul a miomenti.

- Come ! - esclambò it. cavaliere - egli i:qui propr'iamente choc la signora hia detto chieio dtbba aspottarlri?

-- Non mii sonio ingainnalo, Elccellenza - ri-

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spcse unniimusltc: GbLiole - Quecsto c alppiil s;:o dov' clla noi ha ctrmandatao che io mcat la onecllenza vestra, pr·egandola di scderequcsto fusto d' albero nonir Iotendci quii os::edic mighiori.

Puare chc qIuesta seeitia de l sito pol conveamnoroso non andasse moiillo ai versi del noidon Giovhnni. Mla non ci cra ncel sun casonieghio a fare che rassignarsi al oloere dtsufl tir·anna.

Don Gioxvannii cbbe il guizto di un sospretAvesse mnai la duchessa scello espressumeqIuel luogo, sapondo chie alla morte di F~ederMlarcelli egli non potea diisi del tutto estranc

MCa un tal suspotto , privo affatto di ogni ftdarmento, non durb chie un attimro.

11 fossaiuolo, raccolla la lanteina, si allout;da quel sito, lasciandolo soln, in compagniasuoi pensieri, 11 cacciatore di notturne avvcture.

Itimasto pressocche nelle tenebre, al cospto di quella tomba , i cui bianchi marmi vincto it fitto teniebrio de·lla mnezza note , it cavalre, comunque son fosse posillasime, sentivatempo stesso qualche cosa ch' era ad un temraccapriccle e paura. Ci ha uomini choc snkrobbero diedi vivi, c che non hianno it corag!dli trovarsi facciai a faccia can on morto, soprtutto poI qurando nonu si B ancora soldato un c;to contio ccolla coscienza.

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5 8 -

Era pure una strana donina !Iues!a dulcheOssa,choc si divertiva a dareO appuntameiti amoro;itra i luguibri oipressi ofi freddi miarmi.

Un altro pensiero ba!end alla.mienice del nostro am:oroso. Era scramnento la duichiesa quel-lai che avea scritto qluel viq!iette:? ivoni potevaessere un'apocrifat scrittura? Non potena essereoIn Ictnradmntl:? Comne thai la Jchci:ssja aivrebboscohto proprio quel sito per dargli unaa postad'amnon ?

It cavaliere comiisciava a pentir·si d' averi sipresto aggiustate fede al· misterio;o messaggio.Un'altra aliprensione gli surse nel capo

Comicch6ii egli ignorasse it sito dove soleanotenersi Io reguinanze- politiche ded:l amid@ disuo padre, pur noodimeinso aveava iinteso a par-late chie simi·li-ocatite adufianze IenevanIsi inioin luogro, nona faicil %s-sopetta~rsi dalla poliz)ia.Non potea dunaquk, dursi che il mistorioso invitc,cho egli avrea ricevuto fosse on aggusato dellapolizia,1u quotel avesselo-con sultile accorgimen·to merva·to· colin per suoi fini?

Conthatuito· da.quesli diversi ~inori ,' i, qualil'oscurith a la lggebce niatura diel sito noli la-Ccano··che plit idgra~ndire, egli fu tentato di al-lontanarsi. IVIa·come riuscite da quecl laberinto,di crosivie? Comne riconoscots i sentierucci poiqužall cia egli colk stato tratto ?

Li'oscurith della nonte cra3 profoinda , tanic

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·-- 3f9 -

piii cho il iclo si e:a coperto di dease nubi.Eran sco so un terzo d'orai a un dipresse dac-

chi: itcatalierec don Giovanni Spinectti aspotta-\a setito su que-l fusto d'albero, allorchd: gliparve! di scor!Jere una flcai lure chou partissodla usn sottostanto terreno; 11 quale harliume orsi dileguava, or risippariya pill sinace. Era co-me una luce chec si facesse di sotto it te:rreno, edi cui un raggio scappasse per oecculti foramni.

Bispgna chie uino si sia trovato di notte temnposu un cjimitero perchb possa avero la mnassjimaindulgenza per le mille paure~ indefinibili cheassal!lone la mente dell'uom3 anchc p~iu coray-gioso. Figuiratevi poi utr uomo chte si trovassenella posizione del nostro don (}iovanni Spi-neltt, Ja cui coscionza non era pul ti cerlane·1-to comec un panno di buIcato!

Quegl'iocerti Barlomi che qu'a e colk guiz-zavano su per ~quella terra di morti ben po-tevano essere, sezondo la popolare credenza diquci temnpi, altrettante anime del purgattrio choesotto le forme di flammello veaiva~no a visitare10 assa in cui al di quk del mondo abitarono

unE glorno.Eprobabilmeote tra quelle anime del purga-

torio esser potea quella di Federico Maircelli ,shie veniva a chiedero al suo accisore if ristuoedi un requeemz.

Spesso sog1iono incontrarsi in celli uom~ini la

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suiperstizione in compagnia del sover chio amo-re disordinato alle donne. Don Giovanni riaini-va per 10 appunto nella suia plersona quiestedue.Ilacchczze ; egli cra femminflociolo ad ontempo, a supcratutioso.

Le suie fabbra, quiasi.obbe lienti piik al] us~i;tinto di paura dre ad un pensiero di piethpel Irapassalo Ma·ircelli., morn oravapio Treptem1' uno ap;presso dell' altro come le avremmariodJ' un rosario.

Ed ecco, lutto ad un tcaitto, come scosso daviolento tremuoto, cade il marmu perpehdicolaredella tomba del Marceli.

Don Giovadni,mette un grido di spavento, onon ha la for ta di kcvarsi... Gli tremano i gJi-nocchi. -... . .. .

Pooo appresso la cadata del mau;soleo ,don'Giovanni vePde solievarsi le~n'ament.o it marmoche copre· la tomba, e, di sotto al niar.no sCap-pare una luc~e come di qualchc lume: the stes-so acceso co Jh entro quel sepoloro.'

Don QiovannibB pieitrificata·dallta maruvigliae dallo spavonto. I snoi occhlii sooo 'ardente-mnente fissi allo spottacolo nuovo e terri·bil e heli ·colpisce.

11 co.verchio di quella tomba sempre piu len-taments si a.lza, comre so, cedesse ad unia forzainterna chec di giu 10 spinga.

E~d ecco la tolubal 6 scoperchiiata all*iiu-

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tullo.... Una pallida luce disegnia if nerovano....

Una (esta. vion fuood di quella tomba... unatesta amana !..

..... la testa dfi Fiederico M~arcelli.E quindi a poco a poco tutto it corpo vicu

foora, coperto di bianico lenzuolo.Allorchè· tutto il terribile spottro. e uscito

dal sno sepolcro, si. forma sull orlo.11 cavaliere mandò un ~grido allissimo di

spavento... volea fuggire ma le gambe, non siprestavano al stio volere. . Egi: si nascose ilvolto tra le mani per sottrarsi a qucila orri.Life vista.

-Cavaliere don Giovanni S;pinetti--prese adire, solennernente il fantasma -per cag.ion tirain, fai spinto nella tomba per mano della stregaTeresa Bonanno...To m'·involasiti la vita per in-volarmri la mia aniante. Diana Ritter... E, dopodli avermi spinto al sepolcro per rapirmi la miaamian(e, to· abbandonasti questa povera glovanop~oco tempo di.poi di; averla menata all'altere;c, non contento di cio, t'inva(ghisti della figliad'una strega, d'una donna, rifluto di Corte, edLavesti f'animo di consegcare la tuia glovane spo-sa nella manii di questa donna...La tea inf'eliceconsorte si e trovala a us dito dolla tomiba... IIclelo b stanco delic tue colpec...La giustiaia di

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Dio 11 r4gliuligoi!c · ' .. I srgo dallf avelh) pecr ri-

chiiamarti ut sentimiento dei tuooldovers .. 11ay-

vediti, o scollerato, inuianzi cho i fuhnrrini atD)io ti co\piscan·... La sua inifinita misclricordiali lasciai aicora spazio di pullenzria .. Va; lipi-

g~lia la tua consoOrte dylle afani della. scel!era-

13 fetmmine, d~i ci t'riPnvagisti... Non lisc:iare

piti oftre queIlfangelo di toa mog!ic neif'abbanndonarnento, nolle higrime,, huigi dallfuorts chie

dinanzi a 13io je ging.?fedie, pgarrocinio e'd amo-

re... To noni sat quale tesoro respin(lesti da'to:

lobtano, qual codro amiarenQiasti, .qaile animo

itraiggesti... L'amiore dfi ,Diana RIlttr :formaI'invidia degli angiol di Dia... E·Iu le ablepo-ni imnpuaichie coriglane, ~donne di equinoca ri-

p~utatIone! ej la s-icrifichi alla tue dissol!uteizzo ..

Va, d^n Giovanni , tu. set in temnpo secora di

ravvedetti, di fare ammniicda dot tual tr;;scorst

r·addloppiandoi di teneriiezza verrso la tiia glovine

miog!lio. Ascalta lorse peFr fIultima'J f0olt'a la ote

di ~Dio, the.11 L parla da. una toniba.: Utia lungfoclicifa li iiserba~r tia gui nlgra tu viili emenndarui

a: ripi·enidero la trim.consor·to.p eri noll piu lascianr·

la; ma; :dove tu Iti ostini hecl paceto e calpesti i

pid sanri dovelri, la mano di Dio ti raggiutlge-th presto.

Cin dotto, it frntanaii si riciccik trol suo

repolorn, c spariì lla- vistJ dello alttrrito si-4 Mi001'

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Comie f'ai'oo initendore Iultissintio sp:iventiodi chec fu comiPreso if nostro cavaller don Gic-vanini?

No~n suppiamo0 quanto altro temnpo cgli rimia -nesse comà sotto f'iincuba- di qutello spavento, chc:gli aveva fTcito r:zzar sul capo i capelli e gela-r·e il sangeulevn.N orm dire co-mr'cgli ril roasse lac veia per scire dal- campodi modea.

Ritornato a casa, egli cbbe appena la forzadi gillarsi sul letto, dove il colso il delirio.

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ea r~i~neesusan nessnesusnessnese2rr5 se

II.

NON PIU' STRUMENTO

Il glorno appresso, Gabriele si presentava lacasa del marchrse di Licola.

Erano appena le otto del mattino.- Sua eccellenza b a ]leto dopo la battaglia

di questa notte - disse al glovine un dome-stico.

- Svegliatelo - soggiunse Gabriele in unmodo imperativo che dava a divedere che unafaccenda di grave imrportanza ivi il chiamava.

II dlomestico r:maise alousn po' sosposo.- Voi volete chie io 10 svegli? - domiandò

con alqruanta esitatione.-- Non cl e tempo da pordere...

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·- Eglli è cher it marc;hese è ito a ~letto pres-9sochi- soIl'albeggiare: ha passata la notte-aceao-to at letto del signoriri , cheB 8.-gravemente,informo.

-, Ah! ib cavaliere dlon Giov·anni B idecrmol- E·ifn the modoi Fi.lrrateJi ciurkg'i torab a

casa ieri a .not·te verso·le:due il cocchiere do-vO sor·reggerlo w satire 14 scale. Il -signoriaoera pallidissiJno ;~.aves, Q11 acchi strabuzz iti oJuna~ticl; ·mqrmorava -strambe parole... Mecs o aletter· opmissib a -delitate in its mod.o chc f.lceapuP.a .- gluardava iomie b lordo it cocchiere: riI domcslips che lo.spogliava;no per podlo a letto.Fu fatto als;are.itsil. miarehteseee si era col-calo .verso an'orq.edopola spineiatte. . 11 cav~a-liere non risonobbe,puac pa4Ce; i.1 timirava coniocchi sp3lancat~i - Ghi sridayl - glisdomln iaVa -- chocos 64 woVoI.dlldenteghgo ·pentito ., so··openlitq..*, \b~liatopir, th di me!,-r Allech6 it s -gnor· matchbe9s gibtsi sv;viinay.s p~egfargli also·na -ditaspeagil~~ s'igpggipp,; wlanlvdgveali Is rida,a coI ll-le an /l,,rlapingeva lon~gi·da. sC. Li mna-ravglcla.olo-:spnvantc l dl:btsi(p mlrcl)ele .furo-no esti'emi qjuaido .11 eqpchiierie, a .cui domeir-d'3 clondr- von ei it si4n>rinlo , rispose essesnstato at cimnitero, dev era rimasto un buioni peL-to. 11 mirchese snmbrava di avor perdulo itsionno. Ma.ndi s ibiti pel s2o melico, il quialegiunse uin'ora d:ippoi, a trovb cher it cavaliero

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rien do\utot selftire nIo spavento glrandiss;iml·e·d unaa violenti commrrozone: tstimb gravissimolo stato dello inferm!o; e prescrisse3 copiost. cava-to di sangue, mignatlt arle tempia e newc aliahroite, c crCFSSe lunghie liste'di mtedicamenti.TuLtto ciò fri fdtto colla; toipidiik klel balenro. 11unliino'cesab'; ina fammtaldto cadde in' un sopoie engoscioso, nel quale iulttaia vi si ritro7-va. II sig:' miarchcse! hia vegiiato appXo it lettodelc fijIinato theo a'l'dba; 6 poi si 6 gittato adtormnoi, do o~ aver dato gli ordini 'pih precisidti ridtestarlo per qualsiasi niiovo fenomeno chosopragg)iunges<e at flyiool·ò... Yoi captiter adun-que the so io 10 svegliassi ora, ci crederia cheailcuna no~thi losse sopraggiuota allo ammalatei;e, se is gli dicessi dbi~la vostra venrufa, sarebbecaipace di andar su le rFail.

Gabriele art va ascoltato con una tal qual!soddirsfazioneo quest?` particolari del ritorno delcaveheirer doni Gfovanni a r`aia la s'cot·sa notte.Pdr, a cheqlueste notizie non gli cagionassero lapiii lieve mraravigliai o spi5cimnFtn o l

- 191i duole di dover inscomodore if sig. mar-chocse in oin iomncrto- assal inopportuno; ma i:roll:citudine del suo bone cthe noi spinge a ta:1-ro inspronltitudmei. Eg i forse mi sarbà grato dialcolo fuitto sveglìaine

- Grlaccht: n's) Clrdl:t, 10 forb it vler

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-Anda~tl e laisciate, a me la responsabilithdello incomrodo the sono costretto di arrecurgli.

II.scrve trasse via.

Grabriele restb solo.QUiall pensieri si ag7irasseFo sell'anIigo suo

mnal potelcmmo dire... Le·sue semiaimze accui-savano liestaptoi una triste`zza profonda.

Dopo un buion terzo d' ora, la -liguria stancaidell Marchiese Spinetti si offacciò all' uscle diqIuel salcltto.

Gabriele si levo.- Duolmi, sig., mar'chesesdi averia lindomo·

diata nelle ptene ddmestiche .che l'aff!lggono; maio non poteva in coscienza frappo~rre alcuna di-miora a dlide qualche cosa di gJrave importants.

- Parlate - disse it marchese gFiltandesi aselere so una poltrona a flanco del glo0ine.

- Siglnor miarchas(e , ve·ngo a dirle che pPrm~ic pocss ti ragionii iso deb·bo allontanartni da

- Cho vuol dir cit? dimandb 11 maircheseturbaln da quesia impepsiia ,n~ovella.

- Vuol direch 11 i st'greto della miia nascitait quale fino a poco tempo far era stato un mii-stero per men, oggi m·ii è nota. La denominazionedi~ fiblio del d:iavolo, ~ch mii fu imnposta pe' lui-d b.io e p<r nascondecrmi la mIar or'igine nltae lrgagn'41 soi at un t. mpo,' m!i B di: nula odej

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- 48e -

sn; c, non potendo sottrarmi. alla popolare abalorda superstizione cthe micolpinwe ito questoparse, ho fermo di abbandongre Napoli e trarcealtrove a viver·e una vita libera, indipendente,onesta e tranquilla. Non le nascondeth che lagr~azla. celestt batcolpitaI nlaria mente ei nitiocuore. To voglio ne)lleacque saluatri, del batte-simno rinascere ·a vita noyella. Jo nsn fai miaibattertato.

La facciii detmarIcese ~e prifeva. 10 stcon-cer·to, la sorpresa, 11imbarazzo.

- Avete ben riflettuto a crb Fhe vi propo-nete di fare? - doemndb if pa~trizio.

- Si, signor .marchese; i tutto 8 statoda me ben ponderato

-- dove intendete stabilirvi.2- Sti questo qgn ho preao ancora veruna do-

termisaadone, sig.,marchtse. CAò dipendera. daaltre Circosta.ne. ;

-- Ala vol.non avete poqsato al disastro im-monso the la vostra improvvisa deufezione pro-d uct,k ir!a buous caulsa.

- e nc·piace, s!gnor marchese; ,ma C po-chii.giorni appena the la luce si è fdtta siilmio .spirito; .ed to non mi secto p:ii n6 la forka dli serviro da strumento a proterve amibi·tioi.i, the propabilmento mni soluacLerebbcrouun momento dopo di avere attiunto lo scopo

N CI nilrano.

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1'1 ttarchecse era sempre: piU meravigliato ielIlinguaggio del glovine, chec noni avea mai perdìianzi appalesalo cosi alteri sentimennti.

-Non ricordate voi, giovinotto, che un g[ia-ramento vi liga a noi ed alla IIoon CATIsi?

Gabriele sorrise.-Di grazia,signor marchese-ei disse-che

Cosa 6. mai un giuramento i-- l una solenne promessa fatta a Dio di

dempee fedelmente a ci6 che si giura."-m; Crede ella, sig. matchr\se, che un giuta-

mBeno pr`offerito dal figlio diel diiai!olo possa eslsbre preso in sul serio ?

L' argomento era giusBto e ter·ribile. II M\ar-chiese crede stringere il ggovine so altro terrenoo

-Se on <jioramento non h-a verun peso stit' animo vostrlo, b'ea de-bbe averse alcuno liagratitudine.

-- La gratitudine! si spinghii. sig. n[archase.-TI re nostr·o signdre non Vi onorj abbastanza

Rmandndovi ina parte sì delicata a compierenelfla snia riptis~tinazione ?

- NUon c·o:osco ii re - rispos~e i1 giovinegbignando -lo sono figllio di Bgarabrba, del diaivolo; e non 6 forse ridevol cosa il pretenderethe it figlio del didedolo serbi alcan sentimiento-di gratitudine :? ,E per chi ? c perche 9

- So la vastra risolutzione i! fermaments pr:esa-saggionse il nobile-non hio abryo a dirri se

11 Figlio del Dist!olo Vol. IV,. 3

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-. 50 -

drn~ the consegniate nelle mie mani tutte le! car-to che sono sella galleria softerranea del ci-mnitero.

c Quiando le placera, signor marchese, avrkluogo a consegna choc ella mi chiede.

-Trovo per oltro unia strana analoglia tra lavostra risolutione a lo stato in cui mid' fil totombò ieri sera dal cimitero. Sapresti voi dir-mFi clie cosa avvenne cola? Vi è nolo che it ca-valiere don Giovanni si B tenato finora in di·spadte dalle nostre ragunanze. politiche; elii

squrava perfine if sito delle nosctre rianioni.Cecosa adunque 10 spinse a muovere i suoo

passi jeri. a notte sul campo santo? Che co-sa gi accadde cola per cui egli ritorna de-litante a casa, ied oggi si trava in uno statothe inedec serr timori psr la sea vita. A voInon deve essere ignoio questo mistero.

- So cid nuile posso BIb ditle , sig. mar-choese, tranne chie soo liglio fu tcatto at campo-santo da una galacle avventa~ra. Il sig. muir-c:hese con ignor·a che- il coimpo santo è un lue-gJo paricoloso per certe coscrense lese.

11 marchese raggJrottò le ciplia.-- Spiegatevi.

- Non occorre , signor mar·chese. 11 cava-liere do4 Giovanni Spine:tti avrebbe dovuto pen-Sarae he sul camposanto tra sepollo un tale ,-all cut morte egli diede una buona spinta.

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-·i~Sdate a cib che voi dite , giovaniotto:,- Non indarno sono stato thnorn il figlio del

diavolo - rispose Gabrielo can sorriso malizio·so - N\on% sono avvczzo nè a mentire ch a ca·Tunniare. E , giacchè bramai ella sapere laverith della cosa, le dird tutio. II cavailiere donGiovanni Spinetti amava perdulamenlte una gio-vane, ch' eigli ha poscia sposata e abbandona-ta , la quale era press d'amore per ua onestofliovine pitore a nome Federico MIarcelli. Ve!l-goodo cho le sue insistenze appo la giovine riui-solvano infruttuose , it cavalier don Giovanninon ebbe nè ritegoo nè scrupolo di valersi dellearti nefaude della stregoneria per ammaliarel'amiata fanciulia ;e andò a picchiarec alla casadella strega Teresa Bonanno, the fu impiccata11 12 oettbre ultimo. II delitto della Boniannovi è nolo: essa avvelen0 il g;ovine Marcelliper via di un'aceto the aver dovea la virthu, sic-come essa dissegli, di dissipare tutti gli osta-coli che si frapponevano al matrimonio di laicolla fancialia. E sa ella, signor marchese, per-chè la strega avvelenò il M~iarcelli ? Per qutada-gnarsi mille ducati che it cavaliere don Giovan-ni aveale promessi dov'ella fosse riiuscita a far-gli sposare la Diana. Ogni ostacalo fu tollo viacolla miorte del glovine: la maolia ebbe it suopieno effe~tto. Diana dimentich prestam·ente it suoiFederico, a did la mano di sposa at cavalier douiG;iovanni, cho not si curb neance di pagate it

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promesso guiderdone alla strega, cthe fu impic·cata per lui, E, dopo appena pochi mesi dal suernatrimonio ctl11a Diana, vostro figlio si prendBd'amore per una donna avventuriera, e per co-stei quegli abbandona la glovane consorte e po-scia la consegna nelle mani dolla sua nuova a-mante. Ua appuintamento amoroso vien datodalla misteriosa dama suil campo santo di Napo-li, strano ritrovo d"amore. 11 ca valier e vostro fi-glio vi si recò ieri a notte; ma, invece doll'aman-to, egli ritrova sul\a terra dei morti un antico sueconoscente, una sua vittima, Federico Marcelli.

- Che! - solamb it marchese facendo inasalto su la poltrona - Federico Mlarcelli! Chsascherzo e cotesto: ?

- Non B schierzo , signor marchese. Fede·rico Mlarcelli surse dalla sua tomba per fare uapiccolo sermoncino at cavajiere vastro flylio ,al quale cerlamente le parole del morto nonsaranna infrottuose.

- Non mi si daranno a credero di tnll liabr,-disse il marchese-Saprb ben io scoprirc lave.riih della cosa. IIcerto è che mio figlio 8grave~mente info·rmo; ma io 10 interrogherb nonappena il vedrb meno so~ilrente a n·l ptianoIposse·so delle sue faeolth mentali. Tornismno anoi. Voi dunquie avete formamente risoluto diaBbbandobare la nostra causa?

-- Fermamente riso'uto, s;gnc!r marchitse.

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- 83 -

-- Voi ci consequerete lalte Io nostre C;rte?- Alidatevi alla mnia lealth.- Noni potenido discostairmi per ora dal letto

dli miio figlio, domiani s!r·a si rechecka da voi itiiostro ami-ico Gia~como M9edinia perc;h gli con-saignate tutte le carlo the sono nella galleriasotter'ranea .

- Benissimno. Tutte le carte saranno conse-gnate al signior Giacomno Me~dina , purche i quesii consegni nelle mie mani la somm·a di tren-tamrila ducati chei mi è necessaria per· costituir-mni una vita indipenidente e agiata fuood dellamia terra nativa.

Sorpreso di queste parole, il marchese guar-db fissamente in volto il giovine Gabriele.

- Come hai detto?- 110 detto che io non consegnerb le carte

se primna non mi si dia in oro sonante la somi-mna di trentamila ducati.

TI marchese, uscito dalla sua naturale serieth,ruppe~ a ridlere.

- Ah! ahi! questa O curiosa davvero! questoglovine a venulo matto! NUon è gran tempo chegyli consogniai qluattromila ducali, ed oggSi menchiedo trontamila Il tuo moistiero è molto co-miodo, glovisotto mnio; ma credi to che io miabbia un pozzo dli oro a casa ?

- Vostra eccellenza non s'inquieti per que-sto - rispose fr·eddamento Gabriele -- S'ella non

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pub o non note incomodarsi .per la indicalssommia, non se ne affiggla. So non the ella per-·melteth che , invene ~di consegna:re 18, eart6 atsignor Giacomo M d·tina, a teniore dei comandlidi lei, to le consiillii at miinistr·o di polizia

- Al miistro di polìidal - solamò sparca-tato il marchese.

- Precisamento..- Come I saresti tu 6apac~e di no simnile tra·

dimento ?- Ho hisogno dli quattrinai, siglnor matchiesP

Chie cosa vuote t;he io facc;ia per vivrere su unaterra straniera ? Crede ella seriamnente che iopossa sequitare ad eserchiare il moestiero di bec-camorti ? D'altra parte, io mi pondb alia testad'una famiglia , giacchà he intensaione di am-mogl iarmi.

II marchese pida non prestava ascolto alle paro-le del glovine , tanto era rimasto spaventato del-la terribile -minaccia fattagli... Egli rimase usbuon pezzo imm~erso nei suoi peasieri; indi, le-vato it cape come chi abbia preso una improvvi·sa risoluzione , disse :

- To duoque chiedi la somma di...-- T'rentamila ducali in oro, eccellenza:- Sta b~ene. Domani sera conscgoerai tutte le

carte al signor Giacomno Modina, ed egli li darkla somma di trentamila ducati.

- Siamo intesi, signor marchese,

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O abrie~le si alzb.Vogstra eccellrenai perdl:noth il fastidio eth

le to aFrecatlo - cei soggliunse coi leggiercesogyhiigno.

- Va bene, va bene~! - horbottb it mas-hese coni alguranta impadienza - tA rivedrci,

- Servo di vostra ecceollenta.Questi duec personaJgi si separason-e per son

pid rivedersa.

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11 marchecse don Giulio Spinetti non si er~aIrfovato mtai in uno stato di mnaggiore agitazione,~Tanti colpi di fuilmine gli piombavano sulcapo..o

Entrb nels no studio; si scdette alla scriva··inia, zcrisse due righec di lettera in gJrani frettachiuse e suggOellU la carta, chiiamb us domestico;e, consegnandogli quel messaggio, dissegli;

- P~resto; quista lettera al signor GiacomoMedinla, vICO soulTnsu N.o 4·

Ci8 fatlto, it marchese entrb nella stanaa di sitefiglio?

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11 cavalier dlon Giovanni Spineatti era tultaviaimnmerso in un com1 profondo : 10 sua respira;zione cra rantolosa, gli occhi info~ssafi, plomn-hee `le sombianze e le labbra, irrigidite le mrem-bra, rattrappita 1' una mano, sponsolata l'altra.

Agghiacciossi il cuore del mar·chese all' aspot-to di tanta rapidissima devastazione operatasinel suo caro figliuolo.

La nuova della improvvisa e gravissima ma-Jattia del cavaliere divulgatasi prestamente nellaciltt fe' giunigere al palazzo Maddaloni parecchideayli amici pit~ congdenziali dell' infermo.

It mnarchese trovò la stanza dell' ammalato ri-piona d.i visitatori.

-E indispensabile di convocare incontanen-to un consulto - ei disse - Si facciano venirei mnedici primarrii di Napoli...

I domestici furono spediti alla ricerca de' pri-mari ; al che- si prestarono eziandio parecchi de-gli amici pitt famigliari...

II mnarchese pareva impazzato : dava qualecolj ordini, cui poscia disdiceva; tastava in ogniquarto d'ora i poiso del figliaolo semza capirneon ette; il chiiamava ogni momento , 10 accarez-zava, il baciava... E, veggendo the 1' ammalatonon dava segni di ricanoscimento, quel padre siponea -le mani tra i capelli ,)arlava tra se, efaceva atti da forsennato; imperciocchè molto ilmnarchese amava quell'unico figlio, la cui educa-

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- c;8 I

Pione egli avea guasta per soverchie assentazionipalerne.

Verso il mezzedi fu rianito 11 consulto de'pri-mnarii... La sessione durò circa due ore.

11 matchese era su tutte le spine.- Ora , ditemi, signori -ei disse a' medici

in uno stato di augosdiosa trepidanza- Ditemifrancamente , o signori , so vi B da sperare oda temere pel miio diletto figlinolo.

Poco di bene promettevanio le sembianze diquegli uaomni idell' arte salutare.

Prese la parola il piti anziano di loto:- Signor mairchese - disse questi - la ma;

]latlia del ilglinol vostro, il cavraliere don Giovanni, è abbastanza grave da giustificare le vostrepaterne, apprensioni. Trattasi d' uIna febbre cezrebrale delle piil gagliarde: 1 polmoni e il cuoresono parimnenti investiti. Nrot speriamo di debel-lare 11 male che 10 ha colpito con tanta violenza.1718 il nostro dovere o' impone I' obbligo di con-sigliare i conforti della religione. La calma e :laserenit'a iell' animo dello informo ci glover'a be-nlanco ad ottenere la guairigione del corpo.

Queste parole del medico furono come unaliastoinata sul capo del poveto marchese, i cuaiocchi si riempirono di lacrime.

-E non poter neanche conoscore il nomei delsuo zassassino I -- egli diceva tra sè- E spas-seggiava la istanaai per longo a per largoe~ latradei pugni all' aria...

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'fAi tosto~ contemporaneamonto mandato altapatiroc;chis pe' conforti della religione e alIa far-mnacia per gJli ainiti corpaorali

Soi e giid per le sc~ale del palazkzo nladdalonilara ino va e vioni di famigliari, di amnici, dicuriosi. Gi'a baccinavasi per Napoli la mortedel cavaliere don Giovanni Spinetti so la qualesi facevano chiose e comeati...

Furono approstiti alf'inferoo i sacramenti ch6predisp0"ongon lanimB at swo transito da qluestomoUndo. Don riovanni sembrb ricoverfli con con-pupizione : Ver~O pentimnento.

11 prete cho aveva ricevuto la confessionsjdoll'inifernfo, chiamb in disparte it marc;hese,a gli disse:

-Signot matchese, e volere del vostro fi·· litolo che si faccia venice. al pid presto pos·sibile la signoria sua moglie, dimorante presen-temente appo la duch·essa di Casanova, nel pa-lazzo B.... a Poggioreal~e. El desidera che l]esciriviate voi medesime ananunziandole 10 staito

gravissimio in cui egli si trova e la brama cheegli hatdi riabbracciaria e di ottenere il per;don di lei.

II1 marchese si accinse prestamaente, a fare ilvolere del figlinol suo. Scrisse in fretta allasiglnora Diana, e incarich us suo fiidato came;riere di porsi in carrossa, trarre a Poggiorea;le, ademipiere al messagg:io, e ritornare collasignoraa

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Comninciava il giorno a declinare. Don G~io -inani, riconcili;ito col ciolo, sofferivla con cas;sequizione i patimenti dellar malattia , tranneohe dimnostrava una grande impazienza di rive-dere e riahbbacciare la mnoglie...

I miedici avevano raccomiandato di rispar-rnare allfinfermno ogni comimozione e sopra mo-do di cercare di non richiiamare alia sua men·to il misterioso avvenimento occorsogli la notteiunanzi sul cimilero ,e che· aveva cagionatoqiuella mror'tale malattia.

Questa disposizione dei medici avversava laroylia grandissima che il marchese avera diapprendere dlal labbro slesso del figtinolo 10strano dramma narratogli da Gabriele , ed aleluale egli non poteva aggiustar fede senza ri-nuuziate al sanso criterio ed allia ragione.

I rimiedii apprestati all'ammalato erano riu-schli a render'gli m·ieno vive le sofferenice e me-no 0impigliate le facoolia mentali.

- Dov'd Diana, la mia cara Diana? egli do-mandava ogni mromento a itutt le persone chegli si avvicinavano, e segnatamente a suo pa-dre, cho si studiava di confortarlo con la pmaamorosa assistenia...

Suonava Igata ora di notte allorchè un ru-morie dii carrozza nel vasto cortile fA tramba-$siate di speranza it mlore dell'infermo,

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P~ochii miomelnti appresso, duie dono naentr8-vano nella stanza del cavaliere don Giovanni,

Diaina, accomnpagriata da sua miadre, la si-gnora Fortuniata.

Don Giovanni erasi levato a mezzo il lettoper aspeniare sua n malIe.

Non appena la glovanie apparve su la sogliadella stanza, I'infermio mise on gran grido diglioia.

D3iana si precipith nelle braccia di suo mnari~to, it quale piangendo so la strinse at c·uore.

Fu una scena commoventissimna, in gyuisa chiegli astanti non poterono frauare la lacrime,

1)on Giovanni espr·esse it desiderio di rima-ner· solo con sua moglio....

Usciti gli astanti; c, fatta sedore la glov'aneal capezzale del suio letto, cosi tolse a parlarle iàcavatforec con voce floca e affannosa:

I M\ia carissima e buona moglie, Ja mano diDio mi colpisce pe' miei traviamenli. Souto chela mia fine si approssima, ed abbraccio con ras-segnazionela morte chie mi sono mer·itato poinici deliramenti ed in ispezialit'a per 10 abbau-donamnento che feci di to, buona e santa creatu-r·a. Non seppi conoscere a tempyo il bone chl' iopossedevo;ed oggi ilcielo me no priva per giustoed esomplace castigo. Ringrazio Dio di .ave r-m~i falto degue di ritornate a cosciouza;, ma is·

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L. 62 -

hth posso ch debbo sperare il sno perdonec soprima non oetetegd 11 too. Vuoi to perdonarmi,'Diana?

La glovane, chie si sknliva futta sconvolla perlatensa commiozione , non su·ppe risponderealtrimenti chie itltando le sue bracc·ia intomno alcollo di suo miarito a bagnandogli it volto dli la-rrime.

- No, voi non morrete, don Giovanni - ellaebbo apposa la forza di dire - Iddio, che hatocco il vostro cuore e the ci ha riconginati, nonworrà permottere che ci separiamo per sempre.

- Non t'illiadere, mnia dieletissima. LYa go:-cia che m;i ha colpito mi ha tocco i polmoni...HIo apapena la forza di proferire qlualche parola...... Sento che ogni momento 1' saelito mi si al-fievola sempre pitt nel potto... Teca alquante oreto sarai vedova,...

A queste parole IDiana ruppe is copiose la-CriBe...

- Raffrena il tusa pianto , diletta niia ; facuore, e serba di me affe~ttuoso ricordo... Ia-tanto ho pensato al tuio avvenite...

Cib dicendo, trasse di sotto al capezzale usacarta su la quale di sno pugoo egli aves scrittopochie parole innanzi che fosse arrivata la suaconsorte.

- Eccoti il mio testamento: 1' he scritto po-co appresso di aver ricevuto i conforti della re-

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ligione;.. It mio conifessore, il riverendo PadriaI rancesco, parroco di questo quartiere, ba ap-posta la sua firma per testimonianzi della mia...Ti lascio erede universale di tutte le mie sostan-ze e dei beni che mi sariano spettati alla mortedi mio padre... Itimaritati se vuoi; ma bada al-la scelta del tiio sposo; e guaarda chie la sua vi-

to passata ti faccia mallever;ia della futura...Ora, abbracc;iami, diletta mia, e preog Dio thle

conceda la eterna requie alla mia anima, che siaccosta al tremendo giudizio di Golui, le cui di-via leggi infransi e calpestai nellia peccamainosamia vita...

Diana, sciogliendosi in sincere e copiose la-crime, non trovava una ilo di voce; chè l'estre-mo commovimento Ile facea nodo alla gola....Ellia tenea nelle ardeniti sue mani una mano ge·lidissima del moribondo , so la quiale essa fateapiovere lacrime e badi.

La sera passh nelle ailternative di speranze edi timori.

Don (iiovlanni volle thie la sua carissimia con-sorte non si staccasse un momento dal sue ca~pezzale.

Ogni possibile ainito fir apprestato allo infer-mo, the per poco die' lampi di un miglioramena-to , he fece aprire il muore degli astanti allasperaniza. Ma, verso la meizzanotte, I'ammalate&

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ssi rizzò a sedere in letto .. I suoi capelli gIli sier'ano sollevati su la fronte; le sue lobbra tre-navano; gli occhii esterrefatti e infossati sem-bravano the guardassero con ispavento a qual-Cch sinistro fantasmna...

- Teresa Bonanno... - egli esolam0 convoce affiocata - chie vuioi da me?... mille du-cati... mille ducati... Federico Malrc;....

E, gillato un granz grido, si rovescib supiaosoi i guianciall...

E~ra morto!

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L QAGUATO

Erano le ventiquattr'ore del nlorno sussequen·

te alla miort e del cavalore don Giovannri Spinetll.

Gabriele era seduto su la soglia della suia solj-

taria casupola , dinanzi alla quale non passava

gliammai aniula viva. Gli abitanti di quelle vici-rinam gittavano talvolta uno spaardo s quellaslamberga mezzo in ruina e me-zzn perdula tra i

roniconii e gli spinai, a si segnavano per toglier~

si al mnaleticio di quella uista.

Era una capa serata. II vento borea sfur·iava

nelle vicine camxpagne, levanido una nebbia ?j

pth'ere theC aCcceava.,,

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Si udivano st'rida confuse cell';iria. E~ranoi~iuggiti di borea tra le golette dci ridossi circo-rstanli, i lamienti delle temrpestate valli, i lontaniitomori della citla chie respita sempre affaunosasetto le"mille mniserie chie la travaglianio.

Gabriele era trislo .. I pen~sieri che gfinfosca-vBno i, mente erano si thti oneid jlVento gli Caceclava fir·iosamente in viso nugole di polvere,senzaì che quaasi egli so nae mostrasse noiato.

Gabrieile aspettavli qualcune.

I nostri lsllori ricorderanno f' ultima conver-sazione che egli ebbe col marchese di Licola;it cul risultato si fu cheu il mairchtese dovea man-dare il suo amico Giacomo 1Yidina it domnania sera a casa del giovinie per farsi consegnareda questo le earle che erano rinchiiuse nella gal-Icria softeranea, e per dare al glovine custodela somma di trentamila ducati in oro, che questiarea chiesta per pronzo della consecgna dellecarte.

Ricorderanno parimecnte i nostr·i lettori cheon !liorno (at noni era Irdscor"so gIrJn temnpo) it

marchase di Licola, per timori inifusigli niellf ani-mno da soio fi llio don Giovanni dopo la primavisita chie q.uesti ricevà dalia duchessa di Casa-nova, andò a trovare 11 becchlinio Gtbricle perr;oninicary!i i suspelli che gli si crano fatti

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toncepiie di prossime e prorb;bili sorpreso dalhipolizia del i71urat; perchc Gdbriele si iffrei·ci ator via le car·te dalla galleria sotteranca, le qua·li alfido a sli madr·e per curstodia. La duchiessa,che aovea avato prima"mente il pensiero di poi·sia conoscenza. del contenato di quecll' e~pistolario,Col farsi leggero quielle lettere da Fe'deric;o 31srr-celli, fa di poi distralla da un tal pontsterio daglistraordinatrii avrveunienti che si erano su;-cedui.,..

L? mattina di quel glorao in cui it marchesedi Licola dovea mandare a seta a rilevare tocarte dal fidato custode della sotteranet glalledia,Gabriele si era recato allo spuntar del glorneda sua madre per ripreadete it carleggio deicongiurati.

-- II clelo faivorisce i nostri disegni e le no·stre risoluzioni -· egli disse alla miadre - DuaiGiovanni Spinetti c spirato questa notte.

- M~orto! - esolacid Oiuditta, chie non avescalcolato su questa terribile canseqJueoia del'dramma ch' ella avea fatto rappresentare sut;camiposanto.

- M/orto come un santo - soggmonse Gabrie.le - ?aJolsi chi' eglL abbia lasciato sua mogliecrede univer·sale di tutte le sue sostanze.

Giuditta pitt nea rispose...-Bisagua riconoscore la mano di Dio negli

uimani avvenimentca i - ella disse in aria salesirG .. a Iiease immrsi~ra nel s00! pensiein...

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r- 8 C-

~La mcore del cavaliere don Giavanni acis·rela semrnie pidi it niostro disegno-disse G.1-br·iele-Tr·a qualchoc glorno noi abbandoneremoiquecsto paese, madro mria. Stasera io mi porrbin požss so di una considerabjle somma.

Giuditta volle che il Ogliuc<Jo 18 spiegasseit come eU]i sarebbe divenuol pa·lrone d' uniac.onsider·ablel somnma ; e Gabriele le ripelS [ilper filo la conversadione ch' egli aveva avatait gliornio inuianzi col marchiese di Licola e f·accordo the avevano preso per la consegna del-le carte , l.e quali ultimarsente Gabricle richiiese alla madre.

Ginditta si compiacque di questa proivviden-aa che assieurava al figliuolo imezzi di trarre perinnanzi una vita indipendente e agiata,senza es-sere continuamiente esposto ai pericoli d'una si-tealzione che nou potea durare a luago. Essaconisegnò al figliuolo le earle , raecomandando-gli di hadare she non 10 si volesse defraudasre del promesso guiderdone.

Gabriele quella mattina stessa ripose le car-to nel tavolo della glalleria sotterranea; ed aspet-tò che la sera si preseatasse il Griacomo MVedi-na, it quale egli ,conoscea personahnente,

P'erchè Gabriele era tristo e pensoso selloattendere su la soglia del suo togurio la per·sona obe doveva recar·gli la somma di trenta-mila' ducaiti in oro?

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Andate a spingare i misteri di questo poverdcuore uimano! Ni:t mromento di vedor coronatadalla provvidenza I'edificio di fe~licilk ch'eqff siera formatoalla vigilia di spos:are la siia dile!·ta B)iagina ·e di postergaire uin pa;ssato odioso perrigenerarsi inuna nuoita fe:do, Gabriele avevaIanimo scuiro come 11 cielo the glli pesava satcapo.

So noi dovessimo audar ricercando la segretacagione di questa mestizia , di quiesta profondainiainconia , not esiteremmo a trotarla notrammatico, andi diremniio neldolore ober G:ibrie-le sentiva di dovere aloiitanarsi dal suo nativepase.c

Ob! chi pub dire che cosa E questo amore ualtrapossoi:tH chie ci atracca alla terra chie ci vidonascere? La patria e per hoi pid chie un' amnante,piu che una sposa dilettissima, pitz chre una ms-dre. E quanto piB an uomo è stito dlisgeiaR;to7nel saw paese,tanto pid egli e affezionata at suo·10 che havve le sue lacride.

A questa cagione di tristezza ben pub aggiunapersi un' attra non meno possente nel cuore d~0 thriele: la memoria del panssto....

E·l olggi stesso, era forfse approvato dal1a intima coscicnza 1' abuiso ch' egli faceva di ipn se Jre·r.o, ehe gli era stato affHdato, a che altri avea p!.rscrbato intatto verSo di 10!?

-- NIo -- egl.i avcoa det:lo a sè:ri moesimo s- &

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dl'uopo roimpere ogni ligame col mio odioso pas-sato, Vivr3 coll' opera delle mie braccia. IVIiamoglie ed in lavoreremo per vivere. Di nul-la pidl io voglio essere debit.ore all' nomo che mipose nel mondo per rigottarmi lungi da sè nellebraccia di una strega , e chie mii furb benanchoadelec matPrnec carezze..... N\ulla pliž dee ricor-dare hiBl)IONE IL FIGL10O DEL DIAVOLO. QLlesti Si-gnori, a cai finora he servito di strumento , ap-prenderanno che nelle mic vene è il sanaue diun re, non d' un demone... Io riouozierb a' tren-tamila duciti chec chiesi. Non voglio appropriar-mi uin denaro chec noo mi spotta... M~ia madre miprovvedei'a del necessar·io per allontanarmi daquesto paese. Essa ia I' intendione di venderoil casino e il podere... Dil ricavato di questavendits ci sarit da sopperire alle spose del no-stro viaggio... Iddio ci ainter'a.

Questi erano i pensieri che doveano agglirarsipel ca po dell'onesto nlovine, pensieri che pitt tar-di egli stesso palesh alla persona che venne ariprendere da lui le carte·, a tenore dellPaccordoech era fatio tra luii e il marchcse, di Licola.

Parve che questa ultima risoludzone da haiipresa desse al soo spirito la calma e la sereni-t'a di cui egli aveva tanto bisagno. La nube cheottrnebrava la sua froute si era dissipata...

Poco appresso, G shriele levava al ciolo glincchi umnidi di pianto, a ringraziava D4'o dellebiuone i4p ratiomi chio gli avera mnandate.

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Un'ora presso a ploco era Gabriele dirro stocosi, the it rumore di una carrozza gli colpiI'oreccbio; e quindi ravvlolto in un nembo dipolvere ei vide un cocchio appressa~rsi a lui.

I cavalli -si fkrmarono ionanzi al tugurio delbarch'no. Smontaroco tre persone·..

II primo chi'era disceso dalla carrozza s'mn-trattenne poch)i momenti cogli altri due chesi allontanarono a piedi.

Quegli si apipress6 a Gabiielc, che riconob-be 11 signor Giraomo IVedina, uno dei pit fa-miliari del marchese di Licola, e uno dtelcon-giurati ctntro il Muirat.

- Buonia sera, Gabriele - disse questi to-sto thie ful al cospetto del gliovinc.

- Buous sera- rispose it becchino,- Vi e cooi I'oglgetto della mia \enata?- M\i &acto.- Le carte?- Prontissirre; e it dooaro?- Pr·onVfssimn.Questo breve dlialoghetto ebbe luogo a v9oce

semitiessa .- Andiamo, signor G;liacomo.E Gabriele, tolta la lanterna, si avuId in-

Giacomo 17Indina it sequiv;r.Se non fossero ste-to Ie ombre, Gbriele avrebbo scorto s is semn-hianze del ccongrurato ani cuipi, dlriser.

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Arrivarodno ben pr"sto al site adr nollarnaiconciliaboli . la cosi della tomba del Mlarcl:i..

Ne·ssuna parola si ern scambiata tra Gdbrir:-leoc I' nomo che il sogniiva. E·itrRmbi cranoconcentrati ne' loro pensiert ...

Entraron amibedue nella galleria solterrane3.Gabriele apri un cassettino dolla gran tavo-

lai ch'era nel mezzo, a ne carb un grana paccodi carte piegate.

Era tutta la corrispondenS? dei ccaliurati.- Il marchese di Lioln e noi tutti suoi

amnicj, compromiessi per la buona cazlsa , ci af-fidiamo alla vastra lealiQ - disse iI Meleina -e slamo sicuri Gch nossu1na carts & staila sottrat-fa da questo pacco. Non avendo mai prnsato dlitenere un registro di tutte queste cartB, perc!òche non potevamo giammai sospottare la vast-adefezione,, non polrammo verificare la integriiitrti questf lettere e documenti. Per che ci èforza affiJarci interaimente alla vostra lealt'a.

- 01 chiaro adlunquie - disse Gabriele- chienon e gik la confide~nza nella mia lealik ma bHin-si la mancanza dij un registro di queste carte, che$i obbiiga di alnllarvi interamente a me.

- Nm vogiiate credare che... -- balbettbil Merdina.

-- Bista co·i - snggiionsr! C 2briele con di·gaith - RIlmore doi handlrif·i ricevull dal re For-

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dinando a de.lla benevogienza di che il mnarchie-s e et ROi sauIci mui hancea enor·ato, io neai tiadi-vb giammal la causa, di cui faii dianizi partegiano.Le crrcostanze niatt di poi mii obbliganio d1i diUer-tare questa causa. SierDerb per lanto lai feder al-l'omo, a cui sons obbligato pe.r saidissimri vlia-colL. E, per darvi una proova della ana leallae del miio generoso disinteresse, is riouusio aliasomima dei trentamila duc;ati che chliesi at miar-chiese di Licola, e vi consegno le carte dietro unasamp~lice vostra dichtiaratione ia iscr·itto.

- Voi rinunziate 3' trenlaminla ducati ? -demandb sorpreso il liedina.

- Ci rinuatzio. N'on voghio the si dica dl i meaver io voluto profittare del segreto della coingiu-ra per furrinarmene un mnezzo dli speculaannre,Nessun secondanio pensiero is mi ebbi adf dr-sertare la vostra cauoa. Voglio lasciar di mei ael-·I'animo vostro una gr·ata mnemroria. Diei at miai-ch~ese che sorio prolondamnirte alllitto della sect-,tura che to ha colpiio: fategli i nuiei addluo. Ora,comipiacetevi di sc;rivere la dichiaraaione di aver·Iracevntan inters la corrispondenza allidata alia midcustodia; e Dio protegga le buoane cazuse che. sipropoingono la felicith dlei popoli, la fi·dtelljnza,la hrberth e iJ benesser·e degh cominiii.

- Voi siele divenuto gyiacobino, Gabr·iele.- Non so chie cosa : unaglacobino; mua, so: per

giacobiuo s'ieJeode uni buion se!lace delle rlld;-11 Psphobi rlel I)rlhaeol Vol. IV',

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shme della dottrina e dells morale del repubibi-·08no di Nazzare~tto, in tal sonio

A queste! uiltime parole di d-IAbriele poco badbJJ Mredina, ahe sombrava inaquieto e distratto daunr peusiero.

GPabriele gli avea posto davanti so Ja scrivraniaI'oocorem~e da scrivere per la rquietauza chi'egldaLca o;bl·esta all'amicea del marchese.

Un sordo rumore fu inteso verso Yesti~remithdella galleria setterranea.

- Che e mnai qguesto rumore ? - domandòb;abrielc.

-- II vento che rri sbizzarrisce - rispose to-i:to il Mledina, the si studih subitamnente di chia-mnare altrove I'attentione del glovine becchino ,deomandfandogli:

-- Debibo tirmtare! la qulitanza in mio nomeodr in3 Ilnoe del marchiese: ?

- Ftiirmate in vostro namre.11 nledina scrisse alquadiie righe.- EcLo la qluitaura -- disse por·gendo 10

F5entro al glo~vine.G~abrile noni senc rleggere ; tio non di me-

io , el fe' sembkiaiitc di i.uriero cool occhi laGadl 4, per nonr fDeic ai:coito qulf:l uomo di Zqis -:I ta Ud rigOluiCud: lidive liflette:re .4ullo sciito,,rin:ma ,i inmeenlcdo i tcngho dr c:erta nclle mža-

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- Come ? - dimand0 qutegli con estremasrorpr^esa, dacchè glli era noto che: Gabriele nonsapea legge~re.

Gabariele confiked un ocichio scrutatore sulvollo del congiurato, e soggiunse con stocurezza:

- C;ompiacetevi di scrivere siccome to vt:detterb.

I I Medina si affretth a lacerate it primo scrit-to, riprese la penna , e si apprest0 a scriverarciÒ chie Gabriele accinrgevasi a dettare.

- Scriv~ete - disse Gabriele con un certotoono di comando.

n Dbichiaro di aver ricevuto da Gabriele Ra-mon, soprannomminato it figlio dOel Diaoolo, tut-to le carte, lettere, coniti e, documenti di ogni sor-18 allidati alla sun custodia, niuno esoluso; i qula-li risguardano le pratichs avate cogli aimidi di

;Sicilia per la causa della legittimith. Dichiaroi`noltre che il detto Gabriele Ramon ha geniero-muente e spontaneamente rinunziato ad oglni guii-derdone pei servigi prestati alla butons cauLsa e:per Ja consegua delle dette carte. In fede disch appongo ~la mia firma alla presente, dichia-s821000. n

-· Apponeted la data e la fltma - soggiuxa,e, Gabriele.

- ECces fatto - disse il MIedina dopo averffirmatoi.

Egli area scritto appuntlino cib che gli erastato dettato,

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Gabriele rinre di leggret.- Va kinlssimio - ei dJISse panendii o 1 seril·

to in anca saccocolai del snto comrtcieloto - Orai,ccoori le, carte.

E , sligrato il paaco, spiegb a pose setto glliocchii del M~edina I' una appreuso d.ell' altra li;terle carter.

- Graie , miio buon G;abriele -- d~isse 11 Mle-dinoa, le cUi semblianZe pa~reans stra·voltc.

Queste ultimne parole il Medina aves pronue·satae ad alta vco quasi gridando.

E qui un rumore fu udito allo ingresso prin-c;ipale del sotterranco.

- Che 4 mai questo rrumore ? - solamb6 ilMtedina Uingendo sorpresa e spavento; (1, toltawseco la lanterna di Gabriele , per la scaEleta dilegno the serviva a salire ed a scendere in quelnotteraneo dalla tomfba del Marcelli, si affrettiaai sparire a(gli oc;chi di Gabriiele, come prema-rfoso di conoscere la causa del rumrriie...

SGabriele era rimasto niel selttraneoi.- Vanoe allo iniferno , materldetto liglio del

dliavolo... Mauori sepolto vivo in questa tomnba...Q2ueste terribili parole colpiironio I'orecchiio del

gliovine. Fatto accorto dhll' infamet tradimlento ,ratto come il balenlo egli halzb su la sc;aleta ; miaif soo capo uirth contto it mnarmio della tombracou cui il MZedina e gli altri due eonrruilbtacc;orsi al segoale aveUno chiims que vano.

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G+abriele fe' sforzi inauditi per soilalzare quelmnasso di marmo... Impossibilel ...

Un' altra uiscita era dalia parte opjpostat deldsottePraraeo... Gabriele spero uno scampo da~questa uscita...

II vano era stato chiuso da enormi sassi....Questa operatione cra stata fatta dagli amidl

del Meirdina.Ricordiamo il rumore che avea colp;to gli o·

recc.hi di G3abriele durantke la sua coniversationecol MIedina.

La glalleria sotterranea era rima;stat nel pliu fit-to buio... Tott' i varchi erano chiusi.

Duirante it colloquiio di Gabriele e di GiacomoMedina nella galleria setterranea, i due compli-ci del Merdina si erano occupati primamente aftabbricare I' anglusto v·arco dalla parte oppostadello inlgresso principale, e poscia aveano tra-sportato uni gran sasso chec devea gravare conatutto if suo peso sul marmo dellai tomba in mo-do da imnpedire che quiesto potesse spingersi disotto. 11 che fatto, nonr appena il Medina venuefuooi dal sotterraneo, i tre: congiurati gittarono,suil marmo quel masso, per cui inutili riuscirone

glli sforM di Gabriele di sollevare it coverchioadolls tomrba.

E suibitamientc, impedits 1' uiscita con 1' enor-meo Passo, i tre compici si diedero a gittare mnuc-081 d. ,pael ;lu q'uel varc;o,

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In mieno di un terto d' ora, sU la tomaba iJMfiarcelli era sorto uan mnonticello: i1 mnarmo er'sstato sepollo sotto i massi e le: pietre.

Come i tre congiurati furono sicuri che il fi-glio del diavolo non polesse piu uscire dai vi-scori della terra, perciocchl: tutt' i varchi eranostati c;hiusi, si alloutaniarono in fretta, portan-do secoloro le carte the erano state c;onsegaateda G;abriele.

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VJ.

CHEB[ FA BIAGINAB L

Ogal stra, Biagina andava a pici:hiare all' ui:seioliao dell'amato gariotne inuanzi di audare acoloarsi.

Dal casino dli G8idiiitta alia casurpola di Ga;-triele si poteva accederet paer etro it cjrilteroi.

La muta avea chiest.o in grazi·a alla duc¢hessadi Casanova di concederle 11 piacere di rivedereopJi sera l'angelo suoGiuld:itta vollei acconts>niare la povera orfanella accordandole il permues-so di andare: ad inforwnarsi del figlinUolo.

Giuditta era sicura che! Gabriele non arrebbe

gbiammal abusata la ·innocenza della flgliuola.La muta nron avrebbe~ potato chinidere I'oedhio

-se Gabdile, ilsuo angelo, il suospuos, non l'aivesse innaanzi abbracciaa e baciata.,

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Era quel bacio ]a espressione del pill puroa sarnto aiffetto. Quielle due ammrae erano v·ergins01I Dari dei loro corpi...

Gabriele era casto come una vergine: Bia-gion era innocente come una bambjina.

Erano due belle e sante creature, su cui siriposava l'occhio di D)io. ]La purezza dei cieli sispeechinva in quei due cuori.

Gabriele aspettava ogni sera verso Je undicidi esth, verso 18 nove niell'inverno , il timidopicchio che gli annunziava Ja sua colomba ,c;he, al pari del cavriuoletto, di cui parlasi nelCantico dei C@antici , veniva saltarellando perIe siepi.

Gabriele introduceva la sus diletta setto il so-3itario tetto, so cuI spesso sfuriava i1 ve.nto o bat-tea la pinggia...

Sonza parlare,quei due amanti si diceano tan-to case, si narravano i casi della glornata ,e, si ripeteano tante volte: le pill tenere feasi diamore.

Gabriele! faces sedere la muita a cena con lui;psgh mettePa in serbo it mattino qualche cosa del::on desinare per la cenetta della sua Briagina.Era sempre uin baccone dilicato e genitile, unhinchiero di viao o un b~on ciobolone di latte.

La muta raoagiav·a presto a con buion appe-lito; ma ere necessario che it su0 angelo sag-glins'j anch,'egli 10 stefsso c;ibo e la stessa be-v~anda ch 'ella daovva mangiare o here...

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Questa maerenida non duravar pida the cinuetnmiiuuti... Biogina si levava, e, nella ingenuaespansions: del suo amnore, gittava le bracciaintorno at collo del giovine a gli porger~a l~aguiancia, so la quale: l'amante poueva un ]longobacio che faceva correre per le vene della fano-a;muia una ineffabile ebbrezzac

31a Gabriele , a cui questi dilettosi momnen-ti oagionarono uIna violenta turbaaione; the gl]itannebiava la ragions a gli miettea sessopra tuletoI'etssere suo,svincolavasi tosto dalle braccia dellaca ra glovanetta , e 1' accomistava con g;arbo.

La fantcialla compreodea per istinto non dor-ver lei pidb oltre intratteniersi sotto qluel caretetto; a rapidamente involavasi alla vista delsvo sposo , che, ienrnto fuood delf' uscio, 1' ace-compagnava per un traltt colla laniterna insi-no ad uri certo sito , donde la fanciallla Ipoteaproseguire it cammiio floo a casa seaza vreruoiper·icolo.

La mnuta nonf vives, per cosi dire , tuntta latgorionata per aspettare questa ora della sera.Le sue sembniainze, malinconiche il mattino, sicospargeano di giola a seconda che it momen-to appressavasi di andare a ritrovare 1' aimatorgjarzone.

Essa crasi avvaieaza a~ riconoscere nel gitr diicerti askri I ora in cui ddata recarsi da Ga·Oricle.

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E indicibile com' ella amrava questri astriche ler annualiavano 1' ora sospirala....

E la sera in cui ebbe luoago l'agguato teso atgiovine Gabriela , la muta , conforme era so-lita, sen v·enue a picchiate all' usciolino del tu-gJurio del suo amante.

I1 vento fischiava con impeto nella cam-pagjna.

Tutto era solitudine e silenzio allo intomo.,Per non so quale inesplicabile presentimento,

il muore della muta battea con una certa angoscia~quella· sera.

Piochib. .. ripicchi0. . . L' ussio non vea-sec aperlo.

Era la prima volla che cid accadeva.Per lo piu, Gabriele soleva aspeniare la glo-

vtanetta in su la soglia del sno abituro.Che significava quel silenzio?Biagina stette pida di un quarto d' ora appo

quell' uscio aspettando che venisse aperto. Ellai$uppose primamente the il rumore del vento im-ipedisse al sno amante di sentir·e i picchi alla por-ta; ma questa supposizione non durb a lungo,perocchè ella avea raddoppiato di forza nel pic-chiare...

Immagiah di poi che Gabriele fosse statlo vintodal sonno. Era questa la pik ·probabile conget:tura , qIuantanque an simnil caso non ton~e muaiavvenuto per dninanLI.

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Mae questa voulta la premura di ritrovare ilsoo aimante soverchiiava nell' animo della muta

cfgni paura. La povera fancialla era divencutaforte e coraggiosa.

A somiglianza della colomba chie gemendo vain, ceirca del suio amrrato compagno, Biagina ri·

ro~lse i suoi passi inverso it cimitero oella spe-ranza di avvettirsi in Gabriele. Bensi, alla seraFceitatar immaginazione sogi sospiro del ventoera oin gemnito del sue anigelo invisibile , ognistormire! di fronda era uin aordo lamento del-10 spirito del soo garaone; imperciocch6 uansinistra vaoce le dicea in muore che Gabriele piaipnn foisse in questo mondo a che to spirito dyloi si anggirasse per qluel sogJgiorno dei tra-passati,

Dopo varie aglgirate ella si trovopresso quelsito cthe noi glia cconosciamo sotto Ja denomi-nadzione: di 'FoJina DE IVIAnonuL.

La buffate del vento erano plii imrpetuose inaquarl sito...

11 terreno era colà tuteto smosso e disordi'nsato

Biagina si sPed per riposarsi alquanto sul tron-ro d' albero, sul quale si sftdè due notti jnnanziil cavalere don Gwcranni Spinietti. ..

Posc;a che pochi mmiuti stie' quiivi assisa lap!iovanen muita , si apprestava ad allontanarsi dila , qiuado le lap.rv intendere da lungi i passiunsucr·ati di parachli uiomini, i quadli sempre pthav~IicUavansI a 101,..

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Per qua~nta circos;pezionie Gabriele av·esse postanel serharec il segreto delJe pobitiche ragoinanzenc:lla sotterranea galleria , iin lampo del mi-iitero cra guizzato alla mente penetrantle dellamtite~ ; lar quiate avera scovrerto chie parecchlieaof te I:ella se.ttimana Gabriele passava di notte;lqiante, are in sul cimitero. Mlia la fancialla,conscia di questo segreto del suo amanle, nonareaa mai osadto chiederglliene la spiegazione ,tpmendo commeltere una indiscretezza. OgniVolta ch'ella avev·a coi gesti acceanaato a qestoregreto , Gabriele era sembrato schivate untal subibletto.

Blaqina corse dunquie coll pensiero al cimri-tero. Probabilmente CGabriele si era colk in·trattenuat. Beach6 Biagion avesse gibà attra-versato il camposanto per recarsi all'abitazionedecl niovine, moltal,parte del cimitero rimaneapur· lungli dal ·senIiero che lai fancinfla dovea~percorrere, per andare a ritrovare il suo amante.

Tra ii torniare ai caisa e l rafggirarsi pel cimi-termo- ella preferi questo ulitimo partito.

Era natuiralissimio che Biaginia provasse una4rao paura agni. volta che si ritrovava sullmcampor dei rnorti. Comech6 ella nonp facesserthe attrav~ersartne una parte, per tLrarre la seraalla casupola decl suo Gaàbriele ,la fandiullanon poten; iPerb vincere quella sospensione d'a-nimo che accom:pagna i passi di un nottornovisitatore d' un fuinebre e ;olitario recinto,

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Hef questa volla la piremura di rilrovarE4 itsoo attaute soverchiaova nell' animo della mutaatgni pasura. La provera fanicialla era divenutaforte e coraggiosa.

A somiglianza della colomba chc gemendo vain coca del suo amrato comipagno, Biagina ri·vtolse i suioi passi inverso it cimitero nells spe-ranza di avvenirdi in Gabriele. Bensi. alia suacocitata immaglinazione opni sospiro ~del ventoeRa on gemiita del suo angelo invisibile , egniartormire di fronida era nui sordo lamento de.l-](o spirito del suo garsone;, imperc~icchf: unaginistrai voce le dicea in cuor·e che G8abriele pietpnot fosse ini questo mrioodo a dhe to spirito dn101i si aggirasse Iper qluel sog·giorno dei tra-passati.

Dopo varie agg(irate ella si trovbpressequelsjtit the noi gia conosciamo sotto Ja denomni-nadzioneP dI TOllUA DEL 1YARICELLL.

]Le buffate del vrento erano plit imrpetuose inquarl sito...

11 terreno era col It tuto smosso e disordinato,Biagina si sedè per riposarsi alquanto sul tron-

ro d' albero, suil quale si sRed due votti rnnanzial eavalere don Giovanni Spinetti. ..

Pascia chle pochi miinuti stie' quiivi assisa lag!invene rmula , si apprestava ad allonrtanarsi d'ila , quanudo le pearve intendere da loingi i passiIrnsurir di pateccli uomini, i qual sempgre pthanPicinavanst a 100,,.

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Dovenavalla fugIgi're restato. ?Ulna gran paura assall la gJiovinetta.:. Non ci

era di mieglio a fare che nascondersi pIer sot-trarsi alla vista delle persone che si avanzavano.

Un gruppo di cipressi era dappresso a una diquelle tombe poco lungi dal sito dove pocanzisorgeva il mausoleo di Federi;o Mdarcelli, e chelera stato da Giacomo IVIedina 8 da' suol due co th-

plici ridotto a un monticello di sassi.La fanciulia si nascose dietro i cipressi.

B`en ·presto ', attraverso :i foldi ramni di qIuestialberi e~lla vide appressarst una specie` di pallu-glia di veliti. Eirano sei uomini comiandati da naicaporale...i Con questi militi era un borghese...

La pattuglia si fermb a. pochbi passi dal sito do-ve la muta era nascosta.

- La sparizione del viouO onL DaPv6oi non dJegittima- diceva il.borybhese a quello che co-mnandava la pattugli-a - Ci è da scommnetterocthe egli sia it manuteogolo de' ladri che I' altro,ieri a notte itivestirono qui it figlio del miarchiesedi Licola.

- E che no 6 morto dallo spavento - osser-vb il caporale.

- Bisoguerk assolutamento rilrovare: questobecchinao decl diavolo.

- II 00btr iog6f 6D1 a p0£61 Su 10 OfW h0 66b~anditi.

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-- Mia è poi sicuro, signor isapllorre - solf-giungeva il caporale - che quli Si tral, ti ,dihn-diti o di ladri? II cavaliere don Giovanni Spinet-ti non fu derubato di niiente; it che meina niatui-ralmente a credere chie gli assalitori fossero tut-·t' altra cosa che ladri.

- Io so quello the debbo credere e peasaredii tutto cib, signor caporale - disse con sus·sieequo quelfouomo a cuii questi avea dato il titolo·di ispettore - Occorr·e che noi si faccia le pittlminute perquisizions per avere nelle nostre mai-at 11 FIGLIO DEL DIAhVOLOP.

]Proferendo queste pardle, una capa detona-· zione fu udita ne' visceri della terra e propnios;otto i piedi di qunegli nomini che colà si eranofermati...

L'ispettore e it caporale misero. un grido dispavento, e sarebbero scappati a rompicollo, senon fosse stato per vergogaa di mostrarsi posil-lanimi al cospetto dei veliti chie non aveano fat-to nessun movimento di sorpresa o di spavento.

iLa sordith di Biagina impedi che ella sentis-se quella sotterranea detonazione; e cib fu somi-ma ventura, perocchè certamente quello impen-sato rumore ohe si era prodotto sotto la terraalle parole smo;Lo iDEL, DIAVOLo avrebbei tratto unBg-rido dalla fancialla, sticomae 10 avea tratto dal-I'ispottore e dal caporale di qIuella pattuglia.

-- Uui grani miistero di oper'e iniqlue qlui si

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·aasconde - OI;eriV f'ispettore. · Scommntto cht

Iioi porremo la mnano soi uni'associazioner di mal-fattori , probabilmente di falsadi o di ladri ,qruali , per allom~anare I'cchio della giustizia ,fanno d'incutere spavento con rumori sotterranieio con fantastichie apparizioni. A noi , cporale

Stoppa ;cerchiamo di scoprire, la cause di quie-sYta sotterranea detonazionie. O cominiodiavoli,nci li saideremo.

Caporale Stoppa , comunque non troppoa amnasise di sfregarsi can messer· 10 demronio , nionvolle mostrarsi da meono dello Ispotltore nellabravura e nel coraggio ; e acconsenti che si fer-ccessero totte le pratiche per iscovere it diavoloa chii per esso di setto a quelle tomb~e.

- I morti sono morti, e non poss;ono far rlI-mori - così dices capor·ale Stoppa -- Er:go, qufsi tratta o di diavoli o di spiriti o di~ malfattori.

- lo vi ho dletto il mio s;entimento, ca porale-

·soggionse l'Ispettore -Altro che morti! altro chespiriti! altro che diavoli! Noi trovceremo qua glitoin centinaio di falsificatori di monete.

- IJo centinaio! - solamb Stoppa con an al-tro balzo di cuore peglgiore di quello chie avea

prcovaat pocanizi all'udire la scoppio sotternraeo.-lo mi penso bene che ce ne avr it n centi-

naia, i qduali probabilmento sar·anno vestiti dademoini e PEggio , e daranue vocioni e farannorumore d·i calenec c avisrano CorLia posticce,

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- O3 veret -osser'vo cap~orate Sloppa: perf mo-straie cano que8'o epigramnmeito no<n e·sser lui cou-si fltsnmentH soggionato dalla paura da noni darougo" ad attri penisieri.

- l\on si perda pth temipo, caporal Stoppa -disso I'ispott ore -Disponismoi Il pianio dij harta-gila P'ognansmo due senihnelle avanzate che. sher-nio aliaJ vede·tta : ese liirnterannro 1' arrizsto achtiionque ; e dietro la terza intimaatione farannaofuioco. GkI altri nostri unmini lavor·eranno a sonidarn it diavolo e 11 soo fignollf primogenito.

Caporale Stoppa npprovb il pi3ao di batta-glr; a due niomini fu~rono spiecati dal drappelloe meassi a due, oiti opposti per is;tate alla vetdetta.

Aghi aliiri quiattro veliti fi dato I'ordinie di sen-vpare quiel terireno per info~rmarsi so alcuia mortostesse coia chie si noiaisse di star solo o rinchiiusiiin uina bara.

I quattro ·comini si servpirono dei loro schiiop-pi come! di znppe e di vanghie.

Caporale Stopipa e I'ispettore di polizia si te-nevano imnmoti e sileniziosi, cer cando clascheduad1i ]oro dute schrmir.r ·e, iI propirio corpo con quel-lo di qualauno dei soldati chie srnovevano laterra.

L'opern dei quiattro zappatori non cra comin-ciato da piit di unr quarto d'ora che funli di loro,Pioltasi all'pettore , the avea fatto un pau:,oIDildnti,

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- SIgnor Ispettore, be date a voi - gli disse.L,'ispettore fece un salto indietro.- Che ci è7- Nulla; tranne the il terreno cede sempts ,

a voi potreste trovarvi nella sepoltura iunnazi diessere morto.

L'ispiettore allibi.- NJon ci mancherebbe altro che di andare a

fare compagnia ai morti.In un momento, il terreno franbS; e poco mnan-

ch non istrascinasse seco gli comini che aveanolavorato a diradarlo.

Unr largo foro fu aperto.D)i repeaite, una voce fu udita nel fondo diello

scavato.Era come. il gyemito di qhalcuno che fosse sta-

to Ivi spipolto vivo,- Prepiariz... alrmes - gridb~ si suni uomini

caporale Stoppa ,non sapendo di che si trattas-ste , ed estimando sempro conveniente, di tenere12 scio piccolo esercito apparecchiato a battaglia.

Intanto, colla dritta maao, di cui indarno eglisi sforzava di dissimulare il tremote , egli avealevala su la lanterna per iscorgere se fosse unospinito o on morto avrollo nel suo fuinebre len-zualo o che altio quello che veniva di sot·to terra.

Gabr·iele pallidissimo, aiannoso, appunto co-me an estiato chie esca dall'avello, catedo it capodda quel sotterrneo.

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- II figlio del diavolo! -- solumb1 l'ispo;ttoreche il ri6onobbe.

- Grazie, amici -disse Ganbriele, ingaanan-dosi su gli nomini che I'ave~ano s<ittratto da quelpericolo di morte.

Certamente se tutta qluella notte G;abrielefosse rimasto nel softerraneo seoza nessun Ibene-ficio di aria esterna, sarebb;e stato trovato e.stia-to alla dimane.

I)iciamo di volo chec Gabriele, Iper antica pre-cauzione niecessaria ina certe condjistool eccezio-nali, non initermnettea giaimmai di piartare sottoil camiciotto una pistoletta carica, della quatepertanto egli noni avea mai fatto uiso. O)ra , tro-vrandosi fabbricato nella galleria sotterranea perlo infame tradimrentlo del1 Meadinai c comnplici , asentendo sul suo capo distintament8e i passi dRmolti uomini , egli noa trovò mniglior espedienlteper fare che alcua vivente at accorgesse di lutsepollo vivo se sion quiello di sparatre la pistolat-ta. Beach fitto it terreno, la detonadione del-I'arma a fooco dovea csmpre intendersi at difoori e aceasar, la pr·eaeaza dii quaalcaino nei vi-ster·i della terra.

QPuesto espediente r·iusci a secondta dei desides~ri di lul.

La sor·presa del gioviue fu estremi·a qnundo eisi vide enr Condato da uomnini d'arme, cli gli fu-rento immredidattamete addosso a lo cinuero4.

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- Che cosa facedV tul sottO il trrelOO in nomr-pagnria dei morti ? - gli dlomanrdh 1' ispettrie.

Suirp'res e perplesso, G;abriPln non supen cherisposta d!are alf' uonmo che lo avea interronato~.Egh1 embi.

- Rispondi o non rispondi. pezzo dii tanighe-ro ? - ritorob a domandare f'ispettore scuotea-dogli le braccia.

- Che mi st richiede ? - domandb Gabrie-le , cercando di riprendere i' impero sov~ra se.stesso.

SAh ! tu sei sordo? Non hiai inteso thein fi lio domuandato dt cib che toi facessi colkgill ?

- ~Facevo il mio mostiere, di becchinro - ri-8pose p:icatamento Sabrielo.

·- Abl il too mnestiere di becchino ! Goaff~e !~Soghione forse i becchini seppellirst assiemie coimorti A divsertirst a far romiore per ispav~etuere irivi che son·o di su ?

- Signn.e, io nn saprei dirvi come in misia trovato in qluesto fosso... Vi confesso theP ie-ri sera bevetPti unì ph piii del solito... Forse viri masi addor~menda to,.... .Svegliatomi, a vistomiincfe lric tbre e mancaate d' aria respirabile, tio

aentito quialcuno a camminare sul mio capo , ehio fallo ula poco di rumnore per fare accordi di usecSI passanti

- So to sei fiJlio del diavolo , .io sona Dlitle

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del3a pohizia ; it chie 6 piresso a poco 10 slesss-,Noni mi'inglouor factinicate c;otests tua storiella...l'u sei unt birbaccione..... us cultivo arneres... .L';iltr·o ier·i sera un gliovioe signore fu sol qulestocitailero assalito od almono spaventato a seg onuthie oi'4 mortedopo ventiquattr'ore. Un gIrarln mustero d'jiniquilk qui si nasconide, di coi certamonu-to, dèi averer la chtiaue.

Cid detto,- Cauorale Stoppa - soggeIuFse pol a que-

sto - piigliate questi quattro niormial e scendete~ini quiesta fossa. Non abbiate paura dei mnorti ;sjcopercl;liate le loro barelle ; guar·date e comcatedappertutlto. Probabilmente voi trc;verete de'sac-chi di monuete false. 10 resto qlui con ghr attri dueuomini a guard;a di questo galantuomio.

E, daita unar voce , fece tornare i due velitich'egli area di poco alloatanati per tenerli alkavedetta

- Caporale Stoppa noni ha pauarai ad de' vaivineè de' mnorti - rispose it mnoslaccuinto - e vol-toai ai quaattro soldati che erano timiasti liberi ,mntcore gli attri due si erano andati a striagnata' iianchii di G;abriele,

- Fianco drilto; mtar·cheE d'ua badlLo sI gJith nC1sotterraneo, dOve ful

sequito da' qutattro uornini.Peri buona vcenurau·; , le eartc choc svelavano la

cougiiur`a Contro i1 Mlura l erano Ytate InvoUL6te da3

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qruel sito; ma Gabriele aveva aaccra addosso laquitanza lasciatagli da Giacomo Medina.

Lda lanterna era stata portata via da CaporaleSjtoppa; per chor P'altro gruippo di so era rlrmasto-pelle tenebre della notth.

Gabriele ecrdò poter giovarsii delle: tenebraper fare spanre la curta che avrebbe messa lap'olizia su le arme della condrura. Beach6~ it gio-vine fosse stato tradito da Giacomo M~edman e daaltri due congiurati, pur nondimeno f'animo Snosrfuggiva dalla bassa vendetta della denunzia.

1110 ci era un momento da perdere. Da unmrooento all'altro Caporale Stoppa. potea risalirec;olla lan;terna9; ed egli nonl avrebbe avlato it tem-po di sottrarre dahlla suaa saccoccia 10 scrillo pe·s1001080.

Egli cra stretto d'amnbo i laiti da' due soldati,in guisa che qualuanque movimento avesse fattosarebbe stato avveprtBt.,,

Era d'uopo operare colla miassima.destrezza...LIa sortEP non fa favorevole a Gabriele. Ohi t

come i destini deaqli uomini dipendone da cer·tecase ineittlesime! Ed ecco the la vita o la liber14di icirca trenta persone e forse le sorti del r·eguodipesero dall'avrere il gomito di Gabriele unlatodIl braecco del soldato che gli era a1 Bianco sini,stro, Questi afferrb il braccio di Gabriele imma-ginando cho questi avesse tratto di setfto il c;ami-clo·tt un puguale od altra arma,

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... Gabriele lasciib cadere a terra la carta; meauna cosa bianca che sembrava esser caduta dal-]a tasca del becchine chiamb l'attenzione delfG8ffpottore che teneasi ,per pr·ecauzione , alcomupassi indretro dei due uomini

- Ferma... fernma - gridb, questi d~a trion-falore - Chie cosa è questa cartea?

E si chiind, a raccoglielrla e la pose in sac-coccia, riserbandosi di leggerla quando la lo-ce gIlielo avesse consentito.

Intanito, si udiva la voce di Caporale Stop·pa che: gridava nel eavo sotterraneo:

- Ohi! che scoperta! oh che·scoperta! - si'g.

dPIspertore~ -aScenda..... la venga a vedere.- Vengo... vengo subito...E. r·ivollo a'duie uomini che tonevano stret-

to int mezzo a loro il glovine Gabriele , dis-se, loro: :

- MIVei brav6i, affido a voi quest'uerlio. Voi.mi rispondoerte di lui...

- M~etta il piede so questa predellina - gidava i1 caporale di Ià sorto -- hadi, signor1spettore... le factio lume colla lanteina.... siappoggi alle mie spalle.

L`Ispettore spati aght occhi di GBabriele....I due veliti tenevano stretto in mezzo a lo-

ro 11 glovine~ bicchino...So: coJunt avesse volute sottrairsi a questa

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gluardia, ,o 10vrebbe f;acilenPcts pontio .. Unai:iolenta siniia chle avPsse data alle dur urai:-chinoe s~he 11 serravano glli aivretbbe fambourr:!itepocrtlo I'agio dli svignarcisela , tautro piSi chie lelitte lenebre dat'a notte a la cognizione~ ob'e-gli aves del sheo in cuii si tro\ava gli avrebt-beri agevolato la fugna...

Non suppiamio so un tal pocisiero servolasseper la mentte del figlinolo di G;iuditta , i qualeper tanito nlon so mtostravai mtollo sollecito di glio-1arsi della opport tunlita...

Parea che a sorniighaUza dei Turchi chie aspPt-tano semipre dril fato it c;omporneato del loro, de-stini , G;abriele; asp-ettasse quailche aiuto soproui-niaturale...

I due uootini , a cui era stato affidato ini con-segna il figliao dlel diatolo , erduo void ve:rso la10mbia de;l MIarc;elh , loE: verso il solterraneo dliI:ut crass aperto on varcel...

Di repeate, un so·jrdo gernitel si fa sentire alie

I due vehtii si vollanol tosto appaurati e sor-presi... geittano uln gndort... e r·etrocedotuo can

nvinc~ibile Ypavcnto...Nel rincollcare nel buio smoodca loro il piedet,

e trabalzans euirdmbi ntela galleria sotter lrane.

Egllino ocearo visto star·si ritto addietr'o ai hlro una bianica f'antasluna

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Era Biagina, ]a mula.

Gabriele la riconobbe incontanente; mise unaePsolamazione di gioia ; le corse incor)tro , f'ab-braccib

Ed entrambi si dette'ro a rapida f;ga inv~e.rstP'aperta campagua...

11 Fig~lio del Diavrolo )iol. ]Y.

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VII.

IL TRfALD1TORB

11 domani, il cimitero, la casupola di Galbrielee it casino della duchiessa di Casanova furonocircondati da numerosi drappelli di soldati...

La duchessa di Casanova e Federico Marcelliaveano la notte stessa abbandonato il casino...

In quel di fu arrestato il mnarebese di Licola,e con lui furono arrestati altri ventisette con-giurati... . . . . .

Lo scellerato Giacomo M8~edina , arrestato perto primo giacchb it suo nome fuz trovato scrittonella quitanza che l'ispottore area raccolta daGaibriele ,area compersta la vitae l a liberth aprezzo di uan tradimento...

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Egli areah posto nelle manti della polizia la lb-sta dei Gocgiurati.

Duie parole su ·questo traditore.11 MIedinia e;ra stato uno de' piit sanguinaril

santafedisti del 99:a mialtese o arabo, non sap-piamo, ma non nato al certo sul sualo d'Italia,questo brigante avea sequito il cardiniale Fabri-zio Ituffe, al quale venlde il sno bracc;io, pro-maettendogli di sgozzare di sua propria mano uncentiniaio di repubblicani... Egli arricchi cozlsaccellegio del 99. MeIIsso in su cocchi e cavalli,il Mecdina bazzich nelle case piik riguardevoli,e glunse persino a cattivarsi le biuone gradiedella regina C~arolina, appo'la quale avea fattovale~re i servigi prestali nelle famiose glornate diglugno 1799-Divenue I'intimo della casa delmarchese di Licola , gentiluomo di camera diesercizio di sua maesth il re Ferdinando IVT.Allorold le armi fraincesi occuparooo il regno,e la corte di Napo~li rifuggi a Palermo, il Me-dina segui la corte in Siodlia. Nel 1810, que-sto bel mobile ritornò in Napoli: poco di po,eisi associb coni giuiramento alla congiura controil. Murat. Non era gik n6 per amore a re Fers-dinando nè per odio a re Gioacchino the il Me.dina si era iscritto liolla lista dei congiurati; eratbienst la, spseranza di carpir denaro al partito,cuti area vendato il suao braccio. In ognai even.

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to, egli si proponeva, nel caso la conglura fos-se scoperta, di guadaguarsi l'impunit'a per sB eforse un comipenso dal governo di Gioa@cciniodenunziando i suoi compagni.

E cost per lo appunto era avvenato.II Medina era, tra i congiurati , quello che

maggiormente era in dimestichezza col march'esedi Licola; era perb naturalissimo che it marcheseallidasse a quello I' incarico di recarsi da. Ga-briele per farsi restituire le carte. 11 marcheseavea dato al Mledina la somma di trentamiladucati in oro, e gli area detto che usasse tuttii modi di conciliare l'animo del becchind a piitoneste transazioni, e che, qualora credesse mn-d~ispensabile per la maggior sicurth dover con-dliscendere alle pretensioni del glovine, gli des-se addirittura tutta la somma. Cid voleva il Me-dina. Questo ribaldo corruppe altri due suoicompagni, e si accordarono a fare sparire dalmondo il Gabriele non appena questi avesse con-segnato le carte. 11i Medina avrebbe divisa ' co'due socii complici la detta somma di trentamiladucati, e avrebbe detto al marchese di Licola diaver consegnato a Gabriele il denaro; dacch68'questi pon potea tornare dalP!altro mllndo a dareuna mentita ad una tale naitualissimna assersione.

II Mledina non si aspettava di essere ayre9tatoalla diinane delf'agguato teso a Gabriele. I'a suaseorpresa ful estroma quando seppe che la quitan-za da lui lasciatai al giovine Gabriele area mes-

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so la polizia su I' orms di scoprire la' congium·.Quella quitanza non era stata sepolla assieme conGabriele nel sotteraneo del Marcelll? Seco~ndo itgliudizio fatto dal Medino , Gabriele avea dovutot·rovar modo di uscire d'al sotteraneo; e, per ven-dicarsi dell'agguato che gli si era teso, era anda-to a presentare la quitanza a' magistraii di poll-zia; ed ecco la ragione dell'arresto di lui Medina.Cid che per altro confondea la logica di questobriocone si era che, se Gabriele si fosse volutorendicare dell' infame inganno the gli era statoafatto, av~rebbe denunziato non solo lui Medinama i due complici chea con lui si erano adoperatial tradimento.

11 Medina area saputo the dei congiurati eglisolo era stato, arrestato; il che significava chieGabriele avea tacinato degli altri. Cid che questi'generosramente e cnobilmente non aveca fatto, e-gli il MYedina si propose di fare, cloe di compe-rare la propria impuanith col proferire i nomi ditutti gli altri suaoi cormpagai. I11traditore,contento;del bottino che avea fatto e delle ricchezze gihaccumulate per altre inifami vie, chiese ed otten-ne dal governo del M8urat un passaporto perI'estero:

Ciò spiega perchè un paio d' ore dopo l'arrestoadel MP3edina, vennero parimente arrestati nelle lo-ro rispettivre abitaizioni tuitti gli altri congiurati.

IMa il ribaldo aves fatto i suoi calcoli senzacomprendervi il dito di Dio,

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VIIII.

GlUSTIZIA AD USUWIM POPULI

Aleuni glorni dopo la fuiga di Gabriele e dellaisparizione della duchessa di Caisanova unitamen-to a Federico Marcelli e alla Biagina, un crocchiodi popolani circondrava la casupola di Grabriele.

La polizia vi avea fatto minuate perquisizioni;poscia aveala abbarrata.

Perchbè uei popolani erano ivi raccolti ? Checosa vedeano ? che aspettavano ?

Una donna di quelle avea detto che lai serainuanzi aveva veduto raggirarsi per que' dintor.qi nientemeno che l'ombra della veochia stregadi Pontesouro , Teresa Bonanno , impiccata lamattina del 12 ottobre 1811 su la piazza delMercato.

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-p I(03 -·

Questa voce si propagg ben prestor tra le coJ-Pnarelle del quartiere. L' ignoraniza, la supecr-stizions, la curiosit'a fecero uscire, dullo stam-~berghe un gran nuimero di persone, le quiali fe-cero capannelli altorn;o al tugurio di (-Bbriele.

La notizia già diffusa che la polizia avea ab-barrata la cast del sriouo D3naIvat.o attirò viepiid la culriosit'a. Alcuni diceano che il FI6Luoaar DAVOLo era tomnato aff' inferno per ripren-dere la versiera, la quale divideva can Jul i lu-cri del suo mestiere; altri asseriva che quandoala strega fu impieca;ta, il diavolo non porth viafl corpo mnaledetto, il quale egli aves fatto con-servate a suo figlio; attri ultimamente affe~rma·va chie la sera in cui la Bonanno fu afforcata,questa fu veduta a cavalcioni d' una mazza digranata aggrirarsi su Je acque del assie di fuoriPor·ta Nolana.

Non vogliame qiui riferire tutte, le altre dice-rie ehe corr·evanto sul contoa della strega e delmasnton. Erano storiello inciedibili, ridcoveiinglie di quella naturale piopensione thie ha jlnostro popolaccio al fantastico e al sopr~anua-fbTurle.

E questi capann4elli non si diradarono che su1' ora del mezzodi , quando 1' appetito e mag-giiore della curiosita; per che clascuan trasse al-la nua abitazione per prendcre la miagra suppiacotidiana,

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1%a, come it giorno incomincib a declinare ,ed ecco novamente le recohie , la femminelle,e gli scioperati dei vicini rioni aggrupparsi sulpiccolo spiazzato dinanzi alla casupola di Ga-briole. Probabilmente, le comari si erano datoconvegno per la sera, dacchè qualcheduna diloro avesse assicurato che! quella sera, inverso1' ora una , la strega satebbe apparsa sotto laiforma di' una civetta su la tettoia della casadel fniio del diavolo...

E que' crocchi S~ingtossavano ogni momentodi huovi arr~ivati.

Era qualobe cosa di assai curiose e ridevoleil sentire di tempo in tempo un gran vocio le-varsi da qulella marmaglia scarmigliata e cen·ciosa - Uh, c;omare, avet~e visto! Gesh! Gesid-jìGnorsi, ciomrare...'hao visto, cloè non h0 vistomaiente - Gesiz, GiuseFpp e Maria ! che bruttacosal - MYa che? - La strega ha fatto capolinopda quella finestruola - Vero ? - L' ho ve-dula cogli occhi miei. Aveva tanto un palmodi lingua di fuood propriam~ente come quandoMaestro Donato le afobgsla strozza. . .Ma eraunia lingua rossa come un gran tizzo ardente-Uh! uh! ah!l la vedete? Ja vedete? Chi? dove ?- L'a, 18, sulia tetioia - Ch~1e cosa ? La ci*vettal la civettal

E questa volta le comari non si erano inglan-nate. Figuratevil1 Un ddluvio di pietrie, di clot-

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toli", di torsi, di cavoli e delle pitz vive impre-eazioni piovea su la sinistra bestinola, the gri·.dando si die' a volare come impazzata sul capo·di quella folla, the strillando per 10 spaventoe imprecando scappava in ogni verso senzapertanto abbandonare q[uel teatro di sì goffa~rcommedia.

Cessato lo spavento, e ristrettisi i crocchi dibel nuovo, ciascheduno occupavast a comenta-re l'apparizione della civetta, quando si udi dai-la via di Poggioreale un gran ruamore' confuseadi voci, di fischi, di sherkefli.

Trassero tutti in su lo shocco dell' ampiestradale per informarsi della cagione di quelleinfernale schiamazzo..

-La strega! la strega! la stregal..-Si udlgridare da tutte le parti...

E tosto uno spettacolo orrendo c;olpi gli oc·chi dei riguardanti.

Nel mezzo di ·una folla glraudissima si ~vedleastrascinata per una fune al collo la misera Te-resa Bonanno... pressochè ignuda...

L' attorniavano vari crocchiI di selvaggi po-polani con torchi di p~ece ardente...

-La maliarda ritornata dall'inferno ci portala farrie, la pesto e la guerra... Al fooco , alfuoco la infame versieral.. I)isperdiamaone leceneri asl vento.

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P. QO 06

La inisers, rendata ebbra di dis~peradione ,rgittava urli di iena ferita, mnordeva, graffiava...

E quel briachi le davano addosso, gli uomi-nai colle mazze, le donne co' sandali, colpendolasulle oscene parti del corpo......

E cost malvagiamente la trassero in su lospiazzato dinanzi alla casa del diavolo.

E qui, tra furibonde glrida, tra bestemmieerrende, que' fors·ennati affastellarono sterpi susterpi e fascine e cenci ed altre materie com-bustibill.

SFormarono in men di pochii minuti us gIranrogo, e vi appiecarono it fuoco; e tra gridasafernali , tra oscene risate , tra imprecatLiontnefande sui vi gittarono la strega colle mante coi piedi ligati. ........

Ben presto, le flamme inveèstiono la miseraivrittima della superstizione popolare.

-Venga ora il ,diavolo a settrarti da quests·1amme.

-Essaride... essa ride la maliard3 !-II fooco pon Ja scotta...non la brucia.-Si raddoppino le fascine...Le grida della folla soffocarono i gemiti del-

la orrenda agonia di Teresa Bonanno.Paco appresso, tutlto era...un denso e nero

faimo,..che avvilup~para di soffocante czaligiineq&uel roga d'inf crno.

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·- LOT1f -

AllorchiB quel cannibali videro consumato ils3acrificio,

-Alle flamme la casa di Maammone, del fl-glio del dievelo!-fu udito a gridare.

-Alle damme, alle flammie laP casa di Mam-mrone!.. . . .,

E i torc;hi di pece, le fascine 'accese appio-ccaroDo it fuoco agli s$erpi che ciroondavanola casupola di Gabrie\e.. .....

In una momeilto ingenti flamme levaronsi.La mattina appresso la casa di G;abriele non

era piu che Ino mucchio di affamiciiate piette.

Oggli un gran pino aduggia qulello sinistre

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ISPILO 0b

La strega di Pontesouro Teresa Bonaonn ,idel di che, per l'opera di Gabriele, era statansalvata dal laccio di IVIastro Donalo, noa si erapiu artischiata a uscire dal sno nascondiglio.E' d'uopo far notare che quando ella fu arre-stata e mandata In careere per essere sottopo-sta a gliudizio criminale , allidb la c~hiave disua casa a sua figlia %iuditta. In qIuanto at de-naro tche essa aves nascosto, I'avara femminaene avea faltEo 11 mistero aila stessa sua figliuo-la. Per isluggire alf'attentione e perb alle no-velle persecuzioni diella giustizia , Ter·esa Bo-nanno, dal momento ch' cra campala alle for-che, era andata ad abitare molto lungi dal sntoanitico quarliere, in un casaeit preaso le c;am-

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pagne del villaggio di Afragola. Avea mutati)aome, e si fTacea chiiamare la Si-Itosaria.

D)i tempo ini tempo , essa veniv~a a Paggio-peale per rivedere sua figlia eP il ipote Gabrie-le; ma queste visite erano fatte di sera e collomaggiori precauzioni per tema the qualcuno lzaric'onosc~esse, ad onta dello trasformnazioni on-d'ella si camuffava.

Per quante precauzioni la Bonanno avesseaisate per isfuggire ali' attenzione dei curiosiiqualche voce eraP corsa vagemente su la riap-parizione de;lla strega. Mda queste voci furouoattribuite a imaginazioni riscaldate , a unamera ottica allucinationeg e non. vi si die' al-ton peso. Silfatte dicerie impertanto pigliavano9empre maggior consistenza; e ci 'fu chi <jio·ri e stragiurb di aver veduto la Bonanno ina;arne ed ossa.

La sera in cui avvennero j·e case dai noinlarrate nell' ultimo capitolo, la stre·ga era stataredula -Ca tcinque o sei persone. La Bonannea·rea trovato chiuso e abbarrato 11 casino di'Giuditta ; a sapea hch fosse addiventito dilei e del nipote Glabriele, la cui casupola essaarea trovata partmente rinchiuisa. Non sapend6a ch~e attribuire ull simile caso, la Bonannsosi era soverchiamiente aggirata per quai luoghtad oggetto d' informarsi delle cause della spa-tizione della duchessa di Gasanova 16 del figiedcel diavolo.

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QSuali si furonio le consequenze di questa suaimprudenzia e gi'a noto ai nostri lettori , chiebann'o can noi assistito alla immnanissima finedella st-rega ed allo incendio d·el casotto diG;abriele.

11.

La duchessa di Casanova, partila rapidissi-Pnamente in compagnia di Federico Marcelli edi Biagina, che Gabriele aves lasciata con suamadre la notte stessai i cui questi fu costret-to di sottrarsi alle prese del hargello, si eradato c;onvegno con suo figlio di rivedersi aRoma,

Federico Marcelli aven sotto altro niome ac-compagnato la duchessa in qualith di camerie-re. Egli area oramai posta la sua esistenzaagli ordlini di questa donna.

Appresso a pochi glorni della dirnora in Ro-maa della duchessa di Casanova , di Fed·ericoMarcelli e di Biagina lra muta, vi giunse Ga.briele.

Questo glovinie, scappato per miracolo alleugne della polizia del MVurat , era corso inqluella notte stessa colla giovase miuta a rao-iontare 10 strano av~venimento a sea madre ,

essrlandola .in pari temipo a porsi subito insalve-giacobbè la polizia ·aca avacbbet mucato

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di far circondare 11 easine ed if oimi~tero. Laduchess;a die' una borsa piena di oro a snuo fi-glio GPabriele per agevolargli i mezzi di po-stergar Napoli e andare a raggiungeria a Rooarva , dov' slla avsrebbe ,menatai la Biagina , adove it matrimonio de' due cari giovsani sareb-be avvenuto.

%II.

Gli sponsali di Gabriele e di Biagina sequi-rono in Roma us mese dopo del loro arrivein questa citth.

Gabriele area precedentemenite iricevatuo ilbattesimo nella basillica di san Pietro.

Dopo la morte di don Giovanni Spineett e]I' arresto del mnarchese di Licola , Diana ~eraitornata in casa di sua madre...

1~1 testamento di suo marito don Giovanni lameltera nel possesso dei costui beni ond' ellasollevò la poverl'a della siia famiglia paterna.

Rimesta vedovca a quella et'a giovranile, col-la singolare bellezza chec ancorai ella serbavaintatta, e col bel corredo di una ricca dote ,Diana si vide ben presto circondata da sciantidi pretendenti. M~a ella ricordava le altimepar·ole di don GioaPrnni : RnrniRTuI sE PU0I,le are·a detto if mioribohdo sue marito, ma~ badas

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alla scella dbel fuo sposo ; ae guardta che la selawita passata, ti faccia twalleveria della futurac~

If'altra parte, le sue sventure l'aveano resasecorta.

Quelli che cred~one al destino ~direbbero chesra destinalo dover lei sposare il suo primo·amante Federico Marcelli. Fatto è che cosi per

lo appunto egli avvenne.La dilchessa di ·Casanova area press una

~ferma ed incrollabile iisolutione , quella dirinchin·dersi in un monastero od in un ritiro...

E cib seg uì a Roma uin anno ·di poi ch'eilavi fu giuata.

11l nome della d~uchessa di Casanova rimasecongiunto per qualche temipo al tasino di Pog-gloreale , il quale i: eggi tut·to trasforMato incasa rurale.

La du~chessa di Casanova prese il nome diBj4oon RESTIITUTA.

Ella snori da santa nell'anno 183&8.

IV.

g'ederico 1Varcelli dopo la monaeazione delladuchessa rimase in Roma per poco altro tem-po per istudiare i capilavori dell' arte di Raf-faello, la quale egli non avea griammai ~inter-zanesso di studiate. M~a vinto in seguito dall'a-

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miore del sualo natitvo, fermb di ritornare fillNa poli.

Nulla il trattenevra i elacitedlmondo cattolico. GabrieleP cherla daivaent sue

amicissimo , apprestavasi a fare on viaggiosell'estero in compagnia di sua moglie. Que-sto viaggio avea eEiandio per iscopo di Lentarela guarigione della sua cara Biagina : egliSperava the i Inedici di Liondra o di Parigiavrebbero ridonata alla dilietta giovane mutala favella e 1'udito.

Nulla pitt sappiamo di questa coppia di spo-st ; perB mal sapt.emmo dire so i voti delcuore del giovine Gabriele fossero dall dieloesanditi.

La riapparizione di Iederico M\arcelli a Na·poli produsse una maraviglia estrema in tuttiquelli chle to avevano conoscinto. I suoi amicinon poterano prestar fede ai loro propri oc-chi; ma il placere subentrò ben presto allamaraviglia; e i baci , gli abbracciamenti noafinivano mai. II buon c;apitano Giorgie e suamoglie furono a un pelo di morire datla sorgpresa e datla gioia. I1 singolarissimo caso feceil giro ~della cild;~ e le gazzlette nanrrarono in'Varie guise lo strano avvrenimento.

Federico andò a ritrovare la famiglia di donkPietrantonio Ritter , il quale, già infor·m~

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da sua figlia della· risurrezione delgiiovine pit-tore, fece a costui tuti' aitra accoglienza~ cheoion gli avea fatta per lo addietro.

L'antlico amore si rideslb nel petto dei duegiovani. Questa volta nessun ostacolo si frap-poneva pitt alla loro unione. Diana era ricca

pibeni lasciatile dal defauto suo, consorte,Felderico era ricco per la sua abilith nell'arte.

Don Pietrantonio, privo d·el sno impiego perlo arresto del mar·chese di Licola, impiego the

ricuperb ben presto , trovò nell' amore filialean compenso a quesla perdita, e si estimb fe-]ice di avere in famiglia un genero a cut itcielo area, per cost dire, rendula la vlita performate la felicilk della buona Diana.

It matrimonio dci due giovani fu una festaper totta la cilth. II cielo benedisse e fecopdbusi nodo formato da un virtu3so amore, e chearea patito taste singolari vicende.

In quanto a'lla sorte dei conigiurati, non ab·biamno chie a porre sotto gli occhi det' nostriIcttori il brano dello storico Colletta ch\e cosisarra il lIeto fine di questo giadizio :

I.... L'un di essi (del congiurati), a pattod'cimpunith , rivelò al govierno it diseguo; e

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quiiadi, arrestati i conginrati', sorpress armie fogli, fu comandato it giudizio , ma conle liber'e consuete, forme, come non fosse can-sma di maesth. Per testimoni , documenti econfessionii venne in puibblico dibattimentodimostrata la colp~a; ed it regio procura-tore chiiese~ condauna di morte.per sette deicaugiurati, e di galera in vita per altri vea-tuno, Parlavano ,a <lifesa, con poca speran-za, ~gli avvocati, quando it presidente rup-pe ~i discorso per leggere al pubblico unf~oglio or ora pervenaitoglli, ed era del re ,obie diceva :

a lo ~sperava che gli accusati di congiuraa contro la mia persona fossero innocenti; maa con dolore tio inteso chec il procurratore ge-a nerale abbia din;andato per tutti pene assais gravi. E forse grave la colpa; ed io, volea-a do conservarmi ua raggio di speranza dellaa loro innocenza, prevengo it voto del trrbu-a nale, fo grazia agli accusati, e comando che,N al giangere di questo fogilio, si sciolga ita glu'dizio e si facciano lib~er·i que' miseri .En poichi: trattosi d' insensalo delitio contro dii) me, e non ancor è data la sentenza, io nonu offendoo le leggi dello Stato se, non intesoa il clonsiglio di grazia~, fo use del maggiorese mtiQliore diritto della soruranith.

Grloccumso

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Quiesto atto di regal clemenza forma una del-le pitt belle pagine della storia di Napoli.

Aqati anni erano passati. da questi avve·timenti.Era i1 1815.

Uo gierno, un uomo sedeva taciturno e cu-po in no Caff6 di Milano, Era Giacomo Medi·nia. Un signore gli si accostò, e a bassa vocegli disse :

- Giacomo Miedina, mi riconosci tu?11 Mledina ebbe a tramortire. Era un suo an·

tico compagno di c;ongiura contro il re Gioac-chino,

190tiamo che in quel tempo Ferdinando eratornato sul trono di Napoli. Quelli tra i congiu-rati ,i quali a malgrado del magnanimo attodi clemenza del re Gioacchino erano usciti daNapoli credendo mal sicura la loro dimora inquesta citlth, vi erano, ritornati dopo la REsTAU-BAi~ZonI del 1Borbone. Una condauna di morte

pesava sul capo del M~edina, che area traditoI suoi compagal.

- Mi riconosci tu?-ripeth quell'uomo.- Si; tu sei Angelo R..-rispose il M~edina

con voce mal ferma.- Sai toa perchè io son qui a MVilano, men·

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tre tutti g':i altri nostri compagni si trov'ano aNapoli? - so'ggmase quegli - Perchè ho hiso-gn, di ammazzarti.

II MBedina affettiò coraggio e disinvoltura allapr·esenza di BAgelo R... che era un calabreseostinato e di gran muore.

TJa duello fu offerto da costui e accettato delMCedina, 11 quale ove si fosse riousato di bat--tersi avrebbe probabilmente corso il pericolo disentirsi sbudellare dal calabrese, chie ,comedicea, era risolutissimo di accider·e a di farsiuccidere.

II duello avvenne alla pistola.Iddio volle punito il traditore.Giacomo Medina fu colpito da una palla al·

In tempia dritta.

E cadde morto' sul colpoI..,...

FING nEL BOalNZO

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