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    Ilcoraggiodieducaresifastrada

    Lavoro e futuro

    1. Educare nella trasformazione. E sempre pi difficile entrare inun mercato del lavoro da una parte ingessato dallaltro parte troppoinstabile. La riforma Fornero da alcuni mesi ha introdotto, tra laltro,sette novit nella cosiddetta flessibilit in entrata. Ma i testi dilegge, da soli, non danno risultati. Dopo il processo normativo (pi omeno discutibile, ma per ora sospendaimo il dibattito e facciamo iconti con lesistente senza lanciare la palla in tribuna) indispensabile un processo culturale che reagisca alle novit

    epocali che caratterizza la nostra esistenza.

    Ha senso certamente coniugare il verbo conoscere per poidiscerneree quindi agire. Ma se le prime due azioni trovano ampiospazio in documenti istituzionali (Istat, Censis, Cnel, ecc. ) e inanalisi e ricerche di grande interesse (Ocse, Ilo e altro), la terzaazione - il fare consapevole - pi complessa e non pu contare suun numero abbondante di indicazioni codificate n di spunti buttatigi a matita.

    Eppure questa la scommessa delleducatore del 2012. Uneducatore che senza ipocrisie spesso non ha risoltosufficientemente (non uso il termine definitivamente, perch ormaiun avverbio di lusso per pochissimi) il problema del lavoro, delsenso del lavoro, del proprio posizionamento e del propriocontributo nel mondo del lavoro.

    Ebbene, leducatore scout del 2012 (studente, lavoratore precario olavoratore strutturato) consapevole di dover applicare in modonuovo il metodo educativo tradizionale. Di fargli fare fino in fondo ilproprio mestiere di stimolo alla costruzione di personalit solide esensibili. Lo impone la sua flessibilit: linterpretazione del metodocoerente con i tempi e i contesti il cuore dellarte del capo.Leducatore scout della branca rover e scolte sa di dover collocaree applicare un metodo concepito oltre un secolo fa nel pieno di unastraordinaria trasformazione - molto pi di una crisi - che rimette in

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    discussione punti fermi, genera incertezze, disorienta. Unatrasformazione che offre anche tanti motivi per affrontare condeterminazione e gusto della sfida vera la responsabilit dipreparare i caratteri e le personalit dei ragazzi che ci sono affidati.

    Lo impone dunque un principio di realt: educare nellatrasformazione.

    1.2. Ci interessano le soluzioni. Dunque, capovolgiamo loschema ricorrente. Infiliamo le premesse in fondo al ragionamento,iniziamo con le conclusioni.

    Ci interessano le soluzioni.

    a) Cosa. Inseriamo nelle attivit classiche del Noviziato e del

    Clan progetti e attivit di scoperta (una tantum, come forma diservizio settimanale, nella route estiva) e/o di frequentazioneregolare:

    di ambienti di studio tradizionali e innovativi, di laboratori diricerca, centri di incubazione di imprese, centri di formazioneprofessionale, scuole dei mestieri;

    di contesti di lavoro differenziati: botteghe dei vecchi mestierimanuali, laboratori artigiani, imprese tradizionali e innovative,

    fabbriche moderne di manufatti, studi professionali,cooperative che si occupano di welfare partecipato, di energierinnovabili, di credito, di relazioni digitali. E altro.

    b) Dove. Cominciamo da ci che offre il territorio. Ascoltando,guardandosi intorno con locchio delleducatore al lavoro cheverr, sperimentando e quindi ragionando. Coltiviamo un poquesta tensione affinch la scolta e il rover si pongano difronte al proprio lavoro con latteggiamento - sereno ma

    impegnato - di chi vuole-deve costruirselo. Proviamo atrasmettere fame di futuro, voglia di darsi da fare, sconfitta ditentazioni rinunciatarie (anche se molti elementi spingonoverso quelle tentazioni). Intrecciamo questa tensione verso ilfuturo prossimo, incrociandola con le esperienze:

    * di strada(fisica e metaforica);

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    * di comunit(difficilmente il lavoro individuale, anche quellodel libero professionista; certamente il lavoro ha un impatto,casuale o intenzionale sulla comunit nei suoi vari formati,dalla famiglia al mondo);

    * di dimensione spirituale (la Bibbia fonte di ispirazioneinesauribile sulla dignit del lavoro e la stessa vita terrena diGes di Nazaret pu essere letta con la lente che mette afuoco il lavoratore; la Scuola sociale cattolica piena poi dispunti modernissimi, di orizzonti ideali ma anche di indicazioniconcrete e piuttosto controcorrente);

    * di servizio (la competenza, la responsabilit, la costanteformazione, il know-why intrecciato al know-how, il dare senso

    al proprio lavoro, mestiere, professione).

    c) Come. A livello locale.Larte del capo qui pu dare il propriomeglio. Incarnando il metodo nella realt. Liniziativa, la rete direlazioni, la capacit di coinvolgere i genitori, la fantasia dei capipu individuare occasioni nel territorio.

    A livello extra-locale. Fuori del territorio in cui vive la ComunitR/S, si possono trovare opportunit. Attraverso i contatti, ad

    esempio, con un capo o una capo incontrati ad un Camposcuola o ad un Convegno regionale. O ad unErasmus, o inuno stage che lo stesso capo ha vissuto in unimpresa.

    Ma questo ponte educazione informale-studio ededucazione informale-lavoro pu avvenire anchesperimentalmente. Ad esempio, con un Accordo-quadronazionale (lAgesci con Confartigianato, Coldiretti,Confcooperative, Confindustria, Confcommercio, Abi, Libera e

    cos via); con le loro sezioni giovani o con le loro scuole diformazione. Da replicare e adattare poi a livello regionale congli omologhi di quegli organismi.

    Si possono ipotizzare forme semplici - ma con un format dibase ricorrente - di visita, mini-stage, uscita, campo di lavoro equantaltro. Sulla base di uno schema-tipo, anche se flessibile,

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    che preveda una copertura assicurativa, una forma minima diaccompagnamento da parte dei capi, eccetera.

    Qualche anno fa in un Paese dellAfrica occidentale, studiaialcune esperienze proposte dalle Associazioni Scout e Guide

    ai propri rover e scolte per un indispensabile coinvolgimentonella comunit (educazione allo sviluppo comunitario): lacostruzione di fornelli domestici salva-legna per attenuare ilfenomeno della desertificazione ai bordi del Sahel; lacoltivazione di un orto scolastico compatibile con la scarsit diacqua; la realizzazione e la vendita di batik. Un po pi a est, inun Paese dellAfrica orientale seguii il coinvolgimento(sensibilizzazione-formazione-erogazione) di rover e scolte inun programma nazionale di vaccinazione di bambini neivillaggi pi isolati contro sei malattie killer.

    Qualcuno di quei ragazze e di quelle ragazze, dopo un po dianni diventato un agricoltore, un cooperatore bancario, unadottoressa, un infermiere. Altri hanno avviato piccole attivitcommerciali o imprenditoriali. Di altri non ho idea, ho perso letracce. Ma certamente incrociare la proposta educativa scoutcon le emergenzeambientali o sanitarie del proprio territorio econ lapprendimento di forme di sapere e saper fare, ditecniche anche elementari costituivano una rispostaconsapevole e adeguata.

    d) In proprio. Dedicherei una qualche riflessione operativa anchealla dimensione di creare il proprio lavoro per s e, in questomodo, spesso pure per altri giovani.

    Anche qui un minimo di relazione informale o strutturata con leAssociazioni imprenditoriali del territorio pu risultare decisiva.

    Simulare la creazione, lavvio e la conduzione di unimpresa(individuale, cooperativa, societaria) come gi avviene inambienti di educazione formale (alcune decine di scuole dialcune regioni) pu avvicinare il mondo dei giovani studenti almondo dellimpresa. In alcune regioni abbiamo testatolefficacia di tale pratica a livello scolastico: i primi entusiastisono gli insegnanti, ai quali viene proposto un minimo di

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    formazione su temi purtroppo inconsueti (contabilit,organizzazione, marketing, ecc.). E i ragazzi che diventanoamministratori o sindaci o direttori o segretari o altre figure - diqueste mini cooperative scolastiche (vedi, tra gli altri, B.M.

    Ventura, Crescere nella cooperazione, Franco Angeli, 2011) -partecipano, si impegnano, si divertono, esplorano orizzontiche sarebbero rimasti preclusi per anni o forse per sempre.Imparando a discernere cos il lavoro rispetto allo studio,come le due cose sono concretamente connesse e persempre, ormai, luno specchio dellaltro. Sperimentando cosasia leconomia reale (che produce reddito e occupazione)rispetto alleconomia di carta (quella finanziaria che producespesso solo squilibri e bolle speculative).

    e)Postilla sulla classe dirigente. Piccola partentesi sulla classedirigente e la generazione di leadership. Una buonaeducazione informale unita ad una buona educazione formale(o scolastica) possono casualmente generare dei leader. Sipotrebbe provare con umilt ad attenuare la casualit einserire invece maggiore intenzionalit. Chiarisco subito che labranca R/S non deve diventare, n neanche aspirare adessere, una casareccia business school n un malinteso

    percorso di costruzione di capetti ambiziosi e magari conpochi scrupoli. Tuttavia, nel fruire di proposte che educano allaresponsabilit, al servizio, alla progettualit, al compromettersicon la storia, i ragazzi possono trovare occasioni di stimolo, diautoconsapevolezza, di percezione di una vocazione cheavrebbero potuto restare latenti o inespresse. E allora, duerighe sulla leadership. Il nostro paese e la nostra Europa habisogno di classe dirigente integra e competente, con unavisione non tecnocrate n solo economicista. Il leader di oggi e

    ancor pi di domani, nella propria impresa (da solo o con altri,come imprenditore) o in quella di altri (come quadro odirigente) penso che debba essere non solo competente, mamulti-competente (multi-skilled direbbero altrove); capace diascoltare i segnali, anche quelli pi deboli; di restare legatoalla realt delle persone delle quali responsabile e deidestinatari di prodotti e servizi che realizza; essere fonte di

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    ispirazione e stimolare il gioco di squadra; allenarsi e allenarea prendere decisioni collettive, senza fuggire dalla propriaresponsabilit; promuovere innovativit ed elasticitorganizzativa; essere lucidamente ragionevole pi che

    freddamente razionale; esprimere attese, chiarire obiettivi,dare un metodo per verificarli, calibrare i riconoscimenti.

    2. Ed eccoci alle premesse finali.

    Leducazione informale, quale quella proposta interpretandofedelmente il metodo scout, sempre pi indispensabile.

    Lincertezza e la precariet richiedono consapevolezza,

    preparazione, carattere, capacit di reagire.

    Il metodo, la Comunit capi, lAssociazione, il Movimento mondialesono risorse straordinarie per una strategia di educazione informaleche scelga di educare ai tempi della trasformazione, di educarenelmezzo di una grande crisi: uno dei modi con cui attenuare emagari liberare dalla paura il quotidiano e lorizzonte (nostro) e deinostri ragazzi, facendone prigionieri della Speranza.

    In un contesto e in uno scenario complessi e inediti, educare nellatrasformazione una forma di impegno civile, di azione politica insenso lato, di scelta di campo per aiutare a crescere nella crisi. Perfar crescere il Pil o altri indicatori quali-quantitativi del nostro Paese(andiamo a vedere i dodici del BES-Benessere Equo e Sostenibiledi Istat e Cnel) probabilmente indispensabile prima far crescere lesingole persone e le loro comunit in consapevolezza, capacit,robustezza del carattere, creativit, gratuit. Nuove forme disviluppo personale e comunitario sono urgenti: servono ragazzi

    capaci di inventare un pezzo di vita nei loro garage di oggi.Inventare sogni e progetti, imprese e avventure. E anche il lavoro.

    2.1. Scelte centrate sulleconomia. C una deriva sottile eapparentemente implacabile che sembra trasportare il mondo: lavisione delluomo essenzialmente come homo oeconomicus, comeessere guidato e condizionato da obiettivi essenzialmenteeconomici. Teoricamente razionali e dominati dalla logica della

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    convenienza. Al di l di scelte e visioni personali, il palinsestodellesistenza e delle singole giornate rischia di essere pervaso dauna visione prevalentemente economica. Sempre meno cittadino insenso globale e integrato e sempre pi produttore-lavoratore-

    consumatore-cliente, il singolo stenta a dare unitariet alle tantedimensioni che compongono la ricchezza della propria umanit.

    Eppure, leconomia ormai determinante nelle scelte quotidiane edi vita. E i regolatori, le autorit, i governi, le tecnocrazie (vedianche il documento del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax del 24ottobre 2012) si ispirano a volte senza saperlo a volteconsapevolmente al pensiero unico (impresa grande, spa,quotata, transnazionale, finalizzata alla massimizzazione delprofitto).

    In Occidente anche senza bisogno della censura, viene operatauna puntigliosa selezione che separa le idee alla moda da quelleche non lo sono, e bench queste ultime non vengano colpite daalcun esplicito divieto, non hanno la possibilit di esprimersiveramente n nella stampa periodica, n in un libro, n da alcunacattedra universitaria. Lo spirito dei vostri ricercatori s libero,giuridicamente, ma in realt impedito dagli idoli del pensiero allamoda. Senza che ci sia, come allEst, unaperta violenza, quellaselezione operata dalla moda, questa necessit di conformare ognicosa a dei modelli standardizzati, impediscono ai pensatori pioriginali e indipendenti di apportare il loro contributo alla vitapubblica e determinano il manifestarsi di un pericoloso spiritogregario che di ostacolo a qualsiasi sviluppo degno di questonome. (A. Solzenicyn, Universit di Harvard,1978)1.

    2.2. La battaglia silenziosa che ci riguarda. Non si pu negareche vi sia una battaglia in atto nelle fabbriche di cultura e di

    pensiero economico, nei luoghi dove si prepara la classe dirigente,ma anche dove si prepara a entrare nel mondo del lavoro percambiare dal di dentro (oggi pi difficile perch le regole vengono

    1 Il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, ha citato il 15 settembre 2012 ildissidente laico russo per argomentare la tesi secondo cui operatori della finanza edeconomisti avrebbero guardato per troppi anni alla realt con un eccesso di confidenza eottimismo, il feelgood factor, adagiandosi sul pensiero dominante che annebbia la vista efiacca la lucidit.

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    da lontano, da una cultura distante nella geografia e nellesensibilit, nelle visioni e negli obiettivi). Proprio per questo indispensabile la consapevolezza della complessit, ma anche lacoscienza convinta che la preparazione solida, la fortezza

    caratteriale e la chiarezza di visione e di obiettivi possono aiutare acombattere la battaglia culturale che si nasconde dietro le grandiscelte economiche. E se non c democrazia economica lademocrazia politica evapora. Occorre difendere la prima perdifendere e far maturare la seconda.

    2.3. Che profilo avranno gli Stati Uniti dEuropa? In questesettimane autunnali si stanno scrivendo tappe fondamentali versogli Stati Uniti dEuropa: unione fiscale, unione bancaria, solidarietfinanziaria tra Stati. Ma quale profilo avranno gli USE? Su qualeantropologia ancor prima di quale visione delleconomia e dellafinanza si fonderanno gli USE? Quale posto avr il lavoro delluomorispetto ai capitali finanziari e alle tecnologie? Riflettiamoci,discutiamone, proponiamo idee, soluzioni. Gli USE non sono deigoverni n dei supertecnici. Sono nostri e dei rover e delle scolteche camminano con noi. Evitiamo che vinca lo spirito gregario, lamoda, lappiattimento, il conformismo, la pigrizia intellettuale. Puvincere limmaginazione collettiva purch lo si voglia, lo si decida, la

    si traduca in cose concrete. Non serve restare sul piano delladenuncia, n attardarsi in vicoli ciechi. Serve difendere prezioserealt che abbiamo ricevuto e che dobbiamo restituire. C dacombattere per una visione della vita, delleconomia, delluomo nongregaria. LEuropa sar interlocutrice affidabile, autorevole eallavanguardia nel mondo se non tradir i frutti pi belli dellapropria identit: la democrazia, la partecipazione, la libertdimpresa in tutti i settori, unattenzione al lavoro che lha vistaculturalmente e legislativamente allavanguardia. Leconomia

    globale - perch sia un po pi sostenibile, pi giusta, pi equilibrata- va diversificata. Nelle forme dimpresa, non nel rispetto del lavoroserio e onesto.

    sergio gatti