L’aviazione navale nella Grande Guerra · semestre di guerra, da luglio a dicembre del 1915,...

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L’esperienza libica aveva visto impiegare i dirigibili oltre che nel- l’ordinaria attività di ricognizione e bombardamento, in levate fo- tografiche e topografiche, nella raccolta di dati meteorologici ed aerologici, nell’esplorazione sottomarina, nel controllo dell’effet- to delle esplosioni delle bombe e dei bombardamenti, nelle se- gnalazioni ed evoluzioni. In più era stato provato con successo il loro rifornimento in mare. Ce ne si aspettava per il futuro l’impie- go in duelli aerei – per il momento previsti solo a fucilate, poi for- se con le mitragliatrici – e nel “giuoco tattico tra due mezzi ae- rei”, nonché nel tiro di fucileria aria-terra. Ce n’era abbastanza per rendere il mezzo anche più interessate e indurre la Marina ad organizzare un servizio aeronautico autonomo, assegnando- gli apposito personale e materiali specifici e che nel 1912 aveva 1 otto ufficiali di vario grado abilitati al comando di dirigibili ed 15 Marinai d’Italia Novembre 2015 14 Marinai d’Italia Novembre 2015 L a Marina aveva cominciato a tener d’occhio gli aeropla- ni prima dell’Esercito, fin dal 1906, quando il futuro ammi- raglio Gambardella aveva scritto un breve articolo, ap- parso poi sulla Rivista Marittima del gennaio 1907 insieme al- l’altro intitolato Marina da diporto: par. 1 – gli idroplani, che fu la prima segnalazione degli idrovolanti come oggetto d’interes- se navale apparsa sulla rivista ufficiale della Marina. Nove me- si dopo, nel settembre del 1907, Ettore Cianetti si era occupato in maniera più specifica dell’argomento aeronautico, pubbli- cando, sempre sulla Rivista Marittima, un articolo su L’aeronau- tica al servizio della R. Marina. Negli anni seguenti il Servizio Aeronautico per gli aspetti tecni- ci, amministrativi e d’impiego venne messo alle dipendenze del Ministero della Guerra, che però si era rivolto a quello della Marina per averne gli ufficiali necessari al comando dei dirigi- bili ed all’istruzione degli ufficiali dell’Esercito destinati a servi- re su di essi. Del resto la navigazione aerea aveva molte ana- logie con quella marittima, dai calcoli di rotta al rilevamento della posizione, e quindi in breve tempo i dirigibili, i cantieri ae- ronautici e il servizio aeronautico di guerra si trovarono riem- piti e spesso comandati da ufficiali di Marina, alcuni dei quali – primo fra tutti, nel 1910, il tenente di Vascello Mario Caldera- ra – avevano già il brevetto di pilota o venivano dalla Forza Ar- mata inviati a conseguirlo, abilitandosi sugli apparecchi terre- stri o sugli idrovolanti. I primi corsi per piloti militari organizzati dalle Forze Armate erano stati tenuti nell’appositamente costituita Scuola di Cen- tocelle, vicino a Roma, ammettendovi 15 allievi, tutti ufficiali dell’Esercito e della Marina. Subito dopo la fine delle ostilità italo-turche, la Marina, notata la rilevanza tattica e, in prospettiva, strategica dei mezzi aerei, aveva deciso di muoversi. Il suo Stato Maggiore aveva rilevato che, a differenza dei dirigibili terrestri e di frontiera, gravemen- te esposti al fuoco delle armi nemiche, in uso o in via d’adozio- ne, quelli marittimi sarebbero restati “invulnerabili” all’offesa delle navi avversarie, perché, per sottrarsi al tiro nemico, avrebbero sempre fatto in tempo ad alzarsi a una quota di cro- ciera nemmeno tanto elevata, rimanendo sempre in grado di mantenere una stretta, efficace e continua vigilanza. In più, da- te le dimensioni delle loro cabine, sicuramente avrebbero po- tuto ospitare apparati di comunicazione o armamenti pesanti, divenendo più efficaci e temibili. L’aviazione navale nella Grande Guerra Ciro Paoletti - Saggista 1 Una veduta della Stazione Miraglia di Venezia, il maggior idroscalo d’Europa durante la Grande Guerra con una capacità di circa 100 velivoli (Fototeca USMM) 2 13 settembre 1916, Gabriele D’Annunzio in procinto di decollare, in qualità di osservatore, a bordo di un idro Macchi L.1 dell’aviazione pilotato dal tenente di vascello Paolo Bologna per bombardare le aviorimesse dell’idroscalo di Parenzo (in Istria, attuale Croazia) (Fototeca USMM) 3 Un idrovolante biplano Curtiss di progetto statunitense costruito in Italia, nel 1914-1915 e dalle modeste caratteristiche (Fototeca USMM) 4 Questa fotografia, presa sullo scalo della stazione idrovolanti di Sant’Andrea a Venezia, nel 1918, avanti all’hangar N. 2 della 260^ Squadriglia, mostra, in primo piano, un idrovolante da caccia austro-ungarico del tipo Hansa Brandenburg A caduto in mani italiane (Collezione ANMI, fondo Scuz) 1 2 3 4 Aviazione navale

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L’esperienza libica aveva visto impiegare i dirigibili oltre che nel-l’ordinaria attività di ricognizione e bombardamento, in levate fo-tografiche e topografiche, nella raccolta di dati meteorologici edaerologici, nell’esplorazione sottomarina, nel controllo dell’effet-to delle esplosioni delle bombe e dei bombardamenti, nelle se-gnalazioni ed evoluzioni. In più era stato provato con successo illoro rifornimento in mare. Ce ne si aspettava per il futuro l’impie-go in duelli aerei – per il momento previsti solo a fucilate, poi for-se con le mitragliatrici – e nel “giuoco tattico tra due mezzi ae-rei”, nonché nel tiro di fucileria aria-terra. Ce n’era abbastanzaper rendere il mezzo anche più interessate e indurre la Marinaad organizzare un servizio aeronautico autonomo, assegnando-gli apposito personale e materiali specifici e che nel 1912 aveva1

otto ufficiali di vario grado abilitati al comando di dirigibili ed

15Marinai d’Italia Novembre 201514 Marinai d’Italia Novembre 2015

L a Marina aveva cominciato a tener d’occhio gli aeropla-ni prima dell’Esercito, fin dal 1906, quando il futuro ammi-raglio Gambardella aveva scritto un breve articolo, ap-

parso poi sulla Rivista Marittima del gennaio 1907 insieme al-l’altro intitolato Marina da diporto: par. 1 – gli idroplani, che fula prima segnalazione degli idrovolanti come oggetto d’interes-se navale apparsa sulla rivista ufficiale della Marina. Nove me-si dopo, nel settembre del 1907, Ettore Cianetti si era occupatoin maniera più specifica dell’argomento aeronautico, pubbli-cando, sempre sulla Rivista Marittima, un articolo su L’aeronau-tica al servizio della R. Marina. Negli anni seguenti il Servizio Aeronautico per gli aspetti tecni-ci, amministrativi e d’impiego venne messo alle dipendenze delMinistero della Guerra, che però si era rivolto a quello dellaMarina per averne gli ufficiali necessari al comando dei dirigi-bili ed all’istruzione degli ufficiali dell’Esercito destinati a servi-re su di essi. Del resto la navigazione aerea aveva molte ana-logie con quella marittima, dai calcoli di rotta al rilevamentodella posizione, e quindi in breve tempo i dirigibili, i cantieri ae-ronautici e il servizio aeronautico di guerra si trovarono riem-piti e spesso comandati da ufficiali di Marina, alcuni dei quali

– primo fra tutti, nel 1910, il tenente di Vascello Mario Caldera-ra – avevano già il brevetto di pilota o venivano dalla Forza Ar-mata inviati a conseguirlo, abilitandosi sugli apparecchi terre-stri o sugli idrovolanti. I primi corsi per piloti militari organizzati dalle Forze Armateerano stati tenuti nell’appositamente costituita Scuola di Cen-tocelle, vicino a Roma, ammettendovi 15 allievi, tutti ufficialidell’Esercito e della Marina. Subito dopo la fine delle ostilità italo-turche, la Marina, notatala rilevanza tattica e, in prospettiva, strategica dei mezzi aerei,aveva deciso di muoversi. Il suo Stato Maggiore aveva rilevatoche, a differenza dei dirigibili terrestri e di frontiera, gravemen-te esposti al fuoco delle armi nemiche, in uso o in via d’adozio-ne, quelli marittimi sarebbero restati “invulnerabili” all’offesadelle navi avversarie, perché, per sottrarsi al tiro nemico,avrebbero sempre fatto in tempo ad alzarsi a una quota di cro-ciera nemmeno tanto elevata, rimanendo sempre in grado dimantenere una stretta, efficace e continua vigilanza. In più, da-te le dimensioni delle loro cabine, sicuramente avrebbero po-tuto ospitare apparati di comunicazione o armamenti pesanti,divenendo più efficaci e temibili.

L’aviazione navalenella Grande Guerra

Ciro Paoletti - Saggista

1 Una veduta della Stazione Miraglia di Venezia, il maggior idroscalo d’Europadurante la Grande Guerra con una capacità di circa 100 velivoli(Fototeca USMM)

2 13 settembre 1916, Gabriele D’Annunzio in procinto di decollare,in qualità di osservatore, a bordo di un idro Macchi L.1 dell’aviazione pilotato dal tenente di vascello Paolo Bologna per bombardarele aviorimesse dell’idroscalo di Parenzo (in Istria, attuale Croazia)(Fototeca USMM)

3 Un idrovolante biplano Curtiss di progetto statunitensecostruito in Italia, nel 1914-1915 e dalle modeste caratteristiche(Fototeca USMM)

4 Questa fotografia, presa sullo scalo della stazione idrovolantidi Sant’Andrea a Venezia, nel 1918, avanti all’hangar N. 2della 260^ Squadriglia, mostra, in primo piano, un idrovolante da cacciaaustro-ungarico del tipo Hansa Brandenburg A caduto in mani italiane(Collezione ANMI, fondo Scuz)

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altrettanti col brevetto di pilota d’aereo, mentre altri stavano ef-fettuando il necessario tirocinio. Per questo furono messi in bi-lancio dal Ministero della Marina 11 milioni e 400.000 lire per imateriali, divisi fra 9 milioni e 200.000 lire nell’esercizio finanzia-rio 1913-1914, e 2 milioni e 200.000 al seguente esercizio 1914-1915, per creare una “flotta aerea marina” di idrovolanti, idroae-roplani e dirigibili. A queste andavano sommate le cifre per le indennità al perso-nale e la manutenzione e sostituzione dei materiali, con unaprevisione di spesa di altri 4.200.000 lire nell’esercizio 1913-

1914, incrementati a 6.300.000 lire per il seguente esercizio fi-nanziario 1914-1915, stabilizzati a 6.000.000 annui a partire dal-l’esercizio 1915-1916. Si contava di impiegare quei fondi per costruire tre cantieri ae-ronautici per dirigibili sulle sponde dell’Adriatico e uno sulla co-sta tirrenica e poi eventualmente altri tre, ormeggiandovi dei di-rigibili M, il tipo “Medio” italiano, da 12.000 metri cubi, destinatiall’esplorazione e ad azioni marittime relativamente lontane. Sa-rebbero stati affiancati da dieci squadriglie di idrovolanti e cin-que di idroaeroplani basate in altrettante stazioni e destinate al-la difesa costiera, o da impiegarsi, vista la minore autonomia ri-spetto ai dirigibili, in esplorazioni ed azioni marittime ravvicinate. Si cominciò subito, predisponendo la cessione dal Ministerodella Guerra a quello della Marina del dirigibile M. 1, già pron-to, e del primo dei tre cantieri adriatici in allestimento.

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Contemporaneamente a Venezia, quindi presso il Comando del3° Dipartimento Marittimo, era stata istituita la “Sezione di Vene-zia” di idrovolanti, amministrata dal Genio Militare presso la Ma-rina, anziché dal Battaglione Aviatori del Regio Esercito. I mezzirestavano quindi dipendenti dal Genio e dall’Esercito, ma passa-vano alla Marina quanto all’impiego. Era comunque una soluzioneprovvisoria, perché era previsto che, all’approvazione del dise-gno di legge in quel momento in itinere, il 1° luglio 1913 la Mari-na avrebbe assunto direttamente l’amministrazione del ServizioAeronautico, istituendo a Venezia una sua Direzione dei serviziaeronautici. All’entrata in guerra, nel maggio del ’15, il programma era in at-to. Erano stati realizzati due dei tre aeroscali in allestimento,ognuno dei quali aveva un solo dirigibile, e se ne stavano co-struendo altri due. Gli aerei erano ancora solo 25 idrovolanti,divisi in cinque squadriglie basate in altrettante stazioni idrovo-lanti. Sul mare c’era l’Elba, nave appoggio idrovolanti dalla limi-tatissima capacità, che ne portava altri tre. I piloti erano solo 30e costituivano tutto il personale della forza aerea della Marina. Gli Austriaci avevano molti più idrovolanti e nessun dirigibile,ma per loro non fece alcuna differenza, anzi. Infatti lo scoppiodella guerra vide l’impiego immediato dei dirigibili italiani con-tro la sponda austroungarica e il loro quasi immediato insuc-cesso. Infatti in pochissimo tempo la perdita del Città di Ferra-ra e del Città di Jesi e la cattura dei loro equipaggi indusse laMarina e l’Esercito a puntare sugli aerei per le incursioni an-che oltremare e a impiegare i dirigibili sul fronte terrestre.

Gli aerei e i piloti

Il materiale conobbe una marcata evoluzione. La guerra erainiziata sugli idrovolanti francesi FBA e li si cominciò a costrui-re su licenza in Italia. Contemporaneamente la Macchi di Va-rese, grazie a un idro austriaco tipo Lohner preso dalla Mari-na, lo copiò come L 1, proponendo poi gli idro L 2 ed L 3, poi di-venuto M 3, dotandone l’aviazione navale e in seguito creò epropose l’ M 5 e l’M 7 da caccia e mitragliamento. Nel 1917presentò l’M 4, derivazione del precedente M 3, e lo miglioròcon un motore Isotta Fraschini da 190 hp come M 8, prima; poicon un Fiat da 300 hp denominandolo M 9. Entrambi erano perla ricognizione. La SIAI di Sesto Calende invece modificò l’FBA e ne nacque l’S8, antisom, da cui derivarono l’S 9 e l’S 13. L’Ansaldo produsse l’I-SVA, cioè lo SVA terrestre in versione idro biplano a due galleg-gianti, ma apparve nel 1918 e non entrò in linea nelle squadriglie.Si era pensato pure a un idro trimotore, ma il progettista, l’inge-gner Bresciani, morì in un incidente durante le prove di volo nel1916 e il progetto fu messo da parte. Con questi aerei, man mano che venivano acquisiti, nel primosemestre di guerra, da luglio a dicembre del 1915, l’aviazionenavale fronteggiò quella della Marina austriaca e, in quel pri-mo semestre di guerra, ai suoi 122 bombardamenti aerei rispo-se con soli 28, proprio a causa della scarsità di mezzi. Nel 1916 i bombardamenti austriaci salirono a 562, ai quali gliItaliani risposero con 154.

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5 L’idrocaccia Macchi M. 5 del comandante Luigi Bologna.Operativo dal luglio 1917 l’M. 5 si dimostrò un aereo dalle caratteristicheeccezionali in grado di imporsi e affrontare il combattimentomanovrato anche contro i caccia biplani terrestri austro-ungarici(Fototeca USMM)

6 Una celebre foto del dirigibile M.9 e un MAS ripresinel Golfo di Venezia significativa dell’efficace collaborazionetra i mezzi navali e quelli aerei della Regia Marina(Fototeca USMM)

7 Un dirigibile della Regia Marina del tipo “M” (ovvero Medio)fotografato nel corso di un decollo notturno(Fototeca USMM)

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Nel 1917 finalmente la situazione cominciò a invertirsi: agli 823bombardamenti dell’aviazione navale austroungarica si ribattécon 836 missioni, mentre nel 1918 i 523 bombardamenti nemicifurono doppiati da 1244 missioni italiane fino all’armistizio. In to-tale, nei 41 mesi di conflitto, l’aviazione navale italiana compì2362 missioni contro le 2049 di quella austroungarica e, a frontedi 38 aerei e 2 dirigibili persi in tutto l’arco del conflitto, con lamorte di 119 fra piloti e osservatori, l’aviazione della Regia Ma-rina abbatté 130 apparecchi nemici: 8 nei sette mesi del 1915, 29nel 1916, 47 nel 1917 e 46 nei dieci mesi di guerra del 1918. Oltre ai bombardamenti, l’aviazione navale provvide alla rico-gnizione semplice e fotografica, all’intercettazione degli aereinemici e, dopo la ritirata di Caporetto, al trasporto di agentiinformatori nel e dal territorio occupato dal nemico.In quest’ultima attività di distinse il ventiseienne tenente di va-scello Eugenio Casagrande, che, per le sue 16 rischiose azioni,oltre a una Medaglia d’Argento e una di Bronzo al Valor Milita-re, fu decorato anche della Medaglia d’Oro ed investito dal Redel titolo di conte di Villaviera, dal nome della località dove am-marava più spesso nelle sue missioni.Come cacciatore fra i marinai il migliore fu il poco più che tren-tenne tenente di vascello Orazio Pierozzi, che, con sette abbat-timenti, si meritò due Medaglie d’Argento al Valor Militare e,dopo la morte precipitando in mare nel 1919, quella d’Oro al Va-lore di Marina alla memoria. L’aviazione navale fu poi una fucina in cui si forgiarono alcunedelle figure maggiori dell’Aeronautica Militare: il guardiamarinaAlberto Briganti, che fu pilota da bombardamento, meritò due Medaglie di Bronzo al ValorMilitare e divenne primasottocapo di Stato Maggioredell’Aeronautica e, poi, nel1952, Presidente del ConsiglioSupremo di Difesa;il tenente di vascelloFrancesco De Pinedo,veterano della Libia,trasvolatore famoso e sottocapo

di Stato Maggiore della Regia Aeronautica nel 1928-29; il guardia-marina Umberto Maddalena, pilota da ricognizione e da bombar-damento, che meritò ben tre Medaglie d’Argento e una di Bonzoal Valor Militare e due Croci di Guerra, e in seguito si fece una me-ritata fama come trasvolatore; il colonnello del Genio NavaleAlessandro Guidoni, brevettato pilota d’aereo e di idrovolante,che, oltre ad aver avuto un ruolo fondamentale nell’allestimentodella nave portaidrovolanti Europa, passato in Aeronautica, sa-rebbe in seguito divenuto Ispettore del Genio Aeronautico.

La Scuola di Taranto

Come si formavano i piloti? All’inizio della guerra il Regio De-creto 657 aveva autorizzato la Forza Armata ad arruolare avia-tori volontari.2 Poco tempo dopo era apparso chiaro non soloche la guerra sarebbe durata molto a lungo, ma che il numerodi piloti formati alla scuola di Sesto Calende non sarebbe ba-stato, perciò la Marina al principio dell’estate del 1916 istituì aTaranto la Scuola di Aviazione e diramò a tutti i comandi, inclu-se le scuole e l’Accademia, l’ordine di invitare il personale a fa-re domanda d’ammissione.Il primo corso iniziò nell’estate del 1916, il secondo a metà di-cembre, ma entrambi con una limitazione, perché l’ammiraglioCasanova, ispettore dei sommergibili e dell’aviazione, aveva sta-bilito che i piloti andassero forniti solo dall’Esercito e la Marinapotesse creare solo osservatori, corso del quale fu messo a ca-po il tenente di vascello Calderara, allievo di Wilbur Wright aCentocelle e titolare del famoso brevetto di volo numero 1. La scuola dipendeva dal Comandante dell’Aeronautica per il Bas-so Adriatico, capitano di fregata Denti Amari di Pirajno, noto diri-gibilista, ed era comandata dal tenente di vascello Ugo de Rossidel Lion Nero, pilota veterano della Libia e futuro diplomatico. Gliistruttori erano tanto civili che militari, sia ufficiali che sottufficia-li, e l’attività di volo si faceva in Mar Piccolo, a Punta Pizzone.Le materie erano: segnalazioni con bandiere, segnalazioni conlampada Donath, radiotelegrafia, rotta e orientamento, motori,lancio bombe, tiro con mitragliatrice contro palloncini, voli esplo-razione; i voti, come al solito, erano in ventesimi.Chi non passava, veniva rispedito al reparto o alla nave di prove-nienza. Alcuni, spaventati dagli incidenti, rinunciarono in fretta.

Aviazione navale

Le infrastrutture erano minime, tant’è vero che i 16 ufficiali fre-quentatori vennero alloggiati sulla Regia Nave Sicilia, il cui se-condo, capitano di corvetta Tornielli di Crestvolant, profittò su-bito della presenza di tanti ufficiali a bordo per inserirli nei ser-vizi d’ispezione, che fossero previsti o no. La sostituzione del Duca degli Abruzzi coll’ammiraglio Thaonde Revel nel gennaio del 1917 portò a un drastico cambio e laMarina poté cominciare a formare i suoi piloti, ragion per cuimetà dei frequentatori della Scuola fu passata d’ufficio al pilo-taggio. L’attività di volo coi doppi comandi iniziò il 1° maggio del1917. Il brevetto venne concesso agli allievi dopo quattro volida soli, con un quinto volo, sempre da soli ai comandi.Il terzo corso, iniziato ai primi di luglio del 1917, fu quindi il pri-mo ad avere dei piloti formati come tali fin dal principio e daesso sarebbero usciti De Pinedo, Casagrande e Filippo Zappi,l’ufficiale di rotta di Nobile sull’Italia. La Scuola fu potenziata,per preparare 120 piloti contemporaneamente, costruendo duehangar per il ricovero di 20 aerei, depositi, magazzini, aule e glialloggi per 50 ufficiali, altrettanti sottufficiali e 300 sottocapi ecomuni. La costruzione non fu velocissima e, quando il corsocominciò, i 30 ufficiali e i 50 sottufficiali vennero alloggiati in-sieme a 300 marinai sull’Etruria, su cui furono sistemati pure ilcomando, gli uffici, la stazione radio e l’infermeria. La RegiaNave inoltre serviva pure da pompa antincendio e semaforo. L’attività di volo era adesso di sette ore giornaliere, un turno lamattina e uno il pomeriggio, con dei voli notturni nei periodi diluna. La prima fase di circa venti lezioni prevedeva decolli eammaraggi, mentre le dieci della seconda fase si concentrava-no sul volo curvo e sulle salite e discese in spirali larghe estrette, adoperando l’idrovolante L 1, che sostanzialmente erail Lohner austriaco riprodotto dalla Macchi. Al termine, chi aveva superato le prime due fasi – vigeva sem-pre la regola della dismissione e restituzione al reparto o naved’origine dei non sufficienti – passava sull’F.B.A. soprannomina-to dagli allievi “Fate Bene Attenzione”, per una serie di voli sen-za istruttore della durata complessiva di cinque ore, culminantiin una missione di oltre un’ora, al compimento della quale si ot-tenevano il brevetto di “allievo pilota” e l’invio ai reparti di volo.

L’evoluzione organica

Le Circolari Ministeriali della Guerra n. 12 e 769 del 1916 fissa-rono3 a Torino la sede della Direzione tecnica dell’Aviazione mi-litare, creandole delle Sezioni distaccate preposte alla vigilan-za, costruzione e collaudo dei lavori a Milano, Genova, Napolie dove fosse poi risultato utile. Poco dopo, le parti studi, espe-rienze, costruzioni, allestimento, impianto di aeroscali, stazioni

e istruzione del personale dei servizi aeronautici della Guerra edella Marina furono riunite alle dipendenze del Ministero dellaGuerra4 per quanto riguardava:

a) studi ed esperienze relative alla navigazione aerea su terrae su acqua;

b) costruzione ed allestimento di tutti i velivoli ed aeronavi; c) impianto mantenimento e rifornimento di tutti gli aeroscali,

stazioni di aerostati o di velivoli, fatta eccezione per la co-struzione ed armamento di speciali navi e galleggianti daadibirsi esclusivamente a servizi aerei;

d) preparazione ed istruzione del personale occorrente per tut-ti i bisogni della navigazione aerea, solo restando alla regiamarina l’obbligo di provvedere ufficiali osservatori per le ae-ronavi e per i velivoli assegnati ai servizi della marina.5

I fondi del bilancio della Guerra sarebbero stati impiegati allespese di funzionamento del servizio, quelli della Marina solo pergli ufficiali osservatori della Marina e per l’eventuale costruzio-ni di navi per i servizi aerei, anche se, come sappiamo, dal mag-gio del 1915 il Ministro della Marina era stato autorizzato a re-clutare aviatori volontari.6 Il Ministero della Marina avrebbestabilito le caratteristiche e il numero di aeronavi, aerostati, ae-rei e stazioni aeronautiche occorrenti alla Marina; e il Ministe-ro della Guerra avrebbe provveduto nei tempi previsti, salvo ilcaso di insufficienza degli stanziamenti, o d’inadempienza con-trattuale o incapacità produttiva da parte delle ditte. In quel ca-so i due ministeri si sarebbero accordati per una riduzione,eventualmente coll’intervento del Presidente del Consiglio.“I mezzi aerei destinati all’esercito non possono essere impiegatiper la marina, né viceversa quelli della marina per l’esercito, sal-vo casi eccezionali e previo consenso del ministero interessato.Di regola il personale adibito ai servizi aeronautici della marinavi resta assegnato in modo permanente e non viene cambiatose non per gli inevitabili movimenti conseguenti a promozioniod a sopravvenuta inabilità a disimpegnare le relative specifi-che attribuzioni.Le stazioni aeronautiche destinate al servizio esclusivo dellaregia marina dipendono disciplinarmente e per tutto ciò che ri-guarda esercitazioni ed impiego guerresco dalle autorità nava-li nella cui giurisdizione sono dislocate.”7

Con queste regole generali, la Marina attraversò il conflitto, al-la fine del quale la sua Forza Aerea risultava divisa in otto co-mandi aeronautici, dipendeva dal Capo di Stato Maggiore del-la Marina e allineava 5.538 uomini di ogni grado, fra piloti e per-sonale di governo, 675 aerei basati in 40 “stazioni di velivoli” e17 dirigibili operanti da 14 aeroscali.

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1 Cfr. Atti del Parlamento Italiano, Camera deiDeputati, Sessione 1907-913, Documento n. 1234 –A, Roma, Tipografia della Camera dei Deputati,1914, pag. 35.

2 Regio Decreto Legge 13 maggio 1915, n. 657, Colquale il Ministero della Marina ha facoltà diautorizzare uno speciale arruolamento volontario diaviatori, pubblicato sulla “Gazzetta ufficiale delregno” n. 125, del 21 maggio 1915

3 Pubblicate sul “Giornale Militare” del 1916,rispettivamente a pag. 18 e a pag. 2006.

4 Decreto Luogotenenziale 7 settembre 1916, n. 1213,Riunione dei servizi aeronauticidel Regio Esercito e della Regia Marinasotto l’azione e la dipendenzadel Ministero della Guerra,sulla “Gazzetta ufficiale del regno” n. 229del 29 settembre 1916

5 D. Lgt. 1213/1916, cit., art. 2.

6 Regio Decreto Legge 13 maggio 1915, n. 657,Col quale il Ministero della Marinaha facoltà di autorizzare uno specialearruolamento volontario di aviatori,pubblicato sulla “Gazzetta ufficiale del regno” n. 125,del 21 maggio 1915.

7 Idem, art. 3.

NOTE

8 La nave appoggio idrovolanti italianaEuropa (ex mercantile Quarto),fotografata a Valona nel 1918(Fototeca USMM)