lav Racconti e Opinionioro esalute il Valdese? Chiudete€¦ · fronte all'aumento record del...

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a pagina 14 Lettera aperta Noi che la sanità piemontese la facciamo a pagina 8 Le malattie professionali da MOBBING STRAINING STALKING e a pagina 10 raccontiamo una storia, come tante Sanità stuprata lavoro lacerato Balle spaziali e non si vergognano Balduzzi ci dà il colpo di grazia Sicurezza lavoro: via le incertezze CSI sotto la scure privatistica Infermieri: crisi d’identità e lavoro? Anziani indotti alla sofferenza OSS: la Regione fa finta di niente Sert: il metadone fa proprio bene? In realtà cosa c’è dentro i vaccini? HIV: le donne e le false credenze Farmaci&affari sulla pelle dei sani Un decreto avvelena l’acqua? La salute dei migranti a Torino Lavorare con i bambini autistici Quello che non si dice di Grillo Dieci passi per fregare il popolo --------------------------------- e altro ancora Racconti e Opinioni la la la la la v v v v v or or or or or o o o o o e salut salut salut salut salut e e e e e 2 5 6 13 16 18 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 - Anno 28 * n. 5 * novembre 2012 * Periodico diretto da franco cilenti Pubblicazione finanziata da promotori e lettori www.lavoroesalute.org Periodico dell’associazione onlus “Medicina Democratica” Dir. resp. fulvio aurora * Edizione del Piemonte O ti racconti O sei raccontato Scrivi a [email protected] IL DENTISTA SOCIALE a Torino Meno 50% dei prezzi di mercato Meno 30-40% delle tariffe pubbliche 333.3391309 - 339.6735043 info. a pag. 30 Cota, Presidente della Giunta e Monferino assessore alla sanità Chi ci sarà alle elezioni 2013? Un’alleanza di sinistra coerente, contro le tragedie prodotte dai partiti tutori di Monti, Fornero e Marchionne Chiudete il Valdese? Vergognatevi! a pag. 13 Diritti e civiltà 4 referendum LE NOSTRE PRIMARIE pag. 31 e 32 2 + 2 Piano sanitario e Federazioni Sanità a dieta? No, è induzione all’anoressia Immobiliare sanità Ospedali a banche e assicurazioni? Eleonora Artesio a pagina 12 Loro stanno distruggendo il servizio pubblico e noi lavoratori siamo allo sbando a pagina 3 Produttività: l’accordo truffa pag. 4 cafè rebelde a domicilio info. a pag. 30

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a pagina 14

Lettera apertaNoi che la sanitàpiemontese la facciamo

a pagina 8Le malattieprofessionali daMOBBINGSTRAININGSTALKINGe a pagina 10 raccontiamouna storia,come tante

Sanità stupratalavoro lacerato

Balle spaziali e non si vergognanoBalduzzi ci dà il colpo di graziaSicurezza lavoro: via le incertezzeCSI sotto la scure privatisticaInfermieri: crisi d’identità e lavoro?Anziani indotti alla sofferenzaOSS: la Regione fa finta di nienteSert: il metadone fa proprio bene?In realtà cosa c’è dentro i vaccini?HIV: le donne e le false credenzeFarmaci&affari sulla pelle dei saniUn decreto avvelena l’acqua?La salute dei migranti a TorinoLavorare con i bambini autisticiQuello che non si dice di GrilloDieci passi per fregare il popolo--------------------------------- e altro ancora

Racconti e Opinioni

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Anno 28 * n. 5 * novembre 2012 * Periodico diretto da franco cilenti

Pubblicazione finanziata da promotori e lettori

www.lavoroesalute.org

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IL DENTISTA SOCIALE a TorinoMeno 50% dei prezzi di mercato Meno 30-40% delle tariffe pubbliche

333.3391309 - 339.6735043 info. a pag. 30

Cota,Presidente

della Giuntae Monferino

assessorealla sanità

Chi ci sarà alleelezioni 2013?Un’alleanza di

sinistra coerente,contro le tragedie

prodotte daipartiti tutori diMonti, Forneroe Marchionne

Chiudeteil Valdese?

Vergognatevi!

a pag. 13

Diritti e civiltà

4 referendum

LE NOSTRE PRIMARIEpag. 31 e 32

2

+

2

Piano sanitarioe Federazioni

Sanità a dieta?No, è induzioneall’anoressiaImmobiliare sanità

Ospedalia banche eassicurazioni?Eleonora Artesioa pagina 12

Loro stanno distruggendo il servizio pubblicoe noi lavoratori siamo allo sbando

a pagina 3

Produttività: l’accordo truffa pag. 4

cafè rebelde a domicilio info. a pag. 30

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"La Speranzaha due bellissimifigli: lo sdegnoe il coraggio .....Lo sdegno perla realtà delle cose,il coraggio percambiarle"

Pablo Neruda

2 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e anno 28° n° 5 novembre 2012

http://www.unione-comuni.it/index.php?status=periodico&comune=3&edizione=13&articolo=288

Balle spaziali enon si vergognano

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i PD (insieme a PdL e UdC) sono statitagliati oltre 23 miliardi dal fondosanitario nazionale; pari al 20 % inmeno del finanziamento totale. Laconseguenza è l'applicazione in cre-scendo di nuovi ticket sanitari e di ta-gli di letti negli ospedali.La Federfarma sostiene che le quotedi partecipazione a carico dei citta-dini sono passate dal 7,4% del giu-gno 2010 all'11,2 % del 2011. Risul-tato: ci sono più ticket e si rimborsameno.

Ha votato il partito per avere unargine contro Berlusconi e il Pd, conil cavaliere, ci ha fatto un governo,questo di Monti.Ha votato PD per salvaguardarewelfare, lavoro e pensioni e si è vistotagliare stato sociale, articolo 18 eprestazioni pensionistiche.

Ha votato il PD a difesa dellacostituzione e il PD, con Berlusconi,l'ha modificata inserendo il pareggiodi bilancio stravolgendo l'economiadi uno stato sociale basato su diritti edoveri, oggi restano solo i doveri difronte all'aumento record del debitopubblico, della grave situazione del-la bilancia import-export, del crollodella produzione industriale, dell'au-mento senza fine dei disoccupati.

Sono umani quei politici che co-stringono a presidi di lotta, per po-che ma vitali risorse, i malati di SLA eintanto si regalano 2,5 miliardi allebanche italiane e finanziano le ban-che estere fallite a causa della specu-lazione.Nel mentre si continua a fare delle ta-sche degli italiani il pozzo di SanPatrizio del Vaticano esonerandolodal pagamento dell'IMU.

Tutti crimini politici rivendicatidal PD, in combutta con la destraBerlusconiana e leghista che dice dicombattere.....in campagna elettorale.Appunto, dicono balle spaziali.

La vergogna è uno spartiacquetra l'umanità e la disumanità? Credodi sì quando si gioca con la vita dellepersone. Le parole hanno un peso e ifatti compiuti da una persona nonsono mai innocui per gli altri che, vo-lenti o nolenti, ai quei fatti sono co-stretti a legare le proprie condizionidi lavoro e di vita. Va da sé che unapersona del genere umano dovrebbevergognarsi quando si rende contoche le sue parole e i suoi atti compor-tano sofferenze altrui, ma chi non sene rende conto è da classificare, rispet-tare, come umano? Io credo di no.

Ecco perché faccio fatica a decli-nare come umanità tutta quella genteche con l'arma del potere: politico,economico-finanziario, d'impresa pri-vata/pubblica, editoriale, parlano edecidono (spesso in associazione d'in-tenti affaristici) a prescindere dai dan-ni umani che provocano.

Per vent'anni il popolo italiano,in grossa parte consenziente e tifoso,ha permesso ha un basso affarista,misogino e incline a delinquere, diaccumulare potere monarchico e im-mense ricchezze sottratte con l'ingan-no delle leggi, della persuasione tele-visiva e della complicità di un sistemaaffine.

Mi chiedo se quella parte politi-ca che ha consapevolmente permessoquesti crimini non debba vergognar-si, nel caso si senta far parte del ge-nere umano e non di questo sistemapolitico/l'anno per 20 anni.Mi sono fatto la domanda e facciopresto a darmi la risposta: non pos-sono permettersi di vergognarsi per undato davanti agli occhi di tutti: an-che senza il basso affarista milanesecontinuano, in parole e opere, a per-petuare gli stessi danni, rendendolipermanenti e mistificandoli di effetti

positivi per le vittime.Monti, Fornero e resto della banda,Napolitano e partiti tutori (PD-PdL-UdC) non se ne vergognano. Anzi,per coprirsi da sorprese popolari stan-no preparando la truffa del sistemaelettorale, ottimizzando la porcata diBerlusconi e Bossi.

Ma come fanno anon vergognarsi?Non si pongono ne-anche la domanda,questi attempatibamboccioni cocco-lati dal servilismo

dell'informazione cartacea e televisi-va che irradia balle spaziali, menten-do sulla realtà per nasconderla sottoun tappeto di facezie, vedi le primariedel PD che da semplice conta tra lefazioni interne viene trasformata intelenovela, con annesse comparsescenografiche.

Quello che non sopporto è l'in-consapevolezza di chi è andato a vo-tare non sapendo, o facendo finta dinon sapere, che la partecipazione alleprimarie del PD vincola isottoscrittori a sostenere gli impegniinternazionali e ai trattati sottoscrittidal governo Monti e prima ancora daBerlusconi. Meglio sottolineare quest'aspetto, anche per chiarire un concet-to agli elettori di Vendola e agli altridi sinistra che intendono votare l'al-leanza col PD.

E se provassero gli elettori del PDa vergognarsi del voto masochista checoncedono senza remore? E' una do-manda lecita, considerandoli perso-ne pensanti e quindi provo a fare al-cune considerazioni utili a un rientronella realtà per chi ha intenzione dicontinuare a votare PD (e alleati).

A. la distruzione della previdenza pub-blica approvata dal Pd;B. la cancellazione dell'articolo 18,il taglio degli ammortizzatori sociali,l'aumento della precarietà, approvatidal Pd.C. l'introduzione dell'odioso obbligodel "pareggio di bilancio" in Costitu-zione che obbliga l'Italia a non inve-stire e spendere nei servizi pubblici aicittadini per i prossimi vent'anniD. la ratifica del Fiscal Compact, cheprevede 45 miliardi di taglidella spesa riferita ai servizi pubblici.Inoltre, con la politica della spendingreview del governo Monti, i cui prov-vedimenti sono stati sempre votati dal

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Elezioni politiche 2013 tragicomiche? NO!Con un’alleanza di sinistra coerente, contro le tragedieprodotte dai partiti tutori di Monti, Fornero e Marchionnee ad un comico che gioca, come Berlusconi, a fare l’uomo forte

Cambiare si può!

anno 28° n° 5 novembre 2012 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 3

sul blog

http://blog.libero.it/lavoroesaluteLavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali

È un'alternativa che si fonda sulle promesse diciviltà contenute nella nostra Carta fondamentale:la Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hannodiritto al lavoro e, in quanto lavoratori, a una retri-buzione sufficiente ad assicurare un'esistenza liberae dignitosa: noi vogliamo che questi principi sianoattuati e posti a base delle politiche economiche esociali. È un'alternativa che esprime una cultura po-litica nuova, che si prende cura degli altri e rifiuta illeaderismo, che parla il linguaggio della vita dellepersone e non quello degli apparati, che include nel-le discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanzaattiva. Un'alternativa capace di fare emergere, conl'impegno collettivo, una nuova rappresentanza po-litica preparata, capace, disinteressata al tornacontopersonale e realmente al servizio della comunità.

Un'alternativa in grado di produrre antidoti aquel sistema clientelare che ha generato corruzionee inquinamento mafioso e di trasformare lo stato ren-dendolo trasparente, de-centralizzato ed efficiente.Un'alternativa, quindi, che guarda a un mondo di-verso, in cui si rispetti l'ambiente, siano valorizzati ibeni comuni, si pratichi l'accoglienza, si assicuri atutte e tutti la possibilità di una vita degna di esserevissuta anche se si è vecchi, malati o senza lavoro ose si è arrivati nel nostro paese per viverci e lavora-re. Non è un'illusione, ma il compito di una politicalungimirante: il welfare, lungi dall'essere un lusso deiperiodi di prosperità, è la strada che ha portato allasoluzione delle grandi crisi economiche del secoloscorso. E non c'è solo una prospettiva di tempi lun-ghi.Ci sono azioni positive da realizzare e sceltesbagliate da contrastare. Subito.

Le differenze economiche e sociali crescono,le disonestà individuali o di gruppi sono diventatecorruzione del sistema, la distanza tra stato e societàe tra organi rappresentativi e cittadini non è mai sta-ta così elevata. La possibilità di contare e di decideresulla propria vita e sul proprio futuro è quotidiana-mente frustrata da decisioni verticistiche eincontrollabili. Così lo stesso desiderio di partecipa-zione politica si affievolisce, riducendosi a esplosio-ni di rabbia, alla fuga dal voto o all'adesione a propo-ste populiste (egualmente presenti dentro e fuori leforze politiche tradizionali). Prevale l'idea che nonci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligatae "imposta dall'Europa" (cioè dai mercati). Il model-lo sociale europeo è cancellato dalle compatibilitàeconomico-finanziarie in una concezione dell'eco-nomia che non lascia spazio alla politica.

Questa posizione è stata da tempo abbracciatadal Partito democratico e si è tradotta nell'appoggiosenza se e senza ma al governo Monti, nel concorsoall'approvazione del cosiddetto patto fiscale e dellamodifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nelcontributo alla riduzione delle tutele del lavoro, nelsostegno alle grandi opere, nel frequente aggiramentodell'esito referendario in favore dell'acqua pubblica.È una prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo,il gruppo dirigente di Sel con la scelta di parteciparealle primarie, in una alleanza che ne sancisce lasubalternità al Partito democratico (a prescinderedallo stesso esito delle primarie). Dall'altra parte c'èla posizione del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo,che, pur partendo da una condivisibile critica radi-cale di questa classe politica e di questi partiti, nonoffre risposte sul piano della democrazia costituzio-nale e di una diversa uscita dalla crisi in atto.

A fronte di ciò non è più possibile stare a guar-dare o limitarsi alla critica.L'attuale pensiero unico e il conseguente orizzontepolitico sono modificabili. Esiste un'alternativa for-te, sobria e convincente alla politica liberista che, intutta Europa, sta distruggendo il tessuto sociale sen-za dare soluzione a una crisi che non accenna a di-minuire nonostante le rassicurazioni di facciata.

loro e noipensieri, parole ed opere

La maggior partedegli italiani

è stata molto spessomasochista nel voto,

facendosi molto male,A marzo ce la farà

ad allontanarsidai quei partiti sadici?

cile542012

Elenco promotori,e per aderire

www.cambiaresipuo.net

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4 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 28° 5 novembre 2012

altro che contratti e diritti.Tutto questo non ha

nulla a che fare con la di-fesa dell'occupazione masolo con quella dei profit-ti. Anzi la disoccupazionedi massa è indispensabileper costringere i lavorato-ri a piegarsi alsupersfruttamento. La di-soccupazione deve resta-

re e crescere, altrimenti il modello non funziona. Atale fine il governo mette a disposizione la riduzionedelle tasse solo per il salario flessibile. Mentre allamaggioranza dei lavoratori viene calata la paga, unaminoranza può mantenere il potere d'acquisto se la-vora di più in una azienda che va bene, e solo questaminoranza avrà meno tasse sulla busta paga. Questomentre non si trovano più i fondi per la cassa inte-grazione o per l'indennità di disoccupazione.

Questo non è solo un accordo sindacale è unprogetto di selezione sociale. Ed è la vera rispostaalla crisi di Monti e degli interessi di classe che rap-presenta. Interessi che impongono una svalutazionesociale del lavoro sempre più brutale, visto che quel-la che dura da trent'anni non è stata sufficiente.

Questo modello sociale reazionario si appoggiasu un sistema corporativo di caste e interessi buro-cratici organizzati. Tutto il sistema delle imprese, com-prese naturalmente le cooperative e le piccole azien-de strettamente legate a partito democratico, ha sot-toscritto con entusiasmo il testo. Tra i sindacati, ifirmatari sono tutti coloro che hanno già sottoscrittole stesse condizioni alla Fiat, ricevendone in cambiola facoltà di sopravvivere protetti dal padrone.

A tutto questo bisogna ribellarsicome fanno tutti i popoli d 'Europache subiscono lo stesso massacrovoluto dai padroni, dalle banche,dalla finanza.Bisogna contestare i dirigenti di CISLUIL e UGL che ancora una volta firmano porcherie ai dammi dichi lavora.La CGIL che non ha firmato deve oraessere coerente e combattere ovunquel'accordo e chi lo sostiene senzapasticci e ambiguità.La prima cosa da fare è toglierela firma dall'accordo del 28 giugno2011, che ha aperto la via a questodisastro, sociale, sindacale e politico.

VERGOGNOSO ACCORDO TRUFFADI CISL E UIL COL GOVERNO

Produttività:un imbroglioreazionarioCancella il contratto nazionalee applica in tutti i luoghi di lavoroil modello MarchionneIl patto sulla produttività rappresenta un concen-trato delle ideologie reazionarie e della programma-ta iniquità che è alla base della agenda Monti.

La tesi di fondo che l'ispira è un brutale imbro-glio di classe. La produttività italiana ha toccato ilmassimo negli anni 70, quando il potere dei lavora-tori nelle imprese e nel mercato del lavoro era almassimo. Da allora è sempredeclinata, fino a crollarequando il sistema economi-co è stato strangolato dai vin-coli dell'euro e del liberismoeuropeo.

In tutti questi anni il sa-lario ha solo perso posizioni,sia rispetto ai profitti sia nelconfronto con gli altri paesiOcse. Un operaio italiano inun anno lavora due mesi inpiù del suo equivalente tedesco, eppure la produtti-vità della Germania è ai vertici.

Allora perché in Italia si fa un accordo che chie-de a chi lavora ancora più orario in cambio di ancormeno salario? (...)Per la stessa ragione per la quale Monti vanta oggi ilpiù feroce sistema pensionistico europeo, la massi-ma flessibilità del lavoro i più brutali tagli alla scuolapubblica e allo stato sociale, e allo stesso tempo pro-clama che questo è solo l'inizio e pretende che i suoisuccessori di centrosinistra continuino sulla stessastrada.

Perché c'é un metodo in questa follia. Se l'Italiadeve sottostare ai drastici vincoli dei patti di stabilitàeuropea, delle banche e della finanza, della monetaunica, dei governi conservatori, se il sistema delleimprese vuole incrementare i margini di profitto no-nostante la crisi, allora è chiaro che l'unica leva cherimane, l'unica reale flessibilità è quella che vienedal supersfruttamento del lavoro.

Il patto sulla produttività estende ovunque il si-stema Marchionne: i pochi che ancora lavorano de-vono accettare di farlo ai prezzi del mercato globale, C

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Bonanni e Angeletti

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anno 28° n° 5 novembre 2012 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 5

La Cgil finora non ha aderito all'accordo, maannaspando in un mare di contraddizioni e incertezze.Il patto sulla produttività è in pochi anni il terzo ac-cordo interconfederale che devasta il contratto na-zionale e tutto il potere di contrattazione del lavoro.Il primo nel gennaio 2009 non è stato sottoscrittodalla Cgil. Il secondo, in pura continuità con il pre-cedente, il 28 giugno del 2011 è invece stato firmatodalla stessa Cgil, che anzi con la Fiom oggi ne riven-dica la piena applicazione. Ora il patto sulla produt-tività scioglie ai danni dei lavoratori alcune formuleambigue dell'accordo precedente, demolendodefinitivamente il contratto nazionale.

Ma firmare una volta sì e una no non costruisceun'alternativa al cedimento, a maggior ragione poiquando i principali contratti nazionali già dispensa-no un'orgia di flessibilità e solo nei metalmeccanicila contrattazione è separata.Il no della Cgil è dunque di fronte al solito bivio oveda tempo si dividono tutte le posizioni critiche verso

il liberismo. Si fa sul serio, oppure si testimonia ildissenso e poi ci si adatta alle nuove schiavitù ricer-cando il male minore?

Il bivio dei contratti è lo stesso della politica. Ilcentrosinistra ha già deciso di far finta di superareMonti, mentre sottoscrive tutte gli impegni assuntidall'attuale governo. La Cgil seguirà la stessa strada,cedendo con adeguata fermezza alla cancellazionedi ogni solidarietà contrattuale tra i lavoratori?Se non si vuole seguire un copione già recitato tantevolte, non basta non firmare l'accordo. Se non si èd'accordo con il patto sulla produttività, bisogna com-batterlo, disobbedire alle sue regole, scontrarsi conchi invece le accetta.

O si sta, anche solo passivamente, con Monti, lasua politica, i suoi accordi, o si sta contro di essi econtro chi li sostiene, in mezzo ci sono solo impo-tenza e ipocrisia.

Giorgio Cremaschi20/11/2012

Se è vero che il peggionon è mai venuto, la leggedi stabilità che è in discus-sione al Consiglio dei mini-stri conferma drammatica-mente questa regola. Lavittima come al solito è laSanità pubblica.

Oltre ad essere perfet-tamente inutile la prospet-tiva indicata dal DecretoBalduzzi (a che serve tene-re aperti degli studi medicidi base, inadatti all'emer-genza, durante la notte?),la sua pratica realizzazioneè impossibile anche pre-scindendo dall'ulteriore taglio di un miliardo.

Insostenibili (oltre che inutili) sarebbero, infatti, icosti correlati con un'organizzazione dell'assistenza diMedicina generale territoriale così come prevista daldecreto Balduzzi. Costi relativi al reperimento del perso-nale e soprattutto degli edifici che dovrebbero ospitarequesti megapoliambulatori. Senza contare che, essendol'adesione dei medici di medicina generale non obbli-gatoria, non c'è alcuna garanzia di operatività.

Questa parte del decreto Balduzzi, quella più sba-gliata e odiosamente demagogica, è destinata a perdersinel nulla come tante altre vanagloriose proposte. Il suounico scopo è quello di creare confusione nella genteche avrà l'impressione che qualcosa di socialmenteutile venga fatto.

Mentre invece quello che viene fatto veramente èsottrarre un altro miliardo di euro alla sanità pubblica.Non bastavano i 22 miliardi di tagli già previsti per iprossimi tre anni. Ci voleva anche questo ulteriore sadi-co ritocco.

Allora noi, poveri mortali, ci chiediamo: ma,

dall'alto di questa scienza,come è possibile che ilMinistro Balduzzi abbiapartorito la più strampala-ta, inconcludente e dema-gogica microriforma dellaSanità della storia delnostro paese?

Come si fa a far credereagli italiani - è questa lastruttura portante del de-creto che prende il suonome, divenuto purtroppolegge dello Stato - che diqui a poco potranno di-sporre di Poliambulatoriaperti sul territorio 24 oresu 24, senza che le Regioni

abbiano a disposizione un euro per realizzarli. E, poi, èpossibile che non abbiano informato il ministro che dinotte il medico di famiglia non serve perché se uno habisogno di una aspirina può aspettare il giorno dopo?E quindi che questi poliambulatori, oltre che irrealiz-zabili, sono anche inutili?

Nessuno gli ha spiegato che in Italia esistono deidistretti sociosanitari a cui è demandato il compito diorganizzare le cure primarie e che ad essi spetta anchequ ello di organizzare l'assistenza territoriale secondo lespecificità del territorio e, magari, che questi distrettisono alla frutta a causa dei tagli e dei piani regionali dirientro?

Sono domande per le quali non ci sono risposte. Oforse sì, una ce n'è. La cosa più probabile è che il mini-stro, di intesa con Monti, intenda confondere gli italia-ni per distrarli da un fatto semplice: la sistematica de-vastazione della Sanità pubblica a favore del privato.Ma, fatecelo dire, per fare questo non c'era bisogno deititoli di Balduzzi: bastava un ministro qualunque.

Balduzzi assestail colpo di graziaalla sanità

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C’èin giromolta

apprensione etanta insicurezza, non è più causate

dalla paura generatadai media e dalla destraleghista e berlusconiana

sugli extracomunitari.I timori per il futuro

prossimo riguardanola salute, messa a rischio

dai tagli mortali alla sanità.

Roberto Gramiccia Resp. nazionale sanità Rifondazione Comunista

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Tra i tanti paradossi che caratteriz-zano le ordinarie esperienzeorganizzative, c'è anche quello del rap-porto tra sicurezza e risorse umane. Glioperatori di questi due campi d'azioneorganizzativa spesso fanno fatica a co-operare nonostante che condividanonumerosi riferimenti concettuali. Ilprincipale spazio di convergenza dei ri-ferimenti teorici e degli interventi ope-rativi tra operatori della sicurezza e dellagestione risorse umane è il comporta-mento umano come fattore concorren-te nella genesi di oltre l'ottanta per centodi incidenti e infortuni.

Proprio sui riferimenti concettua-li e teorici al comportamento umano,per chi si occupa di sicurezza e per chisi occupa di risorse umane, si pone ungenerale problema di spostamento dalparadigma di previsione deterministicoa quello probabilistico.

Un paradigma (1) costituisce il ter-mine di riferimento di una comunitàscientifica o operativa.Normalmente, il paradigma resta im-plicito e dato per scontato. Pertanto, sudi esso, i membri della comunità chelo usa non si soffermano a riesaminarnei presupposti e le implicazioni. Lacriticità nascente è proprio quella delleimplicazioni, perché un paradigma dàforma alle teorie, ovvero ai sistemi dicredenze con cui cerchiamo di spiega-re e dare significato alle cose avvenute

e, soprattutto, di prevedere quelle cheavverranno. A loro volta, le teorie im-plicano conseguenze sulle decisioni esulla condotta comportamentale.

Il paradigma di previsionedeterministico si basa sulla presuntapiena conoscibilità dei fattori causali edelle leggi che legano i fattori causaliagli effetti.Come questo paradigma abbia costitu-ito per molti anni il fondamento del-l'approccio alla prevenzione dei rischiper salute e sicurezza è abbastanza evi-dente.

In effetti, storicamente, il paradi-gma di previsione deterministico ha de-limitato il campo e condizionato leprassi operative non solo nella gestio-ne della sicurezza, ma anche nel piùvasto mare della gestione delle risorseumane: pianificazione e dimensio-namento del personale, reclutamento,selezione, inserimento, formazione,percorsi di carriera, sistemi di retribu-zione e incentivanti ecc.

Tutte queste politiche delle risor-se umane assumono forme fortementesegnate dal paradigma di riferimento.Con il paradigma di previsione

Lavoro e Salute nei suoi quasi trentennali ragionamenti e proposte, su come ren-dere applicabili le normative sulla sicurezza sul lavoro, per integrare la prevenzionee la gestione dei rischi con le politiche organizzative, nonchè superare i limiti del-l'approccio tecnico normativo alla prevenzione dei rischi per salute e sicurezza sullavoro, ha sempre evidenziato la mancata connessione di due aspetti determinanti:i singoli articoli di legge (626/94 e 81/08) e l’organizzazione del lavoro, quella realequotidiana fatto di fattori umani e non quella ipotizzata dei contratti e dei regola-menti aziendali spesso intrisi di mediazioni avulse dai contesti lavoratori. Questomancato fattivo intreccio non ha consentito nessuna fattiva applicazione dei detta-mi di legge e tantomeno ha creato i presupposti di una cultura della prevenzione, edi una formazione degli addetti alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Tanto è vero cheancora oggi ci si trova di fronte a piccoli e superficiali aziendali atti burocratici e a scarse capacità dei Rappre-sentati dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS). Poco incisivi, nell’economia generale del lavoro e sull’individua-zione e lettura corretta dei potenziali rischi esistenti, risultano il lodevole nozionismo di alcuni soggetti aziendalie l’attivismo volontaristico di qualche RLS. Il contributo che pubblichiamo affronta questo aspetto di mancatointreccio e ci permette di conoscere un nuovo approccio, quello sistemico, per la formazione complessiva allavalutazione e gestione dei rischi nel lavoro. franco cilenti - già RLS

Sicurezza sul lavorola rivoluzione dell'incertezza

dott.Attilio

Pagano

presidenteAssociazione

AiNts

deterministico si assume la pienaconoscibilità delle dimensioni socialie psicologiche che caratterizzano il rap-porto individuo-organizzazione.

Nei limiti segnati dal paradigmadeterministico per il governo delle ri-sorse umane e delle condizioni di salu-te e sicurezza, si adottano provvedimen-ti prevalentemente di tipo tecnico-normativo e amministrativo.

Gli effetti di questi approcci sisono mostrati come deludenti, se nonfallimentari, dato che i fattori in gioconon sono perfettamente conoscibili estabili nel tempo. Infatti, nelle moder-ne condizioni di impresa, la stabilitàoperativa è una illusione costantemen-te smentita dalla mutevolezza dei mer-cati di riferimento (sociale edemografico; tecnico e tecnologico;economico e finanziario, ecc.).

La regola sembrerebbe sempre piùessere che non ci sono regole. Ma, inrealtà, è più corretto dire che le regolesemplici di causalità lineare vanno so-stituite con regole più complesse e diordine superiore. È importante sotto-lineare che le regole di ordine superio-re sono spesso associate a buone pre-stazioni nei compiti di soluzione deiproblemi.

Dunque, risorse umane e sicurez-za sono interessate a un cambiamentodi paradigma, ovvero a una rivoluzio-ne scientifica.

Questa rivoluzione ha notevoliconseguenze negli ambiti operativi dichi si occupa di risorse umane e/o disicurezza. Ma, forse, la cosa più signi-ficativa da sottolineare è che il cam-biamento di paradigma potrebbe por-tare ad abbattere (o perlomeno a modi-ficare) il rigido confine che, in genera-le, ha tenuto separati, fino a oggi, i dueambiti di lavoro.

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LA RIVOLUZIONE È COMINCIATA.MA, FORSE, I RIVOLUZIONARINON LO SANNO

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Sempre più, infatti, ci rendiamoconto che, per gestire l'incertezza, oc-corre coordinare e, talvolta, integrare iprocessi di gestione delle risorse uma-ne e della sicurezza.

In fin dei conti i processi a cui ri-ferirsi sono sempre gli stessi: l'espres-sione delle competenze dei collabora-tori, la supervisione dei capi, la pro-gettazione e l'attivazione di sistemi divalutazione e di compensazione.

La nuova consapevolezza che cioccorre per coordinare e integrare ri-sorse umane e sicurezza riguarda ilconcetto di 'comportamento giusto' in-torno a cui tali processi inevitabilmen-te ruotano. Per le organizzazioni mo-derne, il problema è definire il compor-tamento giusto e, di conseguenza, mo-dulare su di esso le politiche e i pro-cessi di gestione delle risorse umane edella sicurezza.

Nella prospettiva di previsione ditipo deterministico, il comportamentogiusto è qualcosa di stabilito dalprogettista del lavoro e da porre a mo-dello in quanto valido per circostanzeoperative ritenute come facilmente estabilmente rilevabili e riconoscibili. Inquesta cornice, il comportamento giu-sto risulta essere sempre uguale a sestesso.

Ma oggi le circostanze operativestabili e facilmente rilevabili sono,sempre più spesso e per un numero cre-scente di lavoratori, l'eccezione, non laregola. La caratteristica prevalente è,piuttosto, quella di un mondo del la-voro ambiguo e non ripetitivo. In que-ste condizioni, la competenza di suc-cesso non è più la progettazione dimodelli comportamentali da parte de-gli organizzatori e la conduzione deglioperatori alla loro riproduzione, ma èlo sviluppo, a tutti i livelli dell'orga-nizzazione, di una generale competen-za di riconoscimento della situazione edi indirizzo discrezionale della propriacondotta. In questi casi, il comporta-mento giusto non può essere sempreuguale a se stesso.

Tuttavia, esso può essere sostenu-to e riconosciuto, se non sulla base del-la conformità al modello, sulla basedella validità dei suoi risultati e, direm-mo soprattutto, sulla base di indicatoriindiretti dei processi cognitivi e deci-sionali che vi sottostanno.

La variabilità delle circostanzeoperative non conduce, necessariamen-te, alla rinuncia di quegli indicatoricomportamentali che possono aiutarea progettare la formazione, a orientarela supervisione e ad attivare il sistema

di valutazione e compensazione.Nel quadro del paradigma di pre-

visione probabilistico, gli indicatoricomportamentali non vanno più cerca-ti nella conformità al modello, ma ne-gli indizi dell'attivazione dei processicognitivi e sociali che precedono lacondotta comportamentale. È evidenteche la identificazione e il riconoscimen-to di tali indicatori comportamentaliindiretti costituisce un impegnoorganizzativo maggiore di quello che,nel modello organizzativo dominatodal paradigma di previsione deter-ministico, puntava alla composizionedel set di comportamenti corretti.

Ma è anche evidente che tale mag-giore impegno viene imposto dallecondizioni operative correnti e sononumerose le esperienze applicative chemostrano come esso viene compensa-to da benefici più significativi e piùduraturi (2) (esempi relativi a diversi set-tori di attività sono riportati in Il Front

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line della sicurezza, Hirelia, 2011). Larivoluzione dell'incertezza è comincia-ta. Ora bisogna che i rivoluzionari losappiano e che si preparino a essereimpreparati (3).

di Attilio [email protected]

(1) Kuhn T., La struttura delle rivoluzioni scientifiche,Einaudi, Torino, 2009(2) Flin R., O’Connor P., Crichton M., Il front-linedella sicurezza. Una guida all’analisi delle non-technicalskill, Hirelia Edizioni, Milano, 2011(3) Hollnagel et al., Resilience engineering in practice.A guidebook, Ashgate, 2011

Attilio Pagano è presidente dell'Associa-zione AiNts che si propone di:- Promuovere lo sviluppo delle NTS(Non-Technical Skill) per la prevenzionee gestione dei rischi per salute e sicurez-za sul lavoro.

* Articolo apparso nel numero di presenta-zione di ERGON, la prima rivista cheparla di fattore umano, organizzazio-ne e sicurezza.

Convegno: "Sfide attuali, passate, future:il percorso di Ivar Oddone" 29/11/2012

Aula Magna Dipartimento diScienze della Vita e Biologia dei Sistemi

Università degli Studi di Torino Via Accademia Albertina, 13

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INCHIESTA

MALATTIEPROFESSIONALI

DA MOBBINGConsiderazioni preliminari

Mi pare oppor-tuna la riflessione chesegue per chiarire ilsenso dell'inchiesta dimalattia professionaleche riguarda i lavorato-ri colpiti da lesioni del-la sfera psichica (dal-l'impatto comunicati-vo-relazionale sul lavo-ro per la esposizione alrischio organizzativo psico sociale). La tipologia di rischioda cui conseguono tali lesioni ha senz'altro delle specifici-tà, che tuttavia non l'emarginano in zone remote in cui ladefinizione giuridica di rischio lavorativo evapori fino ascomparire.Nell'ordinamento nazionale le vicende lavorative che esi-tano in lesioni fisiche e/o psichiche evidenziano un chiaroparallelismo tra l'ambito civile (obbligo di risarcimento deldanno prodotto) e quello penale (sanzione al responsabiledelle lesioni causate ai lavoratori dipendenti).Sembra indiscusso il riconoscimento dell'articolo 2087 c.c.quale norma generale di tutela civilistica della salute psicofisica (della personalità) del lavoratore dipendente.Stenta, al contrario, a farsi strada il riconoscimento che ildiritto alla tutela della salute psichica del dipendente nonha, nell'ordinamento nazionale, esclusiva valenza civilisticadiscendendo dai Principi Costituzionali (articoli 2, 3, 32 e41) le norme di tutela penale della salute psichica dei di-pendenti (dai DD.PP.RR. degli anni cinquanta fino alledirettive comunitarie recepite nell' ordinamento nazionale,626/94 in primis).E' peraltro da questo impianto che derivano gli Organi diControllo (i Servizi di PREVENZIONE delle AZIENDESANITARIE LOCALI, Regionali dopo la Riforma Sanita-ria del 1978) deputati alla tutela del diritto dei lavoratori allavoro sicuro. In pratica, quando si verifica un infortuniosul lavoro che produce lesioni (gravi), i Servizi Pubblici diPrevenzione verificano (di propria iniziativa, tramite l'ap-posita inchiesta) se nella dinamica che conduce all'episodioinfortunistico vi sono (o sono assenti) violazioni alla nor-mativa di salute e sicurezza del lavoro che costituiscononesso di causa con l'episodio infortunistico individuandoeventuali responsabilità. L'accertamento delle responsabili-tà, quando c'è, è comunicata al pubblico ministero che, dopoaverle valutate, avanza al GIP richiestadi procedere o di archiviare (il GIP deci-de autonomamente: archiviazione o pro-cesso penale per il nesso di causa tra lelesioni personali dell'articolo 590 c.p. ele norme penali di salute e sicurezza dellavoro violate).La stessa cosa avviene in tema di ma-lattie da lavoro (patologie che conseguo-no dall'esposizione lavorativa a fattori dirischio di varia natura), sia nel caso incui la lesione colpisca il fisico che nelcaso sia la sfera psichica del dipendentea subire la lesione. Ma mentre è pacificala tutela penale della salute dalla esposi-zione ai rischi tradizionali (fattori

chimici, fisici, biologi-ci…) stenta a farsi stra-da il riconoscimentodella tutela penale dal-le malattie che colpi-scono la sfera psichica(per l'esposizione aifattori di rischiorelazionale e comuni-cativo, al rischio psicosociale ed organiz-zativo).

Proprio nel momento in cui si celebra il passaggio dallaSocietà Industriale alla Società dei Servizi (Conoscenza, In-formatica, Telecomunicazione…) ed è evidente l'evoluzio-ne del rischio lavorativo (diventa primario il rischio di "far-si male in testa" tramite le relazioni e le modalità comuni-cative interpersonali sul lavoro) si nega la valenza penaledella tutela della salute psichica dei lavoratori dipendenti.Prende corpo, paradossalmente e solo per le patologiepsichiche correlate al lavoro, l'esclusiva valenza civilisticadella tutela del lavoro propugnata dal regime fascista ne-gando effettività all'ordinamento della Costituzione Repub-blicana antifascista (la tutela penale della salute e della si-curezza del lavoratore dipendente quale limite tassativo allalibertà di intraprendere, di "dare lavoro").Com'è possibile sostenere che aggressioni, vessazioni,discriminazioni, persecuzioni, dequalificazione,demansionamento, comunicazione ostile, disconoscimentodelle capacità professionali connesse all'inquadramento con-trattuale, isolamento, emarginazione, gratuità di premi, pu-nizioni e ruoli aziendali … (rischio lavorativo: la SocietàGlobale pretende flessibilità e sacrificio continuo per fa-vorire livelli legittimi (?) di competizione…) abbiano esclu-siva valenza civilistica nell'ordinamento nazionale?Se il rischio lavorativo è sanzionato penalmente (e fino adora - visto anche il fallimento del progetto di Testo Unico -non è lecito sostenere il contrario) o si sostiene (e con qua-le coerenza?) che l'offesa alla dignità ed alla personalitàdel lavoratore dipendente che esita in patologia non costi-tuisce rischio lavorativo oppure si celebrano i processi (con-tro i responsabili delle lesioni prodotte ai dipendenti in vio-lazione di norme di salute e sicurezza del lavoro).Non sono riuscito a capire come mai delle molte inchiesteinviate dai Servizi PISLL alla Procura della Repubblica nes-suna abbia ancora varcata la soglia del dibattimento (sta-zionano presso l'ufficio del pubblico ministero o del GIP).

RISCHIO LAVORATIVOE MALATTIE DA LAVOROE' pacifico che i "fattori di rischio" checolpiscono il fisico o lo psichico hannonatura diversa; si integrano però nellacomune categoria dei rischi lavorativiper i quali vige l'obbligo tassativo diPrevenzione violando il quale si com-mettono reati: l'articolo 4 del d.lgs. 626/94 (munito di sanzione penale) preve-dendo a carico del datore di lavoro l'ob-bligo di valutazione e prevenzione ditutti i rischi lavorativi (dopo la modifi-ca conseguente alla sanzione U.E.)

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possono prodursi le lesioni alla sfera psichica dell'articolo590 del c. p. sono riconducibili agli articoli 4, 5 e 22 del d.lgs. 626/94. Dopo la modifica imposta dall'U.E. al commadue dell'articolo 4, la valutazione dei rischi che hanno lapotenzialità di ledere la salute fisica e psichica del lavorato-re dipendente deve riguardare tutti i rischi lavorativi, inclu-so il rischio psico sociale organizzativo.L'obbligo di Valutazione che ne deriva ha il sensodell'individuazione preventiva non solo dei rischi legati al-l'ambiente lavorativo (strutture), ai macchinari, alle sostan-ze, agli impianti, alle attrezzature… ma anche ai rischi chehanno un precipuo significato organizzativo (rapportiinterpersonali, comunicazione, ruoli professionali e con-trattuali…). Alla individuazione puntuale dei rischi orga-nizzativi devono seguire, come per gli altri rischi, le Misureidonee ad evitare le conseguenze negative (danno/lesioneper i dipendenti).

Per quanto concerne le modalità deldatore di lavoro di ottemperare all'ob-bligo di Valutazione dei rischi lavorati-vi stabilito dal d.lgs. 626/94, è da tenerepresente la giurisprudenza della Corte diCassazione per la quale l'accertata pre-senza di carenze nel Documento di Va-lutazioni dei Rischi (qual è l'omessa va-lutazione di un rischio lavorativo) equi-vale all'inadempimento dell'obbligo (siconfigura la violazione dell'articolo 4comma 2 del dlgs. 626/94 sanzionatodall'articolo 89 dello stesso decreto le-gislativo: Beniamino Deidda, Procura-tore Generale della Repubblica a Trie-ste).

Il comma 5 lettera C) dello stesso articolo 4 stabilisce che icompiti affidabili ai dipendenti (a qualsiasi livello) devonoriferirsi tassativamente alle capacità degli stessi (che si con-nettono al profilo di collocazione contrattuale) ed alla lorocondizione di salute in relazione al lavoro. L'onere posto acarico di datori di lavoro e dirigenti è esteso dall'articolo 5anche a tutti i lavoratori (che devono farsi carico della pro-pria ed altrui sicurezza).L'altro versante in cui il decreto legislativo 626/94 espli-cita insieme le modalità di espressione della libera iniziati-va economica nell'utilizzo del rapporto di lavoro subordi-nato ed il vincolo tassativo della tutela della salute dei di-pendenti è negli articoli 21 e 22, nei quali è ribadito l'obbli-go di informazione e formazione di tutti i dipendenti: sirecupera, riaffermandolo, il contenuto dell'articolo 4 delDPR 547/55 (anche a seguito alla giurisprudenza costantedella Cassazione che ne ha negato il superamento confer-mandone la vigenza).L'articolo 4 del DPR 547/55 stabilisce l'obbligo di rende-re edotti i dipendenti dei rischi lavorativi (anche del rischiopsico sociale), di disporre le modalità operative lecite (an-che nella condotta dei dipendenti), di esigere che tali moda-lità operative siano effettivamente e tassativamente appli-cate (con il d.lgs. 626/94 il quadro riaffermato è quellodella formazione con onere di risultato: il rischio di lesionipsico-fisiche deve essere prevenuto, quando è prevedibile,anche tramite la formazione efficace/appropriata dei dipen-denti).

Aldo Mancuso Medicina Democratica

rende esplicita la responsabilità del titolare (DATORE DILAVORO) di ogni attività produttiva (beni o servizi) nelprevenire tutto il rischio lavorativo (compreso il rischioorganizzativo psico sociale) tramite Valutazione appropriata,varo di Misure adeguate (efficaci) e Formazione (onere dirisultato) di tutti i dipendenti. L'articolo "4" non fa cheesplicitare i contenuti di norme presenti e trasparenti nel-l'ordinamento nazionale: già la normativa degli anni cin-quanta poneva il datore di lavoro nell'obbligo di farsi cari-co del rischio lavorativo che deriva dalle modalitàorganizzative liberamente ed autonomamente date alla pro-pria attività.L'esplicitazione del d.lgs. 626/94 (della direttiva CEE chelo ispira) è in diretta connessione con l'evoluzione del lavo-ro: è inevitabile che il passaggio della Società Industriale aSocietà della Conoscenza (dei Servizi, della Comunicazio-ne…) segni parallelamente l'evoluzione del rischio lavora-tivo. Semplificando, il rischio "fisico" èdominante nel modello tayloristico di or-ganizzazione del lavoro; il rischio"psichico" emerge prorompente nel mo-mento in cui le relazioni interpersonalie le modalità comunicative caratterizza-no sempre più i ruoli del lavoro nel mo-dello organizzativo aziendalistico dellacompetizione globale. E' questo passag-gio che fa del "mobbing" il rischio lavo-rativo emergente, non un inutile tributoall'effimero modaiolo.In una recente sentenza della Corte diCassazione Sezione Lavoro (n° 4774 del6 marzo 2006, Pres. Mercurio, Rel.Miani Canevari), in linea con la defini-zione giurisprudenziale del "mobbing"(sottolineata tra gli altri da Del Punta: Mobbing e Moderni-tà atti del Convegno del 20 Aprile 2004), la molestia mora-le sul lavoro si configura come "condotta sistematicamentevessatoria, tale da ledere l'integrità fisica e la personalitàdel lavoratore subordinato … che si verifica allorché il datoredi lavoro tiene una condotta sistematica e protratta nel tem-po, che concreta, per le sue caratteristiche vessatorie, unalesione della integrità fisica e della personalità morale delprestatore di lavoro garantite dall' articolo 2087 del cod.civ.; tale illecito rappresenta una violazione dell'obbligo disicurezza posto da questa norma generale a carico del datoredi lavoro e si può realizzare con comportamenti materiali oprovvedimenti del datore di lavoro indipendentementedall'inadempimento di specifici obblighi contrattuali previ-sti dalla disciplina del rapporto di lavoro subordinato".Sembra lecito chiedersi: può la condotta sottolineata dallasentenza verificarsi senza che vi sia violazione delle normepenali di salute e sicurezza del lavoro?L'uniformità della risposta positiva mi pare irta di ostacoli.Se il fattore di rischio lavorativo ha natura relazionale co-municativa, la lesione che si produce ha buone probabilitàdi conseguire alla "esposizione" a condotte (comportamen-ti) e a decisioni (provvedimenti) che violano la normativadi salute e sicurezza del lavoro. E' questo, peraltro, l'onereposto all'operatore PISLL che esegue l'inchiesta di malattiaprofessionale: accertare la presenza (o l'assenza) del nessodi causa tra la patologia diagnostica al dipendente (da chi hatitolo a farla) e le norme di salute e sicurezza del lavoro.Le norme di salute e sicurezza del lavoro violando le quali

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una storia

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MOBBING, STRAINING,STALKING OCCUPAZIONALE

Quandolavorarediventaimpossibile,o pericoloso

Alcuni, pensano che il migliormodo di vivere sia farlo pericolosamen-te, in quanto può essere molto eccitan-te, ad esempio lanciarsi da un paraca-dute, immergersi in profondità, nuota-re in mezzo agli squali..

Esiste paradossalmente, un modomolto più semplice di sperimentare ilpericolo e la paura, ossia recarsi ognigiorno al lavoro e trovarsi ad affronta-re: MOBBING-STREAMING e/oSTALKING occupazionale.

Benchè venga spesso usato perquesta condizione il termine Mobbing(da to mob=assalire tumultuosa-men-te, accerchiare, isolare) è bene sapereche, nell'ambito clinico e nel panora-ma giuridico, si vanno sempre più de-lineando figure differenti e specifichea descrizione delle varie situazioni diconflittualità lavorativa, che danneggia-no il lavoratore, tra cui quelle sopraenunciate.

Mobbing, equivale ad una situa-zione continuativa, sistematica e persi-stente, in cui il lavoratore viene fattooggetto di azioni ad alto contenutopersecutorio, da parte di uno o piùmobber, in posizione gerarchica supe-riore, di parità o inferiore, con lo sco-po di causare nella vittima stress, iso-lamento, paura stati d'ansia, attacchi dipanico.

Straining, situazione persecutoriadove viene meno, il carattere di conti-nuità dell'azione vessatoria, e che vie-ne effettuata con azioni demolitive, madistaccate nel tempo, tra cuidemansionamento, isolamento,dequalificazione, privazione degli stru-menti di lavoro

Stalking occupazionale, formapersecutoria che si esercita nella vitaprivata della vittima, ma la cui motiva-zione, proviene dall'ambito lavorativo,dove lo stalker (colui che fa la posta, opersonaggio affetto dalla sindrome delmolestatore), ha già tentato la strada delmobbing o straining e/o lo affianca o,caduto nell'insuccesso, tenta quest'al-tra azione persecutoria.

Obiettivi: chi esercita queste for-me di violenza, vuole costringere la vit-tima a ipotizzare un allontanamento vo-lontario, in quanto la stessa, stremata,comincerà a stare male e assentarsi permalattia. Insorgerà la paura del rientro,quindi sempre più spaventata chiederàl'aspettativa, magari senzaremunerazione. Rientrerà, ma avrà ter-rore e rinuncerà a far valere i propri di-ritti, rischiando di passare dalla parte

del torto, richiando il licenziamento.Cosa fare, chi legge dirà: facile

scrivere; provare per credere, ma non èproprio solo pura filosofia1) Non dargliela vinta, piuttostoasciugatevi le lacrime2) Se avvertite malessere comunica-telo ai medici competenti3) Mettete tutto per scritto, le parolevolano, quindi verità documentali, e seil mobber scaltro vi parlerà in una stan-za rigorosamente senza testimoni chie-dete chiarimenti scritti.4) Fatevi supportare, se la trovate, dauna persona di fiducia o da un sindaca-to, la visuale cambia se a guardare c'èanche qualcuno non coinvolto perso-nalmente.5) Se riuscite cercate testimoni, piu'complicato, difficilmente qualcuno siespone, ma tentare non nuoce.6) Tenete un diario con la memoriastorica degli avvenimenti, ore, date, fra-si, luoghi….7) A questo punto supportata dai 6punti precedenti dichiarate la vostracondizione di disagio, magari davantiad un assemblea pubblica, fino a quelmomento esprimete una sensazione didifficoltà, ma documentabile, e saràobbligo della Dirigenza mettere in attotutte le misure di tutela se ne sussisto-no i criteri, per aiutarvi8) Armatevi di pazienza e come fo-ste ritornati al punto uno, ma questa

volta con delle sicurezze, il tempo pa-radossalmente ha giocato a vostro fa-vore.9) Non pensate di essere unici, si cal-cola per difetto che in Italia ci siano1.500.000 di lavoratori nelle vostrecondizioni.10) Quando la Dirigenza avrà presoatto del reato, farà anche i conti di quan-to chi vi ha fatto questo gli è costato,pensate uno o più persone che anzichélavorare passavano il tempo a medita-re su come perseguitarvi, la vostra ma-lattia e forse il risarcimento che vi saràdovuto…

Contributo di vissuto lavorativo, di una infermiera di un’asl piemontesesottoposta a continui episodi di annientamento della professionalità, edella dignità. Fatti tanto comuni quanto difficili da provare e denunciare.

Cronacadel miovissutoSono un infermiera, considerata

diligente, una buona professionista,cresciuta negli anni nel rispetto dellagerarchia, e della professionalità. Du-rante il mio percorso lavorativo, hoscelto di entrare in un nuovo gruppodi lavoro, accoglienza straordinaria,sicomportava con me come una secon-da famiglia, la mia professionalità ecapacità aumentavano, ero anche ar-rivata ad essere un esempio in quella C

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era precluso l’in-gresso.Orario di uscita,porte chiuse conpersonale ancorapresente, bussavoper salutare, nonrispondevano, an-davo via, ma final-mente potevo pian-gere. Tutto però siripercuoteva sullamia vita personale,ho trasmesso lamia sofferenza infamiglia, e questomi faceva sentired o p p i a m e n t e ,inappropriata, una

debole, una buona a nulla.Direte, perché non hai mollato, sem-plicemente, perché la mia professio-nalità, valeva di piu' dei miei pianti,quanto mi stavano facendo non pote-va farmi diventare come loro, io ave-vo un compito contribuire a risolvereproblematiche sanitarie.E' stata dura, avevo paura anche diparlare al telefono ero controllata, poiecco comparire il malessere, il medi-co si è fatto raccontare quanto mi sta-va accadendo e mi ha spiegato che eroammalata di ingiustizia, e poi e' ac-caduto tutto quello che ho scritto, al-l'inizio ho trovato qualcuno che haincominciato a credermi, e via via, hofatto tutto con grande fatica compre-sa la denuncia pubblica.Mi chiederete: “hai ottenuto qualco-sa!” al momento NO, ma vi posso as-sicurare che aver fatto quanto raccon-tato, mi ha cambiato, le mie paure e lemie insicurezze, sono scomparse, ades-so non tremo più quando incontroquelle persone, ma le guardo drittanegli occhi.Il fatto che io non abbia ancora otte-nuto riscontro, non vuol dire, che miaccontento, andrò fino in fondo, an-che se qualcuno mi ha detto che seavessi proceduto, mi avrebbe rovina-ta. Mi dispiace, ma la mia dignità, nonsi ferma più davanti alle minacce.Per cui fate come me ,è dura ci ho mes-so 4 anni a trovare il coraggio, aiuta-ta dalle persone giuste, non fatevi im-prigionare da questi soggetti, che cre-dono per potere di comprare o mas-sacrare gli altri, coraggio l'unione fala forza.

Un’infermiera, una donna, una mamma(Testimonianza firmata)

specialità. La mia crescita, aveva an-che sviluppato in me una maggiorecoscienza critica, e in quella bella fa-miglia , cominciavo a scorgere ambi-guità, percezioni ma……Prima di parlarne con il responsabi-le pensando di mettere in luce lecriticità rilevate, che potevano appa-rire come scorrettezze, dovevo docu-mentarmi…Dal giorno dopo, il gruppo era diven-tato un branco, e proprio la personacon cui mi ero confrontata, pensandodi fare cosa giusta, da buon capobranco, ha fatto in modo di mettere inatto tutto quello che c'è nella prefa-zione, isolamento, trattamento daappestata, pur avendo una professio-nalità ben definita, persone con unruolo inferiore, che mi maltrattavanodavanti agli utenti, attività sanitariedelegate a personale senza competenzesanitarie, l'accesso ai dati benchè diordine sanitario previo consenso diuna figura non sanitaria, dovevo chie-dere appuntamento al personale am-ministrativo a cui il responsabile, nonha mai obbiettato niente e tante altrecose che avevano portato la mia fru-strazione a piangere da casa al lavo-ro, nel bagno, e dal lavoro a casa.Conseguenza pianti a dirotto, ho ten-tato, con documentazione, di far pre-sente al Responsabile, quanto stavaaccadendo, e la risposta è stata " Sefanno così e perchè se lo merita”. Pen-sate quasi quasi ho cominciato a cre-derci, ma la tragedia più grande erala mia sofferenza fisica e psicologica,che volenti o no siripercuoteva sulladonna e mamma.Vi descrivo lamia giornata tipo.Percorso da casacon l'angoscia equalche lacrima,bollatura e arrivopresso il posto dilavoro, servizio,sottolineo, sanita-rio. Luci spente,nonostante l’orario di parte dei ser-vizi fosse iniziato, ovvia accensionedelle accensione delle luci e conse-guente irritazione della dipendenteamministrativa, con annesso urlo,“pensi che sia Natale” e spegnimen-to delle luci, per ritardare l’inizio del-l'attività.Al mio arrivo nessuno mi salutava,entravo nel mio finto ufficio, (deposi-to cartelle cliniche), bussavo presso

l'amministrativaper avere le urgen-ze della giornata,ma, mi diceva, cheaveva altro a cuipensare e di fareda sola.Mi venne vietatodal responsabile,su richiesta delpersonale ammi-nistrativo, di met-tere mano alla do-cumentazione sa-nitaria.Alle volte si pre-sentava un casourgente, andavo adomandare noti-zie all'impiegata di sportello, ma, da-vanti agli utenti, mi urlava che davofastidio che non dovevo disturbare,che la documentazione l'aveva lei e mel'avrebbe consegnata a tarda mattina-ta o quando avrebbe avuto tempo.Ero sorvegliata. Mi recavo in Dire-zione Sanitaria ed il responsabile melo rinfacciava; telefonavo e lo ritro-vavo alle mie spalle gridadomi “è inu-tile che cerchi protezione”, magari eroal telefono per servizio.Di tanto in tanto, in concomitanzadella pausa, arrivava il responsabile,avevo una marea di casi clinici su cuidiscutere, prima s’intratteneva a lun-go con tutto il personale amministra-tivo e quindi veniva da me, dicendomi"le concedo due minuti".

Facevo in tempoad enunciare ilprimo caso sanita-rio da risolvere emi diceva “il suotempo è scaduto”.Cercavo di obbiet-tare, e ripeto svol-gevo attività sani-taria non emettevoprenotazioni o fat-ture, e mi rispon-deva, con unsorrisino sarca-

stico,“guardi che lei è l'ultima chepossa salvare il mondo”.Nel frattempo il personale restanteera andato in pausa pranzo, spentole luci e chiuso tutte le porte a chiave,per cui se avessi avuto un’urgenzaavrei dovuto cercarli, perché non mifu mai data una copia.Le volte che c'erano riunioni, pre-sente un sanitario di altro servizio, ilresponsabile e gli amministrativi, a me

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EleonoraArtesioConsiglieraregionaleAssessoraalla sanitànella GiuntaBresso

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SISTEMA SANITARIOA DIETA?NO, E’ INDUZIONEALL'ANORESSIA

Quando la salute è compromessa, o si teme losia, l'unica preoccupazione economica riguarda lapossibilità di pagare le cure. In un sistema sanitariopubblico come quello italiano questa preoccupazio-ne è affidata allo Stato e il parametro non è l'aumen-to o la diminuzione della spesa, ma che questa per-metta a tutti di essere curati nel modo appropriato.

Perciò invece di lagnarsidi quanto la sanità gravi sul bi-lanci regionali, ci si dovrebbeaugurare uno Stato capace dileggere l'aumento motivatodella domanda e diremunerarlo, cosa che non staaccadendo. L'amministrazio-ne regionale in carica chiedecollaborazione sulla riduzionedi spesa e confida nei beneficidel piano sanitario che, promet-te, si vedranno a tempi mediolunghi.

È vero, anche il preceden-te della fine 2007 avrebbe avu-to bisogno di tempo per dimo-strare vantaggi anche economi-ci: proseguendo nelle curedomiciliari si sarebbe ridotta laspesa ospedaliera, continuan-do nelle cure primarie dei medici di medicina gene-rale e delle case della salute sarebbero diminuiti iricorsi impropri alla specialistica e ai pronto soccor-so, rafforzando ruoli non medici di coordinamentodell'assistenza si sarebbero liberati i clinici e miglio-rata l'umanizzazione, ecc.

Ipotesi teoriche, visto che la giunta Cota ha az-zerato le esperienze!Contemporaneamente ci chiede di credere sulla fi-ducia che i tagli non diminuiranno le cure: difficile,quando sentiamo come oggi l'assessore alla Sanità

dissertare sulla diseconomia degli hospice per i ma-lati terminali o misuriamo la crescita delle liste diattesa per i non autosufficienti o apprendiamo dalladelibera di agosto che si è tenuti a guarire entro 60giorni, pena il pagamento del ricovero; oppure sco-priamo che la mobilità sanitaria da attiva diventa pas-siva (così dimostrando che i piemontesi non cercanol'ospedale sotto casa, ma cominciano a cercare al-trove risposte che non hanno più'o non abbastanza).Chissà se azzerando il contributo regionale sulla sa-nità si otterranno gli equilibri di bilancio attesi; certoquesta nel sistema sanitario non è una dieta per ilpeso forma, ma una induzione alla anoressia con ri-schi ben peggiori per il futuro.

IMMOBILIARE SANITA’ALTRA FORMADI PRIVATIZZAZIONEDELLA SANITA'L'orientamento della giunta regionale di istituzione deifondi immobiliari per la gestione del patrimonio dell'en-te e delle aziende sanitarie suscita fin da ora preoccupa-zione. Il conferimento dei beni disponibili (usati per leattività sanitarie) al fondo, se nel breve periodo produceentrate dei soci individuati, nel medio e lungo produrrà

un aumento di spesa corrente, es-sendo le aziende tenute al paga-mento del canone di locazioneper le sedi ospedaliere e territo-riali.

Questa strada usata comemisura del piano di rientro in re-gione Lazio, proprio al fine dinuova liquidità e di riduzione deldebito, dovrebbe essere studiatanegli effetti attuali per non rin-correre soluzioni rischiose.Sembrerebbe purtroppo che ilPiemonte voglia spingersi oltre,ipotizzando per il fondo anche lagestione di funzioni strumentali:la manutenzione straordinaria,certo, ma anche quella ordinariapiuttosto che riparazioni, par-cheggi, servizi prenotazioni.. sem-brerebbe così che l'appetibilitàdel fondo per la ricerca dei soci

consista nelle diverse e possibili gestioni future.Nella politica sanitaria piemontese stiamo assisten-

do alla consecutiva creazione di nuovi organismi, noncontemplati dall'accordo sottoscritto coi ministeri nelpiano di rientro (prima le federazioni ora i fondi) cheintroducono soggetti terzi non sanitari e non pubblici eprefigurano una nuova declinazione della privatizzazionedella sanità, oltre il tradizionale rapporto pubblico/pri-vato tra erogatori delle cure. Se questo fosse il disegno,non stupisce che a dedicarvisi siano rappresentanti delmondo bancario e delle assicurazioni;preoccupa che sene occupino in quanto consulenti della Regione.

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SPROFONDO COTAVIAGGIO TRA I DANNI DELLE POLITICHEREGIONALI SULLA VITA DEI PIEMONTESIIl materiale raccolto è sul canale You Tubehttp://www.youtube.com/user/sprofondocotae fatto circolare sul web e attraverso i social media.Segnalateci i temi da affrontare.

Il 31 Dicembre 2012 cesserannole attività ambulatoriali,diagnostiche e chirurgiche disenologia, di ginecologia, diortopedia, di chirurgia plastica,di neurologia, di oculistica.Le residue attività saranno inbreve anche esse eliminate.Centinaia di migliaia di presta-zioni laboratoristiche, ambula-toriali e chirurgiche spariran-no. Servizi essenziali per i Citta-dini saranno cancellati.L’Ospedale chiude per violenta,arrogante, prepotente volontàdella giunta regionale del Pre-sidente Cota, e per l’ignavia di

Piemonte precursore di unaderiva privatistica dellefunzioninon cliniche della sanità

CSI: CRISIDI NERVIDELLA GIUNTASul CSI, Giunta in piena crisi di nervi.E' stupefacente che mentre prevale unarappresentazione della sanità come unaidrovora insaziabile, poi in tanti si af-fannino a entrare nella partita.Nel 2009 Confindustria scriveva ai Pre-sidenti delle Regioni offrendo i servigidell'imprenditoria per le funzioni non cli-niche della sanità, dall'ingegneria all'in-formatica appunto; ovviamente sull'as-sunto che il privato.sarebbe stato più efficiente e più econo-mico. La riduzione della spesa pubblicasu cui si fonda la demolizione in corsodei servizi sociali diventa anche la pro-messa con la quale il privato si candidaa subentrare e solo tra qualche anno, semalauguratamente l'impresa dovesse riu-scire, scopriremo le perdite.Drammaticamente il Piemonte è precur-sore di questa deriva: in una settimanahanno proposto un fondo immobiliarepubblico/privato cui conferire i beni del-la sanità e annunciato l'interesse di ungruppo americano ad acquisire parteci-pazioni del consorzio pubblico dell'in-formatica.Quando fu nominato l'assessoreMonferino (autore di queste pensate) suindicazione di Sergio Marchionne ci do-mandammo perché: qualcuno potrebbeporsi adesso la stessa domanda e comin-ciare a trovare qualche risposta.

Il Raparto di Senologia Oncologica dell'Ospedale Valdese di Torino èuna tra le Eccellenze della Sanità Italiana. A fine mese chiuderà peri tagli alla sanità. Molte donne hanno manifestato al grido: "Mettia-moci le Tette !". Il 1 dicembre le immagini dei seni saranno proiettatesull’ edificio dell’ospedale dove ogni anno avvengono 600 operazio-ni di tumori al seno. Le foto sono state scattate tutelando la riserva-tezza delle donne, delle quali molte operate di cancro alla mammella.

iscriviti50 euro:

tessera eabbonamento alla rivista

Iniziative nella sanità, la sicurezza sul lavoro, analisi, progettualità.www.medicinademocratica.it

Associazioneonlus

chi ha avuto paura a schierarsi.Sabato 1 Dic. dalle ore 9.00 invia S. Pellico 19 ci troveremodavanti all’Ospedale per rac-contare la nostra storia di Per-sone che rivendicano il lorodiritto al rispetto il loro dirittoai SERVIZI per gridare loro ilnostro sdegno.VERGOGNA!!!I Comitati dei cittadinia difesa dell’Ospedale Valdese

Chiudete il Valdese?Vergognatevi!

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Chi sono gli operatori della sani-tà, come percepiscono il propriolavoro e come si rapportano ai citta-dini utenti?Innanzitutto dobbiamo provare adefinire con chiarezza chi sono glioperatori della sanità: vanno suddi-visi per ruolo, funzione, livello con-trattuale? E ancora, sono soltantoquelli operanti nella sanità pubblicao anche in quella privata con le loroproblematiche in una sanità, quellaaccreditata, pagata con soldi pub-blici in base alle prestazioni fattura-te ai Sistemi Sanitari Regionali?La lettura delle soggettività profes-sionali e la conseguente rispostanon può certo essere banalizzata.Forse possiamo utilizzare una sortadi trucchetto identitario: è un opera-tore della sanità chiunque si sentatale. Ma cosa significa sentirsi tale?Qui dobbiamo introdurre il concettorelativo alla consapevolezza.Si diventa cioè operatore della sani-tà quando si diventa consapevoli delruolo sociale che questo implica.In Italia questa funzione sociale èstabilita nella Carta Costituzionaleche all'articolo 32 stabilisce:"La Repubblica tutela la salutecome fondamentale diritto dell'indi-viduo e interesse della collettività, egarantisce cure gratuite agli indi-genti". Gli operatori della sanitàrealizzano, o almeno provano a far-lo, un pezzettino di quanto prescrittodalla nostra Legge Fondamentale,ma sono contemporaneamente stru-menti attivi dell'articolo 3 della Car-ta che non fa mai male ricordare eripetere:"Tutti i cittadini hanno pari dignitàsociale e sono eguali davanti allalegge, senza distinzione di sesso, dirazza, di lingua, di religione, diopinioni politiche, di condizionipersonali e sociali. È compito dellaRepubblica rimuovere gli ostacoli diordine economico e sociale, che,limitando di fatto la libertà e l'egua-glianza dei cittadini, impediscono ilpieno sviluppo della persona umanae l'effettiva partecipazione di tutti ilavoratori all'organizzazione politi-ca, economica e sociale del Paese"Quando si curano i cittadini senza .

distinzione alcuna, in società semprepiù multietnica e senza diritti di cit-tadinanza per i migranti, non si cer-ca forse di rimuovere un ostacolo?L'articolo 3 però ci porta immedia-tamente ad un'altra riflessione: laconsapevolezza di svolgere una fun-zione sociale come lavoratori dellasanità porta automaticamente aldesiderio di partecipare proprioall'organizzazione, se non nel sensoampio inteso dall'articolo in que-stione, almeno del campo in cui siopera. Si vuole soprattutto far senti-re la propria voce.Si può veramente anche solo imma-ginare che un lavoratore debba sem-pre operare nella veste di subordina-to alla catena gerarchica, e possaesprimersi solo con un voto?Probabilmente questo è uno deimotivi più gravi del malcontentostrisciante e della rassegnazione chequalsiasi attento ascoltatore puòcogliere nel parlare con loro.Oggi si è consolidata una distanzaabissale rispetto alle decisioni suquanto riguarda la sanità.Per restare nell'attualità, si pensi alcaso del Piemonte, dove si sta pen-sando di cambiare dopo soltantopochi anni l'infrastruttura organiz-zativa delle aziende sanitarie regio-nali, senza nessun confronto di meri-to e consultazione dei lavoratorisulla base dei risultati concreti delprecedente accorpamento delle asl.Oggi come ieri quindi, e non si deveneanche lontanamente pensare che ilavoratori non ci abbiano provato afarsi sentire; le richieste di parteci-pazione sono state espresse in varieforme: sindacali, associative, assem-bleari, e per quanto ci riguarda di-rettamente, con questo strumentogiornalistico.Abbiamo costruito faticosamenterelazioni e condivisioni, registrando

anche rifiuti e incapacità di ascoltonelle sfere decisionali del mondopolitico, ma quando viene a mancaredel tutto la volontà di ascolto ladelusione diventa forte, ci si rasse-gna e ci si rinchiude nel propriospazio lavorativo scontando di fattoun isolamento fatto di impotenza eforiero di corporativismo professio-nale ed egoismo dei singoli. In altreparole, si cerca in qualche modo disopravvivere ma nel contempo siperde soprattutto la capacità dimantenere viva una visione per ilfuturo.Una delle conseguenze più preoccu-panti di questi atteggiamenti - chestanno crescendo - è che si sviluppasempre più un'indifferenza nei con-fronti dell'efficacia del proprio lavo-ro sulla salute dei cittadini.

Noi chela sanitàpiemontesela facciamoogni giorno

Operatricie operatori,Lavoro e Salute

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Letteraaperta

NEL PROSSIMONUMERO DILAVOROE SALUTEE’ possibile ridurrela spesa sanitaria eal contempo mi-gliorare la salutedella popolazione?Siamo convinti disì: tagliare le pre-stazioni sanitarie

per tagliare la spesa non è effi-cace, invece di collegare leprestazioni alla spesa , occorrecollegare la spesa alla salute.Si può dimostrare che non po-che prestazioni sono inutili (avolte anche dannose).Non di meno sono costose.Meglio sostituire prestazioniinutili e costose con modelli divita diversi, forse anche piùsemplici, forse meno dispen-diosi.Occorre rendere “ragionevoli”le prestazioni sanitarie ovverofunzionali ai risultati di saluteche si possono ottenere.E’ giunto il momento in Italiadi pensare ad una rimodulazio-ne dei criteri di organizzazionee di regolazione della sanitàaffermandone il suo esserepubblico e universale.

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che vuole i lavoratori come sempliciesecutori di più alti progetti stabilitida determinate gerarchie. Come haspiegato magistralmente e conun'accezione più ampia NorbertWiener, matematico statunitense, nelsuo libro "Introduzione allacibernetica" :La nostra concezione della societàdifferisce dalla società ideale pro-spettata dai fascisti e da moltimagnati del mondo degli affari edella politica. Essi preferiscono unaorganizzazione in cui tutti i coman-di provengono dall'alto senza chesia possibile nessuna riversibilità.Sotto di essi gli uomini sono statiridotti al livello di esecutori degliordini di un centro nervoso che pre-tende di essere superiore. Desideroche questo libro sia inteso come unaprotesta contro questa utilizzazioneinumana degli esseri umani, poichésono convinto che impiegare unuomo richiedendogli e attribuendo-gli meno di quanto comporta la suacondizione umana, significaabbruttire questa condizione e sper-perare le sue energie. È una degra-dazione della condizione umanalegare un uomo a un remo e impie-garlo come sorgente di energia; maè altrettanto degradante segregarloin una fabbrica e assegnarlo a uncompito meramente meccanico cherichieda meno di un milionesimodelle sue facoltà cerebrali [come farseguire rigidi protocolli ad un infer-miere o ad un medico, ndr].Cosa proponiamo dunque?Vogliamo continuare a ricostruireuno spazio in cui collegare ed intrec-ciare le esperienze dei lavoratoridella sanità con la parte più "alta":le istituzioni, la politica, i cosiddetti"decision-maker". Bisogna ricostrui-re quindi le Politiche sanitarie attra-verso la condivisione, il dibattito, ilconfronto.

Ma esiste anche un altro costo indi-retto molto importante di cui la so-cietà è costretta a farsi carico: sitratta di quello relativo al non com-pleto sfruttamento del capitale uma-no degli operatori sanitari impossi-bilitati a partecipare alla buonaorganizzazione della sanità.Gli economisti definiscono il capita-le umano come l'insieme delle cono-scenze e delle abilità acquisite da unindividuo non solo attraverso lascolarità ma anche attraverso l'espe-rienza lavorativa (quello che in in-glese si definisce learning by doing).Chi lavora quotidianamente in sani-tà possiede, cioè, un capitale immen-so di conoscenze e capacità che cor-re il rischio enorme di non esserecompletamente sfruttato. È un po'come pagare l'affitto di una casasenza utilizzarla. Ci possiamo vera-mente permettere come società unsimile spreco? E a proposito di spre-chi, chi può conoscerli meglio deglioperatori stessi? E le denunce diquesti sprechi non sono state fatteoppure sono rimaste inascoltate?Ma è stato sempre così?Sino a qualche anno fa gli operatoridella sanità hanno cercato di legge-re il proprio lavoro anche con l'otti-ca della cittadinanza, combattendo icorporativismi e l'autoassoluzionesui casi di "malasanità" tutti; quelliquotidiani e non solo quelli chediventavano mediatici.Stanno a testimoniarlo gli oltre 200numeri di "Lavoro & Salute" pubbli-cati in tutti questi anni, con i suoiarticoli scritti da oltre 1200 autori(la stramaggioranza dei quali sonooperatori della sanità), le oltre650.000 copie stampate e distribuitenegli ospedali, negli ambulatori e inaltri luoghi "sensibili".Veniva rifiutata cioè quella subdolae sempre latente visione del mondo

A sua volta questo porta ad unradicamento del conflitto tra cittadi-nanza e operatori che innesca undistruttivo circolo vizioso.Per rendersi conto della situazionein cui ci troviamo basta osservarequanto accade in un Pronto Soccor-so. Facciamo un esempio tanto perchiarire: un cittadino vi si reca perun doloroso mal di stomaco; l'infer-miere professionale al Triage esami-na i parametri vitali ed escludendoun pericolo imminente gli assegnaun codice bianco o verde; data lapresenza di molte persone l'attesa èlunga e nel frattempo il cittadinocontinua a soffrire di questi dolori;magari in quel periodo i media stan-no pompando qualche caso di"malasanità"; quando finalmente ilcittadino viene visitato dal medicodel Pronto Soccorso è chiaramentearrabbiato; forse il paziente protestain modo un po' aggressivo e chissàuno degli operatori, particolarmentestanco perché ha dovuto saltare unturno di riposo, non gli risponde conla solita cortesia (probabilmente valla pena ricordare che anche i medicie gli infermieri sono fatti di carne edossa, nonostante quel genere difiction che li descrive come eroi).Ci troviamo di fronte ad una miscelaesplosiva. Il livello irrazionalmenteconflittuale sale e non si riesce più astabilire quel tranquillo rapporto dicollaborazione tra sanitario e pa-ziente.Quali sono le conseguenze di questomal celato stato conflittuale tra cit-tadinanza e sanità? I medici e più ingenerale gli operatori sanitari nonlavorano con la dovuta serenità; icittadini ricevono prestazioni anchenon appropriate pur di tenerli buo-ni; la società tutta paga un costoeconomico maggiore del dovuto perquello che viene spesso definitocome "consumismo sanitario".

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Uno dei paradossi della nostra disoccupazione è che inalcune professioni fondamentali non manca il lavoro ma ilpersonale. È il caso degli infermieri.

Gli infermieri italiani sono nel mezzo di una battaglia,una di quelle difficili perché da combattere su più fronti. Ilprimo è quello interno, che ha a che fare con una spaccaturaprofonda tra gli infermieri di nuova generazione e chi lecorsie ospedaliere le frequenta ancora ma di atenei non neha visti. Il secondo li vede soli contro il resto del personalesanitario che, spesso, tenta di arginare la crescita di una pro-fessione che inevitabilmente frantumerebbe iter e poteri con-solidati.

Poi viene quello burocratico, fatto di norme e contrat-ti che non sanno andare di pari passo e che arrivano in ritar-do, con anni di ritardo. A chiudere il cerchio ci pensa infinel’immagine, la percezione che i cittadini hanno di una pro-fessione di fattocambiata. L’inca-pacità di una cate-goria di farsi pesa-re può diventare unproblema e in Ita-lia, nel caso diq u e l l ainfermieristica, loè da tempo. Lecontraddizioni, losviluppo e i limiti che l’abbracciano e l’investono stannotutti in una fotografia: il caso di cronaca esplode e per raffi-gurare l’infermiere (che questo abbia torto o ragione) i me-dia nazionali propongono, a volte, l’immagine di una don-na delle pulizie. Il camice lo ha anche lei, così come glizoccoli, e cadere in errore è gioco facile. Ma è esattamentein quella semplicità, in quello sbaglio che notano pochi,che è possibile leggere la distorsione di un mestiere in dive-nire.

Oggi laureati, meglio se freschi di master especializzazioni, gli infermieri si spaccano a metà. Divisitra chi vorrebbe maggiori riconoscimenti da abbinare a unasuperiore assunzione di responsabilità e chi, attento allabusta paga che verosimilmente resterebbe immutata, oppo-ne resistenza a quelli che sembrano irrinunciabili passi avanti.

Questo viaggio nel mondo infermieristico inizia dallecriticità della professione. La carenza di personale imponecarichi di lavoro eccessivi, turni al limite della legalità. L’an-no passato Ipasvi (Federazione nazionale collegi infermieriprofessionali), stimava servissero circa 22mila posti per lenuove immatricolazioni. Le Regioni sottolineavano unfabbisogno di altrettante unità.Le richieste di immatricolazione erano state circa il doppio,eppure le università hanno accolto circa 16mila studenti.Numeri che si affiancano alle altre cifre, quelle che fanno

Sono tanti anni che lavoro in sanità, ho avuto bisognodi un intervento chirurgico importante, ho quindi vissu-to la doppia veste di paziente. Sento spesso dotti ragio-namenti di lauree, master, di mentalità o filosofie infer-mieristiche a due velocità, e anche di reparti divisi omeno per gravità del paziente, tutti argomenti che meri-tano la massima attenzione. C'è un però, appunto lamia ultima esperienza come paziente. Il mattino dell'in-tervento, con un camice visitatore praticamente traspa-rente, su una sedia a rotelle vengo accompagnato allasala operatoria da una dipendente interinale che sba-glia sala. Arriviamo in quella giusta e vengo lasciato lidavanti. Dopo un po' esce una tipa vestita di verde, maiconosciuta che mi dice “tu sei quello che deve operarsidi......” entro in sala e dopo quattro ore ritorno nel mioletto. Dopo tre giorni di dieta liquida, ora del pasto en-tra l'addetta, appoggia sul tavolo il pasto e schizza fuo-ri, impedito dall'alzarmi, nel senso che avevo due dre-naggi per parte, il catetere, la flebo, non tocco cibo.Dopo circa mezz'ora si ripresenta e mi chiede come mainon ho mangiato! Per quattro giorni nessuno ha prov-veduto a lavarmi, a rifare il letto, a cambiare la traver-sa, poi ci ha pensato mia moglie! Gli infermieri veniva-no a cambiare le flebo con rigorosi guanti azzurri efonendo al collo. In una settimana non ho mai visto lacapo sala ( che stesse elaborando strategie infermieri-stiche?), il giro visite e relative medicazioni i medici lofacevano da soli; ho dedotto che il famoso giro lettifosse stato abolito. Certamente non rimpiango i tempiin cui quando il Primario arrivava in reparto tipo ilProf. Terzilli di Alberto Sordi, la capo sala lo aiutava adinfilarsi il camice e gli serviva il caffè, ma francamentequello che ho visto non si può definire di sicuro comecollaborazione o interazione. Non voglio sminuire cer-tamente il ruolo di alcuno e meno che meno, caderenella retorica, ma la realtà è che l'unica figura che sirelazionava con me era il medico. Tutto questo mi hafatto male, perchè ero un profondo e convinto assertoredell'autonomia infermieristica, in questa circostanza,forse sono stato sfortunato, ma non ho visto nulla ditutto ciò che uno si aspetta da un infermiere: penso cheormai la teoria abbia travalicato i confini della profes-sione, dimenticandosi del contesto: un malato, unapersona, in un letto.L’impressione è che questo sia solo l’inizio di un dibat-tito ancora lontano dal trovar conclusione.

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Perchécon una disoccupazionerecord mancanomigliaia di infermieri?

Testimonianzadi un lettore

Lavoro e identità: infermieri in crisi?

media stabilendo che in Italia il rapporto infermieri-abitantisi arresta sul sette a mille, contro la media Europea chesupera il nove.

La difficoltà ad articolare un vero sviluppo nella car-riera, nonostante i recenti interventi normativi, permane. Lanascita di figure intermedie, di coordinamento e gestione

Infermierie dirigenti,è unossimoro?

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bloccati, questa crisi non ci aiuta. Le logiche contrat-tuali non hanno seguito quelle normative e le

diversificazioni di funzioni in ambitoinfermieristico sono pochissime. Siamo econo-

micamente appiattiti verso il basso e carat-terizzati da livelli di istruzione diversi».

L’omologazione del servizio è unproblema che i vertici Ipasvi, così

come il ministero della Salute, sitrova ad affrontare. «Dire che il

più è fatto, che all’internodella categoria non ci si-ano anime diverse, sareb-

be mentire. Ma siamo sul-la strada giusta». Nel frattem-

po le tensioni si spostano nei tri-bunali, che, ad esempio in Toscana,

hanno visto medici tentare di ricondur-re gli infermieri a un ruolo subordinato,

rifacendosi all’accordo tra il ministero dellaSalute e le Regioni datato ottobre 2001: “l’in-

fermiere opera sotto la supervisione del medicoin servizio, responsabile dell’attività, e secondo pro-

tocolli definiti”. L’impressione è che questo sia solo l’ini-zio di un dibattito ancora lontano dal trovar conclusione.

Circa 1.300 euro al mese, potendo raggiungere un mas-simo di 2.500, e una serie di voci (come l’indennità di fun-zione, di risultato, lavoro notturno, straordinari e si potreb-be andare avanti…) a complicare i conti. L’ingresso dellaformazione in ambito universitario e pochissimi infermieridiventati docenti. Il passaggio dai 170mila infermieri divent’anni fa agli oltre 360mila odierni. Tutto questo rac-conta una professione dai tanti profili, i cui destini riguar-dano l’intera organizzazione sanitaria nazionale. Il mondoinfermieristico nostrano sta cambiando, è già cambiato, enon c’è rivoluzione, specie in Italia, indolore. Gli infermie-ri oggi si spaccano. La vittoria di una o dell’altra corrente,quella innovativa o quella dei “conservatori”, dipende pro-babilmente da ciò che accadrà al resto della sanità, quella incui e di cui vivono.

Federica Dato1/8/2012 www.linkiesta.it

del personale infermieristico o di reparto, rimane ecce-zione legata alle scelte dei singoli ospedali. Le basseretribuzioni, che non tengono presente la prepara-zione che ora si richiede a un infermiere, porta-no infine alla rottura tra chi ambisce a fare dipiù, anche con compensi inadeguati, nel-l’idea che questo sia il viatico per l’af-fermazione di un ruolo e un pesonuovo della professione all’inter-no delle strutture sanitarie e ilresto della categoria, cheguardando al quotidiano, aquesti si oppone con forza.

Annalisa Silvestro, presi-dente nazionale Ipasvi, parla di«prima grande svolta» tornando aglianni ’90, quando furono «istituiti icorsi di laurea di primo e secondo livelloe magistrale». Il riconoscimento della «pro-fessione sanitaria di carattere intellettuale, nonpiù subordinata al medico ma responsabile unicadel processo di assistenza, arrivò con la ridefinizionenormativa del ’99, 2000 e 2001».

Una classe dirigente nata una manciata di anni fa ac-cende nuovamente il dibattito nazionale intorno alla rivo-luzione che potrebbe cambiare il volto dei nostri ospedali.Il nodo cruciale, specie per gli infermieri, si chiamariorganizzazione degli ospedali per complessità assistenziale.Un saluto alle unità operative, alla divisione dei posti lettoin base a patologia e disciplina medica, per passare alla sud-divisione per aree in cui si aggregano i pazienti secondo lagravità del caso. La gestione dei letti in mano al corpoinfermieristico, l’esigenza di liste d’attesa cristalline, laridistribuzione delle risorse e minor sprechi. Il malato nonva dal medico, è il medico ad andare da lui.

È questa la seconda grande svolta, per Silvestro: «Gliospedali organizzati per patologia non reggono più. Ov-viamente la suddivisione per livelli di professionalità edesigenza assistenziale sarebbe una spinta in avanti. I lettinon sono più di nessuno, tornano a essere dei pazienti egestiti dagli infermieri. Un cambiamento culturale e nonsolo». Alcuni primariati tagliati, piccoli fortini sgretolatie parecchie resistenze da lottare: «Gli stipendi sono

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18 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 28° n° 5 novembre 2012

Se in famiglia c'è un an-ziano malato cronico,sono guai, non solo econo-mici. Parliamo di migliaiadi persone: in Italia nel2011 (dati Istat) oltre il50% di chi ha tra i 65 e i74 anni di età ha almenouna patologia cronica e, diquesti, solo il 30% dichia-ra di essere in buona salu-te. Il 12,2% degli ultrases-santacinquenni vive unostato di povertà relativa eil 5,4% di povertà assolu-ta. A far luce sulleproblematiche dell'assi-stenza socio-sanitaria aglianziani malati cronici, esull'inevitabile risvoltosulle loro famiglie, è l'XIRapporto nazionale sullepolitiche della cronicità"Emergenza famiglie:l'insostenibile leggerezzadel Welfare", del CnAMC(Coordinamento nazionaledelle Associazioni dei Ma-lati Cronici) diCittadinanzattiva.Il Rapporto nasce da datiacquisiti da 28 delle 86associazioni nazionali,rappresentative di oltre100 mila cittadini affettida patologie croniche.

Ad occuparsi della cura ed assistenza all'anziano ma-lato cronico è, in più della metà (56%) dei casi, un solonucleo familiare. Ciascuna famiglia dedica mediamenteall'assistenza del familiare anziano oltre 5 ore al giorno.Tale situazione, in circa il 93% dei casi, non permette aicomponenti delle famiglie di conciliare l'orario lavorati-vo con le esigenze di assistenza, al punto che oltre la metà(53,6%) segnala licenziamenti e mancati rinnovi o inter-ruzioni del rapporto di lavoro.A tutto ciò va aggiunta la difficoltà crescente di fronteg-giare i costi legati alla cura dell'anziano malato cronico.

La media annualedelle spese di unafamiglia conun anzianomalato cronico- Badante 8.488 •- Visite specialistiche o attività riabilitativea domicilio 3.718 •- Acquisto di protesi ed ausili 944 •- Retta delle strutture residenziali e/osemiresidenziali 13.946 •- Visite specialistiche effettuate in regimeprivato o intramurario 855 •- Esami diagnostici effettuati in regime pri-vato o intramurario 1.034 •- Acquisto di farmaci necessari e non rim-borsati dal SSN 1127 •- Acquisto di parafarmaci (es. integratorialimentari, dermocosmetici, creme, poma-te , lacrime artificiali, ecc.) 1297 •Secondo i dati diffusi dalla Corte dei Conti, inoltre, proprionelle Regioni dove è più critica l'offerta assistenziale, vediil Piemonte, vi è anche una maggiore incidenza di ticketsanitari (diagnostica, specialistica e farmaci) e maxialiquote.

Fuoridall'ospedale,il problemadell'assistenzaterritorialeIl paziente anziano dimes-so dall'ospedale, trova soloin un terzo dei casi, la fa-miglia ad occuparsi di tut-to ma disorientata sui per-corsi da seguire per unaadeguata assistenza.Ad esempio, per le associazioni dei malati cronici, il medi-co di medicina generale fornisce solo le indicazioni degliuffici a cui rivolgersi, ma poi devono provvedere i familia-ri; solo in pochi casi il medico di famiglia fa tutto il neces-sario dopo le dimissioni.Nella maggioranza dei casi, dopo le dimissioni ospedalierenon viene attivata l'assistenza domiciliare. In due casi sutre, il medico di famiglia non interagisce con ASL e Comu-ni per l'attivazione dei servizi socio sanitari e ancor menoc’è l’integrazione con lo specialista.Riguardo all'assistenza domiciliare integrata (ADI), il gros-so delle associazioni dei familiari lamenta difficoltà nell'at-tivarla, la scarsa integrazione tra gli interventi di tipo sani-tario e di tipo sociale e un numero di ore insufficiente.Quasi nessuno è soddisfatto dell'assistenza che riceve a casa:solo in minima parte la considera mediamente adeguata, eper il restante 73% essa è inadeguata.Per accedere all'assistenza residenziale e semiresidenziale,il primo problema segnalato sono i tempi di attesa eccessi-vamente lunghi: si aspetta tra i 3 e i 6 mesi, spesso si atten-de anche più di 6 mesi.Le Associazioni ritengono del tutto mediocre l'assistenzaricevuta e poco meno della metà segnala la presenza di

Anziani malati cronici: tutto sulle spalle delle famiglieLe famiglie spendono in un anno circa 8.500 euro per il supporto assistenzialeintegrativo alla persona, 3.700 euro per le visite, esami e riabilitazione a domicilio.Quasi 14 mila euro il costo per la retta delle strutture residenziali e/o semiresidenziali.Piemonte tra le Regioni all’avanguardia del disinteresse e l’assistenza alla deriva.

INDUZIONE ALLASOFFERENZAE MORTE PERABBANDONOISTITUZIONALE

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forme di maltrattamento: si parla di abbandono del paziente(70%), trascuratezza dell'igiene (70%), forme di aggressi-vità (60%), presenza di piaghe da decubito (60%), malnu-trizione (40%), disidratazione (30%) e, nel 10% dei casi,perfino contenzione.Lunghi tempi anche per gli interventi chirurgici: il 30%dichiara di arrivare ad attendere da tre mesi ad un anno,mentre nella maggioranza dei casi (40%) si attendono al-meno 2 mesi. Stessa cosa accade per le visite specialistiche:l'attesa media (28,5%) è di più di due mesi, ma si arriva adattendere anche più 6 mesi (14,2%).

FarmaciL'incidenza dei tic-ket tra il 2007 e il2011 è praticamen-te più che raddop-piata, passando ri-spettivamente da539 a 1337 milionidi euro.È emblematico l'esempio dei nuovi farmaci per il tratta-mento dell'epatite C tutt'oggi ancora non disponibili per icittadini, nonostante siano ormai passati oltre 14 mesi daquando l'AIFA ha ricevuto i documenti per la loro registra-zione; stesse lungaggini per i nuovi farmaci per il tratta-mento della fibrillazione atriale il cui dossier registrativo èstato inviato ad AIFA da circa 16 mesi e ad oggi ancora nonsono fruibili.Le Commissioni regionali del farmaco non garantiscono lapartecipazione dei rappresentanti delle organizzazioni civi-che e il loro processo decisionale è poco trasparente e ac-cessibile ai cittadini.

Gli ostacolidei cittadiniper accedereall'invaliditàcivileL'iter per l'accertamento dell'invalidità civile e della Legge104/92, nonostante l'informatizzazione e la semplificazio-ne prevista dalla legge 102/2009, è ancora per il 72% deicittadini eccessivamente complesso e lungo. Il 48% segna-la l'assenza del medico INPS e, di conseguenza, la necessità

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di sottoporsi a doppia visita (presso la Asl e presso l'INPS)denunciata dalla maggioranza delle Associazioni. Il 43,5%ha assistito a convocazioni a visita avvenute con modalitànon previste dalla Legge: 66,6% con lettera semplice, 41,6%con una telefonata, 33,3% attraverso sms. Ben l'80% ritie-ne inoltre che i criteri di accesso alle indennità di accompa-gnamento siano stati ingiustamente inaspriti.

Gli anziani,sentono diessere statilasciati soliTroppo spesso assistiamo a situazioni di disagio psicologi-co ed abbandono dell'anziano, forse più dolorose della pa-tologia. Il suo stato di salute è valutato quasi esclusiva-mente sotto il profilo clinico, come denuncia la maggiorparte delle associazioni; largamente sottovalutato l'aspettopsicologico.Se assistiti a casa, due anziani su tre avvertono comeproblematica la mancanza di socialità. Ed anche in ospeda-le, un contesto in cui a prima vista sembrerebbe che nonmanchi il contatto umano, circa un anziano su tre denunciala carenza di socialità. Le associazioni lamentano spesso lamancanza dello psicologo nelle equipe che erogano l'assi-stenza domiciliare, così come nella stessa percentuale quel-li che si sentono abbandonatinelle strutture residenziali.

I medici di basesottovalutanoil doloreI medici di medicina generalenon si impegnano come do-vrebbero, e come soprattuttosancisce la legge 38/2010,nella lotta contro il dolore.Come denuncia l'XI Rapporto CnAMC, il 46,4% dei MMGnon registra il dolore nell'anziano,il 28,6% lo sminuisce, il 25% lo registra solo se acuto.In ospedale, il dolore è registrato regolarmente in minimaparte, viene sminuito, e registrato solo se acuto. Situazionepressoché analoga nelle strutture residenziali.

“ Tonino Aceti, responsabile nazionale del CnAMC di Cittadinanzattiva. "Oggi sono concretamente a ri-

schio la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza e il mantenimento dei servizi e degli interventi

sociali dei Comuni, con particolare riguardo a quelli del Mezzogiorno. L'imposizione dell'IRPEF sulle

indennità d'invalidità civile, oltre ad essere una misura insopportabile per i cittadini, sembra essere in

contrasto con la natura delle stesse indennità: come ha ricordato la Corte di Cassazione, con l'ordi-

nanza del 26 giugno 2012, l'assegno di invalidità costituisce "una provvidenza destinata non già a

integrare il minor reddito dipendente dalle condizioni soggettive, ma a fornire alla persona un minimo

di sostentamento, atto ad assicurarne la sopravvivenza". Se si arriva a tassare anche le minime forme

di sostentamento, non già i privilegi di pochi, siamo davvero alla frutta".

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Al Presidente del Consiglio regionale del PiemonteINTERROGAZIONEOGGETTO: riconoscimento titolo di studio e corsi per OSS

Premesso che:- per ottenere il riconoscimento del titolo di studio sanitariostraniero è necessario seguire il procedimento di riconoscimentodei titoli professionali come previsto dai relativi decreti legislativi.Il titolo di studio straniero viene comparato a un titolo analogo seattesta un livello di qualifica professionale equivalente in Italia,tenendo conto della durata degli studi compiuti nel paese di pro-venienza e dei contenuti disciplinari analiticiConsiderato che:- tale percorso di riconoscimento presso il Ministero dellaSalute di fatto certifica l'impedimento all'esercizio della profes-sione infermieristica per molti richiedenti, in particolare per chiproviene dai Paesi dell'Est Europa in possesso di percorsi di scuoladell'obbligo non corrispondenti a quelli italiani;Valutato che:- Un possibile sblocco di riconoscimento, e relativo impiegolavorativo, per queste figure viene previsto dall'Accordo Stato-Regioni del 18 febbraio 2001 con il raggiungimento di una qualifi-ca professionale quale l'operatore socio-sanitario. In Italia il titolodi OSS viene conseguito in seguito alla frequentazione di un cor-so di qualifica teorico-pratico della durata di almeno 100 oreVisto che:- la formazione è di competenza delle Regioni e delle Provin-ce autonome, le quali nel contesto del proprio sistema della for-mazione devono quantificare il credito formativo da attribuire inbase ai titoli pregressi, come previsto dall'Art. 13 dell'Accordo,prevedendo misure compensative nei casi in cui la formazionepregressa risulti insufficiente;- in sede di Conferenza Stato-Regioni il 14 dicembre 2006 èstato approvato il documento relativo ai "Criteri per lapredisposizione dei percorsi complementari finalizzati al rilasciodella qualifica di Operatore Socio Sanitario rivolti a soggetti concrediti professionali in ambito sanitario", per i titoli acquisiti neidiversi Paesi UE ed extra UEValutato che:- nella Regione Piemonte l'attivazione dei corsi ricade sotto lacompetenza degli Assessorati alle Politiche sociali, alla Sanità eall'Istruzione e formazione professionale. Nel recente passato idiversi Assessorati hanno effettuato incontri in sede di Conferen-za dei Servizi per l'attivazione dei corsi complementari della dura-ta di 200 oreINTERROGAla Giunta regionale,per sapere:- per sapere quali impedimenti sono intervenuti nel frattempo,mentre, ad oggi, alcune centinaia di infermieri, che non hannoavuto il riconoscimento del titolo professionale del Ministero, at-tendono un'opportunità di lavoro nel servizio sanitario del Pie-monte già fortemente carente di OSS, che si potrebbe concretiz-zare utilizzando le risorse interne alle Asl per l'effettuazione deicorsi complementari.

Torino, 30 Marzo 2012PRIMO FIRMATARIO Eleonora Artesio

La redazione di Lavoro e Salute ha chiesto a EleonoraArtesiodi farsi promotrice in Consiglilo Regionale diuna pressante azione a favore delle centinaia diinfermieristranieri che (causa impedimenti legislativi)non possono esercitare la professione in Italia, per dareloro un’opportunità di lavoro, riqualificandoli comeOSS, per affrontare con urgenzala forte carenza diquesta figura nella sanità piemontese.

20 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 28° n° 5 novembre 2012

Riceviamo dall’Asl To2 e volentieri pubblichiamo

Il radicale cambiamento della dipendenza da sostanze

DALL’OVERDOSEALL’INVALIDITA’Il paziente multiproblematiconuova figura emergente nei ServiziCome cambia il problema dell’abuso di sostanze: sconfitta lamortalità precoce, avanza l’invalidità.La dipendenza diventa una patologia multifattoriale ad andamentocronico recidivante.1 paziente su 5, anche in condizione drug free, deve fare i conti avita con i danni correlati all’assunzione di sostanze e si ritrova,nella fascia d’età che dovrebbe essere di massima produttività, adover assorbire grandi risorse assistenziali.Del problema emergente, alla luce delle attuali problematiche assi-stenziali, si occupa il Dipartimento Dipendenze 1 dell’ASL TO 2,diretto dal Dottor Emanuele Bignamini, nell’ambito del convegno“La multidimensionalità nelle dipendenze: cronicità e inclusionesociale nella crisi del welfare" che si svolgerà martedì 27 novem-bre 2012 al Teatro Principessa Isabelladi via Verolengo 212 a Torino.La ASL TO 2 per prima ha stabilito conuno studio specifico, già presentato inambito scientifico, i criterioggettivi di definizione del pazientemultiproblematico, applicabili a qualsi-asi realtà sociosanitaria.“Si parla di paziente multiproblematicoquando sussistono almeno due tra leseguenti condizioni – spiega il Diretto-re del Dipartimento Dipendenze 2, Dott.Emanuele Bignamini – almeno una pa-tologia sanitaria di tipo cronico oltre latossicodipendenza, compromissione funzionale (psicofisica, au-tonomia) rilevabile con scale ad hoc (o invalidità), reddito nonsufficiente all’automantenimento, mancanza o inadeguatezza diabitazione, assenza o insufficienza della rete familiare o famigliaproblematica”.L’indagine condotta dalla ASL TO 2 sulla popolazione di circa1200 soggetti dipendenti da diverse sostanze (prevalentemente ero-ina, cocaina e alcol) afferenti al Dipartimento Dipendenze 1, in-crociando la compromissione sanitaria e il funzionamento perso-nale e sociale, ha permesso di tracciare l’identikit del pazientemultiproblematico-tipo.“ Nella maggioranza dei casi è maschio, di età compresa tra i 31 ei 50 anni, con licenza media inferiore, perlopiù solo o conviventecon la famiglia di origine e privo di reddito – spiega il Dott. EnricoDe Vivo, Responsabile Area Ricerca del Dipartimento Dipenden-ze 1 – nella fase della vita in cui l’individuo potrebbe esprimere lapropria capacità lavorativa e avere piena autonomia, la condizionedi dipendenza si somma alla fragilità sociale e alla compresenza dialtra patologia, soprattutto psichiatrica (67%), infettivologica(46%), neurologica (33,9%)”. “Nella metà dei casi non vi è unriconoscimento di invalidità civile, risulta problematico l’interonucleo familiare – precisa ancora De Vivo – e la complessità delcaso permane anche in condizione drug free”.“E’ necessaria un’attenta valutazione degli interventi – concludela Dott.ssa Marilù Foti, Assistente Sociale coordinatrice Diparti-mento Dipendenze 1 ­­– l’inserimento in strutture non adeguate aiproblemi può comportare o un aumento inutile dei costi o untrattamento non totalmente aderente a questa realtà emergente. Sirende infatti necessaria l’apertura dei Servizi per le Dipendenzeverso modelli assistenziali più vicini al settore psichiatrico e delladisabilità”.

Dott.ssa Silvana PATRITO Azienda Sanitaria ASL TO 2Torino Nord S.C. Relazioni Esterne - Ufficio Stampa

Corso OSSDopo 7 mesi

nessuna risposta!

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Una riflessione sul metadoneI Sert sono pieni di ragazzi che ingeriscono 80 ml di metadone,neanche fossero malati terminali di tumore.

anno 28 n° 5 novembre 2012 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 21

Oggi vi parlerò di metadone, un po’perché tutti evitano di parlarne, unpo’ perché su questa materia l’igno-ranza ha un effetto devastante, latragedia è ormai all’apice e la sostan-za creata per evitare ai tossicodipen-denti l’astinenza da eroina annoveracadaveri già emarginati dalla società.

Si, perché il metadone è un far-maco sostitutivo, l’utilità di questasostanza da laboratorio è da inten-dersi solo ed esclusivamente nellafacilità di dosaggio, quindi prescrive-re una terapia a scalare di un pazienteè molto semplice, si parte da unflacone, tipo sciroppo per la tosse, da30/40 ml, il giorno seguente 38, finoad arrivare a 2 ml e annullare even-tuali crisi d’astinenza da oppiacei. Ilsert può essere definito un reparto pertossicodipendenti, luogo in cui essivanno a curare la dipendenza daoppiacei (come se la dipendenza daoppiacei possa essere risolta con lasemplice distribuzione di un farmacosostitutivo).

Molti non sanno che anche lamorfina potrebbe essere un farmacosostitutivo, può essere dosabile e cisono cento modi per somministrarlaai pazienti, ma, come per incanto, nacque il metadone,una sostanza studiata per le sindromi dolorose di entitàsevera in pazienti che non rispondono più a un tratta-mento sequenziale con farmaci analgesici,antinfiammatori non steroidei, oppioidi deboli. Badatebene! Oppioidi semplici, tenete a mente queste parole.

Allora, pensate! un tossicodipendente, oggi, puòbucarsi anche dieci grammi di eroina, il mercato offreuna qualità scadente, la percentuale oppiacea è minimasi parla del 5% per i prodotti migliori. Un flacone da 20ml di metadone copre la dipendenza di quasi mezzogrammo di eroina pura, ripeto pura, fatevi un pochino ilconto, sembra assurdo ma quel semplice flacone potreb-be coprire l’astinenza del più intossicato nella storiadell’occidente.

Pensate, i sert sono pieni di ragazzi che ingeriscono80 ml di metadone, neanche fossero malati terminali ditumore, certo, perché gli oppiacei e il metadone alzanola soglia del dolore, non è un azzardo definirli anesteticidei sensi. Se il metadone viene somministrato per il trat-tamento dell’eroino-dipendenza per più di tre settimane,il procedimento passa dal trattamento della sindromeacuta d’astinenza alla terapia di mantenimento.

Le terapie a mantenimento sono all’ordine del gior-no al sert, persone che ingerisco 80 ml di metadone e lo

fanno da 5 o anche 10 anni, a volte si cerca di scalare,ma solo come pura e semplice formalità. Oppiacei sem-plici, dicevamo, il metadone dovrebbe essere sommini-strato quando gli oppioidi semplici non fanno più effet-to, invece viene prescritto anche per tossicodipendenzesemplici, un modo per tenere buoni possibili ladri,scippatori e truffatori.

Un carcere preventivo, un modo per emarginaremolto chic, si preferisce oscurare la vista a chi vive giànel buio. Questa è una guerra che passa sottobanco,una di quelle guerre dove i defunti non fanno notizia,dove i malati di epatite muoiono di cirrosi, dove la giu-stizia ha smesso di trattare e verificare, un campo diconcentramento moderno, senza forni crematori.

Il metadone è la sostanza più tossica in assoluto, lapiù pericolosa, e scusate se mi sembra strano vengadistribuito come farmaco sostitutivo, non esiste farmacoa mantenimento, a meno che non sia un salvavita, tipoun antiepilettico, un anticoagulante ecc ecc.

Abbiamo perso questa guerra prima di combatterla,mi rifiuto di credere che questa sia una buona soluzione,la terapia a mantenimento è una condanna a morte e, aquanto pare, in Italia esiste solo l’ergastolo....

Antonio Recanatini

Terapia di mantenimento?E’ il risultato di una ri-cerca della FunzionePubblica della Cgil sul-lo stato di salute deiSert in Italia.La ricerca ha indaga-to anche i cambiamen-ti quali-quantitativi nel-la domanda di cura ri-volta ai sert e nell’of-ferta di prestazioni dal2005 al 2010. Dalle ri-sposte degli operatorie dei responsabili deiSert è emerso comenegli ultimi 5 anni il nu-mero degli utenti è cre-sciuto complessiva-mente del 23%. Al pri-mo posto la variazio-ne del 691,8% perl’utenza per gioco d’az-zardo, seguita da altresostanze (62%), alcol(60%) e cocaina(58%). Utenti nei Sertanche per tabacco(40%), cannabis(13,4%) e eroina(5%).

Sert, cresciutidel 700/%gli utentiper patologielegate al giocod’azzardo

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IDRAULICASTAGLIANO’

Telefono 327.6546432

22 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 28° n° 5 novembre 2012

preventivi gratuitiinterventi celeri

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E’ TEMPODI VACCINI?Ecco cosa contengono, in realtà,i comuni vacciniVi siete mai chiesti cosa contengono in realtà i vaccini? Secondo ilCenter for Disease Control and Prevention (Centro per la preven-zione e il controllo delle malattie, abbreviati in CDC, sono un im-portante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Unitid'America, con sede in Georgia), tutte le seguenti sostanze sono abi-tualmente utilizzate come additivi dei vaccini:• Alluminio - Un metallo leggero che causa, secondonaturalnews.com, demenza e Alzheimer. Non si dovrebbe mai iniet-tare nell'organismo.• Antibiotici - Producono "superbatteri" resi-stenti agli stessi antibiotici.• Formaldeide - Sostanza chimica usata perconservare cadaveri. Altamente tossica per ilsistema nervoso, può causare cecità, danni ce-rebrali e convulsioni. Lo U.S Department ofHealth and Human Services ha ammesso aper-tamente che la formaldeide provoca il cancro.• Glutammato Monosodico - Una sostanzachimica neurotossica capace di sovraeccitare ineuroni del cervello. La sostanza è tossica an-che se consumata in alimenti.• Thimerosal - Un composto organo-mercuriale che causa gravi danni al sistemanervoso. Il mercurio è altamente tossico per ilcervello. Non si dovrebbe mai toccare, inghiottire o iniettare in qual-siasi dose.Se si è allergici ad alcune di queste sostanze, meglio consultare unmedico prima di farsi iniettare un vaccino.Il Center for Disease Control and Prevention ci tiene a precisare che"milioni di dosi di vaccini vengono somministrati ai bambini ameri-cani ogni anno [...]. Gli additivi chimici vengono aggiunti ai vacciniper inattivare virus o batteri e stabilizzare il vaccino, contribuendo apreservarlo mantenendone l'efficacia nel tempo. La quantità di addi-tivi chimici presenti nei vaccini è molto bassa."

L'ELENCO DEI VARI VACCINI E DELLE SOSTANZE CHECONTENGONO LO TROVI SU www.naturalnews.com

Vaccini antinfluenzali:rimosso divieto di utilizzoIn data odierna è stato rimosso il divieto di utilizzo dei vacciniantinfluenzali fabbricati dalla Novartis V&D adottato in via precauzio-nale a tutela della salute pubblica nei giorni scorsi. Ciò è stato possibilein seguito alle accurate verifiche effettuate sulla documentazione prodot-ta dall'Azienda in risposta alle richieste di condurre approfondite inda-gini su un possibile difetto di qualità presente in alcuni lotti di vaccino ealle concomitanti analisi straordinarie effettuate sia dall'Azienda, siadall'Istituto Superiore di Sanità. Si sottolinea peraltro che tali lotti nonsono mai stati distribuiti e quindi non sono mai stati presenti sul merca-to. Gli ulteriori controlli, aggiuntivi a quelli che vengono espletati diroutine, hanno confermato l'assenza di difetti di qualità sui lotticommercializzati.

09/11/2012 stralcio da: www.agenziafarmaco.gov.it

Quale sarà il destino degli africani coinvoltinella sperimentazione? Come è stato possibileche nessuno ai piani alti delle istituzioni abbiaprestato attenzione agli allarmi? Eppure c’è ilrischio che la sperimentazione sugli uominipossa essere pericolosa. Come mai molti pro-tagonisti, nomi celebri nel mondo scientifico,si rifiutano di affrontare l’argomento? Questolibro man mano che ricostruisce l’intera vicen-da, si trasforma in una sorta di giallo, trareticenze, timori, omissioni e interessi, nel qualeil lieto fine non è certo garantito.

"AIDS:LO SCANDALODEL VACCINOITALIANO"

Il nuovo librodi VittorioAgnolettoPrefazione diRobert Gallo

PIU’RISPOSTEMENODUBBIEDIZIONEAGGIORNATAL’opuscoloè pensatoappositamenteper offrire al

mondo giovanile un’informazionesemplice, chiara e scientificamentecorretta e aggiornata.su www.lila.it l'opuscolo in pdf

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anno 28° n° 5 novembre 2012 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 23

Ospedale Amedeo di Savoia Ambulatorio IST (Infezioni Sessualmente Trasmesse)Corso Svizzera, 164 TORINO (TO) telefono: 011/4393788 - Trasporti: tram: 3, 9; bus 59, 60Giorni e orari: Padigl. RUDIGOZ; lun/mar/gio/ven - disponibili 15 posti dalle 08,30 alle 10,00.Ritiro esami a libero accesso lun/mar/gio/ven dalle 13,00 alle 14,30; mer dalle 09,00 alle 11,00.Attività infermieristiche(prelievi, terapie post visita).Non è necessario prenotare; non è necessaria l'impegnativa del medico di base;su richiesta è garantito l'anonimato; visita senza ticket; Disponibilità di mediatori culturali.

e ostacoli per superare i quali è neces-sario migliorare la conoscenza dell'HIV.Le donne pensano di non essere a ri-schio perché sono convinte che l'HIVnon le riguardi, oppure perché hannouna relazione di coppia stabile.In realtà, molte di loro contraggonol'HIV dal proprio marito o dal partnerche ha rapporti non protetti al di fuoridella coppia.Oggi, a rischiare di più sono glieterosessuali. E nonostante i compor-tamenti per la prevenzione del rischiodi trasmissione siano noti, l'Italia rima-ne all'ultimo posto in Europa nell'usodel profilattico.Le donne non sanno di essere maggior-mente inclini a contrarre l'infezione perfattori biologici.Ancora oggi le donne temono il giudi-zio negativo del partner alla loro richie-sta di utilizzare il preservativo e spes-so, davanti a una risposta negativa, nonhanno la capacità o la forza necessariea convincerlo.Inoltre ancora oggi in Italia non si par-la di femidom, il profilat-tico al fem-minile, che consente alle donne la scel-ta libera e indipendente di proteggersi.by IL CORPO DELLE DONNE

sosterrà un intervento mirato alla po-polazione femminile con attività di in-formazione sulla prevenzione dell'HIVe con iniziative sul territorio naziona-le, tra cui linee telefoniche dedicate,sportelli di ascolto nelle sedi locali,produzione e diffusione di materiali in-formativi.A rendere le donne un gruppo partico-larmente a rischio sono false credenze

HIVdonne efalse credenzeI casi di HIV oggi in Italia sono incontinuo aumento: la prima causa diinfezione è il rapporto sessuale nonprotetto.Si stima che in dieci anni, dal 1998 al2009, i casi attribuibili a trasmissionesessuale nel nostro Paese siano aumen-tati dal 13,3 al 79% del totale delle dia-gnosi di positività all'HIV.In questo contesto, per una serie di fat-tori biologici, sociali e culturali, a es-sere maggiormente a rischio sono pro-prio le donne (Fonte Bollettino COA/ISS nr 24 del 2011).In occasione del suo 25° anniversario,LILA Onlus - Lega Italiana per la Lottacontro l'Aids ha lanciato una campa-gna di sensibilizzazione e di raccoltafondi tramite SMS solidale al 45508,dal 28 ottobre al 3 novembre, a soste-gno del progetto "DONNA - prevenzio-ne al femminile", con l'obiettivo di in-formare e sensibilizzare le donne e sucome affrontare questo problema.Con i fondi raccolti LILA Onlus

AIDSci riguarda

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Ma basta sensibilizzare la gente a nuovi consumi nelnome di una presunta attenzione alla salute. La vicenda ri-velata da Emergency.Il settore del farmaco scoppia di salute, e il mensile E, editoda Emergency, mette in fila i numeri per scoprire quantovale "Il business dei sani", come titola la copertina del nu-mero in edicola. Un business da primato, che nemmeno lacrisi planetaria ha scalfito. "Il giro d'affari delle aziende far-maceutiche nel mondo ha superato nel 2010 i 610 miliardidi euro, fatturato a cui quelle italiane contribuiscono conuna quota di circa 25 miliardi - spiega l'inchiesta di RobertaVilla -. La spesa media pro capite di ogni italiano per lemedicine è di oltre 300 euro l'anno, ma non è tutto qui,perché il settore dei farmaci concorre per meno del 15 percento all'intero comparto economico che ruota attorno allasalute. E questo mercato del benessere, dai confini semprepiù sfumati, rappresenta ormai il 10 per cento dei consumiin Europa e il 15 per cento negli Stati Uniti".

PECCATO PER LE CONSEGUENZECOLLATERALI

Che hanno nomi difficilotti ma spiegazioni assai semplici.Il "diseasemongering" non è un morbo contagioso, ma laprassi di marketing che negli ultimi anni ha consentito alcomparto di far volare utili e nuovi brand: come spiegaGianfranco Domenighetti, docente di Comunicazione edeconomia sanitaria presso l'Università della Svizzera italia-na, l'importante non è riuscire a vendere più medicine aisoliti malati, ma sensibilizzare la gente a nuovi consumi nelnome di una presunta attenzione alla salute.Come? Sempli-ce, basta "gonfiare l'importanza di una malattia o, se occor-re, inventarsela di sana pianta" dice Domenighetti invitandol'utente medio a meditare sull'utilità di screening massivi ecampagne di prevenzione sempre più frequenti. Perché, adire il vero, le malattie restano più o meno le stesse e "soloil 2, 4 per cento dei farmaci immessi sul mercato dal 1981al 2008 rappresenta un vero importante progressoterapeutico, mentre l'80 per cento non sono che copie del-l'esistente, a eccezione del prezzo, che di regola è triplica-to" chiosa l'economista svizzero.Ma davvero l'industria rie-sce a condizionare la domanda di farmaci fino al punto didanneggiare il reale interesse del consumatore/paziente?Risponde Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerchefarmacologiche Mario Negri di Milano: "Questa idea dicurare i sani è solo l'ultimo atto di una strategia che inizial-mente è partita allargando artificialmente la platea dei ma-lati. Non è un caso che i valori-soglia considerati un temponormali per la glicemia, il colesterolo o la pressione arteriosasiano stati progressivamente abbassati: per ognuno di que-sti aggiustamenti, è cresciuto a dismisura il numero di per-sone cui prescrivere medicinali".

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E SE LA PROSSIMA VOLTA CHELEGGERETE SUL GIORNALEUN MEGA INSERTO SULLA SALUTE

dove si parla di doloretti alla schiena, tenete a mente questabattuta rapida ma efficace: "La fibromialgia, per esempio, èuna 'nuova' malattia che sembra fatta apposta allo scopo divendere analgesici". Parola di Garattini.Oltretutto, c'è daragionare sulla relatività del concetto salute e sulla forzadei modelli culturali capaci di espandersi a suon di investi-menti miliardari. Gli Stati Uniti, si sa, sono la patria del-l'extra large e anche in ambito farmaceutico stanno facendoscuola alla vecchia Europa. Negli Usa una persona su quat-tro prende ogni giorno la pillola per tenere a bada la pres-sione e i medicinali contro gli stati ansiosi sono ormai allaportata dei bambini di quattro anni. Donne isteriche? Uo-mini disoccupati? Adolescenti inquieti? Tutti in fila per laterapia, magari venduta via internet con sconti favolosi, giu-sto per invogliare il cliente. In Italia, storicamente, la classemedica ha posto un freno all'invadenza del business, ma itempi magri e l'inesorabile tendenza al supporto fast - me-glio buttar giù un antidolorifico al volo piuttosto che impe-gnare tempo e denaro in cure tradizionali cui la sanità pub-blica non può più far fronte - fanno pensare a un futuroancor più florido per i commercianti del benessere. "Perquesto abbiamo deciso di occuparcene - spiega MasoNotarianni, vicedirettore di E -. Noi siamo la testata diEmergency, e tutti si aspettano notizie sulle attività nei variluoghi del mondo dove opera l'organizzazione. In realtà ilmondo è un affare complicato, dove tutto si correla. I soldi,la ricchezza, la democrazia, i diritti umani. Anche in Italia,nella sanità privata o in quella pubblica, c'è chi pensa soloal profitto. Secondo noi la salute è un'altra cosa, il rispettoper l'essere umano è la priorità: in un ospedale sperduto trala guerra o nella clinica degli orrori a Milano cambia poco".

By Edoardo Capuano - Autrice : Chiara PaolinFonte: ilfattoquotidiano.ithttp://www.ecplanet.com/node/3413

IL NUOVO BUSINESS DELLA BIG PHARMA

IMBOTTIRE DI FARMACI I SANI.NON SERVE VENDEREPIU' MEDICINEAI SOLITI MALATI

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Medicina, farmaci e potere

BIG PHARMA:"Can no magna can"

Come Nograzie siamo contrari alla prescrizioneoff label perché è sempre stato il mezzo (illegale) con cuiBig Pharma cerca di estendere il più possibile le indica-zioni per i suoi prodotti, anche se non incluse nel fogliet-to illustrativo. Per una asimmetria della legislazionenon è possibile invitare i medici ad usare un farmaco perindicazioni non registrate, ma se un medico lo fa non èreato. Ci pensano gli informatori scientifici ( parolagrossa) a sussurrarlo senza clamore ai medici che ognigiorno visitano, tanto se poi lo si viene a sapere le multeda pagare, pur miliardarie, saranno di fatto ridicole alconfronto dei guadagni.

Oggi però sento di muovermi a favore della prescri-zione off label, e mi spiego.Esiste un farmaco, Avastin® (bevacizumab anticorpomonoclonale di ingegneria genetica) usato tradizional-mente per il cancro della mammella che in dosi moltopiù ridotte funziona nella degenerazione maculare, pa-tologia che coinvolge la retina provocando perdita gra-duale della vista.Per questa patologia Roche ha immesso in commercioun farmaco specifico, approvato FDA con l'indicazione:degenerazione maculare, Lucentis® (ranibizumab).Perché allora usare off label l'Avastin? Semplicementeper un fattore di costi: AVASTIN costa 15-20 • asomministrazione mentre il farmaco griffato(LUCENTIS) ne costa un migliaio per 6somministrazioni annuali.Nella scaletta di validazione di un farmaco si parla diefficacia, di sicurezza e di cost effec-tiveness.

Il National Institutes of Health USA ha decretatoche i due farmaci sono "equivalent in treating age-related macular degeneration" (http://www.nih.gov/news/health/apr2012/nei-30a.htm) sulla scorta di datipubblicati sul NEJM nel maggio dello scorso anno(http://www.nejm.org/doi/full10.1056NEJMoa1102673).Dunque Avastin è anche cost-effective e di fatto negliUSA ha il 70% del mercato.Su la Repubblica del19 nov. a pag 19 ( non visibileonline) c'è un lungo reportage di Michele Bocci cheparla di questa anomalia.Novartis, che distribuisce Lucentis, è ricorsa al TARdicendo che il suo è l'unico prodotto ad avere indicazio-ne specifica per la degenerazione maculare. Il TAR delVeneto ha imposto di usare solo Lucentis, il più caro el'assessore Regionale alla salute Luca Coletto pensa di

Ed ora il Governo Monti vuole avvelenare l'acqua.Gira, infatti, per le segrete stanze, uno schema di decre-to interministeriale che consentirebbe di erogare comepotabile acqua inquinata da sostanze tossiche ecancerogene come cianobatteri e relative microcistine.La situazione è piuttosto seria e il presidente della Com-missione europea si è visto recapitare una richiesta diinterrogazione urgente da parte dell'europarlamentareNiccolò Rinaldi. Tra la documentazione presentata cisono alcune osservazioni dell'Associazione italiana me-dici per l'ambiente - Isde (International Society ofDoctors for the Environment ). L'Isde sostiene infattiche lo schema di decreto, se approvato, consentirebbein Italia l'erogazione per consumo umano di acqua con-taminata o comunque pericolosa per la salute, in con-trasto con le norme europee e italiane, con le evidenzescientifiche e col principio di precauzione. Come si leg-ge nel testo dell'interrogazione, "la modifica proposta èin palese contrasto con le evidenze scientifiche in quan-to è acclarata la potenzialità tossica dei cianobatteri e leazioni epigenetiche, genotossiche ed oncogene dei varitipi di microcistine da essi prodotti". Di conseguenza,"l'approvazione di questo decreto comporterebbe un ri-schio documentato e concreto per la salute umana".Questi i requisiti tecnici dello schema di decretointerministeriale che propone l'introduzione di alcunemodifiche al Decreto Legislativo 31/2001 relativamen-te ai requisiti di potabilità: notification number 2012/0534/I - C50A, title "Schema di decreto interministerialeper l'introduzione, nell'allegato I, parte B, del decretolegislativo 2 febbraio 2001 n. 31, del parametro"Microcistina-LR" e relativo valore di parametro".

fabrizio salvatori23/11/2012 Fonte: help consumatori

ricorrere al Consiglio di Stato.Il 27 ottobre scorso l'AIFA si è mossa depennando

l'Avastin dalla lista dei farmaci rimborsabili se usati offlabel, in ottemperanza all'EMA che ha segnalato rea-zioni avverse. Queste stesse reazioni sono state segnalateanche per Lucentis, ma per quest'ultimo è bastato inse-rirle nel foglietto illustrativo, avendo l'indicazione spe-cifica per patologia.Da oggi sarà difficile o quasi impossibile usare l'Avastinoff label e i costi per il SSN si moltiplicheranno.Ma perché Roche non registra l'Avastin per la degenera-zione maculare? la prima risposta che viene in mente èquella più ovvia, per un patto commerciale con Novartis.Come diciamo in Veneto " can no magna can"

Giovanni Peronato www.salutepubblica.net

Acqua,may day!Il Governo vuoleavvelenarla?

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E' stato pubblicato "La salute comediritto fondamentale: una ricerca suimigranti a Torino", un rapporto curatodal Laboratorio dei diritti fondamenta-li diretto dal professor VladimiroZagreblesky, già giudice della corte eu-ropea dei diritti dell'uomo. Si tratta delprimo lavoro di questo Laboratorio,fondato nel 2011 e sostenuto dallaCompagnia di San Paolo.

Gli autori, i ricercatori IreneBoglino e Anthony Olmo, hanno cen-trato la loro attenzione su una questio-ne fondamentale della nostra società,quella del diritto alla salute e in parti-colare in soggetti ritenuti più "fragili"sotto il punto di vista dei diritti, ovve-ro i migranti.

Il metodo di lavoro ha previsto laraccolta di dati epidemiologici sulla sa-lute della popolazione straniera e 96 in-terviste a operatori del settore quali me-dici, mediatori culturali, funzionaripubblici (Comune, Regione, Prefettu-ra), psicologi, esponenti del privato so-ciale. Non è presente la voce dei mi-granti, come riconosce nell'introduzio-ne lo stesso Zagrebelsky: "farlo avreb-be richiesto altri mezzi e altro tempo",che pure lascia aperta la possibilità aulteriori sviluppi della ricerca che coin-volgano la popolazione straniera.

I temi trattati ricoprono pratica-mente tutto lo spettro delle questionirelative alla salute e ai migranti a Tori-no: dagli aspetti normativi all'"offertadi salute", dalle cause di ricovero allemalattie infettive e allo stato di salutementale, dall'analisi delle difficoltà diaccesso al servizio sanitario nazionalefino a quella sulle condizioni sottostantial diritto alla salute, quali l'istruzione,il reddito, il genere, la provenienza. Ilquadro che ne emerge viene definitodagli autori "a luci ed ombre".

I centri ISI, che forniscono assi-stenza anche ai migranti irregolari, sonoad esempio riconosciuti come strumen-ti importanti sul versante del diritto allasalute, mentre altrettanto non si può dire

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per la pratiche amministrativo-buraocratiche che talvolta rappre-sentano un vero e proprio ostacoload accedere a prestazioni sanitariedi cui i migranti avrebbero diritto.

Il caso di richiedenti asilo e ri-fugiati politici e per molti versiemblematico. La Città di Torino,come ricordano gli autori della ri-cerca, non riconosce il certificato diresidenza a quanti non abbiano undomicilio fisso o si trovino pressostrutture di accoglienza (una condi-zione che riguarda qualche centina-io di persone, come quelle che vi-vono in stabili occupati).

Senza la residenza è molto piùdifficile accedere ai servizi tanto cheper ovviare a questo inconvenientesi è ricorsi a particolari accordi trale istituzioni (Protocolli, ora scadu-ti) o alla decretazione d'urgenza,come quella relativa alla cosiddetta"emergenza Nord Africa" (in via discadenza).

Non si è però arrivati, comesottolinea la ricerca, a una normati-va stabile che permetta a tutti i ri-chiedenti asilo, rifugiati politici e ti-tolari di protezione internazionale diavere un titolo riconosciuto di resi-denza che permetta loro il pieno ac-cesso ai servizi, compreso quello sa-nitario.

"Il lavoro del Laboratorio - ri-corda ancora Zagrebelsky - vuolecostruire strumenti pratici e nonsolo teorici perché i diritti fonda-mentali siano diritti esercitabili - eda esercitare - nella quotidianità, datutti gli esseri umani": strumenti adisposizione di amministratori e po-litici come punto di riferimento eguida per le scelte future.La ricerca completa è a disposi-zione nel sito del Laboratorio deidiritti fondamentali: http://www.labdf.eu

Giorgio MorbelloFonte: viedifuga.org

Salutee migranti

luci edombre a Torino

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Di questo nonsi tiene ancorasufficientemen-te conto nel-l’opinione pub-blica e purtroppo anche nei ser-vizi socio-sanitari.

Di questo Xaiz e Michelisono invece assolutamente con-sapevoli. «Data la durezza dellavita e del lavoro con bambiniche presentano un disturbo com-plesso come l’autismo (…) ènecessario che professionisti egenitori si sostengano emotiva-mente a vicenda, anche perché,insieme, possono meglio ottene-re dalla comunità servizi ade-guati per il trattamento deibambini e per la qualità dellavita degli adulti» (p. 27).

L’importanza della gestionedelle emozioni (dei genitori, difratelli e sorelle, dei terapisti,ecc.) non sfugge agli autori dellibro, che avanzano proposte eforniscono indicazioni illumi-nanti.Anche il ruolo attivo dei genito-ri come gruppo che agisce inquanto tale, e al cui interno tro-vano un possibile allentamento

Sono padre di un ragazzo autistico grave di 14 anni, e presidente di Autismo Treviso onlus, un'associazione impe-gnata in favore delle persone autistiche e delle loro famiglie in provincia di Treviso. Cari amici, abbiamo acquisitoun edificio per il nostro progetto "L'orto di San Francesco" per bambini e ragazzi autistici. Abbiamo sistemato lastruttura: ci lavorano volontari e operatori professionali.

Lavorare conle famiglie deibambini conautismoHa come sottotitolo Guida pergli operatori, e tutti coloro chetrattano professionalmente conbambini autistici e con le lorofamiglie dovrebbero leggerlo emeditarlo, ma è ricchissimo dispunti utili anche ai familiari.

Il libro di Cesarina Xaiz eEnrico Micheli “Lavorare conle famiglie dei bambini conautismo” (Erickson 2011) offreun approccio che è insiemescientifico e umanistico, di unospessore che si ritrova soltantonella scuola belga di TheoPeeters. Micheli è stato unostraordinario maestro, e questotesto è in qualche modo la suaeredità. Il principio che animal’opera e la riflessione di Xaiz eMicheli è espresso da quel lavo-ro: l’autismo è una realtà stra-ordinariamente complessa, eogni trattamento parziale effet-tuato da professionisti in uncompartimento stagno non èadeguato, e può essere contro-producente.

L’autismo non ha originenella relazione, come una voltasi pensava (e come molti pur-troppo si ostinano a pensare),ma la influenza nel modo piùpesante, anzitutto nella fami-glia, con esiti che possono esse-re distruttivi. La sindrome non èpervasiva solo a livello dellapersona che ne è direttamentecolpita, ma pervade ogni ambitodi vita della famiglia, trasfor-mandola potentemente.

le terribili ten-sioni che la vitacon un figlioautistico puòinnescare, vieneenfatizzato e illu-strato«Innanzitutto, lasalute dell’interafamiglia è impor-tantissima e nonva sacrificataall’idea di faretutto per guarireil bambino: nellascelta di tempi,modi e obiettivi

vanno calcolate le risorse deifamiliari.

Le relazioni tra genitori ebambini, terapisti e genitori,sono osservabili e trattabilicome parte della natura: la no-stra epistemologia include tantole scienze cognitivo-comporta-mentali quanto quellesistemiche.

Questo vuol dire non limi-tarsi alla cosiddetta «terapiacomportamentale» perl’autismo, che può essere estre-mamente riduttiva: è necessariaal contrario l’esperienza clinicadella psicoterapia cognitiva,comportamentale e dell’otticasistemica. Strategie di coping,interventi antidepressivi, curadella relazione tra coniugi, inte-resse per gli altri componentidella famiglia sono necessariquanto il lavoro con il bambinoautistico per incidere sul benes-sere del piccolo e della sua fa-miglia.» (p. 32)

www.diario-prevenzione.it

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13/8/2012 (Adnkronos Salute/Labitalia)

Il "fenomeno" Grillo impazza sulla rete, sulle TV epure sulla stampa estera. Grillo vince, convince etrionfa già virtualmente alle prossime elezioni politi-che.Moltissimi si prodigano a descrivere in pregi del per-sonaggio e del suo movimento e a dichiarare "l'ave-vamo previsto", sempre di più ascoltiamo le leccatedei neoconvertiti in un montare di sproloqui genera-lizzati all'insegna dell'antipolitica. E' interessante os-servare come i media, specie i mainstream della stam-pa, riproducano quasi in vitro lo stesso loro percorsodel 1992 che accompagnò l'avanzare "invincibile"della Lega Nord e poi di Forza Italia.Ma come nasce il fenomeno Grillo?Per capirlo basta scorrere la prima e forse unica in-chiesta seria (Pietro Orsatti su Micromega n. 5 del2010) mai prodotta nel panorama dei media. L'in-chiesta sullo spin doctor Gianroberto Casaleggio(agenzia Casaleggio e Associati), sulla strategia dimarketing dell'omonima agenzia e sui vincoli impo-sti ai fan della prima ora, sulla piattaforma a paga-mento Meetup poi transitata a Twitter e Facebook.L'inchiesta anche sulle relazioni di quest'agenzia conpersonaggi chiacchierati nel mondo dei media e de-gli affari.In sostanza tutti nell'ambiente dei media sanno chel'azione di Grillo nasce da due esigenze, una banalee l'altra "sperimentale". La prima è l'esigenza di Gril-lo, escluso dai palinsesti Rai e Mediaset, di affidarela sua immagine alla cura di una innovativa agenziadi marketing digitale, appunto la Casaleggio e Asso-ciati, che agli albori di internet propone in Italia quelpercorso comunicativo nuovo che negli Stati Unitiaveva iniziato a dare i primi frutti nell'ambito delmarketing commerciale. Grillo infatti nella sostanzaha bisogno di propagandare i suoi spettacoli e porta-re le folle nei teatri. Nient'altro. Sicché Casaleggio eAssociati produce quelle incursioni nelle assembleedegli azionisti che fanno parlare la grande stampa,azioni "ambientaliste"orientate a "fidelizzare il pub-blico" colto e in ultimo la serie di eventi, i V-Day,orientati ad aggregare il pubblico, a fidelizzarne lapassione, a portarlo diligentemente nei teatri a paga-mento e poi a trasmettere il proprio "sentiment"nell'agorà della rete.Che differenza c'è con gli eventi della Coca-Cola,della TIM, della birra Heineken?Sostanzialmente nulla, sono pressoché la stessa cosa,cioè la messa in opera di una strategia di marketingtesa alla vendita di qualcosa attraverso lafidelizzazione del pubblico.

L'esigenza "sperimentale" ha invece bisogno di piùtempo per affermarsi. Così nasce un'iniziativa, attra-verso la piattaforma Meetup (oggi affiancata daTwitter, Youtube, Facebook), che apre un oceanocomunicativo e aggregativo. Un metodo che negliStati Uniti iniziava a essere preso in considerazionedagli spin doctors dei politici. Però non solo negliStati Uniti: infatti la Casaleggio e Associati edita ilsito e il blog di Di Pietro, dà il via "informalmente"alla nascita del Movimento Viola, sperimenta e testala "discesa in campo" di Grillo, dimostrandoplatealmente che l'azione del marketing della retepuò tradursi in azione concreta ed incidere nell'agonepolitico.Tecnicamente si potrebbe affermare che ciò che feceBerlusconi nel 1992, con la discesa in campo con lesue corazzate televisive, oggi lo fa Grillo nell'era delweb. La Casaleggio e Associati oggi per Grillo comePublitalia per Berlusconi nel 1993. Come Forza Ita-lia nel '93 il Movimento 5 Stelle è nato grazie a unastruttura aziendale specializzata nel marketing e nel-la pubblicità. Quindi M5S non è un partito?Non lo è formalmente (dovrebbe f a r e congressi,avere una parvenza di dibattito democratico al suointerno, ecc. per esserlo), ma sostanzialmente non èche una struttura partitica a conduzione aziendale.Con un testimonial/padrone e un'organizzazioneprivatistica aziendale a controllare contenuti, mes-saggi consenso e dissenso interno, fino alle candida-ture minute nel più sperduto comune dove si è pre-sentato il "movimento". M5S è di fatto un partitomoderno, mediatico, postideologico e padronalecome lo sono stati Forza Italia e la Lega. Punto. Tut-to il resto sono minchiate. Fra l'altro non è neanchevagamente progressista.

Matteo Prencepe

Come nasce il fenomeno del grillismo

Quello che di Grillo si saMA NON SI DICE

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5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico,usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione par-ticolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza,come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o undeficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spet-tatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? "Sequalcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 annio meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà,con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprov-vista di senso critico come quella di una persona di 12 annio meno" (vedere "Armi silenziosi per guerre tranquille").6- Usare l'aspetto emotivo molto più dellariflessione.

Sfruttare l'emozione è una tecnicaclassica per provocare un corto cir-cuito su un'analisi razionale e, infine,il senso critico dell'individuo. Inoltre,l'uso del registro emotivo permette diaprire la porta d'accesso all'inconscioper impiantare o iniettare idee, desi-deri, paure e timori, compulsioni, oindurre comportamenti.

7- Mantenere il pubblico nell'ignoranza enella mediocrità. Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecno-logie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavi-tù. "La qualità dell'educazione data alle classi sociali infe-riori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modoche la distanza dell'ignoranza che pianifica tra le classi infe-riori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da col-mare dalle classi inferiori".8- Stimolare il pubblico ad essere compiacentecon la mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi,volgari e ignoranti …9- Rafforzare l'auto-colpevolezza.Far credere all'individuo che è soltanto lui il colpevole del-la sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligen-za, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribel-larsi contro il sistema economico, l'individuo si auto svalu-ta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo,uno dei cui effetti è l'inibizione della sua azione. E senzaazione non c'è rivoluzione!10- Conoscere gli individui meglio di quantoloro stessi si conoscono. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hannogenerato un divario crescente tra le conoscenze del pubbli-co e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia ap-plicata, il "sistema" ha goduto di una conoscenza avanzatadell'essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Ilsistema è riuscito a conoscere meglio l'individuo comunedi quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nellamaggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo mag-giore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quelloche lo stesso individuo esercita su sé stesso.

Noam Chomsky e le 10 Regole per il Controllo Sociale- di Gianluca Marletta - Fonte: www.losai.eu

1-La strategiadella distrazione L'elemento primordialedel controllo sociale èla strategia della distra-zione che consiste neldeviare l'attenzione delpubblico dai problemiimportanti e dei cambia-menti decisi dalle élitespolitiche ed economi-che, attraverso la tecni-ca del diluvio o inonda-zioni di continue distra-zioni e di informazioniinsignificanti. La strategia della distra-zione è anche indispensabile per impedire al pubblico d'in-teressarsi alle conoscenze essenziali, nell'area della scien-za, l'economia, la psicologia, la neurobiologia e lacibernetica. Mantenere l'attenzione del pubblico deviatadai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza veraimportanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato,occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno allafattoria come gli altri animali (citato nel testo "Armi silen-ziose per guerre tranquille").2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni. Questo metodo è anche chiamato "problema- reazione- so-luzione". Si crea un problema, una "situazione" prevista percausare una certa reazione da parte del pubblico, con lo sco-po che sia questo il mandante delle misure che si desidera-no far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o siintensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati san-guinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede leleggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà.O anche: creare una crisi economica per far accettare comeun male necessario la retrocessione dei diritti sociali e losmantellamento dei servizi pubblici.3- La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarlagradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E' in que-sto modo che condizioni socioeconomiche radicalmentenuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni de-gli anni '80 e '90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà,flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garan-tivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbe-ro provocato una rivoluzione se fossero state applicate inuna sola volta.4- La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolareè quella di presentarla come "dolorosa e necessaria", otte-nendo l'accettazione pubblica, nel momento, per un'appli-cazione futura. E' più facile accettare un sacrificio futuroche un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non èquello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pub-blico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenua-mente che "tutto andrà meglio domani" e che il sacrificiorichiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo alpubblico per abituarsi all'idea del cambiamento e di accet-tarlo rassegnato quando arriva il momento.

10 passi per controllare il popoloProfessore emerito delprestigioso MIT ( Massa-chusetts Institute of Techno-logy) Chomsky é anche unattento osservatore dei feno-meni sociali e dei mezzi uti-lizzati dai "media" per ilcontrollo delle masse. Il suoDecalogo per il ControlloSociale é più che mai attua-le e profetico; specie per noicittadini di un'Italia e diun'Europa che sta perdendoinesorabilmente la suasovranità popolare…

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Anno XXVIII - Periodico fondato ediretto da Franco CilentiDistribuito gratuitamente.Finanziato dai promotori e dailettori con contributo facoltativoRedazione: [email protected]

Collaboratrici/ori di redazione:Fulvio Aurora, Roberto Bertucci,Enrico Moriconi, Michele Diciolla,Stefano Morena, Matteo Salvai,Margherita Napoletano,Luisella Morandi, Valentina Boi,Cristina Miletto, Marisa Chiaretta,Marco Prina, Renato Fioretti,Jerry Scotellaro,

Suppl. rivista Medicina DemocraticaAutoriz. Tribunale Milano n° 23-19/1/77 Registro nazionale stampa(Legge 58/81 n° 416, art. 11) 30/10/1985 Dir. Resp: F. Aurora

Impaginazione grafica di Mac RizzoVignette (cile) di F. CilentiVignette: [email protected]

Il materiale originale è riproducibilecitando testata, data e autore.Posta: Firma e telefono. La firmanon verrà pubblicata su richiesta.Numero chiuso 26-11-2012Suppl.a M. D. - n° 200Stampa questo numero:500 copie fotocopiatenumero pubblicato in pdf su web

Tariffe inserzioni pubblicitariescrivere alla redazione

Racconti e OpinioniRacconti e OpinioniRacconti e OpinioniRacconti e OpinioniRacconti e Opinioni

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Pubblicati208 numeri- 13 speciali - 7 n. tematici- 1 referendum nazionale su contratto sanità- 1 questionario regionale su piano sanitario piemonteseScritto da1408 autori- 1076 operatori sanità- 128 sindacalisti- 35 esponenti politici- 165 altriStampate686mila copie- 482mila ospedali e ambul.- 131mila luoghi vari- 72mila copie distrib. naz.

Continua la raccolta firme2 Referendum su art.18e contrattoQuesti referendum riguardano atti diBerlusconi e Monti, che hanno devastatodiritti sociali e diritti del lavoro.Con l’approvazione dell’articolo 8della manovra dell’agosto 2011, si sonoposte le premesse per la cancellazionetanto del contratto collettivo nazionale edelle relative leggi a tutela del lavoro,rendendo il derogabile dalla contrattazionedi secondo livello e dunque dall’accordo conqualsiasi sindacato a livello aziendale o territoriale.Con lo svuotamento, di fatto una cancellazione, dell’articolo 18, si è tuttiricattabili dalla minaccia del licenziamento, tutti precari perché in qualsiasimomento e con giustificazioni discrezionali, ad esempio la ragione economi-ca, il rapporto di lavoro si può interrompere. Uno strumento discrezionale inmano al datore di lavoro, privato e pubblico, per licenziare chiunque.

2 Referendumper abolirela riformaForneroCon la controriforma delle pensioni deldicembre 2011 si è allungato fino a sei anniil tempo di lavoro per gli occupati mentre perchi è stato licenziato, o è già disoccupato,senza più possibilità di ricollocarsi nel mondo del lavoro e lontanissimi dallapossibilità di accedere alla pensione, significa la distruzione non solo di pro-getti di vita ma della possibilità stessa della sopravvivenza. L’allungamento delperiodo lavorativo per chi lavora è una beffa per la disoccupazione giovanileche nel nostro paese raggiunge livelli gravissimi.

La campagna, che Rifondazione comunista ha lanciato insieme ad altri sog-getti della sinistra, della società civile, a lavoratori e lavoratrici, ha comeobiettivo la raccolta di 700mila firme nei prossimi tre mesi. Abbiamo promosso il referendum per eliminare le principali iniquità e ripri-stinare il sistema previdenziale precedente, intervenendo alla radice sul dram-ma degli "esodati". Crediamo sia ora che le persone si esprimano su una "ri-forma" che ha portato l'Italia ad avere uno dei peggiori sistemi previdenzialid'Europa, con un impatto micidiale di quasi tutte le forze politiche che pur dimantenere i loro sporchi privilegi abbiano appoggiato Monti nello scelleratoservilismo verso l'Europa.E' pazzesco che di punto in bianco ci abbiano allungato la vita lavorativa disei/sette anni.QUESTA SPORCA RIFORMA SULLE PENSIONI DEVE ESSERECANCELLATA E DOBBIAMO RIPRENDERCI IL DIRITTODI POTERCI GODERE ALMENO PER QUALCHE ANNOIL MERITATO RIPOSO E NON MORIRE LAVORANDO COMESPERANO QUESTI BUROCRATI DISSENNATI!

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32 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee anno 28° n° 5 novembre 2012

Fatti la domanda e datti la risposta

Le nostreprimarieQueste sono le nostre primarie: non si tratta peròdi votazioni, ma di questioni primarie per noi e pertante donne e tanti uomini del nostro Paese. Siamoin piazza per difendere i diritti e per ricordare, inoccasione della giornata mondiale contro la vio-lenza alle donne, che esiste anche una violenzasubdola, quella che si applica togliendo diritti edeliminando tutele.Raccogliamo le firme per abrogare l’art. 8 e perdifendere l’articolo 18: lo facciamo perché cre-diamo che l’aver intaccato il potere del contrattocollettivo nazionale e il sistema sanzionatorio daapplicare ai licenziamenti illegittimi non solo nonaiuti il mercato del lavoro ma semplicemente ren-da più ricattabili lavoratori e lavoratrici, indebo-lendoli e limitandone anche la possibilità di espres-sione e di democrazia nei luoghi di lavoro.Le numerose discriminazioni a cui già ieri le don-ne erano sottoposte, ora avranno una possibilità inpiù di passare impunite, nel silenzio assordante del-la società.Raccogliamo le firme sulle pensioni, per abrogarela riforma Fornero, perché la riteniamo profonda-mente ingiusta dal momento che innalza l’etàpensionabile di 6 e più anni a chi è già al lavoro etarda così l’accesso al mercato del lavoro dei gio-vani. E le donne, lavoratrici alla soglia della pen-sione o giovani in cerca della prima occupazione,sono le prime vittimeAllo stesso tempo vogliamo ricordare che c’è unaviolenza sulle donne oltre le leggi: è una violenzaculturale, simbolica, fisica e materiale, spesso per-petrata dagli uomini più prossimi, dai familiari,dai partner, dai colleghi di lavoro.Il nostro impegno è quel-lo di sempre: lottare perle pari opportunità nelmondo del lavoro, dellascuola, delle Istituzioni,al fine di rimuovere lecause di discriminazio-ne che sono terreno fer-tile per la diffusione del-la violenza contro ledonne.Irene Bregola

firma

aibanchetti,

insiemea quelli

sull’art.18e contratti

Nessun’altro ha condiviso questoreferendum contro la truffa diMonti/Fornero. Perchè?