Museo Valdese di Prali...1453 – Caduta di Costantinopoli 1458 – Federico Reiser martire a...

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Museo Museo Valdese Valdese di di Prali Prali Collocato in uno dei più antichi templi valdesi, risalente al 1556, l’unico a non essere stato distrutto nel corso delle persecuzioni del 1600, come testimonia la lapide posta sulla facciata. Il museo documenta così l’identità della comunità valdese attraverso le vicende dei suoi locali di culto. I pannelli alle pareti seguono le vicende storiche: da clandestini in periodo medievale privi perciò di locali, i valdesi passano con la Riforma del XVI secolo alla predicazione pubblica e di conseguenza alla costruzione dei primi edifici (“tempio” è la traduzione del termine francese “temple”); le repressioni e le persecuzioni del Seicento conducono alla distruzione sia degli edifici sia delle comunità; gli uni e le altre saranno ricostruiti nel Settecento nel periodo dell’isolamento. Nell’Ottocento il tempio, sin qui luogo esclusivo della vita comunitaria, sarà affiancato da altri poli di attività: le scuole, le sale di riunioni, fino al XX secolo quando la comunità si apre ai problemi del mondo, simbolicamente rappresentato con un’immagine del Centro Ecumenico Agape. Il discorso museale si muove però anche a livello evocativo: una scuola domenicale e un gruppo corale affiancati al pulpito ricordano la varietà della vita ecclesiale, le panche disposte a quadrato volte al pulpito riproducono la disposizione originaria. A ricordare i diversi aspetti della vita comunitaria stanno le figure sulle gallerie: l’anziano di chiesa, il maestro, la donna, il catecumeno, la moglie del pastore, la deputata al Sinodo. Le loro testimonianze si possono udire nel video. Le bacheche e il locale d’ingresso documentano alcuni aspetti sociologici della vita di Prali: il Comune, la borgata, i lavori nei campi, la cucina e la miniera.

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  • MuseoMuseo ValdeseValdese didi

    PraliPrali

    Collocato in uno dei più antichi templi valdesi, risalente al 1556, l’unico a non essere stato distrutto nel corso delle persecuzioni del 1600, come testimonia la lapide posta sulla facciata. Il museo documenta così l’identità della comunità valdese attraverso le vicende dei suoi locali di culto.

    I pannelli alle pareti seguono le vicende storiche: da clandestini in periodo medievale privi perciò di locali, i valdesi passano con la Riforma del XVI secolo alla predicazione pubblica e di conseguenza alla costruzione dei primi edifici (“tempio” è la traduzione del termine francese “temple”); le repressioni e le persecuzioni del Seicento conducono alla distruzione sia degli edifici sia delle comunità; gli uni e le altre saranno ricostruiti nel Settecento nel periodo dell’isolamento. Nell’Ottocento il tempio, sin qui luogo esclusivo della vita comunitaria, sarà affiancato da altri poli di attività: le scuole, le sale di riunioni, fino al XX secolo quando la comunità si apre ai problemi del mondo, simbolicamente rappresentato con un’immagine del Centro Ecumenico Agape.

    Il discorso museale si muove però anche a livello evocativo: una scuola domenicale e un gruppo corale affiancati al pulpito ricordano la varietà della vita ecclesiale, le panche disposte a quadrato volte al pulpito riproducono la disposizione originaria.

    A ricordare i diversi aspetti della vita comunitaria stanno le figure sulle gallerie: l’anziano di chiesa, il maestro, la donna, il catecumeno, la moglie del pastore, la deputata al Sinodo. Le loro testimonianze si possono udire nel video.

    Le bacheche e il locale d’ingresso documentano alcuni aspetti sociologici della vita di Prali: il Comune, la borgata, i lavori nei campi, la cucina e la miniera.

  • II PANNELLIPANNELLI

    1. IL MEDIOEVO – LA GROTTA TEMPIO2. IL CINQUECENTO – IL TEMPIO COSTRUITO3. IL SEICENTO – IL TEMPIO DISTRUTTO4. IL SETTECENTO – IL TEMPIO RICOSTUITO5. L’OTTOCENTO – ATTORNO AL TEMPIO6. IL NOVECENTO – DAL TEMPIO ALLA SOCIETA’7. LA CORALE VALDESE8. LA SCUOLA DOMENICALE9. COMUNI E COMUNITA’ DI VALLE10. LA STORIA DELLA VALLE11. LA BORGATA12. L’ISTRUZIONE13. IL TERRITORIO

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    Pulpito

  • ILIL MEDIOEVOMEDIOEVO – – LALA GROTTAGROTTA TEMPIOTEMPIO Nel Medioevo, la presenza cristiana nelle valli Valdesi è

    limitata a pochi centri, quali San Martino, San Giovanni, Pinerolo, estendendosi poi progressivamente, con la costruzione di nuove chiese, nei diversi centri: Luserna, la Torre, Prali, Perrero.

    I valdesi, condannati come eretici, sono costretti alla clandestinità.

    I “Poveri”, così si definiscono i valdesi in età medioevale, non hanno diritto all’esistenza nella società del loro tempo.

    Sono considerati eretici dalla Chiesa e sovversivi dal potere civile per le loro posizioni critiche nei confronti delle istituzione del tempo: rifiuto del giuramento, della guerra,

    delle decime e di dottrine che la Chiesa sta allora introducendo: transustanziazione, Purgatorio, o pratiche religiose; ave Maria, culto dei santi.

    Costretti alla clandestinità e senza poter disporre di locali di culto, i Valdesi si ritrovano in rare occasioni e sempre con grandi precauzioni per evitare denunce.

    I loro luoghi di incontro sono le case private, le cucine o le stalle, ma anche località nascoste e aperta campagna.

    si è venuta creando così la tradizione di grotte che sarebbe state utilizzate anche come luoghi di culto.

    La più nota la Ghieisa d’la Tana in Val d’Angrogna.A mantenere uniti i fedeli disseminati attraverso l’Europa sono i predicatori

    itineranti, detti, nel XV° secolo, “barba”, cioè “zii” nella lingua locale.A due a due, fingendosi pellegrino esercitando un mestiere itinerante come

    il mercante o il corriere, per sfuggire all’Inquisizione, si spostano nell’area loro assegnata.

    I “barba”, fermandosi pochi giorni in una località, trasmettono il loro insegnamento e rinsaldano le convinzioni dei fedeli con incontri e colloqui.

    Il culto che questi gruppi valdesi tengono di nascosto è molto semplice: meditazione di passi delle Scritture e preghiere; si tratta di conversazioni familiari più che di vere funzioni.

    I fedeli hanno anche l’abitudine di confessarsi al barba che annuncia loro il perdono citando passi del Vangelo.

    Cronologia1173 – Conversione di Valdo 1176 – La battaglia di Legnano 1184 – Il Papa imperatore a Verona condanna i Poveri di Lione1215 – Il IV Concilio Laterano scomunica i Valdesi1218 – Colloquio di bergamo incontro tra i “Poveri” lombardi e i “Poveri” di Lione1232 – Gregorio IX istituisce l ’ inquisizione 1266 – Diffusione dei Valdesi in Austria1309 – Il papato ad Avignone 1316 – Berbard Gui inquisitore in Linguadoca1376 – Borelli inquisitore in Delfinato1380 – Inquisizione in Boemia1392 – Zwicker inquisitore in Germania1453 – Caduta di Costantinopoli 1458 – Federico Reiser martire a Strasburgo1476 – Andrea Acquapendente inquisitore in val Luserna1484 – Crociata di Carlo I di Savoia in val Luserna1487-88 – Crociata del Cattaneo in Delfinato1492 – Scoperta dell ’ America 1494 – Martirio di barba martino e Giovanni a Oulx1498 – Luca di Praga prende contatti con i valdesi del contro e nord d’Italia

  • ILIL CINQUECENTOCINQUECENTO – – ILIL TEMPIOTEMPIO COSTRUITOCOSTRUITOLa diffusione della riforma protestante, agli inizi del

    Cinquecento, apre un periodo di profonda trasformazione anche belle valli dove la presenza valdese era stata importante.

    La maggioranza della popolazione aderisce alle nuove idee e accorre a sentire i predicatori che giungono da Ginevra.

    Per alcuni anni si utilizzano per queste predicazioni le chiese esistenti, che di norma, appartengono alle comunità locali e che i preti cattolici hanno abbandonata.

    La situazione si stabilizzerà a poco a poco con la ripresa cattolica e l’intervento dello Stato, che restituirà alla Chiesa romana la sua preminenza giuridica, costringendo i Valdesi a costruire edifici propri per il loro culto. Questo avverrà intorno al 1555.

    Templi valdesi costruiti durante il periodo della riforma Prali, Massello, Villasecca, Maniglia, Rodoretto, S. Germano, Pramollo,

    Roccapiatta, Angrogna, Ciabas, Rora, Torre.L’uso valdese di definire “tempio” il locale di culto è particolare e

    insolito, perché abitualmente il termine si riferisce a santuari pagani. Derivato dal protestantesimo francese ha però anche una valenza teologica precisa: la chiesa è per il mondo evangelico la comunità dei credenti, non l’edificio, che non è infatti consacrato.

    Il tempio valdese è costruito come semplice luogo di incontro dei fedeli; la sua sobrietà colpisce che è abituato agli edifici di culto di altre confessioni cristiane, generalmente molto più ricchi. Di qui il

    termini spregiativo “ciabàs”, casaccia, con cui viene definito l’edificio costruito sulla collina di San Giovanni.

    Si tratta di una costruzione ridotta all’essenziale, quattro mura, un tetto che ripari dalle intemperie; l’arredo è anch’esso ridotto all’essenziale: una cattedra per il predicatore, qualche sedile per donne e bambini, spesso solo tronchi o sgabelli.

    Sono assenti gli elementi che caratterizzano le chiese tradizionali, l’altare, le immagini, il campabile, il confessionale.

    Anche il culto, la funzione religiosa che si svolge nel tempio riformato, ha gli stessi caratteri dell’edificio massima sobrietà e concentrazione sull’essenziale.

    Il predicatore non indossa più i paramenti ma si veste come tutti coloro che hanno compiuto studi universitari con la toga dottorale, come i professori, gli avvocati.

    Lo schema del culto resta quello della massa: le ttura della Scrittura; confessione del peccato; preghiera; omelia, battesimo e comunione. Quest’ultima non viene celebrata tutte le domeniche e riprende il significato dell’eucarestia dei primi cristiani: gesto che ricorda la morte di Gesù. Grande rilievo viene dato alla predicazione che consiste essenzialmente in una spiegazione della Bibbia.

    Nel 1532 i Valdesi decidono di fare tradurre la Bibbia.Sarà Olivetano, cugino di calcino,a realizzare l’opera, stampata poi nel 1535.Al centro del culto protestante sta la predicazione, il sermone, commento della Scrittura.

    Cronologia1517 – Le 95 tesi di Lutero 1526 – Riunione del Capitolo generale valdese al Laus (val Chisone)1527 – Missione di barba Giorgio di Calabria in Svizzera1532 – Assemblea di Chanforan1534 – Fondazione dei Gesuiti 1535 – Pubblicazione della Bibbia di Olivetano1536 – I Francesi occupano il Piemonte1545-63 – Concilio di Trento 1545 – Massacro dei valdesi di Provenza1558 – Martirio di Goffredo Varaglia a Torino1560-61 – Guerra sabaudo-valdese del Conte di trinità1561 – Accordo di Cavour1572 – Strage di S. Bartolomeo

  • ILIL SEICENTOSEICENTO – – ILIL TEMPIOTEMPIO DISTRUTTODISTRUTTOAnche le popolazioni delle Alpi Cozie vivono

    la tragica esperienza della storia europea; essendo i sovrani di delfinato e Piemonte cattolici, al loro è conseguentemente religione di Stato, mentre il culto riformato, strettamente limitato, viene progressivamente soppresso.

    Vengono dapprima chiusi i locali di culto nelle borgate, dove i maestri, oltre ad insegnare svolgono anche il compito pastorale e presiedono le funzioni.

    Sono espulsi i pastori ritenuti troppo attivi e, contemporaneamente, vengono organizzate missioni di ordine religiosi.

    Nel 1685 Luigi XIV revoca le libertà di cui godevano i suoi sudditi ugonotti e sopprime il

    culto protestante: gli abitanti della val Chisone e val Pragelato sceglieranno l’esilio in Germania piuttosto che l’abiura.

    La minoranza valdese, non intendono rinunciare a quello che considerava un diritto fondamentale, la libertà di coscienza e di culto, oppone resistenza al potere ducale, caso unico nell’Europa del tempo.

    Sorgono scontri e guerriglie in cui i Valdesi riescono quasi sempre vincitori grazie all’appoggio dei protestanti europei.

    Nel corso di questi scontri i templi vengono spesso distrutti.

    Nel 1686 Vittorio Amedeo II abolì la religione riformata nelle sue terre e i valdesi furono brutalmente repressi, la maggioranza morì negli scontri e nelle carceri. Tutti i templi furono rasi al suolo eccetto quello di Prali perché utilizzato dalle famiglie cattoliche immigrate dalla Savoia.

    Cronologia

    1618 – Inizio della guerra dei 30 anni 1630 – La peste nelle valli valdesi1644 – Antoine Leger si rifugia a Ginevra1648 – Pace di Westfalia 1650 – La “De propaganda Fide” inizia la sua attività a Torino1653-58 – Cromwell Lord Protector 1655 – Le pasque piemontesi1663 – La “guerra dei banditi” nelle valli valdesi1686 – Editto di Vittorio Amedeo II, massacro e prigionia dei valdesi1687 – Esilio dei valdesi1688 – “ Gloriosa Rivoluzione ” in Inghilterra 1689 – Rimpatrio del valdesi1698 – I riformati espulsi dalla Val Chisone

  • ILIL SETTECENTOSETTECENTO – – ILIL TEMPIOTEMPIO RICOSTRUITORICOSTRUITO

    Rientrati dall’esilio, nel 1689, i Valdesi ricostruiscono i loro templi.

    Date le loro precarie condizioni economiche e il permanere delle guerre, l’impresa risulterà molto difficile e sarà realizzata molto lentamente e solo grazie all’aiuto dei paesi protestanti.

    Per parte loro i re di Sardegna rafforzano la presenza cattolica, nelle valli valdesi, con la costruzione o il restauro di molte chiese.

    Come in tutte le chiese cristiane dell’epoca le funzioni sono molto numerose. La domenica, oltre al culto mattutino, si tiene nel pomeriggio una assemblea per l’istruzione religiosa, con spiegazione del catechismo; anche nel croso della settimana si tengono momenti di mediazione,

    presieduti dal maestro parrocchiale con lettura di passi della bibbia, canto e preghiera.Il canto ha occupato sempre un largo spazio nella vita delle chiese valdesi.All’epoca della Riforma, a Ginevra, poeti e musicisti

    realizzano il rigetto grandioso di mettere in musica l’intero salterio. In particolare, dal ’700 fino al XIX secolo, è stato questo l’unico patrimonio canoro dei valdesi.

    Cronologia

    1706 – Vittorio Amedeo II si rifugia nelle valli valdesi1721 – Muore Enrico Arnaud in Germania1738 – G. Wesley dà inizio al “ Risveglio ” 1730 – Gli ultimi riformati sono espulsi dalla val Pragelato1735 – Fondazione del Comitato Vallone in Olanda1751 – Si pubblica l ’ Enciclopedia 1740 – Ospizio dei Catecumeni a Pinerolo1748 – Creazione del Vescovato di Pinerolo1783 – Indipendenza degli Stati Uniti 1769 – Fondazione della scuola latina a Torre Pellice1799 – Repubblica Piemontese1789 – Rivoluzione francese

  • LL’’OTTOCENTOOTTOCENTO – – ATTORNOATTORNO ALAL TEMPIOTEMPIO

    Nel corso dell’Ottocento, la vita delle chiese valdesi subisce un profondo cambiamento sotto l’aspetto giuridico e spirituale.

    Le Lettere Patenti di Carlo Alberto del 17 febbrario 1848 aboliscono le discriminazioni giuridiche e le limitazioni territoriali; si verifica di conseguenza una forte emigrazione dei valdesi verso il fondo valle.

    A seguito di maggiori disponibilità economiche e di donazioni dall’estero, i templi preesistenti vengono rifatti o ammodernati con pavimenti di pietra o di legno, stufe per il riscaldamento; ne vengono anche costruiti di nuovi, come Rodoretto, Rorà, e altri in località che erano fuori del

    territorio tradizionale: Torre Pellice, Pinerolo, Perrero, Chiotti.Per influenza del movimento religioso europeo, detto del risveglio, la vita religiosa della chiesa diventa

    molto più articolata e non ha più il tempio come unico luogo di riferimento.Il tempio subisce in questo periodo una trasformazione. Accanto ai culti tradizionali esso ospita altre

    espressioni di vita religiosa: la scuola dei bambini, le feste di natale e del 17 febbraio, vi si celebrano matrimoni e funerali.

    Armonium e organi accompagnano il canto dell’assemblea.Anche la disposizione interna viene mutata: i banchi non sono più disposti a semicerchio, ma allineati

    verso il pulpito secondo l’impianto delle chiese tradizionali, si costruiscono gallerie per accrescere lo spazio disponibile.

    Grande importanza assumono in questo periodo le scuole. Costituite in ogni borgata della parrocchia, oltre alla naturale funzione scolastica esse hanno anche un carattere ecclesiastico.

    Le scuole sono finanziate e gestite dalla chiese sia per l’insegnamento biblico, che occupa un posto rilevante, sia perché vi si tengono attività religiose e culturali a cura dei pastori e delle varie associazioni.

    Accanto al tempio e alle scuole si costruiscono via via delle sale in cui si tengono attività di carattere culturale e ricreativo; recitazione di pezzi teatrali a soggetto religioso; concerti; conferenze.

    Ad animare queste attività sono le Unioni giovanili (maschili e femminili), collegate con associazioni protestanti internazionali, che sono vere e proprie scuole di formazione per responsabili locali sia in campo ecclesiastico sia amministrativo.

    Analogo è lo spirito delle “Corali” (società di canto), che svolgono programmi di formazione musicale con repertorio religioso e folcloristico.

    Cronologia1805 – I Valdesi annessi alle chiese francesi1815 – Congresso di Vienne 1831 – Fondazione del Collegio Valdese1831 – Mazzini fonda la Giovane Italia 1848 – Lettere patenti di Carlo Alberto1853 – Inaugurazione del tempio di Torino1859 – Primi emigrati valdesi in Uruguay1860 – Spedizione dei Mille 1860 – Fondazione del Comitato di Evangelizzazione1861 – Facoltà di teologia a Firenze1870 – Roma capitale d ’ Italia 1871 – inaugurazione dell’Ospedale Valdese di Torino1881 – Fondazione della Società di Storia Valdese1883 – Inaugurazione del primo tempio di Roma1894 – Costruzione dell’Asilo per vecchi di S. Germano

  • ILIL NOVECENTONOVECENTO – – DALDAL TEMPIOTEMPIO ALLAALLA SOCIETASOCIETA’ ’

    Nel Novecento, a subire profonde trasformazioni, è la vita della comunità valdese nel contesto della società, a causa della secolarizzazione, del dialogo e del rinnovamento religioso.

    In questo periodo non si hanno mutamenti sostanziali in campo architettonico, salvo la costruzione di due nuovi templi a S. secondo e Villar Perosa, imposta dal flusso migratorio dalle alte valli.

    La chiesa è sempre più consapevole che la fede cristiana non si vive solo nella pratica religiosa entro le mura del tempio; essa non è solo ricerca spirituale, ma impegno di vita nella realtà quotidiana; il tempio si apre al mondo.

    Con la costruzione del nuovo tempio, l’edificio storico cessa la sua funzione ecclesiale e ne trova una nuova.

    È questo l’esempio del tempio di Prali, dove, a partire dal 1965, si realizza un impianto mussale che diventa luogo di memoria della storia e delle tradizioni della Valle.

    Il vecchio “tempio museo” sta a significare che la fede non è fenomeno recente, ma ha radici antiche ed è fede che si intreccia con la storia delle valli valdesi e del nostro paese.

    L’idea di un luogo di incontro per la gioventù valdese sorge alla fine della guerra, ma il pastore Tullio Vinay, che ne ha la responsabilità, lo ridisegna in una dimensione internazionale ed ecumenica. Inaugurata nel 1951 il centro di agape diventa un luogo dove si incontrano l’evangelo e il mondo.

    Tale resterà nel tempo e, specie nel periodo della guerra fredda e della contestazione, esso diverrà uno spazio privilegiato di confronto indipendentemente dalla professione di fede e dalle ideologie, verrà condotto un dialogo tra persone che rappresentano le più diverse realtà del mondo moderno: Terzo Mondo ed Europea, marxismo e liberalismo, religioni e confessioni cristiane.

    Cronologia1905 – Separazione Chiesa-Stato in Francia 1908 – Si pubblica il settimanale “La Luce”1914 – Inaugurazione del secondo tempio di Roma1914 – Prima guerra mondiale 1920 – Primo Congresso Evangelico1922 – Inaugurati i convitti di Torre Pellice e Pomaretto1927 – Inaugurazione del tempio di Palermo1929 – Concordato Stato Chiesa 1931 – Giovanni Miegge direttore del mensile “Gioventù Cristiana”1938 – Federazione delle Unioni Valdesi1939 – Seconda guerra mondiale 1951 – Inaugurazione del Centro di Agape (Praly)1961 – Inizio del Servizio Cristiano di Riesi (Palermo)1948 – Fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese 1967 – Federazione delle Chiese Evangeliche1984 – Intesa fra Repubblica e Tavola Valdese

  • LALA CORALECORALE VALDESEVALDESE

    Nello svolgimento del loro culto le chiese valdesi non ebbero sino a fine ottocento ricorsi a cori e a strumenti musicali; il canto era infatti riservato all’assemblea dei fedeli.

    Con l’avvento del Romanticismo in campo culturale e del Risveglio in quello religioso una nuova sensibilità si manifestò nel protestantesimo mondiale (basti ricordare gli spirituals e i gospels).

    Di conseguenza anche nelle chiese valdesi sorsero gruppi di canto, cori misti a 4 voci, che assunsero dal termini francese di “Chorale” la denominazione di “Corale”.

    Legati alla vita parrocchiale in modo più o meno stretto spesso diretti dal pastore stesso o dalla moglie.

    Con l’esecuzione di repertorio vario, religioso e popolare, in assemblee particolari o concerti, le Corali hanno contribuito a mantenere nella comunità valdese una sensibilità musicale e religiosa facendo del canto una espressione della vita personale e comunitaria della fede evangelica.

    LALA SCUOLASCUOLA DOMENICALEDOMENICALE

    Nelle chiese valdesi l’istruzione religiosa era anticamente impartita nelle scuole confessionali prima che diventassero comunali e nel catechismo pubblico.

    Oltre a questi due ambiti di insegnamento, verso la fine dell’Ottocento, se né introdusse un terzo proveniente dal protestantesimo anglosassone: la scuola domenicale.

    L’iniziativa mirava a sottrarre i bambini dalla strada offrendo loro nelle parrocchie uno spazio di gioco e riflessione.

    Nelle chiese valdesi ebbe però un carattere più scolastico e religioso.

    Collocato la domenica mattina prima del culto, l’incontro. Centrato sullo studio di un episodio della storia biblica, comprendeva una spiegazione del pastore, un compito: compilazione di una scheda, memorizzazione di un passo biblico.

    Il canto di inni e la preghiera avveniva a gruppi corrispondenti all’età dei ragazzi, sotto la guida di un monitore.

    Questa attività ebbe naturalmente carattere molto diverso nel tempo seguendo l’evoluzione delle tecniche pedagogiche più moderne.

  • COMUNICOMUNI EE COMUNITACOMUNITA’ ’ DIDI VALLEVALLEL’archivio storico del Comune di Perrero è composto, oltre che dai documenti del Comune stesso, dagli

    archivi aggregati della Comunità di Valle e dei Comuni di Maniglia, Faetto, Riclaretto, Bovile, Chiabrano, Traverse e S. Martino. Tutta la documentazione conservata in ciascun archivio aggregato degli ex-comuni si arresta all’anno 1929.

    La ragione dell’interruzione è dovuta al fatto che, a partire da tale data e per il ventennio successivo, i Comuni di Bovile, Faetto, Chiabrano; Traverse, S. Martino, Riclaretto, Rodoretto e Maniglia furono privati dell’autonomia ed accorpati al Comune di Perrero. Il R.D. (Regio Decreto) del 15 marzo 1928 n. 662 stabiliva infatti la loro riunione in un unico Comune con capoluogo Perrero; Salza e Massello formeranno invece un solo comune con capoluogo Massello e Prali mantenne la propria autonomia.

    Con la caduta del fascismo solamente Prali, Massello e Salza ricostituirono comune a sé. Rodoretto divenne frazione di Prali, i restanti 7 paesi rimasero ex-comuni censuari di Perrero e nel corso del 1937 i rispettivi archivi vennero uniti in un solo locale del Comune di Perrero.

    Nel creare questa struttura l’amministrazioni fascista aveva tratto suggerimento da un tipo di organizzazione locale che si era già sperimentata nel periodo napoleonico.

    Durante la dominazione francese, le dodici amministrazioni comunali costituenti la “Valle di S. Martino” erano state unificate in una singola “Mairie”, dotata di un solo sindaco e di un unico organismo rappresentativo. La “Mairie” aveva preso nome di “Val Balsille” dall’ultima borgata del Comune di Massello (Balsiglia), luogo scelto perché nel corso delle lotte di religione vi avevano trovato rifugio i protestanti valdesi.

    Nel 1814, tornata sotto il servizio della Casa Sabauda, la Val Balsille riprese il nome originario di Val S. Martino.

    Con la Restaurazione la situazione fu riportata allo stato preesistente anche dal punto di vista amministrativo. Prima e dopo la parentesi napoleonica i dodici Comuni costituenti la Valle di S. Martino, ciascuno con la propria autonomia, si erano riuniti nella “Comunità di Valle”, organismo con sede nella sala consulare della Casa comune di Valle, stabilita in Perrero.

    Il Consiglio delegato delle dodici Comunità, nel quale ciascun Comune aveva un proprio rappresentante, si riuniva per deliberare circa le questioni amministrative riguardanti gli interessi di due o più Comunità.

    La testimonianza più antica, in tal senso, è data dai verbali di deliberazione del Consiglio generale dei Capi di Casa delle Comunità della Val S. Martino per il 1683.

    L’esistenza della Comunità di Valle si protrasse fino alla seconda metà del XIX sec., sostituita man mano da strutture consorziali di vario genere (sanitarie, amministrative, di segreteria ecc.) coinvolgenti Perrero e i seconda del diverso interesse.

    LALA STORIASTORIA DIDI VALLEVALLELa storia della Val S. Martino è strettamente legata al carattere particolare della sua vicenda religiosa. La

    popolazione essendo in maggioranza valdese ovvero di confessione riformata si trovò sovente in conflitto con le autorità. I Duchi di Savoia essendo di confessione cattolica consideravano questa minoranza sempre con sospetto e nel corso delle vicende storiche tentarono di condurre questi sudditi ad abbandonare la loro confessione ricorrendo alla forza.

    1561Il Duca Emanuele Filiberto da poco rientrato nei suoi possedimenti impose la sua religione a tutti gli

    abitanti dei suoi Stati. A seguito di tale imposizione i feudatari della Val S. Martino che allora erano i Trucchetti a Perrero, sotto l’egida dei Savoia, raccolsero truppe mercenarie per assalire i valdesi del vallone di Riclaretto.

    L’assalto fu respinto dalla resistenza dei valdesi appoggiata dall’intervento dei correligionari di Pragelato.In seguito il trattato di Cavour del 1561 riconobbe il diritto alla predicazione nelle comunità valdesi di

    Rodoretto, Massello, Maniglia, Salza e luoghi abituali fra cui deve probabilmente inserirsi anche Prali.1655Fu quello un anno tragico per i valdesi. Le truppe francesi e piemontesi accampate nelle valli fecero strage

    della popolazione. È questo il periodo che si ricorda come le “Pasque Piemontesi” che sollevò una protesta in tutta Europa, e suscitò l’intervento delle Potenze protestanti a difesa della minoranza valdese dalla distruzione. La Val S. Martino fu meno colpita perché la popolazione si era sottomessa rinunciando alla sua religione.

  • EsilioAnni particolarmente drammatici furono quelli tra il 1685 e il 1689. Nel 1685 Luigi XIV cancellava le

    libertà concesse ai protestanti in Francia e anche in Val Chisone allora francese. Nel gennaio 1686 Vittorio Amedeo II impose ai suoi sudditi valdesi l’abiura, essi però opposero resistenza ma sopraffatti dalle truppe francesi, furono rinchiusi nelle carceri del Piemonte dove la maggioranza di loro morì. Solo tremila poterono trovare rifugio in Svizzera.

    RimpatrioNel 1689 una spedizione di circa mille uomini partì dal lago Lemano e attraverso la Savoia tornò in

    Piemonte. Con questa impresa veramente eccezionale conosciuta come il Glorio Rimpatrio i Valdesi rientravano nelle loro valli e la Val San Martino fu al centro di questi avvenimenti.

    Il 10 settembre: Moncenisio - Il 11 settembre: Salbertrand - Il 12 settembre: PragelatoIl 13 settembre: Balziglia - Il 14 settembre: Prali - Il 15 settembre: Prali - Il 16 settembre: BobbioSi ricorda che Prali fu una tappa importante della marcia perché qui si fermarono e celebrarono il poro

    primo culto nell’unico tempio, di tutte le Valli valdesi a non essere distrutto perché usato come luogo di culto degli immigrati che si erano trasferiti dalla Savoia per ripopolare la Valle. Il pastore Enrico Arnaud tenne la predica sulla soglia del tempio in modo da essere udito da chi stava all’interno e all’esterno.

    LALA BORGATABORGATANelle Valli Valdesi ed in particolare nella Val

    S. Martino (Germanasca), la scelta degli insediamenti abitativi non è mai stata casuale ma legata ad una concomitanza di fattori quali la fertilità dei suoli, l’esposizione del luogo, la facile reperibilità dell’acqua nonché la morfologia del terreno in funzione della sicurezza (pericolo di valanghe) e nel corso dei secoli, in ragione dei conflitti religiosi che ne caratterizzano la storia, anche dalla difendibilità.

    La connessione tra ubicazione geografica e credo religioso ha caratterizzato nel tempo anche il numero e la distruzione degli insediamenti abitativi.

    Ne sono esempio buona parte delle borgate costruite sia nell’indiritto che nell’inverso di valle e che fino verso la fine del 1800 risultavano più popolate e organizzate dei centri di fondo valle nei quali erano concentrati alcuni servizi, casa comunale, mercati, ecc…

    Amministrativamente tutte le borgate erano rappresentate sia nel Consiglio Comunale che nel consiglio degli anziani della parrocchia valdese (Concistoro).

    La necessità di raggrupparsi in comunità affini ha caratterizzato le borgate anche sotto l’aspetto organizzativo e sociale. Si sono fatti e si fanno ancora in comune certi lavori d’interesse generale, come costruire, ritrattare e mantenere opere comuni (strade, balere d’irrigazione, acquedotti, ecc…) oppure tagliare una valanga che ostruisce strade o sentieri montani in particolare verso i pascoli.

    Comunemente gli abitanti di una borgata prestavano giornate di lavoro che non di rado erano restituite con giornate di lavoro identiche o equivalenti.

    Per tener conto di questi prestiti si usava fare una tacca un’ocho ad un bastone ad hoc che teneva presso il focolare domestico.

    Fino al secolo scorso sono state diffuse ed in uso in quasi tutta la Val Germanasca le Società di Mutuo Soccorso.

    In particolare quelle per il bestiame erano costituite da gruppi famigliari associati per alleviare (in caso di disgrazia capitata alle bovine dei mutualismi) la perdita di chi ne era colpito, tassandosi annualmente in proporzione al bestiame posseduto.

    A turno, ogni mutualista, doveva fungere, se del caso, da macellaio, da raccoglitore delle quote dovute dagli associati e da distributore ai medesimi della quantità di carne loro spettante sull’animale macellato.

    La vita delle borgate è altresì caratterizzata da feste e manifestazioni religiose o popolari che a seguito della separazione e dell’isolamento subiti dalle comunità valdesi hanno mantenuto e mantengono tuttora una loro diversificazione.

  • La PrìëroIl pastore o amministratore della parrocchia durante la settimana si trasferisce a turno in ogni borgata e

    tiene sul finire del giorno, generalmente nei locali della scuola, delle riunioni di edificazione.Ancora verso la fine del 1800 a Prali particolarmente, la riunione serale o “prìëro” era annunciata da due

    allievi delle scuole che a turno percorrevano le strade avvisando a gran voce gli abitanti.

    Il 17 FebbraioTra le feste di carattere religioso e civile la più sentita è quella del 17 febbraio, festa della libertà in cui i

    valdesi celebrano l’emancipazione dei padri e la concessione dei diritti civili.La decisione di celebrare la festa del 17 febbraio venne presa dal Sinodo dell’Agosto del 1848 “al fine di

    perpetuare il ricordo benedetto di Carlo Alberto re emancipatore”.La festa è annunciata fin dalla vigilia con numerosi falò, fuochi di gioia che illuminano ogni borgata.

    Il 15 AgostoLa festa religiosa valdese del 15 agosto ebbe origine dal fatto che prima del 1848, era severamente proibito

    ai valdesi di lavorare all’aperto in occasione di feste cattoliche.Si finì perciò col decidere, da parte delle autorità valdesi, di organizzare in luoghi appartati e discosti dai

    centri ove si svolgeva da parte dei cattolici la festa della “Assunzione di Maria”, delle riunioni di carattere religioso.

    Il carattere di tale manifestazione popolare è rimasto negli anni qual’era in origine con un incontro di fedeli che si celebra ogni anno all’aperto in località storiche delle valli valdesi.

    LL’’ISTRUZIONEISTRUZIONE

    L’istruzione scolastica di svolgeva nel Comune a due livelli: nella borgata e nel capoluogo. In ogni borgata esisteva una scuola aperta a tutti i bambini con durata variabile secondo i casi da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 6.

    Vi insegnava un maestro o maestra non provvisto di diploma che aveva frequentato qualche corso di prima pedagogia.

    Si insegnavano i rudimenti di lettura, scrittura e calcolo. Quando l’alunno cresceva passava alla scuola “Grande” del capoluogo dove insegnava un maestro diplomato, detto règent, questi aveva anche una funzione nella vita della chiesa.

    Gli alunni che risultavano dotati e la cui famiglia ne aveva la possibilità veniva mandato a

    Pomaretto e qui frequentava la Scuola Latina corrispondente alle attuali Medie.Questo sistema scolastico fu all’origine della larga diffusione del francese nelle valli. Fino al momento in

    cui l’insegnamento divenne statale questa fu infatti la lingua delle scuole, così come nella vita ecclesiastica la predicazione, l’insegnamento e il giornale della chiesa erano in francese.

    Il regime fascista ostacolò questa cultura nel nome di un ottuso nazionalismo e nel dopoguerra con la scolarità e la televisione l’italiano si impose.

  • ILIL TERRITORIOTERRITORIO Come diffusamente nelle regioni alpine anche in Val S. Martino il lavoro degli abitanti è stato per secoli

    legato e determinato da un economia di sussistenza dove la famiglia produceva quasi tutto quello che era necessario alla sua vita. Di conseguenza le attività lavorative erano diversificate. Alcune svolte esclusivamente dagli uomini, altre dalle donne, altre in comune.

    A partire dalla metà del 1600 ha inizio in tutta la Val S. Martino una attività di carattere estrattivo.Vengono aperte cave di marmo impiegato poi nella costruzione di chiese, palazzi reali e nobiliari di Torino

    e del regno Sabaudo.Nell’Ottocento si sviluppa progressivamente l’industria estrattiva ed in particolare del talco e della grafite.Molti montanari e in particolare quelli di Prali vennero assunti nelle miniere collocate nei diversi punti

    della valle.Il lavo nella tuno, (la tana) come venne detta la miniera è una vicenda molto complessa e non di rado

    amara della vita dei pralini perché l’evoluzione tecnologica non fu sempre accompagnata da misure di tutela adeguate e le malattie professionali, in particolare la silicosi, fecero molte vittime.

    La casa è naturalmente il luogo dove si soggiorna ma anche quello dove si lavora. In particolare per quel che riguarda la vita della famiglia e del bestiame. Alle donne è affidato il compito della cura della casa, della cucina. In passato anche molta parte dell’abbigliamento era frutto dell’attività femminile: filare la lana, tessere la canapa, ecc.

    Anche la cura del bestiame ricade in gran parte sulle spalle delle donne: nella stalla con la mungitura e poi la lavorazione del latte.

    Ma la maggior parte del lavoro di una famiglia di svolgeva fuori casa nel prato per la fienagione, nei campi per la coltivazione delle patate e dei cereali, nei boschi per il legname e all’alpeggio in estate.

    A partire dal Medio Evo l’economia della Val S. Martino, come diffusamente nelle valli alpine, è organizzata sullo sfruttamento dei pascoli e dei boschi.

    L’allevamento di bestiame è stato per secoli l’attività principale dei montanari, essa si volgeva prevalentemente negli alpeggi o pascoli alpini.

    Gli alpeggi costituivano una delle ricchezze delle Abbazie e dei Monasteri medioevali.Coloro che sfruttavano direttamente questi latifondi abbaziali dovevano pagare dei notevoli tributi sia in

    somme di denaro sia da prodotti in natura.Per la Val S. Martino, ancora nella prima metà del settecento, i coltivatori pagavano tributi mediante una

    notevole parte di produzione locale di segala, di avena, di castagne e di “formaggio fiorito”.A Prali gli alpeggi migliori (la Miandëtta e Bô dâ Col) erano proprietà perpetua dell’Abbazia di Casanova,

    presso Caramagna, che li aveva concessi in enfiteusi, cioè in locazione perpetua ai coltivatori di Prali, per un canone annuo, che nel 1820 era di lire 148 (nuove di Piemonte).

    Come per i pascoli anche i boschi e i campi erano insediamenti dove trovare elementi di sussistenza.In Val S. martino i boschi di protezione ai villaggi erano chiamati dëvê, in orginine “defensum” cioè

    difeso, protetto.A Prali i dëvê, di proprietà abbaziale erano boschi nei quali era proibito far legna alla popolazione locale.Lo sfruttamento di boschi e campi è soltanto nel tempo regolato da Consortili, in particolare nei comuni

    di Prali e Faetto i consortili amministrano per anni le riserve boschive, di pascolo e di fienagione di proprietà o passate dalle abbazie che ne godevano la proprietà alle comunità della Val Germanasca.

    Museo Valdese di PraliI PANNELLIIL MEDIOEVO – LA GROTTA TEMPIOCronologia

    IL CINQUECENTO – IL TEMPIO COSTRUITOCronologia

    IL SEICENTO – IL TEMPIO DISTRUTTOCronologia

    IL SETTECENTO – IL TEMPIO RICOSTRUITOCronologia

    L’OTTOCENTO – ATTORNO AL TEMPIOCronologia

    IL NOVECENTO – DAL TEMPIO ALLA SOCIETA’Cronologia

    LA CORALE VALDESELA SCUOLA DOMENICALECOMUNI E COMUNITA’ DI VALLELA STORIA DI VALLE15611655EsilioRimpatrio

    LA BORGATALa PrìëroIl 17 FebbraioIl 15 Agosto

    L’ISTRUZIONEIL TERRITORIO