L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le...

48
Sped. in a. p. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 - filiale di Milano - Anno LXXXV - N. 5 Maggio 2006 Mensile dell’A.N.A. L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino”

Transcript of L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le...

Page 1: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

Sped

. in

a. p

. - a

rt.2

com

ma

20/c

legg

e 66

2/96

- fil

iale

di M

ilano

- An

no L

XXXV

- N.

5

Maggio 2006Mensile dell’A.N.A.

L’ultimo ammainabandieradella nave “Alpino”

Page 2: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

25 - 2006

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229

DIRETTORE RESPONSABILECesare Di Dato

DIREZIONE E REDAZIONEvia Marsala, 9 - 20121 Milanotel. 02.29013181 - fax 02.29003611

INTERNET E-MAILwww.ana.it [email protected]

COMITATO DI DIREZIONEAdriano Rocci (presidente), Alcide Bertarini,Cesare Di Dato, Bruno Gazzola, Sandro Rossi

NON ISCRITTI ALL’ANAAbbonamenti, cambio indirizzo, rinnovitel. 02.62410215 - fax [email protected]

per l’Italia: 12 euro (L. 23.235)per l’estero: 14 euro (L. 27.108)sul C.C.P. 23853203 intestato a:«L’Alpino» - via Marsala, 9 - 20121 Milano

ISCRITTI ALL’ANAGli iscritti all’ANA, per il cambiamento diindirizzo, devono rivolgersi esclusivamenteal gruppo o alla sezione di appartenenza.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINIVia Marsala, 9 - 20121 Milano

Segreteria: tel. 02.62410200fax 02.6592364

[email protected] Generale: tel. 02.62410211

[email protected] Nazionale: tel. 02.62410212

[email protected]: tel. 02.62410201

fax [email protected]

Protezione Civile: tel. 02.62410205fax 02.6592364

[email protected] Studi ANA: tel. 02.62410207

fax [email protected]

Fotolito e stampa: Amilcare Pizzi s.p.a.Via Amilcare Pizzi, 1420092 Cinisello Balsamo (MI)

Progetto grafico e impaginazione: Camillo Sassi

Chiuso in tipografia il 29 aprile 2006Di questo numero sono state tirate 393.256 copie

Editoriale

Lettere al Direttore

C.D.N. del 22 aprile

In disarmo la nave “Alpino”

Il 5 per mille alla

Fondazione ANA Onlus

Il convegno della stampa

alpina

Visita del presidente

in Sudamerica

ADUNATA NAZIONALE

ASIAGO

20-21

16-19

10-14

9

8

6

4-5

3

maggio 2006Sommario

IN COPERTINA

L’ammainabandiera della fregata “Alpino” alla base navale di La Spezia. L’unità an-drà ora in disarmo. È stato un solenne ma mesto addio alla nave che ha portato

l’immagine delle Penne Nere in tanti mari e in tante missioni. Era presente alla ceri-monia una delegazione della nostra Associazione, con il vice presidente nazionale GianPaolo Nichele, vessilli e gagliardetti. Qui sopra, il comandante della fregata scende lascaletta con la Bandiera di combattimento: era stata donata il giorno del varo dall’As-sociazione Nazionale Alpini. La Bandiera aveva sfilato ad alcune nostre Adunate, l’ulti-ma volta a Trieste.(Ringraziamo per le foto gentilmente concesse il Dipartimento della Marina di La Spe-zia e il capo di 1ª classe Daniele Messercola).

A i berretti con visiera e lo stemma dell’ANAsono state aggiunte …le cravatte: una verde,

una rossa e una blu, disseminate di penne, co-me si vede nella fotografia. Sono di seta, moltoresistenti. Cappelli (ce n’è uno in tela ed uno inpile) e cravatte possono essere richiesti diret-tamente alla sezionedi appartenenza, cheprovvederà a smistarel’ordine ai competen-ti uffici della Sedenazionale. Berrettie cravatte possonoessere richiesti dachiunque sia socio ANA. �

Cravatte e berretti ANA

A 30 anni dal terremoto

in Friuli

Protezione civile: incontro

dei veterinari

Coralità: il dibattito

Nostri alpini in armi

Sport

Chaberton: il forte italiano

Osservatorio sulle missioni

di pace

Rubricheda pag. 38

34-35

32-33

31

28-30

26-27

25

22-24

Inviare a L’Alpino una copia dei giornali di sezione e di gruppoRinnoviamo l’invito ai direttori delle riviste di sezione e di gruppo perché inviino allaredazione de L’Alpino una copia del loro giornale. Servirà non soltanto per la nostra rac-colta ma anche per avere la possibilità di pubblicare qualche articolo di particolare inte-resse, meritevole di essere riportato all’attenzione di tutti attraverso le pagine del men-sile nazionale. Quindi inviate i vostri periodici alpini!

Page 3: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

edit

oria

le

35 - 2006

Accendere il televisore o aprire un giornaleci dà sempre più spesso un senso di rilut-tanza. Perché non passa giorno che non

avvengano fatti di cronaca che ci riportano al-la barbarie. Sembra che questa nostra societàcosì tecnologicamente avanzata, capace di an-dare sulla luna, sostituire organi vitali, comuni-care con tutto il mondo premendo un tasto alcomputer, ma anche così violenta, egoista e di-stratta abbia perso i punti di riferimento con-quistati in millenni di cammino verso il dirittoe la dignità dell’uomo. Sono fatti che sconvol-gono la nostra coscienza, che graffiano l’ani-ma, che vedono sempre più spesso vittime ibambini, i più indifesi.Non andiamo oltre, se non citando quanto hascritto l’inviato d’un quotidiano nel Parmense,concludendo la sua cronaca sul bimbo barba-ramente ucciso: “Desidero andare via da qui etornarmene a casa, dalle persone che amo”. Lafamiglia, il calore degli affetti, della pulizia,della vita ordinata contrapposti al disordinemorale, allo scempio dei sentimenti, alla fero-cia.È un disorientamento che parte da lontano, dalmomento di transizione che la nostra societàsta attraversando. Da un lato abbiamo cedutoparte delle prerogative della nostra Patria – perparafrasare Benedetto Croce – per cederle auna Patria più grande, la Patria Europa; dal-l’altro assistiamo al disfacimento di Stati e alletensioni verso equilibri nuovi per religione,economia, lingua, costumi e storia. Abbiamoraggiunto modelli di vita avanzati ma non cirassicurano, e i giovani vedono il loro futurosempre più provvisorio e incerto. La politica cista dando esempi sconfortanti, nei quali è diffi-cile vedere il senso dello Stato. La stessa fami-glia – piccola Patria per eccellenza – vienemessa in discussione.Eppure, nonostante le brutture che la cronaca

quotidiana ci riserva, continuiamo ad essereaperti alla speranza, sorretti da segnali inequi-vocabili che non sono solo di oggi: un recuperodella nostra identità nazionale, dei valori di ri-ferimento; una generazione di giovani che, la-sciato il mondo della scuola, conosce la diffi-coltà di inserirsi nella società produttiva ed èdisposta a sopportare duri sacrifici; tutto unmondo di volontariato che supplisce alle ca-renze pubbliche dando aiuto, sostegno, confor-to. Tutto ciò non accade per caso. È dalla fami-glia, prima ancora che dalla scuola, che vienequell’imprinting che ci guida per tutta la vita.Un’impronta – lasciata da modelli di vita, tra-dizioni, moralità, educazione e rispetto delleregole – che costituisce il patrimonio genetico. Tracciando questo quadro confortante viene dapensare agli alpini, le cui cronache sono im-prontate, sempre, a comportamenti positivi.Pochi giorni fa è stato presentato il Libro Verdedella Solidarietà, che raccoglie solo una partedi quanto le nostre sezioni e i nostri gruppihanno fatto al servizio degli altri. Un mare disolidarietà. Sembra quasi un mondo a parte, contrappostoa quello delle cronache nefaste in cui ci si sen-te estranei. Eppure noi continuiamo per la no-stra strada, continuiamo così, perché lo voglia-mo, perché lo dobbiamo, perché siamo convin-ti che è quella giusta. Strada difficile, faticosa? La risposta ci vienedalla lettera che una ragazza il cui padre, alpi-no, era stato tre giorni a lavorare duramentecon la nostra Protezione civile. “Quanto è tor-nato a casa, era felice”.È la stessa strada che fra pochi giorni, fra po-che ore, ci condurrà alla Colonna Mozza, sul-l’Ortigara, “…città di giganti, cattedrale deglialpini, cui nulla è possibile aggiungere, nulla èpossibile togliere. Momento zenitale del sacri-ficio umano…”. **

Per la nostra strada…

Page 4: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

lettere al direttore

45 - 2006

TESTIMONIANZA

Chasseurs alpins

� La preghiera dell’Alpino

Sono artigliere da montagna,classe 1920, gruppo Belluno, 22ª

batteria. Ho combattuto sul fronteoccidentale, su quello greco e per13 mesi ho “occupato” la Jugosla-via. Leggo su L’Alpino di dicembreche qualcuno penserebbe di modi-ficare la Preghiera dell’Alpino. Ioleggendo quella preghiera e pen-sando alla mia vita militare dicoche essa mi resta tutta nel cuore. Amio parere non si cambia una vir-gola.

Salvatore GolfariBagnacavallo (RA)

Sono le parole di un rappresentantedel popolo alpino. E poiché vox po-puli vox Dei, trattandosi di una pre-ghiera, dobbiamo credere che l’ispi-razione venga dall’alto?

� L’alpino paracadutista Guido Rossa

Atutt’oggi non ho trovato alcunanotizia inerente l’alpino para-

cadutista Guido Rossa, ucciso dallebrigate rosse nel 1979 a Genova einsignito della medaglia d’Oro al

valor civile. È una morte avvenutaper un impegno eroico; ricordarlain tempi in cui il senso civile è qua-si nullo è cosa da non trascurare.Non è la prima volta che noto man-canza di informazione su alpini cherendono onore al loro essere alpini.

Giovanni GiordanoBaranzate (MI)

Non credo che “L’Alpino” trascuri ipropri eroi: il loro ricordo è costan-te, in ogni occasione. Ma è un ricor-do collettivo per non dimenticarenessuno. Aprire una rubrica per trac-ciare il profilo di una singola perso-na comporta il rischio di dimentica-re qualcuno e, questa SI’, sarebbeuna grave mancanza.

� Gli ultimi due tedofori

Nella copertina di febbraio è raf-figurato l’ultimo tedoforo

Oscar De Pellegrin, alpino disabile.Sono rincresciuto che non abbiatericordato l’altro alpino invalido Da-niele De Michiel che è stato il pe-nultimo tedoforo. Anche lui, purcostretto in carrozzina, è un atletache ha ottenuto importanti succes-si. Credo che un omaggio gli sia do-

vuto per l’impegno sociale che di-mostra quale consigliere comunaledi Lorenzago di Cadore e per ilmassimo impegno posto in esserenel locale gruppo alpini.

Mario TremontiLorenzago di Cadore

Secondo me, prima di muovereun’accusa sarebbe bene documentar-si. Infatti a pagina 9 del numero difebbraio, ultimo capoverso della pri-ma colonna, è scritto in chiare letterequanto da te desiderato.

� Due precisazioni

Ti segnalo due imprecisioni nel-l’articolo sulla Bandiera del 32º

guastatori Taurinense: Paolo Cac-cia Dominioni è stato decorato sì dimedaglia d’Oro, ma al merito dell’E-sercito, alla memoria. Nella didasca-lia della foto che ritrae il momentodella decorazione della Bandiera sidice: “... dei btg. genio alpino XXX eXXXII”. Quest’ultimo non era unbtg. guastatori alpino.

Gualtiero Stefanon - Roma

Caro Gualtiero, brillante generaledel genio alpino, sono 56 anni, daltempo dell’Accademia, che tenti diprendermi in castagna: questa voltaci sei riuscito e prendo atto della tuareprimenda. Mi inviti alla pignole-ria: ti assicuro che i miei collabora-tori sono cultori di questa prerogati-va, ma contro il diavoletto di reda-zione le nostre armi sono spuntate.Comunque grazie per le puntualiz-zazioni.

� Rispettiamo il nostro cappello

Occorre tornare a sensibilizzare isoci sul nostro cappello. Si tor-

nano a vedere gradi inesistenti, fre-gi bordati di rosso, medaglie di adu-nate del passato, cresime recenti egrazie ricevute. Tutte cose che nondepongono a nostro favore.Mauro Romagnoli - Omegna (VB)

Pubblico la tua lettera augurandomiche i presidenti di sezione interven-gano laddove necessario. Tempo fa,

Caro Cesare, a proposito di Chasseurs; da tempo dimentico di fartiun’amichevole osservazione: non so perché voi italiani e alpini ci

chiamate “Chasseurs des Alpes” mentre il nostro nome ufficiale è“Chasseurs alpins”. Diciamo infatti: 27° bataillon de Chasseurs alpins enon altro titolo. Spero che d’ora innanzi L’Alpino terrà conto di questo.Naturalmente in tutta amicizia da parte mia.

Col. Jean David degli Chasseurs alpins – Draguignan (F)

I nostri lettori già ben conoscono il colonnello, ora in pensione, David peressere comparso sia in Zona Franca sia in questa rubrica. Atleta, combat-tente, chasseurs fino al midollo, è un nostro ammiratore e io restituisco,tramite lui, questa simpatia ai “diavoli blu” francesi nostri fratelli d’arme.Caro David, cerco di darti una spiegazione: in Italia, nel 1859 sorsero iCacciatori delle Alpi che, posti sotto il comando di Garibaldi, combattero-no nelle nostra seconda guerra di indipendenza, e nel 1918 a Bligny inFrancia. Riordinati in due reggimenti, 51° e 52°, perpetuarono il nome fi-no agli anni settanta del secolo scorso. Può darsi che qualcuno di noi, af-fascinato da quel nome, “Cacciatori delle Alpi”, lo abbia trasferito, in fran-cese, ai vostri (e tuoi) reparti alpini. Faccio ammenda per l’errore dovutoa stima e non certo a superficialità.

Page 5: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

lett

ere

al d

iret

tore

55 - 2006

nel rispondere sullo stesso argomen-to al generale Lombardi, vice presi-dente della sezione del Lussembur-go, sostenni che sul cappello le me-daglie delle adunate e i distintivi direparto sono riconoscimenti di alpi-nità, dunque accettabili. Il resto è za-vorra.

� Da tedoforo a papà a distanza

Quale maresciallo dell’8° rgt. so-no stato scelto come tedoforo

della fiamma olimpica che ha attra-versato il centro di Gorizia. Hosvolto il mio compito con entusia-smo e convinzione. Ho poi messoall’asta la torcia e la divisa olimpicaricavando una discreta somma chemi ha permesso di adottare a di-stanza un bimbo indiano per quat-tro anni.

Renato CiabrelliCividale del Friuli

Portare la fiamma olimpica è sicura-mente un grande onore. Ma moltopiù onorevole è stata la sua decisio-ne di adottare un bimbo a distanza:quello è stato un gesto sportivo dura-to pochi minuti, questo un atto d’a-more che durerà anni.

� Quelle sflate disordinate

La mia prima sfilata è stata a Pa-dova ma già da allora le sfilate

non mi sono piaciute perché nonc’è ordine, il passo non si tiene,non tutti vestono decorosamente,alcuni hanno in mano sacchetti del-la spesa, altri fanno foto. Ma non sipotrebbe fare qualche cosa?

Paolo Traversa

Trovo che i blocchi che sfilano alleadunate siano ben inquadrati e che ilcolpo d’occhio sia appagante. Nes-sun comandante di battaglione e dicompagnia li comanda, sfilano gomi-to a gomito alpini di almeno sessantaclassi e l’ANA non è una caserma. Misembra che gli alpini diano uno spet-tacolo di autodisciplina eccellente,derivato dall’addestramento loro im-partito sotto naja da Ufficiali e Sottuf-ficiali.

AlpinitàTemo che l’alpinità non esista più; ma non esisteva neanche in molti

di noi chiamati dalla leva obbligatoria. La acquisivamo con la naja(ah! che bella parola anch’essa desueta!), arrivando col tempo alla con-sapevolezza di essere alpini e assorbendola come un vaccino.Per il momento l’alpinità la conserviamo noi, alpini in congedo, fieri diessere stati alpini in armi, leali servitori dello Stato. Speriamo di vince-re, tutti insieme, la scommessa di rifondare gli alpini un’altra volta.

Roberto Buffolini – Gorizia

L’alpinità fa parte delle doti che sorgono vivendo in una comunità alpina;non ci viene instillata al momento del concepimento e hai ragione quandodici che si acquisisce con il tempo. Per questo sono convinto che essa, almomento, si è come assopita a causa del nuovo modello di reclutamento.Ma, l’ho scritto più volte, essa è pronta a risorgere sotto lo stimolo di uffi-ciali e sottufficiali veramente alpini; e anche dei volontari in servizio per-manente. Che poi gli alpini in congedo siano i depositari dell’alpinità, que-sta è una verità sacrosanta.

TESTIMONIANZA

� “Siete gli alfieri della nostra Bandiera”

Colgo l’occasione dell’invio allatua persona di un libro sulle

genti della Valgrande (Parco nazio-nale a ovest dell’alto lago Maggio-re) per fare a te e alla redazione icomplimenti per il modo con cuiconducete la rivista, per la chiarez-za del pensiero che vi contraddi-stingue e per la pacatezza con cuilo esponete nel dialogo con i letto-ri. Siete gli alfieri della nostra “pic-cola bandiera”.

Renato Cresta - Macugnaga

Di solito non dò spazio ai compli-menti che mi giungono da più partiperché sono incline al riserbo pernatura. Con te faccio un’eccezioneper la lunga conoscenza che c’è franoi: trovo sia giusto che il lavoro deimiei quattro collaboratori abbia,ogni tanto, il giusto riconoscimento.

� La sfilata per cantieri di lavoro

Nel numero di marzo, a pagi-na 5, nel rispondere all’alpi-

no Giancarlo Cortella di Vercelli,sono incorso in una segnalazio-ne errata circa le sfilate delle no-stre adunate. Ho scritto, infatti,che un anno la sfilata si svolseper reparti. Invece essa avvenneper cantieri di lavoro, nel 1983, aricordo dell’intervento in Friuliper il terremoto.Me ne scuso con l’interessato econ i lettori.

Page 6: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

consiglio direttivo nazionale

65 - 2006

Consiglio Direttivo Nazionaledel 22 aprile 2006

Nel quadro della “Giornata della solidarietà” le atti-vità hanno avuto inizio con la deposizione di una

corona al monumento all’Alpino con intervento del La-baro, di quattro vessilli sezionali e di numerosi gagliar-detti. La riunione del Consiglio si è tenuta a Bergamo nellasala consigliare della Provincia, ospiti del presidenteValerio Bettoni.1. - INTERVENTI DEL PRESIDENTE ... : marzo: 18, mat-tino, Asiago: consegna all’ANA della cittadinanza ono-raria – sera, Verona: ricordo di Giulio e di Beppe Bede-schi – 19, Milano: con i responsabili dei giovani dei 4rgpt – 23/30, Sud America: visita agli alpini di Venezue-la, Brasile e Perù – aprile: 1/2, Imperia: CISA – 6, matti-no, Roma: con i presidenti 4° rgpt – sera, Basciano(TE): con i capigruppo del 9° settore – 7, Ascoli Piceno:con il gruppo – 8, Rifugio Forca di Presta (Marche): so-pralluogo – 11, Parma: incontro con Guido Barilla in vi-sta adunata Asiago – 18, Intra: funerali del presidenteCarganico.2. - ... E DEI VICE PRESIDENTI: Brunello: 16 marzo, Vi-cenza: con i responsabili della Provincia per Asiago – 7aprile, Asiago: punto della situazione dell’adunata – Ni-chele: 31 marzo, La Spezia: ultimo ammainabandieradella nave ALPINO – Sonzogni: marzo: 11, Valgrigna(Vallecamonica): adunata intergruppi – 12, Salò: as-semblea sezionale – 18, Miane (TV): cori alpini – 19,Sernaglia (TV): premio speciale “Fedeltà alla monta-gna” all’alpino Parussolo – 25, mattina, Bolzano: giura-mento quinto blocco del 2005 – sera: Cavalcaselle(VR): assemblea del gruppo – 27, Breno: presentazionedel 40° campionato ANA slalom – 30, Roma: con mini-stro La Loggia per emissione francobollo commemora-tivo dell’Anno internazionale della montagna – aprile:1/2, Ponte di Legno: campionato di slalom – 17, Dosse-na (BG): cambio del capogruppo.3. - ADUNATA. Vecchio: all’Ortigara potranno salire so-lo gli 81 vessilli con un accompagnatore, ma non i ga-gliardetti. Per il raggiungimento della Colonna mozzafunzionerà un servizio pullmini a pagamento da Cam-pomulo al piazzale Lozze, da dove si proseguirà a pie-di; nessun altro mezzo sarà autorizzato. La sez. di Ma-rostica preparerà un sentiero battuto con presenza divolontari nei punti più impegnativi. Da lunedì 8 mag-gio, in Asiago, sarà vietato il parcheggio all’aperto; perentrare in città occorrerà un “passi” rilasciato dal Co-

mune. CDN esamina ed approva i testi degli striscionipresentati.4. - SRI LANKA. Presa in esame la destinazione dei fon-di pervenuti.5. - SICUREZZA CANTIERI ANA. Gentili commental’importante parere della Regione Veneto in merito al-l’applicabilità della legge 626/94 ai nostri volontari eraccomanda di richiedere analogo parere delle altreRegioni.6. - ACQUI. Il CDN ha ratificato il trasferimento, con-cordato tra i rispettivi presidenti, di 12 gruppi dallasez. di Alessandria a quella di Acqui Terme.7. - COMMISSIONI. Lavizzari (Centro Studi): illustra inumeri del “Quinto Libro verde della Solidarietà” evi-denziando che la risposta dei gruppi resta sotto il 50%- Rocci (IFMS): predisposto il testo dello striscione perAsiago e definita la partecipazione alla giornata IFMSdi Chamonix (F) dell’11 giugno – Martini (Contrin): il 15aprile la Giunta provinciale di Trento ha approvato laderoga alla concessione edilizia per il rifugio. CDN au-torizza il presidente Perona a firmare il contratto diappalto dei lavori, con possibilità di delega – Gentili(Grandi Opere): per il Mozambico potrebbe occorrereun turno suppletivo ad ottobre. Sulla collaborazionealla costruzione di una scuola a Nampula, utilizzandola mano d’opera locale, precisa che costituirà un pos-sibile ed auspicabile ulteriore apporto di volontariANA in grado di insegnare alle maestranze locali i me-todi di lavoro occidentali - Sonzogni (Sport): i campio-nati ANA hanno denotato un lieve incremento nellepartecipazioni.8. - TELEGRAMMI. Il 18 aprile, alla signora Carganicoper la dipartita del marito, Emilio, presidente della sez.di Intra.

Nel pomeriggio il presidente Perona ed i consiglierihanno visitato le attrezzature dell’Ospedale da campoa Orio al Serio. I dottori Losapio, Ugolini e Antongio-vanni hanno illustrato funzioni e compiti delle compo-nenti sia mobili che stanziali. Losapio ha ricordato chel’ospedale è tuttora presente nello Sri Lanka con seitendoni: chirurgia, pronto soccorso, ostetricia e gine-cologia. La situazione creatasi a Trinkomalee, dove iguerriglieri Tamil hanno ripreso una cruenta guerri-glia, ha consigliato di spostare più a sud i nostri ope-ratori (ma non le strutture). �

Emilio Carganico, presidente della Sezione Intra, è andato avantiImprovviso lutto nella sezione di Intra: il suo presidente, Emilio Carganico,

sabato 15 aprile è stato colto da un malore che ha reso vane le pur imme-diate cure. Aveva 73 anni. La notizia della sua scomparsa ha suscitato profon-da impressione e cordoglio in tutto il mondo alpino. Carganico, commenda-tore all’Ordine della Repubblica, era stato rieletto presidente nel marzo scor-so dopo un primo mandato triennale. Era stato consigliere e poi vice presi-dente della Sezione. Artigliere da montagna, aveva svolto il servizio militarenel gruppo Aosta. I funerali si sono svolti il 18 aprile nella Basilica di San Vit-tore, a Intra. Grande la partecipazione di alpini, giunti anche da fuori regione.

Page 7: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

cale

ndar

io

75 - 2006

CALENDARIO MANIFESTAZIONI3/4 giugnoBRESCIA – Raduno sezionale a Ca-stenedolo.

4 giugnoCIVIDALE DEL FRIULI – A Casoni So-larie commemorazione dell’alpinoRiccardo Di Giusto, 1° Caduto dellaPrima Guerra Mondiale.PISA/LUCCA/LIVORNO – A Pieve diCamaiore quarto raduno alpini toscani.CUNEO – Raduno sezionale del Roero.ROMA – Raduno sezionale a Villanova.BERGAMO – Cronoscalata del MonteResegone a Brumano.VARESE – A Tradate 32° trofeo Albi-setti di Pistola e Carabina.SALUZZO – Raduno sezionale a San-front.

10 giugnoPINEROLO – Camminata alpina.

10/11 giugnoMARCHE – A Forca di Presta 75° ra-duno sezionale in concomitanza conil 33° giro dei monti Sibillini da rifu-gio e rifugio.SALUZZO – A Verzuolo 1° raduno re-gionale di Protezione civile.CASALE MONFERRATO – OperazioneStella Alpina.

11 giugnoPINEROLO – 80° di fondazione delgruppo di Cavour.LUINO – Festa sezionale di valle a Be-dero-Masciago.INTRA – Raduno intersezionale almemoriale della Colletta di Pala.CREMONA – Festa sezionale a CastelGoffredo.VITTORIO VENETO – Raduno sezio-nale a Follina.ROMA – Pellegrinaggio sezionale altempio votivo della Madonna dellaVittoria, al Terminillo.MILANO – 41° raduno sezionale aPonte Selva.CARNICA – Pellegrinaggio alle cap-pelle di Pal Grande e Pal Piccolo.ASTI - 18ª festa provinciale a SanMarzano Oliveto.VAL SUSA – 12° raduno sezionale edincontro reduci 3° alpini a Exilles.

16/17/18 giugnoBRESCIA – Tiro a segno a GardoneVal Trompia.

17 giugno GORIZIA e CIVIDALE DEL FRIULI –Pellegrinaggio sul Monte Nero percommemorare il s.ten. Alberto Picco.

17/18 giugnoMODENA – Raduno sezionale a Pavul-lo nel Frignano.

18 giugno30° CAMPIONATO DI CORSA INMONTAGNA A STAFFETTA A VAL-DOBBIADENE.VERONA – Raduno sezionale a Bovo-lone.TRENTO – Commemorazione dellabattaglia di Passo Buole.SALUZZO – Raduno sezionale a Bar-ge.PORDENONE – 31° raduno sezionale aPolcenigo.MONZA – Raduno sezionale a Vedug-gio.

24 giugnoPINEROLO – Concerto cori alpini aFenestrelle.

24/25 giugnoNAPOLI - 10ª giornata alpina a Mor-cone.

25 giugno24° PELLEGRINAGGIO NAZIONA-LE AL RIFUGIO CONTRIN.PISA/LUCCA/LIVORNO – Pellegri-naggio alla campana votiva di MonteArgegna dedicata ai Caduti del 2°conflitto mondiale.ROMA – Raduno sezionale a SantaRufina.ASTI – Pellegrinaggio al santuariodella Madonna degli Alpini a Cassina-sco.CADORE – 39° anniversario dell’ecci-dio di Cima Vallona alla cappella Ta-mai.LECCO – Raduno al rifugio Cazzaniga-Merlini.SALUZZO – Pellegrinaggio al santua-rio di Val Mala.VERCELLI – Pellegrinaggio al MonteGrappa.

Il 9º raduno nazionale degli artiglieri

del gruppo “Vicenza”

I l 10 e 11 giugno a Soave (Verona)si raduneranno gli artiglieri delgruppo “Vicenza” del 2° reggi-

mento. La manifestazione si apriràsabato 10 giugno alle ore 17 conl’ammassamento a Porta Veronaper l’alzabandiera. Alle ore 20,30 ri-trovo per la cena presso la sede delgruppo (in porta Aquila, 33).Domenica 11 giugno, alle ore 9,l’ammassamento è previsto a PortaVerona e a Piazza Cavalli, quindi al-le ore 10,30 la sfilata per le vie dellacittà. A seguire la S. Messa al cam-po celebrata da don Lorenzo Cotta-li, cappellano militare del 2° reggi-mento artiglieria da montagna e ladeposizione di una corona al mo-numento ai Caduti. Al termine dellecerimonie il rancio alpino (ore12,30).Per la cena del sabato e il pranzodella domenica la prenotazione èobbligatoria. Per informazioni eprenotazioni telefonare a GuidoVanni, al 3388756612 o a Paolo Me-napace, tel. 3356544753, e-mail:[email protected]

Il colonnello De Fonzo nuovo comandante

del 5º Alpini

I l colonnello Alfredo Massimo DeFonzo ha avvicendato il colon-nello Ornello Baron al comando

del 5° reggimento alpini, da pocorientrato dalla missione “Joint en-terprise” in Kosovo. Nel corso della cerimonia di cam-bio del comando, svoltasi alla ca-serma Menini-De Caroli di Vipiteno,erano presenti il colonnello Vica-rio, vicecomandante della brigata“Julia”, i rappresentanti delle auto-rità civili, religiose e dell’Associa-zione Nazionale Alpini. �

Il 9º raduno nazionale degli artiglieri

del gruppo “Vicenza”

Page 8: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

85 - 2006

È andata in disarmo la fregata che ha portato per tutti i mari l’immagine delle Penne nere

L’ammainabandiera della nave Alpino

Penetra nell’anima il fischio mo-dulato del nocchiere che pre-cede l’Inno di Mameli suonato

dalla Banda Dipartimentale. L’equi-paggio della nave, ormeggiata almolo della base, è schierato a pop-pa, due marinai sono ai piedi delpennone. A terra, una compagniain armi della Marina rende gli ono-ri. Poi, lentamente, la Bandiera diGuerra viene ammainata. Un mari-naio la piega, la consegna al capita-no di fregata Giuseppe Grasso che,tenendola sul palmo delle mani,scende la scaletta e consegna laBandiera all’ammiraglio di squadraGiuseppe Lertora. La Bandiera saràcustodita nel museo della Marina.Finisce così l’epopea della fregata“Alpino”, il cui nome è un omaggioalle penne nere. Un nome che è sta-

to trasmesso a varie unità da quan-do il primo “Alpino” trasportò in Li-bia, nel 1911, un reggimento di alpi-ni in quella che doveva essere, nel-le intenzioni colonialiste “l’altrasponda dell’Italia”. E “Alpino” fubattezzata una delle due unità (l’al-tra era il “Carabiniere”) costruitanei cantieri di Riva Trigoso e con-segnata alla Marina nel gennaio del1968. Era dotata di 6 cannoni auto-matici da 76/62, un armamento an-tisommergibile, un lanciabombe,due lanciasiluri e tre elicotteri sulcastello di prua. Aveva 264 uominid’equipaggio. Il motto della nave ladice tutta: “Di qui non si passa”: lestesse parole che si leggono in uncartello metallico all’inizio del sen-tiero, scavato durante la grandeguerra nella roccia, che dall’alto-piano del Pasubio conduce a valle.Era il motto voluto dal generalePelloux: “Il motto degli alpini, perme, si riduce a queste poche paro-le: di qui non si passa”. Gli alpini loavevano ripreso e lo difesero con laloro vita, impedendo agli austro-ungarici di dilagare nella pianura epuntare su Venezia.

* * *La cerimonia, austera come il mo-mento imponeva, era gravata da unsenso di tristezza, reso più pesan-te dallo squallore del luogo e dal

tempo inclemente. L’ammiraglioLertora ha passato in rassegna ilreparto in armi e i numerosi uffi-ciali che negli anni ebbero il co-mando della fregata, la rappresen-tanza dell’Associazione Marinai ela nostra delegazione ANA guidatadal vice presidente nazionale GianPaolo Nichele, con i vessilli delleSezioni di Alessandria, Milano,Parma, Savona, Massa e La Spezia.Numerosi i gagliardetti. Tutto si svolge in fretta, e alla fineresta l’amarezza di qualcosa chenon c’è più: quella nave è solo unqualcosa che galleggia e che prestotoglierà l’incomodo.Ma resta la memoria degli alpini, re-sta quel simbolo che ha solcato

tanti mari, resta il ricordo dellaBandiera di Guerra dell’“Alpino”che ha sfilato con tutti gli onori re-si dalle Penne Nere alle nostre Adu-nate. Perché gli alpini hanno sem-pre considerato loro quella Bandie-ra, anche se veniva portata, a buondiritto e con orgoglio, da marinai.Del resto, marinai e alpini hannocondiviso spesso la stessa sorte,basti soltanto un nome: Gemona.In questi ultimi quarant’anni la “Al-pino” ha navigato in pace, in mis-sioni di soccorso, in esercitazioniNato, è stata una scuola per tantigiovani che hanno dedicato la lorovita al mare. Gli alpini le hannosempre voluto bene. Grazie di tutto, “Alpino”. �

Gli onori ricevuti nel corso di unacerimonia organizzata dal Dipartimento della Marina Militare di La Spezia,presente una rappresentanza dell’ANA

Nelle foto: la fregata “Alpino” all’am-mainabandiera; la consegna della Ban-diera da combattimento; l’ammiragliodi squadra Lertora passa in rassegna lerappresentanze dell’Associazione Mari-nai e dell’ANA.

Page 9: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

95 - 2006

Alla Fondazione ANA Onlusè possibile destinare

un ulteriore 5 per mille dell’IrpefGrazie a recenti provvedimenti in materia di legisla-

zione finanziaria è possibile destinare, a titolo ini-ziale e sperimentale, oltre all’8 per mille dell’Irpef

(allo Stato, alla Chiesa cattolica, ecc.) un ulteriore 5per mille dell’Irpef a organizzazioni senza fini di lucro. La “Fondazione ANA Onlus”, rientra tra quante posso-no ricevere questo ulteriore contributo. Si tratta dellaFondazione costituita dall’Associazione Nazionale Al-pini per sostenere iniziative di assistenza e solidarietà,sviluppare e promuovere attività di Protezione civile e

interventi medico-campali dell’ospedale da campoANA, progetti per la tutela e la valorizzazione del pa-trimonio naturale, culturale ed umano della montagna.Chiunque, iscritto o anche non iscritto all’ANA può in-dicare questo ulteriore contributo nella sua prossimadichiarazione dei redditi, precisando il numero di co-dice fiscale della Fondazione ANA Onlus, che è97329810150.A ulteriore chiarimento si riporta qui di seguito la gra-fica prevista per i modelli dichiarativi. �

5 P

ER

MIL

LE

DE

LL’

IRP

EF

ALLA

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

SN

ello

spazio

ded

icato

al

5 p

er m

ille

dei

model

li7

30

, U

nic

o e

CU

D d

el 2

00

6fi

rma e

d i

nse

risc

i il c

odic

e fi

scale

del

la

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

S

9732

98

1015

0

5 P

ER

MIL

LE

DE

LL’

IRP

EF

ALLA

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

SN

ello

spazio

ded

icato

al

5 p

er m

ille

dei

model

li7

30

, U

nic

o e

CU

D d

el 2

00

6fi

rma e

d i

nse

risc

i il c

odic

e fi

scale

del

la

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

S

9732

98

1015

0

5 P

ER

MIL

LE

DE

LL’

IRP

EF

ALLA

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

SN

ello

spazio

ded

icato

al

5 p

er m

ille

dei

model

li7

30

, U

nic

o e

CU

D d

el 2

00

6fi

rma e

d i

nse

risc

i il c

odic

e fi

scale

del

la

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

S

9732

98

1015

0

5 P

ER

MIL

LE

DE

LL’

IRP

EF

ALLA

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

SN

ello

spazio

ded

icato

al

5 p

er m

ille

dei

model

li7

30

, U

nic

o e

CU

D d

el 2

00

6fi

rma e

d i

nse

risc

i il c

odic

e fi

scale

del

la

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

S

9732

98

1015

0

5 P

ER

MIL

LE

DE

LL’

IRP

EF

ALLA

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

SN

ello

spazio

ded

icato

al

5 p

er m

ille

dei

model

li7

30

, U

nic

o e

CU

D d

el 2

00

6fi

rma e

d i

nse

risc

i il c

odic

e fi

scale

del

la

FO

ND

AZ

ION

E A

NA

ON

LU

S

9732

98

1015

0✄

(da fotocopiare, ritagliare e diffondere)

Page 10: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

105 - 2006

Il convegno della stampa alpina:momento di dibattito e di crescita

Una Associazione ben viva e vita-le, proiettata verso il futuro,consapevole della sua forza e

delle sue possibilità. Consapevoledella propria forza e tenace nel per-seguire i propositi. È il quadro emer-so dal 10° Convegno itinerante dellastampa alpina (CISA) tenuto a DianoMarina, competente la sezione diImperia. Sono stati messi a fuoco i problemiche si riflettono sulla nostra Asso-ciazione dai fenomeni conseguenti ilcambiamento non solo delle nostreForze Armate e dalle Truppe alpinein particolare, ma dalla stessa so-cietà nella quale l’Associazione è co-sì ben inserita. La stessa modalitàdel CISA è stata messa in discussio-ne: il desiderio – la necessità – diadeguarsi alle novità impone anchedi rivedere l’organizzazione dei la-vori e gli stessi tempi della discus-sione. Il tutto per fare del CISA il mo-mento più efficace di confronto fracoloro che scrivono sui giornali as-sociativi: palestre di idee e discus-sioni, strumenti di collegamento ditutti gli alpini.Il convegno si è svolto nella sala delConsiglio di Diano Marina, gentil-

ne, il direttore de L’Alpino gen. Cesa-re Di Dato e il presidente della sezio-ne ospitante Gianfranco Marini. Ailavori ha partecipato anche il vicepresidente Gian Paolo Nichele. In apertura dei lavori i congressistihanno rivolto il saluto alla Bandiera,cui è seguita la cerimonia di premia-zione del periodico della Sezione diVerona Il Montebaldo, cui la specialeCommissione del CDN ha assegnatoil “Premio della stampa alpina”. Un doveroso ringraziamento va alpresidente Marini, al capogruppo eagli alpini di Diano Marina e agli al-pini di Pontedassio, cittadina nellaquale, sabato sera, i congressistihanno assistito alla celebrazioned’una S. Messa.

* * *LA CRONACA DEI LAVORI – sabatopomeriggio e domenica mattina –non potrà, necessariamente, esau-rirsi con questo resoconto: ci piacepensare che il convegno continueràattraverso il dibattito con e fra igiornali sezionali e di gruppo, oltreche su L’Alpino. Gli stessi interventi degli oratori tro-veranno singolarmente spazio nellesingole testate: sarà un dibattito adistanza… ravvicinata su temi co-muni che porteranno proposte,idee, novità. Parimenti, proprio perla grande partecipazione al dibattito

mente concessa dal commissariostraordinario del Comune, ed è statopresieduto dal consigliere nazionaleAdriano Rocci, nella sua qualità dipresidente del Comitato di Redazio-ne. Al posto d’onore del tavolo dellapresidenza del convegno, il nostropresidente nazionale Corrado Pero-na, giunto il giorno prima dal suoviaggio in Sudamerica con il vicarioVittorio Brunello. A fianco di Pero-na, il colonnello Prisco Enzo Ferri-gno, capo dell’Ufficio Pubblica Infor-mazione del Comando truppe alpi-

A Diano Marina (Imperia) l’annuale incontro itinerante dei responsabili dei nostri giornali

Page 11: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

115 - 2006

dei tanti rappresentanti della stam-pa alpina – la cui successione è stataregolata con grande professionalitàdal consigliere Rocci – preferiamoscrivere degli argomenti più che de-gli autori delle relazioni, qualcunodei quali potrebbe involontariamen-te venire escluso.Andiamo, dunque, per temi chiave.Si è scoperto che abbiamo bisognodi stare più a lungo insieme, a par-larci. Un tempo, il convegno si svol-geva a Milano nel breve volgere d’u-na domenica mattina. Poi, divenutogiustamente itinerante anche perdare ad esso una più larga visibilità,è stato anticipato al pomeriggio delsabato precedente. A Diano Marina è stata avanzata laproposta di avviare incontri sin dalvenerdì sera: ciò consentirebbe dimettere a fuoco uno o più temi suiquali focalizzare l’attenzione e per iquali formulare proposte da sotto-porre al convegno il giorno successi-vo. Un salto di qualità dei nostrigiornali, l’incremento dei rapporticon i reparti alpini, la trattazione diargomenti che riguardino i fenomenisociali e i grandi fatti di attualità, ilruolo dei giovani e il rapporto con lescuole, le Sezioni del Centro-Sud, leSezioni all’estero che sono un com-movente esempio di alpinità e di at-taccamento all’Italia, la valorizzazio-ne dei cori e delle fanfare che costi-tuiscono un grande patrimonio as-sociativo: di tutto questo si è parla-to ed è stata tracciata una linea co-mune. Certo, le soluzioni non sonodietro l’angolo, ma sulle linee gene-rali tracciate dallo stesso presidentePerona a conclusione del convegno,c’è stata unanimità. Sta in questo la

riuscita del CISA, non ultimo per ilrecord di partecipazione: 144 dele-gati, in rappresentanza di 57 testatesezionali e 5 di gruppo.

* * *

Qualità della stampa alpina, s’èdetto. Ci sono giornali, anche di

gruppo, che per grafica, argomenti escrittura sono all’avanguardia; ma ilmestiere di giornalista non si finiscemai di impararlo e nessuno può dir-si bravo, perché anche le grandi fir-me possono apprendere qualcosadal più umile cronista. Del resto,l’impegno con il quale vengono rea-lizzati i nostri giornali associativi –spesso con grande sacrificio perso-nale dei redattori (o di un solo re-dattore!) fa onore a questi alpini cherendono un grande servizio a tuttigli altri. Particolarmente gradite so-no risultate le conferenze di tecnicagiornalistica svolte presso alcunesezioni e gruppi a cura della reda-zione de L’Alpino. Il suggerimentoscaturito dal convegno è che queste

esperienze possano avvenire a livel-lo di raggruppamento, e ripetute adistanza di tempo: sono un momen-to di scambio di reciproche espe-rienze, di apprendimento, di incon-tro ravvicinato fra “addetti ai lavori”e – a detta di coloro che vi hannopartecipato – risultano molto utili.L’attualità è stata particolarmente acuore ad alcuni delegati. In effetti,oltre agli argomenti puramente alpi-ni – come la nostra storia e le nostremanifestazioni che mantengono vi-vo un patrimonio di valori unico - ilpericolo di estraniarsi e allontanarsiprogressivamente da quanto avvie-ne attorno a noi e di parlare di noi inmodo esclusivo, è reale. Il desideriodi trattare anche di questi argomen-ti sui nostri giornali e di capire me-glio l’attualità può essere uno spro-ne a tenersi al passo con un’infor-mazione sempre più massificata, di-versificata e multimediale. Purchétutto avvenga in sintonia con lo spi-rito associativo e tenendo conto chela nostra Associazione ha un precisoStatuto ed è un’Associazione d’Ar-ma. Fra l’altro, potrebbe essere utileil confronto delle due realtà antiteti-che: la caduta dei valori d’una so-cietà sempre più affannata e il rigoremorale che sta alla base del nostroessere alpini.

Il presidente Perona con il presidentedella Sezione di Imperia, Marini.

Page 12: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

125 - 2006

Per quanto riguarda la cronaca delleattività c’è chi teme la ripetitività, equindi la banalizzazione, delle no-stre cerimonie. Timori infondati,perché le nostre ricorrenze sonomomenti della memoria,che è alla base della no-stra Associazione. Aproposito di memoria, èstato suggerito di cele-brare, insieme con tuttele sezioni e i gruppi, unaGiornata nazionale del-l’Associazione, cheavrebbe un indubbioimpatto sulla stampa esulla gente. I giovani. Coloro chehanno parlato hanno di-mostrato ancora una volta un gran-de spirito alpino, un desiderio di im-parare dai “veci”, che sono la cernie-ra fra passato e futuro. L’attenzionenei riguardi dei giovani alpini – sia incongedo che in armi – sta molto acuore al nostro presidente nazionalePerona, che ha avviato una serie diincontri con i “bocia” dei quattroraggruppamenti e intende rivolgereparticolare attenzione ai giovani delCentro-Sud, tenendo conto dellarealtà degli alpini in armi. Numerosidelegati hanno esposto le loro inizia-tive anche nei riguardi dei giovaniche frequentano ancora le scuole:gli alpini sono sempre molto ben ac-cetti, – in particolare i reduci, con iloro racconti – al punto che ci sonoscuole che vorrebbero essere iscrit-te in toto fra gli amici degli alpini! Cisono Sezioni che hanno predispostodei libretti informativi, altre chehanno organizzato un gruppetto dispecialisti – in genere alpini ex inse-gnanti – con corsi adeguati alle ele-mentari e alle medie. Va detto infine

che gli alpini hanno trovato e trova-no sempre una grande disponibilitàda parte delle autorità scolastiche. Èquesta un’attività estremamente im-portante, perché consente di tra-

smettere valori in giova-ni in età evolutiva e alta-mente ricettiva.Una parte della stampaalpina è quella, impor-tantissima, delle sezioniall’estero. Oltre a L’Alpi-no che riporta notizieche giungono dalle va-rie sezioni all’estero, ilgiornale sezionale è l’u-nico organo di contattodegli alpini che vivonoall’estero. Si tratta di

giornali realizzati spesso con grandisacrifici, anche economici, sacrificiche hanno fatto pensare – nel corsodi incontri dei presidenti delle sezio-ni all’estero – a concentrarli in unnotiziario comune alle varie sezioni:ipotesi scartata con grande orgoglioda parte dei rappresentanti di alcu-ne testate presenti alconvegno. Del resto,questi giornali, che so-no l’espressione dellenostre Sezioni lontanedall’Italia il cui retaggiostorico e morale degliAlpini è di grandissimovalore – come ha rileva-to il vice presidente na-zionale vicario VittorioBrunello – “perché all’e-stero essere alpino vuoldire essere italiano duevolte”. Di qui la necessità di esserevicini, attraverso le nostre testate, aquesti alpini lontani che hanno unforte attaccamento alla Patria lonta-na e al Tricolore.

Da parte della redazione de L’Alpinoè stata rilevata la necessità di farconfluire tempestivamente le noti-zie dalle varie sezioni e raccoman-data la qualità del materiale fotogra-fico, con immagini adeguate. E, aproposito di immagini, dovrebberoessere evitate quelle che non sonopiù folcloristiche, come quelle deitrabiccoli che all’Adunata nazionalesono fuori luogo, oltre a mettere arepentaglio l’incolumità della gente.Questa dei trabiccoli non è una bat-taglia persa: c’è un desiderio comu-ne di prenderne le distanze e di di-stinguere fra manifestazione di alle-gria e qualcosa che non ha a che fa-re con il mondo alpino.Certamente una buona immagine èstata quella degli alpini – nostri vo-lontari giunti da numerose sezioni ealpini in armi – che hanno svoltocompiti importanti durante le recen-ti olimpiadi invernali. Ne ha parlatoanche il colonnello Enzo Ferrigno,capo dell’Ufficio di pubblica infor-mazione del Comando Truppe alpi-ne, che ha portato il saluto del gene-rale Resce e che cogliamo l’occasio-ne di ringraziare per la disponibilità,sua e dei suoi collaboratori, per lacollaborazione e l’aiuto che dannodurante l’anno non soltanto alla re-dazione de L’Alpino ma anche alle al-tre testate alpine. Il col. Ferrigno haaffermato che la collaborazione fra inostri volontari e i 1300 alpini messia disposizione dal Comando è statavincente: basti pensare alle cerimo-nie dell’alzabandiera e dell’ammai-nabandiera, viste in tutto il mondo.Il convegno ha avuto una parentesi

… informatica, con lapresentazione in ante-prima del nuovo portalewww.ana.it 2006, che èon line dalla fine delloscorso mese di aprile.La cadenza biennalecon la quale il portaleera stato rinnovato ne-gli anni precedenti, 2002e 2004 è stata rispettataanche questo anno,consentendo alla nostraAssociazione di dispor-

re di uno strumento di comunicazio-ne sempre all’avanguardia e soprat-tutto sempre più ricco di nuovi stru-menti. Oltre ad una veste graficacompletamente rinnovata, le novità

La premiazione del giornale della sezione di Verona “Il Monte Baldo”, vincitore del “Premio Stampa Alpina”.

Page 13: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

135 - 2006

principali che i visitatori troverannovisitando il portale sono le seguenti:nuovo calendario delle manifesta-zioni, il Labaro dell’Associazione, labiblioteca on line a cura del CentroStudi, il nuovo modulomultimedia ed una se-zione dedicata ai forumtotalmente rinnovata.Durante la presentazio-ne è stata sottolineata lacontinua crescita del no-stro portale sia in termi-ni di pagine visitate chedi numero di visite, oltre650.000.Note estremamente po-sitive provengono degliutenti registrati al porta-le; questi ultimi infatti, oltre ad esse-re in continua crescita, hanno inquesti giorni superato il numero di3.800, nel corso dell’ultimo annohanno dato grande impulso alla“community” di ana.it partecipandoattivamente alle stanze di discussio-ne dei forum e rendendo il nostroportale uno strumento di comunica-zione sempre più vivo e partecipato.Il prossimo passo della Commissio-ne informatica nazionale sarà quellodi incontrare tutte lecomponenti della no-stra Associazione a li-vello di raggruppamen-to, affinché venganosfruttate al massimo lepotenzialità del portalequale strumento di co-municazione associati-va. Ultimo, ma non certoultimo, argomento deldibattito il tema ricor-rente degli “amici deglialpini”. “Sarebbe un errore averefretta di risolverlo”, ha detto Peronaprendendo la parola in chiusura deilavori. Sarà necessario adeguarequesta figura alla nuova realtà, maattraverso una discussione che do-vrà partire dai gruppi e dalle sezioniprima di giungere al Consiglio Diret-tivo Nazionale. Sarà solo allora pos-sibile trovare la giusta collocazionedi questa importante figura, ma do-vrà essere una decisione condivisaperché si tratta di un passo impor-tante nella vita associativa. Per intanto, ha spiegato il presiden-te, l’argomento di primo piano ri-

guarda i giovani e la necessità di va-lorizzare la loro presenza. “Non pos-siamo aspettare che diventino vec-chi, dobbiamo inserirli nei quadriprima…!”.

Non c’è dubbio che lamancanza della leva hafatto calare il numero dicoloro che si iscrivonodopo il congedo. Ma cisono ugualmente tantepossibilità date dalle Se-zioni al Centro-Sud, chepossono crescere e sullequali occorre investire,ha detto il presidente.“C’è un piccolo paese inprovincia di Lucca cheha avuto 80 Caduti nel-

l’ultima guerra, quasi tutti alpini del-la Cuneense. E’ un paese a tradizio-ne alpina e noi dobbiamo andare acercare non solo i reduci ma soprat-tutto quanti hanno fatto l’alpino enessuno li ha contattati. “Con i gio-vani del Sud che sono stati congeda-ti negli ultimi cinque anni potremmofarne un intero… reggimento!”, hadetto ancora Perona. Che ha parlatodella montagna da tenere sempre inprimo piano, e della necessità di ri-

vitalizzare il settore deicori e delle fanfare, chesono un importante pa-trimonio associativo.“Abbiamo avviato un di-battito su questo argo-mento, invito a parteci-parvi attraverso i nostrigiornali associativi”. Quanto alla comunica-zione, uno dei temi deldibattito, Perona haparlato di formazione,di comunicazione, di

qualità dei giornali. Ma ha ancheparlato di disciplina associativa cuidevono attenersi i giornali, che purdando spazio ai grandi argomenti diattualità, non devono tuttavia pena-lizzare la nostra storia, “che non vacerto trascurata”.Parole di grande considerazione ilpresidente ha avuto nei riguardi deinostri alpini all’estero. Rientrato ap-pena il giorno prima dal viaggio inVenezuela, Perù e Brasile, aveva an-cora davanti agli occhi gli alpinid’Oltremare, ed in sala quelli dellasezione Francia e Svizzera. “E’ facileparlar bene di loro”, ha detto il pre-

sidente. “Quando si va all’estero –ha aggiunto – anche il presidente diuna grande Associazione come lanostra si sente piccolo. Perché quel-lo che trasmettono in fatto di alpi-nità, di attaccamento alla Bandiera eall’Italia è commovente. Ho incon-trato un ragazzo del ’99, alpini di 35-40 anni che continuano a vivere adistanza la vita dell’Associazione.Hanno trovato un lavoro, si sono fat-ti una famiglia, sono stimati, fannoonore all’Italia. Abbiamo esportatogalantuomini”.

Il direttore de “L’Alpino”, gen. CesareDi Dato con il col. Enzo Ferrigno.

Avviandosi alla conclusione, Peronaha parlato delle sue visite alle sezio-ni e ai gruppi di tutta Italia. “Il presi-dente deve muoversi – ha detto –parlare con i presidenti di sezione,con i capigruppo che sono quelliche tengono in piedi la ‘baracca’…”.Perona ha ringraziato tutti i con-

gressisti per la vivacità del dibattitoe per l’importanza dei temi trattati.“L’Associazione Nazionale Alpinidev’essere un’associazione-guida. Ela nostra stampa può contribuire inmodo determinante a proporsi qua-le serio movimento di opinione, ca-pace di trasmettere valori, ma nonsolo: deve indicare alla gente l’one-stà di pensiero e di comportamenti”.Ed ha concluso: “ Vi ringrazio, vi ab-braccio, mi congratulo con voi. Vival’Italia, viva gli alpini!”. �

Page 14: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

145 - 2006

Qualche considerazione sul CISA

I l convegno di Imperia ha registra-to un leggero incremento sia deipartecipanti sia delle testate pre-

senti: se si considera che la località èeccentrica rispetto la dislocazionedelle altre sezioni, il risultato è sod-disfacente. Ma il vero successo risie-de nella presenza dei giovani alpiniche hanno affiancato i direttori di al-cune testate e di quelli che sono in-tervenuti in rappresentanza deiquattro raggruppamenti. Segno chela fiducia in essi riposta dal presi-dente Perona è risultata vincente.

DI CESARE DI DATO ge che ha depenalizzato il reato di vi-lipendio al Tricolore invitando tuttia parlarne; Eboli (Abruzzi): auspicauna più stretta collaborazione edito-riale con il CAI; Marian (Treviso): in-vita ad andare a caccia della notiziainvece che attenderla; Brunello(Bassano), vicepresidente vicario:parla delle testate delle sezioni all’e-stero dalle quali coglie un messag-gio di italianità che fa forte l’Associa-zione; Gerola (Trento): mette inguardia sulla pubblicazione di arti-coli che trattino argomenti fuori dal-l’ambito alpino, con il pericolo di la-sciare in mano a giornalisti inespertiargomenti di scottante attualità, chenon vanno trattati con leggerezza;Raucci (e con lui chi scrive): è dellatesi opposta, cioè che le nostre te-state debbano elevarsi uscendo dairigidi schemi alpini più o meno rie-vocativi per trattare i grandi avveni-menti del mondo; Agostini, un giova-ne alpino “affiancato” al direttore de“L’Alpin de Trieste”: ha parlato deisuoi coetanei invitando a farsi pro-motori di azioni incisive nei loro ri-guardi; con lui si schierano il presi-dente di Varese, Bertolasi, che invi-ta ad andare nelle scuole, Canali(Parmalpina) – giornalista alpinodelle ultime leve – che vede di buonocchio l’affiancamento di un giovaneal direttore di testata e infine Furia(Lo scarpone orobico) che ritieneottima propaganda il donare il Trico-lore alle scuole e il distribuire opu-scoli illustrativi tra gli scolari.Questi sono solo una parte degli in-terventi: gli stimoli e gli stimolatorinon mancano; per questo posso di-re, con intima soddisfazione, che ilCISA è definitivamente decollato edè diventato uno dei più importantiappuntamenti dell’anno alpino.Siamo giunti alla decima edizione. Lastrada dell’alpinità è in continuo rin-novamento. La prossima decade diconvegni che inizierà in terra tosca-na, sarà il consolidamento delle no-stre testate alpine che, non dimenti-chiamolo, con 159 periodici, costitui-sce un fenomeno probabilmente sen-za uguali al mondo. Facciamo di tut-to, perciò, per renderlo sempre piùvivace e battagliero. �

Altro segnale positivo, gli interventidei partecipanti, numerosi come aImola. Con la differenza che, diversamenteda Imola e dagli altri CISA, essi han-no tutti trattato argomenti stretta-mente attinenti all’agenda dei lavorisenza voli pindarici e senza sconfina-menti. Merito anche del presidentedel convegno, Adriano Rocci, che hafissato in tre minuti il tempo massi-mo di ogni intervento, il che ha gio-vato alla snellezza della comunica-zione. Qualcuno ha mugugnato (eravamoin Liguria: gli era concesso per Statu-to) contro questa norma che è unanovità per i CISA, ma si deve ricono-scere che ne ha guadagnato l’interes-se degli ascoltatori. A questo proposito penso che nelprossimo convegno, organizzato dal-la sezione di Pisa-Lucca-Livorno, un-dicesimo della serie, l’esperimentodovrà essere confermato, eventual-mente portando a cinque i minuti adisposizione di ciascuno. Se ne par-lerà a suo tempo in Comitato di dire-zione.Senza voler togliere spazio al capo-redattore Basile che ha scritto lacronaca dell’incontro, tra gli inter-venti cito: Driussi (Fuarce Cividat):fornirà a L’Alpino notizie e informa-zioni sull’attività della nostra Prote-zione Civile; Burresi (L’alpin de Trie-ste): sottolinea l’ enormità della leg-

Page 15: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

155 - 2006

3º Raduno degli allievi della SMALP

T ornano ad Aosta gli allievi dellaScuola Militare Alpina. Si terràad Aosta dal 28 giugno al 2 lu-

glio il 3° raduno di tutti coloro che aqualsiasi titolo sono transitati dallamitica e gloriosa SMALP – Scuola Mi-litare Alpina.Lo scopo di questo incontro, a cuihanno aderito anche i “Ragazzi diAosta ’41” e che speriamo coinvolgail maggior numero di “SMALPini”, èquello di ricordare e tramandare lamemoria degli allievi ufficiali, sottuf-ficiali e alpini che sono transitatidalla Scuola Militare Alpina e dimantenere vivo l’orgoglio e la fierez-za di avervi fatto parte. Sarà l’occa-sione per sottolineare il nostro at-taccamento alla Valle d’Aosta e allacittà di Aosta, ma soprattutto al Cen-tro Addestramento Alpino, espres-sione moderna di ciò che fu per noila SMALP. Ad Aosta!A causa del numero limitato di postiè indispensabile iscriversi visitandoil sitowww.smalp.itoppure,http://www.emmepierre.org/SMAL-PADUNATAAOSTA/varie/aduna-ta06.htm

zabandiera; 9,50 uscita dalla caser-ma e sfilamento per via E. Aubert eVia De Tillier, arrivo in piazza Cha-noux – schieramento; deposizionecorona ai Caduti; consegna da partedel sindaco di Aosta ai vecchi alpini(Cenci, Pellegrini, Pes, Crespi) di unriconoscimento morale. Incontrodelegazioni con il sindaco. A segui-re: trasferimento alla “Cesare Batti-sti” con familiari; scoprimento targae rancio; ore 16 incontro nel salonedelle manifestazioni della RegioneValle d’Aosta per assistere alla tavo-la rotonda su “Noi alpini ieri, Noi al-pini oggi”, con la presenza dei se-guenti relatori: Nelson Cenci, Gian-franco Pellegrini, Carlo Vicentini, Ni-lo Pes, Pino Crespi, gen. Gianni Ma-rizza. Moderatore gen. Cesare Di Da-to e Corrado Perona, presidente na-zionale dell’Associazione NazionaleAlpini.2 luglio: mattina a Breuil Cervinia -Partecipazione al raduno reduci e fa-miliari del battaglione sciatori “Mon-te Cervino” – Cerimonia con compa-gnia paracadutisti – S. Messa(Nota: il programma sarà concorda-to, in alcune parti, con i diretti inte-ressati). �

QUESTO IL PROGRAMMA:

28 giugno: Afflusso nella giornata29 giugno: ore 11 - Ritrovo al Castel-lo per assistere ad attività dimostra-tiva alpinistica. Pomeriggio - Trasfe-rimento al rifugio Arbolle (a Pila inauto o cabinovia, a Chamolé in seg-giovia e quindi salita a piedi al Rifu-gio). Cena e pernottamento.30 giugno: ore 5 - Partenza per sali-ta al Monte Emilius (partecipazionefacoltativa) accompagnati da un plo-tone di alpini. Nel caso di partecipa-zione del cappellano militare è pre-vista una piccola cerimonia in vetta.Mezzogiorno: rientro al rifugio,pranzo e successivo ritorno ad Ao-sta. Pomeriggio: riunione dei parte-cipanti per programmazione attivitàfuture. 17: Incontro dei relatori allatavola rotonda del convegno “Noi al-pini ieri – Noi alpini oggi” (Cenci,Pellegrini, Pes, Crespi, Marizza) conil generale comandante della Scuolapresso il Castello. Serata libera.1 luglio: ore 7,30 Afflusso alla Te-stafochi, formazione, schieramento,prove; 9,30 afflusso rappresentantiANA – UNUCI – ex combattenti; ban-da comunale o fanfara alpina per al-

“Mercoledì 29 Marzo presso la redazione de L’Alpino il direttore Cesare Di Dato e il consi-gliere nazionale Cesare Lavizzari in rappresentanza del presidente Perona hanno ricevutoun gruppo di rappresentanti di smalp.it convenuti per illustrare il 3° raduno della SMALPche si terrà ad Aosta a fine giugno e il nuovo libro in preparazione dopo “In punta di Vibram”e i cui proventi saranno interamente versati all’ANA per iniziative benefiche da definirsi.

La delegazione degli ex allievi Smalp con il nostro direttore, gen. Cesare Di Dato, nella redazione de L’Alpino.

Page 16: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

165 - 2006

Con le Penne Neredei due mondi

L’A.N.A. conta 32 sezioni all’este-ro, più alcuni gruppi autonomi.Tenuto conto che parliamo di

presenze alpine su continenti comel’America del Nord, del Sud, del Su-dafrica e dell’Australia, senza trascu-rare l’Europa, ci si rende conto comei contatti con la sede nazionale pos-sano talvolta incontrare più di unadifficoltà. È quello che si è verificatocon le sezioni del Venezuela, Perù eBrasile che da qualche anno risulta-no, nei grossi libroni dell’Ammini-strazione, con zero iscritti. Per que-sto il Presidente nazionale CorradoPerona ha pensato che era tempo diandare a verificare dov’erano finitigli alpini di quelle sezioni. La ricerca dei contatti meriterebbedi essere raccontata, perché dimo-stra come il tam tam di radio scarpafunzioni talvolta meglio delle tecno-logie avanzate, e-mail e satellitaricompresi, ma ci porterebbe troppolontano. Basti dire che è stato suffi-ciente diffondere la notizia che unadelegazione A.N.A. stava per avven-turarsi, per la prima volta in quasi un

terre sub-tropicali e l’estensioneenorme dei “ranchito” o favelas, ag-grappate miracolosamente sui ripidipendii delle valli che circondano Ca-racas. Si tocca con mano la strutturaa scacchiera della città, a secondadel reddito, e la leggenda dei “dodiciapostoli”, cioè delle famiglie che untempo dominavano l’economia e lapolitica dell’intero Paese, come chia-ve di lettura delle condizioni di vitadi 24 milioni di venezuelani. Oggisembra che il numero dei clan domi-nanti sia duecento.Il presidente della sezione A.N.A. delVenezuela, Ivo Crovesi, un ligure di85 anni, ben portati, ci ha accolti nel-la sede del Fogolar Furlan con signo-rile fair play, nonostante il ritardoche il traffico, a dir poco caotico, ciaveva inflitto. Con lui c’erano la si-gnora Mariangela Tesi in Carante,moglie dell’ambasciatore italiano, ilcapitano di vascello Stefano Mastro-dicasa, addetto militare, la signoraMirta Gentile, console di Caracas, ilcappellano don Gelindo, scalabrinia-no di Schiavon (Vicenza) e il signorEnzo Gandin, responsabile del Fogo-lar. Assieme ai tanti vessilli e ai ga-

secolo di vita dell’Associazione, nel-le città andine per avere subito infor-mazioni su presidenti in carica, tor-nati in Italia o che riposano nel Para-diso di Cantore.

* * *

VENEZUELAL’arrivo in Vene-zuela, in un belpomeriggio del23 marzo, ha ri-servato alla trentina di alpini e fami-liari della comitiva ANA uno spetta-colo che ha subito evidenziato il con-trasto scioccante che caratterizzaquel Paese: la natura splendida delle

Le commoventiaccoglienze – Tre storieemblematiche: della storia di chi ha trovato una secondaPatria e della stessastoria d’Italia

La visita del presidente nazionale Perona agli alpini che vivono in Venezuela, Perù e Brasile

DI VITTORIO BRUNELLO

Il presidente Perona fra gli alpini del Venezuela.

Page 17: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

175 - 2006

gliardetti venuti dall’ Italia spiccavaquello del Venezuela, dedicato allaMedaglia d’Oro ten. medico Giusep-pe Mendoza, caduto sul fronte russo.Il presidente nazionale Perona ha ri-scaldato i cuori con un interventotoccante nei confronti degli alpinipresenti all’incontro ed ha sottoli-neato l’importanza che il vessillo se-zionale sia presente nelle ricorrenzepatriottiche e che il cappello alpino,anche in quel lontano Paese, siaguardato come segno di serietà, la-boriosità, onestà. Tutto questo riem-pie il cuore di gratitudine e di rico-noscenza.In riunione separata si è parlato del-la vita della sezione e concordato diaffiancare al presidente Crovesi, inqualità di vice-presidente, ErnestoBeghi, originario di Varese e di prov-vedere alla nomina di un segretario,con l’impegno di inviare a Milanoquanto prima l’elenco dei soci iscrit-ti e degli amici, in modo da riattivareuna struttura organica ed operativa.In un clima di festosa amicizia, dopolo scambio dei guidoncini e il brindi-si augurale, la comitiva ha lasciato labella sede dei Friulani non senzaaver ammirato, nel giardinetto del-l’ingresso, un maestoso focolare,protetto da un’importante strutturamuraria, a forma di baita, che lo ren-de molto simile ad un altare.La città di Caracas custodisce duegioielli di notevole interesse archi-tettonico e di alto valore simbolico:il Panthéon e il Campidoglio. Il pri-mo, un edificio imponente, ricco dimarmi e vivacizzato da innumerevolibandiere, custodisce la tomba di Si-mone Bolivar, l’eroe dell’indipenden-za dei paesi sudamericani; il secon-do, a forma ogivale, costituito da unaustero salone con una serie di di-pinti che raccontano le vicende dellaguerra d’indipendenza del Venezue-la, evidenzia un sogno, mai realizza-to: la costituzione degli Stati Unitidel Sudamerica.La visita al Centro Italo-Venezuelanocon decine di piscine olimpioniche,campi da tennis, ristoranti, sale con-vegni, vegetazione da Eden, segnotangibile del ruolo e del prestigio deinostri emigrati in quella terra, chiu-de la breve visita ad una città dove sirespira, tra mille difficoltà e una pal-pabile insicurezza della propria inco-lumità, un’aria gioiosa, una prorom-

pente voglia di vivere stampata sulvolto degli adulti e soprattutto deibambini che a frotte popolano cen-tro e periferie.

* * *

PERÙLima, capitaledel Perù, siestende su bellespiagge, lungheall’infinito e protette dalle intempe-ranze del Pacifico da un’alta falesiache consente di ammirare un pano-rama straordinario, quando la neb-bia dà tregua, e di dormire sonnitranquilli al riparo da tempeste e tsu-nami. Di alpini in quella città ce nesono pochi e il suo presidente, CelsoSalvetti, da tempo rientrato in Italia,ha fatto zaino a terra. Nella città peruviana c’è comunqueuna bella sede ANA, col suo vessillodedicato alla memoria della meda-

glia d’Oro Antonio Ciccirello, ricca dicimeli e foto a testimonianza di unavitalità passata, degna di una grandesezione. Mentre il grosso della comi-tiva visita la città, il presidente Pero-na, lo scrivente e Ornello Capannolo,consigliere nazionale, s’incontranocon Sandro Banino, lontane originibiellesi, venuto volontario in Italiaper fare l’alpino e finito non casual-mente tra i paracadutisti. Poco piùche trentenne, morde il freno per lavoglia di fare tante cose. Il Presiden-te Perona gli ha per il momento affi-dato il compito di riorganizzare la se-zione in modo che entro un anno cisiano un elenco dei soci, un presi-dente, un vicepresidente, un segreta-rio, regolarmente eletti. Salvetti as-sumerà la carica di presidente ono-rario. Dalla terrazza della sezione si spaziadal profilo delle colline pre-andine al-l’oceano e si domina, in uno stupen-

Alpini della sezione Perù e della delegazione italiana al Centro Sportivo di Lima.

La “baita” della sezione Perù.

Page 18: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

185 - 2006

do colpo d’occhio, quella città di ot-to milioni di abitanti, ordinata, fiori-ta, così simile alle nostre, se non fos-se per un traffico talmente convulsoda somigliare ad un perenne giocoalla roulette russa.Nel pomeriggio la comitiva A.N.A. siricompone presso la casa di riposoGiobatta Isola, realizzata dagli Italia-ni e dagli alpini. L’incontro con gliospiti che hanno tutti legami col no-stro Paese, è commovente. Sono cu-rati con dedizione da suore filippinee ascoltano con qualche lacrima sulvolto il nostro coro improvvisato.Vorrebbero trattenerci a lungo,ascoltare ancora vecchie canzoniperse nel tempo, rivivere brandelli dimemoria che li lega all’Italia. Ci trat-tengono a lungo la mano in un salutod’addio che tocca profondamente.Sono tutto quello che resta di un so-gno dimenticato.

* * *

BRASILESorvolate le An-de in un pome-riggio limpidoda far ammirarequell’immensa catena cinerea comefosse lì a portata di mano, con il lagoTiticaca allungato su un crinale spez-zato, si arriva a San Paolo del Brasile,una megalopoli con quaranta chilo-metri di diametro, quindici milionid’abitanti, cinque di origine italiana.All’aeroporto ad attenderci c’è la si-gnora Anna Rolla, figlia della pennabianca Alfredo, ultranovantenne einnamorata degli alpini. Alla Cameradi Commercio Italiana, incontriamoValerio Ceretta, capogruppo diChiampo (Vicenza), prezioso colla-boratore nei collegamenti col Brasile

perché da tempo opera da quelleparti nel settore del taglio del mar-mo: ci presenta il funzionario AttilioFanìa, alpino e punto di riferimentoper la nostra Associazione. In prima mattinata si punta verso laperiferia nord per rendere visita alragazzo del ’99 Evaristo Dal Maso,nato a Chiampo ma veronese d’ado-zione. Vive con la figlia Graziella inuna dignitosa casa piena di ricordidell’Italia, Reali compresi e conservaancora la lucidità dei ricordi di unavita che ha attraversato tre secoli.Felice d’incontrare il Presidente Na-zionale, si è più volte commosso allanostra visita, ma la sua felicità è sta-ta piena solo quando è arrivato unnipotino di pochi anni che ha subitotentato di arrampicarsi sulle ginoc-chia del nostro artigliere da monta-gna, ormai troppo stanche per con-sentirgli di reggersi in piedi.Nel pomeriggio l’incontro con unaventina di penne nere avviene nel sa-lone d’onore del Centro Italiano, inun lussuoso quartiere di San Paolo.All’insegna della genuina fraternitàalpina ed allegria, l’assemblea si pro-trae fino al tardo pomeriggio, conl’affidamento dell’incarico a Fanìa diraccogliere tutti i nominativi dellasezione, rimasta senza timoniereperché il suo presidente ArmandoPoppa è andato avanti qualche annofa, e di organizzare entro un anno leelezioni per le cariche associative.Da parte della sede nazionale è statoassunto l’impegno di provvedere allaspedizione de L’Alpino e ad iscriverenei ruoli A.N.A. i nominativi dei socipresenti all’incontro.Ubi italicus ibi Italia sta scritto sullaporta del salone del Centro italiano,se poi è un alpino tanto di meglio.

Evaristo, ragazzo del ’99e quel volo su Vienna

La storia di EVARISTO DAL MASO,nato a Chiampo (Vicenza) e residen-te a San Paolo del Brasile, non è unastoria, e l’artigliere da montagna del-la 160° batteria autonoma, impiegatadopo Caporetto, probabilmente sulGrappa, non ha quasi nulla da rac-contare della sua esperienza milita-re. Oppure non vuole. Parla, sì, deimuli che salivano senza conducentenei punti più battuti dall’artiglieria aportare le casse di cottura in primalinea, ma non ha mai raccontato co-me il 5 dicembre fu fatto prigioniero.Solo il volo di D’Annunzio su Viennaricorda. L’entusiasmo creato nel suocampo di concentramento, in perife-ria della capitale austriaca, dalla vi-sta di quegli aerei italiani, fu inde-scrivibile. Irrobustiva la speranza ela fiducia sull’imminente fine dellaguerra. Secondo la sua versione ilPoeta non ha lanciato sulla città solomanifestini, ma anche barrette dicioccolata e i prigionieri sembra ne

Evaristo Dal Maso, 107 anni, con il presi-dente nazionale Corrado Perona.

Al Centro Italiano di San Paolo del Brasile. A destra la fami-glia Dal Maso con il presidente Perona, il vice presidentevicario Brunello e il consigliere nazionale Capannolo.

Page 19: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

195 - 2006

abbiano festosamente beneficiato.La sua avventura di ragazzo del ’99(è nato il 5 agosto), non ancora di-ciottenne, trovatosi coinvolto in unodegli avvenimenti più sconvolgentidella nostra storia, sarebbe di ordi-naria normalità se a raccontarla nonfosse lui stesso, il 27 marzo 2006. Ac-ciaccato da una vita di emigrantelunga 106 anni e oltre, ma lucido dimente, guarda con commozione allasua famiglia che lo circonda di affet-to, saluta, con la semplicità di chi havisto scorrere tre secoli, il Presiden-te nazionale Corrado Perona venutodall’Italia a portargli gli auguri dell’A-NA, e mormora con un sorriso autoi-ronico: “i alpini no i more mai”. Sot-toscriviamo.

Ivo, dalla Sardegnaa Cassino

IVO CROVESI, ligure, da tanti anniormai riveste la carica di presidentedel Venezuela. È un signore distinto,colto, capace di fotografare la realtàvenezuelana e italiana in poche paro-le, con cognizione di causa. Classe1920, frequenta il corso AUC passan-do per Mondovì, Torino, Aosta edesce sottotenente dalla SAUCA diBassano del Grappa. Destinato a Me-rano, 5° alpini, battaglione Morbe-gno dovrebbe partire per la Russiama una domanda, presentata tempoaddietro, per un corso paracadutisti,lo vede partire per Tarquinia dove,alla fine del periodo di addestramen-to, viene destinato alla divisioneNembo di rincalzo alla mitica Folgo-re, subito spedita in Libia. Il suo re-parto, in attesa d’impiego, è accanto-nato in Sardegna. Arriva l’8 settembre e una mattina lasua caserma è circondata dai Tede-

schi che, con una sydecar e pochi ca-mion di soldati, chiedono al coman-dante di arrendersi. Questi rispondeche se loro sono accerchiati, i suoisoldati hanno cinquemila paracadu-tisti attorno, pronti ad aprire il fuo-co. Si arriva ad un gentleman agree-ment e il reparto germanico vienescortato fino alle Bocche di Bonifa-cio e lasciato andare in Corsica.Dopo una visita del Principe Umber-to, che ricorda con ammirazione ilsacrificio della Folgore ad El Alameine conferma la fiducia nei paracaduti-sti, la divisione Nembo, nel frattem-po rinforzata dei resti delle battagliein Libia, viene trasferita a Napoli. GliAmericani li vogliono al loro fianco,gli Inglesi li considerano prigionieridi guerra e così per due volte salgo-no e scendono dalle navi, senza sa-pere se destinati al fronte o ad uncampo di concentramento.La spuntano gli Americani, ma sottocomando inglese arrivano a Cassinoin tempo per assistere alla spettaco-lare distruzione della celebre abba-zia e a concorrere agli attacchi delletruppe francesi e polacche, in unamanovra di aggiramento operata dalgenerale Clark, che richiede un sacri-ficio di vite umane simile a quellodelle battaglie della prima guerramondiale.Ad Ortona, la sua divisione, ora rino-minata Folgore, partecipa per la pri-ma volta ad operazioni di guerra e,benché male armati e con soli duecannoni, escono spesso in avanguar-dia in micidiali campi minati e so-stengono aspri combattimenti sul-l’Appennino a Filtrano, Castellone diSuada e Grinzano, nel Bolognese.Con un sorriso ricorda come, a se-guito di uno squillo di tromba da par-te tedesca e non riconosciuto cometregua d’armi, abbiano continuato asparare, nonostante il cappellano ur-

lasse come un forsennato di cessareil fuoco e un ufficiale medico germa-nico, incurante della sparatoria, ve-nisse avanti medicando e curandosenza scomporsi. Il suo racconto siconclude con una frase agghiaccian-te: “A noi avevano solo insegnato asparare”.

Alfredo: Albania, Grecia,Jugoslavia, Francia…

ALFREDO ROLLA, classe 1916, mag-giore degli alpini, già presidente del-la sezione Brasile, AUC a Mondovì ea Bassano del Grappa, scopre la vo-cazione della penna nera leggendo Ilpiccolo alpino di Salvator Gotta. Nel1940-41 si trova in Albania con il bat-taglione Pieve di Teco a subire ilmartellamento dei mortai greci, se-condo lui, più precisi dei nostri per-ché dotati di migliori congegni dipuntamento. Ne parla con ammira-zione anche se una granata che lo hamezzo sepolto gli ha perforato il tim-pano. Al momento di sferrare l’attacco de-cisivo contro la Grecia, dopo unapreparazione logistica e psicologicalunga e meticolosa, entrano in cam-po i tedeschi e su quel fronte quasiimprovvisamente le armi tacciono.Non è la pace però. Deve continuareuna guerra ancora peggiore, in Jugo-slavia, dove se i partigiani non attac-cano, fanno opera di sabotaggio svi-tando le rotaie, facendo saltare i pon-ti, attaccando reparti di modesta en-tità, creando un clima di insicurezzacon crudeltà gratuite.Dalla Dalmazia la sua divisione passain Francia. I rapporti con la popola-zione sono buoni e finalmente pos-sono riposare. Arriva l’armistizio,tutto crolla e se ne torna a casa ad at-tendere la fine della guerra.�

Ivo Crovesi fra il suo vice Ernesto Beghi eil Presidente Perona

Alfredo Rolla, primo a destra, con il presidente Perona e Attilio Fanìa.

Page 20: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

205 - 2006

asiago 13-14 maggio

Sono la figlia del col. Massimo Lucini, Croce di Guerra al V.M.1917, alpino dell’Ortigara. Ero ragazza poco più che ventenne

e papà mi accompagnò al pellegrinaggio dell’Ortigara cui nonmancava mai. Dopo la S. Messa alla chiesetta del Lozze e la ceri-monia celebrativa presso la “Colonna Mozza” papà, accomiatato-si dalle autorità presenti e dai pochi reduci, mi condusse oltrequel luogo sacro, là dove si era tanto combattuto nel 1916/’17. Do-po un po’ il suo passo si fece lento, quasi incerto, ben diverso dal-le sue abituali falcate in montagna. Poi si fermò. Lo vidi cupo, pen-sieroso, sbiancare in volto e chinarsi a carezzare quei sassi men-tre alcune lacrime gli rigavano il viso. “Papà cosa c’è? – gli chiesi stringendomi a lui – Troppi morti,troppe ferite e tanto sangue di eroici soldati ha bagnato questisassi! – così mi rispose papà, e la sua commozione nel ricordo ri-vissuto era profonda. Quando si fu ripreso, scendemmo al piazza-le del Lozze per il ritorno.Questo episodio si incise nel mio animo ed ancora oggi, a distanzadi quasi settant’anni, lo ricordo nell’immagine rara della commo-zione di papà. Dopo la prigionia, seguita al ferimento sull’Ortigarae la partecipazione anche al secondo conflitto mondiale, egli ave-

va conservato nel cuore un ricordo così vivo dei tragici giorni del-l’Ortigara! Perciò sento il bisogno di lanciare un appello affinchénon ci siano più guerre, perché il ricordo dei tantissimi lutti e di-struzioni che esse hanno causato sia un monito per la pace. Ono-riamo tutti i Caduti, ricordiamoli e dal loro sacrificio riceviamo sti-molo, forza e volontà a dire: mai più guerre, no alla morte di quan-ti, ovunque nel mondo, perdono la vita, vittime di conflitti. Oggi,ultra ottuagenaria, mi onoro di essere da più di vent’anni madrinadel gruppo alpini “col. Massimo Lucini” di Vallonara, appartenen-te alla sezione A.N.A. di Marostica, che mi ha insignita del titolo di“amica degli alpini”. In effetti mi sento molto vicina a loro, ne conosco generosità e vo-lontà di contribuire al bene comune, secondo lo spirito dell’alpi-nità che estrinsecano nelle attività dei loro gruppi e sezioni, manon solo. Li troviamo anche – sempre pronti e presenti in luoghidisastrati da calamità naturali o in contesti più lieti come le ultimeolimpiadi invernali – che espletano al meglio il loro compito, sen-za venir meno al proverbiale spirito di sacrificio.Ringrazio la Redazione ed esprimo tutto il mio apprezzamento perle testimonianze che dà attraverso il giornale.

La commozione di un alpino dell’Ortigara

I l presidente nazionale Corrado Pe-rona ha incontrato Guido Barilla,presidente di Barilla Spa, per ringra-

ziarlo della presenza della sua aziendaall’adunata di Parma, finalizzata allarealizzazione di interventi umanitari inMozambico. In quei giorni la Barillaorganizzò “pasta party” e distribuzio-ne di merendine nei 5 campi attrezza-ti. Inoltre sono stati consegnati 500couvet (confezioni di prodotti Barilla)a tutti i rappresentanti delle sezioni al-l’estero e alle delegazioni straniere.Durante l’incontro nell’azienda di Par-ma il presidente nazionale ha fatto

omaggio a Guido Barilla del quadrocon medaglione dell'adunata di Par-ma. Il presidente della sezione di Par-ma Maurizio Astorri ha poi consegna-to a Guido Barilla il Libro Verde dellaSolidarietà e copia della relazione mo-rale dell’ANA e a Giorgio Beltrami, al-pino, segretario di Guido Barilla e a Fa-bio Fortina, responsabile grandi even-ti della Barilla Spa, il medaglione del-l’adunata di Parma. Infine Ivano Genti-li, consigliere nazionale ANA ha illu-strato il suo recente viaggio in Mozam-bico e quanto è stato fatto per la co-struzione della scuola femminile. La

Società ha apprezzato il risultato dellacollaborazione nata a Parma ed ha as-sicurato la prosecuzione dell’iniziativaad Asiago e probabilmente a Cuneo2007. Nella foto di gruppo: il consiglierenazionale ANA Ivano Gentili, il presi-dente della sezione di Parma MaurizioAstorri, il presidente nazionale ANACorrado Perona, Guido Barilla presi-dente di Barilla Spa, Giorgio Beltrami,segretario di Guido Barilla e Fabio For-tina, responsabile grandi eventi dellaBarilla Spa.(Foto Roberto Venturini - Bodria & As-sociati srl, Parma) �

Parma: il “grazie” di Perona a Guido Barillaper i “pasta party”, che continueranno

Page 21: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

215 - 2006

asia

go 1

3-14

mag

gio

Con le le penne nere vicentinead Asiago ci sarà un personag-gio particolare: la “mascotte”,

come l’ha chiamata il presidente se-zionale Bepi Galvanin, Sante DalSanto, di Montecchio Precalcino,che “mascotte” lo è ma… alla rove-scia. Infatti, con le sue 104 primave-re Dal Santo è il “vecio dei veci” nonsoltanto della sezione di Vicenza,ma di tutto il 3° raggruppamento.“Più vecio dei veci” non vuole direche il nostro personaggio sia infiac-chito dagli anni; al contrario, la suasalute è buona, la mente lucida el’appetito non gli manca.Il figlio Luigino, capogruppo ANAdel paese, lo accompagnerà adAsiago, così come lo accompagnaalle altre manifestazioni alpine.Sante Dal Santo è passato indennefra le due grandi guerre del secoloscorso; troppo giovane per la

“1915-18”, troppo in là con gli anniper il secondo conflitto mondiale. Alla fine della Grande Guerra, fu fraquelli che costruirono l’ossario delMonte Pasubio. E dopo? Emigrazio-ne in Australia, per guadagnarsi ilpane. Dal 1924 al 1929 Sante lavorònelle cave di pietra per la costruzio-ne di dighe nella zona di Melbour-ne. Lavorare come un disperato gliconsentì di guadagnare bene e, ri-sparmiando, tornarsene in patriacon un buon gruzzolo che gli con-sentì di prendere moglie, trasferirsia Montecchio Precalcino, acquista-re un po’ di terra da lavorare la se-ra, una volta finito il quotidiano im-pegno come muratore. Negli anninacquero 5 figli, uno di essi Luigino,è stato penna nera nella brigata Ca-dore.Alla solita scontata domanda di ritoquando si parla di centenari, sul se-

greto della lunga esistenza, rispon-de: “Fumo? Poco, ma dopo i cin-quant’anni ho smesso. Mangiare?Beh, questo sì. A colazione, al postodel caffè e latte io mi trattavo a sal-sicce, o braciole o pollo. Quanto albere, mi è sempre piaciuto, ma conmisura… sempre”. Il segreto dellamia longevità? “Lavorare tanto”.(g.l.) �

Sante, mascotte classe 1902

I nteressante il servizio a firma diGuido Azzolini nel numero di gen-naio de L’Alpino sui Cimbri del-

l’altopiano dei Sette Comuni.Vorreifare alcune aggiunte, che ritengo in-teressanti. È doveroso precisare anzitutto chel’Ortigara, il monte sacro agli alpini(la montagna forse più insanguina-ta del mondo) nulla ha a che farecon le ortiche anche se crescononei paraggi, ma deriva dal terminecimbro “Orti har”, il monte a Nord.Se l’altopiano di Asiago, che s’alzadi getto dalla pianura vicentina,può considerarsi l’altare d’Italia,l’Ortigara potrebbe essere il suo …tabernacolo.I Cimbri di Asiago sono popolazionibavaresi, “ Tsimber”, boscaioli e la-voratori del legno scesi sull’altipia-no, prima a Rotzo e Roana edespanse in seguito sui monti e vallidell’Alto Vicentino, fin sui montiLessini, nel Veronese.Altre ondate scesero dopo l’annomille, condotte da Olderico da Vi-

cenza, emissario imperiale, e da Ol-derico da Altissimo, e si insediaro-no sui monti a cavallo tra l’alta Val-le Agno (Vallis Anii, Valle degli onta-ni) e l’attigua Valchiampo.La nostra Valleagno, con i sei comu-ni da Trissino a Valdagno e Recoa-ro, con oltre 70.000 abitanti pensosia l’insediamento più consistentedi origine Cimbra e potrebbe abuon diritto chiamarsi “Tsimber-tal”, anche se ormai i toponimi e co-gnomi sono stati per lo più italianiz-zati; si parla infatti italiano, così co-

sì, con poche “dopie”ma assai beneil dialetto. Ci sentiamo comunqueorgogliosamente vicentini e profon-damente italiani.Per finire, un brindisi a tutti i fratel-li Alpini, con il cin-cin dei nostri pa-dri Cimbri: Kraut und reban istmein leban ! Ossia: le verdure in ge-nere e la vite (leggi vino) sono lamia vita. Se non era spirito alpinoquello…

Angelo AlbieroPonte dei Nuri (Nuurbruck)

Valdagno

Orti har, ovvero il Monte a Nord

Page 22: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

225 - 2006

Quel 6 maggiodi trent’anni fa

In quella primavera del 1976, il co-mando della brigata Julia e le unitàdipendenti stavano riemergendo

da una ristrutturazione che aveva in-teressato tutto l’Esercito e le Truppealpine. La Julia aveva quattro coman-di di reggimento e due unità btg./gr.,con il passaggio di tutte le unità di-slocate nell’alto Friuli ed in Abruzzo,alle dirette dipendenze del comandobrigata, con una forza di circa 6.500uomini.La sera del 6 maggio eravamo riuniticon il comandante, gen. De Acutis e ilvice, col. Paolo Madaro, per salutareil vice comandante del 4° C.A. alpinogen. Mario Gariboldi, quando fummointerrotti da una prima violenta scos-sa.Erano le 20,59 ed era una scossa nondistruttiva, che ebbe la funzione dideterminare in tutto il Friuli un av-vertimento che contribuì a salvare

La rievocazione del terremoto e dei soccorsi portati dagli alpini della Julia alla gente del Friuli

La brigata Julia, pur coinvolta nel terremoto del 6 maggio 1976, di cuiquest’anno celebriamo il 30°, si prodigò nell’opera di soccorso del

proprio personale e dei “fradis furlan”. Il gen. Licurgo Pasquali, alloratenente colonnello e Capo di Stato Maggiore della brigata dal 1975 al1977, ne ricorda i momenti salienti.

DI LICURGO PASQUALI

vande calde, di indumenti e di coper-te recuperati dalle caserme inagibili.Infatti la dislocazione dei reparti del-la brigata che si estendeva nell’areapiù gravemente colpita, articolata su12 distaccamenti a livello di batta-glione e di gruppo e 5 a livello inferio-re, era pienamente inserita nel tessu-to sociale friulano.L’epicentro del sisma fu localizzatonella zona del monte San Simeone, al-la confluenza della valli Fella e Taglia-mento, e fu avvertito in tutto il NordItalia e oltre confine. Ma i danni piùgravi si verificarono nel Friuli, a norddell’allineamento Udine/Pordenone. IComuni più colpiti furono 119, con978 morti ed oltre 2000 feriti; 28 mor-ti (fra i quali un sottufficiale con lamoglie) e 32 feriti furono della Julia.Dopo la sera del 6 maggio le scosseproseguirono con notevole intensità,ma senza provocare ulteriori gravidanni, tanto da consentire un’intensaattività lavorativa ed organizzativache si protrasse per tutta l’estate.Tutta la prima fase dei soccorsi fu ca-ratterizzata dall’urgenza e fu rivoltaalla ricerca, medicazione e trasportodei feriti negli ospedali e alla restitu-zione alle famiglie delle salme dei no-stri alpini; al ripristino dei collega-menti, della viabilità minore e dellaferrovia; al ricongiungimento con lepiccole comunità montane; al riforni-mento idrico e alla potabilizzazionedell’acqua; all’impianto, organizza-zione e gestione degli attendamenti

non poche vite. E fu l’inizio dell’e-mergenza Friuli.Dopo una prima interruzione, i nostritrasmettitori riuscirono a collegarcicon quasi tutti i reparti, ma non conla sede di Gemona, che risultò poi lapiù gravemente colpita.Le prime notizie furono imprecise edallarmanti. Mentre fervevano i prepa-rativi per l’invio dei primi soccorsi eper la ricognizione, costituivo un em-brione di centro operativo e di soc-corso con il personale presente. Arenderci edotti dell’entità della trage-dia furono un ufficiale e un artiglieredella sede di Gemona, che non lascia-rono più alcun dubbio sulla gravità el’estensione dei danni prodotti dallaseconda, terrificante scossa delle21.24, della durata di 55 secondi, diintensità 9/10 della scala Richter emagnitudo 8,6.Alle 24 circa, preceduti dal gen. DeAcutis, il personale e i mezzi lasciaro-no il comando per raggiungere la ca-serma Goi Pantanali di Gemona. En-tro la mattina successiva fu possibileavere un quadro sufficientementechiaro della situazione e ordinare iprimi soccorsi ai reparti rimasti inco-lumi e agli abitanti più colpiti.Va messo in rilievo che subito dopole prime scosse di “allarme” i coman-danti di tutti i distaccamenti, più omeno colpiti anche psicologicamen-te, misero in atto tutte le misure peralleviare i disagi della popolazionecon la distribuzione di viveri e be-

L’on. Zamberletti, commissario del Governo durante le fasi dei soccorsi e l’allora ten. col. Pasquali.

Page 23: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

Il duomo romanico di Venzonedistrutto dalla scossa del 15 settembre del 1976. È stato ricostruito quasi pietra su pietra.

235 - 2006

con particolare riguardo al vettova-gliamento, all’impianto delle doccecampali e dei servizi igienici; al recu-pero e trasporto masserizie ed opered’arte; ai servizi di guardia antiscia-callaggio ed alla ferrovia.Le condizioni meteo con piogge insi-stenti e neve in montagna di tutto ilmese contribuirono ad aggravare lasituazione e ad ostacolare le opera-zioni, soprattutto la tendopoli.Anche la situazione della brigata ri-sultò gravissima, tutti i reparti furo-no più o meno colpiti. In particolare:la sede di Gemona (gruppo a.mon.Conegliano e Udine, cp. g.p., 2°rep.log.legg.) ebbe tre palazzine-ca-merata crollate e tutti gli altri edificiinagibili con la morte di 28 militari(più uno deceduto per incidente), ilferimento di altri 32 di cui alcuni gra-vi, e la perdita di gran parte dei mate-riali e mezzi in dotazione; le sedi diTolmezzo, Chiusaforte, Cavazzo, Car-nia, Moggio e Venzone (btg. alp. Vi-cenza, Cividale, Tolmezzo, btg.alp.arr. Val Tagliamento, cp.C/C, 1°rep. log.legg.) con gravi danni alle in-frastrutture ed inalterata efficienzaoperativa e di intervento.Anche per i reparti ed il personale ri-masti indenni non fu cosa di poco

Ecco ciò che rimase della caserma Goi Pantanali: vi persero la vita 28 alpini e altri vennero estratti feriti dalle macerie.

conto superare gli effetti psicologici,anche perchè nessuno era al momen-to in grado di predire se e quando cisarebbero state altre scosse.Con la nomina del commissariostraordinario del governo Zamberlet-ti e del vice commissario gen. MarioRossi, comandante della divisione

Mantova (capo di S.M.col R. Simone)le attività di soccorso divennero piùcoordinate ed efficienti. Con qualchemodifica alla pianificazione fu confer-mato il settore Carnia alla Julia, checomprendeva la Carnia e l’Alto Friuli,con 40 Comuni più o meno grave-mente colpiti tra i quali Gemona (312morti), Venzone (44 morti), Artegna eMontenars (ciascuno con 31 morti),Moggio (6 morti), Resia (3 morti), Ca-vazzo (un morto).Le caserme danneggiate rappresen-tarono un punto di riferimento sicuroper tutti, dove terremotati e soccorri-tori trovarono generi di conforto, vit-to, assistenza sanitaria, indumenti ecoperte. Gli alpini della Julia, anchese tragicamente coinvolti furono soc-corritori efficienti e generosi.A partire dall’11 maggio furono costi-tuiti i COS (Centri Operativi di Soc-corso) di cui 3 affidati alla divisioneMantova, 2 alla divisione Ariete e 3 al-la Julia, con il compito di coordina-mento di tutti i soccorsi che venneroaccentrati a Udine.Impossibile riepilogare l’entità ed ilnumero delle attività e dei concorsiin materiali ed opere. Per dare un’i-dea del peso logistico-operativo limi-tatamente alla Julia:– gestione di circa 6.000 tende digrandi dimensioni, distribuite in 73tendopoli per complessivi 21.000 po-sti letto con 10 docce campali e tre la-vanderie;

Page 24: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

245 - 2006

– confezione e distribuzione di vivericon una media di 23.000 al giorno el’impiego di 801 cucine campali e 10di caserma; impiego di oltre 8.500giornate/ufficiale, 9.600 giornate/sot-tufficiale e 101.000 giornate/truppa;circa 16.000 giornate/ automezzi; co-perte, lenzuola, materassi in propor-zione; generi di conforto e per l’igie-ne personale, indumenti, attrezzi.Alla fine dell’estate potevamo dircisoddisfatti del lavoro svolto, mentregli impegni andavano diminuendo siaa seguito di un sempre maggiore in-tervento degli organi politico-ammi-nistrativi, sia per la coraggiosa ripre-sa della gente friulana che voleva ri-tornare alla normalità. Fu così possi-bile finalmente dedicare attenzionealle esigenze della Truppa e dei Qua-dri molti dei quali avevano perso tut-to, in alcuni casi anche loro cari.Ma non si può parlate del terremoto

del Friuli senza dire degli alpini del-l’ANA.Fin dalle prime ore del 7 maggio, co-me se avessero ricevuto la cartolinadi richiamo, la sede della sezione diUdine ed il comando della Julia si po-polarono di uomini di tutte le età conil cappello con la penna nera o bian-ca, che furono indirizzati verso i cen-tri più colpiti. Il presidente della se-zione De Bellis ed i suoi collaborato-ri, presto raggiunti dal presidente na-zionale Franco Bertagnolli, si orga-nizzarono facendo della sede sezio-nale un primo centro di raccolta esmistamento di soccorritori ed aiuti.Ben presto il presidente nazionalecon il consiglio nazionale, concepì la“più bella e lunga adunata nazionale”come la definì un giornale. Nacquero11 cantieri di lavoro dislocati a Ma-gnano, Attimis, Buia, Gemona, VillaSantina, Maiano, Moggio, Osoppo,Cavazzo, Pinzano, Vedronza.Nei cantieri si parlavano tutti i dialet-ti d’Italia: infatti si operò con pesantiorari di lavoro e con vita in tenda, masoprattutto con tanta generosità edefficienza, anche per merito dei validicapi cantiere (fra i quali il futuro pre-sidente nazionale Nardo Caprioli)che organizzarono le attività con ca-pacità imprenditoriale. Dunque un intervento di fondamen-tale entità, che in circa tre mesi con-seguì risultati eccezionali quantifica-ti da Bertagnolli in 110.000 giornatelavorative, valutate allora in 7 miliar-di di lire.

L’appoggio e la considerazione dellapopolazione, delle autorità e dellastampa nazionale ed estera fu sem-pre elogiativo e riconoscente. Fin dal-l’inizio dell’emergenza operarono afianco degli alpini numerosi enti pub-blici e privati, italiani e stranieri connotevoli mezzi anche finanziari. Ri-cordiamo i 50 miliardi di lire affidatiall’ANA dal Governo degli Stati Uniti:furono spesi bene, per la ricostruzio-ne. Fra coloro che contribuirono a farrisorgere il Friuli, il btg. genio del 2°C.A. germanico (il dono dell’ospedaleda campo dell’Austria), il btg. SanMarco, la Croce Rossa, Vigili del Fuo-co, il comando Forze Alleate in Italia,le forze dell’ordine e l’esercito cana-dese, che ebbe un capitano mortoper incidente durante un’operazionedi soccorso.A settembre il gen. De Acutis lasciò ilcomando al gen. Giuseppe Rizzo. L’o-perazione non era ancora conclusa,ma ci sembrò di poter guardare avan-ti con tranquillità, e con soddisfazio-ne per il dovere (a volte pericolosa-mente) compiuto, ampiamente sod-disfatti della riconoscenza. Ma il la-voro della Julia continuò, mentre l’in-verno, che si avvicinava con i primifreddi, impose l’abbandono delle ten-de ed il trasporto di un migliaio diterremotati al sicuro in zone residen-ziali della Regione.La brigata alpina Julia, In nomine tan-to firmissima, per la generosa operadi soccorso compiuta, fu decorata diMedaglia d’Oro al Valor Civile. �

Il gen. De Acutis, il presidente Bertagnolli, uno dei suoi più stretti collaboratori Mario Siardi e il ten.col. Pasquali.

Gli AUC del 35º… in Uganda

Quest’estate una ventina di ex AUC del35° corso SMALP saranno in Uganda

con il loro istruttore, Massimo Guandalinidel 33° AUC, in occasione del centenariodella conquista del Ruwenzori da parte delDuca degli Abruzzi, ma soprattutto per ve-rificare le opere di solidarietà da loro so-stenute. Guandalini infatti si reca da diver-si anni in Uganda per aiutare le missioni di

Kyeibuza e Kitanga, situate in una delle re-gioni più povere del Paese. Gli ex allievi del 35° promuovono e finanzia-no progetti locali e servizi indispensabili, so-prattutto per i bambini: fino ad ora le sommeraccolte hanno permesso di costruire, fral’altro, diverse camere d’ospedale ed una sa-la operatoria. Ma non si sono fermati qui: at-traverso il loro sito www.inpuntadivibram.it(dal titolo del volume di testimonianze degliallievi AUC del corso di Aosta, i cui proventisono destinati alla Fondazione Don Gnocchi)hanno aperto una pagina per raccogliere fon-di a favore del progetto Uganda: l’acquisto diun generatore elettrico e la costruzione di unacquedotto.Molti sono stati i corsi AUC che hanno aderi-to all’iniziativa; in particolare il 125° ha tro-

vato modo, con una “donazione massiccia”,di festeggiare i 20 anni dalla fatidica “stel-letta”. Altri fondi sono giunti da donazioni,compresa quella da parte del produttore del-la mitica suola di gomma. Per informazioni: www.inpuntadivibram.it -Franco De Toma (35° AUC) tel. 0332 284712.Nelle foto: un gruppo di AUC del 35° (Guan-dalini è in seconda fila con gli occhiali scuri)e alcuni ragazzi della missione di Kyeibuzacon il cartello del 35° corso. �

Page 25: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

255 - 2006

Veterinari alpini a congressoAMontecchio Precalcino (Vicen-

za), nella cornice di Villa Nievo enell'adiacente azienda zootecni-

ca provinciale, si è tenuto un incontroinformativo con dimostrazione tecni-ca per illustrare i sistemi operativi diuna squadra sanitaria veterinaria del-la nostra Protezione Civile. L'incon-tro, organizzato da Mario Giaretta,coordinatore nazionale della sotto-commissione sanità dell'ANA e dallasezione ANA di Vicenza, ha visto co-me parte attiva la squadra veterinariadi protezione civile ANA di ReggioEmilia, unica struttura attualmenteoperativa nel settore dell'interventoveterinario. Scopo dell’incontro, alquale erano presenti i veterinari alpi-ni del 3° raggruppamento, la costitu-zione di squadre veterinarie anchenel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia. Nella sua introduzione Giaretta hasottolineato l'importanza di poter di-sporre, nelle emergenze, di esperti inveterinaria e in zootecnia che oggimancano, fatta salva, appunto, l'Emi-lia Romagna. Il dottor Ser-gio Bergomi, veterinarioresponsabile della squa-dra emiliana, ha illustrato icompiti e le funzioni delsuoi operatori in un conte-sto che vede i volontari sa-nitari di P.C. vero punto diriferimento della strutturasanitaria dell'Ente Regione.Il generale Maurizio Gorza,coordinatore nazionale dellaProtezione civile ANA, ha fat-to ampio riferimento alleesperienze fatte sul campo, invarie situazioni di emergenzae, rilevando la sicura neces-sità di poter disporre, almenoin ogni raggruppamento, diuna squadra di esperti in vete-rinaria e zootecnia, ha assicu-rato il pieno appoggio della di-rezione nazionale di P.C. peruna auspicabile estensione del-l'iniziativa. Nell'ampio spazio della vicina

A Montecchio Precalcino (Vicenza) il primo incontroper costituire nuove squadre sanitarie di Protezione civile

nale impegna in modo massiccio an-che le squadre sanitarie della nostraProtezione Civile.In prima linea, naturalmente, l’ospe-dale da campo dell'ANA, che ad Asia-go ha collocazione nell'aeroporto. In

centro città e a Canove so-no invece piazzate le squa-dre sanitarie di protezionecivile del 3° e del 1° rag-gruppamento. Il loro compito, su specificarichiesta del primario delpronto soccorso dell'Ospe-dale civile di Bassano, èquello di predisporre un po-sto medico avanzato per fil-trare, all'occorrenza, gli ac-cessi agli ospedali ANA e ci-vile. In questi punti di primointervento operano circa150 persone fra medici, infer-mieri e personale logisticoche provvederanno ad assi-stere i cosiddetti "codici ver-di", ovvero le persone conproblemi medici lievi e a indi-viduare e stabilizzare i casipiù seri prima del loro trasfe-rimento nelle strutture ospe-daliere.

Enzo Driussi

azienda agricola provinciale la squa-dra di Reggio Emilia aveva provvedu-to ad allestire una struttura campalecon dimostrazioni pratiche di inter-vento veterinario su vitelli, manze emucche da latte. Ogni adunata nazio-

Foto ricordo durante una pausa dei lavori. Al centro, il gen. Maurizio Gorza, coordi-natore nazionale della Protezione civile ANA.Sotto: il manifesto della squadra veterinaria della Protezione civile della sezioneANA di Reggio Emilia.

Page 26: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

265 - 2006

DIBATTITO

Sulla coralità alpinaN el corso di una rassegna di canti

folcloristici tenutasi a Torino inoccasione del Salone Internazio-

nale della Montagna, abbiamo ascol-tato diversi cori esibirsi con notevolesuccesso di pubblico nell’interpreta-zione di canti alpini. Dobbiamo peròdire con estrema franchezza (anchese a molte persone, anche in buona fe-de, questo potrà spiacere) che mal-grado la suggestione profonda dei no-stri canti, essi stanno perdendo sem-pre più le loro originali e tradizionalicaratteristiche. È invalsa la deplore-vole mania delle armonizzazioni edarrangiamenti più disparati, forzandosino all’inverosimile ed al ridicolo l’i-nutile gioco del canto e controcanto,abusando dell’insopportabile falsetto,costruendo insomma sulle canzonidegli Alpini tutto un barocco castellodi fronzoli.

Con queste parole comincia unalettera pubblicata su L’Alpino n.

1 del 1964. È la prima di una serie ditestimonianze piuttosto vibrate chesi sono succedute su questo mensilefino al 1967. I pareri furono contra-stati ed il tono del confronto vivace epolemico. Ci fu un convegno a Leccoed una Commissione Nazionale peridentificare i 30 “veri canti degli alpi-ni” pubblicati in un canzoniere uffi-ciale che il Centro Studi bene ha fattoa ripubblicare in stampa anastatica.A distanza di oltre 40 anni, l’Associa-zione Nazionale Alpini ha deciso diriflettere ancora una volta sulla cora-lità alpina. Dopo l’abolizione della le-va, la comparsa dei cori congedati, ilcensimento di oltre un centinaio dicori classificati “ANA”, l’Associazio-ne ha deciso di guardarsi allo spec-chio per capire che cosa canta, comelo canta, se è consapevole fino infondo del proprio ruolo insostituibi-le di custode dei valori alpini. Lo sta-tuto dice che l’Associazione “si pro-pone di tenere vive e tramandare letradizioni degli Alpini, difenderne lecaratteristiche, illustrarne le glorie ele gesta”. Il canto alpino è forse unadelle forme più belle e più seguiteper trasmettere la storia.

Si pensi alla importanza di una cor-retta presentazione di un canto, alsuo inquadramento storico ed arti-stico: quanto possa valorizzare ilcanto stesso e la cultura alpina in ge-nerale. E ancora, al calore di una ar-monizzazione che tocca le corde piùintime del cuore, scaldandolo conuna dolcezza indescrivibile.Alla bellezza dell’evocazione dellamontagna e i suoi paesaggi, alla vo-glia di stare insieme che suscita uncoro, al lavoro che sta alla base diogni brano…Il canto alpino è tutto questo: un

amalgama di canto popolare, cantod’autore, armonizzazioni storiche emoderne, incisioni pionieristiche eprofessionali, testi poetici, letterario di estrazione contadina…

E allora, per riprendere questo argo-mento, la Sede Nazionale ha riunitoquattro fra i più celebri maestri dellacoralità alpina e di montagna: Ar-mando Corso (coro Monte Cauriol diGenova), Bepi de Marzi (coro I Cro-daioli di Arzignano – VI), MassimoMarchesotti (coro della sezione ANAdi Milano) e Mauro Pedrotti (corodella SAT di Trento). Presenti ancheSilvio Botter e Mariolina del CentroStudi oltre a chi scrive.

Che cosa ci siamo detti?Essenzialmente che non è più tempodi censure, classificazioni, obblighi,prescrizioni: ognuno canta ciò chevuole, come vuole. La differenza frala qualità artistica (in termini di ese-cuzione, armonizzazione e scelta dei

DI GIAN PAOLO NICHELE

Page 27: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

275 - 2006

brani) ed una esecuzione che “stor-pia e adultera le nostre canzoni ma-schie e semplici”, per citare la letteradel 1964, sta semplicemente nel pub-blico. L’arte non può essere imbri-gliata.De Marzi, per un problema non pre-visto, è intervenuto solo telefonica-mente, lamentando il silenzio deglialpini nei Pellegrinaggi, nelle santemesse, anche sull’Ortigara, dovevengono delegati alcuni gruppi acantare mentre i mille e mille parte-cipanti, che potrebbero innalzare al-le montagne un immenso coro a unasola voce, si guardano bene dal can-tare e perfino e dal pregare. Ha stig-matizzato poi le strane "liturgie" deiconcerti corali dove imperversanopresentatori enfatici e logorroici e gliinopportuni interventi delle cosid-dette autorità.Ha concluso dicendo: "Oh, se si ri-trovasse la felicità di cantare!"Pedrotti canta solo brani popolari –e fra questi anche alcuni degli Alpini– e pur ponendosi al di fuori del mon-do associativo ha ricordato con per-plessità un concerto all’estero assie-me ad un coro ANA che, ad un certopunto, si è messo a ballare sul palco,sconvolgendo completamente i valo-ri che ci si aspetta da un coro alpino.

Corso canta la tradizione popolare ealpina e quando il suo coro, nel nor-male percorso evolutivo, devia dallastrada maestra, immediatamente ilsuo pubblico lo richiama all’ordineperché chi ascolta il Cauriol non amastramberie.Marchesotti ricorda l’eccessivo pro-tagonismo di certi maestri che im-provvisano la direzione artistica sen-za il necessario humus musicale edassociativo.E così ecco i compiti a casa che cisiamo dati, per cercare di cresceretutti nella consapevolezza e nell’a-more per il canto alpino:

1. Conoscere la storiaIl convegno di Lecco del 1967, quellodi Vittorio Veneto, quello di Cortinad’Ampezzo sono solo alcuni dei se-minari in cui si è discusso, ad alto li-vello, di coralità alpina, di montagnae popolare. Questi lavori sono pur-troppo sconosciuti ai più anche secontengono elementi di confrontoindispensabili per chiunque ami ilcanto popolare. Si è quindi deciso diriassumerli su queste pagine, divul-gandone il contenuto ed aprendoloal dibattito.

2. Conoscere i cantiCapire da dove vengono i brani checantiamo, la loro etimologia, storia ecomposizione, è indispensabile perun serio lavoro di promozione delcanto alpino. Quante fesserie ascoltiamo nel corsodelle presentazioni dei concerti! Ca-pire la differenza fra canto d’autore epopolare, capire che spesso il cantoalpino è la rielaborazione di una pre-cedente melodia popolare, aggancia-

re un testo ad un periodo storicopreciso: questi alcuni degli obiettiviche si pone questo compito.

3. Recensire concerti, incisioni epubblicazioniAl Centro Studi arrivano centinaia dirichieste di spartiti, cd ed altro ma-teriale musicale che è facilmente re-peribile se adeguatamente conosciu-to e catalogato. La recensione aiuta poi a dire chenon siamo proprio tutti belli, bravi,intonati, amalgamati e ricchi di ar-monici così come talvolta sembra. Ègiusto dire chi è veramente bravo (ediventa un riferimento) e chi è solovolonteroso, chi può essere imitatoe chi ha bisogno di imitare. Realizzeremo una sorta di guida peraiutare chi canta, chi ascolta, chi di-rige.

4. Dibattito sulla coralitàUltimo ma non ultimo a voi la parola.Le opinioni sulla materia sono tantee diverse così come è variegato ilmondo associativo. Non credo che cisarà una risposta definitiva per tuttele domande. Sono sicuro però cheuna maggiore comprensione dellamateria aiuterà tutti noi a superare idilettantismi più marcati. E questo,ripeto, vale per chi canta, chi ascol-ta, chi dirige.

Tutto qui. Il sasso è stato lanciatonell’acqua cheta delle nostre abitudi-ni. Il dibattito è aperto ed il lavoromolto. Ritengo che l’unica regola chedovrà seguire la discussione sia lafranchezza. La meta cui tendere inquesto cammino i valori alpini che ciguidano da sempre. �

Nella foto in alto il coro dei congedatidella brigata Cadore. Nelle altre foto ilcoro della sezione di Palmanova, Ivrea,Sandigliano (Biella), e Codroipo (Udine).

Page 28: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

285 - 2006

ALPINI IN ARMI

Bolzano: il giuramento di 248 VFP1

Emozionante e coinvolgente la ce-rimonia del giuramento dei 248alpini VFP1 (volontari in ferma

prefissata di un anno) svolta sui pra-ti del torrente Talvera, a Bolzano. Davanti ai familiari, parenti ed amici,i giovani alpini hanno marciato convisibile emozione ma con lo sguardofiero. È stata una cerimonia fuoridalla routine: a giurare sono stati vo-lontari provenienti da tutte le regio-ni italiane che hanno scelto la car-riera militare nelle fila delle truppealpine. Dopo gli onori al nostro Labaroscortato dal vice presidente nazio-nale Giorgio Sonzogni, e alla Bandie-ra di guerra dell’8° Alpini, quale reg-gimento di formazione, il comandan-te delle truppe alpine generale diCorpo d’Armata Ivan Felice Resceha passato in rassegna i repartischierati. Poi il comandante dell’8°reggimento Alpini, colonnello Massi-mo Panizzi, chiamata a sé la Bandie-ra, sulle note dell’inno nazionalesuonato dalla fanfara della brigataalpina Julia e cantato da tutti i pre-

Il momento più solenne: Lo giuro!

Sopra: sfila il Labaro, scortato dal vice presidente nazionale Giorgio Sonzogni e daiconsiglieri nazionali Cason, Baiesi e Martini.Sotto: una compagnia in tenuta da neve.

Page 29: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

295 - 2006

senti, ha pronunciato la formula digiuramento di fedeltà alla Repubbli-ca Italiana, concluso con il corale«Lo giuro! » delle reclute. Infine, inun solenne silenzio, è stata letta laPreghiera dell’Alpino, che è per lePenne nere un atto di fede ma anchedi fedeltà alle tradizioni alpine.La solenne cerimonia si è conclusa

con un’allocuzione del comandantedelle Truppe Alpine che ha rivolto ilsuo personale benvenuto a tutti i vo-lontari che hanno intrapreso il per-corso della vita militare, invitandolia dedicare tutte le energie per af-frontare ogni situazione senza riser-ve e con la lealtà consacrata con l’at-to del giuramento. �

La Bandiera di Guerra dell’8° Alpini.L’alfiere - secondo la tradizione l’ufficiale più giovane del Reggimento – è un tenente donna. Aggiungiamo che ha svolto il suo ruolo in modoimpeccabile.

Il discorso del sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli.

A Muris, dinnanzi al monumento dei Caduti nel naufragio del “Galilea”

Sciolto il battaglione “Gemona”ma il suo ricordo vivrà per sempre

“M ai daur !” Il motto del bat-taglione “Gemona” è ri-suonato per l’ultima vol-

ta sul Monte Muris di Ragogna do-menica 26 marzo in occasione dellacelebrazione del 64° anniversariodell’affondamento del piroscafo “Ga-lilea”, che trasportava il battaglioneGemona, al rientro dalla Grecia. Do-

segue ➤ ➤ ➤

Page 30: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

305 - 2006

ALPINI IN ARMI

po 118 anni dalla sua costituzione ilbattaglione “Gemona” esce dai ran-ghi delle Truppe alpine e dell’Eserci-to italiano e viene consegnato allastoria ed alla memoria degli alpini,delle genti friulane, degli italiani tut-ti. La soppressione è avvenuta uffi-cialmente lo scorso 14 ottobre nelcontesto di un progetto dispostodallo Stato Maggiore dell’Esercitoche ha previsto la riconfigurazionedell’8° reggimento alpini nelle sedidi Cividale del Friuli e Venzone e laconferma del battaglione “Tolmez-zo” alle sue dipendenze.Gli alpini del “Gemona” hanno scrittoin guerra pagine indelebili: in Eritreanella battaglia di Adua nel 1896, nel-l’alto Friuli durante la Grande Guerra,in Grecia con l’olocausto del “Gali-lea” e nella Campagna di Russia nella2ª guerra mondiale. In tempo di paceil battaglione “Gemona” ha parteci-pato a numerose operazioni: dai Ve-spri Siciliani, all’operazione Albatros

in Mozambico, alle operazioni neiBalcani. Autorità civili e militari, lesezioni A.N.A. del Friuli Venezia Giu-lia, le associazioni combattentisti-che e d’Arma, nonché moltissimi ap-partenenti al battaglione “Gemona”hanno voluto rendere onore alle in-segne del reparto e rendere omaggioai Caduti, ai reduci ed ai familiari de-gli 874 alpini, bersaglieri, carabinie-ri, marinai che nella notte del 28marzo 1942 perirono nelle acquedell’Egeo. Un tragico epilogo dell’im-mane calvario che si è rivelata laCampagna Greco-Albanese, unaguerra spesso dimenticata ma cheha rappresentato una delle paginepiù cruente e dolorose della storiamilitare italiana.Il dramma del “Galilea” strettamentecongiunto con il tributo di sanguepagato dagli alpini sul Pindo, sullaVojussa, sul Golico, fu all’origine diun’ondata di commozione e solida-rietà che strinse il Friuli tutto intor-

no alla “Julia” ed ai suoi battaglioni.Stesse emozioni e stessi sentimentihanno espresso quanti si sono ri-trovati sul Monte Muris luogo di re-ciproca appartenenza e di stretta re-lazione tra i Caduti del “Galilea” echi ha contribuito a dar lustro, in pa-ce ed in guerra, al battaglione “Ge-mona”. Ma il “Gemona” non muore. Il suo spirito, le sue memorie e lesue tradizioni di eroismo, abnega-zione e dedizione alla Patria conti-nueranno a permeare l’8° reggimen-to Alpini. Onore quindi al “Gemona”,che i suoi alpini, i reparti tutti della“Julia” e le genti friulane salutanocon commozione, affetto, ricono-scenza e forte rimpianto. �Nelle foto: alcune immagini della ceri-monia di scioglimento del glorioso bat-taglione Gemona. Nella foto in biancoe nero: il piroscafo Gemona, fotografa-to da un’altra unità alcune ore primadel siluramento. (foto Teddy Stafuzzae Ufficio P.I. Brigata Julia).

Page 31: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

315 - 2006

N ella gelida mattina del 22 gen-naio un nutrito gruppo di alpi-ni, in maglietta, calzoncini e

scarpe chiodate, correva per i pratidi Malnate. Partecipavano al 2º Cri-terium A.N.A. di cross, la corsa piùantica, la più semplice, la più classi-ca delle attività sportive umane. Quinon contano equipaggiamento, scio-line, ritrovati tecnici, ma la cosa piùsemplice che forgia l’uomo: la fatica. II cross A.N.A. di Malnate si è svoltosu un percorso di 6 chilometri, 5 giridi 1200 metri, reso oltremodo durodal gelo, da tratti ora innevati, orafangosi. Prima di questa gara erastata disputato il 37° cross di Malna-te, a cui hanno partecipato circa 500giovani lombardi. La partenza delCriterium ANA si è svolta in un’at-mosfera festosa, con le musiche delCorpo Filarmonico cittadino che in-tonava marce alpine. I campioni dabattere erano ancora una volta Dani-lo Bosio e Isidoro Cavagna, pluri-campioni italiani di corsa in monta-gna, che quasi subito hanno preso ilcontrollo della corsa, tallonati da Al-fredo Antollini. Grande finale: all’in-gresso del campo sportivo si pre-sentavano affiancati Danilo Bosio eAntollini, che in virtù della sua velo-cità di ottocentometrista riusciva adavere la meglio. È seguito Isidoro Ca-

vagna, terzo assoluto e primo dellasua categoria. Tra i veterani si affer-mava il “vecio” Maffei, che teneva ilpasso di molti giovani. La sezioneVarese si imponeva su Bergamo(vincitrice dello scorso anno), terzaSondrio. Il Criterium NazionaleA.N.A. è stato fortemente voluto dalgruppo Alpini di Malnate, in quantoil cross fa parte di una tradizione cit-tadina che ha origine negli anni ven-ti. Le edizioni sia pur discontinue,sono sempre state di elevato conte-

nuto tecnico. Tanto per la storia, ri-cordiamo l’edizione dei campionatinazionali di cross del 1937, anno incui per la prima volta si svolse an-che una gara femminile.L’appuntamento con i crossisti è perl’anno prossimo: Malnate li aspetta.Questo l’ordine di arrivo:1° Alfredo Antollini (Sezione di Vare-se), 2° Danilo Bosio (Bergamo), 3°Isidoro Cavagna (Bergamo); 4° Anto-nino Trogu (Varese); 5° Luciano Bo-sio (Bergamo). �

SPORTA Malnate il 2º Criterium ANA della corsa più semplice e antica

Cross: Antollini ha la meglio sui campioni bergamaschi

Il gruppo dei vincitori.

A Sarezzo, in provincia di Brescia, si svolgerà l’1 e 2luglio prossimi il 1° Campionato nazionale di cal-cio fra le rappresentative dei quattro raggruppa-

menti ANA. È un campionato che – giocoforza, scusateil doppio senso – è riservato ai giovani, anche se qual-che vecchia gloria potrebbe aver intenzione di dare le-zione ai bocia scendendo in campo per meravigliarci …Il torneo sarà disputato a Sarezzo nel 75° anniversariodi fondazione di questo gruppo della sezione di Bre-scia e del 60° anniversario della posa della statua del-la Madonna del Soldato sul monte Sant’Emiliano. Lastatua verrà trasportata a valle sabato 27 maggio, ecollocata all’interno dell’Oratorio della chiesa parroc-chiale.In occasione del quadrangolare ci saranno – dal 26 di

giugno – anche manifestazioni di contorno, come unamostra di disegni dei ragazzi delle scuole locali, unaserata di cori al teatro San Faustino (venerdì 30 giu-gno), una fiaccolata in onore degli alpini “andati avan-ti” e – sabato 1° luglio alle 21 – una serata spettacolo. Programma sportivo e celebrazioni andranno di paripasso. Per quanto riguarda il torneo, le partite si svolgerannosabato 1° luglio con inizio alle 14 e domenica 2 luglio,sempre alle 14, la finale e le premiazioni. Le cerimoniecommemorative inizieranno sabato 1° luglio con l’al-zabandiera e la deposizione di una corona al monu-mento ai Caduti, in piazza Battisti. Nella mattinata didomenica ci sarà la sfilata e la celebrazione di una S.Messa per i Caduti. �

1º Campionato quadrangolare di calcio dei Raggruppamenti,sabato 1 e domenica 2 luglio a Sarezzo

Page 32: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

325 - 2006

Chaberton: da incubo a gigante d’argilla

Chaberton? Chi era costui? di-rebbe don Abbondio. A moltiquesto nome non ricorda nulla

di particolare, tutt’ al più una mon-tagna nelle Alpi francesi e, ai non piùgiovani, un forte d’alta quota..., for-se anche un combattimento della 2a

guerra mondiale o, ai più informati,una fotografia: un “colpo a bersa-glio” che distrugge una delle torridel forte. In realtà, dietro questo no-me, c’è molto di più: c’è l’Europa difine 800 e la lotta economica e colo-niale delle grandi potenze per l’ege-monia continentale, con la politicadelle alleanze e dei blocchi. C’è lastoria dell’Italia che mirava a entra-re nel gruppo delle grandi potenze.E poi c’è la storia di una formidabileopera di ingegneria militare unica inEuropa per arditezza e originalitàche, incombendo come una spada diDamocle fu, per trent’anni, un incu-bo dei governatori militari dellapiazzaforte di Briançon. E, ancora,la storia degli uomini che costruiro-no questa fortezza con immani fati-che, e di coloro che, superando conintelligenza e tenacia difficoltà rite-nute insuperabili, la distrussero il 21giugno 1940. Erano gli artiglieri della 6a batteriamortai da 280 del 154° rgt. artiglieriada posizione de l’ “Armee des Al-pes”, al comando del tenente Mi-guet, che diresse il fuoco. Il loro fuun colpo da maestri, non inferiore aquello dei nostri alpini che conqui-

Storia e fine del forte italiano a ridosso della Francia costruito nell’ultimo decennio dell’Ottocento

DI LUCIO VADORI

straordinari per l’epoca, su quellamontagna impossibile, costruendola strada di Fenils, spianando la ci-ma e tagliando la roccia alle suespalle, fu edificato un forte con ca-ratteristiche mai viste prima: 8 torridi tiro in linea di fronte a Briançon,concepite come torri di marina a ti-ro rapido, armate con pezzi da149/36 (protetti da una cupola in la-miera d’acciaio fissata alla piattafor-ma dell’affusto), con rotazione a360° ed alzo 25° e -2°. I depositi e glialloggiamenti erano ricavati in roc-cia, solo le cupole e le loro lunghebocche da fuoco sfioravano la cima,perfettamente protette e defilate.Questo forte, che i francesi chiama-rono “Cuirassè des nuages” (coraz-zata delle nuvole) teneva sotto tirotutta la regione e poteva paralizzarele azioni militari nel Briançonnese everso la Valle di Susa, fin oltre Cesa-na. I più qualificati esperti militaridel tempo, non solo italiani, ritene-vano lo Chaberton inespugnabile equesto mito rimase anche dopo laprima guerra mondiale e la compar-sa di armi piu potenti. Pur consape-vole che la “corazzata” che domina-va la piazzaforte di Briançon era unbersaglio impossibile, lo Stato Mag-giore francese non cessò mai di cer-care e studiare mezzi e metodi nuoviper liberarsi da quell’ incubo.

* * *

Negli anni tra le due guerre il co-mando dell’artiglieria francese ave-va elaborato nuove dottrine d’im-piego in montagna per pezzi a tirocurvo di medio e grosso calibro eistituito una “Scuola di tiro in mon-tagna”, per studiare e mettere a pun-to le nuove tecniche. II tiro in mon-tagna – generalmente un tiro sfrut-tando il secondo arco del proietto - èmolto diverso da quello in piano edha difficoltà particolari, allora inparte sconosciute.Alla fine degli anni ‘30 fu trovato ilmezzo ed il modo per colpire il forte:una bocca da fuoco a tiro curvo, po-

starono il Monte Nero, perchè fece-ro ciò che, tecnicamente, i più rite-nevano impossibile. Non ebbe, tuttavia, la stessa riso-nanza, perché l’eco di avvenimentiben più gravi teneva l’attenzione delmondo: la disfatta della Francia chesi profilava ineluttabile, dopo 20giorni di combattimenti, e che verràsancita dall’armistizio con la Germa-nia firmato il giorno dopo, il 22 giu-gno 1940. Ritengo giusto pertanto riproporrealla memoria questi uomini e quantohanno fatto, perché il valore non haconnotazione politica né territoria-le. Preziosa, tra le altre fonti, la rela-zione del ten. Fouletier, comandantela 2ª sezione che aprì il fuoco d’in-quadramento il 21 giugno e mise asegno il primo, determinante colpo. La via più facile per attraversare leAlpi dal Monte Bianco al mare passaper il valico del Monginevro; e perquesto motivo, alla fine del XVII se-colo, l’ingegnere militare SebastienLe Preste de Vauban fece diBriançon, città situata ad un incro-cio di valli ai piedi del Monginevro,una piazzaforte, munendo questa re-gione strategica di un considerevolesistema di fortificazioni. Con l’adesione dell’Italia alla “Tripli-ce” (l’alleanza con Germania e Au-stria nel 1882), la Francia divenne unpossibile nemico, e la necessità dineutralizzare i forti del briançonne-se (che sovrastavano il valico delMonginevro) una scelta obbligata. Nell’asse della valle della Durance sierge il Monte Chaberton (allora inte-ramente in territorio italiano) che,con i suoi 3130 metri di altezza, do-mina il Monginevro e tutto ilbriançonnese. La sua vetta era costi-tuita da una lama di roccia lunga uncentinaio di metri, perpendicolarealla valle della Durance e completa-mente circondata da picchi, ad ecce-zione del suo versante nord, dove sisnodava un difficile sentiero chescendeva fino a Fenils, oltre CesanaTorinese.Tra il 1891 e il 1898, con lavori

Da quota 3.130 dominavail territorio francese del Briançonnese. Il 22 giugno del ‘40 fucentrato da un colpo da“280”, e fu l’inizio dellasua drammatica sorte.

Page 33: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

335 - 2006

tente e di grosso calibro, posiziona-ta a ridosso della montagna, nell’an-golo morto... Venne scelto il mortaioda 280 Schneider su piattaforma, ingrado di lanciare un proietto da 200chili a 10.950 metri mandandolo a3.000 metri di quota. Il compito fuassegnato alla 6ª batteria del 154ºR.A.P. Nell’agosto del ‘39 la batteriaera schierata in linea: la 1ª sezionecon due pezzi in fondo alla valle Cer-veyrette, sulla strada per l’Iseran, ela 2ª con gli altri due a mezza costasu di un piccolo altipiano d’alpeg-gio, chiamato Poet-Morand. Le po-stazioni erano del tutto defilate, lon-tane dalle fortificazioni e dai siti co-nosciuti. Si presentò, tuttavia,un problema tecnicoserio: le tavole di tirodel mortaio non pre-vedevano che i pezzifossero a più di 1.000metri di quota, inrealtà essi erano duevolte più alti e l’e-strapolazione dei da-ti di tiro fu quindimolto rischiosa. Si effettuarono seriedi tiri con rilevamen-ti precisi degli impat-ti ed i risultati furono inviati a Parigi,all’Ufficio calcoli dell’artiglieria perla traiettoria. Dice il ten. Fouletier: “...si era a que-sto punto, e noi, con questi elementi,abbiamo determinato le tavole di tirografiche. Fu un lavoro molto interes-sante per una squadra costituita inbatteria con ufficiali e artiglieri di for-mazione scientifica; c’erano anchedei laureati in matematica e fisica,che furono preziosi per la compila-zione delle tavole numeriche, come ilmio amico Roberto Rigaud, ingegnerelaureato come me all’Università diLione. Egli è stato come me direttoredi tiro e comandante di sezione all’e-poca della distruzione dello Cha-berton; lui era schierato a Cerveyrettementre io ero a Poët-Morand.”All’apertura delle ostilità con l’ltalialo Chaberton cominciò a sparare dasopra le nuvole, invisibile e irrag-giungibile, il maltempo imperversa-va da giorni e lo manteneva semprenascosto. La 6ª batteria era pronta alconfronto, rappresentava l’artiglie-ria francese sotto scacco da

trent’anni e lo spirito di rivincita eraforte, ma non si poteva tirare allacieca. Le nubi coprivano sempre loChaberton, dice ancora il ten Foule-tier: “...è solamente il 21 giugno chele nubi si sono aperte un po’, apparvelo Chaberton e Miguet mi trasmisel’ordine di sparare il primo colpo daPoet-Morand. Dopo una detonazioneassordante, che ha fatto volare le retidi mascheramento e ha rimbombatoin tutta la montagna, per un istanteho seguito a vista il proietto con unacerta apprensione. Mi sentivo in par-te responsabile dei dati di tiro, cheimplicavano risultati inquietanti: siera scoperto, per esempio, che latraiettoria aveva una “freccia” di3.000 metri., che portava il proietto a5.000 metri di quota, cioè 1.000 metriin più di quanto stabilivano le tavoledi tiro ufficiali, una durata dellatraiettoria di oltre un minuto, con l’ag-giunta di un notevole scostamento la-terale: dove diavolo andrà a caderequesto primo colpo? Giunse infinedall’osservatorio: “...corto e a de-stra..., Direzione:-10°°, Alzo: +20°°”.

Inquadrata la topografia, controllati icalcoli, verificate le cariche di lan-cio...tutto era stato buono...” Il ten. Miguet, che aveva collocato ilsuo posto comando all’osservatorioavanzato in cima all’Infernet, diressel’aggiustamento in modo perfetto:allungando il tiro progressivamenteportò i colpi in vetta, verso le cupo-le, fino a quando un’esplosione spet-tacolare fece volare una cupola inuna enorme nuvola di fumo nero. LoChaberton era stato centrato. Con questi dati entrarono in azionegli altri pezzi ed iniziò il fuoco di bat-teria che si protrasse, tra molte in-terruzioni dovute al maltempo, pertutta la giornata. Nei giorni seguenti,fino all’armistizio con l’ltalia, i fran-cesi continuarono a sparare ogniqualvolta le nubi mostravano loChaberton, ma lui non rispose più,sei torri su otto erano state distrut-te, due danneggiate. Così finì la “Cuirasse des nuages”,giunta alla prova del fuoco del tuttoobsoleta. Gli artiglieri italiani che l’a-nimavano, fedeli alla tradizione, ri-masero “duri al pezzo”, risponden-do colpo su colpo fino a che le torrinon vennero ridotte al silenzio. Spa-ravano alla cieca su bersagli già ac-quisiti, ignorando le postazioni della6ª batteria che non subì offesa alcu-na, ma ciò nulla toglie al loro corag-gio né sminuisce il loro sacrificio. �

Bibliografia: ARTILLERIE - Periodico dell’Associationdes Artilleurs n° 15 - Juin 1995. Les Cahiers des Troupes de Montagne -Revue historique trimestrielle n. 35 -Decembre 2003.

1° pezzo della seconda sezione in batteria a Poët Morand e una pagina delle tavoledi tiro ricalcolate in linea.

Page 34: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

345 - 2006

Un osservatorio permanentedelle missioni di pace

Al teatro “Ristori” di Cividale delFriuli (Udine), si è svolto un con-vegno sull'impegno italiano nel-

l'ambito dei contributi internazionalialla pace in Afghanistan e Kosovo.L'evento è stato organizzato dal Co-mune di Cividale.La città ducale, che ospita l'8° Reggi-mento alpini impegnato a più ripresein missioni di pace in quei Paesi, havoluto proporre un’occasione di ap-profondimento su un argomento diattualità.Afghanistan e Kosovo rappresenta-no due casi emblematici di aree diconflitto ove l'impegno dell'Italia si èrilevato determinante nella gestionedi crisi di difficile soluzione, anchegrazie al contributo delle Forze Ar-mate.Alla presenza di autorità civili e mili-tari, di rappresentanti delle Forzedell'Ordine, di personalità del mon-do della cultura, di operatori in mis-

Lamberto Zannier dell' OSCE, il sena-tore Roberto Antonione, sottosegre-tario agli Esteri, il generale di Corpod'Armata Ivan Felice Resce, coman-dante delle Truppe alpine, il giornali-sta Toni Capuozzo, inviato specialeMediaset e Laura Boldrini, portavo-ce dell’UNHCR.Sono intervenuti telefonicamenteanche Ennio Remondino della RAI daBelgrado e Giovanna Botteri da Pari-gi. Ampio risalto è stato dato al contri-buto dei militari italiani, specialmen-te gli alpini, nelle due aree di crisi.L’intervento del comandante delleTruppe alpine Resce è stato efficaceed apprezzato, avendo illustrato larealtà operativa dell’impegno deglialpini a supporto della pace che, co-me brillantemente ha sottolineato laportavoce dell’UNHCR Italia, ha unprezzo e non è mai da dare per scon-tata. Nell’illustrare la realtà dei rifu-

sioni di supporto alla pace e di fun-zionari delle organizzazioni interna-zionali e di volontariato, oltre a nu-merosi studenti degli istituti superio-ri del cividalese, sono intervenuti ilprof. Piergiorgio Gabassi dell'Uni-versità di Trieste, l’ambasciatore

È l’idea del sindaco di Cividale, nata nelcorso di un interessanteconvegno organizzato dal Comune, presentigiornalisti inviati speciali,esponenti diOrganizzazioni Onu, politici e militari

Il tavolo della presidenza del convegno: da sinistra, il giornalista Toni Capuozzo, l’ambasciatore Lamberto Zannier dell' OSCE, il prof. Piergiorgio Gabassi dell'Università di Trieste, Laura Boldrini, portavoce dell’UNHCR e il generale di C.A. Ivan Felice Resce,comandante delle Truppe alpine.

Page 35: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

355 - 2006

giati, la Boldrini ha dato risalto al va-lore della vita, e al ruolo dei mezzi diinformazione.“È attraverso l’affermazione del dirit-to – ha detto la Boldrini – che si puòcostruire la vera sicurezza”.Cultura della vita di cui il professorGabassi ha sottolineato l’importan-za, insistendo sulla necessità del dia-logo reiterato quale soluzione fra leparti in conflitto. “Bisogna crederenella forza delle idee, non nell’ideadella forza”, ha affermato Gabassi,aggiungendo che “bisogna estingue-re la cultura del conflitto e diffonde-re la cultura del negoziato”. L’ambasciatore Zannier, nell’illustra-re il ruolo giocato in ambedue i teatridalla sua organizzazione, non ha na-scosto le difficoltà della situazionedel Kosovo giunto ad un bivio. Laprovincia serba, comunque, puòcontare sul sostegno delle istituzionidell’Unione Europea e delle organiz-zazioni regionali che vi operano esvolgono un continuo monitoraggio.Azione, questa, ben più difficilmenteattuabile in Afghanistan, teatro lon-tano anche culturalmente dall’Occi-dente, che necessita di un’attenzio-ne maggiore da parte della comunitàinternazionale. Il sottosegretario agli esteri Antonio-ne ha illustrato le linee della politicadi cooperazione italiana allo svilup-po, specificandone le peculiarità el’importanza, oltre alle difficoltà. Im-pegno che dovrà continuare anchein futuro, trattandosi di zone ancoralontane dall’essere stabilizzate.Remondino, intervistato da Belgra-do, ha raccontato in diretta il climache si respira in Serbia a seguito del-la scomparsa di Milosevic, ed ha sot-tolineato l’assenza, al momento, dileader in grado di coagulare le frangenazionaliste. Se la popolazione serbaavrà la capacità di metabolizzare l’u-scita di scena dell’ex dittatore, que-sto sarà un segno di progresso e diuna apertura democratica. La Botteri ha raccontato telefonica-mente la sua esperienza di inviatanei Balcani e in Afghanistan, realtàove i diritti umani e delle donne inparticolare continuano a essere cal-pestati quale eredità del regime tale-bano, nonostante i progressi regi-strati nel cammino verso la demo-crazia. In conclusione del convegno Toni

Capuozzo ha sottolineato che l’ Eser-cito italiano è stato capace in pochianni di un radicale cambiamento chelo ha portato ai successi riconosciu-ti in tutte le operazioni cui è stato in-teressato e a competere brillante-mente con Forze Armate di altri Pae-si solo apparentemente più quotate.Rispetto delle culture dei Paesi ospi-ti e capacità professionali, fanno deinostri militari impiegati oltre mareun esempio di successo tutto italia-no. Il sindaco di Cividale prof. Attilio Vu-ga, nell’evidenziare l’importanza diquesto convegno, ha annunciato chequesto incontro avrà un seguito nelprossimo autunno, quando il Comu-ne promuoverà un seminario sui Bal-cani, quale promessa alla costituzio-ne di un osservatorio permanentesulle problematiche di quell’areageografica così particolare e impor-tante per l’Italia. �

Una panoramica della sala con il palco della presidenza.

Il gen. Resce con il giornalista Toni Capuozzo (al quale, lo ricordiamo,l’ANA ha conferito il Premio Giornalista dell’Anno 2005) e il comandante dell’8° reggimento, col. Massimo Panizzi. (foto Comando 8° Rgt.).

Page 36: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

365 - 2006

S ei vessilli, settanta gagliardetti, lebandiere di altre associazionid’Arma, dell’ANCR, dell’AVIS e

dell’AIDO, nonchè quella dell’associa-zione emigrati non sono poca cosa perun’adunata sezionale. Se vi si aggiungela presenza dei ragazzi della scuolaelementare (con Bandiera) e dei bimbidi una scuola materna il quadro ècompleto. Siamo a Sernaglia della Bat-taglia , sul Piave, città martire dellaGrande Guerra. Dal libro “Piave” di Az-zalini e Visentin – recensito da L’Alpi-no nel dicembre 2005 – leggiamo che:“Occupata dagli austriaci, per oltre unanno Sernaglia subì la furia devastatri-ce della guerra, ebbe case e campi di-strutti e i suoi figli profughi. Numerosi i

montagna e della natura. È stata infat-ti organizzata per premiare un alpino,Sebastiano Parussolo, per la tenacia,sua – e della sua famiglia: moglie, un fi-glio, due figlie – con la quale ha capar-biamente lavorato per far rivivere lamontagna realizzando un’azienda agri-cola sul Consiglio. Parussolo era fra i candidati al “Pre-mio nazionale fedeltà alla montagna”(la cui Commissione è composta daicinque consiglieri nazionali sopra cita-ti), premio che viene assegnato ognianno nel corso di una solenne cerimo-nia, presente il Labaro e il presidentenazionale. Onore al vincitore, dunque,ma spesso ci sono storie molto simili ealtrettanto meritorie che purtroppo

morti tra i civili: 17 per cause belliche,169 per fame (!)”.Erano presenti il vice presidente na-zionale Giorgio Sonzogni, cinque con-siglieri nazionali (Arrigo Cadore, IvanoGentili, Ornello Capannolo, Marco Val-ditara e Attilio Martini), il sindaco diSernaglia, Giovanni Balliana e altriquattro sindaci del territorio, il rap-presentante della Provincia di Bellu-no, il presidente dell’associazionePenne Mozze e tantissimi alpini. Il ca-pogruppo Bertot può ben dirsi soddi-sfatto per questa risposta, così comepresidente della sezione Conegliano,Antonio Daminato.La cerimonia si svolge all’insegna deipiù schietti valori alpini, quelli della

Sernaglia della Battaglia Gli è stato assegnato un premio speciale “Fedeltà alla montagna”

L’alpino Parussolo, esempio di attaccamentoai più autentici valori della montagna

Il vice presidente nazionale Giorgio Sonzogni consegna la pergamena del premio speciale a Sebastiano Parussolo. Accanto a loroi consiglieri nazionali della commissione del premio Arrigo Cadore, Ivano Gentili, Ornello Capannolo, Marco Valditara e Attilio Mar-tini, i familiari di Parussolo e il sindaco Balliana.

Page 37: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

375 - 2006

non vengono – non certo per negligen-za – proposte all’attenzione di tutti. Diqui l’esistenza di un “premio specia-le”, che vuole essere un riconoscimen-to e la dimostrazione che non è un ca-so isolato quello dell’alpino che assur-ge agli onori della cronaca una voltal’anno, ma che ci sono anche altre te-stimonianze di alpinità compiuta.Una testimonianza sintetizzata nellapergamena firmata dal presidente Cor-rado Perona, che il vice presidenteSonzogni ha consegnato a Parussolo:“Per l’attaccamento dimostrato al tuoterritorio ed alle tradizioni locali e peril tuo contributo al recupero ambien-tale”.La cerimonia era iniziata davanti almunicipio con l’arrivo nello schiera-mento del Gonfalone, del vessillo dellasezione di Treviso e del gagliardettodel gruppo. Preceduto dalla fanfara diConegliano, il corteo ha raggiunto ilmonumento agli Arditi, unico in Italia,che ricorda quei soldati che, guidatidal generale Ottavio Zoppi comandan-te della 1ª divisione d’assalto, il 27 ot-tobre 1918 scompaginarono le difesenemiche e posero le basi per la vitto-riosa avanzata su Vittorio Veneto. L’o-maggio successivo è andato al monu-mento ai Caduti. Nel procedere versola chiesa, si sfiora un terzo monumen-to, dedicato all’emigrante, commoven-te nella sua semplicità: un giovane conuna lanterna nella mano sinistra e unavaligia “da emigrante” nella destra,mentre sale alcuni gradini che lo por-tano verso l’ignoto: tra i tantissimi ve-neti rappresentati da questa statua, in-numerevoli gli alpini che iniziavano,così, la loro seconda naja.La messa è stata officiata da mons. Vi-sentin, che ha avuto parole di elogioper gli alpini citando a più riprese lanostra Preghiera come espressionedello spirito cristiano che pervade l’al-pino; gli era al fianco il parroco, donSilvano che, non ci si sorprenda, haavuto la vocazione dopo tredici annitrascorsi come sottufficiale dei Cara-binieri.Ci sono cerimonie in cui un particola-re apparentemente secondario assu-me connotati speciali: al suono dell’at-tenti all’elevazione, e poi anche allalettura della nostra Preghiera, il ragaz-zino portabandiera della Scuola ele-mentare ha alzato subito il vessillo po-nendosi sugli attenti; un gesto che nonci è sfuggito e per il quale ci compli-

mentiamo con l’insegnante che gli eraal fianco.Al termine, il corteo si è spostato allanuova sede del gruppo sita in via Divi-sione Julia, per la sua inaugurazione.Essa è stata eretta dal capogruppo edagli alpini di Sernaglia su un terrenomesso a disposizione dal Comune: unacostruzione elegante, a livello, arreda-ta con buon gusto. Nel suo discorso il sindaco Balliana havoluto ricordare che la donazione eb-be l’unanime consenso del consigliocomunale. A sua volta il vice presiden-te Sonzogni, prima del taglio del na-stro, ha sottolineato l’alto valore sim-bolico di tale realizzazione. Particola-re di rilevante importanza: la Bandieraissata sul pennone è stata donata dalComune.

Ultimo atto – a suggellare il momentoclou della cerimonia – la premiazionedell’alpino Sebastiano Parussolo per ilsuo attaccamento alla terra e per laforza d’animo con la quale conduce lasua esemplare famiglia. Un atto dovuto per un nostro associa-to che, secondo il materialistico con-cetto della vita odierna, va controcor-rente. È quanto ha sottolineato il vice presi-dente Sonzogni, certo che l’esempiofornito da Parussolo sia da stimolo atanti altri alpini, e un incentivo a cre-dere nei valori della tradizione alpina.Sonzogni ha rivolto un saluto partico-lare ad alcuni reduci presenti alla con-segna del premio, che sono la testimo-nianza della nostra storia e la ricchez-za dell’Associazione. �

Un momento del corteo a Sernaglia della Battaglia e la nuova sede del gruppo alpini.

Page 38: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

zona franca

385 - 2006

� Camminiamo in montagna, con i “veci”

Sono un diabetologo, e per dieci anni ho organizzato lagita per diabetici del mio ospedale, gita a rischio per-

ché camminare consuma zucchero e si rischia l'ipoglice-mia. È stato bello vedere gente, dai più considerata finita,ritrovare il sorriso e la fiducia in se stessi è stato, almenoper quel giorno, come se fossero guariti. Ma sono anchealpino e mi stupisco sempre, leggendo i nostri giornali,come oltre ai raduni, ben poche volte si parli di gite inmontagna. Abbiamo sì le squadre agonistiche, ma ai vec-chietti come me nessuno pensa. Il CAI di Torino ha orga-nizzato le gite del mercoledì per gli anziani, più modeste,ma pur sempre gite in montagna. In luglio con altri tre al-pini e il nostro gagliardetto siamo saliti al Rocciamelone(3.538 m.) e ci sembrava di essere ritornati giovani, aiu-tando chi faticava, accarezzando con lo sguardo i fianchidel monte, coi suoi fiori, i suoi odori, la sua luce. Perché lesezioni oltre alle cene e ai tornei di scopa non organizza-no ogni tanto una gita sociale? Che siano 4 o 40 è lo stes-so, è lo spirito che conta. Ci siamo conosciuti in monta-gna cementando la nostra amicizia col sudore e la fatica:ormai sono sempre di meno coloro che in Russia o in Gre-cia lo hanno fatto anche col sangue, ma lo spirito è sem-pre quello. E poi camminare è la miglior prevenzione perl'arteriosclerosi, l’obesità, il diabete. Approfittiamone.

Raffaele Castellazzi - Torino

� Basta!

Non si può chiamare folklore quello visto ad Aosta,quello visto a Trieste e, per ultimo, quello rivisto a

Parma. Dopo aver sfilato nelle prime ore del mattino adAosta con la mia sezione, tornando dall'Adunata, con stu-pore ho incontrato automezzi che trasportavano "trabic-coli" che non rappresentano certo la nostra Associazione.Posso testimoniare che queste persone non sono venuteper sfilare! Chi deve richiamare queste persone alla disci-plina? Forse è giusto ricordare ad esse che la nostra As-sociazione è e rimane un'Associazione d'Arma. Al 9° CISAho riscontrato che il richiamo alla disciplina associativadel consigliere nazionale Sandro Rossi deve essere accol-to da ogni sezione, da ogni gruppo, da ogni socio iscrittoall’Associazione. Da Asiago 2006, che per noi vuol dire Or-tigara, cioè ritorno alle origini, un pò di disciplina nonguasterà. Bisognerà trovare il coraggio (o la volontà) diidentificare queste persone dentro ogni sezione. Guar-dando al futuro dell’Associazione non dobbiamo averpaura di perdere qualche associato: i fatti, le opere, i com-portamenti di ogni giorno stanno a testimoniare che sia-mo capaci di stare al passo con i tempi, come del resto èsempre avvenuto coi nostri padri, che iniziarono proprioad Asiago nel lontano 1920. La futura consistenza del-l’A.N.A. dipenderà dalla nostra qualità. A tutti gli alpini, esoprattutto ai più giovani, un arrivederci sull’Altipiano diAsiago per dimostrare la qualità del seme posto ottanta-sei anni fa dai nostri padri, per dimostrare che questo se-me non è morto, anzi, è diventato testimonianza di attac-camento alla nostra storia e ai nostri valori. Agli altri, cheho chiamato “persone”, dico: se non volete accettare unpo’ di disciplina, state a casa!

Giovanni Camesasca - Capriano di Briosco (MI)

� Attualità vo’ cercando…

“Lo scarpone canavesano”, prima del CISA di Imperiaaveva lanciato un’idea, risultata vincente: introdur-

re l’attualità nel giornale sezionale, pena il rischio di ri-durre il giornale stesso ad un asfittico illeggibile bolletti-no.Due sono gli obiettivi che il giornale sezionale deve per-seguire: quello storico-istituzionale di cassa di risonanzadelle decisioni della direzione nazionale, di esaltazionedella leggenda degli alpini e della solidarietà tra alpini everso chi ha bisogno, la cronaca delle manifestazioni lo-cali, ecc. Secondo obiettivo è quello di introdurre nel gior-nale l’aria fresca dell’attualità, il commento a quello chesuccede nel mondo che ci circonda, in modo di informareed orientare i lettori alpini.Necessariamente e nobilmente volto al passato il primoobiettivo, proiettato verso il futuro il secondo. È dall’ar-moniosa fusione di questi due elementi che i nostri gior-nali possono trarre vigore, crescere, interessare e quindiessere letti con piacere ed attenzione. A questo progettogiornalistico è stata contrapposta una critica incompren-sibilmente auto-riduttiva, secondo cui i giornali sezionalidovrebbero trattare solo le notizie locali, mentre la tratta-zione dei temi alti della politica nazionale ed internazio-nale dovrebbero essere riservati – ha suggerito uno deicongressisti – ai giornalisti professionisti. Tesi non medi-tata, avanzata senza cognizione di causa, inaccettabile siain linea di principio (impedendo così ai direttori di dare illoro contributo alla soluzione dei problemi dell’Associa-zione), sia in linea di fatto.Un altro principio cardine è stato confermato a conclu-sione del convegno: l’assoluto rigoroso rigetto di ogni po-litica partitica. Diversamente finiremmo per trovarciiscritti nel libro paga di questo o quel partito. Sarebbe lafine dell’Associazione.Nessuna politica partitica dunque, ma solo politica alpi-na, cioè politica di difesa dei valori che noi abbiamo po-sto a fondamenta del nostro essere alpini: amor di Patria,prima di tutto e senza discussioni, memoria di chi è Ca-duto, esaltazione delle leggenda degli alpini, solidarietàper chi ha bisogno, la cultura del dovere che viene primadi ogni diritto. Insomma il nostro inalienabile patrimonio.D’altra parte la storia insegna che chi crede di scegliere dinon fare politica s’illude. Infatti prima o poi arriva il mo-mento in cui sarà la politica ad interessarsi di lui, impo-nendogli le scelte volute da altri.Non è mancato infine chi ha espresso preoccupazione pereventuali fughe in avanti di chi, trattando la delicata ma-teria dell’attualità, si lascia prendere la mano uscendo dalseminato. L’obiettivo deve essere quello di remare nellastessa direzione nel rispetto di una condivisa disciplinaassociativa. Magari secondo linee da concordarsi annoper anno, con L’Alpino, secondo le direttive della direzio-ne nazionale.Bando quindi ad ogni esasperato antistorico nazionali-smo, ma ferma difesa dell’interesse nazionale, come siconviene a buoni italiani, come ha ribadito il presidentenazionale Corrado Perona, che a sua volta ha condiviso laproposta de “Lo scarpone canavesano”.Concludendo “Lo scarpone canavesano” si è presentatoal convegno della stampa alpina non per sollecitare ap-plausi ma per evidenziare problemi e proporre soluzioni.Il risultato raggiunto appaga l’impegno profuso.

Antonio Raucci

Page 39: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

395 - 2006

I libri recensiti in questa rubrica si possono reperirepresso la Libreria Militare (via Morigi 15,

angolo via Vigna, Milano; tel. 02-89010725) punto vendita gestito da due alpini.in biblioteca

IL PIAVEL’ultima battaglia della Grande Guerra

QQuesto libro andreb-be letto dopo 1918, i

giorni perduti, recensi-to nel giugno 2005 eTappe della disfattaedito nel 1965. Infatti esso completa ilquadro della dissoluzio-ne dell’esercito impe-riale nelle ultime tresettimane della GrandeGuerra visto dalla partea noi avversa. Qui scrivono il gen. VonBerndt, comandante(cte) della 29ª div. difanteria, il col. Lehar,del 106° rgt., fratellodel noto compositoreungherese, il magg.gen. Hegeds cte dell’11ªdiv. magiara. Tutti tendono a dimo-

strare che la ritirata dal Piave non fu imposta dal cedimento deireggimenti imperiali di fronte agli italiani, ma solo dal crollo delfronte interno che minò il morale dei rincalzi e delle retrovie e inminima parte delle truppe al fronte, comunque non quelle di etniatedesca. Rivive il ritornello già incontrato nei libri dianzi citati: che le trup-pe austriache e ungheresi arretrarono solo per ordini superiori ein perfetto ordine salvando, loro, l’onore delle armi, e che gli au-striaci rimasero al loro posto anche dopo lo sganciamento degliungheresi e dopo la diserzione in massa degli slavi. Di sicuro se-condo loro la ritirata non fu imposta dalle armi italiane. Più volte si capta questo messaggio tra le righe con l’aggiunta chela lotta, che doveva spegnersi il mattino del 3 novembre, fu da noisubdolamente continuata fino alle 15 del giorno dopo per giunge-re in tempo a Trento e Trieste, con questo dandoci la palma di per-fidi e di spergiuri. Meschinerie di vinti. La sconfitta ad opera dei nostri soldati, bruciante per chi la subì,non è accettata dai nostri avversari che continuarono ad agitarequesta tesi fino a quando l’ultimo di loro lasciò questa terra; e an-che dopo. Libro che consente di conoscere più a fondo il comportamento deinostri avversari negli ultimi giorni di guerra e nei primi giorni del-la rivoluzione che devastò Austria e Ungheria.Autori un ufficiale italiano e uno ungherese di oggi: segno della ri-visitazione di una guerra lontana ma al tempo stesso ancora vici-na a noi, eredi della generazione che ebbe la sventura di viverla,sia dalla parte dei vincitori sia dalla parte dei vinti.

Cesare Di Dato

PAOLO POZZATO, TIBOR BALLÀ

IL PIAVE - L’ultima battaglia della Grande GuerraPag. 203 – euro 19,00Gino Rossato Editore – Novale di Valdagno – Tel. 0445/[email protected] – www.edizionirossato.it

IL CONTADINO ALLA GUERRA

CCon questo libro il gruppo “’L’Ru-bat” Museo Etnografico della

pianura pinerolese di Piscina (Tori-no) si prefigge di rileggere il mondocontadino non in una visione nostal-gica ma in una riscoperta di valoripropri della terra, nei quali credeva-no i nostri nonni, e di coltivare la me-moria di quanto vissuto dai più umiliprotagonisti attraverso testimonian-ze raccolte dalla viva voce degli inte-ressati.È un lavoro “a futura memoria” per-ché, con il decesso dell’ultimo di es-si, si perderebbe tutto un mondo ilcui ricordo invece deve essere gelo-samente conservato per sapere cosa abbia significato vivere inguerra per gente sradicata dalla propria terra e dalle proprie abi-tudini. Anche in campo avverso ovviamente.In fin dei conti su tutti i fronti e in tutte le guerre, da Napoleone aigiorni nostri, il peso maggiore è sempre ricaduto sulle spalle del-la classe contadina cui va tutto il nostro rispetto.

c.d.d.

GRUPPO RICERCA “PISCINA” - A CURA DI ERMANNO SILECCHIA

IL CONTADINO ALLA GUERRAPIÙ DI CENTO RACCONTANO...Pag. 373 – euro 22,00Alzani Editore – Pinerolo – Tel. 0121/322657

IL GRUPPO “CONEGLIANO” NELLA CAMPAGNA DI GRECIA 1940-41

SS i tratta del diario del colonnelloDomenico Rossotto, comandante

del gruppo “Conegliano” del 3° rgt.artiglieria da montagna della Julia,impiegato nella drammatica Campa-gna di Grecia 1940-1941. Diario cheRossotto ha voluto distribuire a tutti isuoi uomini. L’opera, scritta ancorasull’onda di forti emozioni, nella suaprima parte analizza i tre momenticruciali della Campagna: l’avanzatainiziale verso il Pindo e Janina; il san-guinoso ripiegamento sotto la pode-rosa controffensiva greca; la vittorio-sa avanzata finale. La seconda partes’incentra sulla documentazione sto-rica degli avvenimenti: i molteplici atti di valore collettivi ed individualiche fanno del “Conegliano” il reparto di settore più decorato del nostroEsercito; i Caduti e i feriti; il carteggio; i Quadri degli ufficiali e l’elenconominativo, batteria per batteria, di tutti gli artiglieri del “Conegliano”.L’originale, edito nel 1942 in un migliaio di copie destinate alle famigliedei Caduti e ai reduci, è stato riedito in occasione dell’80° della fonda-zione della sezione di Conegliano.

IL GRUPPO “CONEGLIANO” NELLA CAMPAGNA DI GRECIA 1940-41.Pag. 140 – euro 10,00 Per l’acquisto rivolgersi alla segreteria della sezione A.N.A. di Coneglia-no: via Beccaruzzi 17 – 31015 Conegliano – e-mail: [email protected]

Page 40: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

405 - 2006

chi si riconosce?incontriamoci!

TRE SERGENTI DEL 1943I sergenti Guglielmo Iaco-macci, Enrico Numeral edElio Germin (o forse Ge-min) fino all’8 settembredel 1943 si rifugiarono acasa della famiglia DeSabbata Liduino ad Orsa-ria di Premariacco – Udi-ne. Appartenevano alla23ª o 24ª batteria alpina,gruppo Val Piave. Contat-tare Giovanni Maria Bas-so, 0432-720088.

CORSO SCIATORI, NEL 1942Btg. Val Toce (poi Cervino), 207ª cp., 2° corso sciatori aSestriere, nell’aprile del 1942. Scrivere a Bruno Spozio,via Manzoni 13 – 21010 Castelveccana (Varese).

CASERMA DRONERO, NEL 1976Caserma Dronero (Cuneo) nel 1976, con l’allora capita-no (oggi generale di divisione) Franco Cravarezza. Con-tattare Dante Chiola, 0141-531779.

VAL VENOSTA NEL 1957Marcia di addestramento della 32ª batteria, 5° rgt. arti-glieria da montagna, nei pressi di Silandro in Val Veno-sta, nel 1957. Scrivere a Giovanni Carboni, strada vicina-le S. Anatolia 42, box 57 – 07100 Sassari; oppure inviar-gli un e-mail all’indirizzo: [email protected]

MONTE PELMO, NEL 1950Campo estivo sul montePelmo, località San Vito diCadore nel 1950: plotonepionieri, cp. comando,btg. Saluzzo, 3° Alpini. Te-lefonare a Giovanni Ferre-ro, 0141-840362.

BTG. FELTRE, ANNI 1952/53Campo invernale, btg. Fel-tre, 66ª cp., caserma Mog-gio Udinese, anni1952/53. Contattare Bor-tolini, 011-641926.

MARIO TOMÀRinaldo Tomà cerca noti-zie del padre Mario, natoa Rocchetta Vara il 23-10-1913 e appartenente al 1°Alpini, btg. Mondovì, 11ªcp. della Cuneense, postamilitare 203. Chi si ricor-dasse di lui è pregato dicontattare Mario al nr.0187-936292.

Page 41: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

415 - 2006

A MERANO NEL 1990Caserma Rossi di Merano, nel 1990: 110ª cp. mortai, 2°plotone, 3ª squadra. Telefonare a Roberto Oliani, al nr.348-6558017.

CASERMA HUBER, NEL 1954Reparto trasporti del 6° Alpini, brg. Tridentina, casermaHuber di Bolzano, nel 1954. Scrivere a Giovanni Grazia-no, via Aspromonte 9 – 20038 Seregno (Milano).

GIUSEPPE MOROSINGiuseppe Morosin cerca notizie dell’omonimo cugino(nella foto il 1° a sinistra), classe 1917, appartenenteall’8° Alpini, btg. Tolmezzo, 6ª cp., 28° reparto Salmerie,divisione Julia, disperso sul fronte greco/albanese il 1°novembre 1940. Chiunque avesse notizie è pregato dicontattare Giuseppe Morosin al nr. 0423-538924.

VAL PUSTERIA, NEL 1959Campo estivo a San Vigi-lio di Marebbe in alta ValPusteria, nel giugno del1959. Franco Scandella(nella foto) cerca i com-militoni della cp. trasmis-sioni e comando, brg. Tri-dentina a Bressanone.Scrivergli in via Gocciado-ro 115 – 38100 Trento.

21ª CP., BTG. SALUZZO: ADUNATASi ritroveranno domenica 18 giugno gli alpini della 21ªcp., btg. Saluzzo, che negli anni 1975/78 erano al co-mando del capitano Franco Cravarezza, oggi generale didivisione. Per informazioni contattare Luciano Collaviti,al nr. 333-7376240.

GIUSEPPE CELLADomenico Bertolini cercanotizie di Giuseppe Cellanato a Rezzoaglio (Geno-va) il 17/12/1915. Appar-teneva al 90° rgt. fanteria,1ª cp. Cosseria, ed è statosulle rive del Don doveforse era portaordini nelcampo nr. 35 e in seguitonel nr. 26 a Giuama doverisulta disperso dal 15 ot-tobre del 1945. Contattar-lo al nr. 0187-933754.

FORMILAN CERCA OBERTILino Formilan, cerca noti-zie di Carlo Oberti, suo ca-pitano nel 1956 a Bassa-no del Grappa, casermaMonte Grappa, btg. Adde-stramento Reclute dellaJulia, e suo testimone dinozze nel 1960. L’ha sem-pre ricordato con grandestima e affetto ma, da al-lora, non è più riuscito adavere sue notizie. Telefo-nare a Lino Formilan, 049-584834.

6º ACS, APPUNTA-MENTO IL 4 GIUGNOFucilieri e mortaisti del 6°corso ACS di Aosta si ritro-veranno il 4 giugno a Ca-stenedolo (Brescia) a 40anni dal congedo. Perinformazioni contattareCarlo Benoni, 340-7516421; oppure IldoBaiesi, 0471-930616.

MECENERO DOVE SEI?Angelo Neri, reduce diRussia, cerca notizie deglialpini che erano con luinel 3° art. della Julia,gruppo Udine, 18ª batte-ria. In particolare vorrebberiabbracciare il compagnodi tenda in Russia, il friula-no Mecenero, alto più didue metri. Contattarlo alnr. 0543-965306.

GUARDIA DI FRONTIERAEmilio Tomasini cerca testimonianze di combattenti ap-partenenti al XXVI settore di copertura della guardia diFrontiera, dal 1940 al 1943, nella zona di Villa del Nevo-so, ora in Slovenia. Contattarlo al nr. 335-425969; op-pure via mail all’indirizzo [email protected]

Page 42: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

incontri

425 - 2006

Anche il nostro direttore,nei suoi giri tra gli alpini, hal’occasione di ritrovare isuoi soldati di un tempo.Qui lo vediamo con Giu-seppe Bertacchini di Nave(Brescia) durante un in-contro a carattere familia-re. Si erano lasciati 50 anniprima a Vipiteno quandol’uno era capitano dell’al-tro. Il direttore ha in testaun cappello da truppa (cheha indossato con piacere)perché il suo, da generale,lo aveva lasciato in macchi-na. Ha rimediato Stefano, ilnipotino di Bertacchini quinella foto, porgendo, al“capitano” del nonno, ilcappello del papà.

BTG. EDOLO RADUNOIL 17/18 GIUGNOIl 17 e 18 giugno gli alpinidel btg. Edolo (3°/’66, itre scaglioni del ’67 e il 1°del ’68), si ritroveranno aPlan in Val Passiria, comenel lontano ‘67/68. Perinformazioni contattareGoffi, al nr. 0365-31357;oppure Zanardini, 0364-86247.

PARA’ DEL 2°/’40, RADUNO A CERVINIA Gli alpini paracadutisti, 2°/’40 si ritroveranno la primadomenica di luglio a Cervinia per festeggiare i 44 annidalla naia. Contattare Giovanni Toffaletti, al nr. 339-1182801.

5° ASC, APPUNTAMENTO A LUGLIOGli allievi del 5° corso ASC di Aosta che si sono ritrovatia 50 anni dal congedo, si incontreranno di nuovo nelprossimo mese di luglio. Per informazioni contattare Eu-genio Manzocchi, 039-9943324; oppure Luigi Masseret-ti, 0341-499468.

Viel, Candolo, Bianchet,Zonta, De Rosa, Cantaruttie Citossi si sono ritrovati aManiago, dopo 50 anni.Erano artiglieri del 3° reg-gimento Julia, gruppoContraerea leggera.

Quarantotto anni fa eranoa Tarvisio. Oggi si sono ri-trovati a Città Nova, inCroazia. Sono, da sinistra,Giovanni Boccia, CesidioLeone, Silvano Petrocelli eAndrea De Arcangelis.

Impegnati nei servizi per le Olimpiadi invernali,Carlo Vettori e Lino Borsa del gruppo di Car-panè, sezione di Bassano, approfittando di qual-che ora di riposo sono andati a far visita a Gio-vanni Zannoni, Cavaliere, fondatore – nel lonta-no 1937, del gruppo alpini di Carpanè. Zannoniporta benissimo i suoi 92 anni e recentementeha ricevuto dalla Sede nazionale l’attestato dicombattente nella seconda guerra mondiale.

Sono passati cinquant’anni daquando Gerolamo Raggi (a destra)di Bareggio, sezione di Milano, eLuigi Baratta, di Casarza Ligure(Genova) erano alla caserma Ma-rio Musso, a Saluzzo. È qui che sisono di nuovo incontrati, con il ge-nerale Bresciani, all’epoca tenen-te, comandante della 4ª batteria.

Page 43: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

dalle

nos

tre

sezi

oni

435 - 2006

Alpini a Vipiteno

Il gruppo ANA di Vipitenosta organizzando una mo-

stra fotografica dal tema “Al-pini ed Associazione Nazio-nale Alpini”, limitatamentealla zona di Vipiteno, dallaprima guerra mondiale adoggi. Chi è in possesso di

BOLZANO

materiale fotografico (nondiapositive) può inviarloper posta al capogruppo Fa-brizio Albertini, via Villa 39,Vipiteno (Bolzano), tel.0472/767631 o, meglio, via e-mail in formato jpg alta riso-luzione a [email protected]

A Vigolo Vattaro il nonno vigile ha la penna

AVigolo Vattaro, un paesedel Trentino che sorge a

vicino al lago di Caldonaz-zo, il comune ha ideato unservizio di vigilanza scola-stica denominato “Nonnovigile”. La particolarità èche il nonno vigile, a Vatta-ro, ha la penna nera! Eh si,dieci alpini del locale grup-po ogni giorno si alternanonel controllare l’entrata el’uscita degli studenti dall’i-

TRENTO

stituto scolastico, com-prensivo di scuola elemen-tare e media, regolandol’attraversamento pedona-le.È un servizio molto apprez-zato dalla comunità e dalleautorità locali. Il ricavatogli alpini lo hanno destina-to all’adozione a distanzadi bambini africani e peropere di solidarietà nelproprio paese.

Riaperto il castello di DuinoC’è anche un museo della 2ª guerra

Igià ricchi e collaudati per-corsi del “turismo della

memoria storica” del FriuliVenezia Giulia si sono ar-ricchiti di un’altra perla: ilbunker che fu costruito dal-la marina tedesca nel 1943a mezza costa di uno spero-ne roccioso a picco sul ma-re, sotto le mura del castel-lo di Duino a difesa dellabaia di Sistiana. La possen-te fortificazione è stata re-staurata e trasformata daiproprietari del castello, iprincipi della Torre e Tas-so, in un mini-museo concimeli della seconda guerramondiale. La visita albunker è inserita gratuita-mente nel percorso turisti-co aperto al pubblico cheprevede sia il magnifico

TRIESTE

parco realizzato su più li-velli su terrazzamenti apicco sul mare, sia la torrequadrangolare dell’epocaromana (e ancora oggi co-stituisce il nucleo centraledel vecchio maniero), sial’interno del castello che of-fre ai visitatori l’opportu-nità di ammirare stupendiarredi d’epoca, cimeli stori-ci e opere d’arte di inesti-mabile valore. Le visite so-no possibili tutti giorni,tranne il martedì, giorno diriposo, (il biglietto costa 7euro e sono previsti scontiper bambini e ragazzi e co-mitive di più di 25 persone). Castello di Duino:tel. 040208120; fax [email protected]

Page 44: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

dalle nostre sezioni

445 - 2006

Bella iniziativadel gruppo di CastelSant’Angelo

ACanetra, in provincia diRieti, è stata organizzata

una giornata alpina organiz-zata dalla sezione di Romae dal gruppo alpini di CastelSant’Angelo. La manifesta-zione storico-culturale,coordinata dal presidentedella sezione Federico diMarzo si è svolta con un in-tenso programma incomin-ciato con l’omaggio ai redu-ci di guerra, una decina, aiquali le autorità hanno con-segnato una bella targa ri-cordo. Poi si sono succedu-te due conferenze, tenuteda due soci della sezione.Relatore della prima il ten.Carlo Vicentini, reduce diRussia, che ha parlato dellaCampagna di Russia, rico-struendo aspetti storici edumani di quei tragici mo-menti, molti vissuti in pri-ma persona. Tema della se-conda conferenza la bellis-sima storia del bivacco“Brigata Orobica”, relatoreil gen. C.A. Roberto Scara-

ROMA

nari, già comandante delleTruppe alpine. Nell’ascolta-re le vicende del bivacco –costruito dai genieri alpinidell’allora tenente Scarana-ri - che sorge su una bellis-sima cresta subito sotto lacime della Presanella, dallasua costruzione ad oggi, ab-biamo potuto rivivere bel-lissime storie di montagnae di alpini in armi e in con-gedo. Per concludere al me-glio la serata, nella bellachiesa di San Biagio si è te-nuto un concerto dellosplendido coro Malga Ro-ma, che ha fatto ascoltarebellissimi canti tutti rigoro-samente legati alla monta-gna e agli alpini.

Federico di Marzopresidente sezione Roma

Da sinistra: il capogruppo diCastel Sant’Angelo AlvaroGianferri, Carlo Vicentini, ilpresidente della sezione diRoma Federico di Marzo, il col.Guido Buonomini del distrettomilitare di Perugia, il gen.Roberto Scaranari ed EnricoVicentini (ex capogruppo).

Grande serata di cori, per beneficienza

Grande successo del con-certo “Trieste e gli alpi-

ni”, che il circolo culturaledell’ANA di Trieste ed il cir-colo “Amici del dialettotriestino” hanno messo inscena in un Politeama Ros-setti gremito in ogni ordinedi posti. Circa 1.500 perso-ne hanno assistito all’esibi-zione dei cori.Il pubblico ha ritrovato ilclassico repertorio di cantidi montagna, accompagna-ti da brani e poesie dedica-te alle feste tradizionali del-la cultura e di Trieste, reci-tati da attori coordinati dalcircolo del dialetto triesti-no.Molto apprezzato il corodella sezione di Trieste, di-retto dal maestro PaoloRossi, con i canti tipici del-la tradizione alpina di ispi-razione popolare.Successivamente, è stata lavolta di un coro di più re-cente costituzione, ma giàconosciuto per le esibizio-ni fatte in varie parti d’Ita-lia: il coro “Le Sorgenti delPiave”, del gruppo di Sap-pada, diretto da FrancescoPiller.Il clou della parte musicale

TRIESTE

è stata l’esibizione del coroANA di Vittorio Veneto,uno dei migliori complessiitaliani di musica corale. Alcoro veneto, diretto da Giu-seppe Borin, gli organizza-tori hanno affidato la con-clusione del concerto concanti alpini. Grande suc-cesso per i tre cori, chehanno concluso con un’esi-bizione cantando, insiemeal pubblico, il “33” e l’InnoNazionale.Ma la particolarità dellospettacolo è stata il “con-trappunto” tra musica e pa-role, con la recita di prose epoesie di vari autori triesti-ni ad opera del gruppo tea-trale “i Commedianti” diUgo Amodeo, con molti al-tri valenti artisti. Non èmancato un tocco di dolceallegria con i piccoli attoridel ricreatorio comunale“G. Padovan”, impegnatinel ricordare melodie del-l’infanzia di una volta. Il ri-cavato del concerto è statodestinato all’opera di sup-porto sociale dei Frati diMontuzza. Nella foto: i tre cori insiemee i piccoli attori del ricreato-rio comunale.

Premiato capitano classe 1907

L’alpino Mario Ceccarello,di Venezia, classe 1907,

capitano di complementodegli alpini, su propostadel gruppo alpini di Arcade(Treviso) è stato premiatocon medaglia dal presiden-te della Repubblica per ilconcorso letterario “Paroleattorno al fuoco”.Questa la motivazio-ne: “Sia per il valoredell’opera presenta-ta, in campo lettera-rio, dal titolo Dopooltre settant’anni, sia

VENEZIA

per la passione alpina cheancora lo pervade, sia perl’assidua, costante parteci-pazione a questo premio,fin dalla sua prima edizio-ne”. Lo vediamo nella foto(indicato dalla freccia) nelgiorno dei festeggiamentiper il suo 99º compleanno.

Page 45: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

dalle

nos

tre

sezi

oni

455 - 2006

È nato il gruppo ANA di Imperia

Dal 1° gennaio 2006 i grup-pi di Oneglia e Porto

Maurizio si sono fusi dandoorigine al nuovo Gruppo al-pini di Imperia. Due giorni di pioggia e ven-to non hanno fermato le ce-rimonie che hanno vistosabato 28 gennaio il con-certo dei cori al teatro Ca-vour, con la partecipazionedel coro A.N.A. Monte Sac-carello di Imperia e del co-ro congedati della brigataalpina Taurinense. Presentialla serata, oltre al sindacodi Imperia Luigi Sappa, ilpresidente della sezione diImperia Gianfranco Marinie di Savona Piergiorgio Ac-cinelli, nonchè il fondatoredel coro congedati brigataTaurinense, il colonnelloItalo Balbo. La giornata didomenica 29 è stata dedi-cata alla memoria e al ri-cordo di quelli che sonoandati avanti. Nella piccolachiesa sul mare è stata ce-lebrata la messa in suffra-gio dei Caduti. Poi la bene-dizione del nuovo gagliar-detto, passato dalle mani

del presidente sezionaleGianfranco Marini a quelledalla madrina, la diciotten-ne Carolina Anselmi proni-pote della M.O.V.M. SandroAnselmi, Caduto in Russiae dell’alfiere Piero Pascoli-ni. Al termine della Messa,sulla banchina del porto èstata scoperta una lapideche riporta la motivazionedella M.O.V.M. concessa alten. Anselmi. È seguita ladeposizione di una coronad’alloro alla lapide del 1°reggimento alpini, il repar-to “padre” degli alpini delponente ligure. Particolar-mente significativa la pre-senza di uno degli ultimi re-duci del 1° reggimento:Alessio Pastor, di Buggio.Commovente il breve inter-vento del presidente dellasezione A.N.A. di SavonaAccinelli, che portava ilcappello del padre, reducedel 1º rgt., andato avanti.Anche il capogruppo di Im-peria Alberto Ghiglioneportava, nella nappina, lapenna che era stata di suopadre, in Albania.

Il primo asteroide “alpino”

Da oggi è realtà: l’univer-so è solcato da un aste-

roide con la penna nera.Porta il nome di MicheleMazzucato, alpino iscrittoal gruppo di Livorno, culto-re di scienze astronomichee geodetiche e autore dinumerosi articoli e libri dicarattere scientifico e di-vulgativo.Ad attribuire il nome “Maz-zucato” all’asteroide, inonore ai suoi studi, è statala comunità scientifica in-ternazionale e in particola-re il Minor Planet Centerdello Smithsonian Astro-physical Observatory, consede nella prestigiosa Uni-versity of Harvard, in Mas-sachusetts (Stati Uniti).Il corpo celeste che fino a

PISA-LUCCA-LIVORNO

poco tempo fa portaval’improbabile denomina-zione di “(35461) = 1998 DM23”, fu scoperto nel 1998dai ricercatori Luciano Tesie Andrea Bottaini nella fa-scia degli asteroidi, con or-bita ellittica compresa traMarte e Giove. Ha un dia-metro di circa 4,5 chilome-tri e si trova ad una distan-za dal Sole di 374 milioni dichilometri.

Serravalle Sesia: festeggiato l’80º del gruppo

I l gruppo di Serravalle Se-sia, della sezione Valse-

siana, ha festeggiato l’80°anniversario dalla fonda-zione. La giornata di festaè iniziata con il raduno da-vanti alla sede del gruppocon i vessilli delle sezioniValsesiana e Domodossola,il Gonfalone del Comune, laBandiera del comitato Tri-colore e tantissimi gruppicon il loro gagliardetto. Ilcorteo, accompagnato dalsuono della fanfara alpinadi Foresto, ha attraversatole strade del paese per arri-vare al monumento ai Ca-duti, dove è stata depostauna corona d’alloro al suo-no del “Piave”. Il corteo èpoi proseguito verso il ci-mitero del paese dove, al-l’ingresso, è stata inaugura-ta una statua in bronzo(nella foto) raffigurante un

VALSESIANA

alpino in ginocchio conuna Bandiera che guardaverso il Sacrario dove ripo-sano gli eroi delle guerre.Dopo lo scoprimento dellastatua da parte della madri-na del gruppo Maria TeresaZanirato al suono dell’Innodi Mameli e la benedizione,il corteo ha proseguito ver-so la chiesa di San Martinoper la S. Messa, conclusacon la preghiera dell’alpinoe “Signore delle cime”.

La Preghiera dell’AlpinoNNel numero di gennaio, a pagina 35, abbiamo pubblicato la sto-

ria della preghiera dell’alpino citando come fonte la rivista“Genova alpina”. Il riferimento non è esatto: la genesi della pre-ghiera fu pubblicata un anno prima da “La più bela fameja” di Por-denone. Aggiungiamo che, molto correttamente, il direttore dellarivista genovese chiese il permesso di pubblicazione al collega delperiodico friulano. Resta però intatto lo spirito con cui l’articolo èstato pubblicato dalle due riviste sezionali e da L’Alpino.

IMPERIA

Page 46: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

dalle nostre sezioni

465 - 2006

“Se si è stati alpini, chesia passato poco o

tanto tempo, certi valori ri-mangono dentro per sem-pre. Lo spirito di corpo èfatto di una vita dura, madensa di emozioni esaltan-ti. Per un giovane come me,la disciplina della caserma,il contatto con la natura, lospirito di squadra sono sta-te tutte esperienze formati-ve. Per la prima volta mi so-no confrontato con mestesso, con il fascino e i pe-ricoli della montagna e coni compagni che mi stavanoaccanto. Poi c’è la sensa-zione di fare la cosa giusta,di agire per il bene comunee non solo per se stessi.Ogni alpino porta nel cuoreuna generosità che ha im-parato dai ‘veci’ che lo han-no preceduto, e trasmette-re questa continuità ci ren-de alpini orgogliosi e per-sone serene”. Parla così Damiano Ronzo-ni – classe 1973 – coordina-tore dell’appena nato grup-po giovani della sezione diComo e che dal 2003 fa par-te del consiglio della stessasezione comasca. Una particolare attenzionenei confronti dei giovani èstata espressa dal presi-dente nazionale CorradoPerona anche in occasionedi una delle riunioni con irappresentanti giovanili,svolta a Milano. Il presiden-te Perona, assieme al consi-gliere nazionale responsa-bile del secondo raggrup-pamento Cesare Lavizzari,ha chiesto ai giovani di for-mare una rete di coopera-zione, fatta di informazioni,eventi, proposte e dialogocon le altre generazioni pertener vivo un sistema di va-lori ed energie che ha biso-

COMO

gno di impegno e voglia diguardare avanti.Non a caso i giovani che so-no stati invitati a sceglierelo slogan che il 13 Maggioaprirà il corteo dell’aduna-ta nazionale ad Asiagohanno pensato alla frase:“Noi dopo di voi”. Paroleche nel raccogliere l’ere-dità di un passato al qualeva tutta la loro ammirazio-ne, lanciano uno sguardoottimista verso il futuro. “Il gruppo giovani ha da-vanti a sé tante cose da faree da proporre” – dice anco-ra Damiano Ronzoni – dalrafforzare la coesione fra igiovani e le occasioni perstare insieme, al mobilitarliverso l’impegno civile ognivolta che ce ne sia biso-gno”. Costituire una rete di rela-zioni fra i giovani alpini èun impegno importante.Fortunatamente oggi esi-stono mezzi di comunica-zione rapida come la postaelettronica e scambiarsiimpressioni, così come ac-cendere gli entusiasmi perqualche iniziativa, è diven-tato più immediato. Come gruppo giovani gli al-pini di Como stanno pen-sando di fissare uno o dueincontri mensili degli alpinisotto i 40 anni che voglianoritrovare, anche nella vitadi tutti i giorni, un momen-to in cui condividere l’alle-gria e l’altruismo che giàhanno respirato in caser-ma. Fra le iniziative avanza-te c’è un torneo di calcettotra i rappresentanti delle15 zone in cui è divisa la se-zione di Como e una seriedi gite sulle amate monta-gne alle quali gli alpini de-dicano già buona parte delloro impegno.

“Sono convinto – concludeDamiano – che i giovani ri-sponderanno bene alla pro-posta di un nuovo coinvol-gimento e ho fiducia che incaso di necessità saprannoorganizzare velocementeanche momenti di impe-gno, come la colletta ali-mentare o la raccolta di ge-neri di prima necessità da

A San Ginesio una mostra di bassorilievi

I l gruppo alpini di San Gi-nesio, sezione Marche, ha

realizzato una mostra per-manente di bassorilievi chefurono realizzati dall’alpinoMario Frusto (andato avan-ti), reduce di Russia del 9°battaglione misto genio,che sarà ospitata in un’aladel chiostro del palazzomunicipale concessa dalsindaco Pietro Enrico Par-rucci.La “promozione” della mo-stra è stata affidata all’as-sociazione “Amici di zuc-cheromania” che ripro-durrà, sulle bustine di zuc-chero, le foto dei bassori-lievi e di alcuni dei protago-nisti della Campagna diRussia. L’amministrazionemunicipale ha inoltre stan-ziato un contributo per il76° raduno della sezioneMarche che avrà luogo,sempre a San Ginesio, il26/27 agosto.

MARCHE

fornire a contingenti di al-pini in partenza per missio-ni di pace. Tutto questo nelsolco di una tradizione checi fornisce una solida basedi partenza e che si concre-tizza nello scambio conti-nuo e affettuoso con le ge-nerazioni che ci hanno pre-ceduto”.

Veronica Fallini

Nasce il gruppo giovani della sezione di Como.Una testimonianza di continuità e impegno

Page 47: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

dalle

nos

tre

sezi

oni

475 - 2006

Un gagliardetto sulle vette africane

Una spedizione alpinisticaorganizzata e diretta da

Eligio Eboli, presidente dellocale C.A.I. con la collabo-razione dell’alpino Giovan-ni Giorgi, ha raggiunto nel-l’arco di 18 giorni le tre piùalte cime del continenteafricano, in ordine cronolo-gico: il monte Kilimanjarom. 5.695, il Monte Kenya m.5.199, ed il Ruwenzori m.5.109. La spedizione, inseri-ta nel progetto nazionale“Summit for peace”, natoper aiutare le popolazionipiù povere, ha devoluto6.200 euro, raccolti da ANA

ABRUZZI

e CAI di Carsoli, come con-tributo alla costruzione diun pozzo in Kenya, a unospedale in Sierra Leone ead una missione in Tanza-nia. Bellissima la collabora-zione tra ANA e CAI: allamattina, Alzabandiera e in-no nazionale, subito fattoproprio dai portatori locali. In passato il gagliardettodel gruppo ANA di Carsoliè stato in Bolivia sul Huay-na Potosi, e sul Nevado Illi-mani m. 6.496, poi, ancoranel gennaio 2000 sulle An-de argentine e sull’Aconca-gua m. 6.962.

Ricordato il maggiore Fausto De Zolta cinquant’anni dalla scomparsa

Nella chiesa parrocchialedi Campolongo di Cado-

re, la sezione Cadore con ilgruppo alpini locale ha ri-cordato, con una S. Messail cinquantenario dellascomparsa del maggiore al-pino Fausto De Zolt.Erano presenti il presiden-te della Regola di Campo-longo di Cadore, RuggeroGrandelis, i nipoti di DeZolt, i gruppi alpini – congagliardetto – di Campo-longo di Cadore, Costaltadi Cadore, San Pietro di Ca-dore e Santo Stefano di Ca-dore. Al termine della S.Messa, è intervenuto il ca-pogruppo Mario Robertoper un breve cenno storicocommemorativo, conclu-dendo con la recita dellaPreghiera dell’Alpino. È se-guita l’esibizione dellesquadre di Soccorso Alpi-no della vallata, che hannoscalato a corda il campani-le della chiesa del paese.Fausto De Zolt nacque aCampolongo di Cadore il 16novembre 1888. Laureatoin ingegneria civile nel 1912fu chiamato alle armi pres-so il 58° reggimento fante-ria e quale allievo ufficialefu trasferito al 6° Alpini. Il 29 giugno 1915 il generaleAugusto Fabbri ordinò dicollocare un grande faronella zona di Lavaredo, persupportare un’azione diconquista delle posizioniaustriache di forcella To-blin. Venne interpellato iltenente Antonio Berti, del-la 267ª compagnia alpini,che indicò senza esitare laCima Grande come luogopiù idoneo alla collocazio-ne del potente riflettore.L’operazione, complessa erischiosa, venne condottadal tenente Fausto De Zolt

CADORE

comandante della 75ª com-pagnia del btg. Cadore (7°rgt.), con l’aiuto di soldatidel Genio. Vennero attrez-zati 500 metri di parete conscale, corde e carrucoleper il sollevamento dei ma-teriali; il faro aveva un dia-metro di 90 centimetri evenne collegato con una li-nea elettrica ad un gruppoelettrogeno alimentato daun motore Fiat da 24 HP, si-stemato 200 metri sotto lavetta, in caverna. L’arditaoperazione durò tre setti-mane e si concluse il 25 lu-glio 1915, senza la perditadi neanche un uomo. Il faro venne benedetto dalcappellano militare PietroZangrando durante unaMessa celebrata a quota3.000. Poco sotto la vettavenne sistemato anche uncannone da 65, al comandodel tenente Barbieri.L’attacco venne condottodai battaglioni Cadore e ValPiave nella notte del 14agosto e, con il supportodel faro che abbagliò im-provvisamente gli austria-ci, portò alla conquista del-la zona del rifugio Tre Ci-me, gestito dal leggendarioalpinista Sepp Innerkofler,caduto durante un’azioneaustriaca di conquista delmonte Paterno. Al posto del rifugio distrut-to venne in seguito rico-struito il rifugio Locatelli,attualmente di proprietàdel C.A.I. di Padova.

Vinicio Fantin

Una nuova ambulanza dal gruppodi Castelvetro

A lla pubblica assistenzadi Monticelli d’Ongina

(Piacenza) è stata conse-gnata una nuova ambulan-za acquistata con il contri-buto degli abitanti e delgruppo alpini di Castelve-tro. Erano presenti il presiden-te sezionale Bruno Plucani,

PIACENZA

il capogruppo di Castelve-tro Mario Maldotti, il presi-dente della Pubblica assi-stenza Baiocchi e il parro-co don Corrado Caneperi.Un ringraziamento partico-lare va agli alpini che,quando serve una mano,sono sempre in prima li-nea.

Page 48: L’ultimo ammainabandiera della nave “Alpino” · 2019. 4. 1. · Comunque grazie per le puntualiz-zazioni. Rispettiamo il nostro cappello Occorre tornare a sensibilizzare i soci

Obiettivo sulla montagnaIl panorama non c’è, ma ci sono tutti gli altri ingredienti della montagna: la casa di pietra, la finestra con le tendine a quadretti rossi e bianchi, lo scarponeche potrebbe raccontarci una lunga storia di sentieri e di boschi, ingentilito da unmazzo di myosotis (gli umili e bellissimi nontiscordardimè), che fioriscono quandol’inverno se n’è andato, per annunciare il caldo sole dell’estate ormai imminente.(La foto è stata scattata in una baita di Sussia, in val Brembana, dall’alpino Liborio Patti, del gruppo di San Pellegrino Terme).