L’ATTUALE TERAPIA RIVOLUZIONARIA CONTRO IL VIRUS … · Qadri Clinici dell’Epatite C Epatite...
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L’ATTUALE TERAPIA RIVOLUZIONARIA CONTRO
IL VIRUS DELL’EPATITE C
Prof. Gaetano Ideo ([email protected])
INTRODUZIONE
Nella metà degli anni ’70 ci accorgemmo che esistevano un certo numero di
malattie del fegato che comparivano a volte alcune settimane dopo trafusioni
di sangue o interventi operatori. L’origine non era individuabile; si potevano
solo escludere tutte la cause allora conosciute, come le malattie virali (erano
stati da poco scoperti i virus dell’Epatite B ed A), le forme tossiche (da alcol
o da farmaci), quelle autoimmuni, le patologie delle vie biliari, ecc.
Furono denominate epatiti da virus nonA, nonB.
Solo nel 1989 si rese disponibile un test specifico per determinare la
presenza nel sangue degli anticorpi contro un nuovo virus, da allora
etichettato Virus dell’epatite C (1).
Si scoprì poi col tempo che le persone affette da epatite C erano nel mondo
approssimativamente 150-180 milioni (2-6).
In Italia, nazione a importante endemia, i portatori del virus raggiungono il
numero di oltre 1,5 milioni con maggiore prevalenza negli anziani e nelle
regioni meridionali (7-16).
Una buona parte degli infetti non avendo sintomi specifici non ne sono
consapevoli, per cui la malattia in anni può evolvere in cirrosi e quest'ultima,
addirittura, in cancro del fegato (epatocarcinoma) senza che il paziente se ne
accorga precocemente (5.17.18)
Abbreviazioni e Glossario a fine testo
Il Virus dell’EPATITE C
Il Virus dell’Epatite C è RNA-dipendente: la sua struttura è schematizzata
nella
Fig 1.
Core
Glicoproteine
HCV-RNAMateriale genetico
Capside
Fig.1-Il Virus dell’Epatite C è costituito dal Core che contiene il genoma virale RNA, protetto da un
guscio proteico (capside), a sua volta circondato da un involucro lipidico, originato dalla cellula ospite, alla superficie del quale sono incorporate due tipi di glicoproteine virali (denominate E1 ed E2), indispensabili per permettere al virus di entrare nella cellula da infettare e specificamente, in questo caso, nella cellula epatica. (19,20)
Il virus è inattivato dal calore secco a 60°C, dalla formalina, dal cloroformio
e dai solventi organici. Campioni di siero con alte concentrazioni di virus
tenute a temperatura ambiente diventano negativi dopo 5 giorni (21).
La diagnosi sierologica nell’uomo è basata sulla determinazione degli
Anticorpi anti-HCV, HCVRNA e Genotipi dell’HCV.
Anti-HCV
Risulta positivo o negativo. Siccome gli anticorpi rimangono presenti anche
dopo la guarigione della malattia, spontanea o dopo trattamento, nel caso di
positività è indispensabile ricercare per la conferma dell’infezione la
presenza dell’HCVRNA nel sangue.
HCVRNA
Si valuta la sua presenza o assenza (HCVRNA qualitativo) e la sua quantità
nel sangue (HCVRNA quantitativo). Quest’ultima determinazione ha
importanza prima, durante e ovviamente dopo la fine del trattamento.
GENOTIPI dell’HCV
Il virus dell’epatite C non è omogeneo ma, a causa delle sue varie e frequenti
mutazioni si riconoscono 7 varianti, chiamati genotipi che sono numerati
dall’1 al 7 (potremmo definirli le “razze” del virus). Molti di questi
comprendono vari sottotipi (classificati in a,b,c, ecc.). In Italia sono presenti
soltanto quattro genotipi: tipo 1, 2, 3 e 4. Il tipo 1 (1a e 1b) è il più diffuso
(più del 50% dei casi), seguito dal tipo 2 (2a, 2b, 2c) che interessa circa il
30% delle persone; segue poi il 3 (circa il 10 %) e infine il 4 (4%).
La grande importanza della determinazione del genotipo risiede nel fatto che
rispondono differentemente alla terapia (22-25)
Vie di trasmissione del Virus.
La principale è quella sanguigna o percutanea (punture con aghi contaminati,
tatuaggi, agopuntura, piercing, ecc. e fino al 1990 molto frequentemente
attraverso le trasfusioni di sangue o di emoderivati). Categorie a rischio sono
o sono stati, gli emofilici, i tossicodipendenti, gli emodializzati e persone che
hanno contatti con sangue umano come i lavoratori per l’emergenza, gli
infermieri, i medici, ecc. Assai più rara la via sessuale o alla nascita da madre
portatrice del virus. L’incidenza della comparsa del virus dopo puntura
accidentale di ago infetto varia dallo 0 al 10%.
Qadri Clinici dell’Epatite C
Epatite Acuta. Il periodo di incubazione della malattia varia da 2 a 16
settimane, raramente fino a 30. In oltre il 90% dei casi decorre senza sintomi
e solo in una piccola percentuale il paziente presenta ittero, notevole
stanchezza, disturbi digestivi, febbre, nausea, vomito.
L’HCVRNA compare entro due settimane dall’esposizione, mentre
l’antiHCV è più tardivo, evidenziandosi circa 40-50 giorni dopo il contagio.
Nel 70-75% dei casi il virus non viene eliminato. La guarigione avviene più
frequentemente nelle forme sintomatiche, nei giovani e nel sesso femminile.
Epatite cronica. Se il soggetto non elimina il virus entro 6 mesi
dall’infezione è da considerare cronicamente infetto. Molto frequentemente
non sono presenti sintomi. La diagnosi viene spesso posta per caso in quanto,
per un esame eseguito per varie ragioni (check-up, assicurazione, ecc.),
vengono riscontrate le transaminasi elevate e la positività dell’anti-HCV.
Il sintomo più frequente nelle epatiti croniche sintomatiche è l’astenia
(ridotta energia); raramente è presente dispepsia (difficoltà digestiva) e
febbricola. In corso di importante riattivazione della malattia può comparire
subittero o ittero (bilirubina elevata).
Anche nelle forme evolute dopo molti anni in cirrosi, molti sono asintomatici
e la malattia può rivelarsi con la comparsa di una complicazione come
l’ascite, un’emorragia digestiva o l’epatocarcinoma.
Esami di Laboratorio.
Elevazione delle transaminasi (segno di sofferenza o necrosi delle cellule epatiche).
Nelle forme acute sono sempre assai incrementate. Nelle forme croniche per lunghi
periodi possono essere normali o appena mosse.
Elevazione variabile della fosfatasi alcalina e gammaGT (segno di sofferenza delle
vie biliari e rallentamento del flusso biliare intraepatico).
Tempo di protrombina, albumina, colinesterasi (indici di funzione epatica) normali o
lievemente ridotti. Diminuite in corso di cirrosi.
Esami strumentali.
Ecografia epatica, eventuale TAC o Risonanza Magnetica nelle forme cirrotiche o di
sospetto tumore.
Biopsia Epatica. Viene valutata:
1. La gradazione (grading), cioè il grado di infiammazione e necrosi a livello delle
cellule epatiche con un punteggio (score) che può variare a seconda delle
classificazioni. La più seguita è quella di Ishak (26), il cui score varia da 0 a 18.
Grado 1-4= epatite cronica minima
Grado 5-9=epatite cronica lieve
Grado 10-15=epatite cronica moderata
Grado 16-18=epatite cronica severa.
2. La Stadiazione (staging), cioè lo stadio di malattia che si ottiene quantizzando
l’estensione della Fibrosi. Secondo la classificazione di Ishak lo score varia da 0
a 6, per cui la fibrosi può essere:
Stadio 0=assenza di fibrosi
Stadio 1=fibrosi minima
Stadio 2=fibrosi lieve
Stadio 3=fibrosi moderata
Stadio 4=fibrosi severa
Stadio 5=pre-cirrosi
Stadio 6=cirrosi.
Esistono altre classificazioni come il Sistema METAVIR, oggi molto impiegato (27),
con il Grading variabile da 0 a 6 e lo Staging da 0 a 4 (quindi con 3 si ha una fibrosi
molto avanzata e con 4 la cirrosi). Fibroscan. Dal 2004 abbiamo a disposizione un assai utile apparato che con un
metodo semplice, non invasivo, ripetibile frequentemente, se necessario, può
valutare la fibrosi epatica. Il principio su cui si basa è relativamente semplice: più
il fegato è fibrotico, più è “duro”.
Per misurare la “durezza” dell’organo il Fibroscan si avvale di una tecnologia
innovativa e brevettata, l’Elastometria pulsionale, che consiste nel produrre su una
superficie cutanea, in corrispondenza del lobo epatico destro una piccola
vibrazione che si propaga per una certa profondità nel fegato. Con l’ausilio di una
fonte di emissione di ultrasuoni, integrata nella sonda dello strumento, si è in grado
di stabilire la velocità di propagazione dell’onda: maggiore è la velocità di tale
propagazione, maggiore è la durezza del fegato e quindi lo stadio di fibrosi. (31-
35)(28-32)
E’ stata documentata una buona capacità diagnostica nelle epatiti croniche e cirrosi.
Fibrotest. E’ un semplice test sierologico che si correla con lo stadio della fibrosi del fegato
(33-35)
Da sottolineare che nelle sperimentazioni dei nuovi farmaci per il
trattamento dell’Epatite Cronica C, indispensabili per la loro approvazione e
commercializzazione sono stati ritenuti validi i test sopra riportati (Fibroscan,
Fibrotest ed altro), invece della “classica” biopsia.
Evoluzione dell’Epatite Cronica C
E’ assai variabile ed è influenzata anche dalle caratteristiche e dalle abitudini
dell’ospite. I fattori più frequentemente associati alla rapidità di evoluzione
dell’epatite verso la fibrosi e la cirrosi epatica sono l’alcol, il fumo, il
sovrappeso, la coinfezione con l’HIV o l’HBV.
In 20-30 anni, attraverso la fibrosi (tessuto cicatriziale) sempre più invasiva,
si può giungere alla cirrosi epatica.
Cirrosi Epatica
E’ una malattia cronica diffusa del fegato caratterizzata da necrosi
epatocitaria, rigenerazione nodulare ed aumento del tessuto fibroso con
sovvertimento dell’architettura e della microcircolazione epatica.
La cirrosi rappresenta l’esito finale di epatopatie di varia natura, decorse in
maniera evidente o asintomatica; costituisce quindi l’ultima tappa di vari
processi cronici.
Nel 30-40% dei casi la cirrosi non dà particolari disturbi e può essere
scoperta attraverso esami di routine o quando compare una complicazione. I
sintomi, quando presenti, possono essere, soprattutto nelle forme più
avanzate: mancanza di appetito, stanchezza, perdita di peso con generale
deterioramento fisico, febbricola, disturbi digestivi con nausea e vomito,
diarrea, emorroidi, aumento delle pulsazioni cardiache, ipotensione arteriosa,
anemia, bassi livelli nel sangue di globuli bianchi e piastrine, alterazione
della coagulazione del sangue con facili emorragie ed ecchimosi, facilità alla
comparsa di diabete, riduzione delle masse muscolari e possibile comparsa di
crampi, di subittero o ittero, prurito, ecc.
Gli esami di laboratorio evidenziano la ridotta funzione del fegato con
diminuzione dei livelli sierici dell’albumina, dell’attività protrombinica, della
colinesterasi e un aumento della bilirubina. Le transaminasi sono
modestamente incrementate con, in genere, il rapporto AST/ALT elevato.
Possono essere presenti indici di colestasi con elevazione della gammaGT,
fosfatasi alcalina, acidi biliari.
Un esame importante è la conta delle piastrine e dei leucociti che sono
ridotti.
L’ecografia evidenzia ingrandimento del fegato con irregolarità del margine,
aumento del calibro della vena porta e della milza.
Esame fondamentale è l’endoscopia digestiva per valutare la presenza o
meno di varici esofagee e gastriche e le loro caratteristiche.
La comparsa delle manifestazioni cliniche maggiori (ascite, encefalopatia,
emorragia da varici) segna il passaggio alla fase di scompenso della cirrosi.
Evoluzione della Cirrosi epatica
La cirrosi epatica decorre spesso per anni allo stadio subclinico, asintomatica
o quasi.
La prognosi dipende dallo stato di avanzamento della malattia per valutare il
quale il metodo più usato è la determinazione dell’indice di Child-Turcotte-
Pugh (vedi tabella 1) che permette la distinzione in tre forme rispettivamente:
A, B e C (36,37).
Tabella 1- Classificazione della Cirrosi Epatica (Child-Turcotte-Pugh)
Parametri Score
1 2 3
Ascite
Encefalopatia (grado)
Bilirubina mg/dl
Albumina g/dl
Attività protrombinica (%)
assente
assente
<2
>3,5
>70
scarsa
lieve (grado 1-
2)
2-3
2,8-3,5
40-70
Tesa
severa (grado 3-
4)
>3
<2,8
<40
Classe A : score 5-6
Classe B : score 7-9
Classe C : score >9
Terapia dell’Epatite Cronica C
Lo scopo della terapia.è quello di ottenere:
A BREVE TERMINE
Una Risposta Virologica Sostenuta (SVR=Sustained Virological
Response). Il paziente raggiunge tale risposta se 24 settimane dopo la fine della terapia continua
a mostrare l'HCVRNA virale negativo. In questi casi può considerare di avere
definitivamente eliminato il virus dell'epatite C. Con i nuovi antivirali nel 99% dei
casi possono essere sufficienti 12 settimane dopo la fine del trattamento.
A LUNGO TERMINE
Un miglioramento dell’Istologia
La prevenzione della Cirrosi e dell’Epatocarcinoma
La prevenzione delle Complicanze
L’aumento della Sopravvivenza
Il tipo di terapia è divisibile in due periodi:
Terapia Interferonica, .
Terapia Antivirale Diretta (DAA=Direct Antiviral Agents), che consiste
in trattamenti del tutto nuovi, veramente rivoluzionari.
Terapia Interferonica
Già prima della scoperta del virus dell’epatite C in alcuni casi di evidenti
Epatiti NonA, NonB era già stato impiegato l’Interferone, farmaco che da
allora ha continuato ad essere il caposaldo di ogni trattamento.
Nel 1998 fu associato alla Ribavirina e nel 2001 l’Interferone venne
coniugato con il Polietilenglicole (peghilazione), permettendo una sua
somministrazione settimanale, in quanto il farmaco veniva rilasciato nel
sangue lentamente.Tutto ciò ha aumentato l'efficacia del trattamento.
Le percentuali di Risposte Virologiche Sostenute (SVR), seguendo
l’evoluzione della terapia, sono riassunte nella Fig.1 (38-49).
EPATITE CRONICA CTERAPIA NEI PAZIENTI MAI TRATTATI
Risposta virologica sostenuta (SVR)
0
20
40
60
80
100
IFN Peg- IFN IFN+RIBA Peg- IFN+
RIBA
30%
41%
55%
18%
SV
R
Fig.1 - SVR ottenibile con le terapie a disposizione dal 1989 alla fine del 2012 (almeno in Italia, in quanto i
primi farmaci antivirali diretti (Telaprevir e Boceprevir) sono stati commercializzati all’inizio del 2013, mentre
in altre Nazioni 10-18 mesi prima.
Pertanto, la possibilità di eliminare definitivamente il virus (SVR) con la
terapia utilizzante l’interferone a disposizione dal 2001 si poteva realizzare in
circa il 55% dei trattati. I dosaggi e i tempi di somministrazione dei farmaci
erano i seguenti:
Interferone Peghilato alfa2b 1,5 g/Kg/settimana
o Interferone Peghilato alfa2a 180 g /settimana
+
se genotipi 1 o 4 Ribavirina 1000-1200
mg x 48 settimane
se genotipi 2 o 3 Ribavirina 800-1000
mg x 24 settimane
peso corporeo del paziente se ≤ a 75 Kg,
peso corporeo del paziente se >a 75 Kg.
Con questo approccio era possibile raggiungere una SVR nel 42-50% dei
casi nel genotipo 1 e 4 e in oltre il 75% nel genotipo 2 e 3 (42-45)(Fig. 2).
RISPOSTA VIROLOGICA
SOSTENUTA (SVR)
0
20
40
60
80
100
42-52%
75-84%
45-50%
Genotipo 1 Genotipi 2 e 3 Genotipo 4
SV
R
Fig.2-SVR ottenuta nei genotipi dell’HCV presenti in Italia. I risultati si riferiscono alle casistiche di soggetti
mai trattati precedentemente, senza cirrosi, nelle sperimentazioni iniziali (Trial Clinici), utilizzate per ottenere
le approvazioni dei farmaci da parte delle Commissioni preposte allo scopo di poter commercializzare i nuovi
prodotti.
E’ bene comunque puntualizzare che questi ottimali risultati terapeutici
erano inferiori nella pratica clinica, in pazienti ovviamente non selezionati.
Nella vita reale si trattano, ad esempio, soggetti più anziani con altre
patologie associate, con epatiti o cirrosi più avanzate, con esami di
laboratorio più compromessi. Pertanto le SVR, anche utilizzando
l’Interferone Peghilato e Ribavirina erano ridotte rispetto ai risultati ottenuti
nelle sperimentazioni iniziali. A questo proposito si veda la Fig.3.
EPATITE CRONICA CInterferone Peghilato + Ribavirina e SVR
1
Genotipi
1a 1b 2 3 4
Trial registrativi 42-52% 76-84% 45-50%
Pratica clinica
Pazienti non selezionati (2085) 31% 26,5% 55% 46% 34 %
Fig.3- In uno studio italiano (50) che ha coinvolto numerosi Centri, in oltre 2000 pazienti con epatite cronica C
trattati con IFN Peghilato e Ribavirina le percentuali di SVR (Risposta Virologica Sostenuta, cioè eliminazione
definitiva del virus) sono state: 31% nel genotipo 1a; 26,5% nel genotipo 1b; 55% nel genotipo 2; 46% nel
genotipo 3; 34% nel genotipo 4, percentuali molto inferiori rispetto a quanto documentati nelle sperimentazioni
iniziali .
EFFETTI COLLATERALI DEL TRATTAMENTO CON
INTERFERONE E RIBAVIRINA
La terapia con Interferone Peghilato e Ribavirina produce discreti effetti
collaterali. Molti temono particolarmente l’Interferone che, a torto, viene
considerato da alcuni una specie di chemioterapia.
EFFETTI COLLATERALI DELL’INTERFERONE
Sindrome similinfluenzale : stanchezza, febbre, brividi, cefalea, dolori
alle ossa e articolazioni, poco appetito, ecc.
Sindrome neuropsichiatrica: apatia, cambiamento del carattere,
insonnia, ansia, depressione, riduzione libido.
Malattie autoimmuni: disfunzioni della tiroide.
Varie : diarrea, nausea, dolori addominali, perdita peso e capelli,
alterazioni retiniche.
Laboratorio : riduzione leucociti, piastrine, proteinuria.
Quasi costante, soprattutto all’inizio del trattamento, la sindrome
similinfluenzale. Relativamente frequenti le disfunzioni della tiroide;
attenzione particolare deve essere posta a soggetti ansiosi e soprattutto se
hanno sofferto di depressione. Spesso si evidenziano cali dei leucociti e delle
piastrine.
EFFETTI COLLATERALI DELLA RIBAVIRINA
• Emolisi con anemia
• Disturbi digestivi
• Rash cutanei con prurito
• Disturbi respiratori con dispnea, tosse, faringite
• Insonnia.
L’effetto collaterale assai frequente è l’anemia che può portare a un calo di
Emoglobina anche di 3-4 e più grammi.
Considerando gli effetti collaterali, i costi e le percentuali di risposta alla
terapia allo scopo di evitare trattamenti con poche probabilità di successo, si
cercava di predire nel singolo soggetto le maggiori o minori possibilità di
eliminare il virus. Sono ben noti alcuni fattori predittivi valutabili prima e
durante il trattamento utilizzando l’interferone.
FATTORI PREDITTIVI DI RISPOSTA
ALLA TERAPIA CON INTERFERONE
PRIMA DEL TRATTAMENTO
La Fig. 4 elenca una serie di fattori predittivi di ridotta risposta alla terapia
(51-65) con PegIFN e Riba nei pazienti con epatite C cronica.
EPATITE CRONICA C
PREDITTORI DI RIDOTTA RISPOSTA AL TRATTAMENTO
Correlati al virus-genotipi 1 e 4
-alta carica virale
Correlati all’ospite-sesso maschile
-età avanzata
-lunga durata dell’infezione
-consumo di alcol, fumo
-coinfezione con HBV/HIV
-presenza di steatosi, fibrosi o cirrosi
-razza ed etnia (fattori genetici:IL-28B)
Fig.4- Fattori legati al virus e all’ospite che predicono una minore probabilità di ottenere una SVR in pazienti
trattati con Interferone Peghilato e Ribavirina.
Fra questi di particolare importanza, e di relativamente più recente scoperta,
è l’influenza che assumono alcuni fattori genetici sulle probabilità di risposta
terapeutica. Un ruolo genetico era stato più volte ipotizzato negli USA dove
pazienti con epatite cronica C sovrapponibili per genotipi, carica virale, stato
socio-economico, ma appartenenti a differenti gruppi etnici, avevano
ottenuto con la stessa terapia (Interferone Peghilato e Ribavirina) una SVR
del 59% negli asiatici, del 44% nei caucasici, del 38% negli ispanici e infine
del 22% negli afro.americani (66,67). Molti studi sono stati condotti per
spiegare queste evidenti differenze. Solo alla fine del 2009 si è avuta
l’indubbia conferma dell’importante ruolo della predisposizione genetica. E’
stato evidenziato nel Cromosoma 19, a livello del gene denominato
Interleuchina 28B (IL-28B) che produce un tipo di Interferone, 7 possibili
variazioni che si sono rivelate assai utili nei soggetti con epatite C per predire
le maggiori o minori probabilità di guarigione, spontanea nelle forme acute,
indotta dalla terapia nelle forme croniche (68-70).
Queste ricerche sono state confermate ed estese da molti gruppi in ogni parte
del mondo e la valutazione dell’Interleuchina 28b era entrato fra gli esami da
eseguire prima di trattare un soggetto affetto da epatite C. Questo semplice
esame genetico nel sangue del paziente era in grado di predire le possibili
future risposte alla terapia interferonica: nel genotipo 1 potevano variare dal
25 al 70% e nel genotipo 4 dal 30 all’80%. Nei genotipi 2 e 3 (soprattutto in
quest’ultimo) le differenti percentuali erano meno eclatanti. Con i nuovi
farmaci non impiegando l’interferone questo esame non risulta
particolarmente utile
FATTORI PREDITTIVI DI RISPOSTA ALLA TERAPIA
DURANTE IL TRATTAMENTO INTERFERONICO
Nella terapia dell’epatite cronica C le probabilità di ottenere l’SVR è
direttamente proporzionale al tempo in cui l’HCVRNA si negativizza dopo
l’inizio della terapia. Pertanto si deve seguire una Terapia Guidata dalle
Risposte (RGT=Response-Guided Therapy). In altre parole il trattamento
proseguirà o sarà interrotto in funzione della risposta virologica (HCVRNA
quantitativo) che dovrà essere valutata in tempi determinati con molta
attenzione (47,49).
Con questo metodo si evita di prolungare inutilmente la terapia quando i dati
analizzati fanno prevedere, se si proseguisse, percentuali di SVR molto
basse. In questo modo si evitano inutili effetti collaterali e costi.
Riportiamo due algoritmi da seguire, rispettivamente per trattare il genotipi 1
e 4 e i genotipi 2 e 3, sempre impiegando l’ associazione Interferone
Peghilato e Ribavirina. -
Algoritmo da seguire in soggetti CON GENOTIPO 1 o 4 trattati con
Interferone Peghilato e Ribavirina Se l’HCVRNA risulta negativo dopo 4 settimane(RVR= Rapid Virological Response = rapida
risposta virologica), la terapia potrà terminare alla settimana 24, soprattutto se la persona ha
scarsa fibrosi e se presentava all’inizio una bassa viremia. Se il virus è ancora presente alla
quarta settimana (come avviene nella maggior parte dei casi) fondamentale è la valutazione
dell’HCVRNA alla settimana 12. Se l’HCVRNA è negativo (EVR= Early Virological Response
= risposta virologica precoce) si prosegue fino alla settimana 48, se si è ridotto meno di 100
volte dall’inizio della terapia (NR= Non Responder = Paziente con nessuna risposta ) questa
va interrotta; se infine è calato più di 100 volte va proseguita fino alla settimana 24; nel caso
di positività dell’HCVRNA (PR= Partial responder = Pazienti con Risposta Parziale) si termina
il trattamento, se negativo (DVR=Delayed Virological Response = Ritardata risposta
virologica) si prosegue fino alla settimana 72. (tratto da: EASL Clinical Practice Guideliness
(49).Esiste la possibilità che l’HCVRNA pur negativo durante il trattamento alla sospensione
della terapia diventi positivo (Relapse = Ricaduta).
Algoritmo da seguire in soggetti con genotipo 2 o 3 trattati con
Interferone Peghilato e Ribavirina
Se l’HCVRNA risulta negativo dopo 4 settimane (RVR= Rapid Virological Response = rapida
risposta virologica), la terapia potrà terminare alla settimana 12 o 16, soprattutto se la
persona è giovane, presenta scarsa fibrosi e peso normale. Se il virus è ancora presente alla
quarta settimana fondamentale è la valutazione dell’HCVRNA alla settimana 12. Se
l’HCVRNA è negativo (EVR= Early Virological Response = risposta virologica precoce) la
terapia si prosegue fino alla settimana 24 o 48, se si è ridotto meno di 100 volte (NR= Non
Responder = Paziente con nessuna risposta) la terapia va interrotta; se infine è calato più di
100 volte va continuata fino alla settimana 24: nel caso di positività dell’HCVRNA (PR
Partial responder = Pazienti con Risposta Parziale) si termina il trattamento, se negativo
(DVR= Delayed Virological Response = Ritardata risposta virologica) si prosegue fino alla
settimana 48. (tratto da: EASL Clinical Practice Guideliness (49).Esiste la possibilità che
l’HCVRNA pur negativo durante il trattamento diventi positivo (Relapse = Ricaduta).
Farmaci Antivirali Diretti
Per più di 25 anni abbiamo dovuto contare sull’Interferone che è un farmaco
con molte proprietà, immunostimolante, antitumorale e parzialmente anche
antivirale (degrada l’RNA virale e blocca la replicazione del virus all’interno
della cellula) (71,72).
Riguardo alla Ribavirina bisogna sottolineare come il suo meccanismo
d’azione non sia del tutto chiarito. Sappiamo che è in grado di modulare la
risposta immunologica dell’ospite e l’espressione genica provocata
dall’Interferone; inoltre inibirebbe l’RNA polimerasi dell’HCV e causerebbe
una mutazione del genoma dell’HCV (pur non avendo una significativa
evidente attività antivirale) (73,74).
Quanto abbiamo atteso dei farmaci antivirali diretti, sperando che fossero
molto efficaci e con pochi effetti collaterali e che potessero risolvere il
problema dell'epatite C in poche settimane! Quanti fallimenti!
In effetti dai primi anni del 2000 molte sostanze sono state sintetizzate e
indagate, prima in vitro e poi anche sull’uomo. All’inizio lo scopo era
anzitutto di escluderne la tossicità e poi dimostrarne la validità terapeutica.
Alcuni di questi farmaci sembravano agire con grande efficacia: sotto terapia
sperimentale la concentrazione virale si riduceva drasticamente fino, a volte,
a risultare negativa nel sangue con i nostri metodi di laboratorio; ma
successivamente i virus residui divenivano resistenti al farmaco e
ricompariva la loro completa aggressività. La nuova medicina aveva perso
del tutto la sua efficacia in quel paziente!
E intanto trascorrevano mesi ed anni e le delusioni si accumulavano.
Ora, dopo una relativamente lenta partenza, è iniziata una rivoluzione
terapeutica, certamente non prevista con tale celerità. E’ come si fosse rotta
una diga; siamo felicemente travolti da dati quasi strabilianti; la rivoluzione
prosegue, perché nuovi antivirali si susseguono mostrando la loro utilità.
Tutti i genotipi del virus, come vedremo, sono trattabili. Abbiamo ottimi
risultati nell’epatite cronica, nella cirrosi compensata ed anche avanzata, in
chi non aveva risposto a precedenti terapie, nei coinfettati con l’HIV, nei
trapiantati di fegato dopo ricomparsa del virus.
Prima di proseguire cerco di premettere alcuni concetti per spiegare come
agiscono i nuovi DAA (Agenti antivirali Diretti); non è semplice usare parole
comprensibili, trattandosi di argomenti molto specialistici.
Ogni essere vivente al momento del concepimento (regno animale) o dell’impollinazione
(regno vegetale) o asessuato (come nel caso dei batteri o dei virus) nel proprio DNA o
RNA ha stampato e completamente programmato passo dopo passo tutte le sue
peculiari e uniche caratteristiche.
Inizierei con una sintetica spiegazione della struttura del DNA estremamente più
diffuso, interessando tutti gli esseri viventi, tranne alcuni Virus che sono invece RNA-
dipendenti.
DNA
Tutte le istruzioni necessarie alle cellule per le loro attività e funzioni sono
racchiuse nel DNA (acido deossiribonucleico) che è localizzato nei nuclei cellulari e,
come è ben noto,è contenuto nei cromosomi in sequenze chiamate geni che
trasmettono tutti i caratteri ereditari.
Nell’uomo in ogni cellula (tranne che nei globuli rossi, privi di nucleo)
sono presenti 46 cromosomi (23 provenienti dalla madre e 23 dal padre) con
circa 25.000 geni. Ventidue coppie di cromosomi, detti autosomici, sono
all’apparenza identici fra loro, mentre nell’ultima coppia sono uguali nella
femmina (XX), diversi nel maschio (XY).
Il DNA di qualunque organismo vivente è costituito da un insieme di
NUCLEOTIDI che possono essere paragonati a dei “mattoncini” che, unendosi
insieme, formano una casa.
La struttura di tutti i nucleotidi di ogni essere vivente DNA-dipendente è uguale ed
è costituita da:
a) un gruppo fosforico (uguale per tutti)
b) uno zucchero deossiribosio (uguale per tutti)
c) una delle seguenti basi azotate : adenina (A), citosina (C), guanina (G), e,
ultima, timina (T).
I nucleotidi in ogni cellula umana sono circa 3 miliardi.
La Fig 5 schematizza un insieme di 3 nucleotidi, ma la struttura è simile, come
detto, in tutti i nucleotidi esistenti.
F
F
F
B
B
Z
B
NUCLEOTIDE
F = FOSFATO
= ZUCCHERO
(deossiribosio)
= BASI AZOTATE:
- ADENINA (A)
- CITOSINA (C)
- GUANINA (G)
- TIMINA (T)
Z
Z
F
Z
B
I nucleotidi sono paragonabili ai “mattoni”
che, unendosi insieme, formano una casa
Fig.5- Ogni nucleotide è composto da un identico fosfato legato a un identico zucchero(deossiribosio)che a sua
volta è unito a una base azotata che può essere adenina (A) o citosina(C) o guanina (G) o timina(T).
In conclusione le variabilità dei nucleotidi dipendono solo dalle differenti sequenze
delle basi azotate. Un esempio potrebbe essere quello delle vocali e consonanti che unite
insieme possono far comporre la Divina Commedia o un serie di frasi senza senso.
Curioso, per comprendere in pieno la semplicità del DNA è che, mentre le lettere
dell’alfabeto sono 21 le diverse basi azotate (adenina, citosina, guanina e timina) sono
soltanto quattro.
Vorrei ricordare anche che il DNA di qualunque essere vivente (animale o vegetale che
sia) è composto dai componenti riportati nella figura 14. Pertanto le differenze, tra
l’uomo, il coccodrillo, lo scarabeo, un vegetale, il virus dell’Epatite B, ecc… dipendono
solo dalla differente sequenza delle 4 basi azotate nei nucleotidi del DNA.
Una tripletta di basi azotate contigue lungo il DNA, chiamate codoni (ad esempio AAC
(Adenina,Adenina, Citosina), oppure ATC (Adenina, Timina, Citosina), ecc. sono la
chiave del codice genetico, in quanto ogni tripletta è in grado di codificare (in maniera
che non è necessario spiegare in questo contesto) uno dei 20 aminoacidi che sono i
costituenti di tutte le proteine, molecole indispensabili per il corretto funzionamento
degli esseri viventi.
Solo una parte del DNA è codificante (cioè produce gli aminoacidi e quindi le
proteine), il resto ha la funzione di mantenere l’integrità strutturale dei cromosomi e
regolare dove, quando e in che quantità produrre le proteine stesse.
Riassumendo: in ogni cellula umana, a parte i globuli rossi, abbiamo il nucleo dove
esistono 23 coppie di cromosomi divisi in circa 25.000 geni costituiti da più di 3
miliardi di nucleotidi. (fig.6)
CROMOSOMI, GENI, NUCLEOTIDI
Nel nucleo di ogni cellula umana esistono
23 coppie di CROMOSOMI divisi in circa
25.000 GENI costituiti da 3 miliardi di
NUCLEOTIDI.
Fig,6 - Il DNA di qualunque organismo vivente è costituito da un insieme di
NUCLEOTIDI che possono essere paragonati a dei “mattoncini” che, unendosi
insieme, formano una casa.
Il DNA non è formato da un singolo filamento, ma congiunto ad un altro filamento: le
due strutture non sono lineari ma formano una doppia elica
Tutte le cellule, contengono l’intero genoma umano; le diversa funzioni e attività delle
cellule sono dovute a differente blocco dei geni nelle varie cellule; ciò fa in modo che
una cellula muscolare, ad esempio, abbia struttura e attività diversa da una cellula
epatica o cerebrale.
Completata la mappatura del genoma umano sono iniziati gli studi riguardanti le
eventuali diversità riscontrate con altre specie, e soprattutto fra diverse razze e individui
sani o affetti da varie patologie, per riscontrare eventuali modifiche.
Ebbene, nell’uomo il 99,9% delle sequenze del DNA sono perfettamente identiche in
tutti gli uomini della terra. Il restante 0,1% rappresenta la variabilità individuale.
Si distingue la Mutazione Genetica dal Polimorfismo Genetico, anche se si tratta sempre
di cambiamenti nella sequenza del DNA. Possono insorgere spontaneamente o essere
indotte da mutageni, come sostanze chimiche o radiazioni. La mutazione è assai più rara
(inferiore allo 0,05% della popolazione) e spesso causa evidenti e gravi malattie.
I Polimorfismi, invece sono variazioni di sequenza, assai più frequenti, interessando
circa l’1% della popolazione.
Tali modifiche possono essere presenti all’interno di regioni codificanti o non
codificanti, interessare sequenze del DNA, ma nell’80% dei casi la variazione interessa
soltanto un nucleotide (da cui il nome di SNP = Single Nucleotide Polimorfism). Il più
frequente SNP consiste in una sostituzione nella sequenza delle basi, in un dato punto
del DNA dell’adenina con una guanina, ma sono presenti tanti altri tipi di sostituzione
come una citosina al posto di una timina, un’adenina al posto di una citosina, ecc.
Si calcola che ci sia una modifica di un nucleotide ogni 2-300 basi; pertanto sono
presenti nel genoma umano 10-30 milioni di potenziali SNPs. Ne sono stati identificati
oltre 4.000.000, della maggioranza dei quali non conosciamo le conseguenze.In fin dei
conti la valutazione dell’Interleuchina 28 B assai utile per predire la risposta terapeutica
all’Interferone non era nient’altro che un polimorfismo; la più utile dava il seguente
risultato C/C oppure T/T oppure C/T. Significava che a livello del gene Interleuchina
28B del cromosoma 19 in uno specifico nucleotide le due basi azotate (una di
provenienza materna e una paterna) erano Citosina/Citosina (che prevedeva una buona
risposta terapeutica all’Interferone) oppure Timina/Timina (scarsa risposta all’Interfeone
oppure Citosina/Timina (risposta intermedia).
Ed ora due parole sull’RNA di cui fa parte il nostro virus
RNA
Il genoma di molti virus è costituito da RNA, i cui nucleotidi sono fondamentalmente
simili a quelli del DNA con le seguenti differenze: lo zucchero non è acido
deossiribosio, ma ribosio e delle 4 basi azotate del DNA (Adenina, Citosina, Guanina e
Timina), la Timina è sostituita dall’Uracile. Inoltre l’RNA è costituito da una singola
catena e non è elicoidale.
Sequenze del DNA o RNA compongono i vari Geni che dirigono la “costruzione” e lo
sviluppo di quell’essere vivente simile ai “genitori” o al singolo “essere” asessuato che
l’ha generato. La prima caratteristica di ogni specie è quella di potersi riprodurre;
senza riproduzione ovviamente la specie scompare.
I virus sono del tutto peculiari, estremamente semplici, tanto che vengono considerati a
metà strada tra un composto biochimico e un essere realmente vivente.
Tutti i virus sono parassiti, dovuto al fatto che non dispongono delle strutture
biochimiche e biosintetiche necessarie per la loro replicazione (riproduzione). Tali
strutture vengono reperite nelle cellule ospiti in cui il virus penetra, le utilizza
completamente, spesso assumendone il totale controllo, per riprodursi, generando
numerose copie virali.
Possiamo dire che la loro vita inizia quando invadono cellule molto più evolute; alcuni
di essi divengono parassiti dei semplici batteri, dei vegetali, degli animali o dell’uomo,
come ben sappiamo (chi non si ammala di raffreddore e influenza?): solo in questo
modo, come abbiamo detto, sono in grado di utilizzare i sofisticati apparati dei vari
ospiti per creare altri virus simili a se stessi.
E veniamo al virus dell’Epatite C, la sua struttura è stata schematizzata nella
Fig 1. Come già detto, è composto dal Core dove l’RNA è protetto da un
involucro proteico (capside) e da un altro involucro lipoproteico prodotto
dalla cellula epatica e, infine, all’esterno, da lipoproteine (E1 ed E2)
indispensabili per permettere al virus di penetrare nella cellula epatica.
Questi componenti che proteggono il genoma (RNA) rappresentano le parti
strutturali del virus.
Il genoma del virus dell’Epatite C, come tutti quelli costituiti da RNA (Virus
influenzale, del raffreddore, HIV, ecc) e non da DNA (assai stabile) si
modificano facilmente e ciò spiega la comparsa di facile resistenza agli
antivirali e la grande difficoltà a creare un vaccino valido (75-77).
L’HCV è epatotropico e solo l’uomo e pochi primati come lo scimpanzé e il
marmoset sono recettivi all’infezione e alla comparsa dell’epatite.
Il ciclo vitale e riproduttivo del virus è schematizzato nella Fig 8.
RNA
RNAVirus
Virus
Cellula epatica infettata
Poliproteina
Proteine strutturali
e non strutturali
Fig.8- Schema da Sharma (71) modificato da Zeisel (78)modificato
e da Morandpour (19) modificato )
Appena si è inserito nella cellula infettata, il virus perde la sua individualità strutturale: l’RNA
“nudo” viene immediatamente liberato nel citoplasma della cellula del fegato, inizia il suo
ciclo vitale e, soprattutto, quello riproduttivo, utilizzando, come già detto, parte dell’attività
biosintetica della cellula epatica appena parassitata. L’RNA del virus codifica (produce) una
poliproteina, composta da oltre 3000 aminoacidi, del tutto non funzionante. Questa
poliproteina viene scissa in 10 differenti proteine mature e funzionanti, costituendo sia le
proteine strutturali dove alloggerà l’RNA dei futuri virus che le proteine non strutturali (NS)
indispensabili per la riproduzione virale. All’interno della cellula epatica, utilizzando il
reticolo endoplasmico rugoso delle cellule epatiche stesse e le proteine non strutturali virali si
ottiene la riproduzione dell’RNA, il completo assemblaggio dei nuovi virus, la loro uscita dalla
cellula epatica, pronti a invadere il sangue e soprattutto le altre cellule del fegato.
La Fig. 9 cerca di riassumere in maniera più semplice e schematica la
produzione della Poliproteina inattiva ad opera dell’RNA virale e la sua
scissione in 10 proteine mature e funzionanti da parte di enzimi (che sono
proteine in grado di accelerare le reazioni chimiche indispensabili per ogni
essere vivente).
Proteine
strutturaliProteine non strutturali
C E1 E2 p7 NS2 NS3 NS4A NS4B NS5A NS5B
P O L I P R O T E I N A
5’ 3’
HCVRNA
Fig.9 - Schema da Sharma (71)modificato. Il primo atto dell’HCVRNA, come abbiamo detto, è
quello di produrre una poliproteina del tutto non funzionante. Ad opera di enzimi presenti
nella cellula epatica (peptidasi) o prodotti dallo stesso RNA virale (proteasi presenti a livello
di NS3 ed NS4A), questa poliproteina viene “tagliata”, cioè scissa in 10 differenti proteine
mature e funzionanti costituendo sia le proteine strutturali (appena precedentemente viste)
che non strutturali (NS) per i futuri nuovi Virus. Le prime (strutturali) formeranno i Capsidi e
le Glicoproteine E1 ed E2 dove “alloggeranno” gli RNA dei nuovi virus. Le proteine Non
Strutturali, sono meglio chiarite nella Fig 10.
Core Glicoproteine
NS5B
Proteasi Proteina
NS5APolimerasi
C E1 E2 p7 NS2 NS3 NS4A NS4B NS5A NS5B
Fig.10- da Zeisel MB et al, modificato (78). Le Proteine Non Strutturali concorrono tutte per
permettere al Virus di generare altri virus. Le più indispensabili e studiate allo scopo di poter
sintetizzare farmaci per bloccarle sono le Proteine presenti a livello di NS3- NS4A
(PROTEASI), a livello di NS5A (PROTEINA NS5A) e infine a livello di NS5B
(POLIMERASI)(20,79-82)
Due parole per sottolineare le funzioni delle principali Proteine Non
Strutturali.
Le PROTEASI, sono responsabili, come detto, del taglio della Poliproteina
con la fondamentale produzione di tutte le Proteine Strutturali e Non
Strutturali. Inoltre inattivano alcune proteine della cellula epatica, cruciali
per l’immunità naturale, bloccando anche la difese immunitarie attivate
dall’Interferone endogeno del soggetto infettato.
La PROTEINA NS5A ha un ruolo nel modulare l’attività della Polimerasi e
quindi della replica virale e della formazione finale dei nuovi virus. Inibisce
la produzione dell’Interferone gamma; può contrastare sia l’innata che
acquisita risposta immunitaria epatica, contribuisce all’assemblaggio finale
del virus e alla sua uscita dalla cellula epatica.
La PROTEINA NS5B è una POLIMERASI, enzima indispensabile per la
replicazione (riproduzione) dell’RNA Virale e la creazione dei nuovi virus.
Con tutta questa “collaborazione” virale vengono create giornalmente circa 50
particelle virali per cellula epatica. Considerando il numero delle cellule
infettate sono generati ogni giorno un trilione di nuovi virus dell’epatite C!
L’HCV può anche localizzarsi e forse replicarsi, pur se in quantità
nettamente inferiore rispetto al fegato, in altre cellule umane di origine
linfatica o dendritica (83,84)
LE NUOVE BATTAGLIE CONTRO IL VIRUS
Riassumendo nella maniera più semplice possibile, i virus dell’epatite C
invadono le cellule epatiche. L’RNA di ognuno si libera nella cellule del
fegato e comincia a costruire i nuovi virus sia strutturalmente che
funzionalmente con lo scopo primario di moltiplicarsi.
Assolutamente indispensabili sono tre gruppi di proteine e precisamente le
Proteasi virali, la Proteina NS5A e infine la Polimerasi NS5B. Se noi
blocchiamo queste parti non strutturali del virus abbiamo vinto la guerra
contro l’epatite C. Ed è quello che sta avvenendo con i nuovi farmaci a una
velocità non prevista da nessuno (Fig.11).
Core Glicoproteine
NS3-4A
Proteasi
inibitori
NS5A
inibitori
NS5B
Polimerasi
inibitori
Nucleotidi analoghi Non-nucleotidi analoghi
NS5B
Proteasi Proteina
NS5APolimerasi
C E1 E2 p7 NS2 NS3 NS4A NS4B NS5A NS5B
Fig. 11- Da Mc Govern B, modificato(85)
I nuovi farmaci (Antivirali diretti) sono in grado di non far funzionare le Proteasi, la Proteina
NS5A e la Polimerasi.
Sono stati sintetizzanti pertanto degli INIBITORI DELLE PROTEASI; con questi
farmaci si bloccano “le forbici” che servono a scindere l’informe poliproteina non
funzionante per creare le proteine attive Strutturali e non Strutturali, indispensabili per
la formazione dei nuovi virus. Inoltre gli Inibitori delle proteasi evitano la paralisi
dell’immunità innata cellulare causata dalle stesse proteasi.
Altri prodotti impiegati contro il virus dell’Epatite C sono gli INIBITORI della
PROTEINA NS5A; con questi farmaci non si permette alle polimerasi di funzionare
completamente, si blocca l’assemblaggio dei nuovi virus e la loro uscita dalle cellule
epatiche. Inoltre si evita la riduzione dell’ attività dell’Interferone endogeno (prodotto
dall’organismo umano) o eventualmente somministrato.
Infine sono utilizzati gli INIBITORI della POLIMERASI causando l’impossibilità di
riprodurre l’RNA e pertanto la produzione di nuovi Virus. Gli inibitori delle Polimerasi
si divido in due gruppi; gli INIBITORI NUCLEOTIDICI e gli INIBITORI NON
NUCLEOTIDICI. I primi assomigliano ai nucleotidi che dovrebbero comporre i nuovi
RNA Virali, ma chiaramente non funzionano. Gli inibitori non nucleotidici agiscono
direttamente sulla polimerasi, bloccandola.
Antivirali diretti (DAA) per il trattamento
dell’Epatite Cronica C
Prima di riassumere molto brevemente tutti i farmaci contro l’Epatite C che
abbiamo oggi a disposizione ed altri che avremo fra breve, ritengo utile
premettere come i farmaci vengono commercializzati.
Esistono Agenzie specialistiche che si avvalgono di super esperti che
valutano le sperimentazioni eseguite, gli effetti collaterali, i vantaggi rispetto
a prodotti già impiegati. A parte quelle presenti nei singoli Stati le più note e
importanti Agenzie mondiali sono: la FDA (FOOD and DRUG
ADMINISTRATION) degli stati Uniti d’America e l’EMA (EUROPEAN
MEDICINES AGENCY) che si trova in Europa (attualmente a Londra, con
la speranza che si possa trasferire a Milano).
Dopo l’approvazione della FDA il prodotto è immediatamente
commercializzato negli USA. Quando L’EMA approva il farmaco tutte le
Nazioni Europee dovrebbero approvarlo entro 90-100 giorni.
In Italia esiste l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per la valutazione e la
messa in commercio nella nostra Nazione dei nuovi prodotti. Vorrei
aggiungere che queste Agenzie (o meglio i loro esperti) continuano a
monitorare tutti i farmaci, pronti a valutarne l’utilità nella “Vita Reale”, le
evenuali controindicazioni le loro controindicazioni, le influenze esercitate
dall’assunzione di altri prodotti, ecc.
Nella tabella 2 è riportato l’elenco dei nuovi farmaci che sono già stati
commerciailizzati. Sono elencati secondo la loro attività specifica.
Tabella 2: Nuovi Antivirali Diretti commercializzati
INIBITORI DELLE PROTEASI VIRALI Telaprevir, Boceprevir
Simeprevir, Asunaprevir Paritaprevir/r, Grazoprevir
INIBITORI DELLA PROTEINA VIRALE NS5A Daclatasvir, Ledipasvir, Ombitasvir, Velbatasvir
INIBITORI DELLA POLIMERASI (non nucleotidici)
Dasabuvir, Becabluvir,
Elbasvir
INIBITORI DELLA POLIMERASI (nucleotidici) Sofosbuvir
Alcuni di questi farmaci non sono più a disposizione (Telaprevir e
Boceprevir), altri per ora non sono ancora presenti In Italia, ma solo negli
Stati Uniti (Grazoprevir ed Elbasvir e Velbatasvir); infine altri non sono stati
ufficializzati (anzi è stata rallentato il proseguio dell’iter per la loro vendita
(Asunaprevir e Beclabuvir) oppure sono stati introdotti solo in una Nazione
(come l’Asunaprevir attualmente presente solo in Giappone).
Passeremo in rassegna i risultati riguardanti i nuovi farmaci antivirali finora
maggiormente valutati, riportando sinteticamente i risultati più significativi
delle più importanti esperienze finora eseguite e pubblicate.
Desidero sottolineare che i dati sono esatti, ma indicativi, perché ho
preferito riunire più studi, facendone una media.
Con i nuovi farmaci a disposizione bisogna tener presente un punto
fondamentale: nessun farmaco, almeno finora, funziona se
somministrato da solo, in monoterapia.
Pertanto si possono seguire due strade:
Associare l’Interferone Peghilato e la Ribavirina o, almeno per i genotipi
virali più responsivi (come il 2 e parzialmente il 3), la sola Ribavirina.
oppure
Associare due o più antivirali diretti che agiscono sul virus con meccanismi
differenti; esempio: Inibitore della polimerasi + Inibitore della proteasi;
Inibitore della proteina NS5A + Inibitore della proteasi, ecc. In molti di
questi casi può anche essere aggiunta la Ribavirina.
Lo spazio maggiore che rappresenta il presente è il futuro sarà riservato agli
antivirali puri, associati o meno alla Ribavirina nelle patologie più avanzate.
Accenneremo anche all’uso di un Antivirale + la sola Ribavirina nei genotipi
2 e 3.
Iniziamo con i nuovi approcci terapeutici contro il GENOTIPO 1 (più
studiato), seguito dai GENOTIPI 2 e 3 e infine dal GENOTIPO 4.
-GENOTIPO 1-
DAA (ANTIVIRALI DIRETTI)+PegIFN e Riba (P/R)
Considerando che l’utilizzo dell’Interferone è in fase di abbandono, in
quanto due o più DAA (Agenti Antivirali Diretti) ottengono risultati più
efficaci, in tempi più brevi e con minori effetti collaterali, ci limiteremo ad
accennare solo all’uso dell’Interferone e Ribavirina associati al
TELAPREVIR e BOCEPREVIR, in quanto si tratta dei primi due farmaci
antivirali impiegati.
TELAPREVIR o BOCEPREVIR+PegIFN e RIBA
Sono stati i primi nuovi farmaci antivirali (inibitori delle Proteasi di I
generazione) approvati e impiegati in tutto il mondo.
Venivano (singolarmente) somministrati associati all’Interferone Peghilato e
Ribavirina ed erano utilizzati solamente per il Genotipo 1. Il Telaprevir
(nome commerciale Incivek, Incivo in Italia della Ditta Jansen Cilag) e il
Boceprevir (nome commerciale Victrelis della ditta Merck) furono in
commercio dal 2011 e in Italia prescrivibili dall’inizio del 2013.
Il Telaprevir dal mese di luglio 2014 non fu più commerciabile negli USA e
in Italia dal mese di ottobre 2014 non fu più prescrivibile con il SSN (tranne
per i pazienti che avevano già in corso il trattamento). Per quanto riguarda
il Boceprevir la Ditta produttrice (Merk) dalla primavera del 2015 decise di
non renderlo più commerciabile negli USA dalla fine del 2015. Ciò anche in
quanto avevano programmato il lancio per l’anno successivo di due nuovi
farmaci più efficaci e con assai minori effetti collaterali (Grazoprevi ed
Elbasvir).
Vediamo comunque i risultati ottenuti e gli effetti collaterali provocati.
TELAPREVIR + PegIFN e RIBA
Trattamento: Telaprevir (2250 mg/die) + PegIFN e Ribavirina per 12 settimane,
seguiti dai soli PegIFN e Ribavirina per 12 o 36 settimane a seconda dell’ottenimento o meno dell’HCVRNA negativo dopo 4 e 12 settimane dall’ inizio della terapia.
Risultati SVR = Risposta Virologica Sostenuta (86-91)
Soggetti mai trattati:
- senza cirrosi SVR 72,5%
- con cirrosi SVR 59%
Soggetti già trattati con o senza cirrosi:
- Relapser SVR 78%
- Partial responder SVR 51%
- Non responder SVR 31%
BOCEPREVIR + PegIFN e RIBA
Trattamento: PegIFN e Ribavirina per 4 settimane, seguiti da Boceprevir
(2400 mg/die) + PegIFN e Ribavirina per 24 o 36 settimane a seconda
dell’ottenimento o meno dell’HCVRNA negativo alla settimana 8 e 16.
Risultati SVR = Risposta Virologica Sostenuta (91-96)
Soggetti mai trattati:
- senza cirrosi SVR 65%
- con cirrosi SVR 37%
Soggetti già trattati senza cirrosi:
- Relapser SVR 76%
- Partial responder SVR 57%
- Non responder SVR 38%
Più basse le risposte nei soggetti con cirrosi.
Conclusioni: l'efficacia terapeutica risultava incrementata rispetto all’impiego dei soli
Interferone Peghilato e Ribavirina, ma lo erano anche gli effetti collaterali con più
elevate percentuali di interruzioni del trattamento.
Il più frequente effetto collaterale per entrambi i farmaci era l’anemia che sovente
richiedeva la somministrazione di eritropoietina o trasfusioni di sangue. E’ da prestare
attenzione (soprattutto per il Telaprevir) anche alla comparsa di rash cutaneo, con
possibili bolle, ulcerazioni anche alle mucose.
Inoltre il Boceprevir poteva provocare la comparsa di disgeusia (diminuzione del gusto).
A volte durante i trattamenti compariva prurito e disturbi gastrointestinali.
E’ poi da sottolineare che la maggior parte degli studi valutati per l’approvazione e
commercializzazione dei due nuovi farmaci, riguardavano pazienti affetti da epatite
cronica senza cirrosi. Quando era presente quest’ultimo stato, la risposta era inferiore ed
i pazienti dovevano essere trattati per un periodo più lungo (48 settimane invece di 24 o
36) anche se l’HCVRNA si negativizzava precocemente (97). Ciò comportava,
ovviamente, maggiori effetti collaterali in pazienti delicati e spesso più anziani.
Particolare attenzione doveva essere posta nei soggetti con cirrosi avanzata, soprattutto
se presentavano valori bassi di piastrine (inferiori a 100.000/mmc) e di albumina
(inferiore a 35g/dl (98).
Nella vita reale, al di fuori delle sperimentazioni iniziali la maggior parte dei pazienti a
cui venivano somministrati il Telaprevir o il Boceprevir erano già stati precedentemente
trattati ed erano cirrotici. Molti erano costretti a sospendere la terapia e la maggior parte
accusava importanti effetti collaterali (98-101).
-GENOTIPO 1-
ASSOCIAZIONE DI 2 o PIU’ AGENTI ANTIVIRALI
DIRETTI (DAA)
L’associazione di 2 o più agenti antivirali rappresentano le vere novità che sembravano
ancora assai lontane. Anche per questi nuovissimi approcci terapeutico passeremo in
rassegna i risultati maggiormente significativi e con le casistiche più numerose.
EPATITE CRONICA C, Genotipo 1
SIMEPREVIR +SOFOSBUVIR ± RIBAVIRINA
Vengono utilizzati un Inibitore della Proteasi di II generazione (Simeprevir,
nome commerciale Olysio, della ditta Jansen-Cilag dosaggio 150 mg/die) e
un Inibitore Nucleosidico (Sofosbuvir, nome Commerciale Sovaldi, della
ditta Gilead alla dose di 400 mg/die) . Può essere aggiunta anche la
Ribavirina. Periodo di trattamento: 12/24 settimane.
I risultati sono sintetizzati nella figura 12.
SIMEPREVIR +SOFOSBUVIR
±RIBAVIRINA
PAZIENTI CIRROSI Settimane Ribavirina SVR
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Già trattati (58%)
Già trattati
Già trattati
Già trattati
Già trattati
Già trattati
No
Si
Si
Si Child B/C
Si
59%
Si
Si (30% Child B)
Si
Si Child B/C
No
12 No
12 Si
12 No
12 No
12 No
12/24 50%
12 No
12 Si
12 20%
12 No
12 No
94%
90%
87,5%
74%
81,5%
92%
77%
78%
80%
74%
97%
Fig 12- SVR=Risposta Virologica Sostenuta in Pazienti trattati con Simeprevir + Sofosbuvir con o
senza Ribavirina (102-114)
L’associazione Sofosbuvir e Simeprevir in pazienti mai trattati e già trattati ha ottenuto
una SVR elevata. Molta casistica comprende pazienti con cirrosi epatica, un certo
numero anche con forme avanzate (Child B e C).Nei cirrotici, soprattutto coloro che
non avevano mostrato risposta neanche parziale a precedenti trattamenti l’SVR è
risultata inferiore. Tendenza a migliore risposta nel Genotipo 1b rispetto all’1a;
l’aggiunta della Ribavirina, e un trattamento fino a 24 settimane non hanno ottenuto
risposte significativamente aumentate nei casi difficili. L’SVR nei cirrotici tende ad
essere ridotta in funzione dell’avanzamento della malattia (ad esempio SVR Child A
87%, Child B 77%, Child C se completano la terapia 67%).
Gli effetti collaterali più frequenti sono stati :debolezza, insonnia, cefalea, nausea e
lieve rash cutanei compresa fotosensibilità, raramente aumento dell’amilasi, lipasi e
bilirubina. L’11% di soggetti con cirrosi in classe B o C di Child hanno sviluppato
effetti collaterali severi, come sepsi, rottura di varici esofagee, elevata bilirubina.
Bisogna però considerare che soggetti con cirrosi assai avanzata non trattati hanno
presentato percentuali simili di aggravamento; pertanto tali peggioramenti erano legati
più alla malattia stessa che non al trattamento eseguito.
EPATITE CRONICA C, Genotipo 1
DACLATASVIR+SOFOSBUVIR±RIBAVIRINA
Vengono utilizzati un Inibitore della Proteina NS5A (Daclatasvir, nome
commerciale Daklinza, della ditta Bristol-Myers Squibb, dosaggio 60
mg/die) e un Inibitore Nucleosidico (Sofosbuvir, nome Commerciale
Sovaldi, della ditta Gilead, alla dose di 400 mg/die). Può essere aggiunta
anche la Ribavirina. Periodo di trattamento: 12/24 settimane.
Nel luglio 2015 L’FDA americana ha approvato l’impiego del Daclatasvir
associato al Sofosbuvir nei pazienti con epatite cronica C, genotipo 3. Nel
febbraio 2016 l’FDA ha modificato la delibera decidendo che
all’associazione Daclatasvir e Sofosbuvir poteva essere aggiunta la
Ribavirina e che si sarebbero potuti trattare anche il genotipo 1. Inoltre la
terapia poteva estendersi alle Epatite Cronica C HIV positivi, alle cirrosi
scompensate e ai trapiantatoi di fegato.
I risultati più significativi riguardanti il trattamento delle epatiti croniche
sono riportati nella figura 13.
DACLATASVIR+SOFOSBUVIR
±RIBAVIRINA
PAZIENTI CIRROSI Settimane Ribavirina SVR
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati (50%)
Già trattati con
Telaprevir o
Boceprevir
Già trattati (74%)
No
14%
74% Si o Fibrosi F3
No
77%
12 /24 ±Si
12/24 ± Si
12/24 NO
24 ±Si
12/24 ±Si
98%
95%
87%
98%
90%
Fig 13- SVR=Risposta Virologiva Sostenuta in Pazienti trattati con Daclatasvir + Sofosbuvir con o
senza ribavirina (115-119)
L’associazione di Daclatasvir e Sofosbuvir ha ottenuto ottime risposte terapeutiche in
soggetti mai e già trattati con risposte virologiche sostenute con SVR spesso superiore
al 95%. Anche nei cirrotici i successi sono stati soddisfacenti, Non è stata riscontate
differenze nelle risposte terapeutiche tra i portatori del genotipo 1a (erano il 78%) e
genotipo 1b. Non sono state osservate differenze significative nelle risposte tra i
pazienti a cui è stata somministrata la Ribavirina rispetto ai trattati senza. Coloro che
hanno assunto la Ribavirina hanno mostrato in maggiore percentuale la comparsa di
anemia. Gli effetti collaterali sono stati (in circa il 30% dei trattati), astenia,cefalea o
nausea.
Il Daclatasvir (Daklinza) da parte della Bristol Mayers Squib è stato valutato associato
a un Inibitore di una Proteasi di II generazione (Asunaprevir alla dose di 200-400
mg/die) con o senza un Inibitore non Nuclosidico della Polimerasi (Beclabuvir alla
dose di 150-300 mg/die). I due farmaci appartengono alla stessa Casa Farmaceutica.
E’ stata a volte aggiunta, anche se raramente, la Ribavirina.
Il trattamento del Daclatasvir + Asunaprevir si protraeva generalmente per 24 settimane.
I soggetti con Genotipo 1, mai trattati precedentemente hanno ottenuto una SVR
(Risposta Virologica Sostenuta) intorno al 90%, nei già trattati con Interferone Peghilato
e Ribavirina che non avevano ottenuto alcuna risposta precedentemente, le percentuali
di successo erano circa 85%. Non molto differentemente si comportavano i pazienti con
cirrosi compensata (Child A).Tali risposte virologiche sono state ottenute con la
combinazione Daclatasvir ed Asunaprevir nei Genotipi 1b, mentre era minore nel
Genotipi 1A (che sono assai più frequenti in alcune Nazioni (come gli USA).La triplice
combinazione Daclatasvir/Asunaprevir/Beclabuvir ha ottenuto percentuali di
eliminazione del Virus superiori al 90%, sempre nel genotipo 1 (anche 1a) sia nei non
trattatii che nei già trattati non responsivi precedentemente. Ottimi risultati anche nel
genotipo 3 e 4 (in cui l’SVR ha raggiunto il 100% dei risultai (119).
Non mi soffermo sui risultati, in quanto sia l’Asunaprevir che il Beclabuvir non sono
ancora stati ancora approvati dalla FDA americana, né dall’EMA europea. Anzi alla fine
del 2014 la Bristol-Meyer Squibb ha ritirato dalla FDA la domanda di approvazione e
commercializzazione e finora non ci sono nuovi segnali, almeno per un prossimo
futuro.
Solo in Giappone è stata approvato e utilizzato il Daclatasvir associato all’Asunaprevir.
EPATITE CRONICA C, Genotipo 1
LEDIPASVIR+SOFOSBUVIR ± RIBAVIRINA
Vengono utilizzati un Inibitore della Proteina NS5a (Ledipasvir, della ditta
Gilead, dosaggio 90 mg/die e un Inibitore Nucleosidico (Sofosbuvir, della
ditta Gilead, nome Commerciale Sovaldi, alla dose di 400 mg/die). I due
farmaci sono commercializzati in una sola compressa col nome di
HARVONI. Quest’ultimo è stato approvato dalla FDA nell’ottobre 2014 e
dall’EMA nel novembre dello stesso anno. E’ a disposizione in Italia
(approvato dall’AIFA) dal maggio 2015. Può essere aggiunta anche la
Ribavirina. Periodo di trattamento: 12/24 settimane.
I risultati sono sintetizzati nella figura 14.
SOFOSBUVIR+ LEDIPASVIR
±RIBAVIRINA
PAZIENTI CIRROSI SETTIMANE RIBAVIRINA SVR
Mai e già trattati
Mai e già trattati
Mai e già trattati
Mai e già trattati
Mai e già trattati
Già trattati
Già trattati
Già trattati
NO
NO
NO
NO
SI Child B e C
SI
SI
SI
12 NO
12 SI
24 NO
24 SI
12/24 SI
12 SI
24 NO
12/24 ±
95,5%
96,5%
98,5%
99%
87%
96%
97%
96%
Fig.14- SVR=Risposta Virologica Sostenuta in Pazienti trattati con Ledipasvir + Sofosbuvir con o
senza Ribavirina (120-131)
Somministrazione di Sofosbuvir e Ledipasvir con o senza Ribavirina per 12 o 24
settimane in soggetti mai trattati o già trattati senza successo precedentemente hanno
evidenziato in ampie casistiche risultati molto favorevoli con SVR variabili da un
minimo del 93% ad un massimo del 99%, senza differenze significative tra la presenza
o meno della Ribavirina e tra differenti periodi di somministrazione dei farmaci. Ottimi
risultati anche nel genotipo 1a (che presentava la maggioranza rispetto all’1b).
I pazienti con cirrosi compensate hanno ottenuto risultati simili ai non cirrotici. Nelle
cirrosi più serie, Child B o C si sono osservate risposte migliori aggiungendo la
Ribavirina; nel caso quest’ultimo farmaco non sia tollerato risultati sovrapponibili si
ottengono senza Ribavirina ma prolungando il trattamento per 24 settimane. Comunque
è lasciata la scelta allo specialista nei soggetti con cirrosi se trattare i pazienti con
Ledipasvir e Sofosbuvir per 24 settimane oppure per 12 settimane associando la
Ribavirina.
I più comuni effetti collaterali sono stati: stanchezza, nausea, cefalea, insonnia, anemia
quando è stata associata la Ribavirina.
EPATITE CRONICA C, Genotipo 1
PARITAPREVIR/Ritonavir + OMBITASVIR
(VIEKIRAX)+ DASABUVIR (EXVIERA) ±
RIBAVIRINA
Trattasi dell’associazione di un Inibitore di una Proteasi (Paritaprevir) + Ritonavir che
è in grado di rallentare l’eliminazione del Paritaprevir che quindi agisce più a lungo (e
in quantità minore) + un Inibitore della Proteina NS5A (Ombitasvir) e un Inibitore Non
Nucleotidico della Polimerasi (Dasabuvir). I primi 3 principi attivi sono stai
confezionati in una sola compressa il cui nome è VIEKIRAX (somministrazione 2
compresse di seguito, 1 volta al giorno, dosaggio giornaliero rispettivamente
Paritaprevir 150 mg, Ritonavir 100 mg, Ombitasvir 25 mg). Il Dasabuvir ha preso il
nome commerciale di EXVIERA, da assumere 1 compressa al mattino e alla sera,
dosaggio giornaliero totale 250 mg). Questi farmaci della ditta ABBVABVIE sono stati
approvati e poi commercializzati dalla FDA il 19.12.2014 e dall’EMA Europea il
17.1.2015. E’ in commercio in Italia (approvato dall’AIFA) dal 25 maggio 2015).
Dalla fine di luglio 2016 l’FDA americana ha approvato e immediatamente
commercializzato un nuovo tipo di confezione che racchiude tutti i prodotti sopra
menzionati in una sola pastiglia che viene assunta 1 al giorno. Si tratta in effetti di una
nuova formulazione, in quanto i farmaci hanno un rilascio prolungato. Il nuovo nome è
VIEKIRA XR.
L’efficacia di queste associazioni utilizzanti spesso anche la Ribavirina sono
riassunti nelle Fig.15.
PARITAPREVIR + RITONAVIR + OMBITASVIR
(VIEKIRAX) +DASABUVIR (EXVIERA)
± RIBAVIRINA
PAZIENTI CIRROSI SETTIMANE RIBAVIRINA SVR
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Mai e già trattati
Mai e già trattati
Mai e già trattati
Già trattati
Già trattati
Già trattati
Già trattati
NO
NO
SI
NO
40%
Si
25%
NO
SI
NO
NO
12 NO
12 SI
12/24 SI
12 ±
12 ±
12 NO
12 ±
12 SI
12/24 SI
12 ±
12 SI ±
94,5%
97%
94%
98,5%
97,5%
100%
95%
97%
93%
98,5%
99%
Fig 15- SVR=Risposta Virologiva Sostenuta in Pazienti trattati con Viekirax + Exvierar con o
senza Ribavirina (132-145)
Il trattamento con Viekirax ed Exviera con o senza Ribavirina è in grado di ottenere
Risposte Virologiche sostenute assai elevate (variabili da un minimo del 94% al
massimo del 100%). Tutto ciò nei pazienti mai trattati e in quelli già trattati e non
responsivi (compresi i precedenti non risponder). L’aggiunta della Ribavirina tende ad
aumentare lievemente le risposte (intorno al 3-4%).
Non sembra ci siano differenze significative tra genotipo 1a e 1b.
I soggetti con cirrosi compensata sono stati prevalentemente trattati con anche aggiunta
di Ribavirina. Il risultato ha ottenuto una SVR del 94,5% sia con 12 che con 24
settimane di trattamento; invece nei già trattati 12 settimane hanno raggiunto un SVR
del 90% e di circa il 97% con 24 settimane .
E’ bene aggiungere che è preferibile evitare di trattare pazienti con cirrosi epatica
avanzata (Child B o C) in quanto sono stati documentati casi di improvviso scompenso
epatico con elevati livelli di transaminasi, comparsa di ittero e peggioramento della
funzione epatica, insorgenza di ascite, ecc. Chiaramente il trattamento va in questi casi
immediatamente interrotto. Un follow-up attento è consigliabile sia eseguito anche nei
soggetti con cirrosi compensata (Child A) in quanto, anche se assai raramente sono
stati documentati casi di scompenso epatico.
Gli effetti collaterali durante la terapia con questi farmaci sono stati: la stanchezza in
circa il 30% dei casi, la cefalea circa nel 25% ,la nausea nel 20%,in circa i15% il
prurito, 10% la diarrea e 9% l’insonnia. La sospensione del farmaco è avvenuta
nell’1% dei trattati. Nei pazienti trattati per 24 settimane le percentuali di effetti
collaterali sono state più evidenti con sospensione del trattamento nel 2% dei trattati.
Terminiamo il Genotipo 1 presentando tre nuovissimi prodotti non ancora
approvati in Italia. Lo saranno probabilmente i primi due all’inizio del nuovo
anno e il terzo successivamente.
EPATITE CRONICA C, Genotipo 1
GRAZOPREVIR + ELBASVIR ± RIBAVIRINA
Sono stati utilizzati un inibitore della Proteasi di III generazione (Grazoprevir, dosaggio
100 mg/die) e un Inibitore della Polimerasi non Nucleotidico (Elbasvir, dosaggio 50
mg/die). Sono entrambi della Ditta Merk; ed ufficialmente già approvati dal FDA
Americana nel gennaio 2016 e dalla Commissione Europea (EMA) nel luglio di
quest’anno. Si troveranno in tutti i paesi d’Europa alla fine del 2016 o all’inizio del
2017. I due prodotti sono forniti in una sola capsula, il cui nome Commerciale è
ZEPATIER.
Le risposte al trattamento sono riassunte nella figura 16
GRAZOPREVIR + ELBASVIR ± RIBAVIRINA
PAZIENTI CIRROSI SETTIMANE RIBAVIRINA SVR
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Mai trattati
Già trattati
Già trattati
SI
50%
NO
NO
17%
50%
30%
6%
12/18 ±
12/18 ±
12 ±
12 NO
12 NO
12 Si
12 NO
12 NO
92%
94%
96%
92%
99%
96%
95%
99%
Fig 16- SVR=Risposta Virologiva Sostenuta in Pazienti trattati con Grazoprevir + Elbasvir (Zepatier)
con o senza Ribavirina (146-154)
La somministrazione di Grazoprevir ed Elbasvir per 12 settimane in soggetti mai
precedentemente trattati o già trattati anche con cirrosi compensata hanno ottenuto
ottimi risultati: SVR circa 92-94% nel genotipo 1a e 95-99% nel genotipo 1b. In questi
casi l’aggiunta di Ribavirina non modifica le percentuali di risposte.
Circa il 12% dei genotipi 1a mostrano una mutazione (la cui eventuale presenza va
ricercata prima di iniziare la terapia). I pazienti che si sono imbattuti in questi virus
mutati trattati con Grazoprevir ed Elbasvir (indipendentemente da essere mai o già
trattati con o senza cirrosi mostrano una minore risposta terapeutica (SVR 54-58%). In
questi casi il trattamento deve essere protratto fino a 16 settimane e si deve aggiungere
la Ribavirina.Gli effetti collaterali si sono mostrati modesti, consistenti in meno del
10% dei trattati in :stanchezza, cefalea e nausea.
Sono stati osservati in circa l’1% dei pazienti un aumento delle transaminasi fino a 5
volte i valori normali. E’ stato anche evidenziato un aumento della bilirubina, 2,5 volte
sopra la normalità nel 6% dei trattati, con l’impiego della Ribavirina, solo nell’1%
senza Ribavirina.
EPATITE CRONICA C, Genotipo 1
SOFOSBUVIR + VELPATASVIR ± RIBAVIRINA
Con questa nuovissima associazione sono stati utilizzati il “classico” Sofosbuvir,
inibitore nucleotidico della Polimerasi (nome commerciale Sovaldi, dosaggio 400
mg/die) e un inibitore della Proteina NS5a (nome Commerciale Velpatasvir, alla dose di
100 mg/die). I due prodotti della stessa casa farmaceutica (Gilead) sono forniti in una
sola compressa, il cui nome Commerciale è EPCLUSA. Velpatasvir ed Epclusa sono
stati approvati dalla FDA Americana il 28 giugno 2016 ed è stata raccomandata dalla
Commissione Europea una prossima approvazione da parte dell’EMA.
Potremo averlo in Italia il prossimo anno.
Le risposte al trattamento sono riassunte nella figura 17.
SOFOSBUVIR + VELPATASVIR
± RIBAVIRINA
PAZIENTI CIRROSI SETTIMANE RIBAVIRINA SVR
Mai trattati
Mai trattati
Già trattati
Già trattati
Mai e già trattati (72%)
Mai e già trattati
Mai e già trattati
NO
No
30%
50%
19%
SI Child B
Si Child B
12 NO
12 NO
12 50%SI
12 50% Si
12 NO
12 50% SI
24 NO
100%
99%
97,5%
98%
99%
89%
86%
Fig 17- SVR=Risposta Virologica Sostenuta in Pazienti trattati con Sofosbuvir + Velpatasvir (Esclusa)
con o senza Ribavirina (155-162)
La somministrazione di questi due farmaci per 12 settimane in soggetti mai
precedentemente trattati o già trattati con Interferone Peghilato e Ribavirina o con
inibitori delle protasi hanno ottenuto un’elevata SVR senza differenze tra genotipo 1b
(99%) e 1a (98%), pur in presenza di mutazioni del virus. Anche soggetti con cirrosi
compensate hanno ottenuto SVR elevate. Nel caso di cirrosi avanzate (Child B) sia nei
trattati che in non trattati le percentuali di successo hanno raggiunto l’89% senza
differenze tra 12 e 24 settimane di terapia. L’aggiunta di Ribavirina non sembra abbia
modificato significativamente le risposte terapeutiche.
Gli effetti collaterali sono stati: 10% dei casi cefalea o debolezza, 5% nausea, insonnia,
2% rash cutaneo. Segnalati circa l’1% di lievi incrementi di lipasi o amilasi.
Sospensione della terapia: 0,2% dei trattati.
GENOTIPO 2
Più il tempo trascorre sempre meno viene consigliato l’impiego
dell’Interferone.
L’approccio terapeutico moderno maggiormente utilizzato nel Genotipo 2 è
stato l’associazione Sofosbuvir (400 mg/die) associato a Ribavirina.
Considerando che la Ribavirina ha degli effetti collaterali si sono
sperimentate anche altre associazioni.
Quelle più utili si sono mostrate:
- Sofosbuvir (400 mg/die) + Daclatasvir (60 mg/die)
- Sofosbuvir (400 mg/die) + Velpatasvir (100 mg/die).
Questi due farmaci della stessa casa farmaceutica (Gilead) sono forniti in una
sola compressa, il cui nome Commerciale è EPCLUSA . Quest’ultimo
prodotto, approvato dalla FDA negli USA in data 28 giugno 2016 è in corso
di approvazione dall’EMA (Agenzia Europea).
Le risposte ai trattamenti, compresa l’associazione Sofosbuvir e Ribavirina
sono riassunte nella figura 18.
GENOTIPO 2NUOVE ASSOCIAZIONI TERAPEUTICHE
TERAPIA settimanegià
trattati cirrosi SVR
Sofosbuvir+Ribavirina
Sofosbuvir+Daclatasvir
Sofosbuvir+Velpatasvir
12
12
16/24
12/16
12/24
12
12
24
NO e SI NO e SI
NO e SI 27%
SI SI
28% 29%
NO e SI NO e SI
NO NO
NO e SI NO e SI
NO e SI SI Child B
96%
93%
93,5%
85%
95%
95%
99,5%
86%
Fig 18- SVR=Risposta Virologica Sostenuta in Pazienti trattati con Sofosbuvir 400 mg/die+ Ribavirina
(163-169,173); Sofosbuvir 400 mg/die+ Daclatasvir 60 mg/die (116, 170,171)e Sofosbuvir 400
mg/die+Velpatasvir 100 mg/die (EPCLUSA ) (155,158,159,161,172)
La omministrazione di Sofosbuvir associato alla Ribavirina in soggetti con Epatite
Cronica C, genotipo 2 precedentemente mai trattati e in pazienti che non potevano
impiegare l’Interferone, hanno ottenuto, con 12 settimane di terapia, una SVR assai
elevata (circa 95%). I risultati sono stati superiori a quelli ottenuti con Interferone
Peghilato e Ribavirina per 24 settimane. Nei già trattati la risposta è stata inferiore,
soprattutto nei pazienti Non Responder; ma si è visto che prolungando la terapia a 16
settimane si arriva a un SVR superiore. La presenza di cirrosi ha evidenziato una
differenza inferiore di circa 8-9%, soprattutto nei già trattati. Gli effetti collaterali
corrispondono a quelli del Sofosbuvir e della Ribavirina.
La somministrazione di Sofosbuvir e Daclatasvir ha ottenuto assai buoni risultati in 12
settimane di terapia sia in soggetti mai che già trattati precedentemente, anche in
presenza di cirrosi. La presenza di Ribavirina in questa casistica non sembra avere
influito significativamente. Gli effetti collaterali riscontrati sono stati fondamentalmente
stanchezza, cefalea e nausea. Nel caso di cirrosi l’associazione è stata provata per 16
ed anche 24 settimane, con risposte più che discrete.
Il confronto tra Sofosbuvir e Ribavirina con Sofosbuvir e Velpatasvir in soggetti mai e
già trattati anche con cirrosi compensata, ha evidenziato una SVR rispettivamente del
94% e del 99%; anche con cirrosi compensata sono stati raggiunte SVR fino al 100%
dei trattati.
Il trattamento di cirrosi avanzate (Child B) con una terapia di 24 settimane ha ottenuto
SVR dell’86%..Gli effetti collaterali sono stati: cefalea, debolezza, nausea, insonnia.
GENOTIPO 3
Anche per il genotipo 3 come per il 2 l’approccio terapeutico maggiormente
utilizzato in questo genotipo dalla scoperta dei nuovi antivirali, è stato
l’associazione Sofosbuvir (400 mg/die) e Ribavirina per una durata di 24
settimane.
Considerando che la Ribavirina ha degli effetti collaterali e che le risposte
terapeutiche sono state non del tutto soddisfacenti, in particolare nei casi di
pazienti già trattati e con cirrosi, si sono sperimentate altre associazioni e si
stanno incrementando gli studi per ottenere i migliori risultati possibili.
I dati più nuovi assai utili si sono mostrati:
-Sofosbuvir (400 mg/die) + Daclatasvir (60 mg/die)
-Sofosbuvir (400 mg/die) + Velpatasvir (100 mg/die) .
L’efficacia dei Farmaci sono riportati nella figura 19.
GENOTIPO 3NUOVE ASSOCIAZIONI TERAPEUTICHE
TERAPIA settimane
già
trattati Cirrosi SVR
Sofosbuvir+Ribavirina
Sofosbuvir+Daclatasvir
Sofosbuvir+Velpatasvir
+Ribavirina
12
24
24
24
12
12
12/16
12
12
12
12
12
NO NO
SI SI
NO NO
SI NO
SI NO NO
SI e NO SI
SI e NO SI
SI e NO 30%
SI e NO SI Child B
NO NO
SI e NO NO
NO NO
56%
62%
92%
87%
94,5%
63%
88%
95%
85%*
94%
100%
88%
Fig 19- SVR=Risposta Virologiva Sostenuta in Pazienti trattati con Sofosbuvir 400 mg/die +
Ribavirina 163,165-167,173); ;Sofosbuvir 400 mg/die + Daclatasvir, 60 mg/die (115,174-176)
e Sofosbuvir 400 mg/die+Velpatasvir 100 mg/die (EPCLUSA) (155,156,
159-161, 172)
La somministrazione di Sofosbuvir associato alla Ribavirina in soggetti con Epatite
Cronica C genotipo 3, precedentemente mai trattati e in pazienti che non potevano
impiegare l’Interferone, hanno ottenuto, con 12 settimane di terapia, una SVR di poco
inferiore a quella osservata nel gruppo controllo a cui era stato dato l’Interferone
Peghilato e Ribavirina (circa 58,5% contro 63%). Nei già trattati l’SVR è risultata assai
ridotta (30%). Aumentando la durata del trattamento a 16 settimane l’SVR ha raggiunto
il 62%.
La durata, negli ultimi anni consigliabili, è stata di 24 settimane. In questo modo l’SVR
nei soggetti senza cirrosi ha raggiunto il 92% nei mai trattati e l’ 87% nei già trattati.
L’SVR è risultata significativamente inferiore nei soggetti cirrotici, in particolare nei
già trattati, che ha raggiunto il 62% di risposte.
Gli effetti collaterali hanno riguardato soprattutto la Ribavirina, in particolare nelle
cirrosi con anemia. Riguardo al Sofosbuvir si sono osservati, nel 15-20% dei trattati,
stanchezza, prurito, cefalea, insonnia.
Sofosbuvir e Daclatasvir hanno ottenuto nel genotipo 3 buoni risultati in assenza di
cirrosi. Se quest’ultima è presente è meglio prolungare la terapia almeno a 16
settimane.
Anche nel genotipo 3 l’associazione Sofosbuvir e Velpatasvir è riuscita a ottenere SVR
dagli 88 al 100%. Gli effetti collaterali sono modesti: nausea, stanchezza, cefalea.
GENOTIPO 4 .
SOFOSBUVIR + RIBAVIRINA (177-179)
Schema di trattamento: Sofosbuvir (400 mg/die+Riba per 12 o 24 settimane.
Nei soggetti mai trattati la SVR è stata rispettivamente 81,5% e 96%. Nei
soggetti già trattati rispettivamente del 65% e 89%. Circa il 30% dei pazienti
avevano cirrosi compensata.
Gli studi concernenti il genotipo 4 sono stati inizialmente relativamente
meno estesi rispetto a quelli condotti sugli altri genotipi (soprattutto i
genotipi 1). E’ da sottolineare che nell’ultimo anno le ricerche hanno
mostrato una svolta con risultati più che soddisfacenti.
Anche in questo genotipo sono stati valutati associazioni di vari antivirali
cercando di escludere l’Interferone e, quando possibile, anche la Ribavirina.
Le ricerche hanno riguardato:
Sofosbuvir + Simeprevir
Sofosbuvir + Daclatasvir
Sofosbuvir + Ledipasvir (HARVONI)
Viekirax + Exviera
Grazoprevir + Elbasvir (ZEPATIER)
Sofosbuvir + Velpatasvir (EPCLUSA)
I risultati ottenuti finora con le Associazioni di antivirali sono riassunti nelle
figure 20 e 21.
GENOTIPO 4NUOVE ASSOCIAZIONI TERAPEUTICHE
TERAPIA settimane
già
trattati cirrosi Ribavirina SVR
Sofosbuvir+Simeprevir
Sofosbuvir+Daclatasvir
Sofosbuvir+Ledipasvir
12
12
24
12
12
12
12
12
12
24
12
SI e NO Si e NO ±
52% 30% NO
SI e NO SI NO
SI e NO NO NO
SI e NO Child B SI
SI e NO 23% NO
SI e NO 20%
SI e NO 14%
SI e NO SI SI
SI e NO SI NO
SI SI
92%
96%
83%
97%
99%
93%
95%
99%
95%
95%
88%
Fig 20- SVR=Risposta Virologica Sostenuta in Pazienti trattati con Sofosbuvir, 400 mg/die+
Simeprevir, 150 mg(die) ± Ribavirina (180-184)Sofosbuvir, 400 mg/die + Daclatasvir, 60 mg/die ±
ribavirina) (185,186); Sofosbuvir 400 mg/die + Ledipasvir 90 mg/die (HARVONI) ± Ribavirina (187-
190)
L’associazione di Sofosbuvir e Simeprevir ha ottenuto risultati molto favorevoli sia in
soggetti mai trattati che già trattati e non responsivi. Simili i risultati in presenza di
fibrosi; più bassi quando era presente cirrosi. In questi casi si è mostrato consigliabile
l’aggiunta di Ribavirina o il prolungamento della terapia a 24 settimane. Gli effetti
collaterali sono consistiti nella comparsa di modesti rash cutanei, prurito, foto
sensitività e , anche se raramente, iperbilirubinemia.
Buone risposte terapeutiche sono state ottenute con Sofosbuvir + Daclatasvir.
In pazienti con cirrosi avanzata (Child B e C) si ottiene una SVR assai elevata (anche se
in casistiche assai modeste) in 12 settimane di terapia, utilizzando anche la Ribavirina.
Per quanto riguarda gli effetti collaterali, sono stati poco frequenti consistenti in tosse,
episodi di diarrea, insonnia, naso faringite, infezioni delle vie aeree superiori.
Impiegando Sofosbuvir e Ledipasvir si sono ottenute SVR superiori al 90% in pazienti
non trattati e già trattati. In presenza di cirrosi è stato necessario un trattamento più
prolungato o l’aggiunta di Ribavirina. Gli effetti collaterali sono consistiti, quando
presenti, in stanchezza, prurito, nausea, diarrea.
GENOTIPO 4NUOVE ASSOCIAZIONI TERAPEUTICHE
TERAPIA settimane
già
trattati cirrosi ribavirina SVR
Par/Rit/Omb
Elbasvir+grazoprevir
Sofosbuvir+Velpatasvir
12
12
12/16
12/24
12
12
12
12/16/18
12
12
12/24
12
NO NO 50% SI
SI NO SI
NO e SI SI eNO SI
NO e Si SI SI
NO NO NO
NO 6% 9%
SI relapser NO ±
SI (NR) SI e NO ±
30% 19%
SI e NO SI Child B ±
SI e NO Si Child B
NO NO
SI SI
96%
100%
98%%
97%
100%
97%
97&
100%
100%
95%
100%
94%*
88%
Fig 21- SVR=Risposta Virologiva Sostenuta in Pazienti trattati con Paritoprevir 150 mg/die+ Ritonavir 100
mg/die + Ombitasvir 25 mg(die (VIEKIRAX) ± Ribavirina (191-194) Elbasvir 50 mg/die + Grazoprevir 100
mg/die (ZEPATIER), ± ribavirina) (195-200); Sofosbuvir 400 mg/die + Velpatasvir 100 mg/die (EPCLUSA) ±
Ribavirina (155,158,159,160,162)
Pazienti mai precedentemente trattati, affetti da epatite cronica C senza cirrosi, la
terapia con Paritopravir, Ritonavir e Ombitasvir (VIEKIRAX) per 12 settimane ha
ottenuto una SVR di 92%. Aggiungendo, in un altro gruppo randomizzato, la
Ribavirina l’SVR è risultata del 100%.
Soggetti precedentemente trattati con Interferone Peghilato e Ribavirina non responsivi,
la somministrazione degli stessi farmaci con Ribavirina per 12 settimane, l’SVR è
risultata del 100%. Circa il 30% dei trattati hanno accusato cefalea.
In presenza di cirrosi compensate di pazienti mai e già trattati è stata sempre aggiunta
la Ribavirina. La durata del trattamento variava da 12 a 16 ed anche a 24 settimane. La
risposta virologica sostenuta è stata decisamente soddisfacente. Sembra che il ruolo
della Ribavirina abbia, in questi casi, un ruolo importante.
I due nuovi farmaci (Elpasvir e Grazoprevir (venduti in una sola pastiglia, dal nome di
ZAPATIER) saranno in Italia all’inizio del prossimo anno.
Le sperimentazioni eseguite hanno dimostrato che 12 settimane di terapia sono in grado
si raggiungere una SVR del 97-100% in soggetti mai precedentemente trattati e senza
cirrosi. Sembra che potrebbero essere sufficienti anche 8 settimane (ma si attendono
conferme).
Per quanto riguarda i già trattati esistono delle differenze tra i Relapser, i Non
Responder e la presenza o meno di cirrosi (compensata).
Bisogna agire sul periodo di trattamento (12,16 o 18 settimane) e sull’impiego della
Ribavirina. In questo modo si raggiungono SVR del 100%. Gli effetti collaterali sono
modesti (lieve nausea, cefalea, spossatezza). Raramente lieve aumento delle
transaminasi e/o della bilirubina.
Pur se ha riguardato casistiche moderate l’associazione di Sofosbuvir e Velpatasvir,
quasi sempre senza Ribavirina, ha ottenuto notevoli successi con SVR variabili da 94%
a 100%.
Anche soggetti con cirrosi child B, prolungando la terapia oltre le 12 settimane o
utilizzando la Ribavirina, l’SVR ha mostrato identici risultati Gli effetti collaterali sono
stati modesti e sono consistiti in nausea, stanchezza, cefalea, naso faringite.
CONCLUSIONI
In conclusione, numerosi sono i vantaggi dei nuovi farmaci ed è facile
elencarli:
Tutti i genotipi sono trattabili.
I nuovi prodotti sono nettamente più efficaci di quelli impiegati
precedentemente.
Tutti presentano meno effetti collaterali.
Si assumono per bocca.
I periodi di trattamento sono più brevi.
Si ottengono ottime risposte senza l'uso dell'Interferone.
Rispondono bene anche le cirrosi epatiche compensate e persino (con
attenzione) le scompensate.
Rispondono bene anche i pazienti precedentemente trattati e non
responsivi.
.
Infine le nuove terapie si sono dimostrate attive anche in situazioni dove il
precedente trattamento risultava meno efficace e soprattutto gravato da
maggiori effetti collaterali e interferenze con farmaci che i pazienti spesso
sono obbligati ad assumere. Faccio riferimento in particolare alle coinfezioni
HCV/HIV ed ai trapiantandi e trapiantati di fegato.
Farò solo alcune considerazioni trattandosi di argomenti molto specialistici
che richiedono scelte non semplici, molta esperienza e grande attenzione nel
seguire il paziente.
Coinfezione HIV/HCV
La progressione della malattia epatica, nei pazienti con entrambe le infezioni
(HIV/HCV), è più rapida rispetto a quanto osservato nei soggetti con la sola
Epatite C.
Impiegando l’Interferone Peghilato e la Ribavirina l’efficacia terapeutica
risultava inferiore rispetto ai pazienti senza la positività dell’HIV. Anche gli
effetti collaterali erano più evidenti.
Con i nuovi farmaci l’efficacia nel bloccare o eliminare il virus dell’epatite C
sono nettamente incrementate con risposta che frequentemente risulta simile
ai soggetti monoinfettati.
Tuttavia il problema principale nel trattare questi pazienti riguarda le
possibili interreazioni tra i farmaci contro l’HCV e l’HIV; è necessaria
profonda attenzione per l’influenza che i nuovi antivirali per il Virus C
possono esercitare sui farmaci antiretrovirali impiegati contro l’HIV, con
conseguenze serie, in particolare con riduzione dell’attività terapeutica e
aumento della tossicità.
E’ necessario che la terapia anti HCV/anti HIV sia diretta o coordinata dall’
Infettivologo esperto nel trattamento dei pazienti HIV positivi.
In questo modo si osserva che l’attività anti HCV non è molto dissimile da
quella riscontrata nei monoinfettati (201-207).
Potremmo riassumere il tutto dicendo che i portatori di HCV e HIV
dovrebbero essere trattati per eliminare l’HCV nello stesso modo, come
coloro che sono HIV negativi, purché, come dicevo, sia fatta grande
attenzione ai farmaci somministrati per l’HIV; in pratica devono essere
scelti gli antiretrovirali per l’HIV che vengano poco influenzati dai
prodotti per l’Epatite C e, ovviamente, che a loro volta non influenzino i
farmaci per combattere il virus dell’epatite C.
TRAPIANTO di FEGATO
La ricomparsa del Virus dell’epatite C dopo il trapianto è universale. La
ripresa dell’epatite cronica C in alcuni casi può avere un andamento assai
aggressivo, riportando i pazienti a una cirrosi epatica nel giro di 2-4 anni. Il
migliore approccio sarebbe ovviamente quello di negativizzare il virus prima
del trapianto. Questo scopo era quasi impossibile da ottenere con
l’Interferone Peghilato e Ribavirina ed anche con l’aggiunta di Telaprevir e
Boceprevir a causa degli effetti collaterali, considerando le condizioni
critiche dei trapiantandi.
Con i trattamenti privi di Interferone il quadro sta cambiando totalmente
anche in questo campo.
Per quanto riguarda i già trapiantati bisogna considerare che i pazienti
assumono costantemente farmaci antirigetto. L’approccio antivirale è
variabile come per i non trapiantati in funzione del genotipo, dello stadio
della malattia, del periodo trascorso dal trapianto, da eventuali pregressi
precedenti tentativi terapeutici.
E’ necessario sottolineare che la terapia antivirale, sia prima che dopo il
trapianto, debba essere lasciata ai Centri trapianti, in quanto i pazienti sono
spesso delicati.
Attualmente possono essere trattati con il SSN nel nostro Paese
pazienti affetti da Epatite cronica C, Genotipi 1, 2, 3 e 4 con le seguenti caratteristiche:
Epatite cronica con fibrosi METAVIR ≥3 (o corrispondente Ishak).
Pazienti con cirrosi in classe di Child A o B e/o con HCC con risposta
completa a terapie resettive chirurgiche o loco-regionali non
candidabili a trapianto.
Epatite cronica con gravi manifestazioni extra-epatiche HCV-correlate
(sindrome crioglobulinemica con danno d'organo, sindromi
linfoproliferative a cellule B).
In lista per trapianto di fegato con cirrosi MELD <25 e/o con HCC
all'interno dei criteri di Milano con la possibilità di una attesa in lista di
almeno 2 mesi.
Recidiva di epatite dopo trapianto di fegato con fibrosi METAVIR ≥2 (o
corrispondente Ishak) o fibrosante colestatica.
Epatite cronica dopo trapianto di organo solido (non fegato) o di
midollo con fibrosi METAVIR ≥2 (o corrispondente Ishak).
E’ chiaro che per l’Italia mi riferisco alla rimborsabilità, in altre parole alla
possibilità della loro somministrazione con il Sistema Sanitario Nazionale.
La sottolineatura in rosso significa che i farmaci non sono ancora distribuiti
in Italia.
Terapia del Genotipo 1
Mai trattati o già trattati precedentemente senza cirrosi
Sofosbuvir + Ledipasvir x 12 settimane
Sofosbuvir + Daclatasvir x 12 settimane
Viekirax+Exviera x 12 settimane (con Ribavirina nel genotipo 1a, se già
trattati precedentemente).
Sofosbuvir + Simeprevir ± Ribavirina x 12 settimane
Grazoprevir + Elbasvir x 12/16 settimane (è discusso se aggiungere
Ribavirina nei già trattati)
Sofosbuvir + Velpatasvir x 12 settimane.
Mai trattati o già trattati precedentemente con cirrosi compensata
Sofosbuvir + Ledipasvir x 12 settimane (nei già trattati 12 settimane con
Riba o 24 settimane senza Riba)
Sofosbuvir + Daclatasvir ± Ribavirina x 12/24 settimane (nei già trattati
12 settimane con Riba o 24 settimane senza Riba. Alcuni suggeriscono
anche 24 settimane con Riba, soprattutto nel genotipo 1a).
Viekirax+Exviera ± Ribavirina x 12/24 settimane (nel genotipo 1a con
cirrosi, già trattati la terapia dovrebbe durare con Ribavirina per 24
settimane).
Sofosbuvir + Simeprevir ± Ribavirina x 12/24 settimane ((12 settimane
con Riba o 24 settimane senza Riba. Alcuni suggeriscono anche 24
settimane con Riba, se già trattati).
Grazoprevir + Elbasvir ± Ribavirina x 12/16 settimane (con cirrosi
genotipo 1a proseguire per 16 settimane).
Sofosbuvir + Velpatasvir x 12 settimane.
Terapia del Genotipo 2
Mai e già trattati senza cirrosi
.
Sofosbuvir + Ribavirina x 12 settimane.
Daclatasvir + Sofosbuvir x 12 settimane.
Sofosbuvir + Velpatasvir x 12 settimane.
Mai e già trattati con cirrosi
Sofosbuvir + Ribavirina x 12/16 settimane.
Daclatasvir +Sofosbuvir x 16/24 settimane.
Sofosbuvir + Velpatasvir x 12 settimane.
Terapia del Genotipo 3
Mai e già trattati senza cirrosi
Sofosbuvir + Ribavirina x 24 settimane.
Sofosbuvir + Daclatasvir x 12 settimane.
Sofosbuvir + Velpatasvir x 12 settimane.
Mai e già trattati con cirrosi
Sofosbuvir + Ribavirina x 24 settimane.
Sofosbuvir + Daclatasvir ± Ribavirina x 24 settimane (conviene
aggiungere la Ribavirina nei già trattati).
Sofosbuvir + Velpatasvir x 12 settimane.
Terapia del Genotipo 4
Mai e già trattati senza cirrosi
Sofosbuvir + Ledipasvir x 12 settimane.
Daclatasvir + Sofosbuvir ± Ribavirina x 12 settimane.
Viekirax + Ribavirina x 12 settimane.
Sofosbuvir + Simeprevir ± Ribavirina x 12 settimane.
Grazoprevir + Elbasvir x 12/16 settimane (16 settimane se
precedentemente hanno presentato non risposta).
Sofosbuvir + Velpatasvir x 12 settimane.
Mai e già trattati con cirrosi
Sofosbuvir + Ledipasvir ± Ribavirina x 12/24 settimane.
Daclatasvir + Sofosbuvir ± Ribavirina x 12/24 settimane.
Viekirax + Ribavirina x 12/24 settimane.
Sofosbuvir + Simeprevir ± Ribavirina x 12/24 settimane.
Grazoprevir + Elbasvir x 12/16 settimane (16 settimane se
precedentemente hanno presentato non risposta).
Sofosbuvir + Velpatasvir x 12 settimane.
Ho l’impressione che questa tabella dovrà spesso essere modificata sia per i
nuovi studi con allargamento delle casistiche, sia per l’aggiunta di farmaci
ancora più efficaci, con minori effetti collaterali e che forse otterranno
risposte definitive in tempi più brevi.
ULTIMA RIFLESSIONE
In questa rassegna sono stati riportati molti dati, tante percentuali con
risultati estremamente favorevoli. Inoltre gli effetti collaterali dei nuovi
farmaci sembrano facilmente sopportabili.
Da quando i giornali hanno iniziato a riportare, con sempre maggiore enfasi,
queste novità che sembravano rincorrersi, nel giro di pochi mesi hanno tutti
sottolineato con un’enfasi ancora maggiore i costi di questi trattamenti
rivoluzionari. Persino nel nome del farmaco più rappresentativo (SOvaLDI)
si può leggere la parola SOLDI!
Dal 2005 dirigo un Forum riguardante le malattie del Fegato sul Corriere
della Sera “on line”, nella sezione Salute (http://forum.corriere.it/fegato) e da
allora ho ricevuto quasi circa 7000 domande.
Da oltre un anno ho sempre più notato nei pazienti aumentare, accanto alla
gioia per le nuove scoperte, anche la preoccupazione di non poter usufruire
di questi farmaci: tutti giustamente si chiedono quando avremo a
disposizione con il SSN tutte le nuove terapie e quali scelte saranno fatte. In
altre parole cosa aspettiamo prossimamente in Italia?
Cerco di dare alcune risposte telegrafiche, premettendo che le date
potrebbero essere (di poco) differenti.
Entro l’inizio del prossimo anno avremo a disposizione il Grazoprevir e
l’Elbasvir (della ditta Merck) e poco più tardi il Velpatasvir (della ditta
Gilead). Poi ne seguiranno altri, anche se forse più lentamente.
Il maggior numero di prodotti hanno fatto abbassare i prezzi (anche se
sempre troppo alti; i prossimi avranno (si spera) un ulteriore calo.
Nella mia prima Brochure del 2014 riguardante le future nuove terapie,
quando aspettavamo in Italia il Sofosbuvir appena commercializzato negli
USA, sottolineavo l’urgenza per i pazienti con malattia avanzata e scrivevo:
“Bisogna considerare che un paziente con scarsa attività infiammatoria e
soprattutto scarsa presenza di fibrosi nel fegato può tranquillamente aspettare
2-3 anni senza alcun problema”.
In effetti nel 2015 le nuove terapie sono iniziate, anche se in alcune Regioni
si sarebbe dovuto più velocizzare il trattamento di coloro che rientravano nei
pazienti trattabili.
Intanto sono trascorsi quasi 3 anni. Mi aspetterei da “chi di dovere” una
programmazione: ad esempio decidere che in Primavera del 2017 si
tratteranno con il SSN coloro che hanno un Fibroscan superiore a 7,5-8 kPa
(Metavir superiore a1l’ 1e1/2) e due anni più tardi i restanti pazienti.
Infine da qualche mese moltissimi pazienti affetti da un’epatite cronica con
scarsa o media fibrosi (Metavir F1 o F2, Fibroscan inferiore a 10 kPa) sono
alla ricerca di vari paesi dove si possono trovare facilmente prodotti generici
al costo estremamente basso. Ricevo molte mail con queste domande.
Fino a poco tempo fa ero contrario perché si potrebbero trovare farmaci che
non solo possono essere poco attivi, ma anche tossici; ora sto lentamente
cambiando idea. E’ chiaro che bisognerebbe agire con prudenza, scegliendo
quei Paesi che dispongonoo di capacità Mediche e Farmacologiche
avanzate. Per coloro i quali vivono male i sintomi della malattia e che non
riescono ad attendere (quanto tempo?) potrebbe anche essere presa in
considerazione la possibilità di acquistare farmaci generici contenenti gli
stessi principi attivi attraverso la presentazione di una semplice ricetta
medica.Naturalmente solo presso quegli Stati che dispongono capacità di
produrre tali farmaci con alti standar di qualità e che li distribuiscano già ai
propri concittadini a costi notevolmente bassi.
Ritengo che in un futuro non troppo lontano l’epatite C in Italia potrà essere
eradicata; a questo scopo è fondamentale che si scoprano i numerosi pazienti
che ancora ignorano di essere portatori del virus, considerando che anche
forme avanzate di malattie epatiche spesso non danno disturbi importanti.
Infine il passo successivo dovrà essere la messa a punto di un valido vaccino.
In questo modo sarà vinta non solo l’epatite B con il vaccino che usiamo da
decenni, ma anche l’epatite C. A quel punto gli Epatologi insieme a tanti altri
specialisti (soprattutto Cardiologi, Diabetologi e Dietologi) si dovranno
occupare di quella patologia che nel mondo Occidentale è chiamata
l’epidemia del ventunesimo secolo: la Steatosi e la Steatoepatite (il
cosiddetto fegato grasso) fa ormai parte della cosiddetta Sindrome
Metabolica; fanno loro ottima compagnia l’obesità, le dislipidemie,
l’Ipertensione arteriosa, patologie Cardiovascolari, ed altro.
I giovani Epatologi fortunatamente non si occuperanno quasi più di epatiti,
ma avranno ancora da lavorare: consiglio loro di estendere le conoscenze alle
suddette malattie del metabolismo.
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Abbreviazioni e Glossario
Acido nucleico= catena di nucleotidi contenente l’informazione genetica; si distingue in
acido deossiribonucleico (DNA) e ribonucleico (RNA).
AE=Adverse Event=eventi avversi.
AIFA=Agenzia Italiana del Farmaco. E’ deputata alla valutazione e approvazione dei
farmaci.
Alleli= componente di una coppia di geni (omologhi) responsabili di forme alternative
di una stessa caratteristica. Due alleli possono essere uguali (l’organismo è omozigote
per quel carattere) oppure diversi (eterozigote).
ALT (GPT)= alanine aminotranferase=alanina amino transferasi (transaminasi
glutamico piruvica).
Aminoacido= molecola organica essenziale alla vita. Esistono 20 diversi aminoacidi
che unendosi costituiscono le proteine.
Analoghi Nucleos(t)idici= è il termine con cui si indicano gli antivirali per uso orale,
quali Lamivdina, Entecavir, Telbivudina, Adefovir, Tenofovir
Anticorpi= sono proteine prodotte dai linfociti B in risposta a sostanze estranee entrate
nell’organismo (Antigeni) che si legano a queste sostanze per proteggere l’organismo
stesso. Fondamentali per la difesa dalle infezioni.
Anti HBc= anticorpo diretto conro il core del ‘HBV
Anti HBe=anticorpo diretto contro l’antigene e del Virus dell’HBV
Antigene= ogni sostanza estranea all’organismo che provochi la produzione di un
anticorpo specifico (es. virus, batteri).
AST(AST)= aspartate aminotransferase= aspartato amino transferasi (transaminasi
glutamico ossalacetica).
Base azotata=fondamentale componente dei nucleotidi. Nel DNA ne esistono 4
(adenina, citosina, guanina, timina). L’RNA al posto della timina è presente l’uracile.
Vedi nucleotide.
BMI=Body MASS Index= indice di massa corporea.
BOC= Boceprevir.
Cellule=Le cellule sono i mattoni fondamentali di tutti gli esseri viventi. Essi
forniscono la struttura per l’organismo, prendono nutrienti dal cibo, convertono tali
nutrienti in energia e svolgono funzioni specializzate. Le cellule contengono anche
materiale ereditario dell’organismo e possono fare copie di se stesse.
Citoplasma=all'interno delle cellule il citoplasma è costituito da un fluido gelatinoso
(chiamato citosol) limitato da una membrana esterna. Vi si trova in esso il reticolo
endoplasmico dove avviene la sintesi proteica.
Codice genetico= successione delle basi azotate lungo la catena di DNA. Codificano gli
aminoacidi attraverso triplette di basi (presenti nei nucleotidi). Ciascuna tripletta
produce un aminoacido specifico inserendolo in una catena proteica.
Codificare= produrre; utilizzando i codoni la tripletta di basi azotate è in grado di
assemblare gli aminoacidi con conseguente formazione di una proteina.
Codone= tripletta.
CPGs=Clinical Practice Guidelines= Pratiche linee guida cliniche.
CYP3A4 =Cytochrome p4503A4= Citocromo p4503A4.
DAA=Direct-Acting Agente= Agente Antivirale Diretto.
DNA=acido deossiribonucleico: contiene le informazioni genetiche necessarie alla
sintesi delle proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto
funzionamento della maggior parte degli esseri viventi. Il DNA è costituito da un
insieme di Nucleotidi (vedi).
DVR=Delayed Virological Response = Ritardata risposta virologica. consiste nel calo
(di oltre 100 volte) dell’HCVRNA 12 settimane dopo l’inizio della terapia e successiva
negativizzazione dell’ HCVRNA dopo altre 12 settimane.
EMA= European Medicine Association= Associazione Medica Europea, deputata alla
valutazione e approvazione dei farmaci nell’Unione Europea.
Enzimi=sono proteine che svolgono, accelerandole, quasi tutte le reazioni chimiche e
biochimiche dell’organismo.
Epidemiologia=studia la frequenza con cui si manifestano le malattie e le condizioni
che favoriscono od ostacolano il loro sviluppo
Epo=erythropoietin=Eritropoietina. Aumenta la produzione dei globuli rossi.
eRVR=estended Rapid Virological Response= estesa rapida risposta virologica
(consiste nella negativizzazione dell’HCVRNA 4 settimane dopo l’inizio della terapia e
la conferma di negatività 12 settimane dopo l’inizio della terapia o altro periodo).
EVR= Early Virological Response = risposta virologica precoce. Consiste nel riscontro
di HCVRNA negativo 12 settimane dopo l’inizio della terapia.
FDA=Food and Drug Administration =Agenzia per i prodotti alimentari e i farmaci; è
deputata negli USA all’approvazione e commercializzazione dei farmaci.
GCSF=Granulocyte colony-stimulating factor= fattore stimolante i granulociti.
Genoma= Insieme di geni presenti nelle cellule di un essere vivente o di un virus.
HAART=Higly Active Antiretroviral Therapy= terapia altamente attiva contro i
retrovirus (Virus HIV). HBVDNA=Esiste una correlazione tra quantità e moltiplicazione del virus: Il suo calo valuta la
risposta alla terapia
HBeAg (Hepatitis B e Antigen=Antigene e dell’epatite B). La sua presenza indica attiva
replicazione virale
HBsAb (o anti HBs) (=Hepatitis B surface ANTIBODY= ANTICORPI CONTRO
L’Antigene di superfice dell’HBV). La sua presenza nel sangue indica
l’immunizzazione contro l’HBV (ottenuta dopo guarigione di un’epatite B o dopo
vaccinazione)
HBsAg (=Hepatitis B surface Antige= Antigene di superficie dell’epatite B)=la sua
presenza nel sangue indica l’infezione da HBV
HBV=Hepatitis B Virus= Virus dell’Epatite B.
HBVDNA= Esiste una correlazione tra quantità e moltiplicazione del virus: Il suo calo
valuta la risposta alla terapia
HCC=Hepatocellular carcinoma= Carcinoma epatocellulare.
HCV=Hepatitis C Virus=Virus dell’Epatite C.
HCVRNA=RNA del virus dell’Epatite C.
HIV=Immunodeficiency Virus= Virus dell’Immunodeficienza.
IDU=Intravenous injecting Drug Use=uso di droghe iniettate per via venosa.
IFN= Interferone.
Ittero= colorazione gialla delle sclere dell’occhio e della cute, dipendenti da elevati
livelli di bilirubina nel sangue
IU=International Unit= Unità Internazionali.
LSM=Liver Siffness Measurement= misura della durezza del fegato (in genere si
riferisce al Fibroscan).
LT=Liver Transplantation=trapianto di fegato.
Necrosi=morte cellulare o di un tessuto conseguente a varie cause
NR= Non Responder (vedi).
Non Responder= Paziente con nessuna risposta = con risposta virologica nulla =
Paziente che ha un calo dell’HCVRNA inferiore a 2 logaritmi (100 volte) 12 settimane
dopo l’inizio della terapia.
Non Risposta= Paziente non Responder (vedi Non Responder).
NUC=Nucleos(t)ides analoghes=Analoghi Nucleos(t)idici, .
Nucleo=Il nucleo funge da centro di comando della cellula, inviando indicazioni alla
cellula a crescere, maturare, dividersi o morire. Ospita anche il DNA, il materiale
ereditario della cellula.
Nucleotidi= Sono i “mattoncini che, messi insieme, costituiscono il DNA, localizzato
nel nucleo delle cellule di tutti gli esseri viventi. I componenti di ogni nucleotide sono:
l’acido fosforico (uguale in tutti i nucleotidi), uno zucchero, deossiribosio (uguale in
tutti i nucleotidi) e infine una base azotata (Adenina o Citosina o Guanina o Timina). I
nucleotidi costituiscono anche l’RNA, che si differenziano dai nucleotidi del DNA in
quanto lo zucchero è il Ribosio e non il deossiribosio e la base azotata Timina è
sostituita dall’Uracile.
Null response= Non Risposta =Nessuna Risposta (vedi Non Responder).
P/R= Interferone Peghilato e Ribavirina.
Partial responder=Pazienti con Partial response (vedi).
Partial Response = Risposta parziale = Risposta virologica parziale = pazient4e che ha
un calo dell’HCVRNA quantitativo superiore a 2 logaritmi (100 volte) 12 settimane
dopo l’inizio della terapia, ma non negativizza mai il virus.
Parziale risposta= Partial Response(vedi)= paziente con risposta parziale.
Paziente relapser o con relapse= relapse (vedi).
PegIFN/RBV o Riba=Peghilated Interferon-alpha and Ribavirin=Interferone peghilato
alfa e ribavirina.
PI=protease inhibitor=inibitore della proteasi.
Portatore Inattivo= Soggetto HBsAg positivo, HBeAg negativo che mostra sempre
transaminasi normali e HBVDNA non determinabile o comunque al di sotto di 2000
UI/ml.
PR= P/R.
Proteina=Le proteine sono grandi molecole complesse che svolgono molti ruoli critici
nell’organismo. Costituiscono la maggior parte del lavoro delle cellule e sono necessarie
per la struttura, la funzione e la regolazione dei tessuti del corpo e degli organi. Le
proteine sono costituite da centinaia o migliaia di unità più piccole chiamate aminoacidi.
Ci sono 20 diversi tipi di aminoacidi che possono essere combinati variamente per
produrre le diverse proteine.
Real-life studies= studi (o ricerche) nella vita reale.
Relapse= Ricaduta= Paziente che presenta HCVRNA non determinabile alla fine del
trattamento, ma l’HCVRNA ritorna determinabile successivamente, non ottenendosi
l’SVR,
Relapser= Paziente che presenta Relapse (vedi Relapse).
Replicazione virale= riproduzione.
Reticolo endoplasmico= si trova all’interno del citoplasma ed è fondamentale per la
sintessi lipidica e proteica; si distingue in liscio e in rugoso. In quest’ultimo sono adesi i
Ribosomi (da cui il nome rugoso) indispensabili per la sintesi delle proteine
Ribosomi=piccoli organelli presenti all’interno del citoplasma cellulare, costituti da
RNA e proteine; fondamentali per la sintesi delle proteine.
RGT= Response-Guided Therapy =terapia guidata dalla risposta.
Riba=Ribavirina.
RNA= (vedi Nucleotidi per la composizione). Generalmente aiuta il DNA per
trasmettere nella cellula le informazioni dal nucleo al citoplasma dove vengono
sintetizzate le proteine. Alcuni virus (come l’HIV, l’HCV, quello dell’influenza, del
raffreddore, ecc.) sono costituiti da RNA e non da DNA.
RVR= Rapid Virological Response= rapida risposta virologica. Consiste nel riscontro di
HCVRNA negativo 4 settimane dopo l’inizio della terapia.
SOC= Standard of care= Cura Standard.
Stopping Rule=regole che inducono lo stop del trattamento (vedi RGT).
SVR=Sustained Virological Response= Risposta Virologica Sostenuta. Un paziente la
ottiene se presenta HCVRNA negativo 24 settimane dopo la sospensione del
trattamento. Con i nuovi farmaci sono sufficienti 12 settimane dopo la fine della terapia.
L’SVR significa che in futuro ci sono circa 99% di probabilità che il virus non
ricompaia.
TE= Transient Elastography= Fibroscan.
Transaminasi (AST o GOT, ALT o GPT) sono enzimi (in grado di accelerare le
reazioni chimiche) localizzate nel fegato (in particolare la GPT) che si incrementano nel
sangue quando avviene una sofferenza o una distruzione delle cellule epatiche.
TSH=Thyroid stimulating hormone=ormone stimolante la tiroide.
TVR=Telaprevir.
Virione= è un singolo esemplare completo di virus. Spesso è sinonimo di virus.
Virological null response=risposta virologica nulla=Non Responder (vedi).
Virological partial response= risposta virologica parziale= Partial Response (vedi).
Virological relapse= relapse (vedi).
CURRICULUM VITAE PROF. GAETANO IDEO
Laureato a Milano con il massimo dei voti e la lode. Specialista in Malattie
dell’Apparato digerente, Metabolismo e Ricambio. Libero Docente in
Patologia Speciale Medica e Metodologia Clinica dell’Università di Milano.
Fino al 1981, dopo 4 anni come Assistente Universitario a Cagliari, è stato
Assistente e poi Aiuto Universitario della Clinica Medica dell’Università di
Milano.Nel 1982, idoneo a Professore Associato Universitario, ha lasciato
l’Università per diventare Primario Medico all’Ospedale S.Anna di Como,
dove ha organizzato il Reparto con criteri moderni, privilegiando l’attività
specialistica ambulatoriale e il Day Hospital.
Dal 1988, per oltre 10 anni, è stato a Milano all’Ospedale Niguarda Cà Granda come Primario della
Divisione di Medicina Crespi e del Servizio di Epatologia, occupandosi soprattutto di terapia delle
epatiti croniche virali, degli epatocarcinomi e dei trapianti di fegato. Successivamente si è trasferito,
con buona parte della sua Equipe e con Radiologi di fiducia, all’Ospedale San Giuseppe di Milano in
qualità di Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e di Epatologia prima e Consulente Epatologo
poi, fino alla fine del 2007.
Vincitore del Premio Marzotto e del Premio Butturini, ha trascorso oltre un anno presso la Liver Unit
del King’s College Hospital di Londra diretta dal Prof. Roger Williams. Ha al suo attivo oltre 400
pubblicazioni. E’ stato inoltre Relatore a numerosi Congressi ed Organizzatore di Convegni riguardanti
soprattutto la terapia delle malattie di fegato. Da segnalare considerando l’avanguardia della ricerche
lo studio della gamma-glutamiltransferasi (1970-1974), l’impiego del Nadololo nelle prevenzione delle
rottura delle varici esofagee (1982-1985), il trattamento con l’Interferone dell’epatite cronica NonA-
Non B (1987-1989, la sperimentazione della Ribavirina associata all’Interferone nell’epatite Cronica C
(1995-1998), il continuo utilizzo del Fibroscan dal marzo 2004.
E’ Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Amici dell’Epatologia (FADE. Nel 2006 ha
pubblicato un Compendio di Epatologia, ora in fase di aggiornamento, inviato a 25.000 Medici di
Famiglia. Fino al 2007 ha tenuto un Sito personale riguardante le principali malattie di fegato con
aggiornamenti mensili riguardanti le novità pubblicate nelle migliori riviste del mondo. Ha dovuto
interrompere questo servizio in quanto dal 2005 conduce un Forum Epatologico nella Sezione Salute
del Corriere della Sera on-line (http://forum.corriere.it/fegato/). Ha risposto finora a oltre 7000
domande sulle Malattie Epatiche.
Oggi è un Libero professionista continuando ad occuparsi di malattie di fegato, in particolare delle
epatiti virali, della steatosi e steatoepatite, di tumori epatici, ecc. Molti si rivolgono per avere una
seconda opinione dopo che è stata posta una diagnosi e/o suggerita una terapia.
E’ Consulente per lo Sviluppo Scientifico di Synlab Italia, e Consulente Clinico ed Epatologico presso
il centro Synlab di Como.Viene tuttora invitato come Relatore e Docente a numerosi Meeting e Corsi di
Aggionamento riguardanti le Malattie Epatiche e Metaboliche.
Riguardo agli interessi personali è sempre stato appassionato di arte e musica, pur non disdegnando di
assistere assiduamente ad avvenimenti sportivi. Ha praticato tennis, calcio, sci soprattutto alpinismo
(ha scalato oltre 40 vette delle Alpi di altezza superiore a 4000 metri). Anche ora continua con lo sci e
l’alpinismo (ma cerca di non superare di molto i 3000 metri!).