L’astrofisica e la divulgazione - oact.inaf.it · del ruolo della sessualità e...

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L a nostra società fa uso sem- pre maggiore di prodotti della scienza e della tecno- logia. Si tratta di oggetti o servizi sempre più complessi e sofistica- ti di cui si apprezza con facilità l’aspetto funzionale senza perce- pirne appieno il valore in termini di prodotto dell’ingegno umano. Questa scarsa comprensione è alla base della “separazione” tra cultura scientifica e larghi strati di popolazione. Il solco che divi- de i pochi che hanno consapevo- lezza del valore della scienza e della ricerca scientifica e la parte maggioritaria, poco sensibile al ruolo che la scienza ha nella nostra società, appare oggi profondo. Ci chiediamo se la situazione sia modificabile o irreversibile, così come appare. È nostro con- vincimento che si possa fare molto e che l’iniziativa debba partire proprio da coloro che sono pienamente coinvolti nelle attività di ricerca. Questa con- vinzione non nasce solo da un atteggiamento positivista o sem- plicemente ottimista nei confron- ti dell’uomo, ma è concretamen- te fondata sull’esperienza di con- tatto diretto con il pubblico. Nell’organizzazione di eventi dedicati alla divulgazione dell’a- strofisica, ogni volta che si riesce a rendere fruibile al vasto pubbli- co l’osservazione diretta di un fenomeno astronomico si ottiene la contemporanea sollecitazione di curiosità ed attenzione verso la scienza in generale. La rispo- sta di pubblico risulta in questi casi sempre superiore alle aspet- tative e sempre con evidenti ma- nifestazioni di interesse, che spa- ziano oltre l’evento in atto. Questo evidenzia in modo chiaro una forte e diffusa doman- da di informazione e cultura scientifica. Il vero tema, dunque, non è la presunta insensibilità generalizzata verso la scienza e la ricerca, ma la difficoltà del mondo della ricerca a trovare le strade adeguate a raggiungere coloro che, per mancanza di occasioni o informazione, sono distanti. Da queste convinzioni nasce il forte impegno dell’Istituto nazionale di astrofisica ed in par- ticolare dell’Osservatorio astrofi- sico di Catania che, di concerto con la sezione astrofisica del dipartimento di Fisica e Astrono- mia della nostra università, pro- muove iniziative ad ogni occa- sione possibile per attirare l’at- tenzione del pubblico sulla scienza e sull’astrofisica in parti- colare. All’osservatorio è stato costituito un ufficio il cui compi- to è di organizzare in modo siste- matico la realizzazione di inizia- tive di divulgazione (educa- [email protected]), grazie alle quali oltre 12.000 persone hanno partecipato ad attività curate da astronomi e docenti universitari nel solo anno 2005. L’ultima, in ordine di tempo, è stata l’apertura al pubblico del- l’osservatorio astrofisico, all’in- terno della Città universitaria, in occasione dell’eclissi solare del 29 marzo scorso. L’eclissi è stata totale in una fascia del globo ter- restre comprendente parte dell’Africa centrale, della Libia, il confine tra Libia ed Egitto, parte della Turchia e dell’Asia centrale. A Catania l’eclissi è stata parzia- le ed è stata visibile dalle 11:20 fino alle 13:48. Il massimo di oscuramento del disco solare, pari a circa il 65 %, si è avuto alle ore 12:33. 31 L’astrofisica e la divulgazione L’eclisse del 29 marzo 2006 Giuseppe Leto ricerca e risorse Fig. 1 Immagine del Sole al momento del massimo dell’eclissi del 29 Marzo 2006. Osservazione Osservatorio astrofisico di Catania

Transcript of L’astrofisica e la divulgazione - oact.inaf.it · del ruolo della sessualità e...

La nostra società fa uso sem-pre maggiore di prodottidella scienza e della tecno-

logia. Si tratta di oggetti o servizisempre più complessi e sofistica-ti di cui si apprezza con facilitàl’aspetto funzionale senza perce-pirne appieno il valore in terminidi prodotto dell’ingegno umano.Questa scarsa comprensione èalla base della “separazione” tracultura scientifica e larghi stratidi popolazione. Il solco che divi-de i pochi che hanno consapevo-lezza del valore della scienza edella ricerca scientifica e la partemaggioritaria, poco sensibile alruolo che la scienza ha nellanostra società, appare oggiprofondo.

Ci chiediamo se la situazionesia modificabile o irreversibile,così come appare. È nostro con-vincimento che si possa faremolto e che l’iniziativa debbapartire proprio da coloro chesono pienamente coinvolti nelleattività di ricerca. Questa con-vinzione non nasce solo da unatteggiamento positivista o sem-plicemente ottimista nei confron-ti dell’uomo, ma è concretamen-te fondata sull’esperienza di con-tatto diretto con il pubblico.Nell’organizzazione di eventidedicati alla divulgazione dell’a-strofisica, ogni volta che si riescea rendere fruibile al vasto pubbli-co l’osservazione diretta di unfenomeno astronomico si ottienela contemporanea sollecitazionedi curiosità ed attenzione verso

la scienza in generale. La rispo-sta di pubblico risulta in questicasi sempre superiore alle aspet-tative e sempre con evidenti ma-nifestazioni di interesse, che spa-ziano oltre l’evento in atto.

Questo evidenzia in modochiaro una forte e diffusa doman-da di informazione e culturascientifica. Il vero tema, dunque,non è la presunta insensibilitàgeneralizzata verso la scienza ela ricerca, ma la difficoltà delmondo della ricerca a trovare lestrade adeguate a raggiungerecoloro che, per mancanza dioccasioni o informazione, sonodistanti.

Da queste convinzioni nasceil forte impegno dell’Istitutonazionale di astrofisica ed in par-ticolare dell’Osservatorio astrofi-sico di Catania che, di concertocon la sezione astrofisica deldipartimento di Fisica e Astrono-mia della nostra università, pro-muove iniziative ad ogni occa-sione possibile per attirare l’at-tenzione del pubblico sullascienza e sull’astrofisica in parti-colare. All’osservatorio è statocostituito un ufficio il cui compi-to è di organizzare in modo siste-matico la realizzazione di inizia-tive di divulgazione ([email protected]), grazie allequali oltre 12.000 personehanno partecipato ad attivitàcurate da astronomi e docentiuniversitari nel solo anno 2005.

L’ultima, in ordine di tempo,è stata l’apertura al pubblico del-

l’osservatorio astrofisico, all’in-terno della Città universitaria, inoccasione dell’eclissi solare del29 marzo scorso. L’eclissi è statatotale in una fascia del globo ter-restre comprendente partedell’Africa centrale, della Libia, ilconfine tra Libia ed Egitto, partedella Turchia e dell’Asia centrale.A Catania l’eclissi è stata parzia-le ed è stata visibile dalle 11:20fino alle 13:48. Il massimo dioscuramento del disco solare,pari a circa il 65 %, si è avutoalle ore 12:33.

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L’astrofisica e la divulgazione

L’eclisse del 29 marzo 2006

Giuseppe Leto

ricerca e risorse

Fig. 1 Immagine del Sole al momento del

massimo dell’eclissi del 29 Marzo 2006.

Osservazione Osservatorio astrofisico di

Catania

La manifestazione è statapensata non solo per risponderealle esigenze del pubblico localema anche per mettere a disposi-zione di tutta la comunità diinternet le immagini dell’eclissi.Abbiamo sviluppato un serviziodi diffusione delle immagini del-l’eclisse via web in tempo reale(http://www.eclisse2006.it/) gra-zie al quale è stato possibile se-guire l’evoluzione del fenomeno.Il sito ha avuto un riscontro dipubblico notevole: durante l’e-clissi sono stati circa 200.000 gliinternauti che hanno “partecipa-to” all’evento attraverso la rete(in Fig. 1 un immagine al mo-mento della fase centrale dell’e-clissi). Contemporaneamente ivisitatori hanno potuto fruire di

una breve presentazione multi-mediale, effettuata a cura diastronomi e docenti, propedeuti-ca alla comprensione del feno-meno delle eclissi solari e suc-cessivamente hanno potuto effet-tuare osservazioni dirette al tele-scopio.

L’iniziativa è stata molto gra-dita dalla cittadinanza e sono statioltre 500 i visitatori, molti più diquanto ci si aspettasse. Il displaydell’immagine del sole in direttasu un grande schermo posto al-l’ingresso dell’osservatorio, l’im-pegno del personale scientifico etecnico nell’accogliere e seguire igruppi di visitatori, ha permessodi chiudere la giornata di divulga-zione raccogliendo apprezza-mento e soddisfazione del pub-

blico, costituito da persone diogni età e livello culturale. Eranopresenti scolaresche organizzatema anche famiglie e bambini:tutti hanno goduto dello spettaco-lo offerto dalla natura.

L’Osservatorio aveva predi-sposto per la giornata anche unaltro modo di “vedere” l’eclissi.Infatti in collaborazione con ilCircolo didattico S. Giuffrida diCatania è stato organizzato unesperimento di misura della va-riazione di luce durante l’eclissi.I bambini della scuola hannocontribuito a creare il grafico divariazione di luce usando unostrumento appositamente predi-sposto. Su un supporto sono statimontati un piccolo pannello so-lare, un voltmetro ed un orolo-gio, ogni variazione di lumino-sità sarebbe stata registrata, inprima approssimazione, comevariazione della tensione misura-ta dal voltmetro. Il compito deibambini è stato creare una tabel-la annotando il valore indicatodal voltmetro e l’orario della mi-sura. I bambini, protagonisti diun esperimento scientifico, han-no condotto l’esperienza consuccesso come mostrato dal gra-fico riportato in Fig. 2. Anche inquesto caso l’entusiasmo deibambini e degli educatori è stato

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ricerca e risorse

Fig. 2 Grafico ottenuto dalla tabella

creata dai bambini della Scuola ele-

mentare S. Giuffrida di Catania

Fig 3 Sotto: un momento della registra-

zione dei dati dell’”esperimento scienti-

fico” effettuato presso il Circolo didatti-

co S. Giuffrida.

Eclisse 29 marzo 2006

Eclissi 29 marzo 2006

1050.001040.001030.001020.001010.001000.00990.00980.00970.00960.00

11:00 11:30 12:00 12:30 13:00 13:30 14:00

mill

iVol

ts

Tempo

Un giorno senza eclissi

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tale da portare ad un risultatofinale estremamente positivo,ognuno ha potuto verificare neifatti quanto discusso in classenelle lezioni preparatorie.

Inoltre, l’esperimento ha an-che permesso ai bambini di toc-care con mano la possibilità diutilizzare il sole come fonte dienergia. Il pannello solare, infat-

ti, è stato collegato anche ad ungioco meccanico (un’elica) chequindi è stato tenuto in movi-mento grazie all’energia solareprodotta.

L’iniziativa del 29 marzo 2006ha dimostrato che ci sono larghefasce di popolazione, di vari livel-li culturali che hanno voglia epiacere di essere in qualchemodo avvicinati alla scienza.L’eclisse si è trasformata per tuttigli intervenuti in un momento diappagamento delle proprie curio-sità con innumerevoli domandeagli astronomi.

Il bilancio di una giornata dipacifica invasione dell’Osser-vatorio può essere quindi consi-derato estremamente positivo.

Per quanto detto, riteniamoche iniziative come “La città del-la scienza”, vedi articolo sulnumero 1/2006 del “Bollettinod’Ateneo”, siano di grande rile-vanza culturale e sociale e siinseriscono su una situazioneculturale che appare sensibileagli stimoli. “La città della scien-za” sarà certamente un’iniziativadi successo e l’INAF-Osserva-torio astrofisico di Catania insie-me alla sez. Astrofisica del dipar-timento di Fisica e astronomiasaranno ben lieti di potere dareun contributo di valore.

Una galleria fotografica deglieventi organizzati in occasionedell’eclissi del 29 marzo 2006 edinformazioni generali sulle eclis-si sono disponibili su http://eclis-se.oact.inaf.it.

Informazioni sulle attività di-vulgative possono essere trovatesu http://www.oact.inaf.it/outrea-ch_it.html.

Fig. 4 Sopra: un momento della misura

della variazione di luce durante l’eclissi

solare, a turno tutti i bambini hanno

potuto effettuare la “loro” misura

Fig. 5 Un momento dell’invasione paci-

fica dell’Osservatorio durante l’eclissi

La bioetica è prepotente-mente balzata alla ribaltacome disciplina di insegna-

mento universitario nelle facoltàscientifiche a seguito dell’avviodel nuovo ordinamento didatticoa Medicina. Il corso integrato diScienze umane ed il core curri-culum della laurea magistrale inMedicina e Chirurgia prevedono,infatti, unità didattiche elementa-ri che ad essa fanno preciso rife-rimento. In alcune università ita-liane pionieristiche, anche lafacoltà di Scienze ha inserito, incorsi di lauree magistrali diBiologia, crediti didattici che sirifanno ai principi della bioetica.Essendo quest’ultima una scien-za molto giovane, come per tuttele discipline di nuovo ingaggiosul territorio universitario nazio-nale, la pratica del suo insegna-mento nei corsi di bioscienze haoggi caratteristiche di improvvi-sazione. Premesso che è ampia-mente riconosciuta la necessitàdi dibattere con gli studenti iprincipi della bioetica, si pone ilproblema di chi deve insegnarla,se medici, filosofi o religiosi, o sel’indirizzo didattico deve esserelaico ovvero confessionale (vediil recente libro di G. Fornero,Bioetica cattolica e bioeticalaica, Mondadori 2005). Per iprimi possiamo dire che ancoraoggi è presente nel medico lamatrice sacerdotale ed è vivo ilrapporto paternalistico col pa-ziente; per i secondi e terzi, pos-siamo rimarcare che essi scono-

scono la pratica medico-biolo-gica.

La bioetica è una scienza sto-rica; dipende dal contesto socia-le e culturale in cui essa è defini-ta. È nata a seguito del progressotecnico e delle nuove possibilitàda esso aperte. Queste ultime fa-voriscono l’affermazione di unanuova cultura di approccio al-l’uomo e alla sua corporeità. Inquest’ultima accezione, forse va-le la pena andare alla ricercadelle origini della bioetica, ap-punto storiche, e comprendereda quando datano e come posso-no aiutarci ad impostare il pro-blema didattico di oggi. Tra gliargomenti di attualità bioeticapossiamo citare: fecondazioneassistita, trapianti d’organo, eu-genetica, biotecnologie, inge-gneria genetica, accanimentoterapeutico, eutanasia, consensoinformato, sperimentazione cli-nica, rapporto medico-paziente,inquinamento ambientale, limitidelle bioscienze. Alcuni di questitemi sono in parte antichi, altrisono decisamente moderni. Lanatura dell’ereditarietà ed il suomeccanismo sono rimasti a lun-go avvolti nel mistero e solo nelXX secolo è stata trovata la chia-ve di lettura. La produzione diibridi di piante da parte di J.G.Kölreuter (1733-1806) e G.Mendel (1866) poneva problemietici? Certamente no. Ma è an-che vero che il riconoscimentodel ruolo della sessualità e del-l’equivalente contributo genetico

materno e paterno nelle pianteentrò in conflitto con i dogmiscientifico-religiosi a suo tempoimperanti; bisognò aspettare lateoria cellulare e gli esperimentidi fecondazione di O. Hertwig(1875) per capirne di più sull’e-reditarietà.

Solo col microscopio elettro-nico (1940) si è svelato il conte-nuto di quello che era chiamatoil “protoplasma” da Purkinje(1839) e l’importanza del nucleocellulare. Questo solo per direche l’avanzamento tecnologiconecessita di una revisione cultu-rale, di un riallineamento dicomportamenti sociali e meta-scientifici.

Dicevamo che le difficoltà at-tuali possono più facilmente es-sere comprese mediante unexcursus storico, cioè di scopertanel passato delle radici dellabioetica moderna, che mostri inquale modo si è giunti alle pro-blematiche odierne.

Preoccupazioni etiche (nonancora bioetiche) permeano l’in-tera storia del sapere filosofico emedico occidentale a partire daIppocrate, Platone, Aristotele. Itre concetti di epistéme (cono-scenza), doxa (opinione), ethòs(comportamento) sono chiara-mente elaborati dalla filosofiagreca classica che li usa nelladiffusione del sapere tecnologi-co. Il giuramento di Ippocratedella metà del IV sec a.C. è ilprimo codice deontologico indifesa della vita e dell’interesse

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La bioetica: da dove e per chi

Mario Alberghina

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la didattica

del malato. Platone, che apprez-za Ippocrate, sottolinea il rappor-to tra sapienza-etica e saperepratico. Ma l’eugenetica formu-lata da Platone nella Repubblica(è lo Stato a scegliere gli indivi-dui per una discendenza perfet-ta) pone problemi bioetici? Cer-tamente si.

Nello stesso mondo grecovive e fruttifica la medicina teur-gica (sacerdotale o magica) checoltiva l’immagine di una guari-gione proveniente dagli dei.Asclepio, comune mortale e ar-chetipo della figura del medico,è mitizzato e deificato, e la me-dicina dei templi di Apollo edAsclepio viene esportata nellastessa forma e contenuti a Roma.Qui la medicina greca arcaica etemplare convive con una medi-cina laica in edifici iatreion(ambulatori) accanto ai templi otabernae del suburbio. La suben-trante medicina monastica, dimatrice benedettina, ricalca laclassicità, cioè la medicina gre-co-bizantina, e nella lunga nottemedioevale, buia anche per lasemeiotica medica e la terapia,la visione teologica e filosoficadel cristianesimo domina l’inse-gnamento e la pratica della me-dicina fino al XVII secolo, benoltre le scoperte rinascimentalidella nuova anatomia e l’affer-mazione del metodo sperimenta-le di Galilei. Né saranno gli sta-tutes dell’Inghilterra del XVIsecolo, che codificano corporati-visticamente la professione sani-taria, ad avere slanci bioetici.

La Controriforma stabilisceancora una volta il monopolioreligioso sulla morale e sullascienza. A nulla vale l’eserciziodella filosofia della natura soste-nuto dagli antiaristotelici non-scienziati, B. Telesio, G. Bruno eT. Campanella. Difenderanno lacosmologia copernicana, soster-ranno che la natura ha un’anima,che solo l’esperienza e non iconcetti precostituiti fanno pro-gredire la scienza, che il fine del-

l’uomo è la propria conservazio-ne e non l’esercizio aristotelicodella ragione, ma alcuni di lorofiniranno davanti ai tribunalidell’Inquisizione.

Sull’inutilità della conoscen-za delle essenze dei fenomeni,sulla necessità della scopertadelle leggi che li regolano, sul-l’utile esercizio della matematicae sull’estraneità tra spirito emateria, fra anima e meccanicafisiologica, si baserà il meccani-

cismo cartesiano d’improntaantiaristotelica. A cui fa eco l’av-vento del meccanicismo e dellaiatromeccanica nella fisiologia e medicina del XVII secolo(Harvey, Malpighi, Borelli, Redi,Boerhaave): la macchina comemodello esplicativo della realtà edella concretezza empirica, Diocome il meccanico per eccellen-za (il Divino Macchinista) e lanatura come ineguagliabile per-fezione meccanica matematizza-bile. Principi e comportamentidestinati a cadere sotto i colpidell’etica di Spinoza che rivendi-ca nuovamente l’unità tra ilmondo dello spirito e quello del-

la materia, seguita a ruota dal-l’antimeccanicismo di Leibniz:Dio ha creato il mondo e le sueleggi armoniche in un istante; lanatura è continua e preformata.

A questo punto del nostropercorso storico, con l’afferma-zione di tecniche più avanzate,che pur sempre è un processopiù veloce del progresso filosofi-co, i problemi bioetici connessi,se esistono, non sono ancoraproblemi sociali e restano relega-

ti nei laboratori e nelle accade-mie. Nel tardo Settecento si per-viene alla laicizzazione dellacultura biologica (fisiologica),medica e filosofica. Si discuteaccanitamente di preformismodel vivente (nell’uovo precosti-tuito l’essere è presente in minia-tura, o nell’ovaio di Eva sono tut-ti gli individui della sua discen-denza), di creazionismo (attodivino creativo degli elementi edegli organismi della natura), dinegazione della generazionespontanea.

Su quest’onda, il preformistaabate Spallanzani inizia gli studisull’embriologia e sulla feconda-zione artificiale nella rana e neicani, mentre la vivisezione e l’e-lettricità animale sono strumentidiffusamente impiegati nelle ri-cerche fisiologiche del primo

Tavola tratta dall'opera di L. Spallanzani"Saggio di osservazioni microscopi-che...", Modena 1765

Ottocento. Il microscopio acro-matico di Amici consente infinela codificazione della teoria cel-lulare del botanico Schleiden,del biologo Schwann e del pato-logo Virchow.

Gli studi sul naturalismo evo-luzionistico e quelli a caratteregeo-paleontologico dello stessoperiodo vedono molti tentativi diinserimento dei risultati ottenutiancora nel quadro del raccontobiblico della creazione (ortodos-sia cattolica). La naturphiloso-phie ed il carattere mitologico-estetico della scienza romanticarallentano ogni afflato progressi-sta e tecnicista delle nascentibioscienze. La forte contrapposi-zione epistemologica tra La-

marck, Geoffroy Saint-Hilaire eCuvier non ha alcuna sfaccetta-tuta bioetica, ma resta un conflit-to sull’interpretazione e struttura-zione della conoscenza biologi-ca nell’era pre-darwiniana.

Dalla pubblicazione del Me-dical Ethics ad opera di ThomasPercival, nel 1794, alla formula-zione del Codice etico dellaNational Medical Convention diNew York del 1874, codice intri-so di considerazioni filantropi-che e di appoggio morale alpaziente, passano ancora ottantaanni privi di riferimenti e dibatti-ti bioetici. Quasi lo stesso nume-

ro di anni passerà fino alla Di-chiarazione di Ginevra dellaWorld Medical Association del1948 (obbligo del consensoinformato).

Solo in tempi recenti si sonocodificati i campi d’azione distin-ti tra etica medica e deontologia.L’etica medica è vista come mora-le professionale che si appoggiaad una filosofia morale applicataalla medicina, al rapporto medi-co-paziente; la deontologia comeun insieme di doveri verso ilpaziente, di norme comporta-mentali insite in un contestosociale e culturale.

Nei 2000 anni successivi agliatomisti greci e ad Aristotele (Degeneratione) ben poco di signifi-cativo e di veramente nuovo èstato, dunque, aggiunto a propo-sito della generazione e dell’ere-ditarietà. Da Linneo a Mendelpassa il percorso fondativo dellascienza della genetica. L’em-briologia ha preso il via solo nel1828. La bioetica, pertanto, nonaffonda le radici nei grandi dibat-titi etico-filosofici del passato,ma è il frutto contemporaneodell’evoluzione tecnologica delsecondo Novecento, quando sia-mo saltati dalla semplice osser-vazione scientifica alle manipo-lazioni biologiche (prima defini-zione di morte cerebrale, primitrapianti d’organo). L’oncologoamericano Van R. Potter conia iltermine bioetica = condottaumana nel campo delle scienzedella vita e della salute (ecologiaglobale della vita) nel 1971.

Se la storia del pensiero scien-tifico e filosofico poco ci aiuta ariconoscere gli odierni concettibioetici, ciò nonostante le spessoinconciliabili posizioni rivali, sca-turenti da differenti concezioniantropologiche, e la multiformetipologia delle bioetiche moder-ne, vanno messe a confronto eillustrate agli studenti perché essi,nel futuro esercizio professionale,si troveranno quasi sicuramentesu un terreno di scontro.

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la didattica

Renato Paresce, Natura morta meccani-ca, 1931, olio su tela