L'Asolano N°6-08

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A LASOLANO Periodico indipendente d’attualità e cultura del territorio di Asola Anno 3 N°6 Novembre - Dicembre 2008 €. 2,00 (copie arretrate €. 2,50) Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale -70% DCB Mantova Domenica 12 Ottobre 2008, ore 10 Dall’ antica Cattedrale di Asola, Rete 4 ha trasmesso, in diretta, LA SANTA MESSA officiata da Don Riccardo Gobbi. L’ Italia intera ha potuto, così, ammirare la straordinaria eleganza e bellezza della nostra Cattedrale. Per richiedere il DVD della trasmissione vai a pagina 25. all’interno, a pag . 16 e 17: COME ERAVAMO

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Domenica 12 Ottobre 2008, ore 10 Dall’ antica Cattedrale di Asola, Rete 4 ha trasmesso, in diretta, LA SANTA MESSA officiata da Don Riccardo Gobbi. L’ Italia intera ha potuto, così, ammirare la straordinaria eleganza e bellezza della nostra Cattedrale. Per richiedere il DVD della trasmissione vai a pagina 25. all’interno, a pag . 16 e 17: COME ERAVAMO Anno 3 N°6 Novembre - Dicembre 2008 €. 2,00 (copie arretrate €. 2,50) Attualità 2 L’Asolano 6 / 08

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AL’ASOLANO Periodico indipendente d’attualità e cultura del territorio di Asola Anno 3 N°6 Novembre - Dicembre 2008 €. 2,00 (copie arretrate €. 2,50)

Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale -70% DCB Mantova

Domenica 12 Ottobre 2008, ore 10 Dall’ antica Cattedrale di Asola, Rete 4 ha trasmesso, in diretta,

LA SANTA MESSA officiata da Don Riccardo Gobbi.L’ Italia intera ha potuto, così, ammirare la straordinaria

eleganza e bellezza della nostra Cattedrale.Per richiedere il DVD della trasmissione vai a pagina 25.

all’interno, a pag . 16 e 17: COME ERAVAMO

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L’Asolano 6 / 08 Attualità 2

Natale è alle porte!Vuoi qualche idea per i tuoi regali,

sia quelli privati, che quelli che devi fare per la tua azienda?

Sta arrivando Natale, che regalo gli faccio?Sta arrivando Natale, che regalo gli faccio? Q è ilQuesto è il problema di tutti perchè proprio a Natale non si può

rinunciare ai regali. Molte occasioni per fare regali sonostate abolite ma il Natale, con tutti i suoi significati e la sua tradizione, è la Festa per eccellenza e con essa è rimasta la

tradizione di fare i regali, talvolta per il piacere di ricordareuna persona amica, altre volte per contraccambiare una

gentilezza, o un regalo ricevuto. Un regalo deve parlare di noi che lo porgiamo, ma deve anche riflettere i gusti e la

ssensibilità della persona a cui è rivolto. E, allora, perchè non farsi ispirare dalla Natura che, come ebbe a dire

Albert Einstein: < Ogni cosa che puoi immaginare, la Natura l’ha già creata >?

Ad Asola c’è un negozio molto attento agli insegnamenti Ad Asola c’è un negozio molto attento agli insegnamenti ddella Natura, “Terme in Città”. Qui, potrai essere aaccompagnato nel mondo dei profumi della Natura e scegliere ffra le tisane più fragranti, preparate con frutta e bacche del bbosco, buone da bere; ma anche quelle che possono risolvere ippiccoli inconvenienti della salute. Potrai spaziare fra i tèpprofumati della tradizione orientale, con i loro corredi di tteiere, filtri, tazze decorate, tisaniere in ceramica, o in ghisa ddei riti giapponesi. E, poi, ancora, potrai scegliere fra i ddiffusori di aromi ed essenze; i più svariati incensi, che creano uun tocco di raffinato mistero nella casa. E che dire di tutte le nnovità cosmetiche naturali, per viso, corpo e bagno proposteddalle più importanti aziende italiane del settore erboristico? LLa scelta di un regalo non può prescindere ddalla certezza della qualità.

““T i Ci àTerme in Città” h l i” ha sempre selezionatoe proposto alla propria clientela solo

quelle aziende italiane che garantiscono la sicurezza delle materie prime; la totale

aassenza di principi attivi chimici, oli minerali,o derivati da idrocarburi, di OGM e di altricontenuti che possano danneggiare la pelle.

Inoltre, e non solo a Natale, “Terme in Città” offre, con tutta la sua cortesia e

disponibilità, il valore aggiunto di confezio-ni regalo accurate e senza alcun aggravio di

prezzo, ideali per far bella figura.Per il prossimo Natale, quindi, se devi

scegliere un regalo, prima scegli di passare da “Terme in Città”, ad Asola,

in via Libertà, 51 - tel. 0376-720777,anche solo per semplice curiosità.

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Con questo numero, il sesto del 2008, si conclude il terzo anno di attività de L’ Asolano. E’, quindi, tempo di bilanci

ma, soprattutto, di buoni propositi. Per ciò che è stato fatto La nostra attività è sotto gli occhi di tutti e devo dire che la Vostra risposta è stata, ogni anno, più lusinghiera, tale da spronarci a proseguire con l’entu-siasmo indispensabile, per crescere e per mettere in atto tutti i buoni propositi a cui si è accennato. Il 2008 è stato un anno ricco di soddisfazioni, soprattutto morali. La nostra perseveranza, se è stata la risposta incon-futabile, a chi pensava, o forse sperava, che ci saremmo stancati presto, è stata anche il motivo che ha convinto molti a credere nella nostra iniziativa e, molti altri, ad abbonarsi. Da questi ultimi, sparsi in ogni angolo d’Italia, ci sono giunti gli apprezzamenti che hanno toccato in profondità le corde del nostro ani-mo. “L’Asolano” è diventato, soprattutto per loro, il mezzo per per rinsaldare il legame in-dissolubile con le proprie radici, con i ricordi sopiti, con i propri indimenticati affetti. E’ bel-lo, ed impegnativo, pensare di essere diven-tati il loro punto di riferimento, perchè ora, l’ultima cosa che vorremmo accadesse, è deluderli. Per questo guardiamo avanti, forti dei nostri consensi, e decisi a farci conosce-re anche negli altri paesi dell’asolano. Per continuare dobbiamo crescere, raggiungere un pubblico sempre più vasto che, come noi, ha bisogno di ritrovare la propria identità. E, cosa meglio della cultura e delle tradizio-ni comuni possono servire allo scopo? Ed ora parliamo dei buoni propositi. Ben lungi

dal pensare di aver raggiunto la perfezione, la nostra attenzione è sempre più rivolta a quel-le scelte che ci permetterebbero di migliorare. Così, come già accennato in precedenza, la prima novità del prossimo anno sarà quella dell’apertura del nostro sito internet, www.asolano.it sul quale riponiamo molte aspetta-tive perchè, grazie ad esso, pensiamo di poter colmare il vuoto di notizie che, inevitabilmente, si crea nell’arco dei due mesi, fra un’uscita e l’altra del giornale. Internet, con la sua magica immediatezza, può essere lo strumento ide-ale per riavvicinare ad Asola chi è lontano, e per facilitare il dialogo con i lettori. La secon-da novità è quella di un piano per aumentare la nostra presenza sul territorio. Ciò richiede un ulteriore impegno, per incrementare la ti-ratura. Ma la possibilità di raggiungere questi traguardi non dipende solo da noi. Occorre trovare, in ciascun nuovo paese, una perso-na disponibile a diventare nostra corrispon-dente, col compito di inviare in redazione, nei tempi e nei modi stabiliti, notizie, fotografie ed articoli che, ovviamente, meritino di venir pubblicati e che siano coerenti con la nostra linea editoriale. Non cerchiamo giornalisti o scrittori professionisti, ma persone che amino il proprio paese, che ne siano civilmente ed emotivamente coinvolte e che dimostrino una buona propensione a scrivere e ad informare. A differenza di altri giornali, che offrono ai pro-pri collaboratori compensi ridicoli, “L’Asolano” ha scelto un diverso trattamento economico. Si è pensato, infatti, di legare la retribuzione alla vendita dei giornali. Il prezzo di copertina è di 2,00 Euro, ma noi siamo disposti a cedere

ai nostri corrispondenti, ogni copia, a 0,50 Euro. In tal modo, più copie verranno ven-dute, nella zona di pertinenza di ciascuno, e maggiore risulterà il compenso. Questo di-penderà anche dalla qualità dei loro articoli. Il corrispondente potrà vendere direttamen-te i giornali ed, in tal caso, guadagrerà 150 Euro, ogni 100 copie vendute; oppure, potrà affidarli alle edicole, ed allora dovrà rinuncia-re alla percentuale dovuta a chi lo rivende. In entrambi i casi, il nostro corrispondente, senza dover anticipare un centesimo, potrà percepire un compenso molto superiore a quelli normalmente pagati dalle altre testate. Chi abita in paesi che distano da Asola non più di 15-20 km. (Asola esclusa) e fosse in-teressato alla nostra proposta, potrà inviare una e-mail a: [email protected]. e sarà prontamente contattato. Mi scuso con i let-tori se ho approfittato di questa rubrica per motivi di servizio ma, per il futuro del gior-nale, trovare dei collaboratori è determinan-te. Nel prossimo numero, il primo del 2009, questo editoriale affronterà il tema spinoso delle elezioni amministrative, che si terranno in primavera, per eleggere il nuovo Sindaco.

L’Asolano 6 / 08 Editoriale 3

Dopo tre anni di attivitàPer L’Asolano è tempo di bilanci,

di novità e buoni propositi.Guido Baguzzi

L’Asolanobimestrale

Periodico indipendente d’attualità e cultura del territorio di Asola

ANNO 3 - N° 6Novembre / Dicembre 2008

Autorizzazione Tribunale di Mantova N° 2 / 06 del 16 / Giugno 2006

Direttore Responsabile: Guido Baguzzi

Albo Giornalisti N° 110821 e-mail: [email protected]

Direzione e Redazione: Asola (Mantova)

Via Cantarane, 39 - Tel. 338.1516966

Raccolta pubblicitaria: Dario Compagnoni

Via Garibaldi, 10 - Tel. 340.5958842e-mail: [email protected]

Pubblicità: inferiore al 45%

Stampa: Gescom - Viterbo

Editore: Associazione Culturale “L’Asolano”

Asola, via Pignole, 24Registrata l’11 agosto 2005

Uff. Reg. Castiglione Stiv. N° 3119 / 3

Collaboratori:Annalisa Antonini, Eros Aroldi,

Cristiana Azzali, Marco Peri Ester Cauzzi, Dario Compagnoni,

Egizio Fabbrici, Enrico Ferro, Don Riccardo Gobbi, EOS Piubega,

Rosalba Le Favi, Anna SbalchieroWilliam Rizzieri, Massimiliano Todeschi,

Rosanna Viapiana, Romano Zucchelli

Attuale Zona di Diffusione:Asola, Acquanegra, Casalmoro,

Casalromano, Castelnuovo, Casaloldo, Ceresara, Piubega.Tiratura attuale: 1.000 copie

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Castelnuovo di Asola - Via Asinaria, 35Telefono: 0376 - 730050 Cellulare: 335 - 7086514

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Accogliamo con rinnovato favore ed interesse la sollecitazione che ci giunge dall’ing. Claudio Caval-

li, portavoce di una corrente di opinione che da tempo si batte per poter riportare in piazza XX Settembre i simboli dell’an-tico legame di Asola con la Serenissima Repubblica di Venezia. Nella premessa del documento che ci è stato recapitato, in sintesi, si legge che, con la progettazione della nuova pavimentazione, si ipotizzava di trasformare Piazza XX Settembre in un’adeguata isola pedonale.

Tale trasformazione di utilizzo, inizial-mente, incontrò comprensibili resistenze. Oggi, invece, appare sufficientemente dif-fusa la disponibilità e il desiderio di una sistemazione di questo importante spa-zio per destinarlo alla funzione sociale di “salotto buono” della Comunità asolana.

Oggi questa sistemazione non è più praticabile, ma potrebbe es-sere modificata in modo che i

due simboli di Venezia siano presenti senza essere d’ingombro. Quindi, la so-luzione più logica, volendo rispettare la sede stradale, prosecuzione di via Liber-tà, potrebbe essere quella di collocare il Pilo alzabandiera sul marciapiede della Cattedrale e la Colonna con il Leone che, attualmente, si trova presso i giar-dini delle elementari, sulla piazza, posta difronte, appena dopo il parcheggio. Si spera sempre che, prima o poi, qualche amministrazione trovi lo spazio per un grande parcheggio, comodo al centro, che consenta di autorizzare in piazza le sole soste per carico e scarico. E, sareb-be ancor meglio se quell’ipotetica am-ministrazione trovasse anche il coraggio di fare del Centro Storico una bella isola pedonale, ricca di servizi e di attrazioni,

che faccia ritrovare alle famiglie ed alla gente il gusto di passeggiare per le vie, senza il rischio di venir travolti o affumi-cati dalle automobili. In quel caso, anche i commercianti più scettici capirebbero che fare del Centro Storico un grande centro commerciale all’aperto, (tipo la città della moda, per intenderci.) sarebbe, soprattutto, nel loro interesse. Dove è già stato fatto, si è visto che un’isola pedonale, con como-dità di parcheggio, aperta solo al traffico dei residenti, favorisce il commercio. Se fosse concesso alle famiglie di riscoprire il piacere di passeggiare nelle vie, senza rischi per i bambini, i negozi tornerebbero a lavorare ed il Centro Storico ad animar-si. Ma, se gli amministratori devono capi-re che i negozi sono una risorsa, e non un peso per il Centro, i commercianti, devo-no convincersi che la chiusura delle vie è la loro ultima speranza, per evitare che a chiudere, prima o poi, siano i loro negozi.

Da documenti d’archivio reperiti a sup-porto di questa proposta, come eviden-ziato da una ricerca della Prof.ssa Ma-nuela Pellegrini Galasi, è accertata la presenza nella piazza di Asola di una colonna con pilo portastendardo sin dal 1498. Le caratteristiche della Colonna recentemente valorizzata dal lavoro di recupero del Famedio ad opera dei vo-lontari dell’Associazione di S. Rocco, a fianco dell’ingresso dell’omonima Chie-sa, farebbe pensare che questa colonna sia proprio quella originale, denominata “Colonna della preda granda”. Da que-sta premessa prende spunto la proposta di ricollocarla in piazza, come elemen-to caratterizzante nell’architettura della stessa, secondo l’iconografia ed i disegni dell’ing. Claudio Cavalli che ad essa si ispirano e che qui riproduciamo.

L’Asolano 6 / 08 Sanità 4

Proposta per valorizzare Piazza XX Settembre

Riposizioniamo i simboli della nostra Venezianità!

Nel disegno a fianco, l’ing. Cavalli evidenzia come dovrebbe essere il pilo alzaban-diera. L’ immagine sopra riproduce un particolare dell’antica Mappa della For-tezza di Asola, nel quale è evidenziata la disposizione originaria del pilo e della colonna con il Leone di San Marco, che appaiono allineati con la fontana di Ercole.

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Il merito di questa idea, rivoluzionaria per Asola, è tutto della vulcanica Presi-dente dell’Associazione Genitori A.Ge., Antonella Goldoni Grillo che, in pochi giorni, è riuscita nella titanica impresa di mettere d’accordo la quasi totalità dei commercianti del Centro Storico e, con-temporaneamente, di ottenere il benestare dell’Amministrazione Comunale. Il risul-tato dovrebbe essere quello di una serata molto frizzante che, dalle 21 alle 24, vedrà le vie del centro illuminate, i negozi aperti e varie iniziative, degustazioni e spettacoli organizzati dagli stessi commercianti, in prossimità delle loro vetrine, allo scopo di attirare il pubblico delle grandi occasioni. Musica, sfilate, tavolini nelle vie, artisti di strada e quant’altro per far sentire che i negozi di Asola sono ancora vivi ed attivi. L’occasione sarà buona anche per il pub-blico che avrà l’opportunità di prendere vi-sione delle ultime novità proposte dai vari negozi, in occasione delle festività natali-zie. Proposte che andranno ad arricchire quelle presentate dal Mercatino Natalizio allestito in piazza XX Settembre. La serata avrà un ulteriore motivo di richiamo con il tradizionale ed imperdibile spettacolo

del Presepe Vivente allestito nella straor-dinaria cornice del Parco di Palazzo Terzi.

Via Boschetti a Castelnuovo: L’ultima frontiera del filòs

Anche quest’anno la stagione del Fi-lòs di Via Boschetti a Castelnuovo si è chiusa con una gioiosa partecipazione di pubblico, forse anche grazie alla subbli-me arte pasticcera delle nostre “filosére” (neologismo che sta per donne del filòs). La cronaca di un anno di Filòs in via Bo-schetti riporta che l’ultima edizione del 2008, invece di segnare il passo, come è già capitato, in altri casi, a questa antica tradizione, si è arricchita di nuove presen-ze, forse attratte dalla prospettiva di poter partecipare, a pieno titolo, al- l’apoteosi dolciaria dell’ultima seduta. E’ chiaro che tanto successo possa suscitare qualche in-vidia. Altro che Filòs di pettegoli, come qualcuno ha voluto, ingiustamente, insi-nuare... Casomai, se un rimprovero può essere mosso a via Boschetti è che il suo Filòs, a detta della sua stessa “nédra del zöc”, colui che il mondo conosce come Oreste Rubes, è poco serio (sono parole sue!) a causa della presenza di “due ele-menti” che rispondono al nome di Gino e di Floriano. Due individui che, a suo dire, avrebbero trasformato il Filos in una vera e propria “Palestra di risate”. L’invidia degli altri Filòs è fuori luogo perchè nes-suno impedisce loro di “ingaggiare” due elementi come Gino e Floriano che sanno modificare “il clima” come nessun altro. Al di là delle battute, volendo tornare seri, almeno per un momento, diremo che è importante che “i Filòs crescano”, sia in quantità, che in numero di partecipanti. E’ bello che la gente torni a parlare, a socia-lizzare, a scambiare opinioni e, perchè no, torni anche a fare qualche innocente pette-golezzo (quello che, per intenderci, gior-nali e TV, oggi chiamano “gossip”). Chi volesse rendersi conto di persona di cosa stiamo parlando, il prossimo anno potrà unirsi al mitico ed ineguagliabile, Filòs di via Boschetti, a Castelnuovo.

L’Asolano 6 / 08 Attualità 5

Sabato 20 dicembre nelle vie del Centro

“Notte magica... asolana” Per iniziativa dell’A.Ge. negozi aperti e spettacoli nelle vie

Pesca di beneficienza al gazebo, in piazza.

La Presidente dell’A.Ge. (Associazio-ne Genitori) Asola, Antonella Goldoni Grillo, anima della bella iniziativa.

SpigolatureUn anziano, abitué dei giardini Ardigò, dopo aver provato le nuove panchine, rim-piange le vecchie. Prima di cambiare le panchine perchè non si è pensato di fare provare il nuovo modello agli anziani che sono i principali utilizzatori? Le panchi-ne nuove sono troppo basse e scomode per le necessità degli anziani.

* * *Sembra che ai genitori degli studenti di Asola delle Scuole Medie, che utilizzano la mensa, sia giunta una lettera del dirigente scolastico, con l’invito di far man-giare a casa i propri figli perchè, pare, che la nuova mensa scolastica, di prossima apertura, sia stata costruita già insufficiente ad ospitare tutti i bambini.

* * *Alcuni cittadini si lamentano per i nuovi orari applicati dalla discarica, ed in particolare, della decisione di tenerla chiusa tutti i pomeriggi.

* * *E’ stata posta in vendita la palestra di via XXIV Maggio, ristrutturata solo 12 anni fa, con una spesa superiore all’ attuale base d’asta. Con questa decisione il Comune, evidentemente, pressato dalla necessità di fare cassa e senza altre idee, si priva in questo modo di uno spazio polifunzionale importante per la cittadi-nanza, quando ad Asola mancano proprio spazi di questo tipo. Un Comune deve trovare le proprie risorse economiche in altri modi. Non deve vendere, e ancor meno svendere, gli immobili pubblici perchè di questo passo, prima o poi, questi finiscono e, allora, cosa si venderà? Il Palazzo Comunale?

la Caffetteriadi Marco Barosi

Via Libertà,17 - Asola (Mantova) Tel. 339 6557966

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La politica e la cultura non vincola-te agli schemi dei partiti è ciò che si propone questa nuova iniziati-

va che ha trovato terreno fertile ad Aso-la grazie all’impegno ed alla passione di un gruppo di cattolici, fra i quali il dott. Santo Tessaroli, Vittorio Gagliardi di Asola; Egidio Benetti, Roberto Caleffi, Giuseppe Borzi e Giuliano Zambelli di Canneto sull’Oglio e l’avv. Gianpie-ro Mascagni di Castiglione. L’idea fon-dante, in estrema sintesi, è stata quella di costituire un’aggregazione aperta del pensiero cristiano, democratico, conser-vatore e liberale, svincolata dalle logi-che della politica militante.Alcuni Sindaci della zona hanno aderito e sostengono l’iniziativa: tra questi i pri-mi cittadini di Castiglione delle Stiviere Paganella, con il suo vice Novellini; di Monzambano, Pellizzer; di Medole, Pe-sci e di Canneto sull’Oglio, Cervi. La loro presenza alla conferenza stampa di presentazione ha contribuito a dare maggior rilievo ed ufficialità all’evento. Promuovere il dialogo su temi politici e culturali, per approdare ad un’area di pensiero più vasta ed articolata che trag-ga spunto e vitalità dai temi del catto-licesimo liberale. Valori e princìpi che sono alla base della vita amministrativa, sono gli stessi propugnati dall’eminen-te sacerdote e filosofo Mons. Antonio Rosmini, nato a Rovereto il 24 marzo 1797 e morto a Stresa il 1° luglio 1855. Nel suo discorso di presentazione l’av-

Rosmini fece proprie tesi filosofiche che si contrapponevano tanto all’illu-minismo che al sensismo. Sottolinean-do l’inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata, entrò ben presto in polemica con il socialismo ed il comu-nismo, coltivando un ideale di Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì gli insegnamenti di Sant’Agostino, e di San Tommaso, rifacendosi, in taluni casi, anche a Platone.

vocato Mascagni ha sottolineato che l’Osservatorio vuole promuovere il dibat-tito su temi di valore universale, quali la tutela della persona; il primato della so-cietà civile; il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo di una nuova urbanistica che sia davvero al servizio dei cittadini e delle famiglie. Per far questo l’Osservatorio si avvale di internet, il più moderno, imme-diato e flessibile sistema di comunicazio-ne oggi disponibile. Chi volesse visitare il sito, ideato e curato dal Dott. Santo Tessaroli, basta che digiti www. osser-vatoriorosmini.it e potrà approfondire

temi e concetti. La pagina di apertura è dedicata a notizie, commenti, proposte ed avvisi aggiornati periodicamente e sin-tetizzati in “abstract”, con avviso delle eventuali novità. La pagina che offre la possibilità di interagire e far conoscere le proprie idee è quella chiamata “Opi-nioni”. Basta inviare una e-mail all’in-dirizzo:[email protected] per far conoscere al mondo cosa si pensa di un preciso argomento. Oppure, si può portare sul tavolo della discussio-ne un tema particolare per sentire anche le opinioni di altri. Avranno gli asolani la maturità di far conoscere il proprio pen-siero senza i condizionamenti dell’ideolo-gia? “Democrazia” non è anche questo?

L’Asolano 6 / 08 Attualità 6

Presentato a Castiglione delle Stiviere il 26 settembre

Nasce ad Asola l’Osservatorio politico-culturale “Antonio Rosmini”

Castelnuovo di Asola - Via Mantova, 129 - Telefono e Fax 0376 - 74241

Raccolta, stoccaggio cerealiProdotti per l’agricoltura

Linea orto e giardino Alimenti zootecnici

Bombole GPL, legna, pellet

Articoli in legno:Casette, Garage

Gazebo, PergolatiArredi da giardino

Antonio Rosmini, particolare da un ritratto di Francesco Hayez.

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di famiglia benestante di agricoltori, ha condotto una vita semplice contribuendo all’attività lavorativa dell’azienda e del nucleo familiare. Ermelinda appartiene a quel periodo di vita del ‘900 in cui le ragazze venivano mandate in colle-gio per studiare, imparare il bon-ton, ricamare e padroneg-giare le regole per presentarsi in società. Se in gioventù era schiva ad uscire spesso di casa, anche se le piaceva andare a ballare e in villeggiatura in montagna, ora invece vorrebbe uscire tutti i giorni. In buona salute, autosufficiente, la cen-tenaria Mantovani mangia tranquillamente di tutto senza problemi e durante la sua vita ha avuto solo una polmonite virale. Trascorre le giornate leggendo la Bibbia, riviste e giornali in compagnia dell’adorata nipote Cristina e dei fa-miliari. Rosalba Le Favi

L’Asolano 6 / 08 Anniversari 7

Sabato 20 settembre a CasalromanoLo straordinario compleanno della

Signora Ermelinda MantovaniFelicitazioni e tanti auguri dalla Redazione

C l d i i! E’ f iasalromano paese dei centenari! E’ stata festeggia-ta alla grande sabato 20 settembre a Casalromano, Ermelinda Mantovani che ha compiuto cento

aanni. Una festa con familiari e conoscenti durata fino a serapper accogliere festosamente le sue cento candeline. Sin dalmmattino è cominciato il viavai di amici, conoscenti e paren-tti nell’abitazione dove risiede da otto anni, con la nipoteCCristina Volpi. Fra i primi a portarle gli auguri sono statiiil sindaco Luca Bonsignore che l’ha omaggiata con un belddono floreale seguito dal parroco del paese don Giovanni TTosoni che si è complimentato con la signora Ermelindapper il traguardo raggiunto. “Sono fortunata perché sono ccircondata da brave persone e mi stanno accanto le mieaaffezionatissime nipoti Cristina e Gabriella che amo tan-tto” – ha commentato contenta Ermelinda Mantovani. A ffarle festa anche il suo paese d’origine, Cividale, frazio-nne di Rivarolo Mantovano, in cui la famiglia dei Manto-vvani è molto conosciuta e dove per tanti anni Ermelinda hha vissuto con la sorella e suo cognato. “A nome di tutta “CCasalromano gli auguri più duraturi e sinceri, – ha det-tto il sindaco Bonsignore consegnandole i fiori – “E’ dav-vvero una fortuna arrivare così in buona salute all’età ddi cento anni”. Classe 1908, Ermelinda non si è sposata,

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Quando si fa della beneficienza è importante essere certi che i pro-pri soldi servano veramente allo

scopo. Non sempre questa condizione si è verificata e non di rado la genero-sità dei singoli si è scontrata con la tri-ste realtà di scandali più o meno gravi.Chi offre il proprio contributo per le lo-devoli iniziative del Lions Club “Chiese Mantovano” di Asola, non deve certo temere problemi di questo genere. Lo scorso anno il Sodalizio del Presiden-te Redini si distinse per una raccolta complessiva di 150.000 euro, di cui $. 72.000 raccolti grazie alla generosa col-laborazione di Aziende e privati esterni al Club. Al cambio, questi 220.000 $ (dollari) sono stati così ripartiti: A) $. 30.000 alla Casa Santa Lucia, nel Togo, dove due Padri Comboniani si occupa-no di oltre 100 persone non vedenti. B) $. 30.000 al Bangladesh, per realizzare 50 abitazioni, di circa 28 mq. ciascuna, (già ultimate) destinate alle popolazioni colpite dal Ciclone Sidr. C) $. 45.000 a Luanda - Angola, per finanziare l’acqui-sto di un’autoambulanza con la Fonda-zione Don Calabria D) I fondi restanti sono stati donati ad altre realtà in Bra-sile, Kenia, Equador, Russia, Siberia, Burundi e Uganda. Tutte le donazioni sono documentate dalle testimonianze di gratitudine dei beneficiari. Per il corrente anno 2008 l’attenzione dei Lions è cadu-ta su un problema per noi banale come quello della disponibilità dell’acqua po-tabile ma che, per certe popolazioni afri-cane, come quella del Burkina Faso, costituisce un’esigenza primaria per la propria sopravvivenza. Per comprende-re questo dramma basti pensare che ogni anno nel mondo muoiono 3,4 milioni di persone per non aver bevuto acqua pota-bile. L’obiettivo dei Lions è quindi quello di costruire 5 pozzi d’acqua, proprio nel Burkina Faso, dove il problema è più sen-tito. “L’acqua patrimonio dell’umanità” può sembrare una provocazione ma, in realtà, lo slogan dei Lions ben sintetizza questa necessità primaria ed il suo valore intrinseco. Barack Obama, nel suo libro “L’audacia della speranza” definisce la carenza d’acqua nel mondo, la sfida del Terzo Millenio. Partendo da questo con-cetto l’impegno del Lions Club Chiese Mantovano, non assume la connotazione della beneficienza, ma affronta in modo tangibile un problema vitale per tutta la Comunità Internazionale. A questo pro-

posito il Sodalizio asolano ha voluto far proprio il motto di Madre Teresa di Calcutta: “Se fai del bene ti attribui-ranno fini egoistici. Non importa, con-tinua a far del bene!” Continuiamo ad aiutare l’Africa, quindi, e continuiamo a spargere il seme della solidarietà, sen-za remore, nella convinzione che, anche i problemi che appaiono insuperabi-li, vanno affrontati dall’inizio e, come sempre, è meglio far poco, che non far nulla! A tal fine, per sensibilizzare le fa-miglie, verranno distribuiti alle scolare-sche delle Medie inferiori 2500 piccoli manuali ed altrettanti calendari fotogra-fici ispirati dal tema dell’acqua. Nella foto sotto uno dei pozzi d’acqua potabile realizzati grazie ai Lions Club.

L’Asolano 6 / 08 Attualità 8

Prosegue l’attività benefica dei LionsI Lions Club Chiese Mantovano

3° in Europa, per l’ammontaredelle donazioni nel 2007

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CALCIO - BASKET - F1 - MOTOCICLISMO VOLLEY - TENNIS - CICLISMO

Asola (MN) - Viale Belfiore, 3 -Tel. 338 - 2903995

BRUNO MAZZALI(grande invalido di guerra)

morto ad 89 anni, il 10 nov. 2005

Presidente della localeAssociazione Invalidi di Guerra

Reduce della Campagna di Grecia edAlbania - Medaglia di Bronzo al V.M.

Alla Sua morte, le Istituzioni non lo hanno ricordato, nemmeno con un fiore.Nel terzo anniversario della scomparsa,vogliamo portarlo ad emblema dei tanti

reduci che, anche ad Asola, hannopagato nel silenzio e nella dignità,

il grande dramma della guerra.

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za nelle piazze con le orchidee la stessa UNICEF è stata presente anche in tutti gli stadi di calcio di serie A e B e sui principa-li media nazionali.Per contribuire all’ini-ziativa, dal 22 settembre al 10 ottobre 2008, è stato utilizzato anche il sistema di inviare un “sms solidale” del valore di 2 euro, al numero 48548. Al di là dei si-stemi di raccolta fondi, la finalità ultima è di ridurre, nell’arco di 3 anni, la mortalità infantile del 25%. Il risultato che si spera di raggiungere è quello di salvare la vita ad oltre 229.300 bambini, sotto i 5 anni, e a 2.090 donne in gravidanza.

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dalla Presidente Antonella Goldoni

Notizie dall’A.Ge di Asola“Un’orchidea per l’UNICEF” nei gazebo

ad Asola e a Castelnuovo

Distributore automatico di latte crudo in cascina

Asola - Azienda Agricola dei fratelli Brignani - Cascina San Francesco Ziacchi Via Bonincontri Longure (a circa 300 metri dopo il Cimitero)

SICURO: per vendere il latte crudo l’azienda deve superare i rigidi e frequenti controlli dell’ASL

Il latte crudo è più NUTRIENTE del pastorizzato in quanto senza questo processo rimangono intatti tutti i principi nutritivi

E naturalmente il latte appena munto è molto più BUONO!

1 euro per 1 litro

Per apprezzarne tutto il suo antico sapore

Non dovete bol lir lo!

3° anno di attività

I genitori dell’A.Ge di Asola, in colla-borazione con i bambini e le insegnanti delle scuole elementari, il 4 e il 5 ottobre 2008 sono scesi in Piazza xx settembre per dare il proprio contributo all’inizia-tiva: “L’Orchidea UNICEF per i bam-bini”. Al di là della raccolta fondi, che ha visto migliaia di volontari presenti in oltre 1200 piazze italiane, questa mobili-tazione ha rappresentato un grande mo-mento di sensibilizzazione della gente per una giusta causa. Il principale obiet-tivo era quello di mostrare, in concreto, il lavoro dell’UNICEF e di “far toccare con mano” alcuni degli strumenti uti-lizzati nei programmi di lotta alla mor-talità materna ed infantile che si svolge quotidianamente in 6 paesi dell’Africa centrale e occidentale. Allo scopo, ogni postazione ha ricevuto il campione di un braccialetto per misurare la malnutrizio-ne; un blister di acquatabs per purificare l’acqua; una bustina di sali reidratanti; una capsula di retinolo; una bustina di un alimento terapeutico ed un tubetto di vaccino antipolio. Per quanto ci riguarda sono stati allestiti un gazebo ad Asola ed uno Castelnuovo (piazza questa ottenuta in sede Unicef a Mantova, dopo lunga insistenza, per valo-rizzare la frazione). Durante le due gior-nate è stato chiesto un contributo libero a fronte del quale sono stati consegnati l’opuscolo informativo e un omaggio con il logo dell’UNICEF. Oltre alla presen-

Il successo dell’iniziativa è ben rappre-sentato dal cartello fotografato qui sopra.Nella foto sotto i bambini delle scuole ele-mentari di Castelnuovo con le insegnanti sono diventati ottimi venditori di orchidee.

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Grazie a Rosanna Viapiana, la fotografa asolana, accreditata presso l’Associazio-ne Nazionale Alpini (non di rado sue foto sono pubblicate sulla rivista ufficiale del Corpo), siamo venuti a conoscenza di una manifestazione sportiva, di levatura inter-nazionale, che si è tenuta a pochi chilome-tri da noi. Stiamo parlando del Campiona-to Mondiale di Tennis per disabili che si è disputato a Cremona dal 9 al 15 giugno scorsi. Rosanna era presente, per fotogra-fare uno dei tanti aspetti dell’attività di volontariato degli alpini.

Al suo occhio sensibile non è sfuggita la carica umana che permeava quella mani-festazione che, pur trascurata dai media, ha richiamato a Cremona, da 34 diversi Paesi, tutti i tennisti disabili più forti al mondo. Quello di Cremona è stato un ap-puntamento particolarmente importante perché ha anticipato di pochi mesi quello delle “Paralimpiadi” di Pechino. Rosanna è stata letteralmente conquistata da queste persone stupende e dalla loro straordinaria forza d’animo e ci ha raccontato di questa sua esperienza con toni entusiastici e con-tagiosi. Ed è proprio grazie a questo con-tagio che abbiamo deciso di far conoscere anche al “piccolo mondo de L’Asolano” questa realtà perché crediamo che l’esem-pio di queste persone possa rappresenta-re un importante insegnamento per tutti coloro che credono di essere stati colpiti dalla sfortuna e di conseguenza pensano di poter adagiarsi, rinunciando a lottare. Prima ancora di essere dei campioni nel-lo sport queste persone sono dei campioni della vita e lo hanno dimostrato superando difficoltà che hanno dell’incredibile. Ma il loro insegnamento non è diretto solo alle persone normali ma ancor più è diretto

tica del doping perché questi atleti hanno un grande rispetto per il proprio corpo, già pesantemente segnato, e nutrono altrettan-to rispetto per gli avversari e per lo spirito sportivo. Pensare a persone senza gambe o, addirittura, senza mani che giocano a tennis su un campo da tennis normale, con il medesimo regolamento applicato agli atleti normodotati e con la sola differenzache ai tennisti disabili è concesso il secondorimbalzo della pallina, ci sembra incredi-

Polidori sono, rispettivamente, il numero 12 ed il numero 13 al mondo, nella cate-goria “Quad”. L’italiano più vincente è il bolognese Fabian Mazzei, classe 1973, che in 10 anni di agonismo ha vinto ben 34 titoli nazionali. Marianna Lauro è la migliore giocatrice italiana, 17° del-la classifica mondiale e leader della na-zionale femminile. Le foto di Rosanna Viapiana illustrano, più di tante parole, l’essenza di questo sport.

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Ai Recenti Campionati del Mondo di CremonaIl “Wheelchair” ha mostrato

di che pasta sono fatti gli atleti che praticano questo sport

In questa foto di Rosanna Viapiana un’atleta disabile risponde al tiro dell’avversa-ria. Si può notare la particolare conformazione della sedia a rotelle usata dagli atletiin queste competizioni.

bile e ancor più incredibile, come ci con-ferma Rosanna, è che i migliori giocato-ri al mondo, quasi sempre colpiscono lapallina dopo un solo rimbalzo. Si chiama“Wheelchair” e dal 1976, quando duestatunitensi, Brad Parks e Jeff Minnen-braker, per giocare assieme idearono la prima carrozzina adatta allo scopo, è di-ventato un fenomeno mondiale, pratica-to da oltre 10.000 atleti agonisti. Questosport ha due diverse categorie: quella che riunisce gli atleti con la disabilità agli arti inferiori ed un’altra, denominata “Quad” per coloro che sono disabili anche agliarti superiori. In Italia ci sono già 18scuole, ed oltre 200 atleti agonisti. Fra gliitaliani, Antonio Raffaele, e Giuseppe

agli sportivi, a quegli pseudo campioni che si dopano, per emergere anche a costo diingannare sé stessi e gli altri. Nel mondo dello sport per disabili non esiste la pra-

Tutti i giorni: Pasta fresca fatta a mano, come a casa vostra: Ravioli, tortelli, crespelle, ecc.

Piatti pronti di carne e pesce.Al venerdì: Pesce fritto, rane e“bertagnì”Al sabato: Arrosti, stinchi e polli allo spiedo

Alla sera: Pizza al taglio

Castelnuovo di Asola, Via Solferino, 6 - Tel. 0376 / 730056

di Marisa Broglia e Nadia Artoni & C.

Gastronomia

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Si è svolta con successo il 21 Settembre 2008 ad Acquanegra sul Chiese la manifestazione “Gessetti San Rocco” organiz-zata dall’Avis, Aido, Ema e l’Amministrazione Comunale. L’appuntamento riservato solo agli studenti dei cicli scolasti-ci obbligatori ha visto l’adesione di circa cento partecipanti tra bambini e ragazzi della Scuola dell’Infanzia, Primaria e Media Inferiore. Tutti hanno ricevuto una medaglia ricordo per l’impegno e l’entusiasmo dimostrati alla “Gara di disegno con gessetto su pannello” che con meritevoli risultati viene organizzata da trent’anni dal Direttivo dell’Avis con a capo il presidente Piero Corradini. Numerosa è stata la presenza dei genitori e delle maestre di Acquanegra che hanno sostenuto i giovani artisti nelle loro creazioni lungo la via Gramsci nella località San Rocco intenti a raffigurare paesaggi, ritratti e per-sonaggi preferiti dei fumetti. La penultima domenica settem-brina non proprio calda, è stata riscaldata anche dalla presenza del complesso musicale “Otto Etti” che con il suo repertorio ha coinvolto piccoli e grandi alle prese con balli e girotondi, mentre la giuria esaminava i lavori compiuti.

Si è svolto domenica 28 settembre a Casalromano presso l’oratorio la sesta edizione del Concorso “I Gessetti”. Alla manifestazione, organizzata dal Centro Parrocchiale Craf Anspi, hanno partecipato una quarantina di ragazzi delle scuole dell’obbligo dell’Infanzia, Primaria e Media Inferiore in un clima festoso nel cortile dell’ora-torio animato da amici e parenti seguito da un buon rinfresco pre-parato accuratamente dalle mamme. I concorrenti che hanno ver-sato la quota d’iscrizione di 3 euro, sono stati suddivisi in sezioni distinte per età, nella “A” fino a cinque anni; nella sez. B sono stati coinvolti i bambini delle classi prima, seconda e terza elementare; per la sez. “C” la quarta e quinta elementare e nella sez. “D” i ra-gazzi delle scuole medie. A tutti gli artisti in erba, è stato rilasciato un attestato di partecipazione e un regalino.

Per la giuria i migliori classificati delle classi I, II e III elementa-re sono stati: Angelica Bolsieri, Valentina Cantaboni e Marta Volpi; per le classi quarte e quinte al primo posto si è classifica-to Michael Ringon seguito da Pietro Volpi e Andrea Rubes. Meritevoli i ragazzi delle medie con i disegni premiati di Iman Zaikour, Matteo Uggeri e Michele Bolsieri. Al concorso la giuria ha segnalato Maria Adele Catania, Stefano Brentonico e Greta Emanueli. Il ricavato delle iscrizioni è stato messo a disposizione per le attività dell’oratorio.

L’Asolano 6 / 08 Scuola 11

Due manifestazioni gemelle a 7 giorni l’una dall’altra

Le scuole di Acquanegra e Casalromano unite dalla passione

per i gessetti coloratidi Rosalba Le Favi

A conclusione del verdetto le premiazioni sono state: per la A conclusione del verdetto le premiazioni sono state: per la SScuola dell’Infanzia Simone Ferrazzi, Davide Monteverdi e SSofia Nodari; per il primo ciclo della Scuola Primaria (classi 1^ ee 2^) si sono classificati Gabriele De Stefani, Francesca Doda ee Andrea Ferrazzi. Per le classi 3^, 4^ e 5^ sono saliti sul podio MMarco Zampolli, Cristian Casali ed Elisa Dordoni mentre per lla Scuola Media Inferiore hanno vinto Laura Baratti, Arian-nna Maccagnola e Stefano Tiranti. Il 19° Trofeo in memoria ddel bambino Bruno Bianchini è stato assegnato alla classe III BB della Scuola Primaria di Acquanegra e il 4° Trofeo Avis-Aido èè stato conferito alla classe II^ A della scuola media del paese. IIl ricavato delle iscrizioni alla gara e le offerte sono state de-sstinate alla “Casa del Sole” Onlus di S. Silvestro Curtatone.

Nelle due foto di questa colonna sono ripresi i ragazzi mentre sonoNelle due foto di questa colonna sono ripresi i ragazzi mentre sonoiintenti a disegnare con i loro gessetti sulla pubblica strada

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camicie e i mutandoni di lana, che aveva sul carretto, decideva che, per festeggiare, avrebbe portato la sua Mariuccia al cinema. “Non conosce il futuro chi non conosce il proprio passato”, questo è un’ antico ada-gio del quale Luciano aveva fatto inconsa-pevolmente tesoro, trasmettendo a chi gli stava vicino l’amore per le piccole cose, per quei valori antichi, che tanto mancano al giorno d’oggi. Quando è morto, tutti noi, figli e nipoti, anche se con l’animo distrutto dal dolore, abbiamo provato gioia, e orgoglio nel vedere quante sono state le persone che han voluto render omaggio alla Sua memoria. Ma, soprattutto, ci ha colpito constatare quante persone, che lo han conosciuto, anche solo di vista, che han voluto testimoniarci quanto fosse piacevole incontrare il vecchio Luciano per strada. “Anche se quel giorno ero triste o ar-rabbiata, se incontravo Luciano sotto i portici, con la sua inseparabile bicicletta, riusciva sem-pre a farmi sorridere e a cancellare con poche parole tutti i miei problemi quotidiani”. Questa è la frase che una signora ci ha detto men-tre ci stringeva la mano facendoci le condo-glianze. Questa frase può essere emblematica di tutte le altre bellissime parole che ci sono state rivolte sul carattere solare ed allegro di “nonno Luciano”, come pure quel biglietto, attaccato ad una composizione di fiori, con su scritto: “Ci mancheranno i suoi caldi saluti”. Qualcuno ha cercato la sua tomba al nostro cimitero, per alcuni suoi cari amici è stata una delusione scoprire di non poterlo andare a salutare ogni tanto, ma Luciano ha voluto tor-nare nella sua verde Toscana un’ultima volta, coccolato dalla brezza del “Marino” col sorriso rivolto verso le dolci curve della sua amata terra. Chi lo ha conosciuto lo deve ricordare così, con il suo basco in testa, il sorriso dolce e un po’ ironico e la mano alzata in segno di saluto, perché lui è ancora lì, ogni volta che lo cercheremo, sulla porta di casa, a guardar trasognato l’orizzonte, mentre ripercorre con la memoria 82 anni di vita vissuta fino all’ul-timo respiro. Ciao, caro, vecchio “Barsan” ri-marrai sempre nei nostri ricordi.

Son poco più di 5 mesi che è morto Luciano e ancora nessuno di noi parenti ha voluto ricordar-lo scrivendo un pensiero per lui. Chissà, forse per il semplice fatto che è talmente forte la sua presenza che sembra quasi un paradosso rendere omaggio alla sua memoria. Nel giorno del suo compleanno, però, è forte l’esigenza di scrivere due parole per il nostro amato Luciano, personag-gio importante per la sua famiglia, ma altrettanto importante per Asola, il suo paese adottivo. Possiamo dire che Luciano Ravera, insieme ad alcuni suoi compaesani, ha fatto la storia del commercio asolano e, soprattutto, la storia del nostro mercato! Luciano era nato in Lunigiana, una regione storica, situata tra Liguria e Toscana; terra verde di castagneti e faggeti, solcata da acque limpide, racchiusa in un intricato reticolo di dolci valli. I più giovani devono sapere che questa terra, durante la Seconda Guerra Mondiale, era attraversata dalla Linea Gotica, la linea di demarcazione che separava i territori occupati dai nazifascisti da quelli già liberati dagli alleati. La Lunigiana, dilaniata dalla furia del conflitto, non aveva più nulla da offrire ai propri abitanti. Così molti di loro, i giovani soprattutto, se ne andarono in cerca di lavoro in zone più ricche come nella nostra Pianura Padana. Fu un fenomeno molto rilevante per quei tempi, tanto che è tutt’ora possibile trovare persone originarie di quelle zone, conosciute col nome di “Barsan”, in quasi tutte le provincie dell’Italia settentrionale. Ma da dove deriva il termine “Barsan”? “Barsan” nel dia-letto della Lunigiana significa “bresciano”; proprio perché Brescia e tutte le provincie limitrofe erano le mete più ambite da questi emigranti. Non erano persone alla ricerca di un mestiere per sopravvivere, era gente che portava con sè il proprio lavoro e le proprie capacità. Barsan, termine dialettale che ricorda la terra ospitale in cui ebbe inizio il fenomeno del commercio ambulante. Barsan, nome che originariamente, è stato causa di gioia, rinuncie e delusioni per lo smembramento delle famiglie. Barsan, un mondo che, attualmente, è legato al passato da un tenue filo di tanti ricordi e di pochi rimpianti. I Barsan si integrarono facilmente con la no-stra cultura, le nostre tradizioni strettamente agricole, pur mantenendo le loro abitudini, il loro dialetto, la loro semplice cucina. Era gente orgogliosa, caparbia, capace di lavorare al freddo e al gelo o al calore umido e afoso della nostra pianura. Quando però il loro cuore sentiva il richia-mo della casa natìa, di quelle verdi montagne; quando sentivano la nostalgia dei loro cari, non importa con quale mezzo, se a piedi, in bicicletta, o sopra un carretto; non importa se sulla Cisa c’era la neve o un vento glaciale. Loro, i “Barsan”, tornavano dove erano nati per stare anche solo pochi giorni nel loro paese. Forse molti di voi non sanno che altri “Barsan” vivono o hanno vissuto ad Asola, o nei dintorni. Gli asolani più anziani ricorderanno Marcello Bertoli, Anselmo Pini e sua moglie; la Teresa con il marito Francesco detto “il Toscano”, Ines Ravera in Fornari, i Girolami, i Benelli; tutti commercianti. Per loro il commercio era una vera e propria passione. Anche Luciano lasciò la sua verde Toscana, le dolci curve della sua Lunigiana, per venire qui, ad Asola, dove iniziò il lavoro di ambulante; dapprima con una semplice cassetta con dentro stringhe e merceria, poi, sostenuto ed aiutato dalla moglie Mariuccia, si potè permettere un carretto trainato da una bicicletta, poi un povero cavallo che morì presto e, fino a quando le cose non an-darono meglio, non arrivò il camioncino. Luciano girava le nostre campagne in estate e inverno. Lui e la moglie Mariuccia erano conosciuti da tutti e quando raggiungevano le cascine più lontane era sempre una festa, un sorriso, un buon bicchiere di vino e qualche regalino per i più piccoli. Se, per qualche motivo, i due ambulanti non riuscivano a raggiungere tutte le vie dei paesini della campagne asolane, i clienti abituali si lamentavano, come se quella mancanza fosse una sorta di offesa, tant’era l’affetto e l’attaccamento che essi avevano per quella coppia di commer-cianti. Luciano aveva sempre una parola per tutti, comprare al suo banco era sempre un piacere per le donne di Asola, sapeva sempre strappare un sorriso ai suoi clienti; aveva la cordialità nel sangue, il rispetto per chiunque e, forse, proprio per questo era apprezzato da tutti. Queste sono caratteristiche tipiche degli abitanti della Lunigiana, terra di confine, terra di gente ospitale che non si sente né toscana, né ligure, né emiliana e che talvolta si dice: “noi siam gente così..un po’ bastarda”. Il che è come dire “siam gente mescolata”, gente che sa vivere ma sempre nel ricordo della propria terra. Quante cose ha raccontato sulla sua vita Luciano, uomo forte e coraggioso; quante cose ha insegnato ai suoi figli e ai suoi nipoti. Si sedeva sul limite del giardino, oppure al fresco di qualche albero di castagno e con la sua voce dolce e roca, con la sua inflessione dia-lettale, iniziava a raccontare... Raccontava dei tempi di guerra, dell’epoca in cui, da partigiano, combatteva nelle intricate valli della Lunigiana, oppure di quando, felice di aver venduto tutte le

Un “Barsan” ad Asoladi Francesca Ravera e Raffaella Azzini

L’Asolano 6 / 08 Personaggi 12

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Ero seduto al ristorante “ Il Cavallino” di Maranello, proprio di fronte alla mitica fabbrica Ferrari, insieme a Clay Ragazzoni, alla cantante Rosanna Fratello, ad alcuni amici della cantante e all’addetto stampa della stessa Ferrari, dott. Gozzi. Eravamo ve-nuti per realizzare un servizio fotografico con il grande ing. Enzo Ferrari, ma con poche speranze di riuscirci perché, come tutti i miti, anche Enzo Ferrari era, normalmente, irraggiungibile. Il suo addetto stampa, era stato chiaro <Venite pure, ci sono Clay Ragazzoni, Jackie Ickx e Arturo Merzario ( sto parlando degli anni 70 ! ), ma il Commendatore sarà difficile incontrarlo.> Im-provvisamente, a smentire questa affermazione, forse un pò trop-po categorica, da una porta interna del ristorante sbuca un grup-petto di persone, assieme ad un signore con i capelli bianchi, e gli occhiali scuri era …. Lui, Enzo Ferrari, il “Mago della Formu-la 1”. Gozzi lo ferma: Commendatore, posso presentarle….? Ci guarda e ... scommetto tra me e me, che borbotterà qualcosa e poi se ne andrà. Invece il Commendatore sposta una sedia, e, girando gli “occhiali” verso Rosanna Fratello le chiede a bruciapelo: <Allora ha deciso? E’ una donna o è una santa?>.(Rosanna Fratello, era diventata celebre cantando al Festival di S.Remo “Sono una donna, non sono una santa”.) Da quel mo-mento cambiò tutto! Gozzi, fece portare un po’ di vino, ma di quello buono. Quindi, Ferrari, rivolto alla cantante di cui, a quan-to pare sapeva tutto < Ma lo sa che lei canta bene ? A Canzo-nissima ho detto: tò che bel motivetto!> Fu così che scoprii un Enzo Ferrari sconosciuto, non quell’orso scostante e inavvici-nabile che mi avevano descritto, ma un conversatore brillante e dalla lingua pungente. Fu così che, invece di parlare di motori, l’argomento della conversazione divenne la musica leggera. Gli chiedo se davvero ascolta la musica leggera e Lui mi risponde: <E perché no? Mi piace e un po’ me ne intendo. Avevo scom-messo su Nicola di Bari a Canzonissima e ha vinto. ( ndr. Sono sempre gli anni 70). Le canzoni mi rilassano, però devo dire che i cantanti a volte è meglio ascoltarli che vederli. E incomincia ha tranciare giudizi che ci lasciano esterrefatti. Mina? Canta bene ma quando si mette le mani sui fianchi “la par propi ‘na lavandera”. E la Milva con quella bocca e quei capelli, li tira davanti e poi indietro, “ma le tòt un lavùreri”. Mi piace la Za-nicchi, gran bella donna. Oggi non esistono più cantanti brutte le fanno diventare tutte belle. Anche Marcella Bella è diventata carina. Ma il migliore è Battisti >. Siamo tutti senza parole! Poi ci invita a visitare la pista di Fiorano. Saliamo a bordo di una Fiat 130. Sono a fianco della Fratello. L’ingegnere guida lentamente e completa un giro di pista. Per chi non lo sapesse il costruttore delle mitiche Ferrari non guidava le sue auto… forse, per limiti di età. Si ritorna ai box. Ci sono due Rosse Ferrari di Formula 1; tre piloti, Arturo Merzario, Clay Ragazzoni e Jackie Ickx. Mer-zario è quello dei tre che fa un po’ lo spiritoso per farsi notare da Rosanna Fratello, scende in pista fa il tempo migliore e Ferrari ri-dendo:< Gùlùs da ‘n gùlùs, ci voleva una bella ragazza per farti correre più veloce?> La giornata finisce con la visita alla fab-brica, tante “Ferrari” pronte per partire, destinazione Stati Uniti.

A un certo punto, con il rombo dei motori sul banco di prova, il Commendatore mi chiede che macchina ho. Gli rispondo: <Una Volgswagen!> Lui si gira, rivolto all’addetto stampa e, in dia-letto modenese, riferendosi alla mia auto:<Gozziii abbiamo uno straniero in casa!>. Così, con il sorriso sulle labbra, andiamo nel suo ufficio, pensando di poter ammirare ogni sorta di trofeo. In-vece nulla, solo una scrivania, due poltrone e appesa al muro una grande foto di suo figlio Dino, scomparso giovane e niente altro. Regala un libro, con autografo, a tutti, ma a me, cosa rara, fa anche la dedica: “x Egizio Fabbrici Ferrari 75”!!! Devo essergli andato a genio! Mi hanno detto che non lo ha fatto nemmeno per lo Scià di Persia. Forse, non è vero, però mi piace pensarlo. E, ba-date, la foto è vera, non è un fotomontaggio! Con questo aneddo-to mi fermo e ringrazio Guido per essere riuscito a convincermi a raccontare alcune delle mie “avventure”. In molti ci avevano provato e molte volte mi sono sentito dire: <Dai, racconta le tue storie, scrivi un libro!> Ed io non l’ho mai fatto. Forse, per convincermi, ci voleva un asolano che toccasse le corde giuste del mio cuore. E, anche se sono convinto che Guido cercherà di convincermi a continuare, voglio ringraziare, in modo partico-lare, i miei concittadini, che hanno avuto la bontà e la costanza di leggermi, pensando, forse, come quella signora che una volta mi disse: < Ma sa, che lei racconta balle che sembrano storie vere?> E io, di rimando: <No, signora, le mie sono tutte storie vere che sembrano balle!> Ciao Asola!

L’Asolano 6 / 08 Aneddoti 13

IL GRANDE ENZO FERRARI ( che sa tutto sui cantanti )

Aneddoti tratti dai ricordi del fotoreporter asolano Egizio Fabbrici, nel mondo dei VIP

E d l i “

Egizio Fabbrici

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“Da ultimo Satana pensò di far l’uomoper averlo suo servo,

e prese del limo della terrae fece l’uomo simile a sé (...)”

(tratto da ”Le argomentazioni di Giovanni” antico testo bogomilo)

Dopo l’anno Mille, le eresie sviluppatesi in dieci secoli di cristianesimo sono nume-rose1. In periodi di carestia, di forti disu-guaglianze sociali in cui il clero cattolico spesso si distingue per corruzione ed abusi di vario genere, verso la metà del seco-lo XII vengono sempre più a delinearsi i due filoni principali dell’eresia medievale. L’uno evangelico-spiritualistico, che va af-fermando i valori della fede intesa come realtà vissuta e quindi la necessità di far coincidere l’azione quotidiana con la paro-la evangelica. Ben più complessa, è la por-tata dell’altro filone ereticale, quello càtaro-dualistico che parte dal sud della Francia. In particolare, < L’eresia catara, e più in generale l’eresia medioevale, è quindi uno dei modi, spesso il più drammatico e vissu-to, con cui le folle della nuova Europa dopo il Mille cercarono di far propria e vivere l’esperienza cristiana, in una religiosità in-tensa e profonda2 >. In Italia, il catarismo si afferma in Lombardia e in misura minore a Firenze ed a Orvieto3. Recenti studi han-no messo in luce, come l’eresia, improntata ad un rigoroso ascetismo, rappresentò un fenomeno diffuso nelle città, tendente però al trasferimento per le adunanze e il culto nelle campagne, dove era più facile sfug-gire all’inquisizione4. Anche il territorio mantovano è partecipe ai fenomeni ere-ticali, in particolare all’adesione alla fede càtara5. L’attuale Bagnolo San Vito a parti-re dal 1180 è addirittura una loro sede ve-scovile6. La sètta nei documenti dell’epoca viene chiamata per l’appunto “bagnolese”7. I càtari non hanno chiese o cattedrali in cui officiare i loro riti, ma si riuniscono in case

dolore. Nella Francia meridionale si lega alla nobiltà locale che l’appoggia per an-titesi alla chiesa. In Italia, si affianca ai ghibellini e ai nobili, che sono già in crisi. Travolta la nobiltà del Sud francese dallearmate del Nord, i càtari si trovano soli. Sono alla mercè dell’inquisizione perchè ritenuti i più temibili nemici della fede cat-tolica. In Italia, scomparsi Federico II nel 1250 ed Ezzelino da Romano nel 1260, i càtari vedono il crollo del partito ghibellino. Instaurata la politica guelfa e angioina filo-papale, si dà mano libera all’inquisizione. Le forze economiche nel frattempo hanno prodotto una società ricca e prospera, e dato alle masse un nuovo sentimento di intende-re la vita, non come condanna, ma come speranza per il futuro. I càtari credono nel fatalismo, negano il riprodursi della vita, non si sono rinnovati e sono stati travolti. Dalle critiche dell’eresia càtara la chiesaufficiale è costretta ad aprire le diocesi, mondi chiusi, a nuove forze rappresentate dagli Ordini Mendicanti, che sono invia-ti nei luoghi dell’eresia per combatterla adottando le sue stesse armi: il digiuno, la preghiera, l’aiuto ai poveri, la costru-zione di ospedali. Senza dubbio, l’eredi-tà maggiore di tutta la vicenda dei càtari.

Note: 1) A seguito del Concilio di Nicea (325) era av-venuta una vera e propria frattura tra la cultura greca che aveva permeato la Weltanschauung del mondo classico e il mondo cristiano. Il filosofo Bertrand Russell (1872-1970) saprà esprimere in parole semplici ma oltremodo efficaci il trauma avvenuto che, sarà anche una delle cause della na-scita nel tardo medioevo delle sètte ereticali: << [Socrate] per quanto egli dica sempre di non sapere niente, non pensa che la conoscenza sia fuori della nostra portata. L’impor-tante è precisamente tentare di raggiungere la conoscenza. Infatti, egli sostiene, è la mancanza di conoscenza a far pec-care l’uomo. Se l’uomo sapesse, non peccherebbe. La causa prevalente del male è dunque l’ignoranza. Per giungere al Bene occorre la conoscenza, per cui il Bene è conoscenza. Il legame tra Bene e conoscenza è un tratto caratteristico di tutto il pensiero greco. L’etica cristiana è del tutto agli anti-podi. Qui, la cosa importante è un cuore puro, ed è più pro-babile trovarlo tra gli ignoranti >>. (La saggezza dell’occi-dente: panorama storico della filosofia occidentale nei suoi sviluppi sociali e politici, Bergamo, rist. 1981, p. 64).2) R. Manselli, L’eresia del male, Napoli, 1963, p. 112.3) G. Sissa, Pinamonte Bonacolsi braccio secolare dell’In-quisizione nella cattura di una comunità catara inviata al rogo, in Civiltà mantovana, n. s., n. 11 (1986), p. 69.4) R. Manselli, Le vicende dell’eresia catara nel territorio gardesano, in Atti del Congresso Internazionale promosso dall’Ateneo di Salò, vol. II, 1969, pp. 19-24. L’inquisizione vera e propria fu inaugurata ufficialmente con la decretale Ad abolendam emanata da papa Lucio III il 4 novembre 1184 a coronamento della sua riconciliazione con Federico Barbarossa nelle assise di Verona. La decretale sviluppava i motivi già trattati da Alessandro III nei concili di Tours (1163) e Lateranense III (1179) e può essere considerato l’atto ufficiale di nascita dell’inquisizione. Nella decretale Ad abolendam ricorreva la prima volta l’espressione ani-madversio debita che inizialmente non comportava la pena di morte, bensì le pene previste dal Decretum Gratiani (esi-lio nella maggior parte dei casi). Tuttavia per l’equiparazio-ne dell’eresia al delitto di lesa maestà che ne fecero i popoli germanici, diverrà prassi la pena del rogo. 5) Il termine deriva dal greco καθαρός che significa puro. Furono conosciuti sotto altri nomi: d’origine balcanica sono Publicani o Poplicani (Pauliciani), e di Bougres (Bulgari) dati loro nella Fiandre e nella Francia settentrionale. Nella Francia meridionale vennero designati con il nome di Albi-gesi (da Albi, nella Linguadoca), Tolosani, ecc. Diffusasi largamente tra i lavoratori della lana, furono designati an-che con il nome di Tixerands (texitores, tessitori). In Italia, Albanesi (sempre da Albi, nella Linguadoca o da Albano, un loro vescovo), Concorezziani (da Concorezzo presso Monza). Più genericamente Patarini (che deriverebbe da “pati” cioè soffrire o secondo altri da un quartiere di Milano chiamato Pattaria) .6) V. Sabbadini, Gli eretici del lago: Storia dei Catari ba-gnolesi, Bagnolo San Vito, 2003. (Segue Note a pag15)

L’Asolano 6 / 08 Storia 14

Il Concilio di Mosiodi Enrico Ferro

messe a disposizione dai credenti più sicu-ri. Il diacono è il capo della comunità lo-cale. Ogni diocesi è guidata da un vescovo che nomina un figlio maggiore e un figlio minore. I càtari non hanno nessuna festivi-tà8. Nella liturgia è fondamentale l’impo-sizione delle mani che dà l’investitura e il consolamentum ai moribondi, che confe-risce la grazia e infonde lo Spirito Santo9. Ma anche la chiesa càtara è lacerata al suo interno da correnti d’ordine teologico come dimostra la necessità di convocare concili, come la chiesa ufficiale. Il concilio càtaro di Saint Felix de Lauragais, nella diocesi di Tolosa, si tiene nel 1167 alla presen-za della loro massima autorità, Niceta (o Niquinta), proveniente dalla penisola bal-canica. Tempo dopo, un ulteriore concilio viene convocato a Mosio. In realtà, abbia-mo fonti molto vaghe su tale avvenimento, tenutosi, pare, alla fine del XII secolo10. Verte quasi sicuramente su questioni diobbedienza e investitura. Si discute in tale occasione di dualismo assoluto e dualismo mitigato11. Non è casuale la scelta di Mosio come sede del concilio12: l’abbazia bene-dettina di Acquanegra sul Chiese è sede a sua volta di eresia, come recita una costitu-zione imperiale del 22 febbraio 1224, ovve-ro eponimo di una sètta ereticale13. Inoltre, Mosio è attraversata dalla via Postumia, all’epoca ancora una delle principali arterie del Nord Italia. In sede conciliare si deci-de, tra l’altro, l’elezione del candidato del gruppo lombardo Garatto. Gli viene affida-to il compito di incontrarsi con gli adepti della chiesa càtara bogomila in Bulgaria. Nel frattempo, accade un episodio che in-crina notevolmente la stima dei fedeli nei confronti di Garatto: viene sorpreso in in-timità con una donna14. Garatto è costret-to a lasciare il posto all’anziano Giovanni Giudeo, che deve recarsi in Bulgaria per ricevere di nuovo l’ordine e la fede primiti-va. Alla sua morte gli succede un altro con-fratello della prima ora, il fabbro Giuseppe. Dopo la morte di questi ritorna in scena Garatto, la cui colpa non è rilevante alla sua elezione, anzi egli affronta i secessionisti pretendendo l’osservanza della precedente promessa di obbedienza, ma gli altri ave-vano già organizzato la loro autonomia, sia gerarchica che dottrinale. A seguito delle decisioni prese in concilio, la chiesa càtara in Italia si divide in sei gruppi o chiese15.Nei secoli a venire il catarismo si è ormai inserito nel tessuto sociale disposto ad ac-coglierlo, ma imitando nudi il Cristo nudo, è rimasto immobile nel suo evangelismo coincidente con la sua visione apocalitti-ca della storia, sofferenza, persecuzione e

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(segue Note da pag. 14)

7) A. Borst, Die Katarer, Stuttgart, 1953, Schriften der MGH, XII, p. 237. Si ipotizzano anche Bagnolo Mella(BS) e Bagnolo Cremasco (CR). L’inquisitore Ranie-ro Sacconi, verso il 1250, computa a 200 i loro adepti e dissemina i seguaci tra Mantova, Brescia, Bergamo,Milano e la Romagna, ma anche i membri della chiesacàtara della Marca Trevisana, Toscana, Valle Spoleta-na aderivano alle dottrine dei Bagnolesi. Dai processi inquisitoriali risulta che, nella seconda metà del seco-lo XIII, gerarchi ed affiliati di questa setta operavano aVerona, Sirmione, Vicenza, Rimini, Ferrara, Bologna. I Bagnolesi sono denominati anche Francigenae perchè imembri della chiesa càtara della antica Francia emigratiin Lombardia e a Verona, condivisero la loro posizione dottrinale. Sono detti anche Caloiani da un loro vescovo Caloioanus.8) Anselmo d’Alessandria dice che i Bagnolesi (càtari) nonriconoscevano alcuna domenica nè celebravano ricorrenze di nessun santo. Durante l’anno avevano tre quaresime: dalla festa di San Brizio, 13 novembre, fino a Natale; dalla prima domenica di quadragesima fino alla Pasqua; dalla fe-sta di Pentecoste fino alla ricorrenza degli Apostoli Pietro e Paolo, quest’ultima detta settimana santa. 9) Sulla liturgia catara si legga in particolare F. Zambon, Lacena segreta. Trattati e rituali catari, Milano, 1997.10) La fonte principale sull’avvenimento è De haeresi Catharorum in Lombardia, in A. Dondaine, La hierar-chie Chatare en Italie, in Archivum Fratrum Praedica-torum, 19, 1949, p. 307. 11) J. Duvernoy, La religione dei catari, Roma, 2000.12) Vedi V. Sabbadini, op. cit., p. 58.13) S. Savini, Il Catarismo italiano e i suoi vescovi nei secoli XIII e XIV, Firenze, 1958, p. 159.14) Scrive il Manselli, op. cit., p. 196, nota 10, < Non escludiamo che questa colpevolezza di Garatto possaessere stata aggravata a bella posta; sarebbe altrimentipiuttosto singolare il rispetto di cui egli fu in seguito cir-condato. Non si dimentichi, tra l’altro, che da lui gli ere-tici di Concorezzo presero anche il nome di Garatenses oGarattenses >.15) Sono:1) La chiesa di Concorezzo 2) La chiesa di Desenzano3) La chiesa di Bagnolo [San Vito]4) La chiesa della Marca Trevigiana5) La chiesa di Firenze6) La chiesa della Valle Spoletana (Cfr. De haeresi Ca- tharorum in Lombardia cit, p. 310).

Davvero insperato il risultato dei due fotografi asolani Rosanna Viapiana, prima classificata nella Sezione Colore, con la foto del crocefisso, una di quattro, denominata “Marco 15. 33-37” e Angelo Rubes, primo classificato nella Sezione Portfolio, con 4 foto dal titolo “sottopas-so”. A completare il successo dei fotogra-fi asolani non iscritti a circoli, Giuseppe Morleo che è stato ammesso con due foto denominate “Arte da strada”.Il Concorso Nazionale “SONIC”, giunto quest’anno alla nona edizione è indetto dalla FIAF, Federazione Italiana Associazioni Foto-grafiche, ed è riservato a tutti i Soci Or-dinari Non Iscritti a Circoli. Il fatto che, fra le 158 opere di 55 autori provenien-ti da tutta Italia, Rosanna Viapiana ed

Angelo Rubes, siano risultati primi in due sezioni su tre, ha dell’incredibile ma sta anche a dimostrare quanto sia vivo e vi-tale il movimento fotografico Asolano. Le opere premiate, ed ammesse al Concorso, sono state esposte dal 21 al 30 settembre nella prestigiosa sala consiliare “Romano Pucci” di Civitavecchia. Le foto premia-te sono state pubblicate sulla rivista uffi-ciale della FIAF “Fotoit”. Nella Sezione colore: 2° Nicola Esposito di Povegliano (TV); 3° Enrico Gazzini di Mantova. Nel-la Sezione portfolio: 2° Giovanni Borghi di Triuggio (MI); 3° Nicola Esposito di Povegliano (TV). Nella Sezione bianco-nero: 1° Umberto Verdoliva di Treviso; 2° Ferruccio Blasizza di S. Lorenzo Ison-tino (GO); 3° Tino Carretto di Bologna.

L’Asolano 6 / 08 Fotografia 15

Successo senza precedenti al 9° ConcorsoFotografico Nazionale SONIC 2008

Due asolani primi, in 2 sezioni su 3,al Concorso della Federazione.

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Il 2 giugno 2008il Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitanoha nominato il Signor

CINZIO CULATINACavaliere al merito della Repubblica.

“L’Asolano” si complimenta con il neo Cavaliere.

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Iniziamo la nostra rubbrica con una do-verosa rettifica. Sullo scorso numero, a pagina 17, è apparsa una fotografia che ritraeva un gruppo di sportivi asolani a Desenzano. In primo piano, in tenuta da ciclista, era ritratto Angelo Zappavigna e non Oreste, come da noi erroneamente scritto che era il padre dell’amico Franco e non lo zio. Ci scusiamo di nuovo e pre-sentiamo le fotografie di questo nuovo nu-mero. Pensiamo che molti, nel vederle, ri-corderanno con nostalgia queste immagini ed i tempi che esse rievocano. Crediamo che non richiedano grandi presentazioni perchè parlano da sole. La prima di que-ste foto, che ritrae il negozio Romanini, ci riconduce ai tempi del lancio del deter-sivo americano “Tide” divenuto famoso nei primi anni ‘60 perchè la scatola, oltre al prodotto, conteneva un piccolo giocat-tolo a sorpresa di scarso valore, che però era molto ambìto dai bambini. Per questo omaggio nascosto nella scatola, il prodot-to era citato anche come detto popolare, quando si voleva sottolineare, in senso ironico, lo scarso valore di un oggetto o di una persona: < L’hai trovato nel Tide? > Per questa fotografia ringraziamo l’amico Dario che ce l’ha portata e la famiglia Ro-manini che ci ha permesso di riprodurla e di pubblicarla a ricordo dell’indimenticato Luigi. Anche la foto sotto ritrae un nego-zio di alimentari, fra i tanti che in quegli anni operavano ad Asola. I Supermercati ed i Centri Commerciali non erano ancora giunti a portarci tutta la loro “innovazio-ne” ed i negozi, oltre ad essere luoghi di ritrovo e di socializzazione, svolgevano anche un importante servizio di credito al consumo perchè offrivano alle famiglie la possibilità di segnare su un apposito libretto della spesa gli acquisti fatti a cre-dito e di saldare i conti quando c’erano i soldi. Erano tempi in cui la gente si vole-va bene e, chi poteva, non negava mai il proprio aiuto a chi aveva meno possibilità. La foto sotto raffigura un’ altra delle bot-teghe storiche di Asola, la prima d’angolo, giù dalla “Rata di Genevini”, dove oggi c’è il laboratorio orafo. La foto qui sotto, per la quale ringraziamo il Sig. Giuliano Manfredi, testimonia un momento usua-le della vita in campagna dell’epoca: “la pesatura” in questo caso di una bella oca.

L’Asolano 6 / 08 Come eravamo 16

Il realismo delle immagini esprime tutta la poesia dei lavori di ieri

Il Sig. Luigi Romanini posa con aria soddisfatta davanti al suo bancone, nel ne-gozio di via Turbini (attuale Centro Tessuti di Albertina Boccaccio), con la moglieCaterina, ritratta dietro il bancone. La coppia ha gestito per anni il negozio dialimentari che era divenuto famoso per la qualità e varietà dei prodotti in vendita.

Enes Duretti in camice grigio, ritratto dietro al banco del suo negozio, in via Nazario Sauro (più conosciuta come “Rata di Genevini”) con tre avventori dei quali, in primopiano si riconosce Luciano Ravera. Per questa foto ringraziamo la famiglia Ravera.

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Per la foto della squadra S. Carlo dob-biamo ringraziare il Sig. Alceste Storti che fu uno di quei giovani protagonisti. In un foglio umoristico, dell’epoca, edito artigianalmente in ambito parrocchiale, denominato “Turbo Sport” apprendia-mo che: <I giocatori partecipanti ai vari tornei del “Curtil di Pret” approdarono tutti nella Nazionale San Carlo>. Ap-prendiamo ancora che era attivo anche un importante calcio mercato di cui pos-siamo darvi qualche esempio: Fertonani è passato dalla squadra Siluro alla Gra-nata per 2 gelati da 20 cent e 50 ghei di mondoi (castagne secche) Gagliardi dalla Rondinelle alla S.A.I.S. per 40 cent de zizule (giuggiole) e 20 ghei de garatule (carrube); Scaglioni, al centro del trasfe-rimento che fece più scalpore, passò dalla Picchiatelli alla Piccoli Eroi per un ba-stoncino di rigulissia, (liquirizia), en limù (1 limone) e una penna stilografica, senza inchiostro. Anche a quei tempi il tifo era molto tagliente e lo “striscia lo striscio-ne” dell’epoca coniò detti che divenne-ro celebri. Ne volete qualche esempio? W LA SAIS CHE NON PERDE MAIS, oppure VINCERE, PERDERE, OBBIET-TARE! e ancora PITOST DE GNENT L’E’ MEI PITOST. Ma anche i sopranno-mi affibbiati ad alcuni dei protagonisti più pittoreschi sono degni di essere traman-dati. Persegani, Gane o Scacì; Fertona-ni, Confucio o Pèna; Guatelli, Tricheco; Brunetti, Bocca fonda maia cicche; ecc. Fra i gruppi più simpatici, per la tene-rezza che sanno sucitare i protagonisti, vi sono quelli delle foto che ritraggono le classi dell’asilo. Quella qui a fianco, ad esempio, è un’immagine del 1952-53. Provate a vedere se riconoscete i “perso-naggi” fotografati. Oggi, i superstiti di quel gruppo sono “ragazzi” e “ragazze” prossimi a compiere sessant’anni. Ov-viamente, l’asilo era quello di via Fulvio Ziacchi. Dal genio di Gianni Tartarotti, qui sotto, vi proponiamo una fotografia della stessa epoca, che ci è stata gentil-mente concessa dalle sorelle Arcini (nel-la fila di mezzo a sinistra, col vestitino chiaro) che ritrae 7 gruppi di gemelli.

E che dire del maxi gruppo qui a sinistra, fotografato davanti all’uscita delle Scuo-le Elementari? In questa foto sono ritratti più di cento asolani i cui volti, ai meno giovani, sicuramente susciteranno molti ricordi e qualche emozione. Riuscite a ri-conoscerne qualcuno?

L’Asolano 6 / 08 Come eravamo 17

Anche le foto di gruppo sono testimoni della Società a cui si riferiscono

Certamente, anche se sono passati 61 anni, qualcuno ancora ricorderà questa squa-dra S.Carlo, Campione Provinciale 1947. In essa si riconoscono alcuni dei protago-nisti. A partire da sinistra, in piedi: Favalli, Antonio Storti, Cornoldi, Pastorio, Ga-gliardi, De Pedri, Brunetti, Fertonani, Peverada, Luigi Mori, Persegani, accosciati:Edoardo Mori, Buzzi, Alceste Storti e Coppini.

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Avevamo decisamente apprezzato la nuova sistemazione della zona anti-stante l’ingresso delle scuole elemen-tari che, crediamo sia stata pensata per offrire ai bambini uno spazio più sicuro ed accogliente. Quando, però, abbiamo visto quelle due grandi fiorie-re a spigoli vivi, sistemate ai lati della scala d’ingresso delle scuole, ci sono davvero “cadute le braccia”. E, non lo diciamo per il desiderio di criticare ma, a parte la stonatura estetica, che deno-ta un’evidente carenza di buon gusto, chi ha ideato un simile “trappolone” e chi ne ha approvato l’installazione, non avrebbe dovuto prima pensare allaalla vivacità dei bambini che escono da scuola ed al pericolo costante che quegli spigoli vivi costituiscono per la

per la loro incolumità? Che senso ha riempire quegli spazi, quando è del tutto evidente che, sia in termini di estetica che di sicurezza, un ingresso pulito e libero da qualsiasi orpello è senz’altro preferibile? Non sappiamo quanto sia costata questa “genialata” ma siamo certi che nessun prezzo possa valere la sicurezza dei bambi-ni. Pertanto, ci rivolgiamo a chi ha l’autorità, ed il buon senso, di farle togliere, affinchè, non indugi oltre.

L’Asolano 6 / 08 Attualità 18

Spigoli e... superficialitàGli spigoli sono quelli delle due grandi fioriere poste all’ingresso delle scuole elementari; la superficialità è di chi le ha ideate e ancor di più

quella di chi non ha pensato al pericolo per i bambini.

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Da questa foto si notano chiaramente glispigoli che possono costituire un gravepericolo per l’incolumità dei bambiniall’uscita della scuola. (foto L’Asolano)

Silvia e Giacomo Morbio1948 - 20081949448 - 2 0800808

60 anni felici insieme !partecipano con gioia:

il figlio Giuseppe con Silvanae i nipoti Luca e Paola.

L’immagine ritrae l’ingresso delle scuole elementari con le due fioriere che, a nostro giudizio, rappresentano una pericolosa presenza per i bambini. (foto L’Asolano)il i Gi M bi

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Sparà Risparmiare, deriva da sparagnare, verbo ottenuto in epoca medioevale dall’unione di risparmiare con guadagnare, da cui spa-ragnino. Stal Stalla per i cavalli. Mentre la stalla dei bo-vini è di genere femminile anche in dialet-to stalǻ, la stalla per gli equini è di genere maschile. Per tale motivo anche il luogo di sosta dove venivano parcheggiati, un tempo, i cavalli, e che in epoca più recente ospitava biciclette e motocicli, era deno-minato appunto stal. Süpèl Zoccolo con la tomaia aperta sul davanti, nel caso di tomaia chiusa viene definito supèlot. Dal latino sub pedibus ossia che stanno sotto i piedi. Nel tròcol invece, la tomaia arrivava fino alla caviglia. Interes-sante è la dizione casalasca di quest’ulti-me calzature che vengono definite “cotur-ni” com’erano chiamati nell’antica Grecia gli zoccoli usati dagli attori tragici. Sibrǻ Ciabatta, in dialetto bresciano söbrǻ. Ga-briele Rosa ipotizza una derivazione dal latino suber, sughero, materiale che veniva usato come inserto nelle pianelle. Questa ipotesi mi lascia alquanto dubbioso e ipo-tizzo invece un collegamento con il verbo latino subire, sottomettersi, stare sotto, sostenere, quello cioè che normalmente fa un paio di ciabatte. Spadù Giaggiolo, per la caratteristica forma a spada delle foglie. Anche il gladiolo, pe-raltro della stessa famiglia, deriva il suo nome dal latino gladium spada. Spagnǻ Erba medica, il termine italiano indica come la pianta sia originaria dell’Asia, infatti, medica non sta per medicinale ma identifica la provenienza da una regione a Sud del Mar Caspio, denominata antica-mente Media ora provincia iraniana. La parola dialettale fa presupporre una sua ulteriore provenienza dalla Spagna anche se non ho trovato alcun riscontro a tale ipotesi. Tacä Sverza. Scheggia di legno di forma piatta ed allungata,: dal gotico “taikn”. In lingua italiana si definisce con il termine sverza anche quel minuscolo pezzetto di legno, quella scheggia, che in dialetto viene de-nominato schidä.

Nel nostro dialetto la zeta non viene pro-nunciata, ma è sostituita dalla ş sonora italiana (es.blasone). Per comodità e per migliore comprensione del lettore preferi-sco però usare la zeta. ZerlǻCobite. Minuscolo pesce d’acqua dolce, simile ad una piccolissima anguilla, che un tempo abbondava nei nostri ruscelli ed ora è praticamente scomparso. Chiamato anche foraguad per la sua capacità, data la sua forma e le sue dimensioni, dalle maglie dei guadini, è provvisto ai lati della bocca di due minuscoli uncini, con i quali fa presa sulle dita di chi tenta di afferrarlo. Zuf Giogo. Il giogo usato fino a cinquant’an-ni fa per il traino con i bovini, costituisce insieme al collare pettorale degli equini una svolta decisiva nel sistema di trazio-ne. Fino all’alto medioevo lo sforzo ve-niva concentrato sul collo degli animali. Con queste modifiche invece lo sforzo si concentrava sulla nuca per i bovini e sul petto per gli equini. Questo consentiva di trainare carichi molto più consistenti.

Segue una preghiera che un tempo veniva recitata la notte di Natale. Come quella pub-blicata sul numero di agosto, mi è stata tra-mandata da mia zia Elga Novellini. Pasǻ culumbinǻ, rosǻ rusulinǻ - Cusǻ ghet en dèl bech? - De l’oio benedet. Cascǻ na gosǻ, en simǻ a na predǻ rosǻ; predǻ rosǻ per l’altar Mesǻ, Mesǻ de cantà. cantǻ, cantǻ rosǻ fiùr ghe nasìt el nòst Signur.

L’é nasìt a Betlhèm En trà ‘n bö e n’asinèl. E ghe gnà fasǻ e gnà mantèl de ‘nfasà chel Gesü bèl. Gesü bèl, Gesü Mariǻ E tanti angei en cumpagniǻ.

A chi la sa e a chi la dis I ghe dunǻ ‘l Paradis. A chi la sa e a chi la cantǻ I ghe dunǻ gloriǻ santǻ.

Dundundelǻ, sunaǻ na campanelǻ, i-angilì i cantaǻ, la Madonǻ la predicaǻ. el Signor en zünüciù A scultà ste bele urasiù.

Urasiù dei capüsì piene de röse e piene de spì. Santǻ emprestém la òstǻ scalǻ De ‘ndà ‘n ciel A truà San Michel.

San Michel l’è mort, la Madonǻ l’è ‘n de l’ort a spicà i giüsümì per curà ste car bambì.

L’Asolano 6 / 08 Dialettando 19

Etimologiedei termini dialettali che

iniziano con le lettere “S, T, U”

Eros Aroldi

UtaareRompiscatole, persona noiosa: letteralmen-te ottavario, con riferimento alle otto predi-che successive alle più importanti festivitàreligiose che i fedeli dovevano un tempo sobbarcarsi e che a quanto pare non erano molto gradite. VéderIl termine indica indifferentemente sia il ve-tro sia il vedere, poiché attraverso il vetro si può vedere essendo il materiale trasparen-te per eccellenza. L’uso del vetro nella suaapplicazione più diffusa, ossia alle finestre,risale al basso medioevo con le prime catte-drali gotiche. Fino agli inizi dell’ottocentoi vetri alle finestre erano riservati ai ceti piùabbienti. Bisognerà arrivare alla rivoluzio-ne industriale perché la maggioranza delleabitazioni utilizzino tale ritrovato.

VegherTerreno incolto, vegro. Dal latino medieva-le nella forma vigrae o vigra derivato dallatino vetus veteris, vecchio. Questo perché oltre all’incolto, un tempo si designava con tale termine il prato vecchio o naturale da noi denominato prato stabile. Questo tipo di prato dava foraggio per molti anni senza bisogno di essere periodicamente risemina-to. Il prato invece oggetto di rotazione ve-niva chiamato normalmente ladì, dal tipo d’erba che in esso più abbondava il ladino o trifolium repens.

Vulì béVoler bene. Nel nostro dialetto il verboamare non esiste, come non esiste il vo-cabolo amore. L’amore viene definito ”el bé” il bene. Amare significa letteralmente desiderare qualcuno con l’animo e con i sensi, nella speranza che quel qualcuno ci corrisponda. Voler bene o meglio volere il bene di qualcuno, è svincolato da un ritor-no di corrispondenza, chi vuole bene nonpretende nulla in cambio. Secondo l’in-terpretazione del mio curato, nel vangelo di Giovanni (21,15-19) Gesù dopo aver chiesto a Pietro per due volte “Mi ami?”, la terza volta sembra ripiegare su un più mo-desto “Mi vuoi bene?” A mio avviso invecel’ultima richiesta sopravanza le prime duein quanto, come ho detto prima, chi amarichiede di essere corrisposto mentre chi vuole bene lo fa disinteressatamente, per-ché lo sente, non ha bisogno di essere ria-mato. Anche le preghiere che nei tempi più recenti venivano chiamate urasiù o deusiù,nei tempi più antichi venivano denominatecome “el bé” per eccellenza.

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decisamente dubbie, il processo che ne seguì si concluse con la condanna a morte in contumacia del condottiero. L’aspetto storico della vicenda è stato approfondito nel corso di un simposio tenutosi nella mattinata di domenica 14 settembre. L’atmosfera tipica della ri-evocazione medievale-rinascimentale, inoltre, è stata resa davvero tangibile grazie ai numerosi momenti di intratte-nimento musicale e da parate di figuranti e sbandieratori. A partire dal pomeriggio si è invece potuto assistere al Palio delle Contrade, che ha visto tra i protagonisti 6 squadre rappresentative del capoluogo e delle frazioni: si sono fronteggiate Borgo San Biagio, Borgo Castello, Borgo Muli-no, Borgo Possenta, Borgo San Martino e Borgo Villa Cappella. La sfida per la conquista della vittoria si è articolata su una serie di prove: corsa con i sacchi, tiro a segno con arco e giostra del saraceno. Il trofeo, realizzato dall’artista ceresare-se Mario Dall’Acqua, è andato alla con-trada di Borgo San Biagio, che deterrà il premio sino al prossimo anno. Anche gli osservatori meno attenti non potranno aver fatto a meno di notare l’atmosfera quasi “magica” che si respirava sin dalle vie del capoluogo nei momenti imme-diatamente precedenti il Palio: si pensi alle coccarde del colore della propria contrada appese ai cancelli di moltissime abitazioni, o ancora alle bandiere della Compagnia delle Torri che svettavano dalle finestre delle case sammartinesi. La conclusione dell’evento, seguito da una buona partecipazione di pubblico e di curiosi provenienti anche dai comuni limitrofi, ha spento i riflettori sul Palazzo Secco-Pastore, finalmente riscoperto da gran parte dei nostri concittadini.

L’Asolano 6 / 08 Ceresara 20

Rievocazione storica della “Compagnia delle Torri”

“Convivio a Palazzo”e Palio delle Contrade

San Martino Gusnago: dal nostro corrispondente Massimiliano Todeschi

Compagnia delle Torri, tenutosi come oc-casione di riconciliazione tra il principe Francesco Gonzaga ed Francesco Sec-co, il condottiero proprietario della dimo-ra. I due, esponenti di spicco della nobiltà mantovana, erano fin dall’inizio del 1491 in aperto contrasto. Tuttavia, l’occasione conviviale non raggiunse fino in fondo il suo scopo: il 13 luglio dello stesso anno il Secco decise di lasciare San Martino e diriparare in Toscana; venne così accusato di tradimento e di attentato alla vita del Prin-cipe. Malgrado le prove di una sua effettiva colpevolezza del Secco siano decisamente

Il maltempo non ha scalfito il successo dell’iniziativa “Convivio a Palazzo”, or-ganizzata dalla Compagnia delle Torri di Ceresara presso il Palazzo Secco-Pastore di San Martino Gusnago nei giorni 13 e 14 settembre. L’iniziativa, nata dall’inventiva e dall’impegno di un gruppo di volonterosi ceresaresi, ha voluto rievocare quanto av-venne il 15 giugno 1491. In quel periodo a cavallo tra medioevo e rinascimento, il ter-ritorio mantovano si presentava pervaso di un fervore culturale con pochi pari in Italia.In tale data il Palazzo ospitò un sontuo-so banchetto fedelmente ricostruito dalla

Il quattrocentesco Palazzo Secco-Pastore di San Martino Gusnago che il 15 giugno 1491 fuIl quattrocentesco Palazzo Secco-Pastore di San Martino Gusnago che il 15 giugno 1491 futteatro dell’episodio storico rievocato dalla Compagnia delle Torri.

Lo scorso 21 settembre a CeresaraLo scorso 21 settembre a Cebre a Ce esaresa araInaugurazione del KapogiroInauugurazione del Kapogiroauguguurarazazizioone deel KaapogKaapogiirgirooro

di Massimiliano Todeschidi Massimiliano ToTodesceschii

D l’i i d ll 21 tt b C hDopo l’inaugurazione dello scorso 21 settembre Ceresara ha una nuova hair stylist. Ha infatti aperto i battenti ‘Kapogiro’, il moder-no salone di acconciature unisex nato dalla passione di Elisa Culpo,ospitato nella centralissima Piazza Castello e pronto ad accogliere chi vuole avere ‘in testa’ un tocco di originalità. La titolare, 25 anni d’età e 10 di esperienza nel settore, offre ai clienti un prima offer-ta promozionale: per chi ha meno di 18 anni e più di 60 il marte-dì, mercoledì e giovedì è previsto uno sconto del 15%. Per qual-siasi informazione è possibile contattare il numero 0376.87038.

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Le sorti di una guerra perduta, come spesso accade, non si ripercuotono solo sulla politica, ma finiscono per

coinvolgere anche la cultura. Fu così che i resti della biblioteca comunale, con i te-sti scolastici del Regime, finirono negli scantinati di Palazzo Mangeri, insieme a molti reperti appartenuti al Museo. Stessa sorte toccò alla biblioteca del Dopolavo-ro i cui libri, dopo essere stati ammassati, per un certo periodo, in un locale del vi-cino Palazzo Schiantarelli, finirono parte a Mantova e parte presso la Biblioteca Ferroviaria di Milano. Solo nell’autun-no del 1968, grazie alla passione ed alla competenza di un dipendente comunale, il Rag. Arturo Bertoni, autorizzato dal Sindaco dell’epoca, Maestro Ennio Pa-sini, venne allestita, nella Sala dei Dieci, la prima biblioteca pubblica del dopo-guerra con materiale nuovo, buona par-te del quale donato dallo stesso Bertoni.

Con seduta consiliare del 21 dicembre 1968, fu anche istituita una Commissione con il compito di orientare l’attività del-la Biblioteca. In quella sede la biblioteca durò pochi mesi perchè già nella prima-vera del 1969 fu spostata nella più como-da sede di via Turbini, nei locali dismessi dalle Poste. Alla morte del “fondatore” Rag. Arturo Bertoni, dal 14 settembre1970 la cura della biblioteca fu affidata almaestro Giovanni Benazzi, che svolse il suo compito a puro titolo di volontariato

fino al 1980. Nel 1981 al maestro Benazzi subentrò Patrizia Conti. Nel novembre del 1981, per disposizione ministeriale la biblioteca di Asola ottenne la qualifica di Biblioteca Civica ed entrò a far parte di un sistema zonale con Acquanegra, Ca-salromano, Canneto, Mariana, Casalol-do, Ceresara, Castel Goffredo, Piubega e Gazoldo degli Ippoliti. Nel marzo del 1991 il Consiglio Comunale approvò il primo Statuto della Biblioteca e la stessa divenne, in ambito regionale, Biblioteca Centrale di Sistema del Comprensorio 45. Alla Commissione dell’epoca, presie-duta da Augusto Bolther, parteciparono

pubblico da allora supera le 10.000 uni-tà. Poichè, per la sistemazione in Piazza Diaz, il Comune doveva pagare l’affit-to ai proprietari dell’immobile, si atte-se fino al settembre del 2000 e quando furono disponibili i locali dell’ex asi-lo di via Fulvio Ziacchi, si fece l’ulti-mo trasloco (o, forse, il penultimo?).Oggi la Biblioteca usufruisce ancora di quella sistemazione ma, da tempo si parla di un nuovo trasferimento, in via Garibal-di, che dovrebbe essere il definitivo, nei locali appositamente adibiti, nel “Palazzo della Cultura” (ex Palazzo Monte di Pie-tà), attualmente in fase di recupero edilizio.

come consiglieri Claudia Pizzamiglio, Luigi Paffi, Luigi Di Vito, Rossano Danieli, Armando Bertuzzi, Dino Car- della, Giuseppe Arcari e Giovanna Di Re. Da quell’anno il bibliotecario fu assunto dal Comune ed il suo impegno, di 36 ore settimanali, venne retribuito. Per soddisfare alle nuove esigenze di spazio, il 30 ottobre 1992, la bibliote-ca apre in Piazzetta Diaz, nei locali di-smessi dalla ditta “Elite” abbigliamento.Il numero dei volumi a disposizione del

L’Asolano 6 / 08 Anniversari 21

La Biblioteca comunale compiei suoi primi 40 anni.

Notizie tratte da una ricerca di Armando Bertuzzi

fi l 1980 N l 1981 l B i bbli d ll l 10 000 i

In questa rara immagine del 1968 il rag. Arturo Bertoni è fotografato mentre svolIn questa rara immagine del 1968 il rag. Arturo Bertoni è fotografato mentre svol-gge le funzioni di bibliotecario nella prima sede della biblioteca, in Sala dei Dieci.PPer le due foto ringraziamo la famiglia Bertoni.

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L’Asolano 6 / 08 Attualità 22

Le immagini della vergogna E’ così che il Comune conserva i suoi marmi antichi?

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CHIUSO IL LUNEDI’

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Ardigò, due delle tre antiche chiavi di volta delle porte della fortezza (la terzanon si sa dove sia finita) sono state letteralmente gettate fra i rifiuti.

Le foto di questa colonna ben testimo-niano l’attuale indegna collocazione dialcune lapidi storiche di una Comunitàche ha perso la memoria di sè. Non vi sembra che ci sia di chè vergognarsi?E’ questa la considerazione ed il valoreche dimostriamo di avere per la nostraStoria? Quando ci è stata fatta questasegnalazione non ci volevamo credere...Oggi, siamo amareggiati ed indignati!

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L’Asolano 6 / 08 Spettacoli 23

Grande successo di musica e di pubblico ad Asola Martedì 9 set-tembre u.s. al Teatro San Carlo per il Concerto “Tributo a Lucio Battisti”, nel 10° anniversario della scomparsa, con il gruppo “Canzoni con le Gonne Quartet”. Promosso dall’AssociazioneCulturale Torresani e patrocinato dall’Amministrazione comu-nale e dall’Assessorato alla Cultura l’incasso della serata è stato a favore dell’Associazione Scouts Asola 1. Il Quartetto “Canzo-ni con le Gonne” nasce il 30 agosto 2003, quasi per caso. PerchéCanzoni con le Gonne? La risposta è semplice: ripercorrere e “vestire” al femminile, seguendo un invisibile filo conduttore, le più belle canzoni del duo Battisti-Mogol.

Come nascevano le canzoni? Lucio andava da Mogol con le mu-siche. Lui ci metteva sopra le parole. Il giorno dopo la canzoneera nata. Poi venivano fatte ascoltare, in ante prima, a un amico architetto, ad un giardiniere e agli ammalati dell’Istituto Tumori diMilano. La serata si è aperta con la proiezione di un filmato sugli Scouts di Asola e sul progetto della nuova sede, dopodiché ha pre-so la parola Francesco Calcina, Presidente dell’Associazione, per salutare il pubblico e presentare la serata. Durante il concerto sonostati proiettati filmati di Lucio Battisti. Alla fine del concerto l’As-sessore alla Cultura Prof.ssa Francesca Zaltieri ha ringraziato ilquartetto “Canzoni con le Gonne”, Giovanna, Pamela, Paola, e Silvia, per la bellissima serata. Infine, insieme a Francesco Cal-cina, ha ringraziato William Rizzieri per l’eccellente organizza-zione. Arrivederci al prossimo concerto “Tributo a Mia Martini”.

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Concerto in Teatro San Carlo ad Asola

Tributo a Lucio Battistiper i 10 anni dalla scomparsa

30 Anni di Vita del Foto Club AsolaIn molti, nel 1978, erano scettici, e taluni ironici, sulle possibilità di durata di questa ini-ziativa, in un paese, da sempre a forte vocazione agricola. La mancanza di una sede ela difficoltà a reperire spazi espositivi non hanno facilitato l’impresa ma sono serviti dastimolo per superare ogni ostacolo. < l All’inizio eravamo parecchio acerbi, ma l’attività del Circolo ci ha aiutato a crescere> ci racconta il Presidente Ghio <Dapprima, con la cono-sscenza delle esperienze altrui, attraverso riunioni, proiezioni e mostre; poi l’esperienza diret-

i ta che ci ha permesso di acquisire le varie tecniche e di conoscere i materiali. Ricordo riunionifiume che si concludevano a notte fonda, caratterizzate da lunghe discussioni sui vari meto-di di ripresa, sviluppo e stampa. Tutto ciò affinò la nostra tecnica individuale. L’iscrizione allaFIAF ci ha dato la spinta per misurarci con tutti i fotoamatori e, da allora, abbiamo allestito manifestazioni che hanno richiamato l’attenzione di circoli e fotografi anche al di fuori dellanostra provincia. In questo àmbito è rimasta memorabile la prima manifestazione a carat-

etere nazionale che ha richiamato ad Asola105 autori, con circa 500 fotografie. Ad essa nessono seguite altre 4, tutte in un crescendo di partecipanti e di opere, fino a raggiungere conil 5° concorso i 350 autori partecipanti con circa 1400 fotografie. Anche senza voler citare le ggrandi mostre che abbiamo ospitato ed i nomi dei grandi maestri della fotografia amato-riale, con tutta la nostra attività possiamo proprio dire di aver contribuito in modo tangibilead esportare in tutta Italia il buon nome di Asola, “ piccola, grande Città della fotografiaamatoriale”. Tutto questo back ground, conquistato con la perseveranza (proprio la virtù che agli inizi nessuno ci accreditava), ci ha permesso di ottenere l’incarico di eseguire i rilievi fo-tografici pre restauro delle opere d’arte custodite in Cattedrale. Un impegno non indifferentese si considerano le altezze da raggiungere e le condizioni di luce da dominare. Nel corso se si considerano le altezze da raggiungere e le condizioni di luce da dominare. Nel corsodegli anni alcuni soci si sono cimentati nei grandi concorsi in Italia e all’estero, raggiungendo risultati davvero entusiasmanti. Nel volgere degli anni, per varie ragioni, i soci si sono avvi-cendati ma il cosiddetto zoccolo duro è ancora sulla breccia. Tempo libero, ore di sonno perse

iin camera oscura, quote significative di disponibilità finanziarie, e tanto altro, sono stati i mattoni con i quali abbiamo costruito il F.C. Asola e lo abbiamo portato a compiere 30 Anni.>

Una rara immagine del Presidente Giulio Ghio mentre introduce il momento del-le premiazioni al primo Concorso fotografico Nazionale organizzato dal Foto Club. le premiazioni al primo Concorso fotografico Nazionale organizzato dal Foto Club.

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Con l’attività di Asola, la “Riz-zieri Ottici” festeggia il primo anno di apertura del suo nego-

zio e, per l’occasione, invita clienti e non, a passare da via Garibaldi, 56 per prendere visione, senza alcun impe-gno, delle nuove proposte per il 2009. Il bilancio del primo anno è stato più che lusinghiero, grazie ad una politi-ca commerciale che ha privilegiato la qualità e le opportunità di risparmio per la clientela. Dopo l’apertura, gli asolani ed i molti clienti che proven-gono anche da fuori Asola, hanno ap-prezzato i servizi offerti dalla nostra organizzazione e, oggi, a soli 12 mesi da quando abbiamo aperto, possiamo dire, con orgoglio, che i clienti sono aumentati con regolare continuità. Per questo successo, che va oltre le nostre più rosee aspettative, dobbia-mo anche ringraziare il giornale loca-le “l’Asolano” che ha ospitato i nostri articoli e ha fatto comprendere, anche ai più scettici, la serietà professionale che ci ha sempre ispirato ci contrad-distingue. Però, soprattutto, dobbia-mo ringraziare i tanti clienti che si sono affidati a noi con fiducia ed han-no parlato bene della nostra attività.

Esclusivista di zona del marchio

LINDBERG

Oltre, ai nuovi arrivi dell’inverno 2008, delle firme più affermate:

G U C C I

Christian Diorpotrete trovare la nuova ed esclusiva col-lezione di occhiali di Ermanno Scervino

Ermanno Scervino è una firma emer-gente fra gli stilists che operano nel set-tore degli occhiali. Il design che caratte-rizza le sue produzioni si rifà alla grazia senza tempo e alla leggerezza misterio-sa di una diva come Audrey Hepburn.

L’Asolano 6 / 08 Attualità 24

Rizzieri Otticifesteggia il primo anno di apertura del

negozio di Asola con le novità 2009

Asola - Via Garibaldi, 56Tel. e Fax 0376 720701

Canneto S/O - Via Garibaldi, 69Tel. 0376 70228 - Fax 0376 725532

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Una storia di successoMateriali preziosi e design essenzialela regola dello stile LINDBERG.Solo quando cominciò ad avere biso-gno di portare gli occhiali, agli inizidegli anni ‘80 l’ottico di Århus (Da-nimarca) Poul Jørn Lindberg si reseconto di come gli occhiali da indossa-re fossero pesanti, rigidi e scomodi. Insieme all’architetto Hans Dissingcreò così degli occhiali più semplici,attraenti e funzionali. Air Titanium,come vennero chiamati i nuovi oc-chiali di Lindberg, rivoluzionaronoil modo di vedere gli occhiali nell’in-tero settore ottico. Lindberg continua a produrre occhiali in titanio, un me-tallo che è allo stesso tempo resisten-te, leggero e flessibile.

Fra le novità del 2009 abbiamo il piacere di presentare gli occhiali originali danesi in titanio, LINDBERG, con lenti curve da vista che vanno ad affian-carsi a quelli da sole vista, con base curva.

CHANEL

GIORGIO ARMANI

ERMANNO

SCERVINO

Alla linea eyewear appartiene questo occhiale della collezione di Ermanno Scervino

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In questo periodo verso l’Avvento e il Natale, privilegiato per la nostra sensibilità, vorrei parlare di fede. Qualcuno potrebbe pensare… ma si ho già capito, è la solita storia… Spero non sia così.Parlare di fede non è prima di tutto parlare di Dio; la fede e Dio sono due cose diverse. Se la fede porta a Dio, è vero, raggiunge il suo culmine e la sua pienezza. Si dice che la fede è un dono, nel senso che a tutti è offerta come possi-bilità di cammino e di realizzazione. La fede dunque non è estranea alla vita, anzi entra nel suo cammino e permea il cuore dell’uomo. Ma quale vita, quale uomo? E’ proprio da questo versante che desidero ragionare sulla fede.L’esperienza quotidiana oggi appare talora ripetitiva e opa-ca. I segnali del modo attuale di vivere dicono che oggi prevale il senso dell’esistenza come sfida, come quasi a volerne superare il confine: il divertimento è notturno, il viaggio esotico, lo sport estremo, l’amicizia alternativa, il volontariato eroico. Sembra quasi che il vivere non possa più essere un luogo di normalità, di quotidianità, di gratifi-cazione per le piccole cose, di semplicità. C’è una rincorsa allo straordinario e all’esaltante. La fede al contrario insegna un approccio alla vita con uno stile di umiltà: non ha pretese di assoluto, di straordinarietà; vuole semplicemente dare ordine alla vita, capire le priorità dei valori, guardare la realtà così come si presenta, affron-tare le difficoltà della relazione tra le persone, soprattutto in famiglia; la fede invita a distogliere lo sguardo dall’attac-camento alle cose terrene, al denaro, alle proprietà; mette in guardia dalla tentazione del potere, attraverso cui si vive semplicemente per il proprio successo personale…L’elenco potrebbe continuare.La fede è da intendere prima di tutto, dunque, come un cam-mino di orientamento al senso della vita, capace di portare a pieno sviluppo ciò che vi è di più autentico nell’uomo e nella vita, con uno slogan ormai abusato potremmo dire: “rende straordinario l’ordinario”. Nella mia esperienza quotidiana incontro diverse realtà che esprimono questa ricchezza umana, quasi come opportunità di “soglia di accesso alla fede”. Faccio qualche esempio. La nascita di un bambino è un evento sorprendente, ricco di aspettative, di meraviglia, di responsabilità: “cambia la vita”, dicono i genitori, perché un figlio, soprattutto se pic-colo, interroga sulla sua crescita, sul suo futuro e qui ci si accorge del valore indispensabile della dimensione interio-re, spirituale o valoriale da trasmettere. Il fidanzamento apre alla dimensione straordinario dell’in-contro uomo-donna. E’ bello vedere nelle coppie che si preparano al matrimonio questa tensione dialogica e rela-zionale. Non è semplicemente un’attrazione fisica, di per-sone che si cercano, ma è un’esperienza che tocca il cuore, la sfera profonda di ciò che mette veramente in gioco la vita: a quale immenso mistero apre l’amore.

Le situazioni di crisi e fragilità, oggi molto diffuse, co-stituiscono una “difficile compagnia” nel viaggio della vita. Quando una persona sperimenta il limite e la soffe-renza si ritrova indifesa, spoglia di speranza, di forza, di reattività. Tende ad una rassegnazione passiva, fugge da-vanti alla sofferenza. Quante persone mi confidano: “non mi fa paura morire quando sarà la mia ora… ma ciò che temo di più è il dover soffrire”. Ritengo importante entrare nella logica che anche la sofferenza e la croce possano co-stituire una risorsa per la libertà. Quando questo succede (e succede veramente), la persona ha un riscontro concreto della forza e della ricchezza che sostengono la sua fiducia. Anche la morte delle persone care, dopo un momento di smarrimento, può diventare motivo di nuove prospettive di vita, impensabili.La giovinezza, la famiglia, la professione, l’interes-se culturale, il volontariato, i viaggi… sono altre porte d’ingresso alla fede… Spesso al termine di un viaggio le persone affermano: “questo viaggio mi ha aiutato a risve-gliare la fede”. Certo non dobbiamo identificare la fede con una bacchetta magica che risolve i problemi con un tocco risolutivo. La fede non rimuove il dubbio, la fatica, l’enigma della vita, ma certamente aiuta a scoprirne il segreto. Qui potrei terminare, ma è importante un’ultima chiarifi-cazione. Non ho parlato di fede cristiana (di Cristo, nel senso di fondare fede-fiducia in Cristo…): sarà occasio-ne di una prossima riflessione; questo percorso “di fede dal basso” infatti, può anche aprirsi alla luce di Cristo come testimonia il Vangelo. In questa riflessione ho vo-luto sottolineare maggiormente il versante umano della fede. D’altra parte anche Gesù, incarnandosi, ha iniziato dall’umanità il suo progetto di condurre gli uomini alla dimensione divina. Qui ho voluto ricordare l’approccio della fede che ci permette di sconfiggere il mondo che ci sta di fronte, attraente, solido, in apparenza inattaccabile nelle sue strutture di egoismo e di ingiustizia. Come alibi spesso sento dire: “Non possiamo farci nulla!”. Per sco-prire il tesoro nascosto nel campo della vita e nel cuore di ognuno di noi, bisogna crederci e metterci alla ricerca. Sarebbe già un bel passo in avanti vivere in questo modo la fede in questo Natale. Don Riccardo Gobbi

L’Asolano 6 / 08 Religione 25

Parliamo di “fede”

Don Riccardo Gobbi

Come già annunciato in copertina, domenica 12 ottobre Rete 4 ha trasmesso in diretta dalla Cattedrale di Asola la S. Messa. La trasmissio-ne ha offerto anche l’occasione per ammirare la bellezza della nostra Chiesa. Chi desiderasse rivederla, potrà acquistare il DVD originale a soli 5 €. (+ eventuali spese di spedizione), diret-tamente in Parrocchia o presso la Redazione de L’Asolano, in via Libertà, 51 - tel. 0376-720777.

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L’ultimo argomento trattato riguarda i compiti delle diver-se figure che si occupano del “problema” schiena. Un nostro problema è quello di mettere a disposizione della gente le re-lative informazioni. Questo giornale, ci ha fornito questa stu-penda opportunità, facendo quasi diventare la mia modesta divulgazione una sorta di “manuale della schiena”! Al suo direttore vanno i miei più sentiti e sinceri ringraziamenti per quanto ha fatto e fa per la diffusione dell’informazio-ne utile anche a risolvere i piccoli problemi di ogni giorno.

IntroduzioneCome sempre accade, anche per l’aspetto ergonomico l’inter-vento non coinvolge una singola figura professionale, ma ricade sotto le competenze di diversi professionisti. Il problema però, in questo caso, è nella definizione stessa di ergonomia, con il du-plice compito che ad essa compete e che implica necessariamen-te una precisa definizione dei ruoli, di chi progetta (architetto); di chi controlla la salute sul posto di lavoro (medico competente); di chi interviene sul lavoratore a scopo preventivo. In realtà, quin-di, proprio per la sua multifattorialità l’applicazione pratica dei principi ergonomici diviene, per definizione, multidisciplinare. E se una delle figure professionali interessate non interviene, allora si determina, quasi sempre, un problema. Ossia: se l’architetto progetta bene, ma il medico competente non valuta il lavoratore/paziente (d’ora in poi definito in ogni caso “paziente”), e gli ope-ratori della riabilitazione non correggono i suoi movimenti o non gli insegnano le tecniche necessarie, il risultato non sarà efficace. Di seguito proponiamo alcuni appunti che non vogliono essere esaustivi, ma intendono semplicemente offrire un contributo al chiarimento dei ruoli delle singole figure professionali in gio-co. Come sempre abbiamo sostenuto, solo dalla collaborazione reciproca e dal dialogo, si potrà ottenere il solo per cui tutti noi operiamo: il benessere del paziente. Raggiungere questo obiet-tivo permetterà di migliorare la qualità della vita del paziente.

Il versante “paziente” Intervenire sul paziente è compito fondamentale della preven-zione. Quasi sempre questa funzione viene svolta dagli opera-tori della riabilitazione che, nella maggior parte dei casi, han-no sviluppato le maggiori competenze tecniche e psicologiche (dati i loro compiti terapeutici istituzionali). Essi intervengono, quindi, nella prevenzione primaria e, quando quest’ultima non viene svolta, trattano un paziente che è portatore di maggiori problemi. Intervenire sul versante del paziente richiede notevo-le competenza, ma anche e, soprattutto, l’attenzione quotidia-na e lo sviluppo progressivo delle proprie cognizioni e capa-cità di intervento. Come è risultato chiaro dagli esempi sopra riportati, spesso l’intervento ergonomico è determinante per risolvere i problemi dei pazienti. Eppure, a volte, ci si limita a proporre dei piccoli pacchetti preconfezionati, divulgati dal-le case farmaceutiche, spesso tramite opuscoli ben illustra-ti, ma senza alcuna spiegazione e senza alcun intervento dell’ operatore. Altre volte, si danno consigli al paziente ma, spes-so, non si mettono in pratica di fronte a lui, magari piegando-si per raccogliere un oggetto in palestra caricando la schiena e non le gambe. Cambiare abitudini di vita consolidate, posture quotidiane o movimenti che si svolgono da sempre in un certo modo, con tutti i colleghi che fanno altrettanto, è molto difficile. Superare l’idea di essere, per questo, invalidi e di divenire de-

gli esclusi, oggetto del ridicolo, per il modo strano con cui ci si muove, richiede forti motivazioni ed un buon insegnante. La motivazione e l’insegnamento sono la chiave di volta. Se è vero che il mantenimento dei sintomi o la loro ricomparsa dipende quasi sempre dall’impostazione ergonomica della vita professionale e quotidiana, non dedicare un tempo sufficiente ed un’attenzione particolare significa venire meno al proprio dovere terapeutico. Non basta dire, si deve mostrare; non basta mostrare, si deve far fare; non basta far fare, si deve controllare e non basta nemme-no controllare, si deve ricontrollare a distanza. Anche questo è motivare; anche questo è imparare come svolgere al meglio il proprio compito di ergonomo.

Il medico Il medico ha un duplice compito: A) valutativo, con il quale si cerca di individuare quali elementi relativi al lavoro del pa-ziente possano aver avuto un ruolo nel determinarne i sintomi; B) terapeutico, con il quale si stabilisce se è determinante pre-stare attenzione agli aspetti ergonomici, influendo positivamen-te sulle motivazioni del paziente. Il primo aspetto può essere soddisfatto da un’indagine sulle caratteristiche del lavoro che svolge il paziente. Il secondo aspetto implica, invece un’ at-tenzione psicologica perchè un intervento su base ergonomica richiede sempre una forte motivazione. Spesso il paziente lo sottovaluta, o per incomprensione o per comodità, in quanto è più facile farsi curare che curarsi. E’ fondamentale ricordare che quanto detto dal medico rimane maggiormente impresso al paziente e costituisce la base indispensabile per il successivo intervento tecnico.

Il fisioterapista Il compito del terapista di ulteriore valutazione e di insegna-mento attento e perseverante. Egli è in grado di dedicare al pa-ziente più tempo del medico e, quindi, può arrivare a simulare l’attività lavorativa e, in alcuni casi, può anche fare un sopral-luogo sul posto di lavoro. Questo permetterà di approfondire la fase diagnostica, integrando il lavoro del medico. Nella fase terapeutica è fondamentale evidenziare l’ergonomia, evitando la tentazione di ridurre i sintomi. Spesso, si limita l’intervento ergonomico, per cercare di attenuare il dolore. Eppure, come già sottolineato, sia la remissione dei sintomi che la prevenzio-ne dipendono dall’uso che il paziente fa del proprio corpo. Il fisioterapista ha un ruolo unico e spesso insostituibile nella fase terapeutica: non può non essere attento all’ ergonomia.

Il chinesiologo In gran parte dei disturbi vertebrali, di cui non si conosce l’ori-gine, può essere essenziale un approccio educativo / rieducati-vo, con insegnamenti ed esercizi del chinesiologo / diplomato ISEF (prossima laurea in scienze motorie). Il suo intervento si esplica in due fasi fondamentali: quella più propriamente pre-ventiva ed educativa e quella di mantenimento del risultato dopo il trattamento riabilitativo su base individuale. Tale trattamento, essendo molto costoso, deve essere il più breve possibile. In fase preventiva primaria prestare attenzione agli aspetti ergono-mici consente di evitare i problemi successivi, mentre durante il mantenimento deve essere garantita quella perseveranza che è l’unico baluardo contro la recidiva. Inoltre è necessario of-frire un supporto di conoscenze che consenta di fugare i molti dubbi che possono affliggere il paziente. L’uso di manifesti o altri strumenti analoghi può dare lo spunto al paziente per fare domande e fungere da utile ausilio.

L’Asolano 6 / 08 Salute 26

Ruolo e compiti delle diverse figure professionali

Prof. Gianni Zanotti

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< Si narra che alla vigilia di Natale, nella corte di Ludo-vico il Moro, Signore di Milano, si tenne un gran pranzo. Per l’occasione il capo cuoco aveva predisposto un dol-ce particolare, degno del fastoso banchetto. Purtroppo, il dolce era bruciato durante la cottura e il cuoco, non sa-pendo come riparare al misfatto, fu colto dal panico. Per fortuna in cucina vi era uno sguattero di nome Toni che, usando gli avanzi della preparazione del dolce bruciato, aveva preparato per sè un secondo dolce. Vista la dispera-zione del cuoco glielo offrì ed il malcapitato, non avendo altre possibilità, decise di rischiare e lo portò in tavola. Al Duca ed ai suoi illustri ospiti fu presentato, così, un “pan dolce” inconsueto dal profumo fragrante e guarnito con deliziosa uvetta. Il dolce improvvisato venne gradito dai commensali che applaudirono il cuoco e vollero co-noscere il nome e l’autore di quella prelibatezza. Il cuoco non conoscendo nemmeno la ricetta, mandò avanti Toni che con molto imbarazzo disse di non avergli ancora dato un nome. Allora il Duca Ludovico disse che lo avrebbero chiamato “el pan del Toni” da qui il nome di Panetto-ne, il dolce milanese ormai famoso in tutto il mondo >.

Il panettone artigianale del Forno Guarneri si rifà a quell’antica tradizione, che oggi è diventata la tradizio-ne natalizia per eccellenza. Un Natale senza il panettone è come una festa di compleanno senza la torta con le candeline. Ma è altrettanto vero che una ricorrenza im-portante come il Natale non merita un dolce industriale qualsiasi. Il panettone del forno Guarneri è il classico dolce artigianale prodotto totalmente a mano, con lie-vito naturale, secondo l’antica ricetta. Questo panettone non ha, quindi, canditi ma solo uvetta sultanina di otti-ma qualità che ben si sposa con la sua pasta morbida e

gustosa. La scelta delle materie prime è fondamentale per ottenere un prodotto di qualità. Le farine, le uova, l’uvetta il burro e l’olio provengono da fornitori che abbiamo sele-zionato con l’esperienza maturata in tanti anni di attività. Essendo un panettone a lunga lievitazione e senza con-servanti è un prodotto da consumarsi fresco poichè la sua durata non va oltre le tre settimane. Se questo può sem-brare un difetto, in realtà è uno dei suoi maggiori pregi in quanto garantisce il gusto di un prodotto fresco, realizzato solo con ingredienti naturali. Per questo motivo è consi-gliata la prenotazione che è utile anche per la scelta della confezione, fatta secondo le esigenze del cliente.

La lavorazione del panettoneLa fase iniziale: tutto il processo di lavorazione inizia dal lievito naturale, detto “madre”. La madre ha bisogno di grandissima cura e di continui e costanti rinfreschi, ogni 4 ore. Dopo una lavorazione di almeno 16 ore, si ottiene il lievito della sera che, unito a farina, zucchero, uova, burro, miele e uvetta porta ad ottenere l’impasto finale, pronto da mettere negli stampi.La lievitazione: il prodotto viene messo a riposare in una stanza calda con temperatura, vapore ed umidità control-lati per 12-14 ore, prima della fase di glassatura.La glassatura: composta da zucchero e granella, viene stesa sopra al panettone, prima di metterlo in forno per diversi minuti, a seconda del peso (1 kg.= 60 minuti)Il raffreddamento: quando è cotto il prodotto viene gira-to, capovolto e messo a raffreddare per 8-10 ore a tempe-ratura ambiente senza alcun tipo di trattamento.Il confezionamento: il confezionamento è realizzato in-teramente a mano e, di conseguenza, garantisce una cura e un’attenzione particolari che trasmettono l’impressione anche visiva di un prodotto artigianale.

L’Asolano 6 / 08 Attualità 27

Forno GuarneriUna tradizione che si rinnova all’insegna della

qualità e della genuinità artigianale

LA LEGGENDA DEL PANETTONE

IL PAN CARRE’

Certamente, non natalizio, ma un prodotto che può tornare molto comodo in occasioni speciali, e non solo, è il pancarré. Altro prodotto artigianale fresco del Forno Guarne-ri è adatto per toast, tramezzini, ma anche come base per confezionare gustose tartine. Per il suo pan carré il signor éGuarneri, come per tutti i suoi prodotti artigianali, utilizza solo ingredienti naturali di buonissima qualità ed evita l’im-piego di conservanti. Per questo motivo anche il pan carré è un prodotto a breve conservazione (massimo 3 o 4 giorni in frigorifero) Questo tipo di pane presenta una pasta mor-bida, senza alcuna crosta, ed è confezionato in sacchetti da 10 fette pretagliate, pronte all’uso. E’ adatto per ricorrenze,spuntini ma è anche possibile tostarlo e consumarlo a cola-zione con burro, marmellata o nutella.

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Nella canonica ricorrenza di San Michele Arcangelo, il 29 settem-bre di ogni anno, la piccola Co-

munità di Carzaghetto è solita fare una grande Festa che culmina con l’antico rito della processione. Dopo le solenni funzioni religiose, quando ormai la sera, con le proprie ombre, dipinge di luci e di poesia quel paesaggio agreste, i fedeli più forti scendono la lunga scalinata del-la Chiesa, sostenendo la pesante struttura che termina con la statua del Santo ala-to. Dietro di loro, illuminati solo dalle tremule fiammelle delle candele, tutto il popolo dei fedeli. E’ un’immagine rara, dalla suggestione intensa, nella quale la spiritualità religiosa si fonde con la bel-lezza incontaminata dei luoghi. Quest’an-no, Don Giovanni, il nuovo Parroco di Casalromano, ha commissionato al Sig. Cesarino Monici di Guidizzolo, il re-stauro della grande tela raffigurata qui a lato. Durante il restauro il Signor Mo-nici, ha rinvenuto sul retro della tela la firma dell’autore scritta in corsivo: “Giambattista Osmi Asola 1598” fat-to raro che, con la collocazione tempo-rale certa, attribuisce maggior interes-se all’opera. Giambattista Osmi, pittore asolano, può essere collocato fra gli espo-nenti della scuola bresciana che a quei tempi vantava esponenti del calibro del Moretto e del Romanino. Già in questo dipinto, senza voler fare forzature, come suggerisce il restauratore, si possono ri-conoscere analogie con quella scuola: i frequenti cromatismi grigio-azzurri, la possanza plastica delle figure, lo schema libero, quasi farraginoso, della composi-zione, la ricordano. La Prof.ssa Matilde Monteverdi sta facendo una ricerca spe-cifica su questo artista e, quindi, prima di andare oltre, è il caso di attendere il risultato del suo studio. La Festa è stata, quindi, l’occasione per presentare, in for-ma solenne, al pubblico dei fedeli l’opera restaurata, ma è stata anche l’occasione per far conoscere i fratelli Enrico, Guido e Renzo Margoni, altri artisti che, negli anni ‘40, hanno contribuito ad arricchire con i loro affreschi la Chiesa. Un breve percorso espositivo durante il quale il pubblico ha potuto ammirare alcuni dei loro grandi cartoni preparatori agli af-freschi. Intervallati ad essi, Mariangela, figlia di Renzo, appassionata custode dei cimeli di famiglia, aveva collocato i qua-dri con le principali notizie biografiche della famiglia Margoni ed, in particola-re, dell’attività artistica dei tre fratelli e di Luciano, figlio di Enrico che, per un certo periodo li ha affiancati nel lavoro.

L’Asolano 6 / 08 Carzaghetto 28

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L’Asolano 6 / 08 Spazio Giovani 29

Nel parco di Palazzo Pastore a San Martino GusnagoSerata musicale benefica

a favore di A.B.E.O. e I.O.M.

gnificato, non poteva mancare la calda voce dell’ormai conosciutissimo WilliamRizzieri, interprete e “deus ex machina di molte manifestazioni di successo” che ha riproposto alcuni successi senza tempo di grandi interpreti internazionali. Ad affian-care William Rizzieri, che si è prodigatoanche come presentatore, Graziella Losi,coordinatrice di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Poma e dello stesso repartopresso l’Ospedale di Asola nonchè refe-rente di zona di ABEO. La sua disinvolta presenza in palcoscenico hanno contribu-ito ha dare un tocco di raffinatezza all’in-tera serata. Considerando il successo ot-tenuto, l’organizzazione auspica di poter ripetere la serata anche il prossimo anno.Attraverso le pagine di questo giornale cogliamo l’occasione per ringraziare i tan-ti amici intervenuti ed in particolar modoEnzo Terzi e Vanni Tronchi Pastore.

“Anni 60 ... e oltre” è stato il tema del-la serata musicale ad inviti svoltasi il 30 Agosto u.s. nel Parco di Palazzo Pastore aSan Martino Gusnago di Ceresara. L’uti-lizzo del parco è stato possibile grazie allasensibilità e disponibilità del proprietario,Dott. Vanni Tronchi Pastore. L’idea è diEnzo Terzi che voleva dare un significato benefico alla festa del suo 60° complean-no. Il filo conduttore dell’evento è stato, infatti, la raccolta fondi a favore di ABEO(Associazione Bambino Emopatico Onco-logico) e IOM (Istituto Oncologico Man-tovano), Associazioni fortemente radicatesul territorio mantovano. Nell’occasione, iPresidenti, Sig. Vanni Corghi e Sig. Atti-lio Anserini, hanno esposto ai presenti le principali finalità delle loro Organizzazio-ni, fra le quali spicca il sostegno offerto aibambini ed agli adulti malati di leucemia, linfomi, tumori solidi ed alle loro famiglie.Anche l’aiuto alla ricerca e non ultimo ilcontributo dato all’Azienda Ospedaliera diMantova per la ristrutturazione di reparti eservizi dedicati a questo tipo di malattie,fa parte dell’impegno lodevole di questeassociazioni umanitarie. Questi interven-ti sono spesso indispensabili perché nonsempre la Sanità pubblica è in grado di col-mare tutti i vuoti assistenziali e di rispon-dere adeguatamente ai bisogni dell’utenza. La serata ha ottenuto un notevole successo, sia per le generose donazioni, che per laqualità dell’organizzazione che ha offer-to un sarvizio di catering di alto livello ed

ha saputo sensibilizzare anche gli artisti, tanto da farli esibire gratuitamente. Moltoapprezzate le esibizioni degli “Hot Five“ ”,gruppo musicale mantovano fondato dalDott. Enrico Aitini, oncologo dell’Ospe-dale di Mantova, che ha proposto successi “evergreen” italiani e stranieri di grande atmosfera; ed i “Colpi Repentini”, giova-ne gruppo milanese con travolgenti cover-rrrock, blues ed alcune proprie composizioni.Nel cast, per un’occasione di questo si-

Il gruppo milanese de i “ Colpi Repentini” che con il loro sound hanno portato alla serata una ventata di energia e di gioventù.

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L’Asolano 6 / 08 Manifestazioni ed Eventi 30

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Mercoledì 15 ottobre alle ore 21.00, la Compagnia del “Teatrinodi Sorbara” ha rappresentato in un Teatro S.Carlo, tutto esau-rito, la Commedia dialettale, in due parti, di Audino Barbato, rigorosamente in lingua asolana, “Bröt sindic balós”. La storia, semplice, ma ricca di personaggi simpatici, parla del SindacoFosco Biagini (Mario Tonghini), eletto solo da una settimana, che deve ancora abituarsi ai nuovi ritmi di vita che gli sono im-posti dagli impegni comunali e dalle richieste dei suoi concit-tadini che non esitano a suonare al suo campanello di casa per chiergli di risolvere i loro problemi. Fosco vive con la moglieCelestina (Lara Barbi) e con l’anziano suocero Gaetano (Mar-zio Pedrazzi), sordo e rimbambito quando serve. La vicenda ini-zia con Fosco e Celestina invitati a cena dai parenti che voglionofesteggiare il neo sindaco. Emilia (Rosanna Zambelli), vicina di casa amica di Celestina, si offre di badare al nonno Tano, mentrei coniugi sono fuori a cena, ma il vecchio non è di facile gestione e ciò da vita alle prime gags. Purtroppo, i funghi raccolti da un cugino, finiti nel risotto, hanno effetti fortemente lassativi e la casa del sindaco dispone di un solo bagno. Come se non bastas-se, il suocero ama leggere il giornale quando è seduto sul water, monopolizzando l’unico servizio. Mentre Tano legge il giornalee l’azione tossica dei funghi è all’apice ed i dolori di pancia di Fosco pure, alla porta suonano, in successione, i vari personaggi per parlare con il sindaco. Martina Gallo (Lara Passeri), l’am-bulante, vuole un posto migliore per il suo banco. Valerio (Gian-luca Cherubini), è il popolano quasi matto, che si intartaglia e che vuole un pulmino che dalla stazione lo porti al cimitero. Albino (Guglielmo Zanoni), è il camionista che non riesce a dormire per colpa del gallo, che una donna tiene in paese, e che cantando, lo sveglia alle cinque del mattino. Davide (GianlucaCherubini) è lo studente che prima chiede uno stadio con tribune e spogliatoi per fare ginnastica e poi opta per una discoteca, chepermette di fare ginnastica ma anche di divertirsi con le ragazze.Luisa (Mariuccia Chiesa) è la cugina del sindaco che va a tro-vare Fosco e Celestina per portar loro le ultime notizie. E, infine,in una Società multietnica, non può mancare nemmeno il ma-rocchino Nabir Albar (Mauro Feroldi) che, pensando di parlarecol Sindaco, si rivolge al “Tano”, seduto sulla sedia a rotelle, per vendergli, fra le altre cose, una grossa pastiglia di Viagra da gra-tuggiare sul “cous cous”. Gli ingredienti per il successo, classici

delle commedie dialettali brillanti di Dino Barbato, ci sono tutti ed, infatti, il pubblico ride e mostra di apprezzare gags, battute e interpreti, per tutte le due ore di durata della commedia. Replay televisivo in diretta, sull’emittente bresciana SuperTV, domenica sera, 19 ottobre. La Compagnia “Il Teatrino di Sorbara” è ormai una star affermata di questa emittente, avendo già riscosso un grande successo lo scorso anno, con la commedia a tema ospe-daliero “Il pappagallo”.

La “Fiera dei Morti” è un appuntamento di antica tradizione dell’autunno asolano che, oltre al classico Luna Park,in PiazzaMangeri, è diventato un vero contenitore di appuntameti cul-turali per le varie associazioni che operano nell’Asolano. Di seguito, ve ne diamo il programma:Il 31ottobre, in Cattedrale, “Concerto Corale S.Cecilia”; dal 26/10 al 2/11, nella Chiesa dei Disciplini, Mostra Fotografica“I sorrisi di Nor Kharber” immagini da un orfanatrofio arme-no. Dal 30/10 al 2/11, Galleria di via Mazzini, Mostra fotogra-fica “Ricordi di Asola”. Dal 31/10 al 2/11, nella Sala Consilia-re del Palazzo Municipale, La delegazione asolana dell’AVISpresenta la mostra: “Con lo sport nel sangue” - Frammenti di vita sportiva asolana ieri e oggi. Dal 1/11 al 3/11, nella Saladei Dieci, il Foto Club Asola presenta la Mostra fotografica: “Trentennale 1978-2008”. Dal 31/10 al 16/11, in Palazzo Bef-fa, il Gruppo artisti Asolani presenta la “XX Rassegna d’Arte- Mostra Collettiva di Pittura e Scultura”. Nel contesto dellarassegna, sono state esposte le opere della XI edizione “Piccoli Madonnari” ed in collaborazione con “Associazione L’Aquilae il Leone” Rassegna Fotografica del II Concorso “L’Aquila e il Leone”. Sabato 1° Novembre, alle Scuole Elementari, il Circolo Filatelico Numismatico presenta: “La 41a edizione delConvegno Filatelico Numismatico”. Il 2 Novembre, in PiazzaXX Settembre, il gruppo “Semplicemente Danzando” di Asola, presenta una “Esibizione di danze folcloristiche”. Dal 1/11 al2/11 Esposizione di Auto.Inoltre, come consuetudine, nelle Vie del Centro è stato allestito il Mercatino clou della Fiera, con Bancarelle di Artigianato e Prodotti Eno-Gastronomici. All’edizione di quest’anno, per la prima volta, con la straordinaria par-tecipazione di espositori della città tedesca di Leingarten, gemellata con Asola e con la francese Lesigny.

Bröt sindic balós

Appuntamenti per la Fiera dei Morti

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<si sta come d’autunno,sugli alberi le foglie.> G. Ungaretti

* * *

L’Asolano 6 / 08 Eventi 31

Vanda Solinas foglia fra le foglie, strappata dal vento di un autunno precoce. Finito il tuo tempo, ti sei adagiata fra tante foglie ingiallite, lasciando, dolorosamente spoglio, il tuo albero.

Ci mancherà il suo sguardo mite, la sua memoria storica e la sua disponibilità

a rendercene partecipi.

Cesare Papariniha lasciato il suo mondo,

la sua famiglia, i suoi affetti in pace, così come in pace ha sempre

vissuto, amato, lavorato.Ci mancherà la sua serena

presenza, la sua parola gentile, la sua amicizia. Arrivederci caro,

vecchio tipografo,riposa in Pace!

In occasione delle 3 grandi mostre alle-stite a Mantova e a S.Benedetto Po, il Sistema Archivistico di Asola, Canne-

to Sull’Oglio, Casalmoro e Casalromano organizza nei paesi aderenti al sistema unciclo di conferenze di approccio e appro-fondimento sul periodo medievale e, inparticolare, su Matilde di Canossa, la co-mitissa più potente e influente del Medioe-vo che ha detenuto il controllo dei territori chiave tra Roma e le Alpi, nel cuore dellapianura del Po e lungo l’Appennino.Nell’incontro del 27 Ottobre, ad Asola, inSala dei Dieci, Renata Salvarani, curatri, -ce della mostra della Casa del Mantegna “Matilde di Canossa, il Papato, l’Impero”, ha presentato la società medievale riletta attraverso la vita difficile di Matilde.Il 30 Ottobre 2008 gli Amici di PalazzoTe, con l’ausilio di una guida, hanno fat-to ripercorrere e apprezzare, il percorso espositivo presso la Casa del Mantegnadove è stato possibile rivivere un viaggio per immagini e per suggestioni nella so-cietà dei primi due secoli dopo il Mille.Il 6 Novembre 2008, a Canneto Sull’Oglio(Museo Civico), uno dei massimi studiosi canossiani, Paolo Golinelli, attualmente docente di storia medievale presso l’Uni-versità di Verona, Ha presentato un ritrat-to “inedito” della contessa, un’immagine fuori dal mito. Il monastero di S. Bene-detto, con il ciclo pittorico del Polirone, rappresenta in questo senso, un esempio importante della vicenda matildica. Fu fondato nel 1007 da Tedaldo di Canossa(nonno della contessa). Matilde di Ca-nossa, lo arricchì con molti beni, confer-mati poco prima di morire a Bondeno di Gonzaga il 24 luglio 1115 e qui Matilde scelse di essere sepolta. I monaci, per gra-titudine le elevarono un mausoleo nella cappella di S.Maria.Il 13 Novembre 2008 la Parrocchia diAsola ha organizzato un pellegrinaggio aS.Benedetto Po, con visita alla mostra al-lestita nel Refettorio Grande dell’abbaziaseguita da una visita a Mantova, al Mu-seo Diocesano F. Gonzaga con il percorso“Anselmo di Lucca. Consigliere di Matil-de e Patrono di Mantova”.Il 17 Novembre 2008, ore 21.00 nella chie-sa parrocchiale di Casalmoro, conferenzadi Giancarlo Andenna sull’opera dei mo-nasteri benedettini, cenobi ricchi e potenti sul territorio lombardo.Il 27 Novembre 2008, ore 21.00, nella sala civica di Casalromano, Roberto Navarrinichiude, sotto il profilo istituzionale e giuri-dico, questo breve escursus nel Medioevo.

Sistema Archivistico dei Comuni di Asola, Canneto s/Oglio, Casalmoro e Casalromano

Poteri e Società ai tempi di Matilde(XII - XIII Secolo)

27 Ottobre 2008ore 21.00 Sala dei Dieci, Asola

Renata SalvaraniMatilde di Canossa

un personaggio in mostra

30 Ottobre 2008ore 10.00 Casa del Mantegna,

MantovaVisita guidata alla mostra

“Matilde di Canossa, il Papato, l’Impero”

a cura degli Amici di Palazzo Te

6 Novembre 2008ore 21.00 Museo Civico,

Canneto sull’OglioPaolo GolinelliMatilde chi era.

Una donna tra pubblico e privato

13 Novembre 2008Pellegrinaggio aS.Benedetto Po

dalle ore 8.30 alle 19.00Visita al monastero e alla mostra

“L’abbazia di Matilde. Arte e storia in un grande monastero dell’Europa benedettina”

e, nel pomeriggio, alla mostra“Anselmo di Lucca. Consigliere di Matilde,

patrono di Mantova”Museo Diocesano di Mantova

17 Novembre 2008ore 21.00 Chiesa parrocchiale

CasalmoroGiancarlo Andenna

I grandi monasteri benedettini della“Lombardia” medievale

27 Novembre 2008ore 21.00 Sala Consiliare

CasalromanoRoberto Navarrini

Istituzioni e lotte politiche: il comitatobresciano tra XII e XIII secolo

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