L’arte svelata Giovanni Merliano da Nola

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Anno 20 - N. 5 • Marzo 2020 Diffusione gratuita ad uso interno MENSILE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI PONTECITRA La paura è un sentimento di cui nella Bibbia si parla tantissimo: è scritto 365 volte, come i giorni dell’anno, quasi un monito affinchè ce ne ricordiamo ogni giorno ed è riferita a personaggi, riflessioni e preghiere che esprimono questo sentimento così radicato nel cuore dell’uomo. Gesù l’ha conosciuta nella notte del Getsemani. In questi giorni è rappresentata da qualcosa di invisibile che potrebbe contagiare la nostra vita. Ma è un sentimento necessario specialmente se ci stimola alla conoscenza. In questo numero ne parliamo sotto diversi aspetti.

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Rubriche Marzo 20208

Anno 20 - N. 5 • Marzo 2020 Di� usione gratuita ad uso interno

MENSILE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI PONTECITRA

La paura La paura è un sentimento di cui nella Bibbia si parla tantissimo:

è scritto 365 volte, come i giorni dell’anno, quasi un monito affi nchè ce ne ricordiamo ogni giorno ed è riferita a personaggi, rifl essioni e preghiere che esprimono

questo sentimento così radicato nel cuore dell’uomo.Gesù l’ha conosciuta nella notte del Getsemani.

In questi giorni è rappresentata da qualcosa di invisibile che potrebbe contagiare la nostra vita.

Ma è un sentimento necessario specialmente se ci stimola alla conoscenza.In questo numero ne parliamo sotto diversi aspetti.

dei Lombardi, in piazzetta Monteoliveto in Napoli, c’è l’altare eseguito per la fa-miglia Ligorio, posto nella controfacciata entrando a destra e il Paliotto dell’alta-re maggiore in altorilievo ra� gurante L’Ultima Cena. In Santa Maria la Nova in Napoli, scolpì il monumento funebre ad Antonio Gaudino. Queste solo alcune in-dicazioni per ammirare alcune sue opere. Desidero so� ermarmi, però, su di un’ope-ra in particolare: l’Altare Maggiore nella chiesa di San Lorenzo in Napoli. Questa opera è, a mio avviso, quella che meglio e più sintetizza la grandezza di questo scul-tore. In tre nicchie sono poste le statue di San Francesco, fondatore dell’Ordine Francescano, San Lorenzo Martire, tito-lare dell’omonima chiesa e Sant’Antonio da Padova il cui culto è molto seguito nel quartiere di San Lorenzo. Le � gure, a dimensione d’uomo, scolpite in atteggia-mento composito, si presentano in ma-niera armoniosa, ben proporzionate, che con i loro volti sera� ci guardano verso lo spettatore. La grande novità è rappresen-tata dalle predelle scolpite in altorilievo e poste in corrispondenza di ogni statua. In esse sono ra� gurati gli episodi più si-gni� cativi della vita dei tre santi. Per San Francesco viene rappresentato l’episodio del miracolo del feroce lupo di Gubbio reso mansueto dal santo. La novità con-siste nell’aver rappresentato a Napoli, davanti Porta Capuana e alla presenza di numerosi astanti, la scena in cui il lupo of-fre la zampa al santo in segno di amicizia.

Per San Lorenzo è stato rappresentato il momento del martirio, la morte sulla graticola ardente, che avvenne a Roma. Qui l’artista ha ambientato la scena nel foro Neapolitano, attuale piazza San Lo-renzo, con curiosi che assistono al marti-rio dal tempio dei Dioscuri, attuale chiesa di San Paolo Maggiore. Per sant’Antonio viene ra� gurata la predica ai pesci, mi-racolo avvenuto nella città di Rimini, qui ambientato poco lontano da Porta Nola-na. In lontananza sono stati rappresenta-ti, sul colle del Vomero, la Certosa di San Martino e il Belforte di Sant’Elmo e alle spalle del santo Castel Nuovo, meglio co-nosciuto come Maschio Angioino.

p.s. per eventuali scambi di opinioni : [email protected]

tacroce furono i più grandi e richiesti scultori allora presenti nella capitale del Regno di Napoli e di Sicilia. Don Pedro di Toledo, vi-cerè spagnolo, diede a Giovanni l’incarico di realizzare il suo monumentale e magni� co sepolcro che si può ammirare ancora oggi nella zona post presbiterio della chiesa di San Giacomo degli Spagnoli in piazza Muni-cipio in Napoli. Sempre il medesimo Vicerè gli commissionò la fontana ra� gurante la sirena Partenope, che versa l’acqua uscente dai suoi seni sull’infuocato Vesuvio, posta af-� anco la chiesa di Santa Caterina Spina Co-rona in via Guacci Nobili in Napoli.

Morto il Belverte, intorno al 1511, il nostro artista ne ereditò la gestione della bottega e in quel periodo stipulò un contratto in cui viene citato con la quali� ca di “Magister”. Nella sua bottega si formarono due scultori meno brillanti del Maetsro ma altrettanto noti: Annibale Caccavello e Giandomenico d’Auria. Chi conosce il Duomo di Nola avrà potuto ammirare alcune formelle ra� gu-ranti due evangelisti (materiale di spoglio re-cuperato dopo il disastroso incendio del 13 febbraio 1861 che distrusse l’antica cattedra-le) inserite nell’attuale pulpito neoclassico.

Giovanni Merliano morì a Napoli nel 1559 all’ età di 71 anni e fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo Maggiore. La sua tomba, purtroppo, andò distrutta durante i bom-bardamenti del 1943. Il poeta Luigi Tanzillo scrisse e fece scolpire sulla lastra tombale un commovente elogio funebre. Per gli appas-sionati di arte che intendono approfondire ed ammirare l’opera del Merliano diamo qualche indicazione sulla ubicazione dei suoi capolavori.

Nel Museo dell’opera di Santa Chiara a Napoli si può ammirare un bellissimo Ecce Homo scolpito in un unico tronco di legno. Nella chiesa degli Olevitani, ora Sant’Anna

di Antonio Caliendo

Giovanni Merliano da Nola (o meglio Marigliano o Meriliano o ancora Miriliano) è un illustre

cittadino di Marigliano che, al tempo della sua nascita, era un casale della città di Nola. Architetto e scultore, autore di grandi capo-lavori nel XVI secolo, con la sua arte, ha rivo-luzionato la scultura, sia lignea che marmo-rea, nel periodo rinascimentale a Napoli e in altri paesi del meridione d’Italia. Sue opere si ammirano anche in Spagna, ivi portate dai vicerè che dal XVI al XVIII secolo si sono av-vicendati nel governo vicereale del Regno di Napoli e di Sicilia.

Giovanni Merliano nacque a Marigliano nel 1488 da Giuseppe ed Eleonora Cortese. Fu allievo di Pietro Belverte, artista preva-lentemente di opere lignee e, giovanissimo, sotto la guida del suo maestro, si fece nota-re per l’abilità di scolpire il legno e il marmo con un’impareggiabile maestria che gli fece ottenere importanti commissioni da Vicerè, Ecclesiastici, Principi e ricchi borghesi. Gior-gio Vasari di lui ha scritto: “Di maniera, che in Napoli essendo tenuto per scultore meraviglio-so e di tutti il migliore, Giovanni da Nola, che già vecchio, in� nitissime opere aveva lavorato a Napoli”.

Non si può rimanere indi� erenti ammi-rando le opere da lui eseguite. All’abilità di trattare la materia prima, legno o marmo che sia, Giovanni Merliano da Nola aggiun-ge quella nota di innovazione e creatività che animerà la cultura della Napoli del XVI secolo. Giovanissimo viene menzionato come alunno di Pietro Belverte per la prima volta per l’esecuzione di una ancona lignea, andata distrutta, per l’A. G. P. , la Real Casa Santa dell’Annunziata. Ancora per la A.G.P. ( Ave Gratia Plena) troviamo il nostro sculto-re al lavoro per i battenti lignei del portale dell’Annunziata su incarico di Tommaso Mal-vito da Como apprezzato e stimato scultore. Il suo trasferimento, seppur per breve tem-po, a Roma gli o� rì la possibilità di avvicinarsi all’arte della scultura dei grandi contempo-ranei come Michelangelo Buonarroti e per-fezionarsi nella scultura marmorea.

A Napoli fu a contatto con Bartolomeo Ordognez e Diego de Siloe, scultori spagnoli di spessore e grande ingegno. Posso a� er-mare, senza remore di smentita, che Giovan-ni Merliano da Nola assieme a Girolamo San-

Giovanni Merliano da NolaGiovanni Merliano da NolaL’arte svelata

Corso Umberto I, 303Tel. 081.885.19.50Marigliano (NA)

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7 Marzo 2020 Riflessioni

Marzo 2020

Per tutto il periodo di Quaresima, raccoglieremo generi alimentari per i bisognosi della parrocchia.Ven 6/03: ore 18.30 Celebrazione Eucaristica, a seguire via Crucis animata dagli adulti di Azione Cattolica;

Dal 09 al 15 Marzo ESERCIZI SPIRITUALI COMUNITARI. Per tutta la settimana ADORAZIONE EUCARISTICA Ore 08.00 Lodi Mattutine;Ore 12.00 Ora Media;Ore 17.30 Rosario Eucaristico;Ore 18.00 Benedizione Eucaristica;Ore 18.30 Vespro e Celebrazione Eucaristica;Ore 19.30 Meditazione (tranne il Venerdì, che sarà sostituita dalla Via Crucis animata dal Rinnovamento nello Spirito).

Dal 16/03 al 29/03 Centri d’ascolto del Vangelo nelle famiglie (ritira programma in parrocchia).

Venerdì 20 Marzo ore 18.30: Celebrazione Eucaristica, a seguire via Crucis animata dai giovani e dai giovanissimi di Azione Cattolica;

Sabato 21 Marzo PONTECITRA PIZZA FESTdalla CEI;

Martedì 24 Marzo ore 19.30: presso la Parrocchia S. Sebastiano Martire in Brusciano, Catechesi Diocesana “Meditare con l’arte” a cura di don Lino D’Onofrio;

Venerdì 27 Marzo ore 18.30: Celebrazione Eucaristica a seguire via Crucis animata dalle catechiste.

Sabato 28 Marzo ore 16:30: Incontro Genitori dei fanciulli del primo anno di catechismo;

Da domenica 29 marzo torna l’ora legale, la SS. Messa ogni sera sarà posticipata alle ore 19.00.

RINNOVAMENTO NELLO SPIRITOIl gruppo si incontra ogni Martedì e Venerdì alle ore 19.30 in Parrocchia;

AZIONE CATTOLICA• L’ACR attende tutti i bambini dai 3 agli 11 anni ogni sabato alle ore 16.00 in Parrocchia e gli adolescenti dai 12 ai 14 anni dalle ore 17.30;

• I giovanissimi (dai 15 ai 18 anni) si incontrano ogni Giovedì alle ore 19.15;• I giovani (dai 19 ai 30 anni) si incontrano ogni Venerdì alle ore 20.30.

Avvisi Marzo 20202

Mensile della Comunità Cristiana di Pontecitra Parrocchia del Sacro Cuore Anno 20 - N. 5 - Marzo 2020Direttore: Don Ciro Toscano

Redazione: Francesco Aliperti Bigliardo, Antonio Cassese, Carmine Egizio,Emanuela Odore, Francesco Panetta, Mariateresa Vitelli.

Carmine Egizio

Questo giornale è online al sito: www.chiesadipontecitra.it

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Compendio al Catechismo della Chiesa Cattolica174. Perché la

Chiesa è apostolica?La Chiesa è apostolica per la sua origine, essendo co-struita sul « fondamento de-gli Apostoli» (Ef 2,20); per il suo insegnamento, che è quello stesso degli Aposto-li; per la sua struttura, in quanto istruita, santifi cata e governata, fi no al ritor-no di Cristo, dagli Aposto-li, grazie ai loro successo-ri, i Vescovi, in comunione col successore di Pietro.

175. In che cosa consiste la missione

degli Apostoli?La parola Apostolo signifi ca inviato. Gesù, l’Inviato del Padre, chiamò a sé dodici fra i suoi discepoli e li co-stituì come suoi Apostoli, facendo di loro i testimoni scelti della sua risurrezione e le fondamenta della sua Chiesa. Diede loro il manda-to di continuare la sua mis-sione, dicendo: «Come il Pa-dre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21), e promettendo di essere con loro sino alla fi ne del mondo.

Poesia

Di loculi e cipressimi ritrovai nei pressi,fra luci di candele... e grida di civette.Paura...paura del buio, dell’ombra,dell’aria che circondai silenzi assordanti...paura della morte.Vil sentimento che al cor mi prendesti,via, via dal mio spirto...che anela alla luce.

INCUBIdi Vincenzo Cerasuolo

Aria...aria da respirare...e forza per lasciareil luogo freddo e tetro.Felice...felice nella lucedell’alba che già sorge;felice...e senza più pauradell’ombra della morte.

di Don Ciro Toscaano

Genitorialità è riversare la maturità del proprio esse-re per mirare alla maturità

di un altro essere.“Dobbiamo imparare a valorizzare

gli errori e accettare che le scelte sia-no reversibili. Genitori signi�ca essere uomini e donne consapevoli di ciò che fanno e, prima ancora, madri e padri con la capacità e la voglia di esserlo. Ci troviamo di fronte a delle anime: ab-biamo il grande privilegio di formarle e di portarle alla maturità. Il ruolo del genitore è un dono. Il �glio è come uno specchio in cui vedi ri�esso te stesso. Migliorando il rapporto col �glio, mi-gliori te stesso”.

Il dono più grande della genitoria-lità è il dono dell’abbandono, saper non so�ocare i propri �gli con i no-stri progetti, le nostre attese. Il dono più grande della genitorialità è, come Abramo, a�dare il �glio al deserto, non avere progetti sui propri �gli, sa-perli abbandonare.

Bisognerebbe recuperare la natu-ralezza e l’unicità della genitorialità: “Per ogni granello di gioia che semine-rai nel petto di un altro, tu troverai un raccolto nel tuo petto, mentre ogni di-spiacere che tu toglierai dai pensieri e dai sentimenti di un’altra creatura sarà sostituito da meravigliosa pace e gioia nel santuario della tua anima” (Jeremy Bentham, �losofo e giurista inglese).

Così la genitorialità dovrebbe mani-festarsi nell’”assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere” (locuzione usata nell’art. 3 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). Per quanto ci possano essere guide per genitori (an-che prima di diventarlo), la vera guida alla genitorialità è data dal mettersi in ascolto dei �gli stessi. Da non dire: “Io facevo..., Ai miei tempi..., I �gli degli al-tri..., Da te mi sarei aspettato (o non mi sarei aspettato)”...

Sono felici solo coloro che hanno le menti �ssate su qualcos’altro che la propria felicità: sulla felicità degli al-

tri, o nel miglioramento dell’umanità” (John Stuart Mill, �losofo e economi-sta inglese): la genitorialità dovrebbe essere la felicità dei �gli e il miglio-ramento dell’umanità. La gioia della genitorialità, la gioia di dare la vita, la gioia di dare nella vita.

Genitorialità: bruciare d’amore e trasmettere la �amma dell’amore per la vita, in una sorta di sta�etta in cui essere testimone e passare il testimo-ne della vita e dei valori della vita.

“I genitori sono esseri umani, non di-vinità”. Thomas Gordon

Uno dei ruoli più di�cili che si trova a rivestire chi decide di mette-re al mondo dei �gli è proprio quel-lo del genitore, nessuno insegna come si fa, non esiste un manuale da seguire e anche se ci fosse non sarebbe possibile seguirlo pedisse-quamente in quanto ogni famiglia è composta da persone tutti diverse che interagiscono tra di loro, cia-scuno con le proprie storie e il pro-prio bagaglio.

Diventa di�cile sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Alcuni genitori sono troppo chiusi nelle proprie idee e con-vinzioni, sulla vita e sull’educazione e non accettano l’interferenza di idee dall’esterno, ponendosi in una posizio-ne troppo rigida che nega la maggior parte degli interscambi. Altri genitori assumono invece delle posizioni poco de�nite e chiare al riguardo, essendo sempre indecisi e insicuri su come agi-re con i �gli e cercando continuamente consigli e suggerimenti esterni.

Non esiste una posizione ideale, il modo migliore per essere genitori è proprio quello dell’autenticità, dell’es-sere sé stessi, capaci contemporane-amente di mettersi in discussione ri-spetto al proprio operato con il �ne di migliorare la modalità di azione e di seguire un proprio stile educativo. L’es-sere genitori non è un ruolo scisso dalle persone che sino quel momento si era, con i propri limiti, difetti, pregi e sen-timenti. Rivestire questo ruolo appare spesso molto di�cile e a volte non ci si sente liberi di essere sé stessi, si avver-tono delle responsabilità eccessive, un fardello troppo grosso da sopportare

che generano le conseguenti paure del fallimento e di non essere perfetti.

Essere genitori non signi�ca essere sempre all’altezza delle situazioni, es-sere sempre tolleranti senza condizio-ni e mettere sempre da parte i propri bisogni e sacri�carsi per i propri �gli. Dimenticare la propria umanità è uno degli errori di chi diventa genitore. Un genitore nella sua perfetta imper-fezione è colui che si concede di es-sere una persona autentica. Proprio perché il genitore continua ad essere una persona deve trasmettere al �glio i valori e l’educazione, infatti l’educa-zione data ai bambini è fondamenta-le a�nché essi diventino degli adulti responsabili e ben integrati nella so-cietà. Ciò che l’individuo diventa da

:irottaf irav id enoizaretni’l è otludail suo temperamento va ad integrarsi con le relazioni che instaura con le persone signi�cative per lui e il mon-do circostante.

Il ruolo dei genitori è un ruolo di ,ilgif ied itnorfnoc ien àtilibasnopser

devono autonomizzarli, aiutarli nel fa-ticoso percorso di crescita insegnando loro a gestire le emozioni, a tollerare le frustrazioni e a sopportare il dolore. Un genitore deve sempre porsi in una posizione gerarchicamente superio-re a quella del �glio, deve assolvere al suo ruolo che rimane genitoriale e non amicale. Il genitore amico, il cui obiettivo principale è quello di farsi amare dai propri �gli , non può assol-vere questo ruolo strategico. Per que-sto motivo è importante che il geni-tore nella sua posizione sappia porre al �glio delle regole, regole che han-no una grande funzione educativa, in quanto gli permettono di capire cosa è lecito, cosa non lo è e soprattutto insegnano loro a gestirsi nei limiti, ad imparare. I bambini hanno voglia di capire cosa è giusto e cosa invece è sbagliato. Senza punti di riferimen-to è ancora più di�cile la transizione dalla fanciullezza all’adolescenza e dall’adolescenza all’età adulta. Han-no bisogno di qualcuno che si sappia prendere cura di loro, che sappia pro-teggerli e al contempo renderli auto-nomi.

La paura della genitorialità

Nei periodi di Quaresima e Pasqua don Ciro insieme al diacono don Antonio e a suor Gaetana

benediranno le famiglie.

Parrocchia Sacro CuoreMarigliano Loc. Pontecitra

Riflessioni Marzo 2020 6 3 Marzo 2020 Editoriale

di Francesco Aliperti Bigliardo

La paura è un sentimento necessario. Senza saremmo spavaldi, spregiudicati, privi fre-

ni. Finiremmo per andare a sbattere, per perdere il controllo, per andar fuori giri e disinnescare tutti i sistemi di di-fesa che ci consentono di evitare i pericoli che esseri fragili come noi, trovano, praticamente ad ogni ango-lo, tutte le volte che si espongono alla vita.

Ma la paura va gestita. È utile se ci rende giudiziosi, attenti, premurosi. Se ci stimola alla conoscenza, alla cautela, alla temperanza. Diviene invece deva-stante se prende il sopravvento e ci mo-tiva alla chiusura, all’intolleranza, alla psicosi, alla guerra contro i nostri simili. Chi nutre mire egemoniche, consape-vole della forza ancestrale che alimenta le nostre paure, da sempre utilizza tutti gli strumenti di cui dispone, per insi-nuare timori e fobie che condizionano le nostre scelte e la nostra capacità di guardare alla realtà, con occhio critico ed obiettivo. La paura è dunque il sen-timento intorno al quale ruota questo numero di Rinascita. L’intento è analiz-zare le tante inquietudini che attraver-sano la nostra società e individuare le strade da percorrere per riaccendere, la curiosità, la voglia di vivere, la speranza, il futuro.

L’economia di FrancescoPPapa Francesco è il pontefice rivolu-

zionario che tutti aspettavamo. Illumi-nato dell’umiltà necessaria a compren-

dere che le dinamiche di questo mondo e le tante paure che oscurano le nostre speranze, non possono esse-re disinnescate con il solo utilizzo della preghiera. Che è necessario, oggi più che mai, inventare e sviluppare nuove forme di preghiera che sappiano co-niugare, in modi diversi, i cardini su cui fonda la cristianità.

“The economy of Francesco” è una manifestazione voluta dal Papa, che si terrà ad Assisi dall’ormai prossimo 26 marzo per dare risposte alle mille do-mande che assediano il nostro presente. È una preghiera moderna, spirituale ed al contempo laica, un appello agli uma-nisti ed agli scienziati di ogni cultura e fede religiosa, a disegnare un’economia

a servizio delle persone, che coltivi il culto dell’ambiente, animata dal desi-derio di distribuire benessere in modo equo, sostenibile, naturale.

A fare tutto questo, utilizzando formule che abbiano un fondamento scientifico ed analitico. Che rendano praticabile e congrua l’idea utopica di pace tra i popoli.

Non è un caso dunque, che Fran-cesco abbia scelto proprio la piccola cittadina umbra per riaccendere la speranza. Assisi è un luogo carico di suggestioni che evocano un mondo nuovo eppure antico, un’umanità che guarda dritto al futuro e lo immagi-

na inclusivo, giusto, sostenibile. Ogni pietra qui, parla della vita di un uomo che ha saputo indicare il percorso da seguire ed emozionare, spogliando se stesso, dell’inutile, del fatuo, del superfluo. Un santo che ha portato alla luce l’essenziale, animato dallo stupore che sempre dovrebbe accom-pagnarci quando, senza paure, guar-diamo alla bellezza del creato di cui siamo elemento incandescente.

Ad Assisi si terranno incontri, convegni, testimonianze, confe-renze a cui tutti noi dovremmo prestare ascolto ed attenzione.

Da quel gioioso mescolar-si di anime potrebbero venir fuo-ri le soluzioni per avviare i processi

di rinnovamento, di cui hanno bi-sogno le nostre spaventate ed omofobe comunità. Dal confronto pulito, tra personalità e persone de-nudate di ogni speculazione o mira egemonica, potrebbero giungere le soluzioni che i potenti della Terra, tendono ad oscurare per condurre in porto i propri miopi e cupi sogni di vanagloria.

Consulta la pagina:https://francescoeconomy.orgche illustra il programma della manifestazione e ascolta le testimonianze di alcune delle personalità che interverranno nel corso della manifestazione.

L’economia di Francesco: una preghiera modernaIl santo padre chiama ad Assisi gli uomini di cultura per dare risposte sul nostro presente

degli interessi materiali e immateriali.Gratuità come unico stile pos-

sibile; è la nostra forza, la nostra profezia. Siamo in grado ancora di sorprendere quando riusciamo a di-mostrare di non voler nulla indietro.

Popolarità, restare nel popolo, con il popolo è portare il buono nella vita delle persone e racco-gliere dal popolo il tanto bene. Ab-biamo bisogno che le persone con più competenza e cultura abbiano l’umiltà di condividere la loro cono-scenza e esperienza, cercando feli-cità nel loro gesto di condivisione.

Bambini e gioventù, non intratte-nerli, ma dare loro voce e scommet-tere sulle loro capacità di credere a misura della loro età, vivificando l’intera comunità di una presenza che altrimenti scomparirebbe.

Gioia, per credere non bisogna essere depressi o scettici o fatalista. I l più delle volte che si è avvicinato all ’Ac è perché è stato attratto dal sorriso di un educatore.

Dialogo, dialogare con l ’altro, a partire dalle nostre comunità per poi aprirsi al dialogo con le altre culture per trovare convergenze che quasi sempre coincidono con il massimo bene possibile.

Ecco questa è l ’identità dell ’AC, il suo DNA, non è un’ associazione elitaria, non un animation club, non bisogna fermarsi all ’apparenza, ai pregiudizi e ai giudizi approssima-tivi, ma bisogna conoscere, chiede-re per non restare fermi, immobi-li, evitando così di erigere i nostri muri individuali che però possono trasformarsi in ben altri muri.

no uscente Marco Iasevoli nel suo discorso di commiato durante l ’as-semblea diocesana, sintetizzato e composto di alcune parole chiave: prima le persone, sempre e comun-que. Curare le relazioni, prima di ogni attivismo.

Ordinarietà della vita (famiglia, scuola, lavoro...) come luogo della testimonianza. Inquietudine mis-sionaria, che parte dall ’amore per la Parola o di un sentimento di pro-fonda simpatia per gli altri, per il mondo, per la vita, per chiunque altro, perché ci è sufficiente sape-re che una persona è figlia di Dio per volerle bene. Questo ci porta a incontrare le persone ogni giorno, non una tantum con quella parola orribile “evento” che è l ’antitesi del-la pastorale. Formazione non se ne potrà mai fare a meno.

Educazione, come iniziativa di persone e gruppi di persone, giova-ni e adulti, che credono nell ’altro, di ogni età e vogliono aiutarlo a ti-rare fuori il meglio di sé. Progetto perché non si può viaggiare andan-do a tentativi.

Bene comune, perché un laico che non ama la terra su cui cam-mina non ha capito perché Dio lo ha mandato quaggiù. Magari saprà tutte le preghiere, ma non ha capi-to il significato della Creazione.

Ecclesialità, amore di Chiesa. I laici di AC stanno con tutti e due i piedi nella Chiesa; i laici di AC non fanno affari con la Chiesa o attraver-so l’impegno ecclesiale, curano in-cessantemente la vita interiore per rimuovere dal loro impegno l’insidia

di Carmen Monda

La paura è un’emozione che manipola tutto il tuo sentire, si impossessa del tuo corpo

e del tuo cervello bloccando il tuo agire, ma di conseguenza anche il tuo pensiero. La paura non segue il raziocino e quasi sempre viaggia a braccetto con l ’ignoranza e con il pregiudizio, che portano ad erigere muri e a emettere giudiziapprossi-mativi.

Questi atteggiamenti di chiusura, di approssimazione sono presen-ti anche nella Chiesa e soprattutto nei confronti delle sue realtà asso-ciative, che nuove o più datate che siano, sono attive nelle realtà par-rocchiali.

Tra le tante c ’è l ’Azione Cattolica che dall ’inizio del ‘900 è attiva nel-le parrocchie, ma intorno ad essa quanti luoghi comuni e pregiudi-zi , che portano molti a catalogarla come un ‘attività di babysitterag-gio alternativo o un’ attività di in-trattenimento per giovani, adulti inclusi , ball i , canti o classifican-dola come una forma di operato sociale, ignorando del tutto quella che è l ’anima, i l DNA dell ’Azione Cattolica fatta da laici che aiutano, supportano e in alcuni caso sop-portano il Parroco nel suo opera-re per la Parrocchia e per tutta la Comunità.

L’Azione Cattolica ha un Dna ben preciso, esplicato in maniera netta e cristallina dal Presidente diocesa-

Il DNA dell’Azione Cattolica

di Luigi Terracciano

Il ruolo dell’Ac nelle nostre parrocchie

di Mariateresa Vitelli

Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? (Salmo 26)

La paura è un sentimento di cui nella Bibbia si parla tantissimo: è scritto 365 volte, come i giorni dell’anno, quasi un monito perché ce ne ricordiamo ogni giorno della nostra vita ed è riferita a personaggi, ri� essioni e preghiere che esprimono questo sentimento (così radicato nel cuore dell’uomo). Ma è anche una parola con-sueta per Gesù: la rivolge a Giairo (quando questi pensa che la � glia sia morta); la indirizza a Simon Pietro che (alla vista della pesca inattesa e prodi-giosa è stravolto dalla potenza del Maestro) e si scopre indegno di esserGli accanto. E (ancora gli apostoli), si sentono dire: “Coraggio, sono io, non abbiate paura” (Mt.14,27), mentre sono in barca in balia della furia delle onde; oppure quando Pietro, Giacomo e Giovanni, impauriti dopo la teofania della Tras� gurazione, sono invitati a ri-prendere il loro comportamento consueto.

Paura e fede, sono le due antagoniste che si di-sputano eternamente il cuore dell’uomo. La parola di Dio, dalla Bibbia, nel corso dei secoli conforta e incalza, ripetendo in� nite volte: “Non temere. Non avere paura!” e per centinaia di volte questa paro-la ci raggiunge, quasi fosse il “buongiorno” di Dio. A ogni nostro risveglio, a ogni inizio di giornata, come nostro pane quotidiano, Dio pronuncia que-sta frase tramite i profeti e la bocca di Gesù.

E quando Gesù si imbatte nella nostra fragi-lità e incertezza, desidera innanzi tutto aiutarci a vincere la paura che abbatte e scoraggia: in par-ticolare, l’apprensione causata dalle forze ostili al nostro bene che troviamo FUORI di noi ma anche DENTRO DI NOI, alleggerire il nostro cuore da ogni sgomento e da ogni ansietà, causati da tanti nostri timori: abbiamo la paura del bambino, quella del malato, del povero, dell’aggredito, del morente, del perseguitato, dell’incertezza ecc. Mille motivi. Ma il primo “perché” della paura risale al giardino dell’Eden, dopo che Adamo ed Eva hanno ceduto alla tentazione: la paura entra nel mondo e non lo lascerà più.

La paura peggiore, da cui tutte le altre discen-dono, è la paura di Dio ed è � glia di una man-canza di � ducia. L’uomo si nasconde perché Dio fa paura: lo immagina con la logica colpa/puni-zione, peccato/castigo, e dall’immagine sba-gliata di Dio nasce la paura delle paure, dall’idea di un Dio (creduto) temibile deriva il cuore im-paurito di Adamo; l’uomo, incapace di dialogo, riesce soltanto ad aggredire per difendersi.

Il peccato originale, in verità, è lo stravolgi-mento del volto di Dio: il maligno induce a pen-sare a un Dio che toglie e non dona; un Dio che ruba libertà, anzichè o� rire possibilità, cui im-porta più la sua legge che non la gioia dei suoi � gli, dallo sguardo giudicante, dal quale fuggire anziché corrergli incontro. Insomma, un Dio di cui non � darsi. E l’uomo neppure immagina la possibilità della misericordia.

Scrive padre Turoldo: «Sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare, perché poi ci sbaglia-mo su tutto, sulla storia, sull’uomo, su noi stessi, sul bene e sul male, sulla vita». Ecco perché il primo di tutti i peccati è un peccato contro la fede. Il � lo che rammenda lo strappo nella storia d’amore tra Dio e l’uomo si chiama � ducia. Ciò che si oppone alla paura non è il coraggio, ma la fede: perché avete paura? Non avete ancora fede?

Nel racconto della tempesta sul mare, Gesù dice ai discepoli: “Passiamo all’altra riva”» ma nella breve navigazione si addormenta s� nito e, appena si alzano il vento e le onde, agli uomini pare di essere abbandonati. È come se tutto il mondo fos-se nella tempesta, una situazione in cui il diritto è del più forte, del più armato, del più crudele. E Dio sembra dormire! Noi vorremmo che intervenisse subito, ai primi segni della fatica, al primo morso della paura, appena il dolore ci artiglia. Ma Lui in-terviene in modo diverso: è nella forza dei rematori che non si arrendono, è nel coraggio condiviso, è negli occhi di tutti � ssi a oriente a scrutare. La barca, simbolo di ognuno di noi e della nostra vita fragile, della grande comunità e dei suoi problemi, intanto resiste e avanza. E non perché � niscono i proble-mi, ma per il miracolo umile dei rematori che non abbandonano i remi, che si sostengono a vicenda. Dio non agisce al posto nostro, non ci toglie dalle tempeste, ma ci sostiene dentro le tempeste. «Non salva dalla so� erenza ma nella so� erenza, non pro-tegge dal dolore ma nel dolore». Pensavamo che il vangelo avrebbe risolto i problemi del mondo, o almeno che con Gesù sarebbero diminuite le violenze e le crisi della storia, invece non è così....

Non c’è da colpevolizzarsi per le nostre pau-re; gli apostoli, in quella sera di paure, gridano a Gesù: «Ma non ti importa niente di noi?». La do-manda che poniamo anche noi: “Non t’importa della vita o della morte dei tuoi amici?”.

Eppure anche Gesù ha avuto paura di fronte alla morte: al Getsemani ha provato disorienta-mento, angoscia e tristezza grande, sentimenti che noi tutti sperimentiamo in momenti tanto dram-matici e che Egli ha provato perché non ha � nto di farsi uomo. Se la paura e la debolezza fossero una-colpa, sarebbe una colpa anche pregare. Non sap-

piamo perché si alzano tempeste nella vita, mentre Dio sembra dormire, indi� erente e muto ma Gesù ci insegna che c’è un solo modo per vincere la pau-ra, ed è la fede. Non la religione, ma la fede. «Quan-do è religione e quando è fede? La religione è quando fai Dio a tua misura; la fede è quando fai te stesso a misura di Dio» (David Maria Turoldo). La fede si ma-nifesta in tre passi: ho bisogno, mi � do, mi a� do. E crede che nel tempo della tempesta Dio non è altrove, sta nel ri� esso più profondo delle tue lacri-me, a farsi argine alle tue paure. Dio è presente, ma non come vorresti tu, bensì come vuole lui.

Facendo appello alla perseveranza, quando (come i dodici), non ti arrendi e continui a rema-re e a lottare e fai tutto ciò che devi fare, allora lo incontri nel cuore della tempesta. E si fa argine e con� ne alla paura. Fede nuda è perseverare, anche nella burrasca, certo che Dio è sulla mia barca, che intreccia il suo respiro con il mio, la sua rotta con la mia. Magari addormentato. Magari muto. Ma se parla è per amore, se tace è ancora per amore.

Mons. De Palma, vescovo emerito della dio-cesi di Nola, nella sua omelia del 09/02/2020, ci ha ricordato che oggi il mondo appare triste perché manca l’Amore. La paura produce un cri-stianesimo triste, un Dio senza gioia. Qualcuno prova per� no piacere nel mettere soggezione, nell’intimidire gli altri. Liberare dalla paura, si-gni� ca operare attivamente per sollevare que-sto sudario della paura posato sul cuore di tante persone, la paura dell’altro, e passare dall’ostilità all’ospitalità. La � ducia in Dio è presentata dal-la Bibbia come via privilegiata per uscire dalla paura: sia la � ducia che nasce dall’intervento di qualcuno che si fa vicino, sia quella che sboccia nel silenzio e nella solitudine, quando Dio non risponde all’invocazione ma il credente cerca e trova le tracce della sua presenza. Gesù è il rac-conto non della onnipotenza, ma della tenerez-za di Dio, della sua combattiva tenerezza. Dio è amore, e non può tutto, può soltanto ciò che l’amore può.

Parrocchia Marzo 20204 5 Marzo 2020 Riflessioni

di Salvatore Provvisiero

La nostra parrocchia nell’am-bito dell’iniziativa tuttixtutti ha partecipato nel 2019 alla

nona edizione con la presentazione del progetto alla Conferenza Episcopale Ita-liana (C.E.I.) col titolo “il pane e’ per tutti”, laboratorio formativo per fornai e piz-zaioli per la cottura della pizza rivolto a giovani disoccupati e svantaggiati. Il progetto si proponeva di raggiungere un obiettivo di utilità sociale, con l’o� er-ta di un’opportunità lavorativa e obietti-vi di promozione umana.

Essere uno strumento che la parroc-chia o� riva per rispondere ai bisogni della comunità legati al problema occu-pazionale, alla devianza giovanile, che si manifesta con la disoccupazione, la mi-cro delinquenza e la di� coltà di immis-sione nel mondo del lavoro.

Il progetto redatto, dal già Parroco Don Pasquale Giannino che si è avvalso, per la stesura dello stesso progetto, del-la collaborazione di Rosita D’Errico della Cooperativa sociale Luoghi Comuni che opera in parrocchia, del sottoscritto e con il contributo del referente

parrocchiale di SOVVENIRE, Alberto Ian-nicchino, e’ stato approvato e � nanziato dalla C.E.I.

Don Ciro Toscano attuale Parroco della parrocchia Sacro Cuore, suc-ceduto a Don Pasquale Giannino, ha dato il via alla prima edizione del corso per pizzaioli che si e’ svolta dal 18 no-vembre al 13 dicembre 2019 presso la pizzeria BRADOBURGER di Castello di Cisterna di Antonio Monda, con la parte-cipazione dei maestri pizzaioli Roberto e Salvatore Susta che con grande passione e professionalità hanno dato ai parteci-panti le basi teoriche e pratiche del me-stiere di pizzaiolo.

E’ attualmente in corso la seconda edi-zione del corso per pizzaioli, e’ iniziata il 10 febbraio c.a. e terminerà il 13 marzo, rivolta a disoccupati dai 18 anni in poi, al � ne di dare la possibilità a frequentare il corso anche a persone escluse dal mon-do del lavoro a seguito di chiusura di at-tività e licenziamenti. Anche questa edi-zione si sta svolgendo presso la pizzeria BRADOBURGER di Antonio Monda, con grande partecipazione ed entusiasmo espress dai partecipanti guidati con professionalità e con la grande passione dai maestri pizzaioli Roberto e Salvato-

re Susta. Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di frequenza.

Dal 8 al 11 marzo c.a. ospiteremo una troupe della C.E.I., per le riprese vi-deo della nostraparrocchia nell’ambito dell’iniziativa tutixtutti, ivi comprese le nostre attività, i nostri luoghi, sono previste riprese presso la pizzeria BRA-DOBURGER durante lo svolgimento del corso e la realizzazione della pizza. Inol-tre ci saranno interviste al Parroco ai re-sponsabili parrocchiali, ai partecipanti ai corsi, ai maestri pizzaioli al gestore della pizzeria e a quanti vogliono dare il loro contributo alla realizzazione del video. La comunità parrocchiale è invitata a partecipare a tale evento.

Non avere pauraIl sentimento della paura nella Bibbia

TUTTIXTUTTI, iniziativa “Il pane è per tutti”La partecipazione della nostra parrocchia al progetto a cura della CEI

G I O IELL IPOMIGLIANO D’ARCO

di Mariateresa Vitelli

Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? (Salmo 26)

La paura è un sentimento di cui nella Bibbia si parla tantissimo: è scritto 365 volte, come i giorni dell’anno, quasi un monito perché ce ne ricordiamo ogni giorno della nostra vita ed è riferita a personaggi, ri� essioni e preghiere che esprimono questo sentimento (così radicato nel cuore dell’uomo). Ma è anche una parola con-sueta per Gesù: la rivolge a Giairo (quando questi pensa che la � glia sia morta); la indirizza a Simon Pietro che (alla vista della pesca inattesa e prodi-giosa è stravolto dalla potenza del Maestro) e si scopre indegno di esserGli accanto. E (ancora gli apostoli), si sentono dire: “Coraggio, sono io, non abbiate paura” (Mt.14,27), mentre sono in barca in balia della furia delle onde; oppure quando Pietro, Giacomo e Giovanni, impauriti dopo la teofania della Tras� gurazione, sono invitati a ri-prendere il loro comportamento consueto.

Paura e fede, sono le due antagoniste che si di-sputano eternamente il cuore dell’uomo. La parola di Dio, dalla Bibbia, nel corso dei secoli conforta e incalza, ripetendo in� nite volte: “Non temere. Non avere paura!” e per centinaia di volte questa paro-la ci raggiunge, quasi fosse il “buongiorno” di Dio. A ogni nostro risveglio, a ogni inizio di giornata, come nostro pane quotidiano, Dio pronuncia que-sta frase tramite i profeti e la bocca di Gesù.

E quando Gesù si imbatte nella nostra fragi-lità e incertezza, desidera innanzi tutto aiutarci a vincere la paura che abbatte e scoraggia: in par-ticolare, l’apprensione causata dalle forze ostili al nostro bene che troviamo FUORI di noi ma anche DENTRO DI NOI, alleggerire il nostro cuore da ogni sgomento e da ogni ansietà, causati da tanti nostri timori: abbiamo la paura del bambino, quella del malato, del povero, dell’aggredito, del morente, del perseguitato, dell’incertezza ecc. Mille motivi. Ma il primo “perché” della paura risale al giardino dell’Eden, dopo che Adamo ed Eva hanno ceduto alla tentazione: la paura entra nel mondo e non lo lascerà più.

La paura peggiore, da cui tutte le altre discen-dono, è la paura di Dio ed è � glia di una man-canza di � ducia. L’uomo si nasconde perché Dio fa paura: lo immagina con la logica colpa/puni-zione, peccato/castigo, e dall’immagine sba-gliata di Dio nasce la paura delle paure, dall’idea di un Dio (creduto) temibile deriva il cuore im-paurito di Adamo; l’uomo, incapace di dialogo, riesce soltanto ad aggredire per difendersi.

Il peccato originale, in verità, è lo stravolgi-mento del volto di Dio: il maligno induce a pen-sare a un Dio che toglie e non dona; un Dio che ruba libertà, anzichè o� rire possibilità, cui im-porta più la sua legge che non la gioia dei suoi � gli, dallo sguardo giudicante, dal quale fuggire anziché corrergli incontro. Insomma, un Dio di cui non � darsi. E l’uomo neppure immagina la possibilità della misericordia.

Scrive padre Turoldo: «Sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare, perché poi ci sbaglia-mo su tutto, sulla storia, sull’uomo, su noi stessi, sul bene e sul male, sulla vita». Ecco perché il primo di tutti i peccati è un peccato contro la fede. Il � lo che rammenda lo strappo nella storia d’amore tra Dio e l’uomo si chiama � ducia. Ciò che si oppone alla paura non è il coraggio, ma la fede: perché avete paura? Non avete ancora fede?

Nel racconto della tempesta sul mare, Gesù dice ai discepoli: “Passiamo all’altra riva”» ma nella breve navigazione si addormenta s� nito e, appena si alzano il vento e le onde, agli uomini pare di essere abbandonati. È come se tutto il mondo fos-se nella tempesta, una situazione in cui il diritto è del più forte, del più armato, del più crudele. E Dio sembra dormire! Noi vorremmo che intervenisse subito, ai primi segni della fatica, al primo morso della paura, appena il dolore ci artiglia. Ma Lui in-terviene in modo diverso: è nella forza dei rematori che non si arrendono, è nel coraggio condiviso, è negli occhi di tutti � ssi a oriente a scrutare. La barca, simbolo di ognuno di noi e della nostra vita fragile, della grande comunità e dei suoi problemi, intanto resiste e avanza. E non perché � niscono i proble-mi, ma per il miracolo umile dei rematori che non abbandonano i remi, che si sostengono a vicenda. Dio non agisce al posto nostro, non ci toglie dalle tempeste, ma ci sostiene dentro le tempeste. «Non salva dalla so� erenza ma nella so� erenza, non pro-tegge dal dolore ma nel dolore». Pensavamo che il vangelo avrebbe risolto i problemi del mondo, o almeno che con Gesù sarebbero diminuite le violenze e le crisi della storia, invece non è così....

Non c’è da colpevolizzarsi per le nostre pau-re; gli apostoli, in quella sera di paure, gridano a Gesù: «Ma non ti importa niente di noi?». La do-manda che poniamo anche noi: “Non t’importa della vita o della morte dei tuoi amici?”.

Eppure anche Gesù ha avuto paura di fronte alla morte: al Getsemani ha provato disorienta-mento, angoscia e tristezza grande, sentimenti che noi tutti sperimentiamo in momenti tanto dram-matici e che Egli ha provato perché non ha � nto di farsi uomo. Se la paura e la debolezza fossero una-colpa, sarebbe una colpa anche pregare. Non sap-

piamo perché si alzano tempeste nella vita, mentre Dio sembra dormire, indi� erente e muto ma Gesù ci insegna che c’è un solo modo per vincere la pau-ra, ed è la fede. Non la religione, ma la fede. «Quan-do è religione e quando è fede? La religione è quando fai Dio a tua misura; la fede è quando fai te stesso a misura di Dio» (David Maria Turoldo). La fede si ma-nifesta in tre passi: ho bisogno, mi � do, mi a� do. E crede che nel tempo della tempesta Dio non è altrove, sta nel ri� esso più profondo delle tue lacri-me, a farsi argine alle tue paure. Dio è presente, ma non come vorresti tu, bensì come vuole lui.

Facendo appello alla perseveranza, quando (come i dodici), non ti arrendi e continui a rema-re e a lottare e fai tutto ciò che devi fare, allora lo incontri nel cuore della tempesta. E si fa argine e con� ne alla paura. Fede nuda è perseverare, anche nella burrasca, certo che Dio è sulla mia barca, che intreccia il suo respiro con il mio, la sua rotta con la mia. Magari addormentato. Magari muto. Ma se parla è per amore, se tace è ancora per amore.

Mons. De Palma, vescovo emerito della dio-cesi di Nola, nella sua omelia del 09/02/2020, ci ha ricordato che oggi il mondo appare triste perché manca l’Amore. La paura produce un cri-stianesimo triste, un Dio senza gioia. Qualcuno prova per� no piacere nel mettere soggezione, nell’intimidire gli altri. Liberare dalla paura, si-gni� ca operare attivamente per sollevare que-sto sudario della paura posato sul cuore di tante persone, la paura dell’altro, e passare dall’ostilità all’ospitalità. La � ducia in Dio è presentata dal-la Bibbia come via privilegiata per uscire dalla paura: sia la � ducia che nasce dall’intervento di qualcuno che si fa vicino, sia quella che sboccia nel silenzio e nella solitudine, quando Dio non risponde all’invocazione ma il credente cerca e trova le tracce della sua presenza. Gesù è il rac-conto non della onnipotenza, ma della tenerez-za di Dio, della sua combattiva tenerezza. Dio è amore, e non può tutto, può soltanto ciò che l’amore può.

Parrocchia Marzo 20204 5 Marzo 2020 Riflessioni

di Salvatore Provvisiero

La nostra parrocchia nell’am-bito dell’iniziativa tuttixtutti ha partecipato nel 2019 alla

nona edizione con la presentazione del progetto alla Conferenza Episcopale Ita-liana (C.E.I.) col titolo “il pane e’ per tutti”, laboratorio formativo per fornai e piz-zaioli per la cottura della pizza rivolto a giovani disoccupati e svantaggiati. Il progetto si proponeva di raggiungere un obiettivo di utilità sociale, con l’o� er-ta di un’opportunità lavorativa e obietti-vi di promozione umana.

Essere uno strumento che la parroc-chia o� riva per rispondere ai bisogni della comunità legati al problema occu-pazionale, alla devianza giovanile, che si manifesta con la disoccupazione, la mi-cro delinquenza e la di� coltà di immis-sione nel mondo del lavoro.

Il progetto redatto, dal già Parroco Don Pasquale Giannino che si è avvalso, per la stesura dello stesso progetto, del-la collaborazione di Rosita D’Errico della Cooperativa sociale Luoghi Comuni che opera in parrocchia, del sottoscritto e con il contributo del referente

parrocchiale di SOVVENIRE, Alberto Ian-nicchino, e’ stato approvato e � nanziato dalla C.E.I.

Don Ciro Toscano attuale Parroco della parrocchia Sacro Cuore, suc-ceduto a Don Pasquale Giannino, ha dato il via alla prima edizione del corso per pizzaioli che si e’ svolta dal 18 no-vembre al 13 dicembre 2019 presso la pizzeria BRADOBURGER di Castello di Cisterna di Antonio Monda, con la parte-cipazione dei maestri pizzaioli Roberto e Salvatore Susta che con grande passione e professionalità hanno dato ai parteci-panti le basi teoriche e pratiche del me-stiere di pizzaiolo.

E’ attualmente in corso la seconda edi-zione del corso per pizzaioli, e’ iniziata il 10 febbraio c.a. e terminerà il 13 marzo, rivolta a disoccupati dai 18 anni in poi, al � ne di dare la possibilità a frequentare il corso anche a persone escluse dal mon-do del lavoro a seguito di chiusura di at-tività e licenziamenti. Anche questa edi-zione si sta svolgendo presso la pizzeria BRADOBURGER di Antonio Monda, con grande partecipazione ed entusiasmo espress dai partecipanti guidati con professionalità e con la grande passione dai maestri pizzaioli Roberto e Salvato-

re Susta. Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di frequenza.

Dal 8 al 11 marzo c.a. ospiteremo una troupe della C.E.I., per le riprese vi-deo della nostraparrocchia nell’ambito dell’iniziativa tutixtutti, ivi comprese le nostre attività, i nostri luoghi, sono previste riprese presso la pizzeria BRA-DOBURGER durante lo svolgimento del corso e la realizzazione della pizza. Inol-tre ci saranno interviste al Parroco ai re-sponsabili parrocchiali, ai partecipanti ai corsi, ai maestri pizzaioli al gestore della pizzeria e a quanti vogliono dare il loro contributo alla realizzazione del video. La comunità parrocchiale è invitata a partecipare a tale evento.

Non avere pauraIl sentimento della paura nella Bibbia

TUTTIXTUTTI, iniziativa “Il pane è per tutti”La partecipazione della nostra parrocchia al progetto a cura della CEI

G I O IELL IPOMIGLIANO D’ARCO

Riflessioni Marzo 2020 6 3 Marzo 2020 Editoriale

di Francesco Aliperti Bigliardo

La paura è un sentimento necessario. Senza saremmo spavaldi, spregiudicati, privi fre-

ni. Finiremmo per andare a sbattere, per perdere il controllo, per andar fuori giri e disinnescare tutti i sistemi di di-fesa che ci consentono di evitare i pericoli che esseri fragili come noi, trovano, praticamente ad ogni ango-lo, tutte le volte che si espongono alla vita.

Ma la paura va gestita. È utile se ci rende giudiziosi, attenti, premurosi. Se ci stimola alla conoscenza, alla cautela, alla temperanza. Diviene invece deva-stante se prende il sopravvento e ci mo-tiva alla chiusura, all’intolleranza, alla psicosi, alla guerra contro i nostri simili. Chi nutre mire egemoniche, consape-vole della forza ancestrale che alimenta le nostre paure, da sempre utilizza tutti gli strumenti di cui dispone, per insi-nuare timori e fobie che condizionano le nostre scelte e la nostra capacità di guardare alla realtà, con occhio critico ed obiettivo. La paura è dunque il sen-timento intorno al quale ruota questo numero di Rinascita. L’intento è analiz-zare le tante inquietudini che attraver-sano la nostra società e individuare le strade da percorrere per riaccendere, la curiosità, la voglia di vivere, la speranza, il futuro.

L’economia di FrancescoPPapa Francesco è il pontefice rivolu-

zionario che tutti aspettavamo. Illumi-nato dell’umiltà necessaria a compren-

dere che le dinamiche di questo mondo e le tante paure che oscurano le nostre speranze, non possono esse-re disinnescate con il solo utilizzo della preghiera. Che è necessario, oggi più che mai, inventare e sviluppare nuove forme di preghiera che sappiano co-niugare, in modi diversi, i cardini su cui fonda la cristianità.

“The economy of Francesco” è una manifestazione voluta dal Papa, che si terrà ad Assisi dall’ormai prossimo 26 marzo per dare risposte alle mille do-mande che assediano il nostro presente. È una preghiera moderna, spirituale ed al contempo laica, un appello agli uma-nisti ed agli scienziati di ogni cultura e fede religiosa, a disegnare un’economia

a servizio delle persone, che coltivi il culto dell’ambiente, animata dal desi-derio di distribuire benessere in modo equo, sostenibile, naturale.

A fare tutto questo, utilizzando formule che abbiano un fondamento scientifico ed analitico. Che rendano praticabile e congrua l’idea utopica di pace tra i popoli.

Non è un caso dunque, che Fran-cesco abbia scelto proprio la piccola cittadina umbra per riaccendere la speranza. Assisi è un luogo carico di suggestioni che evocano un mondo nuovo eppure antico, un’umanità che guarda dritto al futuro e lo immagi-

na inclusivo, giusto, sostenibile. Ogni pietra qui, parla della vita di un uomo che ha saputo indicare il percorso da seguire ed emozionare, spogliando se stesso, dell’inutile, del fatuo, del superfluo. Un santo che ha portato alla luce l’essenziale, animato dallo stupore che sempre dovrebbe accom-pagnarci quando, senza paure, guar-diamo alla bellezza del creato di cui siamo elemento incandescente.

Ad Assisi si terranno incontri, convegni, testimonianze, confe-renze a cui tutti noi dovremmo prestare ascolto ed attenzione.

Da quel gioioso mescolar-si di anime potrebbero venir fuo-ri le soluzioni per avviare i processi

di rinnovamento, di cui hanno bi-sogno le nostre spaventate ed omofobe comunità. Dal confronto pulito, tra personalità e persone de-nudate di ogni speculazione o mira egemonica, potrebbero giungere le soluzioni che i potenti della Terra, tendono ad oscurare per condurre in porto i propri miopi e cupi sogni di vanagloria.

Consulta la pagina:https://francescoeconomy.orgche illustra il programma della manifestazione e ascolta le testimonianze di alcune delle personalità che interverranno nel corso della manifestazione.

L’economia di Francesco: una preghiera modernaIl santo padre chiama ad Assisi gli uomini di cultura per dare risposte sul nostro presente

degli interessi materiali e immateriali.Gratuità come unico stile pos-

sibile; è la nostra forza, la nostra profezia. Siamo in grado ancora di sorprendere quando riusciamo a di-mostrare di non voler nulla indietro.

Popolarità, restare nel popolo, con il popolo è portare il buono nella vita delle persone e racco-gliere dal popolo il tanto bene. Ab-biamo bisogno che le persone con più competenza e cultura abbiano l’umiltà di condividere la loro cono-scenza e esperienza, cercando feli-cità nel loro gesto di condivisione.

Bambini e gioventù, non intratte-nerli, ma dare loro voce e scommet-tere sulle loro capacità di credere a misura della loro età, vivificando l’intera comunità di una presenza che altrimenti scomparirebbe.

Gioia, per credere non bisogna essere depressi o scettici o fatalista. I l più delle volte che si è avvicinato all ’Ac è perché è stato attratto dal sorriso di un educatore.

Dialogo, dialogare con l ’altro, a partire dalle nostre comunità per poi aprirsi al dialogo con le altre culture per trovare convergenze che quasi sempre coincidono con il massimo bene possibile.

Ecco questa è l ’identità dell ’AC, il suo DNA, non è un’ associazione elitaria, non un animation club, non bisogna fermarsi all ’apparenza, ai pregiudizi e ai giudizi approssima-tivi, ma bisogna conoscere, chiede-re per non restare fermi, immobi-li, evitando così di erigere i nostri muri individuali che però possono trasformarsi in ben altri muri.

no uscente Marco Iasevoli nel suo discorso di commiato durante l ’as-semblea diocesana, sintetizzato e composto di alcune parole chiave: prima le persone, sempre e comun-que. Curare le relazioni, prima di ogni attivismo.

Ordinarietà della vita (famiglia, scuola, lavoro...) come luogo della testimonianza. Inquietudine mis-sionaria, che parte dall ’amore per la Parola o di un sentimento di pro-fonda simpatia per gli altri, per il mondo, per la vita, per chiunque altro, perché ci è sufficiente sape-re che una persona è figlia di Dio per volerle bene. Questo ci porta a incontrare le persone ogni giorno, non una tantum con quella parola orribile “evento” che è l ’antitesi del-la pastorale. Formazione non se ne potrà mai fare a meno.

Educazione, come iniziativa di persone e gruppi di persone, giova-ni e adulti, che credono nell ’altro, di ogni età e vogliono aiutarlo a ti-rare fuori il meglio di sé. Progetto perché non si può viaggiare andan-do a tentativi.

Bene comune, perché un laico che non ama la terra su cui cam-mina non ha capito perché Dio lo ha mandato quaggiù. Magari saprà tutte le preghiere, ma non ha capi-to il significato della Creazione.

Ecclesialità, amore di Chiesa. I laici di AC stanno con tutti e due i piedi nella Chiesa; i laici di AC non fanno affari con la Chiesa o attraver-so l’impegno ecclesiale, curano in-cessantemente la vita interiore per rimuovere dal loro impegno l’insidia

di Carmen Monda

La paura è un’emozione che manipola tutto il tuo sentire, si impossessa del tuo corpo

e del tuo cervello bloccando il tuo agire, ma di conseguenza anche il tuo pensiero. La paura non segue il raziocino e quasi sempre viaggia a braccetto con l ’ignoranza e con il pregiudizio, che portano ad erigere muri e a emettere giudiziapprossi-mativi.

Questi atteggiamenti di chiusura, di approssimazione sono presen-ti anche nella Chiesa e soprattutto nei confronti delle sue realtà asso-ciative, che nuove o più datate che siano, sono attive nelle realtà par-rocchiali.

Tra le tante c ’è l ’Azione Cattolica che dall ’inizio del ‘900 è attiva nel-le parrocchie, ma intorno ad essa quanti luoghi comuni e pregiudi-zi , che portano molti a catalogarla come un ‘attività di babysitterag-gio alternativo o un’ attività di in-trattenimento per giovani, adulti inclusi , ball i , canti o classifican-dola come una forma di operato sociale, ignorando del tutto quella che è l ’anima, i l DNA dell ’Azione Cattolica fatta da laici che aiutano, supportano e in alcuni caso sop-portano il Parroco nel suo opera-re per la Parrocchia e per tutta la Comunità.

L’Azione Cattolica ha un Dna ben preciso, esplicato in maniera netta e cristallina dal Presidente diocesa-

Il DNA dell’Azione Cattolica

di Luigi Terracciano

Il ruolo dell’Ac nelle nostre parrocchie

7 Marzo 2020 Riflessioni

Marzo 2020

Per tutto il periodo di Quaresima, raccoglieremo generi alimentari per i bisognosi della parrocchia.Ven 6/03: ore 18.30 Celebrazione Eucaristica, a seguire via Crucis animata dagli adulti di Azione Cattolica;

Dal 09 al 15 Marzo ESERCIZI SPIRITUALI COMUNITARI. Per tutta la settimana ADORAZIONE EUCARISTICA Ore 08.00 Lodi Mattutine;Ore 12.00 Ora Media;Ore 17.30 Rosario Eucaristico;Ore 18.00 Benedizione Eucaristica;Ore 18.30 Vespro e Celebrazione Eucaristica;Ore 19.30 Meditazione (tranne il Venerdì, che sarà sostituita dalla Via Crucis animata dal Rinnovamento nello Spirito).

Dal 16/03 al 29/03 Centri d’ascolto del Vangelo nelle famiglie (ritira programma in parrocchia).

Venerdì 20 Marzo ore 18.30: Celebrazione Eucaristica, a seguire via Crucis animata dai giovani e dai giovanissimi di Azione Cattolica;

Sabato 21 Marzo PONTECITRA PIZZA FESTdalla CEI;

Martedì 24 Marzo ore 19.30: presso la Parrocchia S. Sebastiano Martire in Brusciano, Catechesi Diocesana “Meditare con l’arte” a cura di don Lino D’Onofrio;

Venerdì 27 Marzo ore 18.30: Celebrazione Eucaristica a seguire via Crucis animata dalle catechiste.

Sabato 28 Marzo ore 16:30: Incontro Genitori dei fanciulli del primo anno di catechismo;

Da domenica 29 marzo torna l’ora legale, la SS. Messa ogni sera sarà posticipata alle ore 19.00.

RINNOVAMENTO NELLO SPIRITOIl gruppo si incontra ogni Martedì e Venerdì alle ore 19.30 in Parrocchia;

AZIONE CATTOLICA• L’ACR attende tutti i bambini dai 3 agli 11 anni ogni sabato alle ore 16.00 in Parrocchia e gli adolescenti dai 12 ai 14 anni dalle ore 17.30;

• I giovanissimi (dai 15 ai 18 anni) si incontrano ogni Giovedì alle ore 19.15;• I giovani (dai 19 ai 30 anni) si incontrano ogni Venerdì alle ore 20.30.

Avvisi Marzo 20202

Mensile della Comunità Cristiana di Pontecitra Parrocchia del Sacro Cuore Anno 20 - N. 5 - Marzo 2020Direttore: Don Ciro Toscano

Redazione: Francesco Aliperti Bigliardo, Antonio Cassese, Carmine Egizio,Emanuela Odore, Francesco Panetta, Mariateresa Vitelli.

Carmine Egizio

Questo giornale è online al sito: www.chiesadipontecitra.it

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Compendio al Catechismo della Chiesa Cattolica174. Perché la

Chiesa è apostolica?La Chiesa è apostolica per la sua origine, essendo co-struita sul « fondamento de-gli Apostoli» (Ef 2,20); per il suo insegnamento, che è quello stesso degli Aposto-li; per la sua struttura, in quanto istruita, santifi cata e governata, fi no al ritor-no di Cristo, dagli Aposto-li, grazie ai loro successo-ri, i Vescovi, in comunione col successore di Pietro.

175. In che cosa consiste la missione

degli Apostoli?La parola Apostolo signifi ca inviato. Gesù, l’Inviato del Padre, chiamò a sé dodici fra i suoi discepoli e li co-stituì come suoi Apostoli, facendo di loro i testimoni scelti della sua risurrezione e le fondamenta della sua Chiesa. Diede loro il manda-to di continuare la sua mis-sione, dicendo: «Come il Pa-dre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21), e promettendo di essere con loro sino alla fi ne del mondo.

Poesia

Di loculi e cipressimi ritrovai nei pressi,fra luci di candele... e grida di civette.Paura...paura del buio, dell’ombra,dell’aria che circondai silenzi assordanti...paura della morte.Vil sentimento che al cor mi prendesti,via, via dal mio spirto...che anela alla luce.

INCUBIdi Vincenzo Cerasuolo

Aria...aria da respirare...e forza per lasciareil luogo freddo e tetro.Felice...felice nella lucedell’alba che già sorge;felice...e senza più pauradell’ombra della morte.

di Don Ciro Toscaano

Genitorialità è riversare la maturità del proprio esse-re per mirare alla maturità

di un altro essere.“Dobbiamo imparare a valorizzare

gli errori e accettare che le scelte sia-no reversibili. Genitori signi�ca essere uomini e donne consapevoli di ciò che fanno e, prima ancora, madri e padri con la capacità e la voglia di esserlo. Ci troviamo di fronte a delle anime: ab-biamo il grande privilegio di formarle e di portarle alla maturità. Il ruolo del genitore è un dono. Il �glio è come uno specchio in cui vedi ri�esso te stesso. Migliorando il rapporto col �glio, mi-gliori te stesso”.

Il dono più grande della genitoria-lità è il dono dell’abbandono, saper non so�ocare i propri �gli con i no-stri progetti, le nostre attese. Il dono più grande della genitorialità è, come Abramo, a�dare il �glio al deserto, non avere progetti sui propri �gli, sa-perli abbandonare.

Bisognerebbe recuperare la natu-ralezza e l’unicità della genitorialità: “Per ogni granello di gioia che semine-rai nel petto di un altro, tu troverai un raccolto nel tuo petto, mentre ogni di-spiacere che tu toglierai dai pensieri e dai sentimenti di un’altra creatura sarà sostituito da meravigliosa pace e gioia nel santuario della tua anima” (Jeremy Bentham, �losofo e giurista inglese).

Così la genitorialità dovrebbe mani-festarsi nell’”assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere” (locuzione usata nell’art. 3 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). Per quanto ci possano essere guide per genitori (an-che prima di diventarlo), la vera guida alla genitorialità è data dal mettersi in ascolto dei �gli stessi. Da non dire: “Io facevo..., Ai miei tempi..., I �gli degli al-tri..., Da te mi sarei aspettato (o non mi sarei aspettato)”...

Sono felici solo coloro che hanno le menti �ssate su qualcos’altro che la propria felicità: sulla felicità degli al-

tri, o nel miglioramento dell’umanità” (John Stuart Mill, �losofo e economi-sta inglese): la genitorialità dovrebbe essere la felicità dei �gli e il miglio-ramento dell’umanità. La gioia della genitorialità, la gioia di dare la vita, la gioia di dare nella vita.

Genitorialità: bruciare d’amore e trasmettere la �amma dell’amore per la vita, in una sorta di sta�etta in cui essere testimone e passare il testimo-ne della vita e dei valori della vita.

“I genitori sono esseri umani, non di-vinità”. Thomas Gordon

Uno dei ruoli più di�cili che si trova a rivestire chi decide di mette-re al mondo dei �gli è proprio quel-lo del genitore, nessuno insegna come si fa, non esiste un manuale da seguire e anche se ci fosse non sarebbe possibile seguirlo pedisse-quamente in quanto ogni famiglia è composta da persone tutti diverse che interagiscono tra di loro, cia-scuno con le proprie storie e il pro-prio bagaglio.

Diventa di�cile sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Alcuni genitori sono troppo chiusi nelle proprie idee e con-vinzioni, sulla vita e sull’educazione e non accettano l’interferenza di idee dall’esterno, ponendosi in una posizio-ne troppo rigida che nega la maggior parte degli interscambi. Altri genitori assumono invece delle posizioni poco de�nite e chiare al riguardo, essendo sempre indecisi e insicuri su come agi-re con i �gli e cercando continuamente consigli e suggerimenti esterni.

Non esiste una posizione ideale, il modo migliore per essere genitori è proprio quello dell’autenticità, dell’es-sere sé stessi, capaci contemporane-amente di mettersi in discussione ri-spetto al proprio operato con il �ne di migliorare la modalità di azione e di seguire un proprio stile educativo. L’es-sere genitori non è un ruolo scisso dalle persone che sino quel momento si era, con i propri limiti, difetti, pregi e sen-timenti. Rivestire questo ruolo appare spesso molto di�cile e a volte non ci si sente liberi di essere sé stessi, si avver-tono delle responsabilità eccessive, un fardello troppo grosso da sopportare

che generano le conseguenti paure del fallimento e di non essere perfetti.

Essere genitori non signi�ca essere sempre all’altezza delle situazioni, es-sere sempre tolleranti senza condizio-ni e mettere sempre da parte i propri bisogni e sacri�carsi per i propri �gli. Dimenticare la propria umanità è uno degli errori di chi diventa genitore. Un genitore nella sua perfetta imper-fezione è colui che si concede di es-sere una persona autentica. Proprio perché il genitore continua ad essere una persona deve trasmettere al �glio i valori e l’educazione, infatti l’educa-zione data ai bambini è fondamenta-le a�nché essi diventino degli adulti responsabili e ben integrati nella so-cietà. Ciò che l’individuo diventa da

:irottaf irav id enoizaretni’l è otludail suo temperamento va ad integrarsi con le relazioni che instaura con le persone signi�cative per lui e il mon-do circostante.

Il ruolo dei genitori è un ruolo di ,ilgif ied itnorfnoc ien àtilibasnopser

devono autonomizzarli, aiutarli nel fa-ticoso percorso di crescita insegnando loro a gestire le emozioni, a tollerare le frustrazioni e a sopportare il dolore. Un genitore deve sempre porsi in una posizione gerarchicamente superio-re a quella del �glio, deve assolvere al suo ruolo che rimane genitoriale e non amicale. Il genitore amico, il cui obiettivo principale è quello di farsi amare dai propri �gli , non può assol-vere questo ruolo strategico. Per que-sto motivo è importante che il geni-tore nella sua posizione sappia porre al �glio delle regole, regole che han-no una grande funzione educativa, in quanto gli permettono di capire cosa è lecito, cosa non lo è e soprattutto insegnano loro a gestirsi nei limiti, ad imparare. I bambini hanno voglia di capire cosa è giusto e cosa invece è sbagliato. Senza punti di riferimen-to è ancora più di�cile la transizione dalla fanciullezza all’adolescenza e dall’adolescenza all’età adulta. Han-no bisogno di qualcuno che si sappia prendere cura di loro, che sappia pro-teggerli e al contempo renderli auto-nomi.

La paura della genitorialità

Nei periodi di Quaresima e Pasqua don Ciro insieme al diacono don Antonio e a suor Gaetana

benediranno le famiglie.

Parrocchia Sacro CuoreMarigliano Loc. Pontecitra

Rubriche Marzo 20208

Anno 20 - N. 5 • Marzo 2020 Di� usione gratuita ad uso interno

MENSILE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI PONTECITRA

La paura La paura è un sentimento di cui nella Bibbia si parla tantissimo:

è scritto 365 volte, come i giorni dell’anno, quasi un monito affi nchè ce ne ricordiamo ogni giorno ed è riferita a personaggi, rifl essioni e preghiere che esprimono

questo sentimento così radicato nel cuore dell’uomo.Gesù l’ha conosciuta nella notte del Getsemani.

In questi giorni è rappresentata da qualcosa di invisibile che potrebbe contagiare la nostra vita.

Ma è un sentimento necessario specialmente se ci stimola alla conoscenza.In questo numero ne parliamo sotto diversi aspetti.

dei Lombardi, in piazzetta Monteoliveto in Napoli, c’è l’altare eseguito per la fa-miglia Ligorio, posto nella controfacciata entrando a destra e il Paliotto dell’alta-re maggiore in altorilievo ra� gurante L’Ultima Cena. In Santa Maria la Nova in Napoli, scolpì il monumento funebre ad Antonio Gaudino. Queste solo alcune in-dicazioni per ammirare alcune sue opere. Desidero so� ermarmi, però, su di un’ope-ra in particolare: l’Altare Maggiore nella chiesa di San Lorenzo in Napoli. Questa opera è, a mio avviso, quella che meglio e più sintetizza la grandezza di questo scul-tore. In tre nicchie sono poste le statue di San Francesco, fondatore dell’Ordine Francescano, San Lorenzo Martire, tito-lare dell’omonima chiesa e Sant’Antonio da Padova il cui culto è molto seguito nel quartiere di San Lorenzo. Le � gure, a dimensione d’uomo, scolpite in atteggia-mento composito, si presentano in ma-niera armoniosa, ben proporzionate, che con i loro volti sera� ci guardano verso lo spettatore. La grande novità è rappresen-tata dalle predelle scolpite in altorilievo e poste in corrispondenza di ogni statua. In esse sono ra� gurati gli episodi più si-gni� cativi della vita dei tre santi. Per San Francesco viene rappresentato l’episodio del miracolo del feroce lupo di Gubbio reso mansueto dal santo. La novità con-siste nell’aver rappresentato a Napoli, davanti Porta Capuana e alla presenza di numerosi astanti, la scena in cui il lupo of-fre la zampa al santo in segno di amicizia.

Per San Lorenzo è stato rappresentato il momento del martirio, la morte sulla graticola ardente, che avvenne a Roma. Qui l’artista ha ambientato la scena nel foro Neapolitano, attuale piazza San Lo-renzo, con curiosi che assistono al marti-rio dal tempio dei Dioscuri, attuale chiesa di San Paolo Maggiore. Per sant’Antonio viene ra� gurata la predica ai pesci, mi-racolo avvenuto nella città di Rimini, qui ambientato poco lontano da Porta Nola-na. In lontananza sono stati rappresenta-ti, sul colle del Vomero, la Certosa di San Martino e il Belforte di Sant’Elmo e alle spalle del santo Castel Nuovo, meglio co-nosciuto come Maschio Angioino.

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tacroce furono i più grandi e richiesti scultori allora presenti nella capitale del Regno di Napoli e di Sicilia. Don Pedro di Toledo, vi-cerè spagnolo, diede a Giovanni l’incarico di realizzare il suo monumentale e magni� co sepolcro che si può ammirare ancora oggi nella zona post presbiterio della chiesa di San Giacomo degli Spagnoli in piazza Muni-cipio in Napoli. Sempre il medesimo Vicerè gli commissionò la fontana ra� gurante la sirena Partenope, che versa l’acqua uscente dai suoi seni sull’infuocato Vesuvio, posta af-� anco la chiesa di Santa Caterina Spina Co-rona in via Guacci Nobili in Napoli.

Morto il Belverte, intorno al 1511, il nostro artista ne ereditò la gestione della bottega e in quel periodo stipulò un contratto in cui viene citato con la quali� ca di “Magister”. Nella sua bottega si formarono due scultori meno brillanti del Maetsro ma altrettanto noti: Annibale Caccavello e Giandomenico d’Auria. Chi conosce il Duomo di Nola avrà potuto ammirare alcune formelle ra� gu-ranti due evangelisti (materiale di spoglio re-cuperato dopo il disastroso incendio del 13 febbraio 1861 che distrusse l’antica cattedra-le) inserite nell’attuale pulpito neoclassico.

Giovanni Merliano morì a Napoli nel 1559 all’ età di 71 anni e fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo Maggiore. La sua tomba, purtroppo, andò distrutta durante i bom-bardamenti del 1943. Il poeta Luigi Tanzillo scrisse e fece scolpire sulla lastra tombale un commovente elogio funebre. Per gli appas-sionati di arte che intendono approfondire ed ammirare l’opera del Merliano diamo qualche indicazione sulla ubicazione dei suoi capolavori.

Nel Museo dell’opera di Santa Chiara a Napoli si può ammirare un bellissimo Ecce Homo scolpito in un unico tronco di legno. Nella chiesa degli Olevitani, ora Sant’Anna

di Antonio Caliendo

Giovanni Merliano da Nola (o meglio Marigliano o Meriliano o ancora Miriliano) è un illustre

cittadino di Marigliano che, al tempo della sua nascita, era un casale della città di Nola. Architetto e scultore, autore di grandi capo-lavori nel XVI secolo, con la sua arte, ha rivo-luzionato la scultura, sia lignea che marmo-rea, nel periodo rinascimentale a Napoli e in altri paesi del meridione d’Italia. Sue opere si ammirano anche in Spagna, ivi portate dai vicerè che dal XVI al XVIII secolo si sono av-vicendati nel governo vicereale del Regno di Napoli e di Sicilia.

Giovanni Merliano nacque a Marigliano nel 1488 da Giuseppe ed Eleonora Cortese. Fu allievo di Pietro Belverte, artista preva-lentemente di opere lignee e, giovanissimo, sotto la guida del suo maestro, si fece nota-re per l’abilità di scolpire il legno e il marmo con un’impareggiabile maestria che gli fece ottenere importanti commissioni da Vicerè, Ecclesiastici, Principi e ricchi borghesi. Gior-gio Vasari di lui ha scritto: “Di maniera, che in Napoli essendo tenuto per scultore meraviglio-so e di tutti il migliore, Giovanni da Nola, che già vecchio, in� nitissime opere aveva lavorato a Napoli”.

Non si può rimanere indi� erenti ammi-rando le opere da lui eseguite. All’abilità di trattare la materia prima, legno o marmo che sia, Giovanni Merliano da Nola aggiun-ge quella nota di innovazione e creatività che animerà la cultura della Napoli del XVI secolo. Giovanissimo viene menzionato come alunno di Pietro Belverte per la prima volta per l’esecuzione di una ancona lignea, andata distrutta, per l’A. G. P. , la Real Casa Santa dell’Annunziata. Ancora per la A.G.P. ( Ave Gratia Plena) troviamo il nostro sculto-re al lavoro per i battenti lignei del portale dell’Annunziata su incarico di Tommaso Mal-vito da Como apprezzato e stimato scultore. Il suo trasferimento, seppur per breve tem-po, a Roma gli o� rì la possibilità di avvicinarsi all’arte della scultura dei grandi contempo-ranei come Michelangelo Buonarroti e per-fezionarsi nella scultura marmorea.

A Napoli fu a contatto con Bartolomeo Ordognez e Diego de Siloe, scultori spagnoli di spessore e grande ingegno. Posso a� er-mare, senza remore di smentita, che Giovan-ni Merliano da Nola assieme a Girolamo San-

Giovanni Merliano da NolaGiovanni Merliano da NolaL’arte svelata

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