L'arte della canzone da Piedigrotta al Varietà - a cura di Aldo De Gioia

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Il professor Aldo De Gioia, docente di storia napoletana presso l'Università di Salerno, presenta attraverso queste slide un excursus della storia della canzone napoletana, con i suoi principali protagonisti

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L’arte della Canzone da Piedigrotta al Varietà

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L’ Imperatore Romano Nerone (37-68 d.c.) è uno dei pionieri della canzone napoletana: celeberrima è la sua esibizione canora del 65 d.c. presso il Teatro Odeon, situato sotto il Decumano Superiore (oggi Via dell’Anticaglia)

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Sotto il regno di Manfredi di Svevia (1232-1266) rinveniamo il primo frammento di musica napoletana: “Jesce Sole” è una filastrocca intonata dagli scugnizzi napoletani e dalle “lavandare” dell’Arenella

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Al geniale pittore barocco Salvator Rosa (1615-1673) è attribuita “Michelemmà”, che narra la storia di una bellissima donna rapita dai Mori, ma tanto ostinata nel rifiutare di far morire tutti gli amanti rapitori. La canzone è stata portata al successo da numerosi interpreti napoletani.

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“Te Voglio Bene Assaje” fu probabilmente la prima hit della canzone classica napoletana. Scritta dall’ottico Raffaele Sacco e musicata probabilmente dal grande Gaetano Donizetti, ebbe vastissima popolarità nella Festa di Piedigrotta del 1835

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Con Salvatore Di Giacomo (1860-1934) la canzone napoletana raggiunge la sua maturità. Il grande poeta offre un reale spaccato del popolo napoletano traducendo vicende di vita quotidiana in versi dolcissimi e raffinati. Suoi capolavori: “Era de maggio”, “Palomma e’notte” , “Marechiaro”

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Ferdinando Russo (1866-1927) è poeta e compositore simbolo dello spirito napoletano, che traduce in musica stati particolari del suo animo. Sue grandi canzoni sono “Quanno tramonta o’sole”, “Scetate” e “Mamma mia che vuo sapè”

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Ernesto Murolo (1876-1939) è considerato l’ “Orazio” napoletano, un epicureo che invita ad afferrare momenti di piacere ed emozione. Con il maestro Tagliaferri compose indimenticabili canzoni come “Mandulinata a Napule”, “Serenata napulitana”, “Tarantella internazionale”, “Napule e Sorrento”

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“O’Sole mio” , scritta da Giovanni Capurro (1859-1920) e musicata da Eduardo Di Capua (1865-1917), divenne ben presto inno italiano all’estero e patrimonio della musica mondiale. Ispirata ad un’alba sul Mar Nero durante un viaggio ad Odessa di Di Capua, fu pubblicata da Bideri nel 1898 e magistralmente interpetata da Caruso

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Nome d’arte di Giovanni Ermete Gaeta, E.A. Mario (1884-1961) è considerato uno degli esportatori della canzone napoletana nel resto d’Italia. Celebre in patria per “Tamurriata nera”, “Dduje paravisi” e “Santa Lucia lontana”, raggiunse il successo componendo, in italiano, pezzi celebri come “Balocchi e profumi” e “Il Piave”

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Libero Bovio (1883-1942) fu intellettuale e poeta che si impegnò nella riforma del teatro napoletano, nonché editore delle prestigiose case musicali “La Canzonetta” e “Santa Lucia”. Grazie alle sue proficue collaborazioni con i musicisti più in voga del momento, intorno al 1915 confezionò canzoni come "Tu ca nun chiagne", "Reginella", "Cara piccina" e “Surdate".

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Il brano di cui vi proponiamo l'ascolto è sicuramente uno dei più famosi tra quelli scritti da Giuseppe Capaldo, nonché il primo a ottenere successo. Scritta sulla musica del maestro Salvatore Gambardella, e pubblicata dalla casa editrice Bideri nel 1906, Comme facette mammeta si classificò seconda alla Piedigrotta dello stesso anno, interpretata da Antonietta Rispoli.