Silenzio ()L'arte del

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INTUIZIONE ILLUMINATA VOL. 5

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L. 5

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©2009 Fabrizio Ponzetta su licenza: Insegnamenti srl

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Grafica copertina: Fabrio Bressan

I contenuti di questo ebook NON possono essere riprodotti in alcuna forma e per

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I TRASGRESSORI, A PRESCINDERE DAL LORO SCOPO, SARANNO PERSEGUITI IN SEDE

CIVILE E PENALE.

L’art.171 della legge sulla protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo

esercizio del 22 aprile 1941 n. 633 e successive modifiche punisce con la multa da

euro 51 a euro 2.065 chiunque, senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi

forma riproduce, diffonde, vende o semplicemente mette a disposizione del pubblico,

immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi

genere, un'opera dell’ingegno protetta, o parte di essa.

Inoltre, se il fatto è commesso per uso non personale, con la reclusione da sei mesi a

tre anni e con la multa da euro 2.582 a euro 15.493.

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Intuizione Illuminata Insegnamenti)www.autoipnosizen.com - zen e autoipnosi

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INDICE

Incipit 4

1) In base a quali ordini? 5

2) Hai mai detto chiaramente alla tua mente quello che vuoi? 12

3) Silenzio 11

4) L'arte del Silenzio 12

Approfondimenti

I tre livelli dell’essere 15

I mantra 18

Dalla fantascienza spirituale al Silenzio della meditazione 20

“Li prendo tutti e due” 21

Al principio fu il verbo?(Due uccellini sul ramo) 23

Alta silentia: il cuore e la mente 25

Superare la grande paura 27

Dal Vigyan Bhairava Tantra 30

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Vuoi morire

e cerchi l’immortalità

Buffone!

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1) In base a quali ordini?

Osserva: le tue mani, il tuo corpo. Le sensazioni del tuo corpo. Rendi le tue sensazioni se stesse, accettale come pura energia né piacevole né spiacevole. Né giusta, né sbagliata.

Ascolta le tue emozioni, ci sono emozioni che ti fanno accelerare... ed emozioni che ti fanno frenare. Esse non sono né giuste né sbagliate, sono solo energia (nell'etimo, emozione significa muovere-fuori)

Percepisci la tua mente come il cocchiere di una carrozza, che è il corpo trainato dalle emozioni, che sono i cavalli. Questa mente deve sapere dove andare. Sapere chi è, dove fermarsi. Ma in base a cosa lo sa? Cosa fa sì che tu reagisci davanti alla stessa situazione che vive anche un altro con pensieri, emozioni e risultati diversi?

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La tua mente ottiene sempre risultati, possono essere risultati indesiderati, ma sempre risultati sono.

Il tuo cocchiere (la mente) frusta i cavalli (le emozioni) e porta avanti la carrozza (il corpo) o la ferma, ma in base a quali ordini?

Nadia Sponzilli, La Carrozza dell'Intuizione Illuminata(tecnica mista su tela, 78x58 cm)

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2) Hai mai detto chiaramente alla tua mente quello che vuoi?

Hai mai detto chiaramente alla tua mente quello che vuoi? Forse ti lamenti di ciò che non vuoi e in tal modo ti fai una ulteriore rappresentazione di ciò che non vuoi. La mente per comprendere una negazione (non pensare ad un cane) deve creare una rappresentazione di ciò che intende negare (il cane), ma ciò evoca sensazioni, emozioni e nuovi pensieri che scatenano ulteriori sensazioni ed emozioni e anche azioni che interagiscono nel mondo, come cause che ottengono effetti, con nuove sensazioni, emozioni e pensieri sempre relativi a ciò che non vuoi.

Ed ecco quindi come fai a complicarti alla vita.

Ecco come fai a farti problemi e a rimanerci dentro.

Ma allo stesso modo puoi semplificarti la vita.

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Allo stesso modo puoi risolvere i problemi, ovvero ciò che ti impedisce di vivere il tuo stato ottimale.

Ma cos'è, qual è il tuo stato ottimale?

Riesci a immaginarlo il tuo stato ottimale?

Riesci a pensarlo, vederlo, sentirlo, ascoltarlo?

Rappresentati mentalmente come saresti nel tuo stato ottimale.

Come respiri nel tuo stato ottimale?

Qual'è al tua postura nel tuo stato ottimale?

Quali sono le tue sensazioni quando sei in forma?

Che emozioni provi nel tuo stato ottimale?

Cosa penseresti di te, del mondo, del tuo ambiente e della vita nel tuo stato ottimale?

È rispondendo a queste domande che tu ordini alla tua mente dove andare e dove fermarsi.

È rispondendo a queste domande che dai al cocchiere gli ordini

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giusti, affinché le emozioni trainino la tua realtà materiale verso situazioni che confermano il tuo stato ottimale e ti indirizzano a viverlo appieno .

Come vedi tutto è pronto, manchi solo tu: il padrone della carrozza, ma dove sei tu?

Nel silenzio.

...

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3) Silenzio

Silenzio

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4) L'arte del Silenzio

La meditazione è divisa in 3 fasi di 10 minuti.

1) Emetti suoni

Muovi la lingua in continuazione, lasciando uscire dei suoni, emetti parole e frasi senza senso; proprio come fanno i bambini, e mentre lo fai sciogli il corpo muovendolo, soprattutto le mani.

2) Emetti il suono primordiale

Fai sfociare quel fiume in piena di suoni che hai emesso nel mare del suono primordiale. Qual è il primo che di solito emette un bambino?

È quel mmmmmmmmmmm da cui poi viene mamma e suoni simili in altre lingue (nota: mum in inglese, mamá in spagnolo, maman in francese, mama in tedesco, ma in

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olandese, ecc.). È quel mmm da cui la radice sanscrita man da vita a termini come mantra, il logos e manava, l'“essere pensante”.

3) Rimani in silenzio

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APPROFONDIMENTI

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I tre livelli dell’essere

Tu puoi osservare in te tre livelli dell'ESSERE:

sensazioni (livello fisico-materiale)

Le sensazioni del corpo fisico sono indifferenti, in loro non c'è nulla di piacevole e nulla di spiacevole.

Le sensazioni provengono dalla percezione sensoriale (tatto, udito, gusto, vista, olfatto).

Percepire il colore giallo o verde non è piacevole né spiacevole. Un rumore non è piacevole o spiacevole (se lo si ritiene tale ciò rientra nel dominio del livello emotivo), perfino percepire il freddo o il caldo non è piacevole né spiacevole al livello delle sensazioni.

emozioni (livello emotivo)

Qui l'indifferenza non esiste. Qui esiste solo ciò che è piacevole e ciò che è spiacevole.

Le emozioni indifferenti non possono esistere: mi piace incontrare quella persona, non mi piace incontrare quell'altra persona. Mi piace mangiare la pizza, non mi piace mangiare il cavolo lesso.

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pensieri (livello mentale)

Il pensiero nasce dall'analisi dei dati, lavora per comparazione.

Osservando le tue sensazioni, le tue emozioni e i tuoi pensieri puoi anche notare quando questi si sovrappongono e si confondono disordinatamente tra loro.

Alcuni esempi.

Il livello emotivo in campo intellettuale usurpa le competenze del livello mentale e impedisce ragionamenti coerenti e imparziali. Se il livello emotivo lavora al posto del livello mentale ne può risultare nell'attività una certa ansia, un nervosismo, una voglia di concludere velocemente, lì dove invece occorrerebbe la necessaria calma per elaborare i dati e compararli.

Un esempio contrario: se il corpo mentale si intromette negli affari del corpo emotivo ne risulterà una mancanza di elasticità. Il pensiero si muove lentamente in situazioni emotive che richiedono prontezza, e inoltre tende ad elaborare piani che poi, per essere seguiti, o richiedono uno sforzo inutile e dannoso (in quanto nel dominio delle emozioni le circostanze cambiano rapidamente) o risultano frustranti, perché il livello mentale è incapace di cogliere la

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moltitudine di sfumature e variazioni che il livello emotivo può distinguere.

Accade a volte che il livello fisico lavori al posto di quello mentale. È il caso di un ragazzino che studia perché costretto a farlo. La sua lettura sarà meccanica: gli occhi percepiscono le lettere e le parole che leggono, i concetti gli arrivano vagamente, perché egli è incosciente di ciò che legge, dato che un'attività del livello mentale come il leggere viene svolta solo dal livello fisico.

Viceversa, a volte il mentale si intromette nelle funzioni del fisico: “Devi andare a correre perché fa bene!”.

Altre volte l'emotivo nel corpo fisico ti spinge magari a compensare affetto con cioccolata.

E via di seguito.

Tu quindi puoi osservare:

un livello fisico

un livello emotivo

un livello mentale

e i momenti in cui si sovrappongono tra loro.

(tratto da Fabrizio Ponzetta, Il Libro dell’Intuizione Illuminata, Darshana Media 2009)

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I mantra

In occidente è ormai stata assunta l’idea che il termine mantra sia l’equivalente orientale delle preghiere o delle formule liturgiche cristiane. Quest’idea denota davvero la totale incapacità di comprensione e la volontà di banalizzare ciò che non si può comprendere immediatamente. Anche perché la dottrina dei mantra, specie quella elaborata nei Tantra, indica chiaramente che la parola (mantra, ad esempio) evoca solo una semplice immagine materiale o concetti generali privi di reale contenuto.

La parola, infatti, è già nel dominio materiale e quindi soggetta ad un’esperienza finita, nonché dualistica (io e altro da me) e molteplice; ed è proprio in questa molteplicità che un “significato eterno” si esprime in suoni diversi a seconda del contesto e con significati diversi. Ma si è ancora nel regno della rappresentazione, mentre i mantra hanno la funzione di evocare non l’immagine di un oggetto, bensì il potere, ovvero la Shakti di esso.

Il potere evocativo del linguaggio deriverebbe proprio da quest’altro potere occulto, che prende forma nel suono udibile.

Il mantra tende dunque a risalire dalla parola pronunciata al Logos, a quel “all’inizio era il verbo” del Cristianesimo e della Gnosi

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alessandrina. Il mantra non va confuso con la sua espressione, ma dev’essere associato con l’Attenzione di chi lo recita, ovvero con un fuoco mentale che consuma la materialità e quindi la corruttibilità del significato, facendo dunque spazio, per così dire, ad un’evocazione (sphota).

In altre parole: il linguaggio parlato è la rappresentazione dell’uso che si fa del potere interiore di nominare o pensare la realtà. In questo senso il nome di un qualsiasi oggetto è l’espressione materiale di un movimento e di un ordinamento interiori.

Il mantra è una tecnica per risalire al movimento in sé, all’ordinamento interiore. Giunti in questo dominio, esso può essere riformato oppure onorato, specie se si considera la corrispondenza delle lettere dell’alfabeto sanscrito o tibetano con le matrka, ovvero le “piccole madri” e cioè le matrici (i suoni primordiali) che formano il pensiero e quindi il linguaggio e quindi la realtà materiale.

Nel testo si è accennato all’evocazione della divinità nel corpo umano (nyasa), una facoltà che deriva da una credenza particolare che vuole tutti gli dei e le dee presenti nel corpo umano; allo stesso modo, le matrka sono associate a varie parti dell’organismo umano.

(tratto da Fabrizio Ponzetta, Il coito degli dei, I Libri Maestri 2008)

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Dalla fantascienza spirituale al Silenzio della meditazione

Un po' tutto l'esoterismo, dalla Gnosi a Castaneda, tutto sommato parla di una condizione di schiavitù dell'uomo, che si trova alla mercé di forze che possono essere definite come una sorta di vampiri psichici, i quali succhiano l'energia vitale umana.

Sono solo metafore, non esistono vampiri psichici, sono gli stessi pensieri ed emozioni a succhiarti l'energia vitale e quando stai per capirlo essi si trasformano in dottrine esoteriche.

Per dare un senso alla fantascienza esoterica occorre prima o poi provare il Silenzio della meditazione.

(tratto da FabZine #3)

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“Li prendo tutti e due”

C’è una barzelletta molto più utile di quello che sembra, per chi si è incamminato, come Alice, nel paese delle meraviglie della ricerca spirituale e della conoscenza di sé:

un macellaio è rimasto con un solo pollo nel retrobottega. Arriva un cliente e gli chiede un pollo. Il macellaio lo prende, lo pesa e dice: “Sono 5 soldi”. Il cliente fa presente: “Mi sembra poco, stasera ho gente a cena... non ne hai uno che pesi di più?”. Il macellaio ci pensa un attimo, poi torna nel retrobottega col pollo, aspetta un minuto e ritorna con lo stesso pollo, lo pesa e dice: “Sono sette soldi.” Il cliente allora dice: “Mi sembra ancora piccolo... facciamo così: li prendo tutti e due”.

A quel punto il macellaio è – mi si passi il termine – fottuto.

Ora stabiliamo che tu non sei la tua mente, che piuttosto è tua. Quindi Tu sei Tu e la tua mente è il tuo, ad esempio, macellaio.Tu vai dalla tua mente e le dici: “Voglio energia”. La tua mente va nel retrobottega, ti porta un bel po’ di energia e ti dice: “È rabbia”. Ma tu dici: “No, ho ospiti a cena, vorrei qualcosa di più sociale...”. La mente allora torna nel retrobottega, ti porta la stessa energia e ti dice “È compassione”.

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Se la prendi, in realtà prendi la stessa energia che prima ha chiamato rabbia, la compassione è rabbia contro la rabbia, l’amore è l’altro lato dell’odio, così come il coraggio ostentato è nient’altro che la paura venduta da un macellaio disonesto come fosse vero coraggio. La mente ti truffa così: ti dà sempre la stessa cosa che rifiuteresti, ma con altri nomi. La mente ti dà sempre paura, magari col nome di amore e responsabilità; confusione, magari col nome di libertà e creatività; rabbia, magari col nome di giustizia e ordine.

Per fotterla, dille anche tu: “Prendo tutti e due”.

Ecco allora l’Advaita (letteralmente “non-due”) indiana, il sufismo mediorientale, il Tao Te King cinese e lo Zen giapponese. Queste tradizioni, nei loro testi e nelle loro tradizioni orali, se ci si fa caso, narrano sempre l’accettazione degli opposti come primo passo per comprendere che essi sono illusori.

“Prendo tutti e due”

(tratto da FabZine #3)

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Al principio fu il verbo?(Due uccellini sul ramo)

Ci è stato tramandato dalla nostra religione che “al principio fu il verbo”. Se approfondiamo, guardando alla cultura tibetana comprendiamo che il verbo è vibrazione, suono... dai suoni emessi dagli antichi sacerdoti in stato di trance a suoni sempre più significativi che evocano immagini e che ricordano intuizioni in modo tragico, epico... Ed ecco la nascita del testo sacro e del linguaggio astratto e da qui, da questo dito, arriva pure la stoltezza di guardarlo senza degnare di attenzione ciò che indica: l'origine che si fa carne per riconoscersi e sperimentarsi.

Da questa stoltezza, che arriva a considerare il mito come pura superstizione di menti infantili, siamo stati educati e così sia... Ma cavalcando questa stoltezza, rialzandosi da terra con l'aiuto della terra, si può quindi usare il linguaggio per svelarne continuamente i limiti e respirare oltre. La psicolinguistica rivela che il linguaggio crea la realtà. La realtà fittizia in cui ognuno, a seconda di come usa il linguaggio, o si accomoda felice in un osservatorio sul reale, o ci giace disperato come prigioniero.

Usare le parole, che poi son pensieri, senza esserne usati. Questa è la lotta tra bene e male, ma è ora di vederla con altre parole: lo sketch tra un sé cretino e un sé intelligente e tollerante.

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“Due uccellini su un ramo” dicevano gli antichi hindu, uno azzurro, in pace, che osserva, ed uno rosso, agitato, in preda alla fame dei frutti della gioia e del dolore.

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Alta silentia: il cuore e la mente

“Non si può non comunicare”: è questo un assunto della scienza della comunicazione, che indica come anche il silenzio possa essere eloquente. Ad esempio un silenzio dettato da un senso di inferiorità o, viceversa, un silenzio autorevole e minaccioso sono silenzi finti, che ci fanno vedere gli estremi della mente (una visione di sé indegna o una visione di sé sovrastimata). Vi è poi un altro tipo di Silenzio, che gli antichi chiamavano Alta silentia, una sorta di autocomunicazione con Dio, ma per evitare appigli alla mente chiamiamolo subito in un modo intellettualmente disprezzabile: il silenzio del cuore. La mente giura la sera ciò che la mattina trasgredirà, il cuore vive una disciplina di momento in momento; la mente vuole proclami, contratti, dichiarazioni, solennità, visioni precise; il cuore invece fluisce come un ruscello di montagna. La mente si difende dallo scherno e dalla presa in giro, dall’immagine ridicola di sé, mentre il cuore sorride e accetta il ruolo dei buffoni. La mente vuole un piano perfetto, astuto, preciso nei minimi dettagli; il cuore, invece, sa che basta un imprevedibile soffio di vento a mandare all’aria i piani più elaborati e si affida invece all’antico saggio ritmo del proprio sangue e alla sua flessibilità nel vedere e cogliere il meglio dal momento presente. La mente vuole essere “ben vista” dagli altri, il cuore non si

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interessa a come appare. La mente fugge il dolore e rende tutto sterile e arido, mentre il cuore accetta le lacrime negli occhi, gli spasmi nel corpo e la consapevolezza della transitorietà. La mente si riempie di parole. Il cuore danza svuotandosi nel silenzio.

Due amanti nella mente passano il loro tempo a studiare le mosse come se giocassero a scacchi, a fare patti per poi processarsi a vicenda per averli trasgrediti. Due amanti nel cuore sono silenziosamente estasiati dalla presenza dell’altro, giocano e prendono quello che viene.

La mente è una scienza, la scienza di se stessa; mentre il cuore è un’arte: l’arte del silenzio. Ben l’avevano compreso i compilatori del Vigyan Bhairava Tantra, che inventarono tecniche di meditazione atte a sviluppare quest’arte, il cui fine non è la creazione di un capolavoro, ma fare di se stessi un capolavoro. Una sorta di pittura interiore, che segue la liberazione della tela dagli scarabocchi nevrotici della mente.

(pubblicato su Re Nudo 06 - autunno 2009)

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Superare la grande paura

Il giovane ricercatore spirituale temeva le critiche. Di conseguenza evitava gli altri e cercava Dio.

Per cercare Dio, però, cercava maestri e temeva le loro critiche. Di conseguenza si comportava con loro sempre in modo impeccabile, come se avesse già conosciuto Dio.

Questo atteggiamento ipocrita lo dilaniava, lo confondeva e creava una frattura tra sé e sé.

Un giorno il suo maestro gli mostrò un teschio.

Il giovane disse: “Non capisco…”

“Qual è la tua paura?”

“Ho paura di essere criticato, di non essere all’altezza…”

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“E cosa succede se sei criticato perché non sei all’altezza?”

“Che rimango solo ed emarginato”

“E cosa succede se rimani solo ed emarginato?”

“Che non faccio parte di un gruppo, di una comunità, di una famiglia, che sono solo”

“E cosa succede se sei solo?”

“Che non sono autosufficiente”

“E cosa succede se non sei autosufficiente?”

“Che non riesco a sopravvivere”

“E cosa succede se non riesci a sopravvivere?”

“Che muoio”

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A quel punto il maestro diede il teschio in mano al discepolo e disse:

“La paura della morte è la causa di tutte le paure. Tutte le paure ti fanno vivere come se tu fossi già morto. Se tu scopri cosa c’è oltre il tuo corpo, oltre le tue emozioni e oltre i tuoi pensieri, allora scopri cosa sopravvive alla morte. Se tu scopri cosa sopravvive alla morte, tu non temi più la morte. Se tu non temi più la morte, tu non temi più nulla. Se tu non temi più nulla, tu puoi finalmente Vivere libero.”

Il maestro si voltò e se ne andò… lasciando il giovane ricercatore con il teschio in mano.

(Il teschio, da Fabrizio Ponzetta, Racconti autoiniziatici, www.fabrizioponzetta.it 2008)

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Oh Shakti, giaci come morta.

Infiammata di collera, rimani immobile.

Oppure fissa senza muovere una palpebra.

Oppure succhia qualcosa e diventa il succhiare.

(tratto da Vigyan Bhairava Tantra - versione di Fabrizio Ponzetta,in La nuova Creazione di Sé, Darshana Media 2009)