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EDIZIONI STUDIO DOMENICANO P ERIODICO DI VITA DOMENICANA Programma di abbonamento 2005 - 2006 Trimestrale - spedizione abb. post. - comma 20/c legge 662/96 fil. BO

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LÕArca di San Domenico

EDIZIONI STUDIO DOMENICANO

4 - 2005

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Assunta Viscardi

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di S. Domenico

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Testatina

In copertina

Ritratto di Assunta Viscardi, eseguito nel 1957 su una fotografia scattata quandoAssunta aveva circa trentÕanni. Il ritratto si trova nella scuola a lei intitolata, a Bologna, in via Bartolini 2. LÕautore, Giuliano Amadori, dipinse questo ritratto per riconoscenza.

Assunta Viscardi � stata una delle grandi figure bolognesi del ventesimo secolo. Visse 57 anni, dal 1890 al 1947; fu fervente Terziaria Domenicana, tutta dedita allÕinsegnamento(era maestra elementare). Quando era libera dalla scuola, si consacr� al ricupero umano ecristiano dellÕinfanzia abbandonata, povera o emarginata, per la quale nel 1921 fond�lÕÒOpera di S. Domenico per i Figli della Divina ProvvidenzaÓ.

S. Domenico era il suo ideale di vita. Qualche mese prima di morire Assunta rivolse alSanto la seguente preghiera: ÇPadre nostro, Domenico, ai piedi della tua Arca, ecco: io depositoÉ la vita dellÕOpera che tiene alto il Tuo nome, e in nome Tuo presento alSignore tutto lÕoperato di questi anniÉ A te, Padre, il benedire e far prosperarelÕOpera; a me tacere, adorare, offrire e soffrireÈ.

LÕArcadi

San DomenicoPERIODICO DI VITA DOMENICANA

EDIZIONI STUDIO DOMENICANO

Via dell’Osservanza, 7240136 BolognaTel. 051/582034 - Fax 051/331583 E-mail: [email protected] :

P. Vincenzo Benetollo o.p.

ANNO 8 - 2005

N. 4 - OTTOBRE - DICEMBRE

Abbonamento 2005 €. 18,00Numero singolo €. 5,00

c.c.p. 13248406 intestato a L’Arca di S. Domenico - Bologna

SOMMARIO

p. 3 - S. Domenico ha ancora sete di anime(P. Vincenzo Benetollo o.p.)

p. 4 - LÕinfanzia e la giovinezza; p. 6 - La ÒRe-ginettaÓ; p. 8 - La morte della nonna Maria edello zio Filippo; p. 11 - Assunta si allontanadalla fede cristiana; p. 13 - Maestra di scuolaelementare; p. 14 - Il ritorno alla pratica reli-giosa; p. 16 - Desidera diventare Suora Carme-litana di clausura; p. 18 - LÕopposizione dellafamiglia; p. 21- Rinuncia alla vita di clausura

Questo fascicolo � stato compilato

dal P. Vincenzo Benetollo o. p.

Assunta ViscardiL’infanzia e la giovinezza

Il punto

p. 28 - Gli inizi dellÕÒOpera di S. DomenicoÓ; p. 31- La ÒCasa viventeÓ; p. 34 - La soddisfa-zione del raccolto; p. 36 - La Divina Provvi-denza; p. 40 - LaÒPorticinaÓ; p. 43 - Il ÒNidodi FarlottiÓ; p. 47 - ÇNon lasciate morirelÕÒOpera di S. DomenicoÓÈ; p. 48 - Il signi-ficato di una vita in una testimonianza; p. 53 - La luce di Assunta sul ÒNido di Farlot-tineÓ; p. 54 - LÕÒOpera di S. Domenico per iFigli della Divina ProvvidenzaÓ, oggi

Assunta Viscardi L’“Opera di S. Domenico

per i Figli della Divina Provvidenza”

p. 58 - Il ricordo di Enzo Biagi

p. 61 - Un racconto di Assunta Viscardi

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Nel 2007 ricorre il sessantesimo anniversario della morte, avvenuta il 9 marzo 1947,di Assunta Viscardi, una Terziaria Domenicana che ha amato in modo del tutto straordi-nario i bambini pi� infelici, quelli che la condizione familiare o le varie circostanze ave-vano allontanato, o minacciavano di allontanare, dalla retta via. A tale scopo nel 1921Assunta fond� lÕÒOpera di S. Domenico per i Figli della Divina ProvvidenzaÓ.

S. Domenico, apostolo della Òcarit� della verit�Ó, e che Assunta ha definitoÒPatrono degli errantiÓ, era il modello a cui si ispirava per educare alle verit� fondamen-tali del Vangelo i bambini che si trovavano in stato di abbandono morale e materiale.Questo fascicolo dellÕÒArcaÓ illustra appunto la vita, lÕazione e la grande anima diAssunta Viscardi.

Assunta fa parte di una numerosa schiera di figlie di S. Domenico che sulla scia diCaterina da Siena, Rosa da Lima, Zed�slava di Moravia, Osanna da Mantova, Caterinada Racconigi, Maddalena Panettieri, Benvenuta Boiani, Margherita da Citt� di Castello,Maria Bartolomea Bagnesi, Giovanna da Orvieto e tante altre sante donne hanno realiz-zato lÕideale domenicano vivendo in famiglia.

Tre citazioni dai suoi scritti sono sufficienti per capire lo spirito ÒdomenicanoÓ di Assunta.

La prima: ÇHo una statuetta di San Domenico nella mia stanza. Mi fermo a guardarla,specialmente la seraÉ e, nella quiete dellÕora, nella penombra che la fiamma tremuladella candela le ricama intorno, mi appare pi� espressiva: parlante. Spira infinita dolcezzail volto intento sul libro bianco, la stella sulla fronte assorta. Prego brevemente: Padre mio!E abbandono a Lui, al Santo, la lunga teoria di afflitti, di ieri, di oggi, di sempreÉAbbandono a Lui, al Santo, ogni dolore a me confidato, ogni pena altrui e ogni pena mia,affido a Lui, al SantoÉ palpiti, lacrime, sorrisi, strazi accennati, vagiti, il tutto e ilnulla di cui si intreccia lÕumanit�È.

La seconda: Assunta conduceva giornate molto intense, ma non mancava mai di visita-re quotidianamente la Basilica e la tomba di S. Domenico. Scrive un giorno nel suo diario:ÇSignore, non sono venuta in chiesa neanche un minuto. Ma pure tu sei sempre stato alcentro del mio pensiero, del mio amore, di tutta la mia attivit�: e questo mio amoreinteriore, questa missione salvatrice per me � tuttoÈ.

La terza: ÇIl Santo Patriarca Domenico, alla cui ombra lÕÒOpera dei Figli della DivinaProvvidenzaÓ � fiorita, significazione profonda della vitalit� del suo spirito, spirito dÕa-more, dÕapostolato e di conquista ideale, otterr� dal Signore grazie e favori su quantidedicheranno attivit� e sostanze alla difesa e alla salvezza del fanciullo innocente cui,Egli, per primo, tese amoroso e pietoso la braccia, poich� ancora ha sete di animeÈ.

P. VINCENZO BENETOLLO O.P.

S. Domenico

ha ancora sete di anime

Il punto

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testatinaAssunta Viscardi � una delle grandi figure bolognesi del ventesimo secolo.

Visse 57 anni, dal 1890 al 1947; fu una fervente Terziaria Domenicana, tuttadedita allÕinsegnamento (era maestra elementare) e, quando era libera dagliimpegni della scuola, al ricupero umano e cristiano dellÕinfanzia abbandonata,povera o emarginata. Senza sosta si prodig� anche per un servizio di ÒprontosoccorsoÓ materiale dei poveri Òtra i pi� poveriÓ della citt�.

Il suo modello di vita fu S. Domenico di Guzman, ÒPatrono degli errantiÓ,come lo definisce Assunta, o, ci� che � lo stesso, lÕaraldo della Òcarit� dellaverit�Ó, come � maggiormente conosciuto. S. Domenico, fondatore dellÕOrdineDomenicano, � sepolto a Bologna in una solenne Arca custodita nella Basilica alui dedicata. In onore del Santo Assunta fond� lÕÒOpera di S. Domenico per iFigli della Divina ProvvidenzaÓ per perpetuare le sue iniziative di formazionedellÕinfanzia.

Assunta Viscardi

Il suo modello di vita fuS. Domenico di Guzman,ÒPatrono degli errantiÓ,come lo definisce Assunta,o, ci� che � lo stesso, lÕa-raldo della Òcarit� dellaverit�Ó, come � maggior-mente conosciuto.

CARLO PINI, Busto marmoreo di S. Domenico, Basilica di S. Domenico, Bologna.é stato eseguito nel 1946 dopo un accurato studio del cranio del Santo da partedi una Ò�quipeÓ di professori bolognesi.

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LÕinfanzia e la giovinezza

La vita di Assunta segue un percor-so che vede due tappe ben definite: laprima fino ai trentÕanni, che terminacon il tentativo, che dura pochi mesi, didiventare Suora Carmelitana (1919); laseconda, che inizia nel 1920, che va finoalla morte (1947), si svolge parallelaallÕÒOpera di S. Domenico per i Figlidella Divina ProvvidenzaÓ, che lei stes-sa aveva fondato nel 1921.

Assunta aveva la penna ÒfacileÓ, nelsenso che ha scritto molto e bene.Eccelleva per la chiarezza e lÕimmedia-tezza del suo discorso. Assunta hascritto molto anche di s�, tanto cheabbiamo la possibilit� di affidare a leistessa il racconto della sua esistenzaterrena. Scopriremo quindi la sua ani-

S. Domenico nellÕatto di svolgere il suocompito pi� specifico: quello di predicareil Vangelo (questo dipinto anonimo � con-servato nel Convento di S. Domenicoa Bologna).

ma e la sua instancabile azione a favo-re dellÕinfanzia bisognosa e dei poveriseguendo i suoi diari e i meticolosiresoconti delle sue giornate che sonoconfluiti, per lo pi�, nelle ÒStrenneÓnatalizie (sono 24 per un totale di cir-ca 2500 pagine) e nel foglietto bime-strale (formato da due facciate) del-lÕÒOpera di S. DomenicoÓ che Assuntaha pubblicato per ventÕanni.

Questo disegno che raffigura S. Do-menico mentre accoglie i bambiniÒerrantiÓ, pubblicato da Vittoria (cio�Assunta Viscardi) nella copertina dellaÒStrennaÓ 1926, � diventato lÕinsegnadellÕ ÒOpera di S. Domenico per i Figlidella Divina ProvvidenzaÓ.

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testatinaAssunta Viscardi

LA ÒREGINETTAÓ

Assunta discendeva da una benestante famiglia di commercianti: il padresi chiamava Giovanni e la madre Fanny. Era la prima di tre figli: lei stessa,Emilia e Francesco. Condusse unÕinfanzia felice che trascorse soprattuttocon la nonna Maria (che Assunta chiamava familiarmente ÒnunnuÓ) e con lozio Filippo.

Dice di se stessa nel suo diario, che scrisse dal 1917 al 1919: ÇLa bambinacrebbe, tra le carezze dei genitori e dei parenti, regina della casa. Dormiva conla nonna, in un letto grande e anticoÈ. E dello zio afferma che Çsi tratteneva

a lungo nelle dolci suechiese. La gente devota chelÕincontrava alla Messa,che lÕosservava pregare,lo diceva santo. E ve-ramente egli era unÕani-ma elettaÉ Per quellabambina egli avrebbe da-to la vita e pi� che la vita!La cingeva a volte dellebraccia, ripetendo ap-passionatamente: ÒLa miaRegina, la mia SantaÓÈ.

ÇSe la chiesa era desertaabbracciava la testa del-lÕanimale e la baciava,aveva lÕimpressione chesotto la sua carezza, lafredda pietra si animassedi contentoÈ.

Il Grifone romanico chesostiene lÕacquasantiera al-lÕingresso della Basilica di S. Maria dei Servi a Bologna.

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testatina

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LÕinfanzia e la giovinezza

Scrive ancora: ÇGiorni sereni la bimba pass� nel vasto negozio, accanto allanonna che, nelle ore morte, lavorava le calze per lei, e nel magazzino, pi�vasto ancora, ove correva, saltava alla corda, o immaginava di essere una tes-sitriceÉÈ.

Tornando a casa dal negozio, ricorda i soliti mendicanti che la nonnabeneficava con qualche moneta e con cui, a volte, scambiava qualche parola.Ricorda anche che la nonna sostava ogni sera nel ÇTempio gotico dai begliarchi ogivali, dal quadriportico fineÈ [S. Maria dei Servi a Bologna]. E ram-menta che Çmentre nonna, inginocchiata, fervidamente pregava, la Reginet-ta faceva il giro delle navate, osservava i quadri, i voti, le lampade e il belGes� Bambino adagiato nella ricca culla color dÕoro. Prima di uscire accarez-zava il grifo, reggente la pila dellÕacqua benedettaÉ Se la chiesa era desertaabbracciava la testa dellÕanimale e la baciava, aveva lÕimpressione che sottola sua carezza, la fredda pietra si animasse di contentoÈ.

La Basilica di S. Maria dei Servi a Bologna

Ricorda anche che la nonna sostava ogni sera nel ÇTempio gotico dai begli archiogivali, dal quadriportico fineÈ [S. Maria dei Servi a Bologna]. E rammenta cheÇmentre nonna, inginocchiata, fervidamente pregava, la Reginetta faceva il girodelle navate, osservava i quadri, i voti, le lampade e il bel Ges� Bambino adagia-to nella ricca culla color dÕoroÈ.

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testatina

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Assunta Viscardi

LA MORTE DELLA NONNA MARIA E DELLO ZIO FILIPPO

La vita della Reginetta prosegu� serena per lÕintero periodo delle scuoleelementari. Poi ci fu la morte della nonna adorata, ma Assunta reag�. Scrive:ÇLe vicende del mondo fisico sono regolate da leggi, ordinate ad un fine, cos� levicende del mondo spirituale. La gioia, il dolore, la morte, la sventura non sonociechi, sebbene tali sembrino a noi che non possiamo penetrare il velo che rico-pre il futuro, che non sappiamo sempre discernere i nessi intimi dei fatti, le lorocause e conseguenze occulte e lontane. Cos� la morte non fu cieca portando viala nonna della Reginetta poich� questa, nata gi� alla vita intima cosciente, ebbein s� qualcosa che reag� contro il dolore, che colm�, in parte, il vuoto fattosiintorno a leiÈ.

Terminate le scuole complementari (medie), Assunta fu iscritta alla scuolamagistrale Laura Bassi di Bologna. Leggeva molto, Çma senzÕordine e senzaguidaÈ, prendendo in prestito i libri dalla biblioteca. Dopo la scuola andava acambiare quei libri e Ça lungo peregrinava per la bella citt� sentendosi unatomo vibrante e possentemente vitale nel suo frastuono, inebriandosi di frago-re e poi di subiti silenziÈ.

ÇLeggendo I Miserabili aveva sentito lÕessere suo muoversi e commuoversinel desiderio della redenzione sociale, e del trionfo dÕun ideale di giustizia e diamore e sÕera detta chÕella avrebbe vissuto per lavorare in favore dei poveri,degli avviliti, dei cadutiÈ.

Nel cuore della Reginetta cominciava a fiorire con vigore la giovinezza: Çun godimento intenso e diverso le veniva dal sentirsi giovane, oh, tanto giova-ne e forte, sua le pareva la vita, suo il mondo e suo lÕavvenireÈ.

Assunta aveva conservato un rapporto molto stretto con lo zio che incontravapraticamente tutti i giorni. Il suo affetto per lui venne scosso nel pi� profondodel suo intimo quando lo zio, in soli tre giorni, si ammal� e mor�. Scrive, semprein terza persona: ÇSul caro, gelido volto, ella si curv� chiamando Òzio, zio, zioFilippo!Ó. Invano. Oh dovÕera dunque andato lui, proprio lui, quegli che levoleva bene, che sussultava al suono della sua voce, che non poteva sopportarelÕombra dÕuna lacrima nei suoi occhi? Oh!, certo, lÕanima torna alla sua fonteprima, a Dio infinito e onnipresente, come la spoglia fredda alla terra di cui fuplasmata. Si ricongiungeranno, un giorno, ci ritroveremo e ci riconosceremo,non � possibile che del pensiero e dellÕamore, i quali cos� potentemente avvin-cono gli umani, si perda, col dissolversi del corpo lÕessenza, la forza prima eneppure lÕindividualit�È.

ÇLa sera del giorno seguente la Reginetta aiut� la zia a comporre il mortonella bara e baci�, a lungo, la fronte pura che sapea di cielo. E tante tantevolte sussurr�: ÒAddio, zio, addio, saluta la nunnu!Ó. Assunta segu� il carrofunebre nel tragitto dalla casa alla parrocchia, confusa alla folla, col cero accesoin mano. Assistette alle esequie, al supremo, lugubre scorrere della cassa ricol-locata sul piano della carrozza mortuaria, ma non and� fino al Camposanto,distante assai, perch� i genitori non volleroÈ.

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LÕinfanzia e la giovinezza

ÇLeggendo I Miserabili aveva sentito lÕessere suo muoversi e commuoversinel desiderio della redenzione sociale, e del trionfo dÕun ideale di giustiziae di amore e sÕera detta chÕella avrebbe vissuto per lavorare in favore deipoveri, degli avviliti, dei cadutiÈ.

Disegno tratto da una ÒStrennaÓ pubblicata da Assunta Viscardi

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Assunta Viscardi

ÇNella scuola il suo cuore si allarg�: sent� che oltre i vincoli familiari, altri ne esi-stono di simpatia, dÕamicizia e di solidariet� umana, nella scuola si appassion�,ognor pi� per la gloria, per il suo sogno di bene, di redenzione. Ma tutto lÕinse-gnamento della sua dolce scuola tendeva allÕesaltazione dellÕindividuo, tutto affi-dava alla di lui volont�, al di lui pensiero e sentimento. Da ogni lezione, da ognidiscussione Iddio fu assente, come qualcosa dÕestraneo, di diverso, come qualco-sa che deve lasciarsi al di fuori, quasicch� la psiche umana potesse scindersi,quasicch� ci� fosse possibile allÕanima giovanile!È.

Disegno tratto da una ÒStrennaÓ pubblicata da Assunta Viscardi

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LÕinfanzia e la giovinezza

ASSUNTA SI ALLONTANA DALLA FEDE CRISTIANA

Assunta aveva 17 anni quando avvert� che qualcosa stava cambiandoprofondamente in lei. Scrive: ÇScomparso lo zio, la giovinetta a poco a poco,quasi senza accorgersene, perdette la bella fede della sua infanzia e della suaprima adolescenza; giunse un giorno in cui disse di credere semplicemente inDio e un altro ancora in cui le parve di essere atea e si dichiar� materialista. Perquale processo la bimba che faceva il giro delle cappelle guardando i quadri, ivoti, le lampade, che si fermava a lungo, la sera, dinanzi allÕaltarino della nonnaper dire tutte le sue orazioni, che leggeva le vite dei martiri desiderando, arden-temente, di donare alla fede pur la sua piccola vita, per quale processo la bimbache ad otto anni, sentendo parlare della Bernardetta di Lourdes, formul� ilsegreto proposito di divenire altrettanto buona e altrettanto santa, si ritrov�, poi,a soli 17 anni cos� lontana dalla Chiesa e da Dio?

ÇPi� volte ella si rivolse lÕardua domanda e del cambiamento operatosi inlei accus� lÕorgoglio, lÕimmenso orgoglio sortito da natura, accresciuto dalleletture disordinate e dalla scuola, s� anche dalla sua dolce scuola.

ÇNella scuola ella sent� crescere vigoroso lÕamore della terra natia, la fierezzaimmensa della sua italianit�, nella scuola impar� ad amare lÕeroismo e cred�agli eroi della patria, dellÕidea e della scienza e li am� come prima aveva amatiquelli della religione.

ÇNella scuola il suo cuore si allarg�: sent� che oltre i vincoli familiari, altri neesistono di simpatia, dÕamicizia e di solidariet� umana, nella scuola si appas-sion�, ognor pi� per la gloria, per il suo sogno di bene, di redenzione. Ma tuttolÕinsegnamento della sua dolce scuola tendeva allÕesaltazione dellÕindividuo,tutto affidava alla di lui volont�, al di lui pensiero e sentimento. Da ogni lezione,da ogni discussione Iddio fu assente, come qualcosa dÕestraneo, di diverso, comequalcosa che deve lasciarsi al di fuori, quasicch� la psiche umana potesse scin-dersi, quasicch� ci� fosse possibile allÕanima giovanile!

ÇElla sÕinebri�. Della potenza che cred� avesse lÕuomo, che cred� sentire inse stessa e le parve cosa possibile sopportare grandi sacrifici, compiere nobi-lissime azioni, senza pensare a Dio, senza chiedergli aiuto, senza miraggio dipremio o di castigo ultraterreno.

ÇPer non essere in contraddizione con se stessa, abbandon� ogni praticareligiosa, nonostante le preghiere e i rimproveri veri dei genitori; acconsent�,soltanto, ad assistere alla Messa, la domenica, per far piacere alla mamma, e sicompiacque di essere apertamente ribelle come dÕun segno di superiorit�!

ÇNon sapeva, allora, che i sogni dÕoro, i generosi entusiasmi passano, colpassare degli anni giovanili, al rude contatto della vita quotidiana, della lottaeconomica, non sapeva che tra il desiderare il bene (oh! sia pure con tutto lo

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Assunta Viscardislancio) e lÕattuarlo corre distanza infinita, non sapeva quale possente imperioacquistino su noi gli egoismi, le passioni, le volutt�. Non conosceva le aridit�dello spirito, le stanchezze del cuore e della carne, il risentimento e lo sdegnoÈ.

Di l� a due anni termin� la scuola magistrale, vagheggiando Çdi studiar medi-cina, di scrivere contro i ricchi, contro i potenti, dÕoffrirsi allÕanarchia, dÕandarenel cuore dellÕAfrica per godere della natura vergine e assolutamente selvaggiaÈ.

ÇI tre mesi che seguirono la fine della scuola furono torbidi per la Re-ginettaÉ In quei mesi dÕattesa e di transizione nellÕintimo della Reginetta sÕac-cumularono densissime tenebre. Si sent� arida e stanca; i buoni sogni di lavoroe di bene parvero sommergersi in un acre, indefinibile scontento, in una noiaaspra che le impediva di gustare la bella, pura, santa gioia di esistereÈ.

Questo disegno, tratto dauna ÒStrennaÓ, rivela effica-cemente il momento diÒcrisiÓ interiore, durato treanni, di Assunta Viscardi.

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LÕinfanzia e la giovinezza

MAESTRA DI SCUOLA ELEMENTARE

E capit� quello che Assunta non avrebbe mai sospettato. Scrive: ÇChi avessedetto alla Reginetta: Òle tue prime alunne saranno bambine ricche, le tue primelezioni le impartirai in un collegio tenuto da monacheÓ lÕavrebbe fatta ridere oprotestare ribelle. Ma il desiderio di viaggiare, di vedere il mare, gli aranci,gli ulivi, di godere nuovi paesaggi la persuase ad accettare un posto di mae-stra in un educandato retto da monache domenicaneÈ.

Part� per Chiavari (Genova) nel settembre del 1909. Passato lo stupore deiprimi giorni, la giovane maestra cominci� a osservare le persone che la circon-davano. Assunta scrive: ÇLe monache le facevano piet�É perch� le apparivanoprive di libert�, dÕamore, di gioiaÉ La domenica, per mantenere la promessafatta alla madre, e per rispetto al luogo, assisteva alla Messa, ma restava assolu-tamente estranea al mirabile sacrificioÈ.

Ma, lentamente, qualcosa di nuovo si faceva strada nel suo cuore.LÕambiente, e in particolare il suggerimento di unÕaltra maestra, fece sorgere inlei il desiderio di conoscere la religione che aveva abbandonato. E incominci� aleggere il Vangelo: ÇTrovava nel libro santo la risposta a molte domande chesi era rivolta spesso con angoscia, capiva perch� il dolore, perch� la malattia,perch� la morte. Tutto deriva dalla condanna che segu� il primo peccato:Guadagnerai il pane col sudore della tua fronte!

ÇEppure ondeggiava ancora, sentiva che accettare il libro voleva dire diven-tare cristiana e lÕumilt�, la mortificazione dellÕio, la rinunzia a se stessi incontra-vano la rivolta della sua personalit� fremente.

ÇQuasi due anni perdur� nel dubbio e nella ricerca, talvolta ostinatamenteribelle, talÕaltra tutta lÕanima nella preghiera, imparata nel libro santo:ÒSignore, soccorri la mia incredulit�Ó.

ÇEbbe a sostenere molte lotte intime, ma tutte riusc� a dominare lo slanciofervido che implorava: ÒSignore, prendimi, faÕ quello che vuoi di me, purch� glialtri, le persone della mia famiglia, le mie compagne, le povere madri lottanticon le ristrettezze economiche, i fanciulli senzÕaria e senza sole, purch� tutti imiseri, tutti i malati, tutti i cattivi divengano feliciÓÈ.

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Assunta Viscardi

IL RITORNO ALLA PRATICA RELIGIOSA

ÇIl Signore lÕesaud�, il Signore la riprese, sicch�, piegate le ultime riluttanzedellÕorgoglio, ella ricevette lÕEucaristia, nella notte di Natale, nella piccola cap-pella del Collegio. Non ebbe alcuna gioia sensibile. Fu arida quella notte e moltimesi di poiÉÈ.

ÇDi notte qualcosa la svegliava;un pentimento, un rimorsonuovo delle sue follie dÕorgoglio.Si rivedeva in chiesa, nella chie-sa della sua prima ComunioneÈ.

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LÕinfanzia e la giovinezza

Dovette vincere ancora il suo orgoglio e le sue gelosie, ma poco alla volta sisent� pi� vicina a Dio. Scrive: ÇDi notte qualcosa la svegliava; un pentimento,un rimorso nuovo delle sue follie dÕorgoglio. Si rivedeva in chiesa, nella chiesadella sua prima Comunione; ella sola, allÕelevarsi dellÕOstia Consacrata, restavaritta per il pensiero superbo e vano: ÒIo non mi curvo dinanzi a nessuno!Ó.Seduta sul letto sentiva giganteggiare un bisogno, mai provato, dÕespiazione.

ÇSi alzava, si prostrava, internamentesinghiozzante, implorando: ÒPerdono,Perdono!Ó. Intuiva, ancor vagamente,che tutta una vita passata cos� nonbastava, forse, a riparare lÕoffesaÈ.

Mentre lÕidea di riparare lÕoffesa en-tra nel suo cuore, Assunta, nel giugnodel 1911, ritorna a Bologna dove inse-gna per un anno intero in una scuola dicampagna. Abitava in una stanzaÇvasta, nuda, freddissimaÈ, che era col-legata allÕaula dove lei insegnava da unlungo corridoio. Quella stanza solitariae silenziosa diventer� per lei unÕoasi diluce: ÇMai altro luogo avr� per lei altret-tanta potenza mistica, mai altro luogosapr� darle meglio il senso della presen-za di Dio. Inginocchiata nella rozzastanza, le mani congiunte, immobile,sentivasi inondare di luce, di tanta luceda restarne abbagliata, da non reggernelo splendore che le faceva maleÈ.

ÇIn quellÕanno di solitudine e disilenzio il lavorio inziatosi da variotempo nellÕanima della giovane mae-stra si comp�; ogni dubbio, ogni incer-tezza dilegu� dal suo pensieroÉÈ.

In quellÕanno Assunta invoc� anchelÕamore, lÕamore umano. ÇInvece lÕamore umano la rispett�, non la sfior� nep-pure, sicch�, intatta, ella pot� consacrare al Signore la sua giovinezza!È.

Çella sola, allÕelevarsi dellÕOstiaConsacrata, restava ritta per il pen-siero superbo e vano: ÒIo non micurvo dinanzi a nessuno!ÓÈ.

Assunta ha avuto sempre una cura particolare nel preparare la Prima Co-munione dei bambini. Scrive ad esempio nel 1925: ÇAccanto allÕArcabianca, ove riposa il Padre nostro DomenicoÉ Giordano, Marcello, i suoidue fratellini aspettano il SignoreÉ Mi pare che il Signore sia contento discendere in quei piccoli cuori, che il Santo Padre Domenico benedicaÉÈ.

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Assunta Viscardi

DESIDERA DIVENTARE SUORA CARMELITANA DI CLAUSURA

Durante lÕestate del 1912, trascorsa per gran parte nella sua citt� di Bologna,matur� nellÕanimo di Assunta la vocazione alla vita claustrale. Dopo aver visi-tato le chiese della sua infanzia e della sua adolescenza, scrive: ÇIvi ella si pro-str�, con rinnovato slancio dÕabbandono e dÕofferta, ivi qualcosa di pi� bello diquanto aveva mai sognato e desiato le apparve, immolarsi in una vita austera enascosta, donarsi alla carit� in una forma la quale compendiasse tutte le altre, laquale fosse alimentatrice, merc� lÕunione spirituale e la preghiera di tutte leoperosit� umane, la quale la trasformasse in pura luce dÕamore e di dolore. Iviella comprese essere necessarie, per lÕeconomia del mondo, le anime interamen-te votate al sacrificio e allÕadorazione, ivi ella comprese la necessit� dellÕespia-zione e della riparazione, la virt� onnipotente dellÕorazioneÉ

ÇUn pomeriggio, fuori ardeva lÕagosto, entr� in una piccola chiesa bennota, entr�, consider� un momento gli altari deserti e sÕabbandon� allÕadora-zione. Che cosa pass� nel suo spirito? Le parl�, forse, direttamente Iddio?Non so. Certo da quella preghiera ella si risollev� diversa e sicura. Tutto,tutto ellÕera pronta, ormai, a ridare a Dio, tutto, perch� la di lui volont� sicompisse, non trovasse alcun ostacolo in leiÉ

ÇDa quellÕora, un proposito nuovo, una scelta immutabile, furono nel suospirito, da quellÕora ella volle essere carmelitana, per rispondere al grande invi-to del Cristo che vuole noi, umani, bench� deboli e fragili, uniti alla sua immo-lazione.

ÇChiuso nel profondo del cuore il grande segreto, and�, nel settembre mite esplendente, in unÕaltra scuola ruraleÉÈ.

Dopo due mesi si trasfer� nuovamente a Chiavari presso la scuola che avevavisto il suo primo impiego come maestra. Ora non la gestivano pi� le SuoreDomenicane, che erano tornate in Belgio, ma una maestra della stessa scuolache era stata sua collega. Fu contenta di rivedere la Riviera ligure, ma il lavorofu molto pi� duro e Çla giovane maestra ebbe molto a soffrire per il contrasto,quasi stridente, che vi fu, a volte, tra le sue aspirazioni intime e il suo operardÕogni ora; la giovane maestra trov� dÕesser molto inferiore a quanto avevasognato e sperato di s�. Fu gelosa della dolce amica, torbida e invidiosa, violen-ta, aspra, ribelle alla fatica, allo sforzo, infantile e capricciosa, impotente adominare uno scatto, a reprimere una parola dÕimpazienza, sÕabbandon� alrisentimento e allÕira, imprec� al sacrificio, chiese la croce e avutala, appena, lagett� lontanoÈ.

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LÕinfanzia e la giovinezza

ÇFortunatamente non smarr� il coraggio, n� la fiducia nellÕinfinita miseri-cordia di Dio, umiliavasi dopo ogni caduta, sentendosi sorella nella debolez-za e nellÕerrore ai pi� tristi e depravati, pi� colpevole dÕognunoÉ

ÇRinnovava dopo ogni caduta i propositi virili, pur sapendo che fino allamorte sarebbe stata soggetta alla schiavit� delle passioni e dellÕamor proprio,persuasa che la virt� ha la sua radice nello sforzo pertinace e generoso di rico-minciare, ad essere buoni, dopo ogni fallo, di ricominciare, umili e pazientiÉ

ÇNel nuovo ambiente, pur nellÕattivit� esteriore e nella privazione di solitu-dine e di silenzio, che i doveri della convivenza le imposero, la giovane maestraconserv�, intatta, la sua vocazione carmelitana la quale, anzi, le si illumin� diluce pi� fulgidaÈ.

Le due Sante pi� rappresentative delle Carmelitane Scalze: S. Teresa dÕAvila e S. Teresina di Ges� Bambino.

ÇDa quellÕora, un proposito nuovo, una scelta immutabile, furono nel suo spirito, daquellÕora ella volle essere carmelitana, per rispondere al grande invito del Cristo chevuole noi, umani, bench� deboli e fragili, uniti alla sua immolazioneÈ.

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Assunta Viscardi

LÕOPPOSIZIONE DELLA FAMIGLIA

Si decise allora a parlare del suo proposito con i genitori. Tornata aBologna and� a trovare il padre in negozio. ÇQuando il babbo la vide appa-rire, alta e bruna, nel vano della soglia, ebbe un fiero sorriso di compiacenza,ben lungi dal supporre quanto ella stava per dirgli! La Reginetta non parl�subito, disse anzi di non aver fretta e il babbo, curvo sul tavolino ingombrodi carte e di campionari, continu� a registrar le partite di stoffa vendute ilmattinoÉ

ÇQuando, posata la penna, accura-tamente si rivolse novellamente a leila Reginetta parl�. Egli fissava il fre-sco viso della sua figliola, che avevagli stessi suoi occhi, le stesse suelabbra, e uno stupore doloroso glilacerava il cuore, gli oscurava il pen-siero, gli spegneva al parola.

ÇPoi lÕidea che, a insaputa di tutti,lÕamore umano lÕavesse toccata eamaramente delusa gli balen� e ilsuo pallido volto divenne ansiosonel formulare la delicata domanda.

ÇNo, pap�, no. Assicur� la Regi-netta mentre gli occhi di lui si riem-pivan di pianto.

ÇOh, egli non avrebbe mai potutorassegnarsi a separarsi da lei persempre! E come se un appoggio sulquale aveva contato, subitamentecrollasse, le prese le mani ripetendosmarrito e supplichevole: ÒNon cilasciare, non ci lasciare!Ó.

ÇQuella sera il babbo della Regi-netta chiuse assai pi� presto del solitoil negozio, quella sera il babbo della

Reginetta si rifugi� in chiesa. E, proprio nel tempio gotico dalle belle arcateogivali, sotto le navate ove tanto aveva pregato la sua mamma morta e tantoerasi aggirata la sua primogenita piccolina, egli disse alla Vergine che no,non poteva, veramente non poteva, almeno per allora, donarla al Signore!Mai, forse, preghiera pi� umana la Vergine accolse e benedisseÈ.

ÇQuando il babbo la vide apparire, alta e bruna, nel vano della soglia,

ebbe un fiero sorriso di compiacenzaÈ.

Assunta con il padre Giovanni

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LÕinfanzia e la giovinezza

Basilica di S. Maria dei Servi, Bologna

ÇE, proprio nel tempio gotico dalle belle arcate ogivali, sotto le navate ovetanto aveva pregato la sua mamma morta e tanto erasi aggirata la sua pri-mogenita piccolina, egli disse alla Vergine che no, non poteva, veramente nonpoteva, almeno per allora, donarla al Signore! Mai, forse, preghiera pi�umana la Vergine accolse e benedisseÈ.

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testatinaAssunta ViscardiIl padre comunic� la notizia alla madre, che rimase ÒinorriditaÓ. Al fratel-

lo Francesco, di 19 anni, la cosa Çpareva un assurdoÈ, Çuna barbarie dÕaltritempiÈ. La sorella lÕavvicinava ripetendo: Çnon te ne andrai, non te neandrai, far� tanti urli che dovrai restare per forzaÈ.

Assunta torn� al suo insegnamento a Chiavari. LÕopposizione cos� com-patta e tenace della famiglia aveva frenato il suo proposito. Si consigli� edecise di rimandare di un anno lÕattuazione della sua idea di diventaresuora di clausura. Poi la rinvi� ancora di un altro anno, ma intanto era scop-piata la prima guerra mondiale che venne a scombussolare i piani e i propo-siti di ogni persona e di ogni famiglia.

La guerra termin� nel 1918, e con essa anche la lunga attesa dellaReginetta, che intanto continuava a insegnare a Chiavari. Durante queiquattro anni, Çi suoi cari eransi lusingati di strapparle dal cuore lÕidea assur-da, fanatica, innamorarla del mondo! Invano. Non sapevano essi chÕElla gi�tanto lo amasse, che solo lÕamore la spronasse ad allontanarsi cos�È.

ÇIl padre comunic� la notizia alla madre, che rimase ÒinorriditaÓ.Al fratello Francesco, di 19 anni, la cosa Òpareva un assurdoÓ,Òuna barbarie dÕaltri tempiÓ. La sorella lÕavvicinava ripetendo:Ònon te ne andrai, non te ne andrai, far� tanti urli che dovrairestare per forzaÓÈ.

La sorella Emilia, il fratello Francesco e Assunta in una fotografia di famiglia.

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LÕinfanzia e la giovinezza

RINUNCIA ALLA VITA DI CLAUSURA

E cos� Assunta, il 18 ottobre del 1919, entr� nel Monastero dellÕImmacolata diParma, Via Borgo Felino 37, attratta dalle parole di S. Paolo: ÇFate di voi stessiostia vivente dÕimmolazioneÈ.

Ma la severa regola del Carmelo si rivel� troppo gravosa per la delicatasalute di Assunta, che cadde gravemente ammalata, tanto che fu costretta, con tanta pena, a rinunciare alla vita di clausura solo otto mesi dopo il suoingresso nel Monastero.

Nel Carmelo le era sembrato di aver trovato finalmente la vera pace dellÕanima:il diario di Assunta riporta molte e toccanti pagine di amore per Ges�, di rin-graziamento e lode continua alla sua bont�, di donazione totale al suo volere, diabbandono esclusivo allÕabbraccio del suo dolce Ges�.

Anche quando incominci� a manifestarsi il fatto che la vita claustrale pote-va non essere il traguardo della sua esistenza terrena, Assunta rinnova conslancio il suo atto di offerta al suo sposo Ges�: ÇPerdonami tutto: anche que-stÕangoscia segreta che mi d� incertezza. Il medico � venuto, ma io non so anco-ra il suo verdetto, non so se sar� ammessa alla VestizioneÉ Sono profondamen-te stupita. Oh! Signore, rimandarmi? Dopo tanta fatica da te durata per vincermi,per piegarmi, per farmi Tua?É Eppure io so che Tu mi amiÉ non permettereche, per mia colpa, io venga meno mai alla Tua volont�. Lo sai, Signore, lo sai! QuiÉ Qui o altrove � lo stesso, purch� io sia dove Tu mi vuoi!.È.

ÇNel Carmelo le era sembrato diaver trovato finalmente la verapace dellÕanima: il diario di As-sunta riporta molte e toccanti pa-gine di amore per Ges�, di rin-graziamento e lode continua allasua bont�, di donazione totale alsuo volere, di abbandono esclusivoallÕabbraccio del suo dolce Ges�È.

Assunta ha pubblicato questo Diarionel 1941, dietro consiglio del suo con-fessore e direttore spirituale, il P. Do-menicano Raimondo Craviotto, ven-tÕanni dopo la sua esperienza di vitaclaustrale. Superando molte incertez-ze, decise di dare alle stampe questepagine che rivelano i suoi sentimentipi� intimi di sposa mistica di Ges�.

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testatinaÇSono la Tua Sposa, vigilami. Dopo avermi rapita fino al Tuo cuore, non mi

lasciar cadere! Dopo avermi tenuta cos� prigioniera di Te, della Tua luce, ecco,dolcemente mi dici: ÒOra va dalle creature mie, sii buona, mite con loroÓ.Signore, ti dico grazie e rinnovo la consacrazione di tutto il mio essere a Te. Tusolo sai come ti amo e come sono Tua!

ÇPerdonami tutto, Ti amo. Perdonami e fammi pi� fortemente amare le crea-ture Tue!

ÇSempre di pi� sento che Tu mi additi le creature Tue, che tu volgi la miaattenzione verso di loro e sempre di pi� tu mi fai intendere che, per esseremeno indegna del tuo soavissimo amplesso, devo pensare alle creature umane,amarle tutte con un palpito solo, soccorrerle tutte con operosit� esteriore e ovequesta nostra operosit�, sempre lenta e tarda e sempre limitata, non pu� giun-gere, soccorrerle con la carit� interiore di preghiera, di pianto, di offerta, di penitenzaÈ.

E cos� Assunta � costretta a lasciare il Carmelo portandosi nel cuore unagrande pena. Ma il Signore non chiude mai una porta ai suoi figli senzaaprirne unÕaltra pi� grande. E cos� accadde anche ad Assunta. Tornata aBologna dal Carmelo alla fine di aprile del 1920, a trentÕanni ricomincia lasua attivit� di maestra, prima come supplente e poi, dal 1928, come titolaredella scuola di ÒPontevecchioÓ. La scuola di Pontevecchio, dove Assunta inse-gner� fino alla morte (1947), dal 1957 � stata denominata Scuola ElementareÒAssunta ViscardiÓ; a questa recentemente � stata aggiunta anche una scuoladellÕinfanzia che porta il suo stesso nome.

Assunta Viscardi

Assunta a trentÕanni ricominciala sua attivit� di maestra.

Targa commemorativa esposta nella scuoladedicata ad Assunta Viscardi nel 1957,

dieci anni dopo la sua morte. Questa scuolaelementare, ora anche scuola dellÕinfanzia,

si trova in Via Bartolini 2, a Bologna.

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La classe di Assunta Viscardi, indicata dalla freccia, nel 1924-25.

LÕinfanzia e la giovinezza

ÇSempre di pi� sento che Tu mi additi le creature Tue, che tu volgi la mia atten-zione verso di loro e sempre di pi� tu mi fai intendere che, per essere meno inde-gna del tuo soavissimo amplesso, devo pensare alle creature umane, amarle tuttecon un palpito soloÈ.

ScuolaPanzacchi

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testatinaAssunta Viscardi

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A Bologna Assunta si ristabil� in salute piuttosto rapidamente e il suo spiritoriprese velocemente vigore, aiutato soprattutto dal nuovo campo dÕazione cheimprovvisamente si era aperto alla sua ferma volont� di servire il Signore nelprossimo.

Il 10 ottobre del 1914 Assunta, mentre insegnava a Chiavari, aveva aderitoal TerzÕOrdine Domenicano di Bologna, la sua citt� natale. A Bologna ritorna-va di frequente, soprattutto per le vacanze estive. Il TerzÕOrdine aveva la suasede presso la Basilica che ospita la tomba di S. Domenico di Guzman, ilFondatore dei Domenicani. Ci fu poi la parentesi della sua adesione allÕidealecontemplativo da realizzare nel Carmelo.

Tornata ora a Bologna - siamo appunto nel 1920 - convinta di doversi dedi-care ai fratelli pi� che alla contemplazione, Assunta si riavvicin� alla spiri-tualit� di S. Domenico, spinta anche dal fatto che presso il Convento deiDomenicani si radunavano molti ragazzi e ragazze che le TerziarieDomenicane raccoglievano per toglierli dalla strada, insegnare loro il catechi-smo e offrire uno spazio per i loro giochi infantili. Assunta si associ� cos� allesue consorelle Terziarie nel 1920-21.

LÕ ÓOpera di S. Domenicoper i Figli della Divina ProvvidenzaÓ

Il complesso del Convento

di S. Domenico a Bologna

In alto, a sinistra, lÕinsiemedel fabbricato. La parte se-gnata in rosso, dopo le sop-pressioni degli Ordini religio-si, � utilizzata a scopi civili.

Sotto, a sinistra, tre immagi-ni dello storico chiostro dovele Terziarie Domenicane eAssunta radunavano i ragaz-zi e le ragazze per toglierlidalla strada.

A destra, lÕinterno della Basi-lica di S. Domenico che Assun-ta ha preso a frequentare conassiduit� quotidiana dal 1920fino alla sua morte (1947).

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testatinaAssunta Viscardi

Fu questo il germe dellÕÒOpera di S. DomenicoÓ che Assunta fa nascerenel 1921, anno del settimo centenario della morte del Santo. Scrive Assunta:ÇSono tanti i ragazzi, molte le bimbe, che ogni domenica vengono innanzitutto ad imparare chi � Ges�, che cosa sia lÕanima e quali i doveri del vero cri-stiano, e del buon cittadino, e poi a giocare nellÕaustero Chiostro dei Frati,lontano dalle strade ove la volgarit�, la bestemmia e il vizio regnano sovrani.

ÇVero � che anche un piccolo seme, buttato l� dal vento, pu� far germogliareuna pianta rigogliosaÉ E del resto, non altro siamo, non altro dobbiamo essere,che seminatori della parola di Dio. A Iddio solo, il segreto e la forza dellafecondit� e della vitaÉ.

ÇSolo lo spirito di San Domenico poteva intendere una poesia [un ideale]quale � quella di perseguire, per educarli, i piccoli e grandi eretici della vitamorale, solo unÕanima di fede quale il Reverendo Padre Priore di S. Domenicopoteva aprire il Chiostro a unÕospitalit� di quel genereÉ bimbi, bimbe, dellepi� povere case e strade, da dirozzare, da rivestire, da istruire.

ÇNon da programmi, non da idee prima vagliate e accettate � nata lÕOpera,ma dallÕamore, amore di Dio e amore dellÕanima da Dio creata e da Lui stessoredenta.

ÇEssa [lÕOpera] � uno di quei fiori che da polline sparso germoglianoimprovvisi e inattesi, che attestano ancora una volta la mirabile fecondit� delseme evangelico, il ferace suolo che � il TerzÕOrdine Domenicano. E questonome, S. Domenico, � stendardo e programma, � lavoro, intelligenza, poesia,tenacia, preghiera e tenerezza.

ÇLÕOpera di S. Domenico � sorta dal nullaÉ ossia da quello che poi � tutto,da un cuore ardente di fede e di carit�È.

Foto dÕepoca dei collaboratori e assistiti agli inizi dellÕÒOpera di S. DomenicoÓ.

Al centro il P. Ambrogio Coronini, primo assistente spirituale, morto prematuramente nel 1924.

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testatinaLÕ ÒOpera di S. DomenicoÓ

ÇVero � che anche un pic-colo seme, buttato l� dalvento, pu� far germoglia-re una pianta rigogliosaÉE del resto, non altrosiamo, non altro dob-biamo essere, che semina-tori della parola di Dio. A Iddio solo, il segreto ela forza della fecondit� edella vitaÉÈ.

FOTO E DISEGNI DÕEPOCA

ÇSolo lo spirito di San Domenico poteva intendere una poesia [un ideale] quale �quella di perseguire, per educarli, i piccoli e grandi eretici della vita morale, solounÕanima di fede quale il Reverendo Padre Priore di S. Domenico poteva aprire ilChiostro a unÕospitalit� di quel genereÉ bimbi, bimbe, delle pi� povere case e strade,da dirozzare, da rivestire, da istruireÈ.

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testatinaAssunta Viscardi

GLI INIZI DELLÕÒOPERA DI S. DOMENICOÓ

Da un Ricreatorio festivo, che divenne presto anche infrasettimanale, si ini-ziarono le visite alle famiglie dei bambini pi� bisognosi dal punto di vista affet-tivo e materiale. E venne a galla una verit� paurosa e tremenda. Scrive Assunta:ÇIl Ricreatorio festivo ci ha fatto notare e avvicinare miserie morali mai suppo-ste, ci ha fatto penetrare nel vivo dei bassifondi sociali dai quali si sollevano, a tratti, le spaventose ondate di ribellione, di violenza, di delitto che ci atterrisconoÉÈ.

E ancora: ÇNoi conosciamo molti ragazzi e molte bambine che, sebbeneabbiano il padre e la madre, vivono in stato di abbandono, in bal�a della strada,lÕintero giorno, perch� i genitori non sentono nessuna coscienza dei loro doverie delle loro responsabilit�; testimoni di litigi, di parole odiose e dÕaltro, noiconosciamo ragazzi e fanciulle a cui � interdetta la scuola e il lavoro da genitoriche li allevano allÕaccattonaggio, che sul provento della questua contano pervivere: altri girovaghi, ospiti del Dormitorio pubblico, ove il vizio, lÕimmora-lit�, la depravazione degli istinti � pi� totale che in case di peggiore famaÈ.

Ad Assunta, alle altre Terziarie e alle altre signore che condividevano la suaazione si present� subito come impellente la necessit� di togliere quei ragazzi daibassifondi della citt�, dallÕambiente malsano del Dormitorio pubblico, dalle casedi tolleranza dove le bambine erano impiegate come inservienti, dagli angolidelle strade dove i ragazzini erano costretti allÕaccattonaggio.

E cos� si deline� meglio agli occhi di Assunta il fine dellÕÒOpera di S. DomenicoÓ:il primo fine � una Çforma di assistenza ai fanciulli ed alle loro famiglie, assi-stenza che ha portato a legittimare unioni, a riavvicinare a Dio anime moltolontane, a curare lÕammissione ai Santissimi Sacramenti di tanti ragazzi e diparecchie fanciulle che di molto avevano superato lÕet�; il secondo - e, direicos�, pi� vasto fine - � questo: La totale salvezza del fanciullo. Perci� il suo ritirodallÕambiente familiare, qualora ci� sia indispensabile: salvezza del fanciullonelle due forme: di redenzione per quello gi� caduto; di preservazione perquello ancora innocenteÈ.

Scrive ancora Assunta con passione: ÇChe si pu� fare quando una piantaintristisce e corre pericolo di morire per difetto di cultura e di terreno?ÉTrapiantarla, darle lÕaria, la luce, il sole, lÕombra, la curaÉ come natura e arterichiedeÉ che cosa si poteva fare per quelle infanzie in abbandono, avviatein gran parte allÕaccattonaggio, alla libert� sfrenata? TrapiantarleÈ.

S�, trapiantarle, ma dove? LÕÒOperaÓ non aveva case e mezzi. Tuttavia comesi poteva dimenticare ÇAldo e Nino, rimasti soli in una casa devastata dallaubriachezza del padre, la prigionia della madre, la vita folle delle sorelleÉ?È. I due bimbi avevano la scabbia e, inoltre, cÕerano altri tre fratellini, Armando,Giovannino e Seidita. Bisognava trovare un istituto adatto.

Furono queste estreme necessit�, allora cos� frequenti, che portaronoAssunta a ideare la ÒCasa viventeÓ.

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testatinaLÕÒOpera di S. DomenicoÓ

Gli elementi essenziali dello Statuto che Assunta Viscardi ha pubblicato nel 1928.

Il disegno della copertinadella prima ÒStrennaÓ pubblicata nel 1923.

Il disegno rappresenta

efficacemente lo scopo dellÕÒOpera

di S. DomenicoÓ: la difesa dellÕinfanzia

dagli assalti del maligno.

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testatinaAssunta Viscardi

ÒCasa viventeÓ: un gruppo di bambini che lÕÒOpera di S. DomenicoÓ haeducato inviandoli presso lÕIstituto di Monterosso al Mare (La Spezia).

ÒCasa viventeÓ: un gruppo di bambine che lÕÒOpera di S. DomenicoÓ ha educato inviandole presso lÕIstituto della Torretta a Bologna.

Assunta cercava per ogni ragazzo bisognoso il luogo giusto, perch�diceva: ÇLÕesperienza mi ha dimostrato che � necessario adattare lecreature agli ambienti e gli ambienti alle creature perch� questo meto-do � garanzia di un buon successo educativoÈ.

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testatina

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LA ÒCASA VIVENTEÓ

La ÒCasa viventeÓ nel progetto di Assunta era una casa Çfatta tutta di cuori eanime salvate, composta di tanti Istituti quanti sono quelli che accolgono i fan-ciulli e le fanciulleÈ inviati dallÕÒOpera di S. DomenicoÓ e per i quali lÕÒOperaÓ siimpegnava a pagare la retta. I ragazzi dovevano rimanere nella Casa, salvo ecce-zioni, fino a quando avevano terminati gli studi o erano pronti per il lavoro; di solito quindi fino a 18 anni.

La ÇCasa viventeÈ, scrive Assunta, � un Çlavoro di cuore, di fede, dÕintellet-toÉ di cuore per comprendere, compatire, amare, sentire il bisogno di dargioia e sorriso; di fede per non restare sopraffatti dalle difficolt�, dal nessundenaro, dai nessuni mezzi umani a disposizione; di intelletto per cercare adogni singolo caso infelice il terreno pi� adatto per il risanamento e la fioritura,per vincere difficolt�, riluttanze, cattive volont�, diffidenze, per ottenere daEnti fratelli, da Enti pubblici e privati aiuto cordialeÈ.

Quindi Assunta cercava per ogni ragazzo bisognoso il luogo giusto, perch�diceva: ÇLÕesperienza mi ha dimostrato che � necessario adattare le creature agliambienti e gli ambienti alle creature perch� questo metodo � garanzia di unbuon successo educativo. Bisogna che ognuna delle creature abbia la sua spe-ciale carezza, un suo speciale senso di protezione, di cura, dÕaffetto, come sefosse unicaÉ Bisogna che lo abbia senza sentire il cruccio della privazione, o della mortificazione che affiora dalla gelosia e dallÕingiustiziaÈ.

LÕÒOpera di S. DomenicoÓ

ÒCasa viventeÓ: disegno del Santuario di Madonna dellÕArco (Na). Vi era annessoun Istituto che accoglieva i bambini inviati dallÕÒOpera di S. DomenicoÓ.

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testatina

La ÒCasa viventeÓ fu una unÕidea vincente e benefic� tantissimi bambini ebambine. Si pensi che nel 1928 lÕÒOperaÓ aveva gi� fatto ricoverare presso variistituti 183 ragazzi, 99 bimbe e 84 maschietti; e che ne erano gi� usciti, avendoraggiunto il termine del percorso o per motivi di altra natura, 9 ragazzi e 17 ragazze.

Alcuni di questi Istituti che ospitavano i fanciulli inviati dallÕÒOpera di S. DomenicoÓ si trovavano a Bologna (La Torretta, Il Buon Pastore, Madonnadi S. Luca, i Salesiani, Istituto Trombelli, Istituto S. Giuseppe, Istituto LuigiGalvani e altri), ma molti, la gran parte, erano sparsi per tuttÕItalia: Lugo(RA), Imola (BO), Modena, Riolo Terme (RA), Castel S. Pietro (BO), Faenza(RA), Venezia, Milano, Monterosso al Mare (SP), Spinazzola (BA), MadonnadellÕArco (NA), Rimini, Bergamo, Firenze, Pisa.

E Assunta li visitava tutti: molto spesso vi conduceva i ragazzi personalmen-te, e di persona curava la corrispondenza e i rapporti amministrativi. ÇAlmenouna volta allÕanno - scrive - � dovere andare a salutare le nostre protette, i nostriprotetti, dar loro lÕimpressione dÕuna vigilanza maternaÉ Torniamo da ognivisita ai vari istituti oppresse di pensieriÉ di necessit� diverse, di ÒdesideriÓespressi dalle creature nostreÈ.

Nel corso degli anni i ragazzi e le ragazze della ÒCasa viventeÓ hanno supe-rato anche le 200 unit�, ma si sono stabilizzati su una media intorno alle 130-150presenze, con i nuovi venuti che sostituivano quelli che uscivano perch� aveva-no raggiunto il traguardo del diploma o dellÕabilit� al lavoro. CÕ� sempre statauna lunga lista dÕattesa per poter usufruire di questo servizio, almeno fino al1950 quando lÕÒOperaÓ, inaugurando il ÒNido di FarlottiÓ (1944) e il ÒNido diÒFarlottineÓ (1950), sostitu� la ÒCasa viventeÓ con due propri istituti.

ÒCasa viventeÓ: un gruppo di bambine che lÕÒOpera di S. DomenicoÓ ha educato inviandole presso lÕIstituto del Buon Pastore di Imola (Bo).

Assunta Viscardi

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testatina

ÒCasa viventeÓ: due disegni, tratti da una ÒStrennaÓ pubblicata da AssuntaViscardi, relativi al soggiorno e alla partenza dei ragazzi.

ÒCasa viventeÓ: a destra, in basso, Assunta Viscardi visitava di frequente gliIstituti che ospitavano i ÒsuoiÓ ragazzi e le ÒsueÓ ragazze.

LÕÒOpera di S. DomenicoÓ

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testatinaAssunta Viscardi

LA SODDISFAZIONE DEL RACCOLTO

Con grande determinazione Assunta affermava che Çi prediletti dellÕOperasono stati sempre i fanciulli miserabili, gli accatoncelli di necessit� e dimestiere. Fra i 190 fanciulli pi� che orfani o poveri, dobbiamo cercare bimbi ebimbe che andavano allÕelemosina e che, elemosinando, perdevano ognisenso di dignit�, di amore del lavoro, mentre imparavano a soddisfare ognicapriccio e a dire ogni genere di falsit�È.

Come si vede, un campo di lavoro particolarmente difficile, ma negli ultimianni di vita Assunta ricordava con piacere i ragazzi e le ragazze della ÒCasaViventeÓ, ormai adulti, che avevano imboccato il cammino della vita con seriet�e maturit� cristiana: ÇNon parlo solo dei nostri ragazzi marinai, avieri, soldati,ufficiali; Édei nostri ragazzi operai specializzati dei quali sono fiera, ma mi ri-ferisco, principalmente alle primizie sacerdotali nostre: Don Egisto, Don Er-nesto. Don Egisto disse la prima messa cinque anni faÉ Don Ernesto - Gio-vannino - il Nanin della mamma, questÕanno [1944], il 4 luglio a RomaÉ Vorreisalutare Lucia - Suora missionaria - Ida, Speranza, Fernanda e le altre consacra-te a Dio negli Ospedali, negli Istituti educativiÉÈ.

ÇI nostri ragazzi, le nostre ragazze non ci dimenticano, non si vergognanodellÕOpera che li ha tolti allÕaccattonaggio, trapiantati in collegio, visitati,assistiti, anzi, quasi tutti, appena possono vengono, come Bruno, a portare illoro obolo, la loro offerta di riconoscenza e di amoreÉMolti con sorriso disoddisfazione per essere tanto trasformatiÉÈ.

ÇIl passato ci mostra delle bambine, dei bambini, gi� cresciuti a donne e agiovani valenti, ci mostra delle famiglie sane, ben composteÉ benedette dalsacramento del matrimonio, profumate dalla religione che vive nei cuoriÈ.

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testatinaLÕÒOpera di S. DomenicoÓ

I disegni di queste due pagine, tratti dalle ÒStrenneÓ, mostrano i risultati ottenuti da

Assunta: ÇIl passato ci mostra delle bambine, dei bambini, gi� cresciuti a donne ea giovani valenti, ci mostra delle famiglie sane, ben composteÉ benedette dalsacramento del matrimonio, profumate dalla religione che vive nei cuoriÈ.

Ma naturalmente ci furono anche delusioni: ÇSu qualcuna delle nostrebimbe, cresciute a giovanette, abbiamo dovuto e dobbiamo piangereÉ Gina,perch� non vuoi conoscere il tuo vero bene? E tu Antonietta? ÉCome � triste lastoria di Clelia e di Mercedes! Triste per colpa dei grandi! Quale abisso � ilcuore umano? E che cosa cÕ� nei cuori, nei sensi, nelle volont�, da rendere cos�inferma la vita?È.

ÇÉMa non disperiamo: il buon seme non morir�. Altre ci consolano con lÕot-tima loro riuscita di spose e di mammeÈ.

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testatinaAssunta Viscardi

LA DIVINA PROVVIDENZA

La ÒCasa viventeÓ assorbiva una quantit� enorme di denaro e Assunta neaveva sempre di pi� bisogno. E allora si industriava e inventava forme di Òcon-vincimentoÓ per raccogliere offerte, come la ÒPagina dÕoroÓ (la pubblicazionedei nomi e della cifra versata), oppure quella dellÕ ÒEsercito dei Protettori dellaPia OperaÓ (ogni soldato, cio� ogni persona che aderiva, versava una lira almese, oltre che impegnarsi alla recita di unÕAve Maria alla Madonna e un Gloriaa S. Domenico almeno una volta alla settimana).

Ma gran parte del denaro veniva ricavata dalla pubblicazione dellaÒStrennaÓ natalizia (un centinaio di pagine) e del ÒgiornalinoÓ bimestrale didue facciate che, raccontando con minuzia, ÒverveÓ e spontaneit� le sue azio-ni benefiche a favore dellÕinfanzia e dei poveri e le varie necessit�, univano ilettori alla vita dellÕÒOperaÓ, inducendoli anche a sostenerla con offerte fre-quenti. Assunta moltiplicava i suoi appelli alla generosit� e bussava a tutte leporte con unÕassiduit� e una tenacia ammirevoli.

In particolare i bolognesi erano affezionati alla ÒStrennaÓ perch� Assunta sa-peva narrare in modo avvincente e convincente. I suoi appelli alla generosit�, isuoi ÒgrazieÓ per quanto riceveva, e soprattutto gli episodi toccanti e ÒsublimiÓdei suoi incontri con la miseria morale e materiale di unÕumanit� allo sbando,sono tutti dei piccoli capolavori letterari che commuovono profondamente espesso raggiungono le vette della poesia.

Ma la molla e la forza segreta di Assunta venivano dalla sua cieca fiducianella Divina Provvidenza. Del resto, non aveva denominato la sua Opera Òper iFigli della Divina ProvvidenzaÓ?

Sistematicamente, quindi, non Òdiceva mai noÓ a nessuno, e poi lasciavache la Provvidenza Divina provvedesse alla sua maniera, e cio� come succedesempre al di l� e al di fuori di ogni previsione e programma umano. Talefiducia fu pi� volte messa alla prova. Assunta confessa: Çnon si pu� dire quali equanti momenti di crisi abbiamo dovuto superare, crisi intime, crisi economi-che. Ma la Provvidenza � sempre venuta e ancora verr�, non ne dubitiamo, innostro soccorsoÈ.

Il miracolo dei pa-ni e dei pesci � lÕe-pisodio pi� notodella ÒProvvidenzaDivinaÓ.

Disegno tratto dauna ÒStrennaÓ pub-blicata da AssuntaViscardi.

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testatinaLÕÒOpera di S. DomenicoÓ

Ma ricorda anche: Çqualche voltaÉ mi � sembrato che il Signore ed io entras-simo in gara: pi� sentivo lÕintimo sprone al dare, fare, consolare, pi� sentivo lafiamma del desiderio ardermi e pi� donavo, pi� la Sua Provvidenza giungeva,per le vie pi� impensate, con una sovrabbondanza di amore e di generosit� darestare stupita, da dovermi gettare piena di confusione e di tremore ai piedi diGes�. Non so, ma mi pare con quel tremore che prov� Pietro davanti alla pescamiracolosaÈ.

Le capitava anche di riflettere, citando S. Giuseppe Cottolengo: ÇNon tantomi angustiano le ristrettezze finanziarie, i bisogni materiali tuttiÉ quanto iltimore che siano le nostre mancanze, i nostri e i miei peccatiÉ che impedisconoil rivo nutrito e abbondante della Provvidenza di DioÈ.

Assunta in ogni caso non si perdeva mai dÕanimo, e, ricordando una frase diSilvio Pellico: ÇCoraggio, coraggio sempre, senza coraggio non cÕ� virt�È, com-mentava: Çcerto � che questo monito breve e scultorio letto adolescente, quantotutto par facile e sicuro e lÕonda dellÕentusiasmo � cos� azzurra, mi ha aiutatasempre nelle contingenze gravi della vita. Bisogna puntare i piedi e non cede-re nella lotta per il bene, se no non si raggiunge la vettaÈ.

ÇMa gran parte del denaro veniva ricavata dalla pubblicazione della ÒStrennaÓnatalizia (un centinaio di pagine) É i bolognesi erano affezionati alla ÒStrennaÓperch� Assunta sapeva narrare in modo avvincente e convincenteÈ.

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testatinaAssunta Viscardi

Assunta, a sinistra, con tre collaboratrici.Seduto, il suo confessore e direttore

spirituale, P. Raimondo Craviotto o.p.

Una delle collaboratrici dellaprima ora dellÕÒOpera di S. Do-menicoÓ che tutti chiamavanofamiliarmente Òzia PasquaÓ.

Assunta con lÕamica Giulia Zambelli nel 1922. ÇCoraggio, coraggio

sempre, senza coraggio

non cÕ� virt�È.

é un motto di Silvio Pellicoche Assunta commentavacos�: ÇQuesto monito breve escultorio letto adolescente,quanto tutto par facile e sicu-ro e lÕonda dellÕentusiasmo �cos� azzurra, mi ha aiutatasempre nel le contingenzegravi della vita. Bisogna pun-tare i piedi e non cedere nellalotta per il bene, se no non siraggiunge la vettaÈ.

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testatinaLÕÒOpera di S. DomenicoÓ

Le capitava di riflettere anche, citando S. Giuseppe Cottolengo: ÇNon tantomi angustiano le ristrettezze finanziarie, i bisogni materiali tuttiÉ quanto iltimore che siano le nostre mancanze, i nostri e i miei peccatiÉ che impedi-scono il rivo nutrito e abbondante della Provvidenza di DioÈ.

Assunta Viscardi in una foto del 1937

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testatinaAssunta Viscardi

LA ÒPORTICINAÓ

La Porticina fu denominata quasi immediatamente ÒLa Porticina dellaProvvidenzaÓ da un bisognoso che frequentemente vi trovava, con sorpresa,accoglienza e beneficenza. Si trattava di due piccoli locali, inaugurati nel 1924in Via Rolandino 6, a Bologna, e destinati a sopperire alle prime necessit� deipoveri, soprattutto dei bambini.

Assunta con-siderava la Porti-cina come unaspecie di ÒprontosoccorsoÓ dellacarit�.

Vi si distribui-va di tutto: vestiti,calzature, bian-cheria, buoni pa-sto, libri scolasti-ci, grembiuli, letti,culle, carrozzine,materassi, sedie,

stoviglie, carta, stracci e molto altro. In una parola tutto ci� che i cittadini donava-no per la beneficenza, o che, comunque, mettevano a disposizione perch� ormaivecchio, rovinato, non pi� utile, fuori moda ecc. E la Porticina, a sua volta, lo ridi-stribuiva a chi si trovava in necessit�.

Visitando i veri e propri tuguri dove abitavano le famiglie disagiate e il dor-mitorio pubblico, Assunta aveva scoperto quanto gravi fossero i bisogni mate-riali e morali di questa popolazione devastata dalla malattia, dalla miseria o dalvizio. CÕera urgenza non solo di cibo e vestiti, ma ancora di pi� di parole diconforto e di incoraggiamento.

La Porticina erauna Òporta apertaÓ atutte le miserie dellacitt� e Assunta vitrascorreva tutto ilpomeriggio. Era uncompito tuttÕaltroche facile. Ella scrive:ÇFanciulli, famiglie,sta bene; ma vi �altra folla che si ac-calca sul cuore del-lÕOpera di S. Do-menico. La folla pro-miscua e dolorosa

ÇLasciate che i bambini vengano a meÈ.

Questa mamma,con i suoi bambini,cerca lÕaiuto di

Assunta Viscardi in Piazza S. Domenicoa Bologna.

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testatinaLÕÒOpera di S. DomenicoÓdei pi� reietti e caduti, naufraghi, mendichi; senza ribellione alcuni, torvi, divo-rati di invidia, gelosia, ribellione impotente e amara, altri. Torbida folla, fatta di donne, uomini, ragazzi, senza fissa dimora, alcolizzati, solitari, infelici e vagabondiÉ

ÇPerch� da noi, a San Domenico, arrivano cos�É senza presentazione,senza soggezione: � il carattere precipuo dellÕOpera di essere porto sempreapertoÉ e confessano subito anche quanto pareva inconfessabile, e sanno chenon ci son barriereÉ che subito si cerca dÕavviare per la sua via di miglioresoluzione il particolare problema e bisogno che ci viene sottopostoÈ.

Assunta constatava anche che Çnon sempre si contentano, si consolano, sisollevano i cuori. Talvolta si � bruschi per fretta, per stanchezza, per mancanzaassoluta di obolo, e proprio allora ci si accorge che il cuore che venivaÉ venivaper trovare riposo, conforto, per trovare la carit�, non solo lÕelemosina...

ÇDiverso � il bisogno di ognuno che viene alla Porticina, diverso il suo mododi esprimersi, di esporre la sua necessit�. CÕ� chi ha rotto il volto al domandaree ne ha fatto, quasi direi unÕarte, chi ostenta la sua miseria e chi la vela, chiprega e chi pretende, chi piange e chi sorride di un sorriso pi� straziante dellelacrime.

ÇRipenso la Signora che loscorso inverno venne, una sera,con una bomboniera di madre-perla: un gingillo squisitoÉ Vo-levo offrirgliela, � tanto bella!

ÇCompresi; aveva bisogno didenaro e non osava chiederlo di-rettamente. La bomboniera eraun pretesto per soffrire meno,per sentire meno la cocente umi-liazione del domandare, delconfessare la propria indigenzae del ricevere aiuto.

ÇDa quella sera, la Signoraviene, ogni tanto, a salutarmi eio so che quel saluto vuol direnecessit� stringente di un qual-siasi oboloÈ.

I poveri privilegiati da AssuntaViscardi erano i bambini.

I disegni di queste due pagine sonotratti dalle ÒStrenneÓ pubblicate da Assunta Viscardi.

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testatina

La Porticina era una Òporta apertaÓ a tutte le miserie della citt� e Assunta vi tra-scorreva tutto il pomeriggio. Era un compito tuttÕaltro che facile. Ella scrive:ÇFanciulli, famiglie, sta bene; ma vi � altra folla che si accalca sul cuoredellÕOpera di San Domenico. La folla promiscua e dolorosa dei pi� reietti e cadu-ti, naufraghi, mendichi; senza ribellione alcuni, torvi, divorati di invidia, gelosia,ribellione impotente e amara, altri. Torbida folla, fatta di donne, uomini, ragazzi,senza fissa dimora, alcolizzati, solitari, infelici e vagabondiÉÈ.Disegno tratto da una ÒStrennaÓ pubblicata da Assunta Viscardi

Assunta Viscardi

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testatinaLÕÒOpera di S. DomenicoÓ

IL ÒNIDO DI FARLOTTIÓ

Nel 1944 si realizza un sogno che aveva accompagnato Assunta fin dallÕiniziodellÕÒOpera di S. DomenicoÓ, e cio� Çla fondazione di una casa la quale divenis-se il rifugio sicuro ed amoroso di quanti tra i Figli della Divina Provvidenza eranecessario togliere al deleterio ambienteÉ per sanare il male alla radiceÈ.Chiamandolo ÒNido di FarlottiÓ Assunta, che aveva una fervida fantasia, si riferi-va alla poesia di Giovanni Pascoli dove si parla dei ÒfarlottiÓ, che in dialetto roma-gnolo sono gli uccellini di un passero molto comune, lÕav�rla. Ecco il racconto perintero, scritto da Assunta, che spiega anche la scelta del nome ÒFarlottiÓ.

ÇDormono i bimbi la testina poggiata sul braccio, leggono pii pensieri leSuore, sorridono al sole le foglie; il fascino della pianura � immenso.

ÇPasso la mano sulle testine prone.ÇChe cosa cÕ� di pi� commovente e di pi� soave del sonno di un bambino?ÇI bimbi che guardo dormire e che, lieve, carezzo, sono i bimbi del ÒNido di

FarlottiÓ, sono i Farlottini miei!ÇDopo ventiquattro anni di lavoro assiduo, di assidua assistenza allÕinfan-

zia pi� misera e pi� dolorante, di lotta contro lÕaccattonaggio e il malcostume,lÕÒOperaÓ attua, col ÒNido di FarlottiÓ una infinitesima parte del suo sogno:sogno di una casa immensa, oasi di carit� per ogni dolore, per ogni necessit�e penuria umanaÈ.

Il ÒNido di FarlottiÓ nel 1946.Si trova in Via Montanara 6,

Colunca di S. Lazzaro di Savena (Bo).

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testatina

I bambini ospitati presso il ÒNido di FarlottiÓ allÕinizio del 1950. Sotto, i bambini arriva-no a Bologna con il pullman per partecipare alla processione della Madonna di S. Luca.

Assunta Viscardi

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testatinaÇMa narro per intero la breve storia del NidoÈ.

ÇNel 1933 la signora Maria Franco Stagni lasciava in eredit� allÕOpera, la suavilletta, nel seno della dolce pianura nostra.

ÇIl 19 febbraio di questo terribile 1944 lÕusufruttuaria, Sig.na Augusta Stagni,moriva.

ÇCome pensare allÕattuazione della volont� della defunta, allÕattuazione delSuo e nostro sognoÉ di fare cio� della villa un nido di amore per i bimbi orfanidolenti e derelitti?

ÇMa se non si pratica la carit� nellÕora pi� tragica della storia, forse, quandoallora?

ÇCos� il 3 luglio, superate infinite difficolt� interne ed esterne, sulle qualisorvolo, nella casa arredata con mobili prestati, letti prestati, stoviglie com-prate con difficolt� ed in esigua misura, É fecero il loro ingresso i primiÒFarlottiniÓ: Franco, Pina, Duilio, Aldo, e, subito dopo, Rinaldo, Guido,Gianfranco e Paolo.

ÇPiccoli dolorosi volti, piccole dolenti istorie!ÇConfesso il mio debole: volevo fare del nido che sempre di pi� cullo nel

cuore col dolce nome ÒNido di FarlottiÓ tanto sono piccoli, implumi, ansiosie bisognosi di tutto i bambiniÉ un piccolo gioiello di amore, di nitore e diarmonia, invece sempre pi� difficili e perigliosi si affacciano i giorniÉ e chiss� se si potr� restare?

ÇTi offro, o Signore, il doloroso dubbio, la grande mortificazione del deside-rio insoddisfattoÉ il cocente dolore di questa lunga ora cruciale.

ÇDal 3 luglio al 16 agosto il ÒNido di FarlottiÓ rest� affidato alle cure dellaLaura Cisci che assolse con slancio il non facile compitoÉ

ÇIl 16 agosto, festa di S. Gioachino, accompagnai a Colunga [dove cÕera ilNido] le Pie Madri della Nigrizia, che avevano accettato la piccola missionecampestre, ed affidai loro i bimbi.

ÇEro contenta, pensavo contenti i morti, specie la dolce Signora che avevalasciato la villa ai bimbi desolati.

ÇEro contenta di preparare a Ges� Eucaristia una nuova, piccola cappella ove le Suore e i bimbi avrebbero pregato e Ges� avrebbe Loro sorriso dal SuociborioÉ

ÇIl Padre Raimondo C., domenicano, vice assistente ecclesiastico del-lÕOpera benedice la bianca ed azzurra cappelletta, celebra la prima MessaÈ.

Ad Assunta non rimanevano neppure tre anni di vita. Ma quanti problemi,quanti assilli le procur� quel Nido, a lei che non aveva un soldo e aveva invecetanti debiti per la ÒCasa ViventeÓ! Fu tuttÕaltro che facile adattare, arredare emantenere quella casa colonica, costruita per una famiglia, e contemporanea-mente addossarsi tutte le altre spese necessarie per la sopravvivenza quotidia-na dei bimbi e per la loro formazione. Fu la preoccupazione economica cheindusse Assunta a scrivere pochi mesi prima di morire: ÇE io proprio sonotanto stanca, che non ne posso pi�! Mi perdoni il Signore e mi perdonate voi senon ho saputo trattenere lo sfogo, la mia confessione di stanchezza mortale!È.

LÕÒOpera di S. DomenicoÓ

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testatinaAssunta Viscardi

ÇNon lasciate morirelÕOpera di S. DomenicoÈ

Valentina Turchi per prima haraccolto lÕeredit� di AssuntaViscardi e con le offerte rac-colte in occasione della mortedi Assunta ha attuato il suodesiderio di ingrandire il ÒNidodi FarlottiÓ.

ÇIl Signore manda ilfreddo secondo i panniÈ

Ricorda Lina Mingazzi: ÇQuel-la mattina fui io a chiedertisgomenta: Come faremo perlÕOpera? Ch� bisogna esserebuoni e io non so dare di mecome bisogna, sono tanto lon-tana, io, dalla tua abnegazione.ÇIl Signore aiuter�. Lui man-da il freddo secondo i panni -fu la tua risposta. E promisiÈ.

La Prof.ssa Valentina Turchi. é stata Presidente dellÕOpera dopo

Assunta Viscardi

Lina Mingazzi � stata Presidente dellÕOperadopo la Prof.ssa Turchi.

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testatinaLÕÒOpera di S. DomenicoÓ

ÇNON LASCIATE MORIRE LÕÒOPERA DI S. DOMENICOÓÈ

Assunta si avviava allÕultimo traguardo della sua vita mortale. La malattiaaveva intaccato irrimediabilmente la sua salute. Sopport� le sofferenze insilenzio, e si prodig� fino allÕultima ora con trasporto di fede e infaticabileslancio dÕamore. Durante gli ultimi mesi era quasi costretta a letto, ricevevale persone, pregava tanto, offriva tutta la sua sofferenza e scriveva. Ognigiorno il suo confessore e direttore spirituale, il Padre DomenicanoRaimondo Craviotto, le portava la Santa Comunione.

La signora Angela Mingazzi in Masotti la visitava quotidianamente e raccol-se anche i suoi ultimi desideri. La signora Mingazzi, per gli amici Lina, che erarimasta vedova e senza figli dopo solo due anni di matrimonio, era diventataamica intima di Assunta da ormai 15 anni. Assunta lÕaveva consolata per ore eore dopo la tragedia, e Lina era riuscita ad accettare, nella fede, la ÒcrudezzaÓdel destino che le era stato riservato.

Ora stava ripercorrendo la via seguita da Assunta stessa quando, uscita dalCarmelo, si dedic� completamente al servizio del prossimo e in particolare,come abbiamo visto, dellÕinfanzia spiritualmente e materialmente bisognosa.Lina fece la stessa cosa. Superato con difficolt� il periodo buio che lÕaveva atta-nagliata dopo la morte del giovane marito, grazie anche allÕaiuto di Assunta, siera dedicata alla realizzazione dellÕideale dellÕÒOpera di S. DomenicoÓ a fiancodi Assunta. Lina Mingazzi diventer� anche la terza Presidente dellÕÒOperaÓ,dopo Assunta e dopo la Prof. Valentina Turchi, dal 1964 fino alla morte nel 1985.

Scrive Lina Mingazzi a proposito delle ultime volont� di Assunta, chemor� il 9 marzo 1947: ÇLÕangosciosa paura di perderti si fece angosciosa cer-tezza quel 6 marzo 1947; tanti erano i guanciali che sembravi quasi seduta sulletto ed il tuo viso dolce su quel biancore irradiava luce quando mi accoglie-sti dicendo: ho ricevuto il Viatico. Lo soÉ e fu ineffabile il colloquio cheavemmo dalle due sponde opposte della terra e del Cielo; opposte e vicine inquegli istanti: io con tutta la mia greve umanit� ed il mio dolore di perderti, Tu,gi� vicina a Dio che infondevi con le tue parole la sicurezza dellÕeterno.

ÇConscia comÕeri della gravit� del male, avevi gi� raccomandato poche oreprima alle altre amiche ed a me, che non lasciassimo morire lÕOpera di S. Do-menico, che non lÕabbandonassimoÉ e ai nostri timori opponevi il tuo rassi-curante: Io pregher�.

ÇQuella mattina fui io a chiederti sgomenta: Come faremo per lÕOpera? Ch� bisogna essere buoni e io non so dare di me come bisogna, sono tanto lon-tana, io, dalla tua abnegazione.

ÇIl Signore aiuter�. Lui manda il freddo secondo i panni - fu la tua risposta.E promisiÈ.

Poche ore prima della morte Assunta espresse anche una sua precisavolont�: ÇLe offerte che verranno fatte in mia memoria, le adopererete peringrandire il Nido di FarlottiÈ.

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testatina

IL SIGNIFICATO DI UNA VITA IN UNA TESTIMONIANZA

I funerali di Assunta furono seguiti da centinaia e centinaia di persone,soprattutto poveri e diseredati, ma anche da tanti benefattori.

Con la sua azione benefica Assunta aveva costantemente inteso diffonderela fede cristiana e lÕamore di Dio. A tale scopo faceva sempre il possibile peravvicinare i suoi assistiti alla pratica dei Sacramenti della Chiesa. Facilit�lÕamministrazione del Battesimo per tanti e tanti bambini; indusse molti pecca-tori a riconciliarsi con Dio: spesso li accompagnava personalmente al confessio-nale; preparava e faceva preparare scrupolosamente alla Prima Comunione ealla Cresima tutti i bambini, parecchie centinaia, di cui aveva la responsabilit�educativa; incoraggi� e aiut� molte coppie a trasformare la loro unione civile oclandestina in matrimonio religioso.

La storia che ora pubblichiamo ÒriassumeÓ in modo evidente e con effica-cia lÕattivit� di Assunta Viscardi.

Ogni anno, nel giorno anniversario della morte di Assunta, il 9 marzo 1947, �sempre stata celebrata una Santa Messa in suo suffragio. E ogni anno, per pi� ditrentÕanni, una coppia, non conosciuta nel giro degli amici e benefattori, erasempre stata fedelmente presente alla cerimonia. Chi erano quel signore e quel-la signora che cos� tenacemente volevano ricordare Assunta?

Assunta Viscardi

Mons. Luigi Bettazzi nel giorno della Cresi-ma delle bambine e dei bambini ospitatidallÕÒOpera di S. DomenicoÓ.

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testatinaLÕÒOpera di S. DomenicoÓ

Alle fine quel signore scrisse la suaÒstoriaÓ a Lina Mingazzi.

Raccont� che un giorno, verso la met�di ottobre del 1934, egli si trovava a pas-sare nei pressi della Basilica di S. Do-menico e vi entr�. Uscito, si diresse perVia Rolandino e sost�, come colpito, da-vanti alla targa su cui era scritto ÒOperadi S. Domenico per i Figli della DivinaProvvidenzaÓ. In quel mentre arriv� unasignora (che era Assunta Viscardi) che lo fiss� un istante chiedendogli: Çhaibisogno?È.

Qui inizia il racconto.ÇPer la verit�, ora non ricordo cosa

risposi. Mi invit� ad entrare. Mi trovai inun locale n� grande n� piccolo con duecassapanche che si fronteggiavano ed infondo, sotto la finestra, sedute ad untavolo due persone, un signore ed unasignora si alzarono dicendo: buona seraSignorina!

ÇLa Signorina mi fece entrare in unaltro piccolo locale, una specie di ma-gazzino perch� vi erano scansie conindumenti ed oggetti vari, e mi chiese semi occorreva qualcosa.

ÇLe risposi che per il momento non neavevo proprio necessit�, ma da Lei, dallasua gentilezza emanava qualcosa che miportava a chiederle consiglio, ad aprirmi.E cos� le raccontai tutto.

ÇLÕerrore di giovent�, una ragazza lon-tana, una bambina che ormai aveva gi�compiuto i tre anni e mezzo, riconosciutadalla madre, nata e cresciuta in casa deinonni materni in montagna.

ÇLa Signorina aveva ascoltato tutto in silenzio. Alla fine abbozz� un lievesorriso accompagnato da un dolce rimprovero: caro ragazzo, se questa � tuttala verit�, ci� � grave, molto grave, ma io e te ripareremo!

ÇA sua richiesta promisi che avrei accompagnato da Lei la ragazza e cos� fu.Due giorni dopo mi presentai allÕOpera con la ragazza e la Signorina ci ricevet-te affabilmente comÕera sua abitudine. Per prima cosa per� volle che la ragazza,in attesa di una sistemazione, fosse affidata allÕIstituto di Suore di Via RivaReno per quanto riguardava specialmente la sera.

ÇLÕerrore di giovent�, una ragaz-za lontana, una bambina cheormai aveva gi� compiuto i treanni e mezzo, riconosciuta dallamadre, nata e cresciuta in casa deinonni materni in montagnaÈ.

Disegno tratto da una ÒStrennaÓ

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testatinaAssunta Viscardi

ÇIniziammo da allora la richiesta delle carte e documenti occorrenti per lepubblicazioni relative al matrimonio.

ÇFinalmente il 27 febbraio 1935, nella chiesa di S. Maria Maggiore fummosposi e regolammo la posizione civile della bambina dandole il mio cognome.

ÇIl primo passo era fatto maÉ mancava ci� che deve unire la famiglia: la casa!

ÇÉ Fra alterne e poco piacevoli vicende arrivammo al 18 maggio, sempre del1935, in cui - sempre grazie allÕinteressamento della Signorina - ci fu assegnatauna cameretta allÕIstituto Casarini-Pallotti.

ÇFinalmente nellÕestate del 1937, mia moglie si rec� a Montefiorino(Modena) a casa dei suoi genitori per portare a Bologna la nostra Maria Teresa!Pian piano si formava la nostra piccola famiglia. Nel luglio del 1940 avemmoun altro bambino, Paolo, che dopo purtroppo abbiamo perduto.

ÇIn quel frattempo la Signorina mi raccomand� presso una signora titolaredi un negozio e fui assunto, ma nel marzo del 1941 fui richiamato ed inviato inJugoslavia dove rimasi sino al luglio del 1942 e rimandato a casa.

ÇNellÕestate del 1943, la figlia Maria Teresa fece i Sacramenti: Cresima eComunione e la Signorina fu la madrinaÉ

ÇDal primo, provvidenziale incontro ci � stata sempre vicinaÉ Poi la fine il 9 marzo 1947. Termina in quel giorno lÕopera terrena della ÒSignorinaÓ, ma �rimasta la grande sua ÒOpera di S. DomenicoÓÈ.ÇFinalmente il 27 febbraio 1935, nella chiesa di S. Maria Maggiore fummo sposi e regolammo la posizione civile della bambina dandole il mio cognomeÈ.

Questa foto dellÕepoca � legata allÕÒOpera di S. DomenicoÓ, ma non � quella deiprotagonisti del racconto di cui qui si parla.

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testatina

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LÕÒOpera di S. DomenicoÓ

Questo disegno, tratto da una ÒStrennaÓ, mostra Ges� che predica. Anche As-sunta ha predicato allÕinfanzia ÒerranteÓ, ispirandosi alla scuola di S. Domenico.

Nella foto in basso la Òsua eredit�Ó si � ritrovata un anno dopo la suamorte presso il ÒNido di FarlottiÓ. In evidenza: il Card. Nasali Rocca, cheha sempre incoraggiato lÕazione di Assunta e che ha scritto la presentazio-ne di tutte le ventiquattro ÒStrenneÓ; il Domenicano Raimondo Craviotto,Direttore spirituale di Assunta; la sorella di Assunta, Emilia (evidenziatadalla freccia); la Prof.ssa Valentina Turchi e la sig.ra Angela Mingazzi.

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Assunta Viscardi

Il Comm. GuidoTamburi, un grande

benefattore del ÒNidoÓ.

FASI DELLA COSTRUZIONE DEL ÒNIDO DI FARLOTTINEÓ

LÕinaugurazione della prima parte del ÒNidoÓ che comprendeva anche la Cappella.

Il progetto fu terminato grazie allÕaiuto prezioso del Comm. Tamburi, in memoria del figlio Giuseppe.

I lavori iniziano inglobando la casa colonica esistente

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LÕÒOpera di S. DomenicoÓ

LA LUCE DI ASSUNTA SUL ÒNIDO DI FARLOTTINEÓ

Assunta aveva terminato il suo cammino terreno da tre anni; per� la suaÒOpera di S. Domenico per i Figli della Divina ProvvidenzaÓ continuava la suaazione benefica con grande entusiasmo e dedizione. Ma la Provvidenza sidimostr� incalzante perch� voleva ancora qualcosa di pi�. Lina Mingazzi rac-conta che cosa la Provvidenza aveva preparato nel 1950.

Era allora Presidente dellÕÒOperaÓ la Prof. Valentina Turchi, che con abnega-zione e tanto amore aveva raccolto il compito di ÒtimoniereÓ dellÕÒOperaÓdopo Assunta Viscardi.

ÇVenne un giorno, insperata ed inattesa, da qualcuno che seguiva la nostraOpera con generoso interesse questa proposta: Se vorrete fare per delle bam-bine un Nido come per i Farlottini, i miei fratelli ed io daremo due milioni inmemoria di nostro padre. Un mese di tempo per decidereÈ. La somma sarebbestata devoluta diversamente se lÕOpera non avesse accettato.

ÇFu un mese di gravi alternative. Due milioniÉ avevano un potere dÕacquistomaggiore, soprattutto in fatto di terreno, ma lÕarea necessaria, anche se moltoperiferica, li avrebbe assorbiti tutti. E bisognava invece impegnarsi a costruirlo, arealizzarlo questo nuovo Nido. Con che cosa? Si doveva dunque dire di no?

ÇQuasi al limite del tempo che ci era stato concesso per prendere la nostradecisione, si verific� il prodigio: il terreno ci veniva offerto in dono.Cinquemila metri quadrati sui quali la guerra aveva lasciato le rovine diquella che era stata una grande villa ai margini della nostra citt�. Questomunifico donoÉ era il segno della Provvidenza.

ÇSi doveva dire di s�; cÕera il terreno, cÕerano due milioni per cominciare.Non si potevano avere dubbi su quello che il Signore voleva: andare avanti,allargare le braccia ad altre sventure, affrontare per certo altre preoccupazioni,ma andare avanti!

ÇHa compiuto dieci anni di vita il ÒNido di FarlottineÓ [siamo nel 1960] ed anoi stesse che lÕabbiamo visto nascere, pietra su pietra, che abbiamo accolto unadopo lÕaltra le quasi settanta bimbe, che - con lÕaiuto di munifiche donazionicome di modeste piccole offerte preziose di fedelt� e di amore - siamo andateman mano assottigliando i paurosi impegni, a noi stesse sa di prodigioÈ.

Questo progetto originario del ÒNido di FarlottineÓ fu realizzato dal 1950 al 1955.Nel 1982 venne aggiunta anche unÕaltra ala, collocata a sinistra di questo edificio.

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Assunta ViscardiLÕÒOPERA DI S. DOMENICO

PER I FIGLI DELLA DIVINA PROVVIDENZAÓ, OGGI

Siamo nel 2006, e di anni ne sono passati tanti altri. LÕÒOpera di S. Domenicoper i Figli della Divina ProvvidenzaÓ continua a svolgere la sua azione educati-va per i bambini, mediante i Nidi, e, per i pi� poveri tra i poveri, mediante laÒPorticinaÓ.

I tempi sono molto cambiati a Bologna e in Italia, come tutti sappiamo. Ma tutti sappiamo anche che i bambini privi di affetto e i poveri in genere sonooggi molto pi� numerosi, a causa dellÕaumentato egoismo, delle divisioni fami-liari, del dilagare dei vizi che schiavizzano e della falsa libert� che degrada ladignit� umana.

La Porticina continua il suo ÒlavoroÓ benefico di distribuzione di generi diprima necessit�, soprattutto di vestiti e di biancheria intima, in particolare per ibambini.

Il ÒNido di FarlottiÓ dal 1984 � stato assorbito dal ÒNido di FarlottineÓ; al posto del ÒNido di FarlottiÓ cÕ� ora un rifugio sicuro, una ÒfamigliaÓ, perragazzi e ragazze handicappati che sono affidati alle cure della Casa S. Chiara.

La Porticina, indicata dalla freccia, continua il suo ÒlavoroÓ benefico didistribuzione di generi di prima necessit�, soprattutto di vestiti e di bianche-ria intima, in particolare per i bambini.

La storica Piazza di S. Domenico a Bologna, ÒteatroÓ dellÕintensa azione di Assunta a favoredellÕinfanzia e dei poveri. Qui Assunta transitavapraticamente tutti i giorni, pi� volte al giorno, perandare a pregare. Qui, o nei pressi, avevano sede ilocali dove Assunta accoglieva i bambini, consola-va gli afflitti e aiutava i miseri.

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LÕÒOpera di S. DomenicoÓ

A sua volta il ÒNido di FarlottineÓ, nel 2000, durante la benemerita presiden-za dellÕIng. Giuseppe Coccolini, si � rinnovato dentro e fuori. Ora � diventatoun istituto educativo, appunto lÕÒIstituto FarlottineÓ, che accoglie 250 bambini,tra asilo nido, sezione primavera, materna e primaria. Lo guida un gruppo diquattro giovani donne (Mirella, Luciana, Pia e Lorenza) che, come AssuntaViscardi, Valentina Turchi e Lina Mingazzi, dedicano la loro giornata a Òevan-gelizzare i bambiniÓ e, mediante i bambini, a portare anche tra i genitori la luce,lÕamore e la pace della fede.

In questo modo coltivano lÕideale che aveva guidato la Fondatrice nella istitu-zione dellÕÒOpera di S. Domenico dei Figli della Divina ProvvidenzaÓ. Ha lasciato scritto infatti Assunta: ÇPoich� il sogno, la dolcezza, la santit� del-lÕuomo e della donna � la famiglia, dobbiamo educare allafamiglia e al culto degli affetti per non creare dei ribelli, deipessimisti, degli amareggiati o scettici, ma piuttosto deicuori semplicemente compassionevoli, amanti del bene,volenterosi di riparare e pronti al perdonoÈ.

LÕIng. Giuseppe Coccolini, la sig.ra Leda, Giovanni Paolo II e il Card. GiacomoBiffi, Arcivescovo di Bologna. Sotto la presidenza dellÕIng. Coccolini il ÒNido diFarlottineÓ si � rinnovato diventando un istituto educativo che accoglie 250 bambini

Questo disegno che raffigura S. Domenico mentre accoglie ibambini ÒerrantiÓ appariva nella copertina della ÒStrennaÓ del1926; ora lÕabbiamo colorato ed � diventato lÕinsegna del-lÕÒOpera di S. Domenico per i Figli della Divina ProvvidenzaÓ.

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Assunta ViscardiIl prossimo anno, il 9 marzo 2007, sar� ricordato il sessantesimo anniversario

della morte di Assunta Viscardi. Il tempo passa, le situazioni e le persone cam-biano, ma i poveri, sia in senso materiale che spirituale, saranno sempre con noi,come annuncia il Vangelo. Perci� ci sar� sempre anche tanto lavoro per lÕÒOperadi S. DomenicoÓ voluta da Assunta per i Figli della Divina Provvidenza.

LÕimportante � che coloro che hanno la buona volont� di impegnarsinellÕÒOperaÓ si sforzino di imitare anche lo spirito che la Fondatrice ha manife-stato nella preghiera rivolta a S. Domenico, ÒPatrono degli errantiÓ, otto mesiprima di morire: ÇPadre nostro, Domenico, ai piedi della tua Arca, ecco: io depositoÉ la vita dellÕOpera che tiene alto il Tuo nome, e in nome Tuo pre-sento al Signore tutto lÕoperato di questi anniÉ A te, Padre, il benedire e farprosperare lÕOpera; a me tacere, adorare, offrire e soffrireÈ.

Assunta pregava:ÇPadre nostro, Domenico, ai piedi della tua Arca, ecco: io depositoÉla vita dellÕOpera che tiene alto il Tuo nome, e in nome Tuo presento alSignore tutto lÕoperato di questi anniÉ A te, Padre, il benedire e farprosperare lÕOpera; a me tacere, adorare, offrire e soffrireÈ.

GUIDO RENI, La gloria di S. Domenico (1615), nel catino dellÕabside della Cappellache ospita lÕartistica tomba del Santo, a Bologna.

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LÕÒOpera di S. DomenicoÓ

LÕArcivescovo di Bologna Mons. Carlo Caffarra, ora Cardinale, visitalÕIstituto Farlottine nel 2005. Lo accoglie il Domenicano P. VincenzoBenetollo, Assistente spirituale, e lÕAssociazione ÒMaria GlicofilusaÓ(da sinistra: Mirella, Pia, Luciana e Lorenza) che guida lÕIstituto.

LÕIstituto Farlottinecome appare oggivisto dallÕalto.

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Assunta Viscardi

Dicono che la signorina Assunta Vi-scardi un giorno sar� fatta santa. Lo hadetto anche un prete durante i funerali:ÇLa ChiesaÈ, ha precisato, Çsi occuper�presto di lei, della sua vita tutta spesa afare del beneÈ.

La faranno santa e metteranno gran-di quadri sugli altari col ritratto dellamestrina che aiutava i poveri: chi sa sele copriranno la testa con quel cappelli-no di feltro marrone, quel cappellino dapochi soldi, che portava una sera dÕin-verno del 1939, quandÕio la conobbi.Facevo il cronista e mi dissero di andarea trovarla, per cavarci mezza colonna enon di pi�; nevicava ed io non avevovoglia di cercare una maestrina chefaceva della carit�, immaginavo unavecchia zitella bigotta, di quelle che sioccupano con morbosa tenacia di cani odi bambini.

Via Rolandino era buia e feci fatica ascovare il portoncino della ÇPia Operadi San Domenico per i Figli dellaProvvidenzaÈ: entrai in una stanzettafredda, piena di strana roba, una culla,materassi, vestiti, brocche, un cavallo adondolo, libri, vasi da notte, un pendo-lo, un cappello da bersagliere. CÕera unavecchietta che tremava e mi ricordavaÇLa sgnera CatereinaÈ di Testoni, gras-soccia e petulante. Mi disse che Çla signo-rinaÈ avrebbe tardato poco, anche queisignori la aspettavano. ÇQuei signoriÈ

erano una ragazza dalle labbra moltorosse e dalla faccia gialla, che teneva trale braccia un bambino nato da poco eche si lamentava di continuo, un omettosulla sessantina con in testa una tuba eprotetto da un mantello, la Çcapparel-laÈ, come la chiamano qui, un giovanot-to molto robusto che doveva esserestato pi� volte in contatto con la Çbene-meritaÈ e due donne di quelle che almattino presto vanno a spazzare gli uffici ole trovi anche di gennaio a sciacquar panninellÕacqua gelida del canale.

La vecchietta sembrava, oltre che unaassistita, la custode del locale e dei variarnesi che riempivano alcuni scaffali.Aspettando catalogavo quelle cose disparate, stavo a sentire quella genteche attendeva, chiacchierando, lÕarrivodella ÇsignorinaÈ.

Il giovanotto robusto fissava conattenzione la ragazza dalle labbra rosseche badava a dire che lei non potevatenerlo e che il padre chi sa chi era, edove era, e non si pu� lavorare con unbambino dietro: ÇSperiamo che me loprendaÈ, concluse con un sospiro

LÕometto dal mantello aveva unÕariadecorosa e faceva composti giochi albambino per tentare di calmarlo, e ilgiovanotto, per ammazzare il tempo, midomand� una sigaretta. Le due donneavevano bisogno di aiuto, racconta-vano, perch� una aveva il marito

Enzo Biagi ha conosciuto Assunta Viscardi e lÕha ricordataa modo suo, cio� con un articolo efficace e ÒfrescoÓ, pubblicato sul settimanale ÒGenteÓ nel 1947.LÕattivit� che Assunta svolgeva alla ÒPorticinaÓ (vedi alle pp. 40-42) aveva ampliato la sua popolarit�, renden-dola ÒfamosaÓ e molto amata dai bolognesi.

UN GIORNO SARË FATTA SANTA

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Il ricordo di Enzo Biagi

richiamato e molti figli, e lÕaltra molti fi-gli ma non il marito. Parlavano delle loromiserie con disinvoltura, come le signoredi combinazioni o di un film, mentre idue uomini ascoltavano e tacevano,indifferenti. Finalmente Çla signorinaÈarriv�, i poveri dissero tutti assiemeÇbuonaseraÈ e lei rispose sorridendo.Prima sbrig� il giovanotto che mise intasca qualcosa e se ne and� senzasalutare nessuno, poi il vecchio le parlot-t� in un orecchio, la maestrina frug� unpoco negli scaffali e tir� fuori, con moltasoddisfazione, un paio di mutande dauomo, di quelle lunghe, coi lacci infondo, che lÕindividuo in tuba esamin�attentamente, incart� e port� via. Tocc�,chiamiamole cos�, alle due operaie; unavoleva mettere Çla pi� piccolaÈ in colle-gio, allÕaltra serviva un materasso e loebbe. Una sola disse: ÇPregher� per leiÈ,e aveva gli occhi lucidi.

Poi fu la volta della ragazza col fi-glio, e la signorina Assunta le chiese:ÇFai sempre quella vita?È, la donna fecedi s� col capo. ÇVuoi lasciarlo vero?È. Ladonna fece di s� ancora, poi scoppi� apiangere, forte senza ritegno. Alloravidi la maestrina che lÕabbracciava:ÇNon fare cos�È, diceva, Çcoraggio, nonfare cos�È. Ma la ragazza continuava apiangere, e allora la signorina Assuntaapr� la borsetta, le diede il cavallino adondolo. ÇGli piacer� pi� avantiÈ, disse,e preg� la donna di tornare nel pome-riggio del giorno seguente: ÇVedrai chequalcosa combineremo, lasciami pen-sare. Ma non devi piangere, non devifare cos�È.

ÇIoÈ, dissi, Çho bisogno di qualchenotizia, per il giornale. Quello che lei faper i poveri, mi racconti ci� che credeÈ.

ÇParli dei poveriÈ, disse, ÇcÕ� tantobisognoÈ.

La guardavo e mi accorsi che non erapoi tanto vecchia, anzi aveva qualcosa

di molto giovanile nel comportamento,qualcosa di fresco e di lieto che moltiperdono negli anni. Era simpatica, perniente zitella, una donna come tante,allÕaspetto; la trovai anche graziosa.

Mi mostr� un libro: Çé la mia strenna:ogni anno ne scrivo unaÈ, e dei fogliettiche erano il giornalino dellÕOpera, e leiscriveva tutto, col nome di Vittoria, dallaprima allÕultima riga. CÕerano pagine dicalde invocazioni a Ges�, molte mistichee dense di sentimento. Mi parvero, sin-ceramente, assai gonfie dÕespressionieccessive, ma erano valutate col metrodella mia debole fede, e altre che narra-vano i casi di tanti disgraziati bisognosidi aiuto: prostitute, nobili o benestantiche avevano perduto ogni bene, ladri,serve sedotte e abbandonate, orfani,infermi, ogni specie di sciagura e di tri-stezza, e quelle storie che ÇVittoriaÈscriveva alla buona, quelle storie chescriveva di notte, col cuore stanco emalato, con lo stomaco che conosceva ilbisturi e doleva, dopo avere corretti icompiti degli scolari e tracciato il bilan-cio della sua situazione paurosamentepassivo, arrivavano a toccare anche per-sone come me, che, facendo un mestiereche porta a conoscere tante faccendebelle o brutte e a giudicarle sempre infunzione di piombo e di titoli, hannomesso assieme un certo scetticismo.

Vi era, nel giornalino, una rubrica:ÇDesideriÈ, che annotava le necessit� diuna numerosa schiera di sconosciuti:ÇGianni � piccolo e vorrebbe una trombaÈ,ÇMi occorre del latte MellinÈ, ÇMariuccia,che si sposa, ha bisogno delle scarpeÈ:erano le occasioni che ÇVittoriaÈ offrivaal prossimo perch� facesse un atto ge-neroso e si conquistasse, se ci credeva,un merito in paradiso. Perch� la maest-rina, che per ventÕanni ha corso tra col-legi, ospedali, case equivoche, prigioni,salotti, canoniche, scuole, non chiedeva

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Il ricordo di Enzo Biagi

ai suoi amici poveri alcun documento,n� religioso, n� politico, e neppure ilnome dellÕassistito. Non aveva regole,n� burocrazia.

é morta a cinquantasei anni, dilania-ta dal male, e dietro alla cassa di querciache conteneva il suo corpo leggero cÕeraun lungo corteo, i frequentatori di viaRolandino. Tante Mariucce, Gianni, tan-ti ometti con la tuba, giovani traviate, e anche facce note alla polizia.

Non so chi, questÕanno, compiler� laÒStrennaÓ, chi scriver� il giornalino. Iospero, un giorno, di vedere la maestrinain San Pietro: ma non le facciano, i pit-tori, lÕaureola attorno al capo. Era unasanta allegra, simpatica, portava uncappellino di panno marrone, da pochisoldi, e penso che quei raggi che dis-solvono attorno alla testa non le pia-cerebbero, farebbero ridere Santa As-sunta Viscardi, che correggeva compiti e abbracciava le prostitute disperate.

Gli episodi narrati da AssuntaViscardi, come quello che ini-zia nella pagina accanto, han-no per protagonisti quasisempre i bambini. Assunta,come appare nel disegno asinistra, si sentiva chiamata aproteggere, salvare, aiutare,educare i bambini pi� biso-gnosi di assistenza materiale,di affetto e di formazione.

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Un racconto tratto da una ÒStrennaÓ

Scendevo dal tram. Non badavo aniente, a nessuno... per la fretta... terribi-le male moderno che sciupa tutto, inari-disce tutto. Uccide arte e poesia.

Un bimbo mi si avvicina, scalzo, cen-cioso e mi chiede lÕelemosina. Rifiuto,con dolcezza, ma rifiuto.

Mi pare che sia male fare lÕelemosinaai bambini, lasciare che si abituinoallÕaccattonaggio... e, dÕaltra parte, mi sispezza il cuore a negare a un bimbo chedomanda la carit� lÕobolo mio. Di solitoaccarezzo, interrogo, ma quel giornoavevo fretta e non potevo interrogare. Ilpiccino non si arrende al mio diniego,mi segue, mi si pone al fianco e mi sup-plica ancora. Finalmente, prorompe:

- Ma perch� vuol fare questa cattive-ria, non darmi nulla?

La voce ha perduto il tono cadenzato,monotono, scolastico, dellÕaccattoncello

di mestiere, � la vera voce del bimbo,adesso dolce, ferma, severa. Guardomeglio il bel bimbo biondo e stracciato,accarezzo con lÕocchio i piedini bruttatidi polvere. Ha ragione; non dargli nulla� una cattiveria, passargli accanto indif-ferente � un egoismo!

- Vieni con me, ti dar� da vestirti.- S�; dove?- A San Domenico.Rapida mi � sorta lÕidea. Attigua alla

basilica santa cÕ� una cappellina, lÕanticaÒCappellina dei nobiliÓ dove ancora sitrova qualche indumento destinato aipoveri. Chiss�, forse posso riparare allanudit� del bambino.

Si chiama Domenico, viene da Verona.Ha la mamma, dei fratellini, il padrino.La mamma � malata, quelli della Òcaro-vanaÓ non le danno da mangiare.

Assunta Viscardi � stata una scrittrice di talento. Ha scritto migliaia di pagine:la sua prosa � fantasiosa, ricca di aggettivi, moderna nellÕessenzialit� delle suenarrazioni che coinvolgono, avvincono e affascinano. Rivela un animo sensi-bile e nobile, un profondo amore per la natura e unÕispirazione ÒpascolianaÓche nasce dalle piccole cose.In particolare ai bolognesi piaceva la ÒStrennaÓ che Assunta pubblicava inoccasione del Natale per raccogliere offerte a favore dellÕ Opera di S. Domenico.Ne ha scritte in tutto 24, una allÕanno dal 1924 al 1947, e le firmava con ilnome di Vittoria.Le ÒStrenneÓ, ognuna delle quali era formata da 100-120 pagine, erano deicostanti appelli indiretti alla generosit� perch� Assunta, facendo un resocon-to della sua attivit� caritativa svolta nel corso dellÕanno, sapeva toccare ilcuore con semplicit�, suscitando molto interesse per gli episodi toccanti eÒsublimiÓ dei suoi incontri con la miseria morale di unÕumanit� allo sbando.A volte i suoi racconti, in tutto pi� di duecento, sono dei piccoli capolavoriletterari, come si pu� vedere da quello che segue.

VIGILIA

[LÕepisodio � accaduto la vigilia del viaggio in Terra Santa dove Assunta ha trascorso il mese di agosto 1929]

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Un racconto tratto da una ÒStrennaÓ- Sono poveri, non hanno niente

neanche loro.Capisco che il bambino fa parte di

una banda di nomadi.- Eh, noi si fanno tutti i mestieri per

guadagnar dei soldi. Ma non basta! -conclude con quel tono di saggezza ras-segnata e vissuta che in un bambino didieci anni fa male al cuore.

- Sai leggere, scrivere?- Io, no, mai sono stato a scuola...- Da quanto tempo sei a Bologna?- Non so, tre mesi, due, non mi ricor-

do, ma qui son tutti cattivi!- Cattivi? Perch�?- Non danno niente! E poi ci sono le

ÒGuardieÓ. Mi mettono in prigione semi vedono, perch� son discalzo. Nonvogliono che chieda lÕelemosina -. E sivolge intorno spaurito, pronto a fuggire.

- No caro, no, non aver paura, ora seicon me e le Guardie non ti faranno niente.

- Sono gi� stato due giorni in prigione -,mi confida piano piano, con accentodesolato e nero...

E, proprio, mentre egli mi confida ilsuo torbido ricordo, proprio fiancheg-giamo le carceri. Mi si stringe il cuore,perch� il bimbo se ne accorge e rabbrivi-disce tutto. La pupilla che sÕaffissa nellamia, con subito sgomento, � dilatata edolorosa.

La sentinella gira con la baionettainnestata e il bimbo lÕosserva.

- Se uno scappa lÕammazzano!; oh,che brutto posto. Meglio la fame chestare l�.

Oh ! povera faccina di soli dieci anni,che gi� hai visto il dolore e lÕorrore, chegi� sai che la vita � dura.

Il mio piccolo amico divide la societ�in buoni e cattivi, niente altro. Per lui,buono � chi compatisce la sua miseria,chi viene incontro alla sua nudit� e allasua fame, tristo chi lo disprezza, chi loallontana e non lo aiuta, o, aspro, gli

dona. Il suo concetto risponde (egli nonsa! ma la verit� � nellÕanima dei sempli-ci, dei poveri, dei sofferenti) alla realt�evangelica.

Non ha detto, forse, il Signore, chenellÕultimo, supremo giudizio lÕumanit�sar� divisa cos�: reprobi gli egoisti, glÕin-differenti, i duri di cuore, i sordi ad ognirichiesta dei fratelli; eletti i misericor-diosi, i compassionevoli, che alla fame,alla sete, alla malattia del fratello porse-ro qualche refrigerio?

* * *La chiesa � bellissima nella penom-

bra del giorno che muore, bellissima edeserta.

La Cappellina dei nobili, snella dÕar-co e di cupola, ha voce di preghieranelle sue pareti... NellÕantica minuscolasagrestia, trasformata in deposito, cÕ�ben poca roba servibile per il bambino!Io sono desolata, egli, invece, tutto sirallegra e sorride, perch� un vecchiopaio di scarpe da tennis gli calza perfet-tamente, perch� una giacchetta e unpaio di calzoni troppo ampi sono pro-prio per lui, perch� al posto della cami-cia che cade a brandelli, avr� unamaglietta, perch� invece del berrettaccioda ÒapacheÓ un cappellino di paglia gliva perfettamente e lascia scoperta la suafronte pura, e pi� chiara rende la suapupilla azzurra.

Non cÕ� pi� altro. Il bimbo mi guardae ringrazia. Soprattutto � felice dellevecchie scarpe - rifiuto di gioco di bam-bini cui nulla manca - e mi dice piano:

- Adesso le ÒGuardieÓ non mi pren-deranno pi� in prigione, ho le scarpe!

Se ne va consolato, col suo fardellomisero e prezioso, ma io resto con lÕango-scia di non poter far nulla per lui, di saper-lo misero, sbandato, ramingo e mÕavvolgeil cuore una grande malinconia.

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Istituto Farlottine: ÒScuola a braccia aperteÓ

Prosegue con entusia-smo la realizzazionedellÕobiettivo ÒScuola abraccia aperteÓ, cheprevede il coinvolgi-mento dei genitori nelprogetto educativo del-lÕIstituto Farlottine.

La Fondazione dellaCassa di Risparmioin Bologna ha aiuta-to nella realizzazio-ne di alcune aulespeciali, come que-sta di informatica edi musica. Grazie.

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LÕÒIstituto FarlottineÓ accoglie 250 bambini tra asilo nido, sezioneprimavera, materna e primaria. Lo guida un gruppo di quattro gio-vani donne (Mirella, Luciana, Pia e Lorenza), che come AssuntaViscardi, Valentina Turchi e Lina Mingazzi dedicano la loro gior-nata a Òevangelizzare i bambiniÓ, e, mediante i bambini, a portareanche ai loro genitori la luce, lÕamore e la pace della fede.

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