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84 LAMIERA GIUGNO 2011 www.lamieranews.it sistemi di lavorazione sistemi di lavorazione SE SI DESIDERA INVESTIRE IN UNA LINEA COMPATTA DI ALIMENTAZIONE, PIUTTOSTO CHE IN UNA TRADIZIONALE A CICLO LUNGO, BISOGNA TENERE IN CONSIDERAZIONE LE LINEE GUIDA SPECIFICHE PER LE APPLICAZIONI PRESENTATE IN QUESTA SEDE. Q uasi ogni anno, una nuova fra- se “ad effetto” si aggira nel set- tore fino ad assumere una con- notazione generica, come nel caso, per esempio, di “servo-alimentazio- ne” agli inizi degli anni 80 e “servo-pressa” in anni più recenti. Fino a qualche tempo fa, l’espressione “alimentazione compatta”, introdotta agli inizi degli anni 90, non era molto diffusa ma, qualche anno più tardi, è diventata anch’essa una di quelle frasi “ad effetto”. Anni fa, la lavorazione del metal- lo richiedeva maggiore spazio per la tradi- zionale linea di alimentazione lunga; a ta- le scopo, non era inusuale costruire un an- nesso allo stabilimento. La situazione oggi è leggermente cambiata. Le aziende cerca- no di sfruttare al massimo lo spazio a lo- ro disposizione. La rivalutazione della con- cezione dello spazio è sempre stato un te- ma discusso in Europa e ciò spiega come mai molta tecnologia riguardante le linee compatte di alimentazione sia partita pro- prio dal Vecchio Continente, diffondendo- si anche negli Stati Uniti. Tuttavia, una li- nea compatta non sempre rappresenta so- luzione migliore. Quali fattori si dovrebbe- ro considerare per la scelta di una linea di aimentazione? I colpi al minuto. Qualora il vostro lavoro richieda alte velocità o tempi di alimenta- zione molto brevi, una linea di alimentazio- ne lunga risulta essere la soluzione più in- dicata. Per le applicazioni in cui la lunghez- za di alimentazione superi gli 800 mm e i 50/60 colpi/min., è preferibile la linea lun- ga. Per esempio, nella produzione di lamie- Lara Cecchi è Responsabile Marketing e Vendite della ServoPresse SRL di Milano Robert Allred è Responsabile Marketing e Vendite della Dynamic Products/Minster automation Division, di Beaufort (USA) LA SCELTA DELLA LINEA COMPATTA DI ALIMENTAZIONE

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SE SI DESIDERA INVESTIRE IN UNA LINEA COMPATTA DI ALIMENTAZIONE, PIUTTOSTO CHE IN UNA TRADIZIONALE A CICLO

LUNGO, BISOGNA TENERE IN CONSIDERAZIONE LE LINEE GUIDA SPECIFICHE PER LE APPLICAZIONI PRESENTATE IN QUESTA SEDE.

Quasi ogni anno, una nuova fra-se “ad effetto” si aggira nel set-tore fino ad assumere una con-notazione generica, come nel

caso, per esempio, di “servo-alimentazio-ne” agli inizi degli anni 80 e “servo-pressa” in anni più recenti. Fino a qualche tempo fa, l’espressione “alimentazione compatta”, introdotta agli inizi degli anni 90, non era molto diffusa ma, qualche anno più tardi, è diventata anch’essa una di quelle frasi “ad effetto”. Anni fa, la lavorazione del metal-lo richiedeva maggiore spazio per la tradi-zionale linea di alimentazione lunga; a ta-le scopo, non era inusuale costruire un an-nesso allo stabilimento. La situazione oggi è leggermente cambiata. Le aziende cerca-no di sfruttare al massimo lo spazio a lo-ro disposizione. La rivalutazione della con-cezione dello spazio è sempre stato un te-ma discusso in Europa e ciò spiega come mai molta tecnologia riguardante le linee compatte di alimentazione sia partita pro-prio dal Vecchio Continente, diffondendo-si anche negli Stati Uniti. Tuttavia, una li-nea compatta non sempre rappresenta so-luzione migliore. Quali fattori si dovrebbe-ro considerare per la scelta di una linea di aimentazione?

I colpi al minuto. Qualora il vostro lavoro richieda alte velocità o tempi di alimenta-zione molto brevi, una linea di alimentazio-ne lunga risulta essere la soluzione più in-dicata. Per le applicazioni in cui la lunghez-za di alimentazione superi gli 800 mm e i 50/60 colpi/min., è preferibile la linea lun-ga. Per esempio, nella produzione di lamie-

lara Cecchi è Responsabile Marketing e Vendite della ServoPresse SRL di Milanorobert Allredè Responsabile Marketing e Vendite della Dynamic Products/Minster automation Division, di Beaufort (USA)

LA SCELTA DELLA LINEA COMPATTA DI ALIMENTAZIONE

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rino magnetico non saranno mai in grado di raggiungere le velocità richieste – 500 col-pi/min. con una corsa di 100 mm.

Materiale a superficie critica. Dato che una linea compatta si ferma a ogni colpo, di conseguenza anche l’alimentazione e i rulli di raddrizzamento si fermeranno. Durante questo periodo di fermo, il macchinario po-trebbe lasciare dei segni lungo la larghez-za del materiale. Ciò potrebbe non costitu-ire un problema quando si stampano parti con superifici critiche, ma mentre si lavora-no materiali prelucidati destinati a diventa-re prodotti finiti, questi segni potrebbero essere visibili e ciò non è più accettabile. In questi casi, una linea di alimentazione lun-ga, in cui il materiale continua a muover-si attraverso la raddrizzatrice, arrestandosi solo quando si ferma la linea, offre una so-luzione ottimale. Altrettanto importante è l’aggiunta di una trasmissione a velocità va-riabile posto sulla raddrizzatrice per elimi-nare avvii e fermi non necessari. Il control-lo dell’ansa fornisce una velocità più fluida alla raddrizzatrice, eliminando, in tal modo, il problema dell’avvio e del fermo. È possi-bile, inoltre, aggiungere anche un efficien-te sensore a ultrasuoni o al laser.

CullA o AsPo sVolgitore? singolo o doPPio?Una volta compresi i criteri sopracitati e la linea compatta rimane una soluzione otti-male, la considerazione successiva da fare riguarda la movimentazione dei coil. Culla o Aspo svolgitore? Aspo svolgitore doppio o singolo con sella di carico? Culla singola o doppia, o con un gruppo autonomo dietro la culla primaria? Tra le applicazioni speci-fiche da considerare c’è lo spessore massi-mo e la larghezza massima con cui lavora-re il metallo. In base allo spessore massi-mo delle lamiere, una culla può offrire solu-zioni migliori rispetto a un aspo svolgitore verticale. Nella configurazione più comu-ne di una linea compatta, l’ aspo svolgitore dell’alimentatore o raddrizzatrice viene ri-chiamato quando lo spessore del materiale non è eccessivo e la marcatura del diame-

tro esterno del coil indica una superficie critica. Preferire una culla non è, invece, la scelta più indicata per stampatori che lavo-rano materiali sottili, all’incirca di 0,4mm. La lavorazione di un considerevole nume-ro di coil parzialmente sbobinati richiede l’uso dell’ aspo svolgitore, che facilita il ri-avvolgimento del coil parziale a patto che sia provvisto di bracci di fissaggio adegua-ti. Il braccio di fissaggio trattiene il coil in fase di riavvolgimento, un compito impos-sibile con una culla. Anche gli stampatori a carico decentrato optano per un aspo svol-gitore, poiché la maggior parte delle cul-le sono autocentranti con piccole eccezio-ni per movimenti asimmetrici. Avendo se-lezionato la configurazione ad aspo, occor-re adesso scegliere tra l’installazione di un aspo singolo o doppio. Un sistema a dop-pio aspo necessita di spazio per permette-re agli aspi di lavorare correttamente. Un sistema ad aspo singolo con una sella di ca-rico coil necessita, invece, di spazi minori e i nostri studi hanno dimostrato che la ve-locità di cambio coil è pressoché identica, se non addirittura maggiore, rispetto a un aspo doppio.

oPzioni di AlimentAzionePer fornire un’alimentazione sufficiente per svolgere, la macchina deve includere un motore idraulico a frequenza variabi-le. Inoltre, per fornire una potenza tale da espandere il mandrino sul diametro inter-no del coil, si opta per un impianto idrau-lico/ a espansione. Dal punto di vista mec-canico, l’espansione è raggiunta attraverso l’uso di cunei che, però, limitano il raggio

di espansione. Per coil più leggeri, un mec-canismo di collegamento offre un raggio più ampio ma non è altrettanto robusto. Un altro fattore da considerare è il grado di au-tomazione richiesto. In officine in cui ven-gono eseguite diverse lavorazioni, un siste-ma automatizzato può rappresentare la so-luzione ideale per eliminare la possibilità di errore dell’operatore. In questo caso, infat-ti, un operatore digita un numero di lavora-zione, precedentemente salvato, nel siste-ma di controllo al fine di richiamare auto-maticamente i relativi parametri di lavora-zione. Nel caso di una linea automatizzata, bisogna specificare i seguenti parametri: - Lunghezza/progressione dell’alimentazione; - Impostazione raddrizzatrice/penetrazione rulli della raddrizzatrice; - Velocità (colpi/min);- Altezza linea di alimentazione;- Posizione dell’aspo svolgitore, in base alla larghezza del materiale;-Posizione di coni di contenimento del coil in base alla larghezza del materiale;- Guida motorizzata entrata e uscita rulli.Nel caso in cui i coil non vengano cambia-ti frequentemente o non necessitano di un grande grado di precisione, si può utilizza-

oPerAtore A mAni liBereUno scudo idraulico favorisce l’introduzione del coil all’interno della testa della raddrizzatrice-alimentatrice e la possibilità per l’operatore di avere le mani libere. L’ unghia estensibile dello scudo permette di raggiungere il bordo del coil aiutandolo a staccarsi dal mandrino, mentre lo scudo segue il movimento del coil in sicurezza sotto i rulli di raddrizzamento.

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re una linea standard. I parametri da spe-cificare sono:- Impostazioni della raddrizzatrice/pene-trazione rulli della raddrizzatrice;- Regolazione dell’altezza della linea di ali-mentazione in funzione;

QuAndo usAre lA CullA Le linee di raddrizzatura – alimentazione a culla offrono una giusta soluzione quan-do si stampano materiali ad alta resisten-za di un certo spessore. Una volta taglia-te le reggie, la sicurezza diventa essenziale. Adeguati dispositivi di fissaggio o di conte-nimento impediscono l’effetto molla. Gra-zie alla culla, il coil viene mantenuto in po-sizione per via del suo stesso peso. Nel ca-so dell’aspo, invece, occorre utilizzare un dispositivo di fissaggio – a volte anche più di uno – per evitare che il coil si srotoli-no. Per velocizzare la sostituzione del coil, si possono prendere in considerazione va-rie opzioni. Un sistema di posizionamento a doppia culla consente al coil di essere col-locato in una culla di posizionamento die-tro a quella principale. Quando un coil vie-ne sbobinato, un braccio sulla culla di posi-zionamento spinge il coil successivo in po-sizione, in modo tale che gli operatori non debbano aspettare l’arrivo di un nuovo coil. Un’altra opzione, sebbene più costosa, è il sistema di doppio spostamento della culla, che necessita di minori dimensioni, poiché il coil è posto in una culla accanto al coil in lavorazione. Quando il coil primario termi-na, il coil secondario si sposta direttamente dietro la raddrizzatrice alimentatrice. Sce-gliendo la configurazione a culla, bisogna considerare alcune linee guida:

- La marcatura può costituire un pro-blema? Dato che il coil è guidato dal suo diametro esterno, i rulli esterni rischiano di marcare il materiale. Tuttavia, quando si stampano parti non visibili come quelle montate su un telaio di un’automobile o di un autocarro, una culla sarà sufficiente.

- Solitamente lavorate con coil parziali? Un tempo, prima che i produttori adottas-

sero la filosofia del «just-in-time», molti la-voravano un coil intero, immagazzinando le parti in eccesso. Oggi, è tendenza diffu-sa fermarsi a ogni corsa, una volta che la stampatura delle parti richieste è termina-ta, per poi rimuovere e immagazzinare ogni coil parziale. Con un coil che sosta nel-la culla, riavvolgerla appropriatamente ri-sulta difficile. Tuttavia, tenere il coil su un aspo avvolgitore consente alla testa della raddrizzatrice e al braccio ferma coil di la-vorare insieme per riavvolgere il coil in mo-do da essere fasciato in maniera più sicura ed efficiente e immagazzinato nuovamente.

Una nota riguardo alla sicurezza del coil: Il contenimento sicuro del coil richie-de l’uso di appositi dispositivi di fissaggio e di contenimento, soprattutto dato il cre-scente uso di acciai sempre più resistenti. I dispositivi di fissaggio e di contenimento sono necessari sugli aspi avvolgitori e sul-le culle per evitare che il coil si snodi pe-ricolosamente o che subisca l’effetto mol-la. Per materiali più resistenti, si consiglia di utilizzare un dispositivo di fissaggio con una ruota alimentata posta all’estremità per aiutare il materiale a staccarsi dal coil.

design dellA testASelezionato il metodo di svolgitura, concen-triamoci adesso sulle caratteristiche della te-sta della raddrizzatrice alimentatrice. Si può selezionare uno dei due design di base per la testa della raddrizzatrice, uno che utiliz-za regolatori di rulli individuali per piegare il materiale tra due rulli opposti, e l’altro che utilizza un impostazione a banco regolabile. La testa della raddrizzatrice a banco regola-bile produce ottimi risultati di planarità. Con un banco regolabile, rispetto a una raddriz-zatrice a singoli rulli regolabili, i rulli possono avere un diametro inferiore e possono esse-re posti più vicino l’uno all’altro. Questa im-postazione piega il materiale in maniera più adeguata attorno al raggio dei rulli. Inoltre, la progettazione del banco regolabile necessita soltanto di impostare il gap di entrata e usci-ta dei rulli della raddrizzatrice. All’aumenta-

tutto sottoControlloAlcune teste di raddrizzatrici-alimentatrici compatte includono una ruota di misurazione ad anello chiuso che fornisce il feedback all’unità di controllo per indicare i movimenti effettivi del materiale e non soltanto la rotazione dei rulli. Ciò è utile, per esempio, nel caso in cui uno sfrido venisse raccolto nello stampo e i rulli di alimentazione scivolassero sul materiale.

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re della capacità della raddrizzatrice, si pos-sono aggiungere rulli di backup o di suppor-to per evitare che i rulli di diametro inferio-re flettano. Un po’ come per la progettazione di spianatrici di precisione. Inoltre, più rulli ci sono sul banco è meglio risulta il processo di raddrizzamento. Le raddrizzatrici con regola-tori di rulli singoli avranno soltanto cinque o sette rulli. Con nove o più rulli, la tolleranza di planarità tende a migliorare e, in molti ca-si, i difetti del materiale possono essere ridot-ti o addirittura eliminati. Al fine di assicura-re un’alimentazione sufficiente per spingere il materiale attraverso la testa della raddriz-zatrice, i rulli devono essere motorizzati an-che se ciò aumenta significativamente il co-sto e la complessità della macchina. Per que-sto, nella maggior parte dei casi, ci si accon-tenta di una macchina con soltanto rulli infe-riori motorizzati.

Altre ConsiderAzioniPossibilità di apertura della testa del-la raddrizzatrice. La testa può essere aperta per un facile accesso ai rulli per le operazioni di pulizia. Questo è molto uti-le per le stampatrici che possono formare sia materiale scaglioso laminati a caldo, sia acciao laminato a freddo sulla stessa mac-china. Questa caratteristica, inoltre, faci-lita l’operazione di introduzione dell’inizio del coil dentro la testa raddrizzatrice-ali-mentatrice. Un ‘efficace scudo idraulico fa-vorisce la possibilità per l’operatore di ave-re le mani libere e una sicura introduzio-ne del coil all’interno della testa raddrizza-trice-alimentatrice. Un unghia estensibile dello scudo permette di raggiungere il bor-do del coil aiutandolo a staccarsi dal man-drino, mentre lo scudo segue il movimento del coil in sicurezza sotto i rulli di raddriz-zamento. Inoltre, un becco posto sulla rad-drizzatrice può aiutare l’introduzione. Alcune teste di raddrizzatrici-alimenta-trici compatte includono una ruota di mi-surazione ad anello chiuso che fornisce il feedback all’unità di controllo per indica-re i movimenti effettivi del materiale e non soltanto la rotazione dei rulli. Ciò è uti-

le, per esempio, nel caso in cui uno sfri-do venisse raccolto nello stampo e i rulli di alimentazione scivolassero sul materia-le. Senza il feedback dalla ruota di misura-zione, il controllo dell’alimentatore potreb-be pensare che il movimento sia stato ef-fettuato e lo stampo potrebbe danneggiar-si. Grazie ai feedback ad anello chiuso, lo stop di emergenza può essere azionato per prevenire il danneggiamento dello stampo.

Alimentazione del materiale. Questa caratteristica permette al materiale di es-sere alimentato direttamente attraver-so la raddrizzatrice. Macchine di quali-tà superiore avranno rulli guida in entra-ta e in uscita. Versioni automatizzate di al-cune macchine utlizzano rulli motorizzati con impostazioni salvate in memoria per ogni lavorazione. La regolazione dell’altez-za del portante può essere effettuato ma-nualmente attraverso una manovella e del-le viti, che richiedono una certa forza. Al-tre macchine di fascia alta sono caratteriz-zate da una regolazione idraulica del por-tante, grazie alla rotazione di un interrut-tore. Questo parametro può essere salva-to nel pannello di controllo quando vengo-no utilizzate linee compatte automatizzate.

Costruzione dellA mACChinA La costruzione dell’intera macchina rap-presenta l’ultimo pezzo del puzzle. Alcune cosiddette linee combinano alimentatori a servo-rulli con una raddrizzatrice di avan-zamento non motorizzata e un aspo o una culla separati. Ciò non costituisce una vera e propria linea compatta. Una linea compatta dovrebbe consistere in una sola apparecchiatura, con una ba-se comune che integri tutte le componen-ti della linea di alimentazione. Alcune linee compatte contengono tutti i cavi elettrici e linee idrauliche all’interno del telaio del-la base comune. Ciò elimina ogni possibi-lità di danni alla linea a causa dei carrelli elevatori, carrelli per stampi, ecc. Si posso-no, inoltre, ottenere linee di alimentazione a zig zag per sistemi aspo-raddrizzatrice-alimentatrice compatti. ■

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ConsiglioDotare la vostra linea di alimentazione con l’opzione dell’apertura della testa della raddrizzatrice, per consentire un facile accesso ai rulli per le operazioni di pulizia. Questo è particolarmente utile per le stampatrici che possono formare sia materiale scaglioso laminati a caldo, sia acciao o alluminio laminato a freddo sulla stessa macchina.

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