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L'INFERMIERE UNA PRESENZA COSTANTE AL SERVIZIO DEL CITTADINO Anno 15° Numero 32 aprile 2015 L’AQUILONE BIANCO Rivista Periodico dell’Associazione Nazionale Infermieri in Endocrinologia e Diabetologia Autorizzato dal Tribunale di Torino n° 5579 del 20/03/2002 Direttore Responsabile Tommaso Novo

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L'INFERMIERE UNA PRESENZA COSTANTE AL SERVIZIO DEL

CITTADINO

Anno 15° Numero 32 aprile 2015

L’AQUILONE

BIANCO

Rivista Periodico dell’Associazione Nazionale Infermieri in Endocrinologia e DiabetologiaAutorizzato dal Tribunale di Torino n° 5579 del 20/03/2002

Direttore Responsabile Tommaso Novo

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SommarioEditoriale 4Due parole dal Presidente 5Esecuzione del thyrogen test e percorso assistenziale per radioiodio terapia 6l''immagine dell'infermiere nelle varie fasi della storia 9Assistenza infermieristica nei pazienti con tumori neuro endocrini 13Progetto educativo la salute vien mangiando “intervento educativo finalizzato a ridurre l'obesità e il diabete tipo 2 nei bambini”

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Raccomandazioni per lo sceening e diagnosi del diabete gestazionale 23Locandina master in “Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo”

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Infermieri e area critica, cenni storici, peculiarità e limiti 26Programmazione eventi 29Dal consiglio direttivo 30La posta 31La parola alle associazioni dei pazienti 36Referenti regionali 37Modalità di iscrizione ANIED 38Dalla redazione 39

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Aprile 2015

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NON E' FACILE, MA E' POSSIBILEtratto dal libro di Mario Giovanni Galleano

“Voci dalla Terra” appunti quotidiani

Quanta gente, compreso me stesso, è preoccupata per il domani, per tutto ciò che sente di dover fare, ma che per forza di causa maggiore, non riesce e, poco alla volta, le possibilità di poterlo fare svaniscono e allora si accascia sulle proprie idee e dice: “Non ce lla faccio”.

Non è facile risolvere certi problemi, questo è naturale perché, non abbiamo la possibilità di risolverceli da soli. Ci vuole altro, ci vuole fiducia e conoscenza delle tecniche e dei dottori che le usano ed allora ci nasce nel cuore una certa calma: non è facile, ma è possibile.

Non è facile trovare amici sinceri, a volte si fatica a trovarli, altri si nascondono e non sai prender decisioni per non invadere il loro campo, per lasciarli liberi, però capisci che sarebbe necessario cercare un contatto, un motivo, un momento in cui tutto possa essere più comprensibile e ti dici: non è facile, ma è possibile.

Non è facile cercare un nuovo cammino per giungere alla meta stabilita, perché le difficoltà nuove si accavallano alle difficoltà vecchie e, alla fine, ci si accorge di essere molto lontano dalla meta e che la tabella di marcia non è stata rispettata. Allora pensi e ti rincuori e dici: non è facile, ma è possibile.

Non è facile riuscire dove gli altri hanno fallito, anche se pensiamo di avere altre caratteristiche ed altre carte da giocare, almeno c'illudiamo, ma poi, le difficoltà ci fermano e pensiamo di dover abbandonare l'idea, invece, ci scrolliamo il pessimismo di dosso e diciamo: non è facile, ma è possibile.

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2 PAROLE PAROLE

DAL NOSTRO PRESIDENTEDAL NOSTRO PRESIDENTE

Carissimi soci e lettori, eccoci giunti al consueto appuntamento con la nostra ormai consolidata rivista.In un contesto globale che continua ogni giorno a chiederci di risparmiare, la logica che come associazione dobbiamo seguire, non è solamente quella di correre dietro al mercato. Abbiamo invece il dovere di pretendere risorse per coloro i quali si occupano di persone portatrici di patologie croniche come i pazienti affetti da endocrinopatie.Per cui, nonostante la crisi economica che ci opprime ormai da anni, siamo riusciti a formulare un piano formativo che garantisca una formazione continua e tuteli lo sviluppo professionale. Potrete vedere le proposte nella pagina dedicata all'offerta formativa 2015.A questo proposito volevo ringraziare tutte le aziende che hanno contribuito economicamente alla riuscita del nostro piano formativo e di ricerca (Abbot, Artsana, Bayer, BD, Bioseven, Bruno Farmaceutici, Harmonium Farma, Lifescan, Menarini, Roche, Sanofi, Terumo).

Anche quest'anno abbiamo organizzato numerosi eventi alcuni dei quali in collaborazione con AME, con lo scopo di allargare gli orizzonti professionali in un'ottica multidisciplinare.Il futuro si delinea con un crescente bisogno di collaborazione tra profili diversi. Coniugare le specifiche competenze al fine di ottimizzare quali-quantitativamente le prestazioni erogate, risponde pienamente alla richiesta che la società rivolge ai professionisti sanitari.Tutto questo è possibile solo se il lavoro in team è coordinato e armonico, equilibrato e stimolante, analogamente a quanto accade negli sport di squadra: uno spirito condiviso guida una dinamica sinergica finalizzata alla vittoria della partita. Solo con l'integrazione dei ruoli possiamo anche noi vincere in qualità e competenza.

La nostra associazione è aperta alla collaborazione, al dialogo e al confronto con tutte le altre associazioni di professionisti allo scopo di promuovere lo sviluppo professionale, superando rivalità e dicotomie.Finalmente con il II° congresso ANIED siamo riusciti a farci conoscere in diverse regioni e ad avere gruppi attivi e dinamici che credono nell'associazionismo e nella crescita professionale.A questo proposito ringrazio tutti i referenti regionali in carica che si stanno dando da fare per far crescere l'associazione.

Porgo a tutti un cordiale saluto Il vostro Presidente Tommaso Novo

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Esecuzione del Thyrogen test e percorso assistenziale per radioiodio terapia Laura Guercioni CPSEI S.S. Endocrinologia e diabetologia bologna

Il thyrogen test (test con TSH ricombinato – rhTSH) è utilizzato come test diagnostico di stimolo della tireoglobulina, per valutare eventuali recidive di carcinoma differenziato della tiroide, poiché la tireoglobulina è prodotta solo dalle cellule tiroidee, e le cellule dei tumori differenziati della tiroide nella maggior parte dei casi mantengono questa proprietà.L'rhTSH test può anche essere usato come stimolo per la captazione dello iodio radioattivo (I 131), per effettuare la scintigrafia total body diagnostica, senza la sospensione della terapia con levo-tiroxina, oppure per la preparazione della terapia con I131. È indiscutibile il vantaggio dell'uso di rhTSH nel ridurre il disagio del paziente provocato dallo stato di ipotiroidismo da sospensione prolungata dell'ormone tiroideo.

Test thyrogen:1° giorno: Ore 8 a digiuno prelievo ematico per il dosaggio di TSH, FT4, Tg e Ab anti-Tg Ore 9 prima somministrazione di Thyrogen una fiala da 0.9 mg i.m. Prima della somministrazione si illustrano al paziente i possibili effetti collaterali: nausea (11%), debolezza, cefalea (6%), vomito, stanchezza, febbre, affaticamento, tutti sintomi sopportabili che non pregiudicano le normali attività quotidiane; molto rare le reazioni allergiche.2° giorno: Ore 9 dopo avere chiesto e verificato se sono comparse reazioni post-iniezione, si esegue la seconda somministrazione di thyrogen una fiala 0,9 mg i.m.3° giorno: ore 8 prelievo ematico per dosaggio di TSH. Se programmata l'esecuzione l'esecuzione della scintigrafia total body, si invia il paziente in Medicina Nucleare per la somministrazione di I131.

5° giorno: ore 8 si esegue prelievo ematico per il dosaggio di Tg. Se programmata l'effettuazione della scintigrafia total body, si invia il paziente in Medicina Nucleare per la rilevazione scintigrafica.

Terapia con radioiodio Nei tumori differenziati della tiroide la terapia con I131 viene utilizzata: dopo la terapia chirurgica a scopo ablativo dei residui tiroidei; per trattare i residui di tumore e/o le metastasi iodiocaptanti.La terapia consiste nella somministrazione per via orale di una compressa di radioiodio.Lo I131 viene captato attivamente dalle cellule follicolari della tiroide con un meccanismo attivo tipico dei tessuti altamente specializzati e tale capacità può essere conservata anche nelle cellule dei tessuti tiroidei differenziati.La scintigrafia totale corporea effettuata alla dimissione, evidenzia le sedi di captazione del radiofarmaco e fornisce elementi fondamentali per i successivi provvedimenti terapeutici, se si rilevano metastasi, o un utile riferimento di confronto ai controlli successivi.Per la somministrazione del radiofarmaco ad attività superiori a 600 Mbq (come avviene nei pazienti operati per carcinoma tiroideo) è richiesto per legge il ricovero e la degenza media può variare dai 2 ai 4 giorni. Il tempo effettivo di degenza è variabile, in relazione al metabolismo individuale del radiofarmaco che dipende dall'attività somministrata, dalla rapidità di eliminazione (dagli emuntori naturali: reni, intestino e ghiandole salivari), dalla quota di I131 non captata e dalla percentuale di captazione di I131 a livello della massa neoplastica residua.In previsione della terapia, occorre un'adeguata preparazione atta ad ottimizzare i risultati della stessa: dieta carente di iodio e induzione di ipotiroidismo (endogeno, con sospensione di levo-tiroxina, o esogeno con rhTSH). Successivamente al trattamento, occorrerà seguire semplici norme di comportamento, al fine di ottimizzare la radioprotezione dei farmaci conviventi e della popolazione in genere (D. Lgs. 187/2000). Tali informazioni verranno fornite dal Medico responsabile e personalizzate

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per ciascun paziente al momento della dimissione.Per una corretta preparazione all'assunzione della terapia, è necessario rispettare una dieta priva o povera di alimenti che contengono iodio, nelle due settimane che precedono la somministrazione del radiofarmaco. Gli alimenti da evitare sono: sale iodato, sale marino, sale integrale, latte, burro, formaggi di ogni tipo, pesce, crostacei e molluschi, alghe, uova, maionese, prodotti a base di soia, cibi insaccati, cioccolato, frutta secca ed oleosa, alimenti con i coloranti E127ced eritrosina, cibi con gli additivi algin, corrragen, agar-agar. Altre fonti di iodio da evitare e da sospendere 3 settimane prima del trattamento: caramelle disinfettanti del cavo orale contenenti iodio, integratori alimentari contenenti iodio o a base di alghe, dentifrici o coluttori iodati, tinture per capelli, creme anticellulite a base di iodio. Se il paziente è in terapia con amiodarone, questa va sostituita e la terapia con iodiometabolica posticipata di 3-6 mesi. È inoltre indispensabile non aver praticato esami di radiologia diagnostica con mezzo di contrasto idrosolubile nel mese antecedente la terapia.Il medico durante la visita di programmazione della radioterapia con I131, prescrive la sospensione dei farmaci contenenti ormoni tiroidei, da effettuare 3-4 settimane prima della terapia, al fine di ottenere uno stimolo “adeguato” del TSH endogeno (>30 mU/L), oppure in alternativa, quando vi siano particolari motivazioni e/o indicazioni cliniche, stabilisce la preparazione con rh-TSH (thyrogrn fiale da 0,9 mg da effettuare una fiala i.m./die nei due giorni precedenti la somministrazione di I131).72 ore prima della terapia vengono eseguiti gli esami di screening, per le donne in età fertile anche il beta-hCG perchè la gravidanza è una controindicazione assoluta alla terapia con iodio radioattivo.All'ingresso in reparto viene eseguita la visita medica di controllo e, dopo aver valutato l'idoneità e fatto firmare il consenso informato alla terapia stessa, viene somministrato il radiofarmaco.Dopo l'assunzione dello iodio, i pazienti vengono sistemati nelle stanze di degenza del reparto radioprotetto. Il paziente non può uscire dalla stanza sino alla dimissione, non può ricevere visite da parte di famigliari o amici, in quanto l'accesso al reparto è consentito esclusivamente ai pazienti ed al personale sanitario autorizzato. Durante il ricovero viene fornita una dieta ricca di scorie ed il materiale a perdere: posate, piatti, tovaglioli, fazzoletti, lenzuola. Nei due-tre giorni dopo la somministrazione della terapia, è consigliabile bere almeno tre litri di acqua al giorno e mantenere un alvo regolare; per favorirlo verrà proposto anche l'uso di lassativi, al fine di minimizzare il tempo di transito nell'intestino del radio-farmaco. Trascorse almeno 24 ore dall'assunzione del radio-farmaco, è utile masticare chewing-gum o caramelle al limone, per aumentare il flusso di saliva e quindi ridurre il tempo di permanenza del radio-farmaco nelle ghiandole salivari, favorendo la più rapida eliminazione e riducendo il rischio di possibili sequele nel periodo successivo alla terapia.La terapia è ben tollerata dalla maggioranza dei pazienti; sono comunque possibili modesti effetti collaterali, quali: cefalea, nausea, dolore alla deglutizione, edema del collo; tali effetti sono reversibili con l'uso di antiinfiammatori.La dimissione avviene solo dopo che il personale della Fisica sanitaria abbia verificato che la quantità di radiazione emessa rientri nei termini della legge (D.Leg. 187/2000): la prescrizione delle norme di comportamento da seguire saranno personalizzate, tenendo conto anche delle informazioni circa lo stile di vita e la composizione del nucleo famigliare del paziente (rilevare con apposito questionario) e indicare in modo chiaro per la radioprotezione dei famigliari e della popolazione in generale.

Bibliografia:

Cooper D S Doherty G M, Haugen B R, et al. The American Thyroid Assoociation (ATA) guidelines taskforce on thyroid nodules and differentiated thyroid cancer. Revised American Thyroid Association management guidelines for patients with thyroid nodules and differentiated thyroid cancer. Thyroid 2009, 19. 1167-214.

Pacini F, Molinaro E, Castagna MG, et al. Recombinant human thyrotropin-stimulated serum thyroglobulin combined with neck ultrasonography has highest sensitivity in monitoring differentiated thyroid carcinoma. J Clin Endocrinol Metab 2003 88: 3668-73

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L'IMMAGINE DELL'INFERMIERE NELLE VARIE FASI STORICHE

Tommaso NovoIntroduzione Nell'esporre lo sviluppo storico dell'assistenza infermieristica, porrò l'accento su alcuni importanti fattori che hanno ”costituito” nelle varie epoche, la figura ed il ruolo dell'infermiere.Questi fattori sono importanti perché si caratterizzano per l'intreccio e l'influenza reciproca, determinando un'evoluzione dinamica della professione.Essi sono:

1. la condizione politico-economica, sociale e religiosa del periodo storico analizzato;2. la situazione socio-sanitaria dell'epoca connessa con lo sviluppo scientifico della medicina.

Solo dall'analisi dell'intreccio di questi fattori sarà possibile delineare la figura ed il ruolo dell'infermiere, ruolo che, nelle varie fasi storiche, si è via via formato e perfezionato.Pertanto si potrà constatare, dalla letteratura dell'analisi storica che segue questa introduzione, che il processo dinamico della storia ha plasmato la professione infermieristica generando attributi, ruoli, autonomia e compiti tuttora presenti nella professione.Una prova di quanto su accennato è data dal fatto che la professione infermieristica è ancora tutt'oggi un'attività prevalentemente femminile (vedasi l'antichità precristiana); essa richiede spirito altruistico (vedasi i primi secoli cristiani), necessita di senso pratico con spirito di sacrificio (vedasi il settecento).Tutto questo ci dimostra che le varie epoche hanno lasciato le loro tracce sul profilo professionale.Ne è un esempio il fatto che il settecento attribuì al ruolo dell'infermiere la mansione di addetta alle pulizie e quindi di persona utilizzabile anche come “domestica del malato”.Le conseguenze delle suddette attribuzioni sono state quelle di ancorare la professione, per un lungo periodo di tempo, ad un ruolo prettamente ascientifico.Quindi un'analisi storica è utile nella misura in cui ci segnala le radici storiche della professione, quali legami essa ha con il passato e quali potenzialità possiede attualmente, considerato che la categoria è da sempre posta al servizio della comunità.

Dall'era preistorica al settecentoNell'Era precristiana, una vera e propria figura di infermiere non si è conosciuta, però si crede che ad assistere bambini, vecchi, ammalati ed invalidi, abbiano provveduto essenzialmente le donne. L'arte medica era tenuta in gran conto, ma era opinione radicata che, essendo il destino dell'uomo dominato dalla divinità, anche la salute o la malattia fossero regolate dal volere divino. I malati venivano ricoverati in templi gestiti da sacerdoti e sacerdotesse preposti ai riti religiosi e alla gestione degli schiavi addetti all'assistenza degli infermi.In Epoca cristiana invece, l'assistenza ai malati mutò in seguito all'avvento dei nuovi ideali di carità ed amore fraterno propugnati dal cristianesimo. Le comunità si prendono cura delle vedove e degli orfani, degli schiavi, dei prigionieri, dei forestieri e dei pellegrini. Nasce, da parte delle diaconesse e dei diaconi, un servizio organizzato su base territoriale per l'assistenza degli ammalati e dei poveri. Dall'originaria ospitalità diffusa, si passa gradualmente alla costruzione di ospedali sovvenzionati il più delle volte da singoli cittadini abbienti. All'assistenza provvedono, in nome dell'amore cristiano, uomini e donne, che presto tenderanno ad organizzarsi in ordini religiosi.Nel Medioevo ebbero un enorme sviluppo le congregazioni di monaci e suore, in quanto i monasteri erano popolati dai figli cadetti delle famiglie nobili di un tempo. Tali organizzazioni godettero di notevole libertà e di ampie risorse economiche, grazie ai lasciti di benefattori e filantropi. Durante le crociate, servendosi del pretesto di costruire asili per i pellegrini in Terra Santa, i monaci cavalieri ottennero enormi possessi territoriali combattendo contro i Musulmani. In quest'epoca la medicina era nelle mani di abati che intraprendevano studi nel campo dei rimedi di tipo vegetale, animale e minerale. Le suore invece si occupavano dell'assistenza degli infermi ed in modo particolare delle donne, in quanto ritenevano sconveniente svolgere determinate pratiche ai malati di sesso maschile. Nell'XI e XII secolo, anche se gran parte dell'assistenza è ancora svolta da religiosi, iniziano a costituirsi varie associazioni laiche. Le donne che ne fanno parte praticano la vita comune in piccoli gruppi. La loro attività comprende: il lavoro manuale, l'educazione delle fanciulle, l'assistenza agli infermi e la composizione delle salme.

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Dal XIII al XV secolo si diffonde in Europa il fenomeno del pauperismo, con conseguenze di vagabondaggio. Incomincia ad affermarsi la figura del medico di classe sociale elevata e di formazione universitaria. Contemporaneamente, in diversi paesi, il potere civile con l'aiuto di quello religioso, accusa di stregoneria un gran numero di donne di classe contadina che giungono nei villaggi come guaritrici-levatrici.Nel secolo XVI avvennero importanti scoperte nel campo dell'anatomia, ma persistette ancora per molto tempo la convinzione dell'origine demoniaca di determinate malattie: sifilide, pazzia e vaiolo. Gli ospedali erano costituiti da ambienti molto ampi, mal areati, sporchi; spesso coloro che venivano ricoverati per semplici malattie od operazioni, peggioravano il loro stato di salute a causa della sporcizia e del fetore. L'igiene era ancora sconosciuta e l'assistenza infermieristica era prestata sia da prostitute, ex carcerate, alcolizzate, sia da personale religioso che si atteneva più alle prescrizioni dei sacerdoti che a quelle dei medici.Nel settecento la concezione illuministica investe anche il settore dell'assistenza; accanto alla carità cristiana si tende a costruire una solidarietà laica fondata sulla ragione, che riconferma la naturale uguaglianza di tutti gli uomini e mette in luce i diritti dei bisognosi. Nasce in Europa il concetto che l'assistenza sanitaria e sociale siano un diritto la cui tutela compete allo Stato. Le infermiere del tempo vengono considerate delle domestiche, con compiti spesso di pulizie; sono analfabete e alcolizzate, cosa che indica la loro condizione sociale.

Dall'ottocento ai giorni nostriNell'ottocento, in seguito alla scoperte microbiologiche, anestesiologiche ed igieniche, si verifica un sensibile aumento della durata media di vita. Questi mutamenti interessano anche l'ospedale e l'assistenza infermieristica. I settori della sanità e dell'assistenza si stanno sviluppando e rinnovando e richiedono infermieri preparati in grado di svolgere funzioni che diventano via via più complesse.Chi si applica maggiormente a riformare l'assistenza infermieristica ottenendo risultati di rilievo, è un'infermiera inglese, Florence Nightingale, ricordata ancora oggi come la prima riformatrice della formazione e dell'assistenza infermieristica.Gran parte della sua lunga vita (1820–1910) è stata dedicata al miglioramento della qualità dell'assistenza sanitaria. I suoi massimi contributi vanno individuati nella riforma del sistema assistenziale militare britannico e nella trasformazione dell'attività infermieristica in una professione rispettata, attraverso l'istituzione di programmi di addestramento e la definizione di norme comportamentali. La Nightingale, per esperienza diretta nella sua qualità di Capo Infermiera durante la guerra di Crimea (1854-1856), rilevò che il miglioramento delle condizioni sanitarie in ospedali militari ed in caserme, poteva ridurre drasticamente l'indice di di mortalità e salvare migliaia di vite. In un periodo in cui l'analisi statistica sociale era ancora insolita, la Nightingale riconobbe che dati attendibili sull'incidenza di decessi evitabili fra i militari, conferivano una grande forza alle argomentazioni a favore delle riforme. Per Florence Nightingale il miglioramento dell'assistenza infermieristica non potevarealizzarsi se non attraverso una specifica formazione dell'infermiere.Essa differenziava due tipi di assistenza infermieristica: quella orientata al mantenimento della salute e quella indirizzata alla cura delle malattie.Sottolineava poi l'importanza di cure globali che dovevano tenere conto dei bisogni bio-psico-sociali del paziente; si batté affinché l'assistenza infermieristica fosse riconosciuta come professione, pur essendo cosciente che i suoi sforzi costituivano i primi passi di un lungo cammino per l'evoluzione della professione.Alla scomparsa della Nightingale, in Gran Bretagna si apportarono sostanziali modificazioni nel campo della formazione infermieristica, tra le quali il prolungamento del periodo di formazione dell'infermiere, al fine di introdurre una effettiva differenziazione della nuova professione infermieristica dall'attività di tipo domestico, ancora caratterizzante l'attività assistenziale all'interno degli ospedali.Le associazioni infermieristiche inglesi ottennero non senza difficoltà, l'istituzione dell'Albo professionale nel quale vennero registrati i nominativi delle infermiere diplomate. La compilazione e la tenuta dell'albo professionale fu affidata al General Nursing Council.La carenza di infermieri diplomati e il particolare periodo legato alla Seconda Guerra Mondiale, imposero l'introduzione di una nuova figura infermieristica, con minor livello culturale e con preparazione specifiche ridotte (figura paragonabile all'infermiere generico).Nel 1948 entra in vigore in Gran Bretagna il Sistema Sanitario Nazionale, che per la sua efficacia ed efficienza sarà preso a modello da molti riformatori di vari paesi occidentali; tale sistema dalla sua nascita ha subito nel corso degli anni, rilevanti e innovative modifiche.Infatti l'assistenza infermieristica è oggi articolata in livelli e gradi diversi; vi è quindi una scala

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gerarchica che va dall'infermiera dirigente – infermiere insegnante – infermiere clinico specializzato – coordinatore – infermieri professionale – infermiere ausiliario (figura quest'ultima, corrispondente all'infermiere generico italiano). Alcuni infermieri sono impegnati a tempo pieno in attività di ricerca nel campo del “Nursing”.Intorno al 1870 sotto l'influsso della riforma operata dalla Nightingale in Gran Bretagna e su sollecitazione delle associazioni femminili, sorgono in U.S.A. le prime scuole infermieristiche. Nel corso degli anni la formazione infermieristica ha subito una notevole evoluzione, influenzata anche dal contesto socio-economico.A partire dal secondo dopoguerra è andata differenziandosi sempre più la tendenza alla formazione infermieristica universitaria che ha favorito una grande produzione di studi, ricerche, pubblicazioni, consentendo quindi la nascita di una cultura professionale sempre più centrata sui bisogni dell'uomo e non più limitata alle mansioni da svolgere nell'ambito dell'assistenza diretta al paziente. Negli ultimi decenni si sono avuti importanti progressi sul piano della metodologia del lavoro. L'assistenza infermieristica viene considerata un insieme di attività coordinate, effettuate attraverso la stesura scritta di un piano che richiede aggiornamento e revisione a seconda della necessità della persona assistita. La professione infermieristica è autonoma; gli infermieri per esercitare devono essere registrati nell'apposito albo istituito fin dal 1920 in tutti gli stati dell'Unione.L'Italia alla fine dell'ottocento era agli inizi del periodo di industrializzazione, l'unità della nazione relativamente recente, la situazione economica e culturale di una gran parte della popolazione scadente; l'assistenza sanitaria negli ospedali precaria. L'assistenza infermieristica vera e propria non esisteva, le mansioni di assistenza venivano svolte sovente da inservienti senza alcuna preparazione, spesso analfabeti e mal pagati. L'assistenza sanitaria e religiosa era espletata principalmente dalle suore che pur assistendo i malati con impegno e totale dedizione non avevano una preparazione professionale adeguata.L'iniziativa più significativa ed importante per la formazione infermieristica la si deve a due signore italiane, la marchesa Maria Maraini Guerrieri Gonzaga e la Principessa Emily Pelham Clinton Doria Pomphili che, conoscendo l'opera svolta da Florence Nightingale nel campo della professione infermieristica si adoperarono per istituire a Roma, la prima scuola convitto per infermieri sul modello inglese. La Regina Elena di Savoia incoraggiò e contribuì con sovvenzioni all'apertura e al funzionamento della scuola che sorse in un'area del Policlinico Umberto I e che fu inaugurata il 30 aprile 1910. A dirigere la scuola-convitto Regina Elena (S.C.R.E.) fu chiamata dalla Gran Bretagna Miss. Dorothy Snell accompagnata da alcune caposala inglesi; ad esse fu affidato il compito di dirigere ed organizzare la scuola ed occuparsi dell'insegnamento delle allieve italiane che, divenute infermiere, ebbero il compito di recarsi in altri ospedali per aprire nuove scuole-convitto per infermiere professionali.Nel 1914 alcune neo diplomate della S.C.R.E., organizzarono ed aprirono la scuola-convitto per infermiere presso l'Ospedale Civile di Firenze e negli anni seguenti analoghe iniziative furono intraprese in altre città italiane tra le quali Verona e Udine. L'opera delle infermiere diplomate venne elogiata da molti e la stampa dell'epoca ne diede ampio risalto attirando l'attenzione dell'opinione pubblica sul grave problema dell'assistenza.Il Ministro degli Interni, con un decreto l'8 aprile 1919 nominava una commissione “Per lo studio della riforma dell'assistenza infermieristica”. La commissione aveva il compito di verificare le condizioni in cui veniva svolta l'assistenza infermieristica, specie nei grandi ospedali e di formulare proposte per adeguare l'assistenza alle effettive necessità sanitarie. La relazione evidenziò le gravi condizioni in cui versava l'assistenza infermieristica in quasi tutto il paese ed elogiò l'attività svolta dalla S.C.R.E., la quale fu presa a modello di istituende scuole convitto presso i principali ospedali italiani.Nel 1925 lo stato Italiano per la prima volta emanò una normativa sull'istituzione e organizzazione delle scuole convitto per infermiere professionali; alcuni elementi contenuti nella normativa (RDL 15/8/25) e nel regolamento d'attuazione (R.D. 21/11/29 n. 2330), hanno analogie con lo statuto e regolamento della S.C.R.E.Le scuole furono poste sotto la diretta vigilanza del Ministero dell'Interno e dell'Istruzione e il diploma rilasciato aveva validità di diploma di stato. La normativa sopra citata disciplinava la formazione dell'infermiere professionale, dell'assistente sanitaria e dell'infermiere abilitato a funzioni direttive (AFD) (Capo Sala).Dopo la seconda guerra mondiale, agli inizi del '48, con l'entrata in vigore della Costituzione, la salute è riconosciuta come un diritto fondamentale di ogni cittadino. Si hanno rilevanti miglioramenti nell'assistenza sanitaria, ma permangono le carenze di fondo.

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Nonostante l'istituzione nel 1954 dei Collegi delle infermiere professionali, il personale infermieristico qualificato è scarso e carente e vi sono infermieri generici che fungono da Capo Sala.Gli ospedali restano enti di assistenza fino al 1968, quando l'ospedale diventa ente ospedaliero altamente specializzato nella cura e nella riabilitazione.Con la legge del 25/02/1971 nr. 124, si estende agli uomini la possibilità di accedere alla scuola per infermieri professionali e si pone fine all'obbligo dell'internato. Il titolo di studio necessario per l'ammissione è il diploma di scuola media inferiore, ma dall'anno scolastico 1973/74 occorrerà anche un certificato attestante l'ammissione al 3° anno di scuola media superiore.Due anni dopo, con la legge del15/11/1973 nr. 795, viene ratificato l'accordo europeo di Strasburgo; le norme più importanti introdotte sono, oltre all'ammissione alla scuola per infermieri professionali dei soli candidati che hanno maturato 10 anni di scolarità, il prolungamento del corso da due a tre anni scolastici e la definizione di un programma di insegnamento di base, pari ad almeno 4.600 ore.Vengono previste le seguenti funzioni infermieristiche: assistenza diretta, educativa, organizzativa, di ricerca nel campo del nursing, suddivise in otto aree funzionali, di cui sette autonome ed una dipendente dal medico per quanto attiene a diagnosi e terapia.Nel 1974 le mansioni dell'infermiere vengono modificate. Le più importanti innovazioni riguardano la programmazione dei piani di lavoro, l'educazione sanitaria, l'istruzione del personale, la partecipazione a riunioni di gruppo e ricerca scientifica.In Italia il problema infermieristico non viene ancora considerato centrale nell'ambito dell'assistenza sanitaria; particolarmente difficile si rivela il reperimento e la preparazione di infermieri insegnanti capaci di essere realmente educatori oltre ad essere esperti dell'assistenza infermieristica. A questo fine vengono istituite le Scuole a fini Speciali a Roma e a Milano.Spesso il lavoro dell'infermiere italiano è ancora empirico, non finalizzato ad obiettivi stabiliti, privo di metodo e scarsamente autonomo.A causa di una politica non sempre attenta alla necessità di una moderna assistenza sanitaria, il nostro paese dispone di un sistema sanitario disorganizzato e con rilevanti carenze di organico infermieristico. Questo ha contribuito a privare i cittadini di una qualificata assistenza e ha introdotto un malessere fra i professionisti sanitari, contribuendo ad offuscare la dignitosa immagine della professione infermieristica che, con molte difficoltà, si è andata costruendo nel tempo.Una grande svolta professionale si ha 1994 con il decreto 739/94, che definisce il profilo professionale grazie al quale la professione si svincola dalla rigidità del vecchio mansionario, liberando i professionisti infermieri dalla staticità imposta da un mero elenco di tecniche ed atti eseguibili. Si è però venuta a creare una una certa ansia da “eccesso di libertà”, che rendeva difficile comprendere e definire quali fossero i confini propri della professione infermieristica, da quelli specifici della professione medica.L'inserimento della formazione infermieristica in ambito accademico nel 1999, con decreto ministeriale 509 e le successive modifiche dal DM 270 del 2004, ha definitivamente regolamentato la formazione infermieristica e, la svolta forse maggiormente significativa è sta determinata dalla legge 42/1999 abolente il mansionario. Attualmente la professione è quindi regolamentata dalla legge 739/1994 che stabilisce il profilo professionale, dal Codice Deontologico nonché dagli ordinamenti didattici universitari e post-base.Gli ambiti del profilo in cui l'infermiere si deve muovere con responsabilità, autonomia, competenza ed efficacia, sono rivolti ai campi della prevenzione, dell'assistenza diretta e della riabilitazione.Questo nuovo assetto garantisce all'infermiere, lo sviluppo di carriera specifico, all'interno della propria professione:

Laurea Infermieristica Master di 1° livello

Laurea Magistrale

Master 2° livello

Dottorato di RicercaBibliografia

Calamandrei Carlo “L'assistenza infermieristica: storia, teoria, metodi” - La Nuova Italia Scientifica 1988 “Guida all'Esercizio della Professione Infermieristica” III edizione 2007 Edizioni Medico Scientifiche

“Professione infermiere” n. 3/84 Castagna M. E. “Storia di una professione senza storia. L'assistenza infermieristica in Italia e il caso delle Scuole Convitto Regina Elena”

C. Cantarana “Codice della Legislazione Sanitaria”, ed. Stampa Nazionale

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ASSISTENZA INFERMIERISTICA NEI PAZIENTI CON TUMORI NEURO ENDOCRINI

(NET)Monia Valota CPSI Bergamo

Durante il lungo e difficoltoso percorso diagnostico per i tumori neuroendocrini (NET), all'infermiere vengono richieste alcune competenze specifiche: accuratezza nella preparazione e nell'esecuzione degli esami di laboratorio

organizzazione dell'esecuzione degli esami di diagnostica per immagini

soddisfazione del bisogno di apprendere delle persone assistite

Gli esami di laboratorio utili per la diagnosi sono numerosi: cromogranina A, enolasi neurone specifica, polipeptide pancreatico, gonadotropina corionica, gastrina, insulina, glucagone, VIP, peptide PTH-correlato, calcitonina, GHRH, ACTH, CRH, acido 5-idrossi-indolacetico. Non tutti sono indispensabili, non tutti sono ampiamente disponibili. È importante che l'infermiere conosca le condizioni che possono alterare, in fase pre-analitica, il risultato dei dosaggi:

cromogranina A: farmaci (inibitori della pompa protonica e anti-H2), fumo, gravidanza, gastrite cronica atrofica, iperplasia delle cellule ECL, presenza di Helicobacter pylori, malattie infiammatorie intestinali; contaminazione batterica intestinale, morbo di Whipple, ipertensione arteriosa, BPCO, condizioni di aumentata attività simpatica, insufficienza renale epatica e cardiaca, malattie neuropsichiatriche croniche; è comunque da sottolineare che nessuno di queste situazioni porta ad aumentare dei livelli di oltre 4 volte il limite superiore di norma, come si può osservare in presenza di NET;

acido 5-idrossi-indolacetico (su raccolta urine delle 24 ore acidificate con HCl); prima di eseguire la raccolta urinaria eliminare per 7 giorni banane, avocado, kiwi, ananas, frutta secca, susine, pomodori, melanzane, caffè, tè, cacao, cioccolata, vaniglia, dolci (consentiti zucchero e marmellate, esclusa quella di susine).

Poiché non tutti gli esami di laboratorio vengono eseguiti presso la singola struttura, è importante organizzare la raccolta dei campioni con una tempistica e una conservazione corretta, per la spedizione nella struttura adeguata.

Diagnosi per immagini. Sono eseguibili numerose procedure, alcune delle quali richiedono una preparazione particolare.

Ecografia addome: esame poco costoso, necessita di una dieta priva di scorie dal giorno precedente, digiuno ed eventualmente vescica piena

EGDS (Esofago-Gastro-Duodeno-Scopia): esame poco costoso, necessita del digiuno ed eventualmente sedazione (se richiesto dalla persona assistita)

Eco-endoscopia: metodica operatore-dipendente non ampiamente disponibile

TC addome spirale con studio multifasico: metodica di larga diffusione, che presenta una buona sensibilità diagnostica, richiede solo il digiuno e il dosaggio preliminare di glicemia e creatininemia,

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nonché la valutazione di una possibile allergia al mezzo di contrasto

RMN: metodica con sensibilità diagnostica dell'85% per lesioni pancreatiche, richiede solo digiuno e dosaggio preliminare di creatininemia

Octreoscan: metodica non eseguita in tutte le strutture, richiede l'eventuale sospensione della terapia con analoghi della somatostatina

PET-TC con 68Ga-DOTATOC: metodica poco diffusa, anche se migliore sensibilità e accuratezza diagnostica

Anche in questo caso, la mancata disponibilità di tutte le metodiche in ogni singola struttura richiede un'accurata organizzazione e collaborazione interdisciplinare con altre strutture ospedaliere.

Il bisogno di apprendere, conseguente al deficit di conoscenze, è quello maggiormente rilevato dalla persona assistita affetta da NET, pertanto gli obiettivi che l'infermiere deve porsi, saranno:

a medio e lungo termine aiutare la persona assistita a comprendere le informazioni ricevute, in modo che il paziente possa collaborare ai trattamenti proposti

a lungo termine la persona assistita sarà in grado di utilizzare autonomamente e in modo pertinente le risorse del sistema sanitario-assistenziale

In conclusione, per effettuare una corretta diagnosi di NET, è necessaria una collaborazione interdisciplinare durante il percorso diagnostico, con personale infermieristico dedicato e adeguatamente formato.

Bibliografia di riferimento Attanasio R., Borretta G., Papini E., Toscano V., Manuale di endocrinologia clinica. Edizioni Medico Scientifiche Torino 2010.

Wilkinson JM. Diagnosi infermieristiche con NOC e NIC. Casa editrice Ambrosiana, Milano 2009.

Casti M. La documentazione infermieristica. Edizioni McGraw-Hill, Milano giugno 2005

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Progetto EducativoLA SALUTE VIEN MANGIANDO

“Intervento educativo finalizzato a ridurre l’obesità e il diabete mellito di tipo 2 nei bambini”

C.P.S.I. Rina CersosimoABSTRACTIl tasso di obesità in Europa è in repentino aumento e la tendenza, pur in misura minore, è riscontrabile anche in Italia. Le patologie legate all’obesità, in primis il diabete mellito di tipo 2, sono ormai tra le maggiori cause di mortalità nei paesi più sviluppati. Parallelamente, si riscontra un aumento anche del tasso di obesità in età pediatrica ed è dimostrato che un bambino obeso sarà, con tutta probabilità, un adulto obeso.Le cause dell’obesità, in stretta connessione tra loro, sono legate all’alimentazione, alla ridotta attività fisica e alla familiarità-ereditarietà.

L’intervento educativo che si propone, è rivolto ai bambini e mira dunque a coinvolgere, con eguale interazione, la scuola, la famiglia e il medico di base, in modo da favorire comportamenti più adeguati e consapevoli e la promozione della salute del bambino.(Key words: obesity, childhood, insulin resistance, type 2 diabetes Mellitus).

INTRODUZIONEI motivi che mi hanno portata a scegliere di affrontare la complessa materia dell’obesità infantile, sono molteplici. Intanto è un argomento che riguarda il futuro dei piccoli di oggi, che saranno gli adulti di domani poiché un bambino su tre, in Italia, è colpito da sovrappeso e obesità (1). E’ estremamente importante non sottovalutare questi dati nell’affrontare la problematica, che spesso non viene riconosciuta come tale dalle persone che circondano il bambino. Anche per esperienza personale ho potuto sperimentare che, in particolare nel sud dell’Italia, un bambino in sovrappeso viene visto con maggiore benevolenza e suscita una maggiore simpatia rispetto a un coetaneo magro, bollato spesso come cagionevole di salute e invitato senza mezzi termini a mangiare di più. Ciò è supportato scientificamente da ricerche che, come vedremo, evidenziano una maggiore frequenza di casi di sovrappeso e obesità nel mezzogiorno (2).Proverbi come “grassezza, mezza bellezza” sono all’ordine del giorno e dimostrano come sia particolarmente arduo il compito di chi cerca di favorire un approccio maggiormente corretto all’educazione alimentare e, spesso, la responsabilità più grande non è del bambino, ma delle persone che dovrebbero educarlo.Perché, quindi, un progetto sull’obesità infantile? Intanto perché comporta svariati effetti negativi più o meno gravi non solo sulle condizioni di vita di chi ne soffre, ma anche su quella dei familiari e, indirettamente, sulla collettività. Non dobbiamo infatti dimenticare che l’obesità e le patologie ad essa correlate (prima fra tutte il diabete mellito di tipo 2) hanno un notevole impatto economico sul sistema sanitario nazionale, tra costi diretti ed indiretti (3). Il bambino obeso o, in misura minore, quello in sovrappeso, rischia di rimanere imprigionato in un labirinto di effetti negativi a livello di autostima e dell’immagine di sé, favorendo comportamenti tipici di questa patologia: passerà ore davanti alla tv o ai videogiochi, non parteciperà ad attività con i coetanei, dimostrerà uno scarso impegno scolastico, con conseguente emarginazione per diversità.Ma non è tutto. Il bambino obeso ha molte possibilità di diventare un adulto obeso, con quello che ne consegue dal punto di vista della crescita individuale (penso al delicato periodo dell’adolescenza) e anche dei rischi concreti legati alla salute. Vi è ormai una certa connessione diretta, come accennato, tra il diabete mellito di tipo due, un tempo patologia riferibile soltanto agli adulti, e l’obesità infantile. Negli ultimi anni si è riscontrato un preoccupante aumento dell’insorgenza pediatrica della malattia, con bambini costretti a convivere con essa per tutta la vita.

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Se a ciò si aggiungono i problemi cardiovascolari (ipertensione arteriosa, coronaropatie), osteoarticolari (insorgenza precoce dell’artrosi, a causa dell’eccessivo carico cui sono sottoposte le articolazioni), respiratori (in particolare per le apnee notturne nel sonno) e l’associazione con alcuni tipi di cancro, si può concludere che l’obesità ha certamente come conseguenza tardiva l’essere causa di una riduzione dell’aspettativa di vita. Analizzando i dati ISTAT relativi al 2° rapporto sull’obesità dell’Istituto Auxologico Italiano, si evidenzia come l’obesità riduca l’aspettativa di vita di 17 anni, seconda causa di mortalità dopo il fumo (4).Figura 1: i principali sintomi e complicanze correlati all’obesità in età pediatrica (5)

E’ quindi utile percorrere tutte le strade che possano portare ad un aumento della consapevolezza dell’importanza di una corretta alimentazione; questa consapevolezza non può che essere creata fin dai primi anni di età. Per questo motivo la mia proposta è quella di suggerire una serie di interventi mirati, chiedendo la collaborazione delle famiglie, della scuola e dei pediatri di base, le figure più vicine al bambino e che, adeguatamente informate, possono indirizzarlo verso un comportamento più adeguato.

L’OBESITA’ INFANTILEViene tecnicamente definita obesità l'accumulo eccessivo di tessuto adiposo causato da uno squilibrio tra apporto calorico e dispendio energetico. Ovviamente questa definizione non si applica a tutte le forme di obesità strettamente connesse a disfunzioni o malattie endocrine, che corrispondono però soltanto al 5% del totale dei soggetti obesi. (6)Il parametro più utilizzato per definire il grado di obesità è l'Indice di Massa Corporea (IMC) che si ricava dal rapporto tra il peso, espresso in chilogrammi (Kg), e la statura, espressa in metri, al quadrato (m2). La classificazione del WHO (1998) prevede le seguenti categorie in relazione all'IMC (7):

IMCNormopeso 18,5 ÷ 24,9sovrappeso 25 ÷ 29,obesità

I grado II grado

III grado

30 - 34,935 - 39,9>40

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L’IMC, studiato per gli adulti, si dimostra meno affidabile nel bambino, ma è comunque il parametro di riferimento. Pertanto si definisce obeso un bambino il cui peso supera di più del 20% quello ideale, in sovrappeso se supera del 10-20% oppure quando il suo IMC è maggiore del previsto (8).Dati piuttosto precisi e interessanti sono presenti nella raccolta dati “OKkio alla salute”, che ha coinvolto tra il 2008 e il 2009 48176 bambini della classe terza della scuola primaria (9), attraverso la somministrazione di questionari mirati ai bambini, alle scuole e alle famiglie. Tra i risultati più rilevanti è emerso che il 23,2% dei bambini misurati era in sovrappeso e il 12,0% in condizioni di obesità, con un’ampia variabilità regionale (Figura 2). I valori più alti sono stati osservati nel sud Italia, con un massimo di 49% di bambini in eccesso ponderale in Campania e quelli inferiori al nord (19% nella Provincia Autonoma di Bolzano).

Figura 2: bambini in sovrappeso e obesi per regione , OKkio alla Salute, 2010

Le cause dell’obesità infantile sono molteplici, si parla infatti di genesi multifattoriale (risultato di diverse cause che interagiscono tra di loro) (10) e si possono sintetizzare in eccessiva o cattiva alimentazione, attività fisica ridotta e fattori genetico-familiari.

Un’iperalimentazione nei primi due anni di vita del bambino causa un’ipertrofia delle cellule adipose ma, soprattutto, un’iperplasia. Ciò significa che, da adulto, avrà maggiori difficoltà a mantenere il peso nei limiti, perché potrà ridurre le dimensioni delle cellule, ma non avrà la possibilità di far scendere il numero. Durante i fondamentali anni della crescita, il forte appetito del bambino viene, poi, saziato spesso in maniera disordinata e sregolata, con merendine, snack ricchi di calorie e grassi e con bibite gassate stracolme di zuccheri; una pubblicità che invita a “portare in tavola la felicità” (11) (cioè la bibita gassata in sostituzione dell’acqua) risulta molto accattivante e costituisce una tentazione irresistibile per molte famiglie. Le famiglie che dovrebbero, anziché portare in tavola la felicità, accorgersi per prime dell’effettivo aumento ponderale del bambino, informando il pediatra.

Un altro importante fattore di rischio, che interagisce strettamente con l’alimentazione scorretta, è la sedentarietà. I bambini camminano pochissimo, difficilmente vanno a scuola e tornano a casa a piedi e passano invece ore davanti alla televisione (che, spesso, propone i “modelli” di cui sopra) o ai videogiochi. Lo sport, inteso per i più piccoli essenzialmente come espressione ludico-motoria e non necessariamente orientato all’agonismo, è essenziale per rendere attivo il bambino e per mantenere le giuste proporzioni tra massa magra (tessuto muscolare) e massa grassa (tessuto adiposo), ma per

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ottenere buoni risultati è sufficiente dedicare parte della giornata ad attività aerobiche leggere, come camminare o andare in bicicletta. Un importante alleato delle famiglie, in questo senso, può essere la scuola: proposte come andare a scuola e tornare a casa in gruppo o un giusto approccio all’attività fisica nelle ore di Educazione Motoria possono essere fondamentali.

Infine, non sono meno importanti i fattori familiari. L’indagine annuale Multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" condotta dall’ISTAT nel febbraio 2010 dimostra come, per tutte le fasce di età prese in esame (6-9, 10-13, 14-17 anni), il valore più alto di eccesso di peso nei bambini espresso in percentuale si ha quando entrambi i genitori si trovano in condizioni di sovrappeso o obesità. Si va dal 46,3% per i bambini tra 6 e 9 anni (contro il 31,1% dei bambini figli di genitori non in eccesso di peso) al 23,4% della fascia 14-17 (i coetanei figli di genitori in peso forma sono il 9,7%) (12). L’esempio della famiglia è fondamentale e va necessariamente integrato con l’attività del pediatra, che deve tenere sotto controllo la situazione e valutare eventuali alterazioni genetiche ereditarie.

Tre cause che interagiscono tra loro e per le quali, come vedremo, cercherò di proporre tre interventi, con interazione altrettanto stretta. Tutto ciò non prima di aver approfondito la correlazione, sempre più evidente, tra l’obesità infantile e l’insorgenza, anche precoce, del diabete mellito di tipo due.

OBESITA’ E DIABETE MELLITO DI TIPO DUEIl diabete mellito di tipo 2 è una malattia metabolica caratterizzata da glicemia alta in un contesto di insulino-resistenza e insulino-deficienza relativa. Si differenzia dal diabete mellito di tipo 1 in cui vi è una carenza assoluta di insulina a causa della distruzione delle Isole di Langerhans del pancreas. I sintomi classici sono eccesso di sete, minzione frequente e fame costante. Il diabete di tipo 2 rappresenta circa il 90% dei casi di diabete, mentre il restante 10% è dovuto principalmente al diabete mellito tipo 1 e al diabete gestazionale. L'obesità è considerata la causa principale di diabete di tipo 2 nei soggetti che sono geneticamente predisposti alla malattia (13).Il diabete mellito di tipo 2 viene anche chiamato “diabete dell’adulto”, per via dell’insorgenza normalmente tardiva dei sintomi. La diffusione quasi epidemica dell’obesità nella popolazione mondiale ha determinato la comparsa di diabete mellito di tipo 2 (T2DM) in età pediatrica che, segnalato inizialmente in minoranze etniche, negli Stati Uniti è in aumento anche negli adolescenti di razza caucasica. Attualmente in Europa il tasso di prevalenza di T2DM nei giovani non è elevato, ma è prevedibile un suo aumento nei prossimi anni, in considerazione del numero di adolescenti obesi che manifestano alterata tolleranza glucidica (ATG) e altri parametri della sindrome metabolica (14).

IL PROGETTO EDUCATIVO: LA SALUTE VIEN MANGIANDOIl mio progetto educativo è indirizzato, per le ragioni già trattate, ai bambini della scuola primaria, coinvolgendo un campione di circa 50 bambini, frequentanti la seconda e la quarta classe.

Le risorse umane interessate sono, quindi:

Ideatrice del progetto (chi scrive), che ha il compito di presentarlo e raccogliere le informazioni

I bambini interessati, destinatari del progetto educativo

Il Dirigente Scolastico, che fornirà le autorizzazioni necessarie, e le Insegnanti, che interagiranno con l’ideatrice del progetto, in particolare in ambito pedagogico

I genitori

Il pediatra

La Carta di Ottawa, presentata nel 1986 nell’ambito della 1° Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute, la definisce come il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla. La promozione della salute rappresenta un processo socio-politico globale: esso investe non soltanto le azioni finalizzate al rafforzamento delle capacità e delle competenze degli individui, ma anche l’azione volta a modificare le condizioni sociali, ambientali ed economiche, in modo tale da mitigare l’impatto che esse hanno sulla salute del singolo e della collettività. La partecipazione è essenziale per sostenere l’azione della promozione della salute. (15)

In questo senso, obiettivi di salute del progetto a medio e lungo termine sono i seguenti:

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Sensibilizzare i bambini e orientarli verso uno stile di vita corretto

Fornire gli strumenti adeguati per un’alimentazione consapevole

Favorire un’educazione all’attività fisica e allo sport

Creare le premesse per una diagnosi precoce del diabete mellito di tipo 2, in caso di predisposizione genetica

Per raggiungere gli obiettivi prefissati occorre, in primo luogo, individuare la struttura e chiedere al Dirigente Scolastico le necessarie autorizzazioni.

Una volta ottenute, il primo passo è quello di somministrare un questionario semplice e adeguato all’età dei partecipanti, per raccogliere una serie di dati iniziali sull’alimentazione. Insieme al questionario, da compilarsi in forma rigorosamente anonima, viene fornita una autorizzazione ai sensi del d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196 (Testo Unico sulla privacy), che deve essere restituita compilata e firmata dai genitori o da chi esercita la patria potestà.

Tra i questionari validati consultati, la mia scelta è ricaduta (limitatamente alla parte che deve essere compilata dai bambini) su quello fornito dalla UISP (Unione Italiana Sport per tutti), nell’ambito della campagna sugli stili di vita sani “RiDiamoci una Mossa”, per i seguenti motivi:

− argomenti trattati, alimentazione ed attività motoria (in maniera ben distinta)

− immediatezza e facile comprensione per i bambini dai 7 ai 10 anni (grazie anche all’utilizzo di emoticon per le risposte)

Le finalità e la presentazione del progetto sono consultabili sul portale raggiungibile dal sito web della UISP (16), il questionario è invece in allegato al presente progetto.

Ho scelto di evitare l’utilizzo di strumenti specifici per la misura dei parametri dei bambini quali, ad esempio, bilance, aste per l’altezza e metri per circonferenza addominale, in modo da evitare di mettere a disagio i piccoli facendoli sentire in qualche modo sotto esame.

TEMPI DI GESTIONE E PROGRAMMAZIONE DELL’INTERVENTO EDUCATIVOUna volta raccolti i questionari ed analizzati i risultati, è il momento di partire con la seconda fase del progetto, l’intervento educativo vero e proprio, da realizzarsi direttamente nelle scuole con una serie di incontri.

Intendo strutturare il progetto nel seguente modo: dopo la somministrazione del questionario iniziale e la raccolta dei dati, gli incontri verranno svolti con cadenza mensile, in modo da fare assimilare meglio i concetti. Un mese circa dopo il termine del ciclo di incontri, sarà poi somministrato nuovamente il questionario, per verificare se e in che modo le risposte siano cambiate, confrontando empiricamente i risultati.

Primo incontro frontale, con spiegazione delle caratteristiche e dell’importanza dei cinque pastiprincipali e, soprattutto, della colazione, che dai 2 ai 12 anni dovrebbe coprire circa il 20% del fabbisogno giornaliero del bambino (17).Si analizza la piramide alimentare (grafico che invita in maniera chiara la popolazione a seguire consigli dietetici qualificati in tema di alimentazione e salute; alla base della piramide ci sono i cibi che si possono consumare liberamente, al vertice quelli per cui prestare maggiore attenzione), dotandosi di strumenti come un cartellone colorato da appendere in classe, diviso per piani e con colori diversi, specificando dove vanno collocati gli alimenti.L’incontro, che ovviamente non sarà un monologo, ma cercherà di coinvolgere il più possibile i bambini per evitare cali di attenzione, prevede anche l’utilizzo di personaggi di fantasia appositamente creati, dividendoli tra buoni e cattivi e abbinandoli agli alimenti a seconda della loro posizione sulla piramide, in modo da avere un impatto ancora maggiore. Al termine del primo incontro viene richiesta la collaborazione diretta dei bambini, affidando loro il compito di raccogliere immagini di alimenti di

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qualsiasi tipo da portare in aula per l’incontro successivo, sulla base dell’esperienza consolidata nel modello della Group Care (18)

Figura 3: la piramide alimentare italiana (alimentazionebambini.e-coop.it)

Secondo incontro, previsto ad un mese dal primo, nel quale si chiede una partecipazione più diretta da parte dei bambini, che sono invitati a posizionare le immagini degli alimenti direttamente sul cartellone, spiegando le motivazioni per cui hanno sistemato l’alimento in una zona piuttosto che nell’altra Terzo incontro dedicato all’attività ludica da eseguire in gruppo. Viene utilizzato un gioco simile al Gioco dell’Oca in cui ogni casella è abbinata ad una classe di alimenti presente nella piramide e, a seconda della sua “bontà”, si procede in maniera più veloce o lenta verso il traguardo, anche saltando un turno se l’alimento risulta particolarmente calorico (ad esempio le merendine commerciali, le bibite gassate o i panini particolarmente farciti) Quarto incontro integrato, più specificatamente indirizzato a sviluppare l’aspetto dell’attivitàfisica dei bambini. Partendo da semplici domande (Vieni a scuola a piedi o in macchina? Fai le scale o prendi l’ascensore? Quante ore passi davanti alla tv? E ai videogames? Quante volte alla settimana fai sport?) e proponendo illustrazioni e disegni, si suggerisce al bambino la scelta di un’attività fisica abituale e costante in alternativa alle attività sedentarie, come il dannoso stazionamento davanti alla televisione e l’uso eccessivo del computer

Un ruolo estremamente importante per quanto riguarda la corretta alimentazione viene svolto dalla famiglia, che deve quindi essere egualmente educata.Nell’ambito del primo incontro vengono coinvolti, naturalmente con invito a partecipare su base volontaria, i genitori, a cui viene consegnato un vademecum contenente informazioni sui temi trattati, tratto da “Crescere bene dallo svezzamento all’adolescenza” (19).

Non bisogna poi dimenticare la presenza di un’importante figura di raccordo e controllo, a cui le famiglie possono e debbono rivolgersi: il pediatra. In presenza di dubbi, è indispensabile un controllo periodico e costante del peso, che non si limiti ai momenti di incontro tra medico e genitori previsti dall’ordinamento nei Bilanci di Salute dei bambini. Nel corso del progetto, bambini e genitori saranno sensibilizzati ad instaurare un rapporto più diretto con il pediatra, specialmente in caso di sovrappeso del bambino o di familiarità per malattie legate all’obesità.

CONCLUSIONIA fronte di dati iniziali che potrebbero essere preoccupanti (come verificato in numerosi studi citati), in

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sede di analisi dei risultati del secondo questionario, mi aspetto un miglioramento anche sensibile nella percezione della necessità di comportamenti più adeguati in materia di alimentazione e di attività motoria, perché nella fascia di età presa in analisi i bambini sono ancora estremamente recettivi, ma già in grado di modificare autonomamente abitudini errate, se adeguatamente indirizzati.

Il Progetto Fata Maina, che ha sensibilizzato sull’educazione alimentare bambini della scuola dell’infanzia, ha dimostrato che l’introduzione di semplici regole in un contesto ludico ha comportato benefici non solo per i bambini, ma anche per genitori ed insegnanti (20).

I bambini hanno bisogno di conoscere se stessi tanto quanto hanno bisogno di conoscere il mondo; e queste informazioni si ottengono soltanto agendo nel mondo, cioè tramite l'interazione reale fra esseri umani. I bambini hanno bisogno di più esperienza e meno televisione. (21)

NOTE E BIBLIOGRAFIAhttp://www.obesitainfantile.org/ Fondazione Italiana per la Lotta all’Obesità Infantile, home page, banner informativohttp://www.salute.gov.it/dettaglio/phPrimoPianoNew.jsp?id=365 http://www.italpress.com/salute/31746/obeso-1-italiano-su-10-al-molise-la-maglia-nera http://www.obesita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=193&Itemid=256 http://www.gidm.it/pdf/3-2009/cerutti.pdf - F. Cerutti “Obesità e diabete mellito di tipo 2 in età evolutiva”http://bambini.doctissimo.it/alimentazione-bambino/alimentazione-primi-anni/obesita-infantile.html Obesità, in http://www.salute.gov.it/nutrizione/paginaInternaMenuNutrizione.jsp?id=1462&lingua=italiano&menu=patologiehttp://www.salute.gov.it/dettaglio/pdPrimoPiano.jsp?id=92 Rapporto Istisan, Sistema di sorveglianza “OKkio alla Salute”, risultati 2010www.salute.gov.it/dettaglio/pdPrimoPiano.jsp?id=92 http://www.youtube.com/watch?v=giQuPRjShNs http://www.istat.it/it/archivio/43508 tavola 7 Il diabete mellito di tipo 2, in http://www.diabetologia.it/diabete/diabete_2.htm http://www.gidm.it/pdf/3-2009/cerutti.pdf - F. Cerutti “Obesità e diabete mellito di tipo 2 in età evolutiva” http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/speciali/sanita/Pdf/CartaOttawa.pdf http://www.diamociunamossa.it/cms/ U. Pergolizzi, “La colazione ideale per i bambini” http://www.ok-salute.it/alimentazione-e-diete/12_a_colazione-ideale-bambini.shtml http://www.gidm.it/pdf/1-2007/TRENTO.pdf “Crescere bene dallo svezzamento all’adolescenza” http://www.educazionenutrizionale.granapadano.it/it/corretta-alimentazione/manuali-per-la-corretta-alimentazione/manuale-bambini#/1/ L’educazione come progetto di crescita: il Progetto Fata Maina http://www.gidm.it/pdf/3-2012/Lavoro-Originale_Trento.pdfJohn Condry, Ladra di tempo, serva infedele, 1993

Nella stesura di questo lavoro, ho consultato i seguenti studi, articoli e progetti, avvalendomi della ricerca libera Google e delle parole chiave su PubMed: P. Nardone, A. Lamberti, G. Baglio, M. Buoncristiano, A. Spinelli e il Gruppo OKkio alla Salute 2010, “IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA OKKIO ALLA SALUTE: I PRINCIPALI RISULTATI DELLA SECONDA RACCOLTA DATI”, Inserto BEN – Bollettino Epidemiologico Nazionale gennaio 2012, pag. 1-4 L. Censi, D. D’Addesa, D. Galeone, S. Andreozzi, A. Spinelli, “STUDIO ZOOM8: L’ALIMENTAZIONE E L’ATTIVITA’ FISICA DEI BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA”, in Istituto Superiore di Sanità, Rapporto ISTISAN, dicembre 2012 ISTAT, “IL DIABETE IN ITALIA, periodo di riferimento anni 2000-2011”, pubblicato il 24/9/2012 F. Cerutti, “OBESITA’ E DIABETE MELLITO DI TIPO DUE IN ETA’ EVOLUTIVA”, in GIDM, Giornale Italiano di Diabetologia e Metabolismo, 2009, 29; 120-130 M. Trento, “L’EDUCAZIONE COME PROGETTO DI CRESCITA: IL PROGETTO FATA MAINA (Educazione alimentare in età prescolare)”, in GIDM, Giornale Italiano di Diabetologia e Metabolismo, 2012, 32; 107-115 Ersilia Troiano, Carmela Casullo, Alfonso Siani, Gianvincenzo Barba, “UNA PIRAMIDE DI SALUTE – IL PROGETTO ARCA”, Quaderni acp 2006; 13(1): 12-16

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Campagna di comunicazione “RIDIAMOCI UNA MOSSA – IL GIOCO CONTINUA”, promossa da UISP (Unione Italiana Sport per tutti)AAVV, “CRESCERE BENE DALLO SVEZZAMENTO ALL’ADOLESCENZA”, manuale per la corretta alimentazione promossa dal Comitato Scientifico “Educazione Nutrizionale Grana Padano”, coordinato da M. L. Petroni (Responsabile scientifico del Centro Obesità e Nutrizione Clinica Casa di Cura Villa Igea, Forlì) R. McGillis Bindler & M. Auld Bruya, “EVIDENCE FOR IDENTIFYING CHILDREN AT RISK OF BEING OVERWEIGHT, CARDIOVASCULAR DISEASE AND TYPE 2 DIABETES IN PRIMARY CARE”, original article in www.jpedbc.org, 2006 S. Honishett, S. Woolcock, C. Porter, I. Hughes, “DEVELOPING AN AWARD PROGRAM FOR CHILDREN’S SETTINGS TO SUPPORT HEALTY EATING AND PHYSICAL ACTIVITY AND REDUCE THE RISK OF OVERWEIGHT AND OBESITY”, in BMC Public Health, 18/9/2009

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AMD-SID - Standard italiani per la cura del diabete mellito 2014

Finale | Data di rilascio: 28 maggio 2014 32

III. Screening e diagnosi del diabete gestazionaleRACCOMANDAZIONILa valutazione iniziale di una donna in gravidanza deve prevedere due aspetti: lo screening deldiabete manifesto (overt diabetes in pregnancy) e quello per il diabete gestazionale (GDM).1) Diagnosi di diabete manifesto: lo screening e l’eventuale diagnosi di diabete manifestodevono essere effettuate alla prima visita con la valutazione della glicemia a digiuno edell’emoglobina glicata. Per la diagnosi si utilizzano gli stessi criteri impiegati al di fuoridella gravidanza (glicemia a digiuno ≥126 mg/dl, glicemia random ≥200 mg/dl o HbA1c≥48 mmol/mol (≥6,5%), riconfermate in una successiva occasione. Le gestanti condiagnosi di diabete manifesto devono essere prontamente avviate a un monitoraggiometabolico intensivo, come raccomandato per il diabete pregestazionale.2) Screening per il GDM: si basa sulla valutazione dei fattori di rischio specifici: le donnecon almeno un fattore di rischio per il GDM devono eseguire un OGTT con 75 g diglucosio alla 24-28ma settimana di gestazione. Per alcune categorie a elevato rischio(obesità, pregresso GDM e glicemia a digiuno 100-125 mg/dl, all’inizio o prima dellagravidanza) viene offerto uno screening precoce, con OGTT con 75 g alla 16-18settimana, da ripetere alla 24-28ma settimana, se negativo.(Livello della prova V, Forza della raccomandazione B)Fattori di rischio per il GDM (OGTT 75 g a 24-28 settimane):

familiarità positiva per diabete in familiari di primo grado;� pregresso diabete gestazionale (anche se con screening normale alla 16-18�

settimana); macrosomia fetale in gravidanze precedenti;� sovrappeso o obesità (BMI ≥25 kg/m2);� età ≥35 anni;� etnie a elevato rischio (Asia meridionale, Medio Oriente, Caraibi).�

Alto rischio per il GDM (OGTT 75 g a 16-18 settimane): obesità (BMI ≥30 kg/m2);� pregresso diabete gestazionale;� glicemia a digiuno 100-125 mg/dl, all’inizio della gravidanza o in passato.�

La procedura di screening che prevedeva l’esecuzione del minicarico con 50 g di glucosio èda considerarsi superata ed è pertanto non raccomandata. Il test diagnostico consiste in unacurva da carico orale con 75 glucosio (OGTT 75 g) col dosaggio della glicemia ai tempi: 0,60, 120 minuti.(Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B)La diagnosi di diabete gestazionale è definita dalla presenza uno o più valori uguali osuperiori a quelli indicati in Tabella 5. Le donne con pregresso GDM devono sottoporsi a unOGTT 75 g per lo screening del diabete mellito tipo 2, dopo 6 settimane dal parto ed entro 6mesi. Il controllo successivo deve prevedere un OGTT 75 ogni 3 anni. Se vi è una alteratatolleranza glucidica (IFG o IGT) il test deve essere ripetuto ogni anno.(Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B)Modalità di esecuzione del test con carico orale di glucosio

Il test con carico orale di glucosio deve essere eseguito al mattino, a digiuno.�

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINODipartimento di Scienze Mediche

Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Ricambio

Master Universitario di I livello in“ Endocrinologia, diabetologia e malattie del metabolismo”

A.A. 2015/2016

DIRETTORE: Prof. Ezio Ghigo

SEDE: Università degli Studi di Torino, A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino

SCADENZA DOMANDE: 30 novembre 2015

DATA AVVIO DEL MASTER: Il Corso avrà avvio a marzo 2016

DESTINATARI, POSTI DISPONIBILI: Infermieri e Infermieri pediatrici. Il numero massimo di iscritti è fissato a 25 (numero minimo per attivazione corso 10 partecipanti).

SELEZIONE CANDIDATI: L’ammissione al Master avviene previa valutazione dei curricula dei candidati, con particolare attenzione ai titoli acquisiti ed all’esperienza clinica in ambito endocrinologico e diabetologico. Se le domande dovessero essere superiori al numero massimo dei posti disponibili sarà formata una graduatoria di ammissione in base ai titoli presentati con i seguenti criteri: voto conseguito nei titoli di ammissione, pubblicazioni coerenti con gli obiettivi del Master, esperienze lavorative coerenti con gli obiettivi del Master

OBIETTIVI DIDATTICI : L’obiettivo generale del Master è di fornire una preparazione teorica e pratica avanzata ai professionisti che operano nell’assistenza dei pazienti endocrinologici e delle malattie del metabolismo nel settore della prevenzione, educazione, assistenza e riabilitazione. Il Corso consentirà allo Studente di acquisire specifiche competenze:- nell’assistenza e nel trattamento diagnostico-terapeutico delle malattie endocrine, delle malattie del metabolismo e della malattia diabetica; - nel trattamento delle complicanze cardiovascolari delle malattie endocrino metaboliche; - nell’analisi critica della documentazione scientifica per fini di aggiornamento professionale e di ricerca ; - nella progettazione, gestione e valutazione d’interventi educativi rivolti a pazienti affetti da patologie acute e croniche e ai loro familiari; - nella programmazione organizzativa delle proprie attività di lavoro e nella gestione delle risorse d’équipe, nell’analisi delle problematiche cliniche, assistenziali e di ricerca in termini di responsabilità professionale, etica e deontologica.

PROGRAMMAZIONE: Il Master, con frequenza alle lezioni e ai tirocini obbligatoria, sarà articolato in sei moduli teorici: I profili diagnostici, terapeutici e assistenziali delle malattie endocrine (CFU 5)Diagnosi e Terapia in diabetologia e malattie metaboliche(CFU 5)Ipertensione e complicanze cardiovascolari delle malattie Endocrino metaboliche (CFU 5)La ricerca e la sperimentazione clinica-assistenziale (CFU 7)Educazione Terapeutica. Nuovi approcci assistenziali (CFU 5)Organizzazione, responsabilità professionale, etica e deontologica . (CFU 5)

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Il totale delle ore di insegnamento frontale ammonta a 256 ore, articolate in 6 settimane di lezione ; il totale delle ore di tirocinio a 400 ore da svolgersi in sedi proposte dai Docenti e dallo Studente, il totale delle ore destinate allo studio individuale ed alternativo ammonta complessivamente a 544 ore e quelle attribuite alla prova finale, per la redazione di un elaborato di fine corso ammontano a 300 ore, per un totale di 60 CFU suddivisi nel seguente modo: 32 CFU Teoria, 16 CFU Tirocinio e 12 CFU Prova Pratica. Il conseguimento del titolo finale è subordinato al superamento da parte degli iscritti di apposite verifiche di accertamento delle competenze acquisite.

Programmazione lezioni frontali e degli stage:

Date svolgimento masterorario 8,30-12,30 13,30-17,30

1° Modulo marzo 20162° Modulo aprile 20163° Modulo maggio 2016 4° Modulo novembre 20165° Modulo febbraio 20176° Modulo marzo 20171° stage tirocinio Periodo compreso tra il 23 maggio e il 30 giugno 20162° stage tirocinio Periodo compreso tra il 20 marzo e il 30 aprile 2017

Il calendario delle attività didattiche è in attesa di approvazione

METODOLOGIA DIDATTICA: Durante il corso verranno adottate le seguenti forme didattiche: lezioni frontali in plenaria con discussione guidata, analisi di percorsi clinico-assistenziali, analisi di documenti di approfondimento, ricerche bibliografiche individuali e di gruppo, lavori in piccoli gruppi su mandato.

PER INFORMAZIONI CONTATTARETrepiccioni Rosalba [email protected] Tel. 011/4393218Novo Tommaso atomico.novo @yahoo.it cell. 3394393840Cirio Luigi [email protected] cell. 3351328335

COMITATO SCIENTIFICOProf. GHIGO Ezio: Università degli Studi di Torino, Prof. CAVALLO PERIN Paolo: Università degli Studi di Torino, Prof. BROGLIO Fabio: Università degli Studi di Torino, Prof.ssa ARVAT Emanuela: Università degli Studi di Torino, Prof. CERUTTI Franco: Università degli Studi di TorinoProf. DIMONTE Valerio: Università degli Studi di Torino, Prof. MACCARIO Mauro: Università degli Studi di Torino, Prof. PORTA Massimo: Università degli Studi di Torino, Dott. PROCOPIO Massimo: A.O.U. Città della Salute e della Ricerca di Torino , Dott.ssa TRENTO Marina: Università degli Studi di Torino, Dott. CIRIO Luigi: A.O.U. Città della Salute e della Ricerca di Torino , AFD NOVO Tommaso: Presidente ANIED, AFD TREPICCIONI Rosalba: ASL TO2 Ospedale Maria Vittoria, AFD SABA Laura: A.O.U. Città della Salute e della Ricerca di Torino

QUOTA D’ISCRIZIONELa quota di iscrizione individuale al Master è di Є 1400/00, suddivisa in 4 rate, da versarsi al Dipartimenti di Scienze Mediche, esclusa la quota che ogni frequentante verserà direttamente all’Ateneo ammontante a 552/00 Euro. (Tasse e Contributi. www.unito.it)

1° rata Entro 31/01/16

2° rata Entro 30/04/16

3° rata Entro 31/10/16

4° rata Entro 31/01/17

MODALITA’ D’ISCRIZIONE: Il modulo di iscrizione potrà essere richiesto via mail alla segreteria didattica: [email protected]

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INFERMIERI ED AREA CRITICA: cenni storici, peculiarità e limiti.

di Emiliano Bruno(Coordinatore Infermieristico S.C. Medicina e Chirurgia d’Urgenza A.O. Ordine Mauriziano Torino, Master in Management Infermieristico per le Funzioni di Coordinamento, Laureato in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, Università Cattolica del Sacro Cuore di Torino – Docente Corso di Laurea in Infermieristica, Università degli Studi di Torino)

L’area critica così come oggi intesa, nasce dalla consapevolezza del professionista infermiere di volersi occupare prioritariamente della "cura" (to care) della persona assistita, piuttosto che della "guarigione" (to cure), proclamando come strettamente connesso alla sua pratica scientifica una componente di volta in volta chiamata artistica, spirituale o esistenzialista.Quanto sopra riconduce a una lettura fortemente umanistica della disciplina infermieristica che si articola attraverso la conoscenza scientifica del problema assistenziale e la comprensione della persona che assistiamo.Il concetto di area critica ha origine nel 1954 quando vennero legalmente istituiti negli ospedali italiani i servizi di Anestesia e Rianimazione, inizialmente gestiti da medici chiamati prima anestesisti e successivamente denominati rianimatori.Tale riconoscimento permetteva di rispondere alla necessità di poter concentrare l’assistenza a persone in grave pericolo di vita, all’interno di strutture specifiche, dotate di personale dedicato ed equipaggiate con tecnologie all’avanguardia.Nascevano in questo senso quelle che oggi definiamo “Rianimazioni”.Successivamente alla nascita delle Rianimazioni sorsero su tutto il territorio nazionale unità assistenziali dedicate alla terapia intensiva, strettamente collegate con le precedenti e suddivise per ambiti specialistici; si istituirono ad esempio le terapie intensive neonatologiche (TIN), le terapie intensive neurochirurgiche (TINC) e le terapie intensive cardiologiche (UTIC).Tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80, a seguito della comparsa e diffusione in Italia delle Teorie del Nursing, il corpus infermieristico ancora povero di una cultura specifica ravvisò, attraverso un nutrito gruppo di infermieri operanti nelle rianimazioni e nelle terapie intensive, la necessità di ridefinire la realtà sanitaria convertendo la logica che sino ad allora imperava.Il passaggio si sostanziava in un’affermazione: l’assistenza infermieristica aveva come focus la criticità vitale della persona e non solo la grave patologia dell’organo.(1)Il dibattito culturale che ne seguì portò a promuovere la riattivazione dei corsi di specializzazione nel frattempo quasi del tutto scomparsi, in parte a causa del particolare momento polico-sociale che la nazione stava attraversando, in parte a causa del mancato riconoscimento giuridico ed economico della figura dell’infermiere specializzato.Gli stessi infermieri, fautori di un nuovo fervore culturale all’interno della comunità professionale e portavoce di una nuova volontà, quella di superare la concezione settoriale ed esclusivamente clinica dell’assistenza alla persona assistita in pericolo di vita, a partire dagli anni 80 costituirono l’ANIARTI (Associazione Nazionale Infermieri di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva).Attraverso questa associazione nasce la volontà di slegarsi da una visione organicistica dell’assistenza, che per certi aspetti ripercorreva l’esperienza già elaborata dalla scienza medica (nella lingua inglese ad esempio tale differenza è resa dalla distinzione dei termini disease e illness), per concentrare l’attenzione sui paradigmi propri della scienza infermieristica (salute, persona, assistenza infermieristica e ambiente).Sostanzialmente non si intendeva più adeguare la persona assistita all’ospedale ed ai suoi clienti interni, ma articolare differentemente i processi operativi, le strutture e l’organizzazione dei professionisti infermieri che si occupano di salute, in funzione delle esigenze specifiche di un soggetto malato in situazioni di criticità e instabilità vitale.Tale soggetto, solitamente ricoverato in strutture ad alta intensità assistenziale, si caratterizza per un elevato grado di severità della patologia che ha indotto il ricovero e per la presenza di danni funzionali più o

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meno reversibili ad uno o più organi.(2)Partendo da questi presupposti nel 1985 si è arrivati a una prima definizione di area critica; questa, frutto di un percorso articolato sulla base di intuizioni,ricerche, utilizzo di modelli di riferimento, sforzi finalizzati all’integrazione di esperienze, ha evidenziato come l’obiettivo da perseguire fosse un’assistenza focalizzata sull’utente e sui suoi specifici bisogni.Si considerò pertanto l’area critica come “l’insieme di situazioni caratterizzate dalla criticità dell’ammalato e dalla complessità dell’intervento medico infermieristico e insieme di strutture, servizi o ambiti operativi in cui il personale opera con l’uso di adeguate attrezzature e risorse per soddisfare tutti i bisogni presentati dalle persone in condizioni di rischio per la vita”.(3)Tali caratteristiche di criticità/instabilità implicano l’idea della possibilità di un esito positivo ma anche negativo della situazione di vita della persona assistita e riportano al concetto di complessità di sistema che, riferito all’approccio della situazione assistenziale, delinea caratteristiche dinamiche, in continua evoluzione, imprevedibili ma in parte governabili, non lineari e irreversibili.La precedente definizione viene ulteriormente elaborata negli anni a seguire sino ad essere riformulata nel 1996 ad opera di Silvestro A. che definisce l’area critica come “l’insieme delle situazioni caratterizzate dai bisogni di salute che si manifestano nelle persone a rischio di sopravvivenza o con elevata instabilità nel mantenimento delle funzioni vitali e dalle conseguenti risposte assistenziali infermieristiche”.(4)L’area critica si connota dunque in questi termini nell’accezione di area situazionale in cui l’intervento assistenziale infermieristico non ha come fulcro il ripristino della funzionalità dell’organo traumatizzato o colpito da sindrome patologica e l’alta capacità di gestire tecnologia complessa, ma la situazione della persona, che manifesta o evidenzia bisogni assistenziali che, indipendentemente dalle cause patologiche da cui traggono origine, devonoessere soddisfatti o compensati.(5)Questa nuova definizione supera la riduttiva concezione di criticità legata a uno specifico settore, organo o apparato arrivando a propendere per una costante attenzione alla persona assistita ed ai propri bisogni che, per la prima volta, viene considerata non solo come somma dei singoli elementi che la caratterizzano bensì come concezione articolata e quindi di sistema che considera la stessa il risultato di innumerevoli interazioni generate tra i suoi elementi.L’area critica dunque letta non più come campo circoscritto e confinato, ma come open space, in cui la delimitazione dei propri confini non è delineata in quanto mobile e flessibile. Spazio dove, alla persona assistita che entra in una situazione di criticità vitalee necessita di un intervento intensivo e/o di emergenza/urgenza, possa essere garantita un’assistenza infermieristica dinamica, pianificata e personalizzata in rapporto agli specifici bisogni di salute e finalizzata al mantenimento o ripristino dell’integrità del soggetto ed a un tempestivo reinserimento dello stesso nella società.L’area critica pertanto, non solo da intendersi in quanto riorganizzazione di reparti e servizi ma come integrazione e interazione di questi in un’ottica di coordinamento multidisciplinare adottante principi rispondenti alle necessità dell’uomo.Non più visione parcellizzata e standardizzata dell’assistenza, ma visione di insieme ove ogni individuo assume un proprio valore, nella quale muoversi alla ricerca di nuovi approcci e metodi di intervento infermieristico nella prospettiva di una visione di processo.Partendo da questi presupposti, deve oggi essere considerata area critica qual si voglia struttura, servizio o ambito operativo il cui obiettivo vuole essere quello di soddisfare i bisogni manifesti e/o latenti delle persone assistite in condizioni di rischio per la vita.Solo secondo questa ulteriore e non ultima elaborazione, l'assistenza, anche in area critica, può dirsi "saggezza pratica" (phrònesis) in quanto, il piano della scientificità e quello dell'ermeneutica, intesa come l'arte dell’interpretazione, traduzione, chiarimento e spiegazione, sono immediatamente realizzati nell'applicazione e strettamente legati l'un l'altro nella pratica assistenziale.

BIBLIOGRAFIA01.Sasso L., Silvestro A., Gennaro R., Tibaldi L., Moggia F. Infermieristica in area criticasecondo la metodologia del problem based learning, Mcgraw-Hill, Milano, 2005.02.Fagon J.Y., Chraste J., Novara A., Mediani P.,Gibert C., Characterrization of care unitpatients using a model based on the presence or absence of organ dysfunctions and/or

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infection: the ODIN model, Intensive Care Medicine, 1993.03.Silvestro A., Formazione complementare: presentazione del documento IPASVI. FoglioNotizie, 1996.04. Pitacco G., Silvestro A., Il modello di analisi della complessità assistenziale, L’infermiere – inserto redazionale n° 7, 2003; 8:22-2705.Pitacco G., Silvestro A., Area Critica, Atti dell’XI Congresso Nazionale Federazione IPASVI, Firenze, 1999.06. Limmer D., O’Keefe M.F., Pronto soccorso e interventi di emergenza,10a edizione, McGraw-Hill, Milano, 2005.07. Lowell M.A., Mudaliar M.Y., Klineberg P.L., Intraospital transort of critically ill patints: complications and difficulties, Anaest Intensive Care,2001, Aug;29 (4): 4000-5.08. Guideline 2000 for Cardiopulmomary resuscitation and Emergencycardiovascular, Volume 102, Number 8, August 2000.09. Dalton A.L., Limmer D., Mistovich J.J., Werman H.A., Advanced MedicalLife Support, Centro Scientifico Editore, Torino, 2003.10.Vaccani R., La sanità incompiuta, Nuova Italia Scientifica, Firenze, 1991.11. Bertazzoni G., Medicina e Chirurgia d’urgenza e terapia intensiva, Masson, Milano,1998.12.Chiaranda M., Urgenze ed emergenze, Piccin Editore, Padova, 2012.13.Gentili A., Nastasi M., Rigon L.A., Silvestri C., Tanganelli P., Il paziente critico, Editrice Ambrosiana, Milano, 2012.

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TITOLO EVENTO SEDE EVENTO DATA EVENTOConsiglio direttivo e riunione dei referenti regionali “le nuove frontiere in endocrinoligia”

Polignano al mare Ba 17/18 aprile 2015

Nuove frontiere sul piede diabetico Torino 22/04/15“La febbre del sabato sera” educazione terapeutica e counseling a pazienti diabetici tipo 1 affetti da dipendenze. Aspetti bioetici

Torino 06/05/15

La formazione avanzata dell'infermiere nella gestione personalizzata del paziente diabetico

Torino 12 magg. -17 giugno -23 sett. -14 ott. -

4 e 25 novL'endocrinologia e il metabolismo in compagnia dell'infermiere

Roma 23/05/15

Endocrinopatie nelle varie fasi della vita (aspetti clinici assistenziali nell'obesità e diabete, deficit ipofisi nell'adulto e nel bambino)

Torino 26/05/15

Oltre al pregiudizio Torino 04/06/15Fitness... non solo benessere fisico Cuneo 02/10/1510° congresso AME/ANIED Rimini 05 – 08 /11/15Scuola di formazione per infermieri addetti ai campi scuola e attività fisiche di gruppo

Da definire

RICERCHE ANIED

N.B. E' possibile ricevere gli attestati dei crediti ECM via mail: richiedili all'agenzia RW SANITA'

Per informazioni potete consultare il sito www.e-belf.it o rivolgervi direttamente alla segreteria organizzativa e-bel C.so Regina Margherita 89 Torino, tel 0114548142 - fax 0114542135, oppure alla Dott.ssa Laura Solera, tel. 3939304569

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Verbale della riunione Ufficio di Presidenza per delibera Piano Formativo Regionale 2015

Il giorno 13 gennaio 2015 si è riunito presso il Centro Congressi Hotel Holiday Inn in Torino, l’Ufficio di Presidenza dell’ANIED per deliberare il Piano Formativo Regionale 2015.Sono presenti il presidente Tommaso Novo, la vice-presidente Annamaria Dalmasso, la referente regionale Rosalba Trepiccioni, le consigliere Germana Rosso e Tiziana Fiorito e la scrivente Donatella Gaviglio, segretaria.La riunione ha inizio alle ore 16.00 con il seguente ODG:

- Formazione Permanente in Diabetologia: si prevede l’organizzazione del corso in più appuntamenti distribuiti mensilmente nei mesi da aprile a giugno e da settembre a novembre. Si programma l’elenco degli argomenti degli eventi formativi compresi nel corso. Trepiccioni e Fiorito si fanno carico della presentazione del progetto al rappresentante della ditta Roche

- Presentazione progetto di studio: il presidente illustra il progetto di studio riguardante l’utilizzo del valore di emoglobina glicata, calcolato con funzione interna al glucometro. Il progetto è stato proposto alla ditta Sanofi

- Consiglio Direttivo aprile 2015: si terrà a Polignano a Mare dal 16 al 18 aprile. Alcune ditte si sono offerte di sponsorizzare quote di partecipazione, ma occorrerebbe maggiori sponsorizzazioni per permettere la partecipazione di tutto il direttivo. L’agenzia di riferimento è MCO Organization, Via G. Bovio 49 – 70013 Castellana Grotte (BA).

- Quote di partecipazione ai corsi ANIED: si propone di inviare una lettera esplicativa agli informatori sulla obbligatorietà del pagamento della quota associativa per i partecipanti ai corsi. La quota (30 euro) permette la partecipazione gratuita a tutti i corsi annuali dell’associazione.

- E’ in programma il nuovo anno del Master Universitario di primo livello in “Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo”

- Si terrà a Rimini il X Congresso AME/ANIED dal 5 ALL’8 novembre

- Partecipazione con Stand Espositivo al Congresso IPASVI a Roma

- Congresso WUWHS 2016: si prevede la partecipazione al Congresso previa maggiore informazione in merito

- Piede diabetico nuove frontiere: ripetizione dell’evento formativo ANIED a Vercelli

- SCUOLA DI FORMAZIONE ANIED “Formazione per infermieri addetti ai campi scuola e ad attività fisica di gruppo”Sarà organizzata a partire dall’autunno.

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Responsabili Scientifici: Gaviglio Donatella Tommaso Novo Si invia proposta di programma a breve

- GIORNATE ANIED

ENDOCRINOPATIE NELLE VARIE FASI DELLA VITA Responsabili Scientifici: Sacchetti/RossoArgomenti trattati: obesità essenziale - Ipoglicemia grave nel bambino e nell’adulto -Deficit Ipofisario (adulto/bambino)Sarà programmato in maggio, si individuerà la data tra il 19 o il 26

- LA FEBBRE DEL SABATO SERAResponsabile Scientifico: Rosalba Trepiccioni Farà pervenire al più presto il programmaSarà programmato inizio giugno o fine settembre

- SI FA PRESTO A DIRE ATTIVITA’ FISICAResponsabili Scientifici: Dalmasso – GaviglioIl programma sarà inviato al più prestoSi decide la data dell’8 maggio

- ASSISTENZA AL PAZIENTE DIABETICO IN PARTICOLARI SITUAZIONI SOCIO-CULTURALIResponsabile Scientifico: Novo TommasoProgrammato per l’autunno o inizio anno 2016

La riunione si conclude alle ore 18,30

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Breve report Congresso AME/ANIED Roma - 8 novembre 2014

Egregio Presidente AMEDott. Rinaldo Guglielmi

Egregio Past presidenteDott. Roberto Castello

Egregio Responsabile Rapporti AME-ANIEDDott. V.A. Giagulli

A conclusione dei lavori, ritengo utile inviarvi alcuni dati relativi all’evento congiunto AME-ANIED tenutosi il 9 novembre a Roma durante l’ultimo Vostro congresso nazionale, nonché alcune riflessioni allo scopo di migliorare i nostri ormai consolidati rapporti.

Gli infermieri partecipanti il giorno 8 novembre scorso a Roma al 9° congresso congiunto AME/ANIED erano 40, un numero che possiamo considerare discreto sebbene non ottimale per un evento nazionale di tale importanza.

Per i prossimi eventi vi suggerirei alcuni accorgimenti da adottare per riuscire a reclutare un numero più consistente di partecipanti:

1. avere la possibilità di diffondere il programma, soprattutto con la pubblicazione sul nostro e vostro sito, almeno a fine giugno affinché siano note già da subito le modalità di iscrizione e i relativi costi

2. avere a disposizione già da giugno le locandine per affiggerle nei vari ospedali d'Italia, come si faceva nei primi anni della nostra collaborazione

3. rivedere la quota di iscrizione all’evento, visto che 100€ per un corso di una sola giornata a cui vanno aggiunte le spese per il viaggio e/o per il soggiorno, hanno posto in seria difficoltà sia gli infermieri che gli eventuali sponsor (a documentazione di quanto il costo abbia inciso negativamente su questo evento è stata la soluzione suggerita dal dott. Giagulli permettendo, con un prezzo forfettario di 500€ concordato con la segreteria organizzativa) di iscrivere ben 15 infermieri)

4. visto il maggior potere contrattuale dei medici nei confronti degli sponsor, sarebbe opportuno che ogni referente regionale AME si attivasse in tempo per cercare sponsor (come ha fatto il Prof. Monti di Roma) per iscrivere infermieri della loro regione;

5. dare maggior diffusione della collaborazione tra le due società in occasione di importanti eventi

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AME (per es. nessun cenno della attività intersocietaria è stato fatto durante l’assemblea dei soci in occasione del Vostro ultimo Congresso Nazionale)

Sicuro che queste mie osservazioni saranno prese in considerazione e restando a completa disposizione per qualsiasi chiarimento, invio cordiali saluti.

Torino lì, 12/11/14

T. NovoPresidente ANIED

Caro Novo,grazie per le considerazioni di cui terremo sicuramente conto al prossimo CD.Il prossimo anno auspichiamo una maggiore interazione tra le due società al fine di limare le eventuali incomprensioni.Rinaldo Guglielmi Presidente AME

Caro Novomolte grazie per le considerazioni che sicuramente saranno oggetto di valutazione in sede di CDRoberto Castello Past President AME

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La parola alle associazioni dei pazienti

Carissimi lettori segnalateci eventuali associazioni di pazienti da poter contattare per iniziare una collaborazione.

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Referenti Regionali

ABRUZZO RUFO ANGELAU.O. Endocrinologia ASL Teramo P.O. Atricell. 3470593086 E-MAIL [email protected]

CAMPANIA MASTELLONE LOREDANAU.O. Endocrinologia “A.O.R.N. A. Cardarelli” 80100 Napoli tel. 0817 472009E-mail [email protected]

LIGURIA MAZZONE ANGELADipartimento di endocrinologia ospedale San Martino Genova tel 010393237

LAZIO BRUNO LUCIANOOspedale San Pietro via Cassia 600 00189 Romamail [email protected] cell.3407722838

LOMBARDIA LAURA GIARRATANAFondazione IRCCS Policlinico Ospedale Maggiore Milano

Tel lavoro 02 55033356 mail [email protected]

PUGLIA BIVACCO APOLLONIAU.O. Malattie Metaboliche e Diabetologiche Ospedale Conversano Ba tel. (lavoro) 0804091370 cell. 3349527996 E-mail [email protected]

PIEMONTE E TREPICCIONI ROSALBA VALLE D'AOSTA SC Endocrinologia e Malattie Metaboliche A.O. Maria Vittoria Via Cibrario 72 10149 Torino tel. (lavoro) 011 4393218 fax 0114393393 cell. 3282150398

E-mail [email protected]

SARDEGNA LAMPIS GIANNAendocrinologia ospedale di Cagliari cell. 3461555499 E-mail [email protected]

TOSCANA SANNINO CLAUDIASezione Endocrinologia/Diabetologia e Malattie MetabolicheOspedali Riuniti di Livorno ASL6 viale Alfieri 36 57121 Livorno tel. (lavoro) 0586223367 cell. 3283356766

VENETO GREZZANI FLAVIAU.O. Endocrinologia ospedale Sacro Cuore VeronaE-mail: [email protected] tel. 3282180388

Regioni scoperte: Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Emilia e Romagna, Marche, Molise, Sicilia, Trentino, Umbria.

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MODALITA’ D’ISCRIZIONE A.N.I.E.D.

L’iscrizione A.N.I.E.D. ha un costo annuale di 30 Euro. Il pagamento può essere effettuato:• Tramite Bonifico Bancario Banco Posta IBAN IT33M0760101000000045181146 indicando nella causale del versamento: iscrizione ANIED anno 2015• Tramite versamento su c/c postale n. 45181146 intestato alla Associazione Nazionale Infermieri in Endocrinologia (A.N.I.E.D.) Indicare anche in questo caso nella causale del versamento: iscrizione ANIED anno

2015

Compilate il seguente modulo scrivendo in stampatello e speditelo a: Tommaso Novo Via san Marino 89/5 10137 Torino

Oppure inviatelo al n. fax 011 393704

MODULO D’ISCRIZIONE A.N.I.E.D. ANNO 2015

Nome …...…………………………………………………………………………………………………Cognome…………………………………………………………………………………………………..indirizzo…………………………………….…………… Città………………………………………Cap .……………………………Telefono ……….……………… Fax……………………………..mail………………………………………………….…………………………………………………….Sede di lavoro…………………………………………Città…...……………………………………

CI n°................. patente n°................. Rilasciata da …................ scadenza il....................

Firma……………………………….………....………

TRATTAMENTO DATI PERSONALIAi sensi del DLgs n. 196/03, consento al trattamento dei miei dati personali nella misura necessaria per il perseguimento degli scopi statutari

Data……………………………… . Firma…………………………..

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COMUNICAZIONE E NORME PER I LETTORI E GLI AUTORI

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Se volete inviarci articoli, messaggi, immagini, barzellette, pensieri e parole potete farlo tramite posta elettronica, utilizzando gli indirizzi mail sotto indicati: [email protected] [email protected] volete utilizzare i mezzi tradizionali l'indirizzo è il seguente:Tommaso Novo via S. Marino 89/5 10137 Torino

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L'AQUILONE BIANCORIVISTA dell'Associazione Nazionale Infermieri in Endocrinologia e DiabetologiaAutorizzata dal Tribunale di Torino n°5579 del 20/03/2002La redazione: Anna Maria Dalmasso, Donatella Gaviglio, Adriana Pracca, Tommaso NovoDisegni e impaginazione: Tommaso NovoStampa presso la Litografia AGV s.n.c. Torino

Partita IVA/Codice Fiscale97587960010

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