L’ONORE E LA FAMA DEL PROSSIMO...2018/07/05 · • BRESCIA Sede legale della Provincia Via...
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POSTE ITAL IANE S .p .a . SPED. ABBONAMENTO POSTALE D.L . 353/2003 (Conv. in L . 27/02/2004 N° 46) Ar t . 1 , Comma 2 DCB ROMA
VITAOSPEDALIERARIVISTA MENSILE DEI FATEBENEFRATELLI DELLA PROVINCIA ROMANA ANNO LXXIII ‐ N. 5
MAGGIO 2018
L’ONORE E LA FAMA DEL PROSSIMOIL DOVERE DI RISPETTARE
“Toghether we can win!”FBF & UPMC
30 anni di accoglienzaalla vita
Una giornata “sana” nella famiglia ospedaliera
San Pietro Updating2018
CURIA GENERALIZIAwww.ohsjd.org• ROMA
Centro Internazionale FatebenefratelliCuria GeneraleVia della Noce�a, 263 Cap 00164Tel. 06.6604981 Fax 06.6637102Email: [email protected]
Ospedale San Giovanni CalibitaIsola Tiberina, 39 Cap 00186Tel. 06.68371 Fax 06.6834001Email: frfabell@�n.itSede della Scuola InfermieriProfessionali “Fatebenefratelli”
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PROVINCIA ROMANAwww.provinciaromana�f.it• ROMA
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Centro StudiCorso di Laurea in Infermieris�caVia Cassia, 600 Cap 00189Tel. 06.33553535 Fax 06.33553536Email: centrostudi@�frm.itSede dello Scolas�cato della Provincia
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St. John of God Rehabilita�on Center1126 R. Hidalgo St., Quiapo, Manila, 1001Tel 0063.2.7362935 Fax 0063.2.7339918Email: [email protected] dello Scolas�cato e dell’Aspirantato
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St. John Grande Forma�on CenterHouse 32, Si�o TigasBo. Maymangga, Amadeo, Cavite, 4119Cell 00639.770.912.468 Fax 0063.46.4131737Email: [email protected] del Postulantato Interprovinciale
PROVINCIA LOMBARDO‐VENETAwww.fatebenefratelli.eu• BRESCIA
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Centro San Giovanni di Dio Is�tuto di Ricovero eCura a Caraere Scien�ficoVia Pilastroni, 4 Cap 25125Tel. 030.35011 Fax [email protected] del Centro Pastorale Provinciale
Asilo Nourno San Riccardo PampuriFatebenefratelli onlusVia Corsica, 341 Cap 25123Tel. [email protected]
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• SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI)Centro Sacro Cuore di GesùViale San Giovanni di Dio, 54 Cap 20078Tel. 0371.2071 Fax 0371.897384Email: [email protected]
• SAN MAURIZIO CANAVESE (TO)Beata Vergine della ConsolataVia Fatebenetratelli 70 Cap 10077Tel. 011.9263811 Fax 011.9278175Email: [email protected]à di accoglienza vocazionale
• SOLBIATE (CO)Residenza Sanitaria AssistenzialeSan Carlo BorromeoVia Como, 2 Cap 22070Tel. 031.802211 Fax 031.800434Email: [email protected]
• TRIVOLZIO (PV)Residenza Sanitaria AssistenzialeSan Riccardo PampuriVia Sesia, 23 Cap 27020Tel. 0382.93671 Fax 0382.920088Email: [email protected]
• VARAZZE (SV)Casa Religiosa di OspitalitàBeata Vergine della GuardiaLargo Fatebenefratelli Cap 17019Tel. 019.93511 Fax 019.98735Email: [email protected]
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MISSIONI• TOGO ‐ Hôpital Saint Jean de Dieu
Afagnan B.P. 1170 Lomé• BENIN ‐ Hôpital Saint Jean de Dieu
Tanguiéta B.P. 7
I FATEBENEFRATELLI ITALIANI NEL MONDOI Confratelli sono presen� nei 5 con�nen� in 53 nazioni.
I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguen� centri:
VITA OSPEDALIERARivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana ‐ ANNO LXXIII
Sped.abb.postale Gr. III70% Reg.Trib. Roma: n. 537/2000 del 13/12/2000Via Cassia 600 00189 RomaTel. 0633553570 0633554417Fax 0633269794 0633253502email: s�zza.marina@�frm.it dicamillo.ka�a@�frm.itDireore responsabile: fra Angelico Bellino o.h.Redazione: fra Gerardo D’Auria o.h.Collaboratori: fra Elia Tripaldi, sac. o.h.,fra Giuseppe Magliozzi o.h., fra Massimo Scribano o.h., Mariangela Roccu, Raffaele Sinno, Armando Vi�ello, Alfredo Salzano, Ce�na Sorren�, Fabio Liguori, Raffaele Villanacci, Bruno Villari, Antonio Piscopo, Franco LuigiSpampinato, Gennaro Vetrano, Giuseppe Failla, Ada Maria D'Addosio Archivio fotografico: Sandro AlbanesiSegreteria di redazione: Marina S�zza, Ka�a Di CamilloAmministrazione: Cinzia San�nelliStampa e impaginazione: Tipografia Miligraf SrlVia degli Olme�, 36 00060 Formello (Roma)Abbonamen�: Ordinario 15,00 EuroSostenitore 26,00 EuroIBAN: IT 58 S 01005 03340 000000072909Finito di stampare: giugno 2018In coper�na: Il dovere di rispe�are l’onore e la fama del prossimo
e d i t o r i a l e
Conoscerela verità
La verità: sostantivo femminile che a sproposito se ne abusaogni giorno. La si utilizza a piacere tirandola in ballo a se-
condo della convenienza dimenticando, spesso e volutamente, cheessa è semplicemente rispondenza piena e assoluta con la realtà effet-tiva. Gli è stata anche intitolata un quotidiano. Nel Vangelo di Giovanni,nel dialogo tra Ponzio Pilato e Gesù Cristo si riporta la domanda: Quidest veritas? (Che cos'è la verità?, Gv 18,38). Bene, partiamo da questadomanda per cercare di capirne l’essenza. Concettualmente è natural-mente suscettibile di tutte le limitazioni relative alla soggettività dellaconoscenza, tanto è vero che nel luogo ove dovrebbe trionfare, le auledei tribunali, ogni componente della filiera della ricerca della veritàgiudiziaria (che non è quella assoluta, ma quella provata) presupponela dichiarazione rituale “giuro di dire la verità, null'altro che la verità”enunciata in giudizio sotto formula di giuramento dei testimoni. È di-sarmante immaginare come il luogo che dovrebbe, in assoluto, renderela giustizia di un torto subito, l’aula giudiziaria, debba essere testimonedi tante sfumature della ricostruzione dei fatti accaduti il cui solo finedovrebbe essere quello di dare ragione alla piena rispondenza su quantoavvenuto. Ma spesso si nasconde, si travisa e si altera la verità in rap-porto ai contrapposti bisogni, pur sapendo e conoscendo cosa è suc-cesso, sfociando, quindi, nella menzogna.Ma quante verità esistono? Tante, tantissime, ognuno ha la sua. Chi di noinon ha almeno una volta nella vita (ma forse possiamo affermare anche tuttii giorni) detto “a dire la verità…” o “in verità quello che ti è successo inparte l'hai voluto" ergendosi, in questo secondo caso, a giudice delle vicendealtrui. Addirittura si è arrivati a creare una sostanza iniettabile endovena, ilsiero della verità, o uno strumento, la macchina della verità, che attraversola registrazione e l'analisi delle reazioni del soggetto durante l'interrogatorio,permetterebbe di verificarne la sincerità. Chi sa cosa ne penserebbe il filo-sofo G.B. Leibniz (1646-1716) che nell’ipotizzare le verità di fatto, quelleche si basano sul principio di ragion sufficiente e il cui opposto è possibile,o sulle verità di ragione, che si basano sul solo principio di non contraddi-zione e il cui opposto è impossibile, cercava di dare una spiegazione logicaal significato profondo di questa parola. Per non parlare della verità ai nostrigiorni, nell’epoca della globalizzazione, ove si è coniata la dizione di veritàvirtuale con la quale si indicano soluzioni attraverso le quali si vuole cercarela soddisfazione al di fuori dall’oggettività della vita reale. Eppure, per noi cristiani credenti, la verità dovrebbe essere solo unaed esente, peraltro, da fantasiose interpretazioni, in accordo e nel ri-spetto di quanto riportato dai vangeli in cui è sovente il riscontro di frasiche iniziano con “in verità, in verità vi dico” formula introduttiva di di-verse affermazioni solenni di Gesù Cristo in cui l’enunciazione non èaltro che l’affermazione di un contenuto ideale, accettato come basilaredal punto di vista religioso, etico e storico. Per i credenti della religionecattolica dovrebbe valere un imperativo categorico in cui la verità è inDio che è fondamento d'ogni verità. Basta seguire i suoi esempi e ap-plicarli nella vita quotidiana e “le verità” di comodo sarebbero annien-tate. Se ci pensiamo bene, confessandosi con la propria coscienza,ognuno di noi sa bene quale è la verità e se completassimo la nostraconfessione nel rispetto della verità si sconfiggerebbe la menzogna cheè la contrapposizione satanica della ricostruzione reale dei fatti (comeaffermato anche ultimamente da Papa Francesco). Certo è difficile vi-vere nella verità ma sicuramente praticare questa giusta strada, unicaper noi credenti nella religione di Dio, è come frequentare una palestraove quotidianamente si devono esercitare e mettere alla prova le proprieconvinzioni relazionali con il mondo che ci circonda nel rispetto dellareligione professata, della propria coscienza e degli altri.
3
s o m m a r i orubriche
4 Il valore salvifico della sofferenza
5 L’incontro di due madri
6 Una giornata “sana” nellafamiglia ospedaliera deiFatebenefratelli
7 Giornata Internazionaledell'Infermiere
8 Adolescenti e alcol: cattiveabitudini e danni organici
9 L’obesità patologica: un’emergenza socio-sanitaria
10 Indirizzata verso precisedirezioni un’energia dinamica,volitiva
11 Il dovere di rispettare l’onoree la fama del prossimo
15 Maria non come meta, macome via che porta a Gesù
16 Le sindromi paraneoplastichein urologia
dalle nostre case
17 “Run for Parkinson's”: eccocome sensibilizzare sportivi e non!
18 “Toghether we can win!”
19 Congresso “San PietroUpdating 2018”
20 “30 anni di accoglienza alla vita”Supplica alla Madonna di Pompei“Ci lecchiamo la sarda”. Una serata di teatro con i pazienti usciti dal coma
23 NewSLeTTeR
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“Il dolore accompagna l’uomo aogni grado della longitudine e
alla latitudine geografica: esso in uncerto senso coesiste con lui nelmondo e perciò esige di essere co-stantemente ripreso (Salvifici Doloris2)”. Queste espressioni di GiovanniPaolo II esprimono bene una pro-fonda realtà: la sofferenza, il dolore,appartiene all’uomo e alla sua vitaterrena. È una esperienza che toccaogni persona umana nella sua profon-dità e nessuno può sfuggire. Dalla sof-ferenza, poi, nascono i profondiinterrogativi che sono presenti nellamente e nel cuore di ogni uomo e aiquali non sempre è facile dare una ri-sposta. Anche il Concilio Vaticano IInella Costituzione dogmatica “Gau-dium et Spes” afferma: “di fronte al-l’evoluzione attuale del mondo,diventano sempre più numerosi quelliche si pongono o sentono con nuovaacutezza gli interrogativi capitali: cos’èl’uomo? Qual è il significato del do-lore, del male, della morte che, mal-grado ogni progresso, continuano asussistere? Cosa valgono queste con-quiste a così caro prezzo raggiunte?Che reca l’uomo alla società e cosapuò attendersi da essa? Cosa ci saràdopo questa vita?” (10) Questi pro-fondi interrogativi hanno avuto nelcorso della storia tanti uomini filosofi,scrittori e intellettuali che hannoscritto pagine memorabili in cuihanno scrutato il cuore umano e nehanno cantato, con struggente pas-sione, le più grandi sofferenze. Tra i tanti il grande poeta GiacomoLeopardi, tanto caro a tutti i giovanistudenti, che ha cantato il suo pro-fondo dolore in tante liriche e che haespresso in modo sublime il desiderio
di ogni persona di essere aiutato nellasua sofferenza. Questo grido del-l’umanità sofferente ha avuto un in-terprete meraviglioso nella vita, negliscritti e nell’impegno pastorale diPapa Giovanni Paolo II. La sua vita èstata sottoposta a tante sofferenze,sia in Polonia per le grandi difficoltà avivere in libertà la propria fede, sia poicome Papa per alcune incompren-sioni, ma soprattutto per l’attentatosubito in Piazza S. Pietro il 13 maggioe per i vari interventi operatori a cui èstato sottoposto. Queste sue sofferenze lo hanno avvi-cinato molto ai fratelli sofferenti ehanno fatto maturare in lui la convin-zione che l’uomo, soprattutto oggi, habisogno di dare un valore e un signifi-cato al suo soffrire. Infatti, il 27 gen-naio 1998 affermava: “Anche a voimiei cari ammalati che partecipatealle sofferenze redentrici di Cristo, ri-volgo il mio saluto e la mia parola diconforto. Ricordatevi sempre che il Si-gnore ha riscattato il dolore renden-dolo salvifico e che, quindi, nessunalacrima è versata invano e nessungrido si perde nel vuoto. Ma tutto può servire per la reden-zione dell’uomo, se vissuto in questaprospettiva soprannaturale. Coraggio,abbiate fiducia: il Signore conta moltosu di voi”. L’11 febbraio 1984 GiovanniPaolo II fa dono alla Chiesa di una Let-tera Apostolica “Salvifici Doloris” sulsenso cristiano della sofferenzaumana. Possiamo dire che si tratta diun trattato sul tema della sofferenzadal punto di vista biblico, teologico epastorale. Al centro di questa Letterail Papa mette Gesù Cristo, la soffe-renza vinta dall’amore. Infatti, fuoridel Cristianesimo la cultura, la filoso-
fia, le grandi religioni si sono interro-gate sul senso della sofferenza e tantevolte la risposta è stata sostanzial-mente un insopprimibile senso di ri-bellione e di disprezzo per lamiserevole condizione dell’uomo.Nella sofferenza poi, l’uomo si ponetanti interrogativi e li pone a Diostesso e, quando non trova imme-diata, esplicita e favorevole risposta,entra in conflitto con Dio stesso, arri-vando anche alla sua negazione. Ma tali risposte sono fallimentari per-ché, come abbiamo detto, il doloreappartiene all’uomo e non può essereeliminato; pertanto, l’unica via possi-bile è vincerlo e valorizzarlo conl’amore. Di qui l’invito del Papa a guardare aGesù Crocifisso, per scoprire il segretodella sua morte: l’immenso amore perl’uomo peccatore. Solo in Cristo si puòcapire che il dolore è una grazia: “per-ché a voi è stata concessa la grazianon solo di credere in Gesù Cristo, maanche di soffrire per lui, sostenendola stessa lotta che avete veduto soste-nere e che ora sentite dire che io so-stengo (Fil.1,29-30)”. Il dolore e la sofferenza del Figlio diDio hanno un valore infinito e otten-gono la salvezza all’umanità, così lasofferenza dell’uomo, unita a quella diCristo, è preziosa per il bene delmondo intero. “La croce di Cristo è di-ventata una sorgente dalla quale sgor-gano fiumi d’acqua viva, in essadobbiamo riproporre anche l’interro-gativo sul senso della sofferenza e leg-gervi sino alla fine la risposta a questointerrogativo (SD,18)”. Nella sofferenza di Cristo la sofferenzadi ogni uomo per la salvezza delmondo.
CHIESA E SALUTE
Il valore salvifico dellasofferenza
di Mons. Pompilio Cristino
PRIMA PARTE
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Carissimi lettori, il mese di maggiocome tradizione è il mese dedi-
cato a Maria, la madre di Gesù. Pro-prio per questo motivo vogliodedicare l’articolo di questo mese aLei, la tutta bella: la Vergine Maria. Ilbrano scelto per questo mese è Lc1,39-56, comunemente conosciutocome il brano della Visitazione diMaria a Elisabetta. All’inizio del branoci si accorge che c’è qualcosa diumano. Maria, salutando Elisabettaprovoca un sussulto nel suo grembo,tanto da sentirsi ricolma di SpiritoSanto e addirittura lodare Maria rico-noscendola come Madre del suo Si-gnore e beata per la fede. Questo racconto è ricco di fede pa-squale della comunità cristiana.Maria. Donna per eccellenza di fede,che ha dimostrato di poter dare a noiquella carica per sostenere la nostrafede che a volte vacilla. Entrando nelvivo del brano possiamo scoprirecome Maria sia strumento di Dio. Sericordiamo bene il racconto dell’An-nunciazione, possiamo intuire comel’Angelo disse a Maria: “Lo SpiritoSanto scenderà su di te e la potenzadell’Altissimo ti coprirà con la suaombra”. Maria con il Suo si divennesegno visibile della presenza di Dio,quindi, realizza in pienezza l’abita-zione del Signore tra noi uomini.Maria che si mette in cammino versola montagna è segno della presenza diDio che cammina verso il suo popolo.Potrebbe succedere che, leggendo ilbrano ci possa venire il dubbio delperché Maria va da Elisabetta: certonon per comprovare la verità suquello che aveva detto l’Angelo, maElla, credendo alla Parola annunciatagioisce con la parente del dono del Si-
gnore. Appena le due donne si incon-trano avviene qualcosa di meravi-glioso: sussulta il grembo e gioiscecome se dal profondo dell’anima diMaria venga comunicato lo SpiritoSanto che ha fatto in modo che ilbambino di Elisabetta trasalisse digioia. Quando Elisabetta chiede “Ache debbo che la madre del mio Si-gnore venga a me?” Non è da lei cheproviene, ma dallo Spirito Santo chegià è presente nell’incontro tra le duemadri! Il sentimento che è evidente inquesto racconto è la gioia e soprat-tutto l’essere sorpresi da essa. Si per-cepisce come Elisabetta si sentisseindegna di essere visitata da Maria,ma nello stesso tempo onorata.Quando Elisabetta dice: “A che debboche la Madre del mio Signore venga ame”, avviene la reazione di Giovanninel grembo: si mise a saltare e ralle-grarsi (traduzione letterale dal greco).Quando questi due versi nella Bibbiasi trovano insieme siamo giunti altempo dove irrompono nella storia itempi messianici. Un accenno allafede di Maria, che ha ascoltato Dio eha dato il suo contributo personaleall’opera di salvezza, accogliendo eproclamando il suo si. Infatti, Ella èMadre perché ha accolto la Parola ed
è discepola perché ha creduto aquanto le è stato detto dal Signore.Questa è la vera grandezza di Maria!Noi possiamo essere discepoli conl’insegnamento di Maria: Colei che hacreduto fino in fondo e non ha maidubitato che Dio si potesse sbagliaresul progetto. La Chiesa che cammina nella fede inCristo Gesù, può guardare Mariacome Colei che ha preceduto il suocammino davanti a noi indicandocidove e come si offre un segno dellapresenza del Signore anche nei nostrigiorni. Termino con una preghiera ri-volta a Maria:Maria, in questa pagina di Vangelo tipresenti a noi come modello di vita.Hai appena concepito Gesù con la po-tenza dello Spirito Santo e subito sentiil bisogno di condividere la tua gioiacon altri. Fa’, o Maria, che io sia sem-pre un diffusore della mia fede e checi sia tra me e gli altri quella comuni-cazione dello Spirito che c’è stata trate ed Elisabetta. O Madre del mio Si-gnore, tu che sei beata per aver cre-duto, chiedi per me una fede semprepiù decisa perché sia un vero testi-mone di Cristo e un annunciatore dellasua Parola.O Maria, invoca su di me il dono delloSpirito Santo. Amen!
Caro giovane o persona che sei in ricercadi un progetto che Dio ha su di te, ascoltail tuo cuore, contattaci per un discerni-mento e con l’aiuto della preghiera, delservizio e del silenzio ti aiuteremo acomprendere la tua vocazione. Per infor-mazioni puoi scrivere una mail all’indi-rizzo [email protected] o telefonare allo06.93738200 e chiedere di Fra Massimo.Buon cammino!
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ANIMAZIONE GIOVANILE
di Fra Massimo Scribano, o.h.
L’incontro di due madri
di Paolo Felici (studente 3^ anno CLI)
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Una giornata “sana”nella famiglia ospedaliera dei Fatebenefratelli
La Federazione Nazionale OrdiniProfessioni Infermieristiche (FNOPI)
sostiene e solennizza la Giornata Internazionale dell’Infermiere, in ricordo della fondatrice FlorenceNightingale, diffondendo manifesticon slogan proposti a ribadire lascelta di stare “dalla parte del cittadino”. Da quest’anno l’infermiere festeggia il 12 maggio quale Ordine(OPI), il più grande Ordine professionale italiano per numero di iscritti.Per una maggior tutela dell’assistito,l’OPI sta operando per fare in modoche siano presenti più infermieri nelterritorio, in modo particolare l’infermiere di famiglia, di comunità, inanalogia con la figura del medico dimedicina generale. Sulla scia del successo delle precedenti edizioni, l’Ordine di Roma ha voluto incontrare i cittadini, non solonelle piazze della città, ma anche neipiù grandi ospedali. Nell’Ospedale sanPietro Fatebenefratelli, gli studenti infermieri del Centro Studi “San Giovanni di Dio”, hanno avutol’opportunità di partecipare, sensibilizzando a uno stile di vita sano, soprattutto i familiari dei degentidell’ospedale. Tutto questo è statopossibile grazie al Padre Provinciale,fra Gerardo D’Auria e al Superioredella casa, fra Lorenzo AntonioGamos, che hanno dato la disponibilità per organizzare questa giornata,facendo allestire un gazebo della salute nell’area adiacente l’ingressodell’ospedale. Gli studenti del 3° annodel corso di laurea, coadiuvati daglistudenti di I anno, dopo aver indossato le magliette di riconoscimento,
hanno distribuito gli opuscoli, realizzati in collaborazione con gli studentidei corsi di laurea in Infermieristicadelle quattro Università della capitale,riguardanti i problemi prioritari di salute, correlati alla salute delle diversefasce di età. Un argomento fondamentale propostoper primo, è stato quello riguardante ilpercorso formativo dell’infermiere, sconosciuto ai più, redatto dagli studenti diquesta sede. Ai familiari dei degenti che si avvicendavano allo stand è stato distribuitoanche un libricino, offerto dal superiore dell’ospedale, riguardante la vitae le opere di san Giovanni di Dio, fon
datore dell’Ordine dei Fatebenefratelli, modello di attenzione verso i bisognosi, fondatore dell’ospedalemoderno. Altri religiosi FBF si sonosoffermati a salutarci, tra cui fra Bartolomeo Coladonato e fra MassimoScribano; quest’ultimo ci ha rivolto isuoi ringraziamenti e i complimenti,con un linguaggio simpatico, giovialee divertente. Un ringraziamento speciale va a suor Josina che, quale intermediario del superiore, ha offerto atutti noi una ricca colazione.Nello stand era presente un’infermiera del reparto di oncologia, FlaviaAuddino, che ha sensibilizzato tutti ipresenti e gli utenti a partecipare alla“race for the cure”, maratona controla lotta ai tumori del seno, che vedepartecipe per la prima volta, un foltogruppo di operatori sanitari dell’ospedale san Pietro. La festosa giornata, ha suscitato intutti noi, giovani studenti infermieri,la volontà di sviluppare gli studi inlinea con le richieste di salute dei cittadini e soprattutto con la ricercascientifica.
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FAMIGLIA OSPEDALIERA
Il 12 maggio 1820 è nata Florence Nightingale, colei che ha fondato le
"scienze infermieristiche moderne". Inoccasione di questa data, ogni anno e intutto il mondo viene celebrata la Gior‐nata Internazionale dell'Infermiere.La celebrazione del 12 maggio 2018,assume un accezione ancora più importante, considerando che nel mesedi dicembre 2107, nasce la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI). Untraguardo per il quale, gli infermierihanno lottato per più di dieci anni;che conferma ed esalta la crescitadella Professione e gratifica la dedizione dei professionisti nell'offrire assistenza infermieristica ogni giorno. L'iniziativa dell'Ordine delle ProfessioniInfermieristiche di Roma è tornata,anche questo anno, in piazza del Popolocon il "gazebo della salute", in collaborazione con numerose aziende sanitarie,ospedaliere e con le quattro Universitàdi Roma. Inoltre, di fondamentale importanza, la presenza della postazionedell'Azienda Regionale Emergenza Sanitaria (ARES) 118 nella quale gli infermierihanno istruito i cittadini alle manovre didisostruzione delle vie aeree e di rianimazione cardiopolmonare (BLS: BasicLife Support) da attivare in caso di arresto cardiocircolatorio. Noi studenti, appartenenti al 2 annodel Corso di Laurea di Infermieristica,Centro Studi "San Giovanni di Dio"sede ospedale san Pietro Fatebenefratelli, Università degli Studi Sapienza diRoma, Facoltà di Medicina e Psicologia; attraverso la partecipazione all’evento, abbiamo avuto non solol'occasione di confrontarci con gli studenti delle altre sedi, ma anche di fornire informazioni alla popolazione sulcorretto stile di vita e sulla preven
zione di alcune patologie, attraversola distribuzione di brochure informative realizzate dagli studenti dei Corsidi Laurea triennale in Infermieristica eMagistrale in Scienze Infermieristiche,delle Università di Roma: Campus BioMedico Cattolica del Sacro Cuore LaSapienza e Tor Vergata. Ciò ci ha permesso di instaurare colloqui diretticon i cittadini e di sperimentare modalità di comunicazione con la persona sana. Con nostro enorme stupore, la maggior parte dei cittadini si è mostratamolto interessata all'evento, ha ascoltato e ha interagito con noi, esponendo curiosità e domande sui diversi
temi trattati: • L'anziano e l'osteoporosi : storia di
una ladra di ossa• Mangiare e bere bene aiuta a vivere
MEGLIO• Piercing e tatuaggi sicuri!• Frena lo sballo e accelera la vita!• Ricomincio da 65!• Attività fisica e sport per crescere
sani e forti!• Alcool&Guida• Batti le mani, schiocca le dita e
BALLA tutta la vita• L'anziano e il volontariato
Quanto descritto non fa altro che confermare l'importanza del ruolo educativo degli infermieri, area funzionale diresponsabilità indicata dal Profilo Professionale e ribadita dalla Legge 42/99.É stata una giornata ricca di emozionidurante la quale ognuno di noi ha cercato di trasmettere ai cittadini, unmessaggio profondo che ricordaquello utilizzato dalla campagna informativa della Federazione NazionaleCollegi Ipasvi, per la sensibilizzazionesul ruolo strategico degli infermierinel Sistema Salute il cui slogan è stato:"La salute potrà anche abbandonarvinel corso del tempo, ma gli infermierinon vi abbandoneranno Mai".
Giornata Internazionaledell’Infermiere
di Francesca Katrin Cucunato (studentessa di 2^ anno CLI)
L’adolescenza è un periodo di grandisconvolgimenti ormonali, fisici ed
emotivi e proprio in questo periodo dellavita, per ragazzi e ragazze, è fondamentale essere parte di un gruppo e dunquesposare tutte le scelte e le mode che “ilgruppo” impone. E tra le mode, o megliocattive abitudini diffuse tra gli adolescenti, vi è l’eccessivo consumo di alcol,il cui potenziale pericolo viene valutatosolo nel corso di un evento drammaticoo degli anni, quando ci si rende contodei danni che questa sostanza ha creatoal proprio corpo.La fase adolescenziale è il periodo in cuisi esplorano nuove sensazioni: il giovanesi trova a sperimentare nuovi stati di coscienza e a provare emozioni mai vissuteprima, come la sessualità, ma anche l’utilizzo di sostanze psicoattive. Questo perché, l’identità che l’adolescente si affannaa costruire la esprime attraverso la condivisione di esperienze, sentimenti edemozioni.Secondo l’Organizzazione Mondiale dellaSanità (OMS), per gli adolescenti fino a16 anni è raccomandata la totale astensione dall’alcol; tale dato è coadiuvatodai risultati della ricerca scientifica da cuiemerge che, chi inizia a bere prima dei16 anni ha un rischio quattro volte maggiore di sviluppare alcoldipendenza inetà adulta, rispetto a chi inizia non primadei 21 anni.Diversi studi scientifici hanno rilevato chela capacità di assorbire l’alcol si sviluppa,grazie a un enzima, solo intorno ai 2021 anni. Nei più giovani, quindi, entra incircolo nel sangue e raggiunge il cervello,causando seri danni. I ragazzini che bevono sono destinati ad avere più difficoltà intellettuali, di orientamento e dimemoria rispetto ai coetanei che nonassumono bevande alcoliche. Oltre alcervello, l’alcol ha effetti dannosi su moltiorgani e tessuti e nel fegato in partico
lare, per il suo sistema di difesa naturale. L'alcol sta diventando sempre di più ilgrande protagonista del sabato sera edè presente una convergenza anche tra igeneri; infatti, si evidenzia una sostanziale omologazione nei comportamentie negli atteggiamenti. Il consumo di alcol consente di ottenereuna visibilità, seppur negativa, agli occhidel gruppo e di fondare il legame socialecon i coetanei attraverso quello che, alivello culturale, viene configurato comeun “rito di legame e di passaggio”. Difatto, i ragazzi lo considerano un comportamento normale, non trasgressivo.Si vive in una società che non sa coglieree valorizzare l'energia e la creatività deigiovani. È l'epoca delle passioni tristi espente, della mancanza di prospettive."Lo sballo" compensa, annullando i pensieri, offrendo sensazioni di socializzazione non raggiungibile in altri modi.Fino a pochi anni fa le persone che bevevano abitualmente erano viste comeemarginati di cui avere pena; oggi, per igiovani, il bere si è accreditato come fenomeno di moda, ricercato, quale immagine di socialità e di successo, nonché
ricerca dello sballo. I genitori che oggidanno molto in termini materiali, nonsempre riescono ad avere vicinanza coifigli e sono spesso gli ultimi a rendersiconto del fenomeno.Alcuni risultati sintetici dell’indaginebiennale su “Adolescenti e alcool” realizzata dall’Osservatorio permanente giovani e alcol, dichiarano l’aumento dell’etàdel primo contatto con le bevande alcoliche nella prima adolescenza e la famiglia si conferma un importante elementodi protezione nei confronti degli eccessi.Sul fronte opposto però, si dimostra anche l’effetto di trascinamento del gruppodei pari nell’indurre gli adolescenti a unconsumo incontrollato di alcol. Un ulteriore elemento è che l'alcol è ormai lasostanza di ingresso nel mondo delledroghe. Negli ultimi anni, infatti, i giovani hannoadottato un modello di consumo “anglosassone” distanziandosi dal modellomediterraneo, in cui il vino era consumato ogni giorno durante i pasti. Si èpassati così a un consumo realizzato prevalentemente fuori pasto, il cui obiettivonon è il piacere della bevanda alcolicalegata ai sapori del cibo, ma la ricercadell’effetto secondario dell’assunzionealcolica, che per i giovani si esprime nellapercezione di essere maggiormente disinvolti, loquaci, disinibiti e maggiormente integrati nel gruppo dei pari.Chiude la rassegna la moda del “drelfie”di cui l’alcol è chiaro protagonista e ispiratore, che è il selfie da ubriachi, magarimentre si vomita, sdraiati per terra inuno stato di semiincoscienza, nei bagnie in qualsiasi altro luogo e posizione.È dunque indispensabile scoraggiare lo“sballo” dei giovani, spiegando loro, attraverso percorsi formativi/educativi, aquali conseguenze a breve e a lungo termine vanno incontro, ma è altrettantoimprescindibile cercare di prevenirlo.
SANITÀ
di Mariangela Roccu
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Adolescenti e alcol: cattive abitudini e
danni organici
L’obesità è una delle maggiori proble-matiche sanitarie mondiali secondo
l’OMS. In Italia, ci sono circa 5,5 milioni di obesie il maggior numero di adolescenti inforte sovrappeso, 36%, e di adulti obesi10-15% rispetto ai restanti paesi euro-pei. Ciò può considerarsi un’emergenzasocio-sanitaria. L’arma per prevenirla econtrastarla è rappresentata da una cor-retta educazione alimentare, associata auno stile di vita dinamico, fin dai primianni di vita. Tuttavia, quando fallisce l’ap-proccio conservativo dietetico-farmaco-logico, psico-comportamentale diriabilitazione, una possibile soluzione èl’intervento chirurgico. Nei pazienti con Indice di Massa Corpo-rea (BMI) di oltre 35, la chirurgia è untrattamento che consente, nel lungo pe-riodo, sia la notevole riduzione del pesoin eccesso, che la scomparsa o il con-trollo di molte complicanze correlate conl’obesità, come il diabete e l’iperten-sione. Oggi si sta superando il concettodi chirurgia bariatrica in senso stretto esi parla sempre più di chirurgia metabo-lica, che agendo sul volume gastrico esulla funzione gastro-ormonale e bypas-sando il network duodeno-digiunale, ra-zionalizza il rapporto con il cibo,consente di mantenere un peso ade-guato e una soddisfacente vita di rela-zione, riduce la resistenza insulinica el’infiammazione cronica viscerale e ri-duce la predisposizione a malattie car-dio-vascolari e all’insorgenza di alcuneneoplasie. La chirurgia bariatrica è rap-presentata principalmente da procedurelaparoscopiche avanzate, di tipo restrit-tivo come la Sleeve Gastrectomy o re-strittivo-malassorbitive come il BypassGastrico e il Minibypass. Negli ultimi annisono diventate più sicure, meno invasivee più efficaci sulla perdita di peso in ec-cesso. L’evoluzione della tecnologia a di-sposizione del chirurgo e delle tecniche
chirurgiche e anestesiologiche ha con-sentito di ridurre il trauma e ridurre il do-lore postoperatorio. L’interventochirurgico si esegue di norma attraverso5 piccoli accessi addominali di 1 cm, conminore perdita ematica, minori compli-canze a breve e lungo termine e piùbrevi tempi di ripresa postoperatoria. Agli evidenti vantaggi clinici si sommanoi risultati positivi relativi all’impatto favo-revole di tipo socio-economico.Studi recenti hanno dimostrato che iltrattamento chirurgico è un investi-mento che si traduce, nel breve termine(2-3 anni), in un risparmio per le risorseeconomiche dello Stato. Tuttavia, è do-veroso sottolineare che tali proceduredevono essere effettuate all’interno dicentri con una notevole esperienzaprofessionale, in cui sia garantita la pre-senza effettiva di un’équipe multidisci-plinare costituita dal chirurgobariatrico, dall’anestesista, dal nutrizio-nista, dall’endocrinologo, dallo psico-logo, dal pneumologo, dal cardiologo,dall’endoscopista interventista, ecc.che possa farsi carico di tutto il percorsodi preparazione all’intervento chirurgicocon riduzione del rischio operatorio e diun’adeguata assistenza postoperatoria enel follow-up. Difatti l’obesità non curatain modo efficace e definitivo incide inmodo significativo a carico del sistemasocio-sanitario, sia per i costi diretti cheindiretti. Da un’analisi Istat, il costo sani-tario dell’obesità in Italia è di circa 11 mi-
liardi di euro, 10% della spesa sanitariapubblica totale e 0,93% del PIL annuo. I costi diretti dovuti a trattamenti farma-cologici e clinici, sono resi più onerosidelle patologie correlate: rispetto a unpaziente non obeso, l’obeso spende il77% in più in farmaci, il 45,5% in più indegenza e il 27% in più in visite mediche. I costi indiretti, sono determinati da mi-nore produttività, numerose assenze dallavoro per visite specialistiche o ricoveriospedalieri, da maggiore frequenza dipensionamento anticipato per inabilitào disabilità, fino alla morte prematurache nei casi più gravi si anticipa anche di20 anni. Inoltre, sono da includere anchei costi individuali, difficili da calcolare, madi uguale se non maggiore impatto, do-vuti alle pesanti condizioni sociali chel’obesità determina: minor rendimentoscolastico, situazioni di discriminazionesociale e lavorativa, problemi psico-so-ciali, bassa qualità di vita, ecc. Il tema della crisi globale ed economicae la necessità assoluta di mettere in pra-tica risparmi virtuosi in sanità impone diseguire Percorsi diagnostico-terapeuticiassistenziali (PDTA), che prevedano in-terventi meno invasivi per il paziente epiù semplici per il medico, più facilmentediffondibili e meno costosi. La modernachirurgia bariatrica, nel segno di questanecessità, si colloca perfettamente nelcontesto della cura delle malattie disme-taboliche. Tuttavia, esiste ancora il ri-schio, molto concreto, che essa vengapercepita dalle Istituzioni Sanitarie Na-zionali e locali come un aggravio di spesae non come un trattamento che con-sente di risparmiare risorse economiche. È ancora necessaria un’opera di sensibi-lizzazione politico-istituzionale per acce-lerare la necessaria programmazione diinterventi strutturali e la predisposizionedi risorse economiche, che rendano leOBESITY UNIT una realtà operativa inogni Azienda Sanitaria moderna.
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di Francesco Giuseppe Biondo
SANITÀ
L’obesità patologica: un’emergenza socio-sanitaria
Maternità e spirito (o sentimento)materno sono due concetti di
stinti. Con il primo ci si riferisce alla re‐lazione madre‐figlio sotto l’aspettofisiologico e psicologico, accompagnatada manifestazioni affettive tipiche dellaspecie la cui principale caratteristica èla tenerezza. Spirito materno è una potenziale energia positiva, dinamica, volitiva che indirizza l’attività della donnaverso precise direzioni: tendenza a donare, assoluta protezione e cura d’ognibambino e, vero specifico femminino,porsi sempre dalla parte del più debole.Questo sentimento non ha come condizione indispensabile la maternità biologica che è una scelta come diversitàfisiologica e non subalternità al maschio: ciò che movimenti femministi intransigenti arrivano a definire (a finiabortivi) “la maledizione della maternità” laddove, rispetto al maschio, maternità è per le donne il privilegio diessere loro madri! Anche una madre adottiva, ad esempio, può equivalere in tutto a unamadre vera, anche nella tendenza masochisticofemminile al sacrificio. Stupisce, infatti, vedere come la volontà diadottare un bambino non sia scoraggiata da difficoltà e assurdità burocratiche cui la donna va incontro. Le stesse matrigne possono mostrareaffinità con le madri adottive. Di là dafattori negativi condizionanti il difficileruolo della donna in famiglie ricostituite, dopo separazioni e divorzi (“nonè la mia vera madre, quindi non può vo
lermi bene”), nella matrigna può egualmente manifestarsi la volontà altruistica di essere buona madre. E ciònonostante che, nella stessa accezione,il termine “matrigna” abbia qualcosa didetestabile alimentata dalle più bellefavole per bambini, soprattutto in temadi rapporti tra matrigna e figliastra.Queste fiabe rappresentano, infatti, lafantasia della bambina soppiantatadalla matrigna nella stretta relazionecol padre. Generalmente, nel finale favolistico, la donna malvagia è punitacon la stessa crudeltà dimostrata versola figliastra, che invece raggiunge la felicità riunita al padre nel più tenerodegli affetti, o ricevendo l’amore appassionato di un sostituto del padre, principe azzurro o meno che sia.Donne che nell’infanzia non hannoavuto amore materno (dalla madre, o dachi ne aveva le veci) mostreranno menospirito materno. Spesso è il fatto di ripu
diare la propria madre a inibire i lorosentimenti (“ora la madre sono io, nontu”). All’opposto, una madre vedova odivorziata (che non abbia altri interessi),è portata a consacrarsi alla gravidanzadella figlia esagerando le premure versola “povera bambina incinta”, per così rivivere le gioie e le responsabilità di unamaternità, identificandosi nella figlia. Lo spirito materno è presente e operante anche in donne nubili che lo riversano su scopi indiretti: ogni bambinoche abbia bisogno di una madre, oanche adulti da prendere sotto protezione. Lasciando ad altre donne l’esperienza della riproduzione, esse sivotano a differenti forme di piena realizzazione, attività e professioni che offrono sbocchi indiretti ai lorosentimenti materni. Un esempio sonole religiose cui, nel rivolgersi loro, comunemente si ricorre all’appellativo di:“madre”.
PERCHÉ LE MADRI SONO DONNE
Indirizzata verso precisedirezioni un’energia
dinamica, volitiva
di Fabio Liguori
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…si ricorre all’appella�vo di madre
II - Una diversità biologica che non è subalternità al maschio;assurdità burocratiche e ruolo in moderne famiglie ricostituite; finalifavolistici delle più belle fiabe
La dimensione comunicativa è insita nella personaumana. Solo l’uomo è capace di conoscersi, di do
narsi liberamente e di relazionarsi con il prossimo proprio in quanto persona.La parola umana è affidata alla libertà. L’uomo ha ilpotere di farla diventare strumento di pace e amoreo viceversa di odio e menzogna; una parola che puòin alcuni casi uccidere: «molti son caduti a fil di spada,ma non quanti sono periti per colpa della lingua» (Si
racide 28,18). La deformazione della parola però nonsempre procede dall’odio e dall’invidia, a volteesprime un vuoto interiore, una superficialità di chila proferisce e perché no anche dalla solitudine emancanza di amore. Negli ultimi decenni l’importanza della parola è affidata al web luogo di partecipazione e condivisione. Inuovi media influenzano la famiglia in quanto impongono nuovi orari e modificano le abitudini.
Il dovere di rispettare l’onore e la fama
del prossimodi Liliana Camu�
INSERTO
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Il progresso scientifico ha raggiunto nel campo delle comunicazioni una delle vettetecnologicamente più alte e lenuove tecnologie della comunica
zione sono diventate elemento costitutivo e strutturale del mondo relazionalemoderno. Di contro, a un mondo che le pagine webhanno reso angusto e dove il vicino a portata di clickin un altro continente è più prossimo e consueto delcoinquilino della porta accanto, è divenuto pressochésmisurato il numero delle persone permanentementeconnesse. Notizie, messaggi, informazioni sono lanciate in rete come certezze e non come ipotesi e nellafretta di una divulgazione sempre più incalzante pochisi curano di verificarli o dimostrarli non tenendoconto del danno che potrebbero arrecare. Infatti,
quando le nostre parole entrano nella rete non sappiamo chi le leggerà, l’altro cui ci rivolgiamo non è direttamente di fronte a noi, ma sappiamo che esiste,che è una persona reale. La relazione mediata dallacomunicazione tecnologica è un tipo di relazione incui l’aspetto del mistero racchiuso in ogni alterità èparticolarmente accentuato. Occorre, inoltre, evidenziare che a causa della rapidità con cui si spostano leinformazioni (si cercano sempre più informazioni nelpiù breve tempo possibile), la stessa rete impone agliutilizzatori cambiamenti della capacità cognitiva siaper quanto riguarda la concentrazione sia come ra
gionamento approfondito. I moderni mezzi di comunicazione quindi, hanno un ruolo molto importantenell’informazione, nella promozione culturale e nell’annunciare la speranza di una vita all’insegna dell’amore, dell’altruismo e del rispetto del prossimo. Nelnavigare in internet non si deve poi accettare acriticamente tutto ciò che legge. Le nuove tecnologie digitali hanno dato origine a un vero e proprio nuovospazio sociale, i cui legami sono in grado di influirenella società e sulla cultura. Quello della comunicazione digitale è un mezzo molto sensibile. L’obiettivodell’informazione attraverso i mass media resta sempre comunque il bene dell’uomo.È essenziale ed eticamente corretto quindi, bandireparole o atteggiamenti che possono indurre alla deformazione di un’informazione e che i mass media sipongano al servizio del bene comune. La società ha
diritto a un’informazionefondata sulla verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà. La solidarietà è laconseguenza di una comunicazione vera e giusta e diuna libera circolazionedelle idee che favorisconola conoscenza e il rispettodegli altri.Attraverso il linguaggio(orale, scritto, per immagini o altri segni) si promuove, tutela o danneggiala verità, l’onore e la famadel prossimo, beni immateriali di così grande importanza per la personache la sapienza biblica afferma come «morte e vitasono in potere della lingua». Infatti, un uso sba
gliato della parola porta con sé la menzogna, laviolazione di un segreto, il giudizio temerario, la diffamazione o maldicenza, la calunnia e la contumeliacon relative gravissime conseguenze.È dunque importante promuovere una cultura di verorispetto della persona umana nello scrivere e nel parlare. La dimensione eticamente responsabile è ancorpiù essenziale nello svolgere le attività professionali,soprattutto quelle che hanno a che fare con dimensioni della vita umana che devono essere trattate conriservatezza. La promozione di tale cultura corrisponde all’etica degli ordini professionali che devono
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INSERTO
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armonizzare secondo giustizia il diritto all’onore e allabuona fama con altri diritti. C’è un ampio dibattito oggi sulla definizione di menzogna e sulle questioni collegate quali l’utilizzo di parole ambigue e i casi in cui è necessario custodire unsegreto per esigenze di giustizia o di principi morali.Per comprendere meglio in cosa consista la menzognapossiamo richiamare il pensiero di San TommasoD’Aquino, un insigne maestro della scolastica, il piùgrande teologo della Chiesa. Egli distingue tre elementi nella menzogna: l’asserzione falsa (falsità materiale), la volontà consapevole di pronunciarla (falsitàformale) e l’intenzione di trarre in inganno (falsità effettiva). Il Dottore della Chiesa ritiene che l’essenzadella menzogna stia nella falsità effettiva. La menzogna è quindi una violenza fatta all’altro perché lo colpisce nella sua capacità di conoscere ed è una
violazione della virtù della veracità. Lede la societàperché toglie la fiducia tra gli uomini, lacerando le relazioni sociali. Alcune volte si costituiscono menzognecontro il prossimo che non hanno alcun riscontronella realtà dei fatti. Fra i diritti della persona vi è il diritto al buon nome,al rispetto, alla salvaguardia della vita privata e allaverità. La custodia della propria intimità è un benefondamentale per l’esistenza morale e sociale dellapersona umana.Ogni cittadino ha il diritto di ottenere dallo Stato unareale protezione contro l’ingiuria e la diffamazione e
lo Stato ha il diritto e il dovere di assicurarla anchesotto la forma di un’adeguata tutela penale. Purtroppo accade sempre più spesso che eventi di carattere meramente privato diventino merce ambita cheè comprata per ricattare ed eliminare un concorrentepolitico o economico o per essere diffusi dai massmedia semplicemente per incrementare audience. Il rispetto della reputazione degli altri rende illecitoogni comportamento e ogni parola che possa causareun danno ingiusto. Chi si macchia di tale mancanza ècolpevole di maldicenza, calunnia o di giudizio temerario.La maldicenza o diffamazione è la rivelazione, senzaun motivo oggettivamente valido, dei difetti e dellemancanze altrui a persone che le ignorano. Sonoquindi, colpe contro la reputazione del prossimo e inducono erronei giudizi sul loro conto. La parola diffa
matrice esce dalla bocca di chivuole nuocere per semplice leggerezza e con molta facilità, dandoluogo a danni incalcolabili. La cronaca ci riferisce esempi quotidiani
di tragedie individuali o di maceriesociali innescate da menzogna e diffamazione. Graverisulta poi la calunnia, delitto contro la giustizia e la carità.Il fatto che sia la calunnia sia la diffamazione possano arrivare on line a un gran numero di persone costituisceuna circostanza che rende più grave la colpa. Chi ha lesoil buon nome del prossimo con la calunnia o maldicenzaè obbligato, sia a riparare la fama lesa e risarcire i danni
conseguenti alla diffamazione, sia a ristabilire la veritàprivatamente o pubblicamente. Per quanto riguarda ilgiudizio temerario esso consiste nell’ammettere comevera una colpa del prossimo priva di fondamento. In conclusione, è chiaro come il rispetto della vita privatae il bene comune siano motivo più che sufficiente perusare un linguaggio attento. Dichiarare la verità è il mostrarsi veri sia nelle proprie azioni che nelle parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall’ipocrisia.Il rispetto della persona oggi naviga su internet perché èil cyber spazio il nuovo areopago, l’ambiente dove le persone si affollano e si esprimono e, dove è facile incorrerein false e dannose informazioni.
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“La calunnia è peggio di un peccato:la calunnia è un espressione
diretta di Satana!Francesco PP.
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IL MELOGRANO
Anche se a volte alcune devozionipopolari fanno sembrare che la
Madonna sia venerata al pari di Dio,una retta visione di fede ce la indicanon come la meta suprema, ma comela via che ci porta a Gesù. Infatti, nelpiano della Redenzione Dio volle chefosse la Vergine Maria a guidarci aGesù con affetto di Madre.Paolo VI (che sarà canonizzato il 14 ottobre) già il 21IX1964 nella sua allocuzione a chiusura della terzasessione del Concilio VaticanoII ci spiegò che “Cristo, non ap‐pena assunse la natura umananel grembo verginale di Maria,unì a sé come Capo il suo Corpomistico, ossia la Chiesa. Dun‐que Maria, come Madre di Cri‐sto, è da ritenere anche Madredi tutti i fedeli”. Cristo stesso,dall’alto della Croce e rivolgendosi in Giovanni a tutti noi,sancì la Maternità universale diMaria col dire: “Figlio, ecco tuaMadre”. E questa sua missionematerna Maria l’iniziò nel Cenacolo quando v’andò a pregarecon agli Apostoli e lo Spirito Santo discese su tutti, completando e rendendo operante la Redenzione, di cuigià il primo annunzio nell’Eden lasciavaintuire un ruolo per Maria. Pertantonella citata allocuzione il Papa esortò ainvocare Maria col titolo di “Madredella Chiesa” e stabilì che “l’intero po‐polo cristiano rendesse sempre piùonore alla Madre di Dio con questosoavissimo nome”.Il senso di tale titolo non è che Mariasia il centro del cristianesimo, ma soloche vi svolge una funzione centrale,che Paolo VI a Cagliari così sintetizzònell’omelia tenuta il 24IV1970 nelSantuario di Nostra Signora di Bonaria:
“Se vogliamo essere cristiani, dob‐biamo essere mariani, cioè dobbiamoriconoscere il rapporto essenziale, vi‐tale, provvidenziale che unisce la Ma‐donna a Gesù, e che apre a noi la viache a lui conduce”.Presto tale titolo, peraltro non nuovo,conquistò maggior rilievo. Già nel 1975figurò nella seconda edizione del Messale Romano una Messa votiva inonore della beata Maria Madre della
Chiesa; nel 1980 San Giovanni Paolo IIinserì nelle Litanie Lauretane l’invocazione di Madre della Chiesa e l’8 dicembre 1981 fece collocare un mosaicodella Mater Ecclesiae vicino alla finestradell’appartamento pontificio da cui iPapi usano recitare l’Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro. OraPapa Francesco con Decreto dell’11febbraio 2018 ha istituito la Memorialiturgica obbligatoria di Maria Madredella Chiesa e l’ha fissata al lunedì dopoPentecoste, per collegarla alla discesadello Spirito Santo su Maria; e nel Breviario la seconda lettura del Mattutinoè un brano della sopra citata allocuzione pontificia del 1964.
L’affetto e l’efficacia con cui Maria ciguida a Gesù lo notiamo evidente nellavita dei Santi e qui mi limito a illustrarlonell’itinerario interiore del mio Fondatore, San Giovanni di Dio. Da pastoread Oropesa crebbe devoto del vicinoSantuario della Madonna di Guadalupe. Da soldato ebbe un grave incidente accanto alle linee nemiche einvocò la Madonna, trovando in Lei laforza di porsi in salvo. Ricoverato a Gra
nada nell’Ospedale Reale, sentìla chiamata divina a dar vita adun nuovo tipo d’Ospedale incui offrire ai malati un’assistenza più fraterna ma, non sapendo da dove cominciare,andò al Santuario di Guadalupe per aver lumi dalla Madonna. Nel pregare davanti alsuo altare, lei le apparve, mainvece di suggerirgli dove trovare i mezzi per costruirel’Ospedale, gli pose nelle braccia il Bambinello e gliene dettei pannolini bianchi, dicendogli:“Ricevi tra le braccia mio Figlio
e avvolgilo nei pannolini, per ap‐prendere come accogliere e vestire ipoveri e gli ignudi”. Grazie a quel gestoGiovanni capì che il modo diretto perarrivare a Gesù era di riconoscere lamistica presenza di Lui in ogni bisognoso e perciò da quel momento eglisempre chiamò ogni persona con l’appellativo di fratello o sorella in Cristo.Una decisione che Gesù volle premiaree confermare quel giorno che Giovanninel suo Ospedale stava lavando i piedia un infermo e vide all’improvvisocomparirvi i fori della Crocifissione e,con un gran fulgore, il malato trasfigurarsi in Cristo e dirgli: “Giovanni,quando lavi i piedi ai poveri, è a Mestesso che li lavi”.
Marianon come meta, ma come via che porta a Gesù
Significato del titolo di Maria Madre della Chiesadi Fra Giuseppe Magliozzi o.h.
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La definizione di Sindrome Paraneoplastica è attribuita ad un quadro
clinico complesso costituito da sintomisoggettivi e oggettivi di alterazioniematochimiche con compromissionimetaboliche e di organo, risultatodelle azioni a distanza esercitate daltumore sull’organismo malato e nonsono in relazione con azioni dirette deltumore stesso e delle sue metastasi.L’esatta patogenesi delle Sindromi Paraneoplastiche non è stata ancora sicuramente accertata. Tra le variecause prese in ipotesi, quelle maggiormente accettate sono la presenza diresidui embrionali comuni, la derepressione di informazioni genetiche,cause immunologiche, produzione tumorale di sostanze biologicamente attive. Si ritiene che in una proporzionecompresa tra il 20% ed il 50% dei Pazienti oncologici si possa osservare losviluppo di tale patologia. Oltre a sintomi soggettivi e oggettivi generali,quali anoressia, perdita di peso, squilibri ematochimici, possono comparirelesioni di specifici organi e apparati,come sindromi disendocrine e/o metaboliche da produzione ormonale tumorale, alterazioni dei tessuti cutaneie connettivi, compromissioni neuromuscolari, alterazioni di interesse gastroenterologico ed epatologico,immunoemopoietico, uropoietico. In Urologia, il carcinoma renale puòessere associato alla comparsa di Sindromi Paraneoplastiche, e in effetti lacomplessità oncologica di tale neoplasia può causare diversi quadri patologici con meccanismi differenti e ancorain parte non perfettamente conosciuti.I principali quadri clinici di tali sindromisono costituiti da eritrocitosi (aumento patologico dei globuli rossi),ipercalcemia, ipertensione, febbre,anoressia e perdita di peso, disfun
zione epatica. É stato inoltre accertatoche queste patologie possono essereriscontrate in una percentuale di pazienti affetti da carcinoma renale variabile dal 10% al 40%. Per quantoriguarda la fisiopatologia di tali Sindromi Paraneoplastiche, il carcinomarenale è la più comune causa di eritrocitosi paraneoplastica, la quale può verificarsi dal 3% al 10% dei Pazienti. Siritiene che l’eritrocitosi possa esserecausata da un’aumentata primitivaproduzione di eritropoietina da partedelle cellule tumorali e/o da un’aumentata produzione di questa sostanza da parte delle cellule renalinormali secondaria a danno regionaleipossico provocato dalla presenzadella lesione neoplastica. L’ipercalcemia può verificarsi in circa il 20% deipazienti ed è causata dalla produzioneda parte delle cellule tumorali di sostanze simili all’ormone paratiroideoe/o di sostanze ad azione osteoclastica. L’ipertensione può colpire fino al40% dei pazienti e nel 37% di essi èstata rilevata una produzione anomaladi renina da parte del tumore. É statoanche accertato che l’ipertensione èscarsamente sensibile alla terapia medica antipertensiva, ma recede dopol’asportazione del rene neoplastico.Un’altra Sindrome Paraneoplastica descritta nel carcinoma renale è quella diStauffer. É una sindrome reversibile di disfunzione epatica in assenza di metastasiepatiche. Sono presenti alterazionifunzionali epatiche caratterizzate dallaelevazione della fosfatasi alcalina,della bilirubina, ipoalbuminemia,tempo prolungato di protrombina, eipergammaglobulinemia. É spesso associata con febbre, astenia, perdita dipeso e regredisce dopo l’ asportazionedel rene neoplastico. L’incidenza di
tale patologia è stimata dal 3% al 20%ed è attribuibile a sostanze tossicheprodotte dalle cellule tumorali. Tuttavia è stato accertato che il carcinomarenale può produrre anche altre Sindromi Paraneoplastiche meno frequenti, con la produzione di ormoneadrenocorticotropo (Sindrome di Cushing), enteroglucagone (enteropatiaproteinica, prolattina (galattorrea), insulina (ipoglicemia), gonadotropine(ginecomastia e perdita della libido),inoltre irsutismo, alopecia e amenorrea. Una Sindrome Paraneoplasticapresente al momento della diagnosinon è di per sé un fattore prognosticonegativo. D’altra parte, la mancata regressionedi questa patologia dopo l’asportazione del rene neoplastico, prova dimicro metastasi biologicamente attive,ma clinicamente non evidenti, conferisce al paziente una cattiva prognosi.Anche i tumori maligni del testicolopossono produrre Sindromi Paraneoplastiche, in quanto alcuni tipi istologici producono sostanze normalmentenon presenti nel siero. Tra di esse particolare rilievo e interesse clinico pratico riveste la frazione beta dellagonadotropina corionica che può causare una evidente ginecomastia, piùfrequente in caso di coriocarcinoma.Le Sindromi Paraneoplastiche devonoessere sempre sospettate quando inuna persona adulta compaiono sintomie segni clinici non ben inquadrabili,perché possono essere determinantinella scoperta di un tumore sintomatologicamente non evidente, soprattutto nel caso del carcinoma renale chepuò rimanere asintomatico se non genera dolore locale ed ematuria o nelcaso del coriocarcinoma testicolare,che può addirittura essere difficilmente rilevabile con la visita.
PAGINE DI MEDICINA
di Franco Luigi Spampinato
Le sindromi paraneoplastiche
in urologia
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SACRO CUORE DI GESÙ BENEVENTO
di Raffaele Pilla
Lo scorso 19 maggio nelprimo pomeriggio a
Pago Veiano, in provincia diBenevento, l'AssociazioneParkinson Sannio ha organizzato la seconda edizionedella "Run for Parkinson's",una passeggiata tra lestrade principali del paeseche ha coinvolto non soltanto i suoi abitanti, maanche i parenti e gli amici dimolti pazienti provenientida tutto il Beneventano.La manifestazione, apertaa tutti e senza limiti di età,ha coinvolto circa 200 partecipanti che si sono riunitiin piazza Municipio a PagoVeiano per la partenza,mentre l'arrivo era fissatoa Piazza Roma.L'evento Run for Parkinson's ha rappresentato unasolida risposta della popolazione e dei parenti deimalati, oltre che dei pazienti stessi, alla sensibilizzazione verso questa patologia neurodegenerativa. Allostato attuale, questa sindrome ha colpito finora piú di500.000 italiani, anche se un dato certo purtroppo non loabbiamo, non esistendo dei registri ufficiali che ne censiscano il numero dei pazienti interessati e il relativo gradodi degenerazione.Anche quest'anno l'evento è stato sostenuto dalla Fondazione “Giovanni Caporaso”, da sempre vicina alle famigliedei Parkinsoniani con interessanti iniziative relative alla riabilitazione, come per esempio il progetto PARKINSIEME,ossia un laboratorio sperimentale che prevede percorsimultidisciplinari di riabilitazione (training cognitivo, musi
coterapia, attività motoria).Durante il discorso di chiusura del piacevole pomeriggio insieme, ilpresidente dell’associazione organizzante, il Dr.Ivan Molinaro, ha ringraziato l’organizzazione locale “Artemide” delcomune di Pago Veiano,che ha aumentato considerevolmente la visibilitàdell’evento anche fuori regione. Lo stesso Molinaroha poi brevemente presentato un progetto di ricerca clinica su alcunipazienti parkinsoniani attualmente in corso pressol’Istituto Neurologico diVilla Margherita di Benevento condotto dai Drs.Alessandro Ciarimboli,Raffaele Pilla, GiuseppeMatarazzo e Angela Vardaro, presenti anch’essiall’evento.
Periodicamente, una volta l’anno, tra aprile e maggio,una nuova edizione della “Run for Parkinson’s” viene organizzata a livello mondiale in tre continenti. A questemanifestazioni solitamente partecipa attivamente lamaggior parte dei paesi europei, comprese alcune delleassociazioni a livello regionale e del sud Italia prendonoparte attiva a questi eventi, come la “Parkinson Partenope” di Napoli, la “Moto Perpetuo” di Salerno, la Fondazione “Antonietta Cirino” di Avellino, nonché la“Ciociaria” di Castrocielo (Fr) e “Sud Pontino” di Formia(Lt), l'ordine degli psicologi sanniti e l'associazione Progetto Vita di Benevento.
“Run for Parkinson's”: ecco come sensibilizzare
sportivi e non!L'evento sannita che ha riunito circa 200 persone nel Sannio perla causa del morbo di Parkinson
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“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe
una goccia in meno.” Questa citazione di Santa Teresa diCalcutta racchiude lo spirito che ha accompagnato la 19^edizione romana della Race for the cure.L’ormai storica manifestazione per la lotta al tumore alseno si è conclusa il 20 Maggio al Circo Massimo e quest’anno, tra i 70mila partecipanti, era presente anche lasquadra dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli &UPMC Italy for the cure.
Negli ultimi quattro anni le iscrizioni alla Race di Romahanno superato quelle di tutti gli eventi in USA, dove Racefor the cure è nata. L’idea di creare una squadra condivisatra due realtà così vicine e che collaborano strettamentealla lotta ai tumori è stata subito accolta con entusiasmoda chi, anche gli anni passati, ha partecipato alla corsa perla sensibilizzazione, la prevenzione e la cura del tumore alseno. L’iniziativa, coordinata dai reparti di radioterapia edi oncologia, ha raccolto ben 65 adesioni alla corsa, maconta di diventare un importante appuntamento fisso giàdal prossimo anno.L’impegno dei reparti di Oncologia e Radioterapia dell’Ospedale San Pietro FBF e di UPMC Italy, ha permesso direalizzare un evento nell’evento. Infatti, durante la manifestazione organizzata dalla Susan G.Komen Italia, era pos
sibile accedere a laboratori di educazione alimentare, corsidi Yoga, Shiatsu e danza del ventre, oltre a numerosissimieventi sportivi e la presenza della squadra dell’ospedalesan Pietro & UPMC Italy, come le molteplici presenti, hapermesso di colorare di Rosa Brillante il fiume di personeche ha indossato la maglietta bianca dell’edizione diquest’anno con lo slogan “Toghether we can win!”.Uniti possiamo vincere. Un messaggio di speranza chespesso si perde non appena pronunciato. Spesso, ma nonsempre, come può raccontare chiunque fosse presentealla Race di quest’anno. L’unione è stata effettivamente percepita e ha invaso glispiriti di tutti i partecipanti: dalle donne che combattonoo hanno combattuto con il tumore al seno chiamate a rispondere alle domande curiose dei bambini presenti, aiprofessionisti sanitari, competitivi e non, che hanno percorso 5 Km in nome delle loro pazienti, colleghe e amicheaffette dal tumore al seno. Durante il percorso, il pensieroè andato a tutte quelle persone che abbiamo incrociatolungo il nostro cammino professionale o personale, a chiancora combatte, a chi non ce l’ha fatta, raggiungendoanche chi ha superato la malattia e ora può testimoniarecon forza che i risultati ci sono e si possono ottenere.Ognuno ha percorso la strada composta di sanpietrini easfalto con la propria motivazione, ma tutti avevano negliocchi la convinzione che manifestazioni così grandi e condivise permettono di raggiungere con minor sforzo gliobiettivi prefissati. Prevenire il cancro al seno si può e leultime tecnologie ci aiutano a farlo. Il percorso è spessolungo, ma non per questo deve essere anche tortuoso. Lapresenza di clinici delle diverse discipline alla Race, ha dimostrato proprio la volontà di abbattere gli argini professionali, creando una sinergia facilmente riscontrabile neidiversi ambienti deputati alla diagnosi, cura e prevenzionedella neoplasia mammaria.Raccontare cosa rimane di una giornata così importante èmolto difficile e solo chi ha partecipato attivamente concuore e mente può afferrare ogni sfumatura percepita, mapossiamo lasciare il lettore con una certezza: il clima gioviale e di comunità creato in occasione di questa manifestazione ci rende più forti, agguerriti e convinti che losforzo che compiamo ogni giorno nella lotta al tumore alseno e alle altre patologie oncologiche non è vano!
di Luca Capone e Flavia Auddino
“Toghether we canwin!”
Ospedale San Pietro FBF & UPMC Italy alla Race for the cure 2018
Gruppo dei partecipan�
Si è svolto a Roma dal 24 al 25 maggio 2018 il consueto appuntamento
annuale con il Congresso di Ginecologia e Ostetricia “San Pietro Updating2018” organizzato dal prof. Marco Bonito, direttore UOC di Ginecologia eOstetricia dell’Ospedale Fatebenefratelli “San Pietro” di Roma. Nel 2017 inrealtà l’appuntamento era saltato essendo il prof. Bonito impegnato nellaPresidenza del Congresso Nazionale diGinecologia e Ostetricia SIGOAOGOIAGUI.Al “San Pietro Updating 2018”, le cuigiornate sono state introdotte dal presidente onorario prof. Massi e dal presidente AOGOI prof.ssa Viora, insiemeal prof. Chiantera, sono intervenuticome relatori numerosi primari delLazio e d’Italia, oltre ai ginecologi dell’ospedale “San Pietro”. Come da programma, a partire dallamattinata del 25 Maggio 2018 sonostate affrontate le tematiche più importanti della ginecologia e ostetricia, comele emergenze in sala parto, la diagnosiprenatale, l’alimentazione/supplementazione in gravidanza. Un’altra sessione della mattina è statadedicata ad un argomento molto attuale, la Chirurgia Fetale. Lo spunto èstato preso dal “Progetto Nascita”, natopoco più di un anno fa dalla collaborazione tra l’ospedale sanPietro Fatebenefratelli e l’ospedale Bambino Gesù di Roma.Il Progetto Nascita ha permesso di salvare molti casi di feti eneonati affetti da gravi patologie malformative; al congressosono intervenuti il prof. Bagolan, direttore dipartimento diNeonatologia del Bambino Gesù e tutti gli specialisti coinvoltiin questo progetto per illustrarne i risultati. Nel pomeriggio,inoltre, sono state esposte le nuove frontiere della ChirurgiaGinecologica con il prof. Vizza, la Lettura Magistrale sull’Innovazione in Oncologia Ginecologica a cura del prof. Scambia, presidente Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia
(SIGO) mentre, nella seconda parte delCongresso, gli argomenti esaminatihanno riguardato le problematichedell’Endometriosi Profonda e della Menopausa. Si è trattato, quindi, di un’importanteoccasione d’incontro e di scambio diesperienze tra molti esperti, che ha offerto ai partecipanti un aggiornamentoprofessionale oltre che culturale, grazieanche alla sede che ha ospitato il Congresso “San pietro Updating 2018”. Infatti, il giorno inaugurale 24 Maggio2018 si è tenuto nella splendida cornice delle Terme di Diocleziano, chesono state nell’antica Roma le termepiù grandi e importanti. Dopo i salutidelle autorità, il prof. Ferrazzi, direttoreUOC Ginecologia e Ostetricia alla Mangiagalli di Milano, ha aperto i lavori delcongresso con una Lettura Magistrale.A seguire è stato conferito, come ognianno, il “Premio Mario Bonito”, destinato solitamente a una figura di rilievoche ha dato lustro negli anni al repartodi Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale san Pietro. Quest’anno il Premio è stato assegnatoal Ginecologo Ostetrico prof. Fabio Liguori, che ha contribuito con tanto impegno e lavoro a far diventare il
reparto, a tutt’oggi, la prima Maternitàdi Roma e la terza in Italia. A seguire, in attesa della graditacena a buffet sotto i colonnati del Chiostro di Michelangelo,è stata proposta ai partecipanti del congresso una visita guidata al Museo delle Terme di Diocleziano, con l’introduzionee la guida della dott.ssa Daniela Porro, direttrice del MuseoNazionale Romano. Hanno contribuito al successo dell’edizione 2018 del congresso, anche la massiccia presenza delleaziende a supporto. Al termine dei lavori congressuali, non è rimasto al presidente prof. Bonito che dare a tutti l’arrivederci al prossimocongresso “San Pietro Updating 2019”.
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di Silvio Liguori
OSPEDALE SAN PIETRO ROMA
Congresso “San PietroUpdating 2018”
Prof. Marco Bonito
Prof. Fabio Liguori con Daniela eMarco Bonito
Prof. Ferrazzi, do�.ssa Daniela Porro e il prof. Marco Bonito
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“30 annidi accoglienza alla vita”
di Ce�na Sorren�
Nel mese di maggio è ricorso il 30° anniversario
dell'apertura del Dipartimento Materno Infantile dell'Ospedale Buccheri La Ferladei FBF. Per l’occasione,giorno 16 e 17 Maggio,l’Unità Operativa Complessadi Ostetricia e Ginecologiadell’Ospedale, diretta dalladott.ssa Maria Rosa D’Annaha organizzato un congressodal titolo: “Multidisciplina‐rietà e Patologie ostetriche”.Recenti studi della letteraturaindicano un aumento dellegravidanze “a rischio” per diversi ordini di motivi: etàmedia aumentata, coesistenza di patologie cronicheinvalidanti, aumento dellemalattie autoimmuni, migranti senza controlli in gravidanza, recrudescenza dellemalattie infettive. La gestione di patologie complesse in e perla gravidanza che possono avere un esordio acuto, richiedeuna gestione multidisciplinare e un affiatamento del team.Da parecchi anni, l’Unità Operativa di Ostetricia è il primopunto nascita della Sicilia con circa 2500 parti l'anno, 67 milanel corso dei 30 anni. I numeri riflettono la politica di umanizzazione dell'eventoparto: dall'analgesia peridurale alla gestione onetoone ostetricapaziente, al parto in acqua. Lagestione multidisciplinare delle gravidanze a rischio, la tradizione consolidata di analgesia peridurale, la presenza della terapia intensiva neonatale adiacente la sala parto, il supportopsicologico fornito e l’assistenza sociale fornita alle famigliehanno determinato e determinano, un elevato indice di attrazione. Fra Alberto Angeletti, il superiore dell’Ospedale ha portoil benvenuto ai partecipanti ripercorrendo questi anni di attività. “É con vero piacere che porgo il benvenuto a tutti voi quiintervenuti ha dichiarato il Superiore per un convegno scien‐tifico che, al tempo stesso, vuole essere un momento celebra‐tivo di quanto è stato fatto in questi 30 anni nel Dipartimentomaterno ‐ infantile del nostro Ospedale. Risale, infatti, al mag‐gio 1988 l’apertura del reparto di Ginecologia e Ostetricia af‐
fiancato da quello di Neonato‐logia. In quegli anni lontani, sitrattava di «inventare» nelvero e proprio senso della pa‐rola, un reparto che venivaconsegnato nuovo di zecca aglioperatori che lo avrebberoaperto e fatto crescere con tra‐guardi sempre maggiori fino aquelli attualmente ottenuti.Toccò al dott. Giuseppe Vegnarealizzare tutto questo, coadiu‐vato dal dott. Salvino Leonesempre al suo fianco in que‐st’impresa alla quale si af‐fiancò presto il paralleloreparto di Neonatologia gui‐dato dal compianto dott.Ubaldo Dimita. Si doveva pen‐sare a tutto: il personale da as‐sumere, lo strumentario,l’organizzazione del lavoro, lamodulistica e altro ancora.
Dopo la sua apertura, nel giro dipochi mesi già la «maternità» del Buccheri La Ferla si ponevacome fiore all’occhiello nell’ambito della sanità palermitana.Tutto questo non solo per la qualificazione del suo personalesia medico, sia infermieristico, allora assai giovani, ma ancheda due fondamentali innovazioni. La prima era la prassi del‐l’analgesia peridurale, oggi diffusa un po’ dovunque ma allorapressoché pioneristica, merito dell’allora primario VincenzoLanza e della sua équipe, la seconda, l’umanizzazione della na‐scita. Questa non era altro che l’applicazione all’ambito oste‐trico di quel processo di umanizzazione assistenziale che neglianni 70‐80 il nostro superiore generale, fra Pierluigi Marchesi,aveva lanciato nel mondo intero. Così le sale parto furono chia‐mate «Unità di accoglienza alla nascita»; furono introdotti deisalottini in cui la gestante potesse trascorrere il periodo del tra‐vaglio di parto, fu consentito l’accesso di un familiare in salaparto e così via. Si pensò anche a un decoro artistico, oggi pur‐troppo scomparso per le crescenti esigenze e funzionalità strut‐turali. Tale esperienza non si limitò nell’ambito locale ma,estesa anche in ambito neonatologico, nel più vasto ambitomaterno‐infantile, fu per così dire “esportata all’estero” e pre‐cisamente in Ucraina, all’Università di Odessa, dove ci re‐
Un congresso sulle patologie ostetriche
I Presiden� del Congresso
D
Fra Alberto Angele�
cammo col dott. Dimita e il prof. Liborio Giuffrè e in cui ebbimodo di tenere una lezione proprio sull’umanizzazione dell’as‐sistenza. Mi piace, tuttavia, collegare la modernità di tale espe‐rienza con le antiche radici del nostro Ordine in Sicilia. In moltidei 22 Ospedali che abbiamo avuto fino alla fine dell’800 erapresente un’attività assistenziale nei confronti delle donne chepartorivano, soprattutto delle donne povere, nonché dei bam‐bini che spesso venivano abbandonati nelle famose «ruotedegli esposti». Lo stesso san Giovanni di Dio raffigurato nellanota apparizione della Vergine di Guadalupe che gli consegnaGesù Bambino, probabilmente, imparò l’arte se non di assi‐stere alla nascita quantomeno di assistere il neonato”. E quelquadro, forse, ne è un’indiretta testimonianza. Ho voluto ricor‐dare così le origini del reparto e le sue più antiche radici neltessuto dell’assistenza sanitaria del nostro Ordine in Sicilia. Lacontemporaneità sarà oggetto dei lavori di questi giorni”.L’evento è stato articolato su casi clinici occorsi durante i trent’anni di attività dei Dipartimenti Materno Infantile ed Ane
stesia e Rianimazione dell’ospedale e hanno costituito il puntodi partenza di un confronto con l’uditorio al fine di ottenereun management condiviso. “In occasione del 30° anniversariodell’apertura del Dipartimento Materno Infantile ha dichiarato la dott.ssa D’Anna abbiamo pensato di organizzare unevento scientifico che propone temi di patologia ostetrica coni quali quotidianamente ci confrontiamo, oltre a una serie diprogetti inerenti la specialità, che stiamo portando avanti, nel‐l’intento di migliorare i risultati della salute materno‐feto‐neo‐natale. Nelle varie sessioni sono stati presentati casi clinicicommentati da diversi esperti e sono state esposte le lineeguida attuali e gli studi in corso sull’argomento. Ogni professionista deve conoscere le azioni da svolgere, inquale sequenza e in quali tempi. Occorre standardizzare il piùpossibile i processi per condurre una assistenza puntuale, pre‐cisa e aderente alle procedure e alle Linee Guida. In ambito diemergenze ostetriche oltre alla simulazione il confronto clinicofra diversi professionisti rappresenta una grande risorsa”.
L’8 maggio, festa dell’apparizione dell’arcangelo san Mi
chele al Monte Gargano nellePuglie, è il giorno della supplicaalla Madonna di Pompei (si ripeteanche la prima domenica di ottobre). Fu il beato Bartolo Longo,che alla fine dell’Ottocento avviòla devozione della Madre di Dio ea scegliere le due date. In ospedale, a mezzogiorno la supplica è stata recitata, sia nella nostra Chiesa, sia all’internodell’Unità Operativa Semplice di Senologia, diretta dalladott.ssa Angela Di Palermo, che ha voluto coinvolgere nellapreghiera, oltre le infermiere del servizio, anche le donne presenti in attesa trepidante del responso sul loro stato di salute,
le quali sono state ben felici dipregare la Madonna, la Mammadi tutti noi, affidando a Lei leansie e le angosce per le propriasalute, chiedendo la forza di affrontare con “coraggio” il tunneldella malattia. “Quando le pa‐zienti sono andate via ‐ raccontala dott.ssa Di Palermo ‐ è statobello sentirle ringraziare non solo
per l’organizzazione del Servizio maanche per l’umanità dell’accoglienza e della preghiera nellospirito di San Giovanni di Dio, Fondatore dell’Ordine dei Fate‐benefratelli, il quale ha sempre predicato“la carità” nei con‐fronti dei nostri fratelli e la cui solennità ricorre l’8 marzo, cheforse non a caso, laicamente è anche la festa della donna”.
Èstato uno spettacolo d'eccezione quello che il 18 Maggioè andato in scena nell’aula polifunzionale dell’Ospedale.
Dieci pazienti che hanno tutti vissuto l’esperienza del coma eaffetti da gravi cerebrolesioni acquisite, hanno portato in scenauna commedia di Giovanni Alotta “Ci lecchiamo la sarda”.Sono stati gli attori, i costumisti e sotto molti punti di vistaanche i registi, mentre gli scenografi sono stati i pazienti inseritinell’ambulatorio riabilitativo di arte terapia. Si è trattato di unimportante appuntamento per arricchire il loro percorso ria
bilitativo. Le prove dello spettacolo sono durate circa un anno.La serata è stata aperta con l’esibizione di un gruppo di pazientiche frequentano l’ambulatorio di tangoterapia (affetti da diverse patologie: Parkinson, Emiplegia, Ictus). Il ricavato dellaserata è stato devoluto al Centro di Accoglienza “Beato PadreOlallo”. La rappresentazione teatrale è nata come laboratorioall’interno dell’ambulatorio di gravi cerebrolesioni che afferisceall’Unità Operativa di Riabilitazione dell’Ospedale, diretta daldott. Giorgio Mandalà. (segue a pag. 22)
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Supplica alla Madonna di Pompei
OSPEDALE BUCCHERI LA FERLA PALERMO
“Ci lecchiamo la sarda”Una serata di teatro con i pazienti usciti dal coma
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OSPEDALE BUCCHERI LA FERLA PALERMO
L’ambulatorio è costituito da un’équipemultidisciplinare composta da una fisioterapista, da una neuropsicologa e dauna logopedista. Il laboratorio di teatroprevede sedute di gruppo di riabilitazione motoria, neuropsicologica e logo
pedica, la lettura, l’apprendimento e larecitazione di un copione di gruppo e la terapia occupazionalecon l’obiettivo ultimo dell’allestimento della scenografia.Come ogni anno, l’atmosfera è stata di grande allegria e soddisfazione. Fra Alberto, alla fine dello spettacolo è intervenutoper salutare i presenti. “É con vero piacere e somma soddisfa‐zione ha detto il religioso partecipare ad iniziative di grandevalore umano educativo e sociale. Ho lasciato questo Ospe‐dale, dopo averlo trasformato da casa di cura privata a Ospe‐
dale classificato, circa 25 anni fa e l’ho trovato di gran lungaevoluto con delle eccellenze di altissima qualità. L’evento diquesta sera esprime il top di cammino di recupero da parte diragazzi e persone con forti ritardi neuropsicologici, logopedicied esiti post ictus. Devo complimentarmi grandemente con ildr. Giorgio Mandalà e l’intera équipe per questi risultati: ladott.ssa Adriana Di Gangi fisioterapista, la dott.ssa Simona Fi‐cile neuropsicologa e la dott.ssa Maria Rosa Molene logope‐dista. Con quello di questa sera, in quasi cinque anni, sono statirealizzati quattro spettacoli. Risultati strabilianti. Quest’oggianche il Giornale di Sicilia e la Repubblica hanno annunciatol’evento di questa sera che io mi sono premurato di inviarlo alle
strutture della nostra Provincia, ricevendo applausi più che lu‐singhieri. Quest’oggi ho cercato di rintracciare l’assessore allacultura e formazione, prof. Lagalla che l’altro giorno è venutoa trovarci con l’assessore alla sanità, dr. Razza. Certamente ini‐ziative del genere hanno un impatto sulle istituzioni specifichemolto elevato. Un bravo bravissimi ai ragazzi e alle loro fami‐glie, certamente sarete orgogliosi di siffatti risultati. Santa di‐sabilità che insegna ai normodotati il coraggio, l’impegno e latenacia.” La finalità della rappresentazione teatrale è quella diaccrescere il benessere e la qualità della vita della persona colpita da grave cerebrolesione acquisita, agendo favorevolmentesulla componente motoria, cognitiva ed emotivo relazionaleattraverso il canale figurativo ed espressivo. In questo modo,si offrono nuove esperienze motorie e psicomotorie meglioaccettate dai pazienti al fine di aumentare la loro tolleranza epartecipazione a trattamenti riabilitativi spesso lunghi e impegnativi. Il laboratorio permette a queste persone di mettersiin gioco e implica un impegno fisico e mentale spesso moltofaticoso. “Il teatro per i pazienti con gravi disabilità a causa dicerebrolesioni acquisite che hanno avuto un periodo di comapiù o meno prolungato ha dichiarato il dott. Giorgio Mandalà si è già rivelato uno strumento importante di riabilitazionecontribuendo al recupero e alla progressiva crescita delle abi‐lità motorie, cognitive e relazionali residue. Il teatro per i pa‐zienti può diventare un’esperienza di vita da coltivare anche aldi fuori dell’ambiente ospedaliero. Con questo laboratorio, unarealtà presente a Palermo già dal 2015 intendiamo offrire al‐
l’interno del territorio servizi alternativi chepossano fornire un percorso riabilitativo effi‐cace da affiancare a quello tradizionale. I pa‐zienti inseriti nell’ambulatorio, rimangono incura per anni. Riescono a fare molti progressie a migliorare nelle performance motoria,nel linguaggio e nella capacità di stare più alungo in scena. Quest’anno per la prima voltalo spettacolo è durato un’ora e mezza ed èstato utilizzato tutto il palcoscenico che haconsentito agli attori di impadronirsi mag‐giormente dello spazio e di muoversi in tuttol’ambiente. L’aspetto principale di questo la‐boratorio è l’elemento della socializzazionetra persone che hanno vissuto la stessa espe‐rienza in un contesto che sia al tempo stesso
riabilitativo e ludico. La finalità ultima è per‐tanto la completa riabilitazione delle persone, non soltantonelle loro abilità motorie, comunicative (linguistiche e non) ecognitive, ma soprattutto nelle abilità di reinserimento fami‐liare, sociale e, quando possibile, lavorativo, affinché possanotornare ad avere un ruolo nella società che soddisfi la loroaspettativa per una soddisfacente qualità della vita. Que‐st’aspetto è stato riconosciuto come valorizzazione dell’uma‐nizzazione delle cure anche da parte dell’Assessorato allasalute della Regione Sicilia che ha finanziato all’Ospedale unprogetto per il laboratorio di teatro, di arte terapia (tangote‐rapia), di bioenergetica e attività di gruppo per il Morbo di Par‐kinson.”
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NEWSLETTER
MISSIONI FILIPPINE
La Patente al Priore di Manila La targa alla contabile L’omaggio a fra Eldy
VISITA DEL PADRE PROVINCIALEDal 18 al 26 aprile il riconfermatoSuperiore Provinciale, fra Gerardo d’Auria, ha visitato le Filippine con l’avv. Andrea Barone e ildr. Giovanni Guglielmucci. A Manila il mattino del 20 aprile hapresentato al personale i nuoviSuperiori (nella foto in basso laconsegna della patente al nuovoPriore di Manila, fra Pio A. Troyo) ealla sera ha offerto alla nostra contabile Teresa Iguico una targa elogiantela sua leale e fervida dedizione perben tre decenni aiutandoci fin dal settembre 1988 nella non facile impresadi gettare le basi della nostra presenzanelle Filippine. Non solo organizzò apuntino la nostra contabilità, ma ciguidò nei tortuosi rapporti burocraticicon le autorità governative; e quandol’apertura della seconda Comunitàrese necessario assumere altre dipendenti, lei seppe addestrarle così bene,che ora che ha concluso il suo impegno con noi, esse sono in grado di proseguirlo con piena competenza (nellafoto in basso la consegna della targa).
INCONTRO REGIONALEDal 23 al 25 aprile fra Gerardo si è poirecato ad Amadeo per un Incontrodella Regione AsiaPacifico, che haavuto quali rispettivamente Presi
dente e Moderatore gli australiani fra Timoteo Graham e fra GiuseppeSmith, e cui han partecipato confratelli dell’India, della Corea, del Vietnam e delle Filippine. Fra Gerardo haringraziato le Province che hanno contribuito all’acquisto di un villino adAmadeo nel Barrio Maymangga e haassicurato che la Provincia Romanaprovvederà a ristrutturarlo e arredarlo, così da insediarvi entro maggioil Postulantato Interprovinciale.Sempre ad Amadeo le nostre due Comunità e gli ospiti hanno celebrato il24 aprile San Benedetto Menni conuna Messa presieduta dal vescovoTeodoro J. Buhain, ausiliare emerito diManila e nostro affiliato, durante laquale il Vice Maestro dei Postulanti,il vietnamita fra Giuseppe NguyenCong Van (al centro della foto digruppo), ha rinnovato i suoi Voti Temporanei nelle mani del suo Provinciale, fra Giuseppe Vuong Hoai Duc,
fungendo da testimoni il suo connazionale, fra Matteo Tran DoanPhi, e il nostro Delegato Provinciale, fra Rocco T. Jusay.
“LA COLCHA” COMPIE 2 ANNIA Manila fra Gerardo ha presieduto il 26 un Convegno celebrante il primo biennio di attivitàde “La Colcha”, il nostro Centro
Diurno di Assistenza Spirituale e di Terapia Psicologica. Assai toccanti alcune testimonianze di persone, sialaiche sia religiose, che sono state assistite nel Centro e che hanno manifestato la loro gratitudine per l’aiutorisolutivo ricevutovi. Al termine fraGerardo ha consegnato in segno d’apprezzamento un’artistica icona dellaSacra Famiglia (vedi foto in basso) afra Eldy L. de Castro, che ha apertoquesto Centro dopo essersi qualificatoin un apposito corso annuale istituitoa Tagaytay dalla Conferenza Episcopale Filippina.Subito dopo aver consegnato l’icona afra Eldy, fra Gerardo ha colto l’occasione di quest’ultimo momento dellasua visita nelle Filippine per consegnare anche a fra Giuseppe Magliozziun’icona mariana in segno d’apprezzamento per i tre decenni da lui spesicome missionario nelle due Comunitàdi Manila e di Amadeo.
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