Lanuovavita dell’ autostop · tello era la discriminante tra l’autostoppista serio e quello che...

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31 MARTEDÌ 5 AGOSTO 2008 La scienza ELENA DUSI Squalo bianco i segreti del morso che uccide Gli spettacoli CRISTINA NADOTTI Gli Abba battono i Coldplay con un disco di sedici anni fa Dal Web Come cambiare le facce con Google Wiew Il Sondaggio Economia Il bonus bebè esiste ancora? L’esperto risponde Curiosità La top model figlia della miliardaria terrorista Repubblica Tv Trovato il video dello storico record di Sara Simeoni OGGI SU REPUBBLICA.IT L’ESERCITO NELLE STRADE DELLE CITTÀ, COSA NE PENSATE? Ambiente L'acqua del mare è migliorata i laghi no MARTEDÌ FALETTI D’ESPORTAZIONE. FORSE PAOLO MAURI I bestseller italiani, si sa, non sfondano sul mercato an- glosassone: c’è stata l’eccezione vistosa di Eco e del No- me della rosa, ma persino Va dove ti porta il cuore della Tamaro, una volta tradotto lì, non ha superato le venticin- quemila copie. E i thriller? Chissà. Informa l’Herald Tribu- ne che l’editore di Faletti, Alessandro Dalai, ha deciso di provare in proprio e sarà interessante vedere che cosa suc- cede. Di norma i nomi italiani non funzionano se associati al thriller: all’americano di lontana origine italiana David Baldacci chiesero (quando ancora non aveva, come si dice, sfondato) di rendere il proprio cognome un po’ più ameri- cano. Lui vide passare una Ford per la strada e disse: vada per Ford Baldacci. Poi non ebbe neppure più bisogno di quel segnale. Una cosa però è certa: gli americani, della no- stra letteratura contemporanea, non sanno cosa farsene e ne consumano pochissima. Hanno torto? Una volta Saul Steinberg fece tradurre Aldo Buzzi, scrittore raffinato ma certo tutt’altro che popolare persino in Italia, al New Yorker. È questione di credenziali. E di palati. Ma se uno vuole ven- dere in America gli conviene farsi americano. Accadeva an- che nell’antica Roma: per la carriera bisognava diventare romani. Anche i poeti, come Ennio, lo sapevano. DAVIDE CARLUCCI C’ è qualcuno che vuol dare uno strappo a Giulia da Piacenza? È agosto e ora che il ristorante dove lavora come cameriera è chiuso per ferie lei, studentessa di architettura, non sa dove andare. «Ho messo l’annun- cio su Internet, sul sito viaggioeconomico.org. Valuto le offerte di viag- gio che mi propongono i conducenti. Magari la Spagna o il Nord Eu- ropa. Non l’Italia, comunque». Peccato. Se le fosse andato bene il Sa- lento, avrebbe diviso le spese di viaggio con Anna Sacchi, studentessa di Scienze poli- tiche, che con Gaia non vuol perdersi la notte della Taranta, a Melpignano. Partono da Udine e cercano qualcuno con cui dividere le spese di viaggio. «Spero di conoscere per- sone simpatiche ma non è per quello che lo facciamo. È questione di soldi: benzina e autostrada costano troppo, e noi dobbiamo fare più di mille chilometri». È l’autostop online, fenomeno che sta conoscendo un vero e proprio boom. Erede del pollice alzato in aperta autostrada o in assolate strade provinciali, mito degli an- ni Sessanta e Settanta sbiadito in cliché. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE PIERO COLAPRICO M assimo Carlotto è stato un autostoppista, ai tempi d’oro del pol- lice e del cartello, e cioè gli anni Settanta. Oggi, dopo un’accu- sa di omicidio, tanto tempo di fuga all’estero, battaglie legali e una grazia, è uno scrittore di gialli: ma nel suo racconto delle strade e dei viaggi in auto con gli sconosciuti non c’è nulla di noir, anzi ricordare quegli anni spensierati sembra metterlo di ottimo umore. «Viaggi alla “sperindio” totale non ne ho mai fatti, non si usava nemmeno. C’era — racconta Carlotto — un altro mondo, un altro tipo di men- talità. A noi autostoppisti, anche un po’ capelloni, ma comunque a posto, ci rac- coglievano tutti. Soprattutto le persone anziane. Ti pigliavano e ti portavano in giro. Ricordo con simpatia tante conversazioni e anche discussioni politiche in macchina. Sui camion sono andato poche volte, ma quante auto mi hanno ospi- tato. Era un periodo in cui alla gente piaceva parlare, c’era una curiosità genera- le per le vite e i pensieri degli altri che oggi si è proprio persa». SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE È boom dei siti dove si chiedono e offrono passaggi gratis. Così, complice la crisi, Internet rilancia un rito del passato autostop nuovavita dell’ La www.faustolupettieditore.it Il libro di advertising più venduto in Italia. Lorenzo Marini Questo libro non ha titolo perché è scritto da un art di r ector . Tra realefantasia, tra saggio e fiaba, tra autobiografia e romanzo, il viaggio di un creativo nel pianeta pubblici. FOTO ALAMY Repubblica Nazionale

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MARTEDÌ 5 AGOSTO 2008 La scienza

ELENA DUSI

Squalo biancoi segretidel morsoche uccide

Gli spettacoli

CRISTINA NADOTTI

Gli Abba battonoi Coldplaycon un discodi sedici anni fa

Dal Web

Come cambiarele faccecon Google Wiew

Il Sondaggio

Economia

Il bonus bebèesiste ancora?L’esperto risponde

Curiosità

La top model figliadella miliardariaterrorista

Repubblica Tv

Trovato il videodello storico recorddi Sara Simeoni

OGGI SUREPUBBLICA.IT

L’ESERCITO NELLE STRADE DELLE CITTÀ, COSA NE PENSATE?

Ambiente

L'acqua del mareè miglioratai laghi no

MARTEDÌ

FALETTI D’ESPORTAZIONE. FORSE

PAOLO MAURI

Ibestseller italiani, si sa, non sfondano sul mercato an-glosassone: c’è stata l’eccezione vistosa di Eco e del No-me della rosa, ma persino Va dove ti porta il cuore della

Tamaro, una volta tradotto lì, non ha superato le venticin-quemila copie. E i thriller? Chissà. Informa l’Herald Tribu-ne che l’editore di Faletti, Alessandro Dalai, ha deciso diprovare in proprio e sarà interessante vedere che cosa suc-cede. Di norma i nomi italiani non funzionano se associatial thriller: all’americano di lontana origine italiana DavidBaldacci chiesero (quando ancora non aveva, come si dice,sfondato) di rendere il proprio cognome un po’ più ameri-cano. Lui vide passare una Ford per la strada e disse: vadaper Ford Baldacci. Poi non ebbe neppure più bisogno diquel segnale. Una cosa però è certa: gli americani, della no-stra letteratura contemporanea, non sanno cosa farsene ene consumano pochissima. Hanno torto? Una volta SaulSteinberg fece tradurre Aldo Buzzi, scrittore raffinato macerto tutt’altro che popolare persino in Italia, al New Yorker.È questione di credenziali. E di palati. Ma se uno vuole ven-dere in America gli conviene farsi americano. Accadeva an-che nell’antica Roma: per la carriera bisognava diventareromani. Anche i poeti, come Ennio, lo sapevano.

DAVIDE CARLUCCI

C’è qualcuno che vuol dare uno strappo a Giulia da Piacenza? È agosto eora che il ristorante dove lavora come cameriera è chiuso per ferie lei,studentessa di architettura, non sa dove andare. «Ho messo l’annun-cio su Internet, sul sito viaggioeconomico.org. Valuto le offerte di viag-gio che mi propongono i conducenti. Magari la Spagna o il Nord Eu-ropa. Non l’Italia, comunque». Peccato. Se le fosse andato bene il Sa-

lento, avrebbe diviso le spese di viaggio con Anna Sacchi, studentessa di Scienze poli-tiche, che con Gaia non vuol perdersi la notte della Taranta, a Melpignano. Partono daUdine e cercano qualcuno con cui dividere le spese di viaggio. «Spero di conoscere per-sone simpatiche ma non è per quello che lo facciamo. È questione di soldi: benzina eautostrada costano troppo, e noi dobbiamo fare più di mille chilometri».

È l’autostop online, fenomeno che sta conoscendo un vero e proprio boom. Erededel pollice alzato in aperta autostrada o in assolate strade provinciali, mito degli an-ni Sessanta e Settanta sbiadito in cliché.

SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

PIERO COLAPRICO

Massimo Carlotto è stato un autostoppista, ai tempi d’oro del pol-lice e del cartello, e cioè gli anni Settanta. Oggi, dopo un’accu-sa di omicidio, tanto tempo di fuga all’estero, battaglie legali euna grazia, è uno scrittore di gialli: ma nel suo racconto dellestrade e dei viaggi in auto con gli sconosciuti non c’è nulla dinoir, anzi ricordare quegli anni spensierati sembra metterlo di

ottimo umore. «Viaggi alla “sperindio” totale non ne ho mai fatti, non si usavanemmeno. C’era — racconta Carlotto — un altro mondo, un altro tipo di men-talità. A noi autostoppisti, anche un po’ capelloni, ma comunque a posto, ci rac-coglievano tutti. Soprattutto le persone anziane. Ti pigliavano e ti portavano ingiro. Ricordo con simpatia tante conversazioni e anche discussioni politiche inmacchina. Sui camion sono andato poche volte, ma quante auto mi hanno ospi-tato. Era un periodo in cui alla gente piaceva parlare, c’era una curiosità genera-le per le vite e i pensieri degli altri che oggi si è proprio persa».

SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

È boom dei siti dove si chiedono e offrono passaggi gratis. Così, complice la crisi, Internet rilancia un rito del passato

autostopnuovavita

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Il libro di advertisingpiù venduto in Italia.

Lorenzo Marini

Questo libronon ha titolo

perché èscritto da unart director.

Tra realtà e fantasia, tra saggio e fiaba,tra autobiografia e romanzo, il viaggiodi un creativo nel pianeta pubblicità.

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PER SAPERNE DI PIÙwww.viaggioeconomico.orgwww.roadsharing.comwww.whichbudget.com

Insieme hanno ripercorso i luoghidella tragica avventura di Pippa.«L’autostop - dice - è il mio modonaturale di viaggiare. Un po’, certo,ho pensato a quello che è successoa mia sorella. Ma poi ci ho riflettu-to meglio: è stata una disgrazia, sa-rebbe potuto succedere ovunque,in qualsiasi situazione. Io, invece,nel mio viaggio ho continuato a in-contrare gente meravigliosa».L’autostop organizzato non le in-teressa: «Amo la libertà, mi piacepartire quando voglio, senza averecertezze né programmi sicuri. So-lo così ti può capitare di incontrareil contadino che ti illustra la chiesadel suo paese con tale amore chesembra il posto più bello del mon-

do. E chi ti fa salire in macchina ègente disposta a mettersi in gioco.Ti raccontano tutto di loro, si con-fessano, ti rivelano persino i tradi-menti nei confronti del loro part-ner. Perché sanno che non ti rive-dranno mai più».

Ma non è detto che con l’auto-stop organizzato non si socializ-zi. Andrea, ingegnere torinese,utilizza da anni il servizio Viavai.E racconta di aver tirato su inmacchina l’umanità più varia,dallo squatter francese al profes-sore universitario. O «quella ra-gazza canadese di origini cinesiche comprava Rolex in Europaper rivenderli in Giappone. Chis-sà che fine ha fatto».

(segue dalla copertina)

PIERO COLAPRICO

ggi lei carica autostoppisti? «In Sardegna mi è capitato. Vedi questi ra-

gazzi che puntano l’indice per terra, non soperché, ma fanno così, quasi sempre hanno

perso il bus. Però nel mondo non ne vedo tanti, ormaitutti hanno l’incubo della sicurezza anche nel viaggio. Eanche per questa ragione vanno alla grande le crociere,tutti chiusi, isolati, paganti, ognuno con la sua cabina».

Invece era facile viaggiare senza spendere in bi-glietti e benzina?

«Che anni... Davvero, bastava andare nelle piazzedi qualsiasi città, dire di essere del movimento e nelgiro di qualche ora si trovava ospitalità, c’era chi rac-contava le strade, i monumenti, la situazione».

Primo viaggio in autostop?«Avevo tredici anni».Un po’ troppo presto per sognare la rivoluzione...«Infatti stavo nei boy scout. Andavamo in giro per

le Dolomiti rigorosamente a piedi o in autostop.Non c’era nemmeno bisogno di chiedere il passag-gio, gli automobilisti si fermavano, ti raccoglievano,ti portavano dove volevi, era il ’69».

E poi, da giovane «rosso» degli anni Settanta, co-me andava in the way?

«Molte cose e idee erano nuove, nasceva anche unnuovo modo di fare l’autostop, io andavo in giro perl’Italia, per l’Europa, soprattutto in Spagna, senza ilminimo problema».

Nemmeno d’orario?

«Il tempo è sempre relativo, comunque non mi ri-cordo attese clamorose anche perché ero un auto-stoppista professionista, con il cartello. Cioè, il car-tello era la discriminante tra l’autostoppista serio equello che si lanciava un po’ alla ventura».

Cartello bianco o di cartone?«Io bianco, rigorosamente. Con la scritta con il pen-

narello. E con scorta sia di cartoni che di pennarello nel-lo zaino. Anche sullo zaino c’era una moda, con duescuole di pensiero. C’era chi prediligeva lo zaino floscio,tipo militare, di tela verde. E poi c’era quello americano,con manico e un’intelaiatura d’alluminio».

Lei andava con quello floscio...«Certo. L’altro si sapeva che era più comodo, con

il manico, ma insomma...».Un classico viaggio con pollice in vista per lei qual era?«Padova-Lecce o Padova-Taranto e ritorno, giù in

Puglia avevo i parenti e si andava sulla statale 16. Eraun gran luogo d’incontro per gli autostoppisti, uncontinuo su e giù, a poca distanza dal mare, s’incon-trava tanta gente, no, niente autostrada».

«Statale 17» è una vecchia canzone di FrancescoGuccini...

«Lo spirito era quello, insomma si girava in largoe in lungo».

Ricorda una voce, una frase, una faccia?«Vedo solo una gran marmellata, anche perché gli

ultimi viaggi risalgono al ’75. Però mi ricordo un’a-bitudine favolosa. Chi “accoglieva” in macchina eraospitale. All’autostoppista offriva da bere e da man-giare, il panino, o anche il piatto di pasta».

E forse uno si sentiva cittadino di un mondo chesapeva essere rilassato.

L’intervista

“Nostalgia di quei viaggi con lo zainochi ci caricava ci offriva il panino...”

Lo scrittore Massimo Carlotto ricorda le sue esperienze “on the road” con il cartello in mano

I libri

J. KEROUAC“Sulla Strada”divenne subito,nel 1957, ilmanifesto deibeatnik. Cinqueragazzi decidonodi conoscere lavita in uncontinuoperegrinare perle strade degliStates

D. ADAMSLa “Guidagalattica per gliautostoppisti” èuna bibbia per gliamanti dellozaino in spalla.Al centro dellibro c’èun’enciclopediache forniscesuggerimenti su“tutto quanto”

T. HAWKSIn “Mr. Fridge,l’Irlanda inautostop con unfrigo”, lo scrittoreracconta la storiadi unascommessaparticolare:chiedere unpassaggio agliautomobilistiportandosi dietroun frigorifero

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Repubblica Nazionale

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CRONACA■ 32

R2MARTEDÌ 5 AGOSTO 2008 L’INCHIESTA

(segue dalla copertina)

DAVIDE CARLUCCI

Ecioè la romantica av-ventura con zaino echitarra a tracolla, fu-ga di libertà versol’imponderabile deiviaggiatori randagi

che hanno popolato la letteraturabeat. Ora, con i prezzi del Diesel al-le stelle e con le città vietate alle au-to, è un mezzo pratico e raccoman-dato dalle associazioni ambientali-ste. E al passaggio virtuale ricorro-no centinaia di migliaia di utenti intutto il mondo. In particolare inGermania e negli Stati Uniti. Ma so-prattutto nei Paesi dell’Est, in par-ticolare in Polonia. In Italia a luglioagli altri siti già esistenti si è aggiun-to Roadsharing, erede di Viavai chevantava più di 20mila iscritti: in po-chi giorni ha già totalizzato 400nuovi percorsi. Nasce con il fine di-chiarato di diffondere in Italia unapratica "sostenibile" che altrove è

un’abitudine radicata: fare a menodell’auto e approfittare del passag-gio di camionisti, padroncini ependolari che si spostano per lavo-ro, contribuendo alle loro spese.

Funziona così: si accede al sitoe si sceglie se cliccare sui “percor-si esistenti” - richieste o offerte diviaggio per determinate tratte giàinserite da altri utenti. Oppure sipossono proporre percorsi nuovi.“Voglio andare da Napoli a Bar-cellona”, per esempio, oppure:“Offro un passaggio da Roma aLubiana”. Chi trova quel che gliinteressa può visualizzare il detta-glio e contattare l’utente. Stabilitoil contatto, la trattativa avviene viamail o per telefono. L’iscrizione alsito è gratuita. Il conducente del-l’auto, invece, può chiedere di di-videre le spese di viaggio ma mol-ti si accontentano anche solo diun cambio alla guida. In ogni casoconviene: per uno strappo da Lin-dau a Bergamo (o viceversa) Rode,autista di un Tir, chiede solo quin-dici euro. Non c’è low cost che reg-

ga il confronto, e le scomodità nonsono poi tante: nel camion c’è l’a-ria condizionata, volendo si puòportare anche il computer porta-tile. E chi vuol praticare il tedesco- ma Rode conosce anche l’ingle-se - ha tutta l’opportunità di en-trare, per un giorno, nel mondo diun baffuto camionista teutonico.

Dai tempi dei fricchettoni sulciglio della strada, molto è cam-biato. Oggi l’autostop tende aconfondersi con il car pooling, igruppi di persone che si attrezza-no per condividere le loro esigen-ze di mobilità. A Trento, per esem-pio, Legambiente e Trentino Ar-cobaleno hanno inventato l’auto-stop organizzato con tessera di ri-conoscimento valida per passeg-geri e automobilisti. Certo,qualcuno che vive l’autostop conlo spirito classico di apertura almondo c’è ancora. Il 2 agosto èpartita da Palermo, per l’ottavoanno consecutivo, la "carovana inviaggio": ventidue ragazzi che, agruppi di due o tre, raggiungono

insieme la stessa meta spingen-dosi in paesi come il Senegal, ilMarocco o la Bosnia. «Quest’annosiamo in Tunisia - racconta Ric-cardo Scibetta, fotografo di Cam-marata - arriviamo in nave a Tuni-si. Di qui, poi, raggiungeremo ilprimo villaggio fuori dalla capita-le. Ci piace frequentare l’entroter-ra, i posti meno battuti dal turi-smo di massa. E l’imprevedibilitàdel viaggio è l’aspetto che amiamodi più». Sono un gruppo di amiciche proviene da ogni parte d’Italia(ma con loro ci sono anche fran-cesi e tedeschi) e alla fine di ogni"carovana" raccontano la loroesperienza in un blog. Come stan-no facendo anche - sul sito "blo-gabond" - Ari, Fra e Telma, tre ra-gazze di Milano partite alla voltadi Xi’An, in Cina, dove raccontanodi aver incrociato per strada gliatleti italiani già lì per le Olimpia-di. Loro però non sono delle puri-ste dell’autostop: parte del viag-gio l’hanno fatto in aereo.

«L’abbinamento con il volo aprezzi stracciati è una delle carat-teristiche dei nuovi hijacker multi-modali», spiega Sergio Gallini. Pa-dovano, laureato in Fisica, Gallinivive da diversi anni a Madrid, dovecura una serie di siti come "wich-budget", dove propone viaggi abasso costo. Gli spostamenti piùfrequenti sono da e verso la Spagnao da e verso paesi dell’Est. «Ma più

che sul fattore turistico, puntiamosul pendolarismo - dice invece Da-niele Nuzzo, l’ideatore di Road-sharing - Molti cominciano a tro-vare interessanti gli spostamentiall’interno della stessa città, per ri-sparmiare e inquinare meno».Della passione per il peregrinaresenza meta dei romanzi di Ke-rouack non resta granché, nel pas-saggio in auto da Milano Bicocca aSan Babila per evitare il traffico eschivare l’ecopass. Ma sai che co-modità d’inverno, quando piove ela città è paralizzata? Per conosce-re gente nuova c’è sempre l’estate.Magari combinando l’autostopcon un’altra forma di turismo eco-nomico che sta prendendo piede,

il couch surfing, l’ospitalità a bassocosto a casa di persone disponibi-li: una rete che conta 120milaiscritti in tutto il mondo, cinque-mila in Italia.

Nei forum di discussione moltirichiamano con preoccupazionela storia di Pippa Bacca, la giovaneartista milanese - al secolo Giusep-pe Pasqualino di Marineo - stupra-ta e uccisa in Turchia mentre viag-giava in autostop vestita da sposa,mettendo in scena una video-performance che voleva parlare dipace e amore tra i popoli. Sua so-rella Maria, a luglio si è rimessa instrada e ha raggiunto sua madre,Elena Manzoni, sorella del celebrescultore Piero, proprio in Turchia.

La crisi e il caro-benzina stanno resuscitando

il vecchio rito, avventuroso ma anche economico,

di viaggiare col pollice alzato. A migliaia ogni giorno

cliccano sui siti che offrono passaggi. Ci si accorda

con una e-mail e si parte. Ovviamente gratis

Piace non solo ai giovanissimi ma anche ai pendolari

I film

DUE PER LA STRADAJoanna (Audrey Hepburn) e Mark(Albert Finney) si conosconodurante un viaggio in autostopper l'Europa, da lì l’amore e ilmatrimonio, poi il divorzio

COWGIRLUma Thurman è l’autostoppistache sfrutta i suoi lunghissimipollici per viaggiare lungole strade americane, nel filmdiretto da Gus Van Sant

PANE E TULIPANIRosalba (Licia Maglietta) è unamoglie dimenticataall’autogrill. Fa l’autostop pertornare a casa, ma quelpassaggio le cambia la vita

INTO THE WILDSean Penn, nella veste di regista,narra la storia di ChristopherMcCandless, un giovane che perdue anni viaggia senza meta tragli Usa e il Messico e l’Alaska

Non è più il tempodei fricchettoni,oggi si condivideil bisogno diffusodi mobilità

autostop

MITO ANNI SESSANTARagazzi che fannol’autostop. Su Internetsi moltiplicano bloge siti per i viaggiatoria costo zero

Internet rimette in moto

l’

Repubblica Nazionale