L'animo del combattente

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“Tra i fiori il ciliegio,

tra gli uomini il guerriero”

Hagakure

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Premessa

Il lavoro che presentiamo ha come obiettivo

quello di mettere in risalto l’aspetto nobile

dello sport da combattimento, oggi più che

mai ignorato dai profani, che lo ritengono

violento, e dagli stessi praticanti, spesso in-

teressati al solo aspetto esteriore. Un ap-

proccio più consapevole alle discipline da

ring può certamente aiutare ad incanalare

l’energia di tanti giovani verso un cambia-

mento radicale di sé. Nel designare l’atleta

si è scelto di utilizzare il termine guerriero,

in riferimento alla forma mentis che il prati-

cante inevitabilmente assume nei riguardi

di ogni altro aspetto dell’esistenza, le cui

difficoltà non sono altro che prove. Guerrie-

ro dunque non è colui che attraverso la for-

za fisica si impone attraverso un atto violen-

to su un altro essere umano, ma un uomo

che vede nella difficoltà esteriore un occa-

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sione per conoscersi e misurarsi in un con-

flitto che è d’ordine interiore. Su questa li-

nea un buon lavoro in palestra dovrebbe

andare al di là di fascette e guantoni e for-

mare uomini corretti e leali, che conoscendo

il sacrificio sappiano rinunciare a commette-

re il male, che sapendo obbedire al maestro

pratichino l’umiltà e fuggano la superbia,

che sapendo accettare la sconfitta sul ring

imparino da ogni k.o. della vita. Persone

con senso della comunità e del sostegno re-

ciproco, che non esitino a donarsi per gli

altri. Le palestre dovrebbero addestrare at-

leti e formare uomini. Proprio la consapevo-

lezza di questa apparente “utopia” ci ha

spinti come associazione sportiva a sceglie-

re lo sport da combattimento come stru-

mento per la formazione dei giovani e a sti-

lare questo piccolo documento.

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PARTE I

Lo spirito dello sport da combattimento

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Il combattimento come strumento per il

lavoro interiore

L’uomo di oggi non ha più dei veri punti di

riferimento; le istituzioni governative e so-

ciali, le forme religiose e tutte quelle realtà

che in una visione Tradizionale della comu-

nità fanno da Luce guida, sono oramai com-

pletamente decadute.

A quel sistema di valori che portava l’uomo

a condurre una vita retta, dettata da leggi, il

più delle volte non scritte, si è sostituita

l’imperante concezione moderna che vede

l’uomo perso nell’anonimato di una vita la-

sciata a sé stessa.

In questo cupo scenario si fa forte l’idea se-

condo la quale lo sport da combattimento e

le arti marziali possano fornire le chiavi per

condurre una lotta interiore finalizzata alla

rivoluzione del proprio essere, al netto di-

stacco dalla materialità e dalle illusioni del

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mondo. Il fulcro degli sport da combatti-

mento risiede nella spinta che questi porta-

no nella vita di chi li pratica, quasi come u-

na forza che ricerca l’annullamento di quei

mali che hanno infettato l’originaria purez-

za della natura umana.

L’uomo integrale nella sua complessità, in-

fatti, è composto da quattro parti, che sono

da immaginare come delle stanze, poten-

zialmente vuote o piene.

Lo scopo dell’uomo, del guerriero, è quello

di forzare le porte di queste stanze interiori

e fare di tutto per riempirle, migliorando e

superandosi ogni giorno.

Una dentro l’altra , le stanze sono sede del

corpo, dei sentimenti, della mente e dello

Spirito: l’unico lavoro che ci è concesso di

operare e su cui si possono dare delle indi-

cazioni è solo quello sulle prime tre.

Il corpo è solo una scorza, che va curata ma

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su cui non bisogna creare la propria felicità;

in definitiva l’uomo è allo stato attuale una

macchina che agisce, sente e recepisce tutto

in funzione di reazioni meccaniche; per u-

scire da questo stato di sonnolenza il primo

atto è ammettere di essere una macchina;

dopo essersi resi conto che in realtà tutto ciò

che si fa non dipende in alcun modo da sé

ma dalle condizioni esterne, nasce

l’esigenza di un lavoro vero e proprio per

sviluppare le proprie possibilità latenti e

quindi conoscere la macchina, sé stessi.

Le reali possibilità dell’uomo sono immen-

se, vanno aldilà delle semplici doti fisiche e

possono essere sviluppate lavorando sui

primi tre piani che lo compongono: fisico,

mentale e sentimentale.

Il lavoro su di sé richiede delle brevi atten-

zioni: impegno totale, uso strumentale di

tutto ciò che si fa e ci circonda, massima at-

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tenzione, studio e comprensione del perché

si compie un’azione. Chi sa quello che fa e

perché lo fa, raggiunge prima il suo scopo

e non spreca energie.

Esistono molte vie per conoscersi e condur-

re il proprio sviluppo interiore; il guerriero

assume come via quella dell’impatto del

combattimento: attraverso prove estreme di

resistenza egli conosce la macchina di cui è

composto, sviluppa le sue possibilità attra-

verso gli allenamenti e usa ciò che apprende

per migliorare tutto il suo essere.

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“Crediamo tutti di poter dirimere questioni com-

plesse, se solo le ponderiamo a fondo. In realtà, si

tratta di una falsa convinzione che ci spinge al

male, poiché certe riflessioni assumono come

centro di sé il proprio io”

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Il problema dell’unità

L’uomo comune na-

sconde dentro di sé

tanti uomini diversi,

uno che mente, uno

attratto dai piaceri,

uno responsabile

etc. Questi uomini

diversi si combatto-

no e si alternano a

vicenda; l’obiettivo del combattente è, attra-

verso uno stile di vita ferreo e duri allena-

menti, prepararsi ed imparare a scegliere il

meglio con lucidità, soprattutto sotto sforzo

e sotto pressione. Durante il combattimento

ognuno di questi uomini - che chiameremo

“IO” - si manifestano, ed è proprio in que-

sto momento che il guerriero deve annienta-

re gli IO negativi, come quello della super-

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superbia, della paura, della presunzione,

dell’arroganza e avvantaggiare quelli positi-

vi del coraggio e dell’audacia, fondendoli in

un unico IO superiore e nobile: il “SE”.

Ognuno deve salvare la parte migliore di sé

e dannare ed eliminare quella peggiore: in

ciò risiede la purificazione del guerriero.

Solo così l’uomo potrà ritenersi unico e di-

struggere la frammentarietà del suo essere,

le divisioni interne.

Lo sport da combattimento: lo strumento

della formazione

La vita è una battaglia continua e, lo si vo-

glia o no, tutti si trovano a dover affrontare

ostacoli spesso insormontabili (malattie, in-

cidenti e quant’altro). Ogni uomo dinanzi a

questo scontro deve trovare la sua colloca-

zione, il proprio posto, la sua missione; nel

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tempo della ricerca ognuno deve prepararsi,

in modo tale da affrontare nel migliore dei

modi la propria battaglia, che si può celare

dietro ogni apparente misfatto della vita:

l’uomo deve imparare a combattere ed ama-

re la battaglia.

Partendo da questo assunto che è primaria-

mente di ordine interiore e solo di riflesso

assume un carattere esteriore, si delinea

l’importanza della formazione e dello sport

da combattimento come strumento per co-

municarla.

L’obiettivo della formazione sarà:

lo sviluppo della volontà sul proprio cor-

po;

lo sviluppo della volontà sui sentimenti

negativi quali l’ira, la gelosia,

l’impulsività;

lo sviluppo della volontà mentale e

dell’intelletto;

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la fissazione degli elementi sviluppati e

la creazione di un’unità interiore.

E’ chiaro che uno

sviluppo può esse-

re possibile solo se

vi sono presenti le

premesse, così co-

me un fuoco può

essere acceso solo

in presenza di un

combustibile.

Al di là dell’entità dello sviluppo, il lavoro

su questi piani porta comunque dei benefici

nella vita-battaglia di tutti i giorni, condu-

cendo l’uomo ad essere consapevolmente

padrone della sua vita e porsi al di sopra

degli eventi. Una volta fissato l’obiettivo

della formazione è opportuno spendere

qualche osservazione sul metodo.

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Gli sport da combattimento sono lo stru-

mento ideale per lavorare sulle quattro

“stanze” in quanto, abituando il corpo alla

fatica degli allenamenti, si sviluppa il con-

trollo sulle reazioni fisiche e sugli impulsi

corporei. Il fine è abbattere quelle schiavitù

mentali che, come cavalli impazziti, portano

l’uomo sull’orlo del precipizio e lo spingono

a compiere scelte sbagliate: è inutile sfuggi-

re alla battaglia, al proprio destino; chi lo fa

diviene preda della battaglia stessa e spro-

fonda nel vuoto e nell’afflizione. La vita è

un gioco e come ogni gioco ha le sue regole,

l’uomo può solo accettarle, sorridere e sce-

gliere se combattere o soccombere.

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“Nel mondo quelli che sono disposti ad

impartire un insegnamento sono molti;

quelli che lo ricevono con piacere, invece, pochi;

ancora meno, poi, quelli che adottano

l’insegnamento ricevuto”

Page 18: L'animo del combattente

Acquisizione del metodo

Il meccanismo del lavo-

ro su di sé è universale

sotto certi punti di vista

e questo è molto impor-

tante perché, imparan-

do a lavorare sul corpo,

si apprende un metodo

da estendere ad ambiti

superiori.

Se pensiamo ad un uomo che non abbia mai

praticato lo sport, la prima cosa che farà sa-

rà ripulire i propri polmoni, i propri organi

ed eliminare le tossine attraverso duri alle-

namenti per creare le basi necessarie al la-

voro vero e proprio della preparazione al

combattimento. Così come il corpo, anche la

mente, la coscienza e l’anima vanno ripuliti,

riportati ad una condizione originaria di

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purezza. Ciò è possibile solo eliminando

tutte le tossine che il mondo moderno tra-

smette sotto forma di idee, sentimenti e

paure. La Via delineata dagli sport da com-

battimento è un percorso, non una scorcia-

toia, che conduce alla piena realizzazione

dell’uomo; una strada scoscesa, in salita,

piena di asperità che porta sulla vetta di u-

na montagna, sulla quale l’uomo trova il

perfetto equilibrio tra il proprio corpo, il

contingente, ed il proprio Spirito, il Divino.

E’ la meta del cammino spirituale: la scoper-

ta della propria insopprimibile imperfezio-

ne.

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Astinenze, meditazione e dottrina per for-

giarsi interiormente

La disciplina da combattimento esige deter-

minate rinunce alimentari e sessuali, non-

ché il rispetto di orari e l’assunzione di un

ritmo nella propria quotidianità; questo tipo

di lavoro conduce ad assumere il controllo

sugli impulsi, sui sentimenti ed allo svilup-

po dell’autocontrollo; non manifestare i

propri impulsi significa infatti domarli ed il

combattente deve essere un dominatore pri-

ma di sé stesso e poi del suo avversario.

Il combattente compie le astinenze e svilup-

pa la concentrazione per due motivi, o per-

ché comprende l’importanza di questo tipo

di lavoro per i benefici che ne trarrà oppure

attraverso la fede verso la sua guida, il mae-

stro.

Un addestramento completo dovrebbe pre-

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vedere una parte che potremmo definire

psicologica in cui attraverso letture mirate e

sedute rilassanti vi sia un confronto tra ma-

estro e atleta su aspetti, tecnici e caratteriali,

su cui lavorare.

La guida

Il guerriero che sceglie di percorrere la Via

ripone la propria fiducia nella sua guida, il

Maestro; in questi si realizza una sorta di

mutamento: l’uomo che prima ha imboccato

la Via, solo dopo averne assorbiti i princìpi,

diventa “Maestro”, cioè colui che indica al

guerriero come seguire la Via.

Nella pratica di un’arte marziale o di uno

sport da combattimento, la figura del Mae-

stro ricopre un ruolo di fondamentale im-

portanza: si pensi che nella Tradizione e-

stremo orientale questi rappresenta addirit-

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tura un riflesso terreno di Dio. Nel rapporto

tra Maestro e allievo si esplica l’idea gerar-

chica che sta alla base della società Tradizio-

nale: l’allievo obbedisce al Maestro poiché

in lui riconosce il carattere sacro della gui-

da, il suo grado di “fusione” con l’aspetto

divino delle arti del combattimento; infatti,

nelle arti marziali tradizionali, la cintura

bianca simboleggia la purezza di spirito con

la quale l’allievo si predispone ad appren-

dere gli insegnamenti del Maestro attraver-

so l’obbedienza.

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“Quando tutti vivono in perfetta armonia e ci si

conforma alla Via del Cielo, il cuore e la mente

sono tranquilli. Se però mancano queste

condizioni, pur predicando di grandi princìpi

non si risulterà affidabili”

Page 24: L'animo del combattente

L’atleta ed il team

Il guerriero, oltre a vivere l’esperienza di ob-

bedienza al Maestro, si trova a condividere

la difficoltà della prova e la gioia della rea-

lizzazione con gli allievi della stessa scuola,

con i quali instaura un rapporto di camera-

tismo, nel senso più puro del termine, svin-

colato da sterili pregiudizi politici.

L’allenamento è un lavoro del singolo e di

gruppo. Il lavoro di gruppo e per il gruppo

sviluppa il senso del sacrificio per la comu-

nità, per la squadra. La comunità combat-

tente, come ogni struttura naturale, è orga-

nizzata a livelli, in base alle capacità, ai ruo-

li ed alle responsabilità dei singoli elementi;

alla luce di tale considerazione, risulta evi-

dente che ogni combattimento in palestra

necessita che un atleta più forte si misuri

con uno più debole e che questo confronto è

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da vedersi come un dono da parte del pri-

mo verso il secondo.

Ogni allenamento rappresenta una parte

della vita del combattente e, come tale, è sog-

getto a momenti di crisi, di indecisione, di

ozio; è in questi momenti che entra in gioco

il concetto vero di fratellanza: gli apparte-

nenti ad una stessa squadra combattono la

stessa battaglia, ed in nome di questa batta-

glia comune sono fratelli e si danno forza a

vicenda nel momento dello sconforto e della

prova. In questo rapporto fraterno vi è amo-

re, dono, sacrificio e umiltà, le doti che fan-

no dell’uomo un guerriero.

Certo non basterà allenarsi poche volte per

entrare in un rapporto così stretto con gli

altri combattenti, ogni atleta dovrà dimo-

strare il proprio amore e la propria appar-

tenenza attraverso la costanza e l’impegno,

e cioè attraverso la partecipazione.

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Page 26: L'animo del combattente

Anche un piccolo gesto come la quota asso-

ciativa è già una privazione, se pur minima,

di qualcosa di personale a beneficio della

comunità combattente.

“Nel coltivare sé stessi, non esiste la parola

“fine”. Chi si ritiene completo, in realtà, ha vol-

tato le spalle alla Via.”

Il sacrificio

Mettendo in discussione il proprio corpo in

ogni allenamento ed in ogni combattimento,

il guerriero supera tutte le paure, si prende

gioco della sofferenza e trionfa sulla vita e

su sé stesso, sull’animale che lo compone.

L’unico mezzo per purificarsi ed estirpare

i tumori dell’anima è il SACRIFICIO. Il

sacrificio è un agire sacro che non ha nes-

sun fine se non quello di contribuire alla

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Page 27: L'animo del combattente

vittoria ed al dominio della luce sulla tene-

bra e, considerando che l’uomo è composto

da una parte divina e luminosa e da

un’altra oscura ed animale, il sacrificio del

combattente è finalizzato al dominio della

prima sulla seconda.

Lo scopo ultimo dell’allenamento e del

combattimento è proprio questo: ricercare,

attraverso il sacrificio, la perfezione del mo-

vimento, l’efficacia della tecnica e la perfetta

armonia interiore, poiché in un colpo non vi

è efficacia né perfezione, se non è supporta-

to da uno stato interiore di equilibrio, di

tensione, di concentrazione.

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“Oggi siamo più abili di ieri, domani saremo più

abili di oggi. Per tutta la vita, giorno dopo

giorno, siamo sempre migliori”

Page 29: L'animo del combattente

L’importanza del carattere definitivo della

scelta

Uno dei grandi ostacoli per l’uomo, nella

scelta di un cammino di crescita interiore, è

il carattere definitivo che questa assume.

Nel momento in cui si fa necessario rinun-

ciare definitivamente a diversi elementi del-

la sfera individuale, per molti nasce il pro-

blema della “scelta definitiva”, poiché nelle

componenti individuali questi hanno fissato

il centro della propria vita. L’uomo deve

essere pronto a lasciare tutto ciò che ha per

un ideale superiore, deve imparare a fare e

rispettare scelte definitive.

Negli sport da combattimento, il carattere

definitivo della scelta risiede

nell’assunzione del rischio di perdere la

propria verginità esteriore. Sembra forse

una cosa di poco conto, ma uno dei cavalli

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Page 30: L'animo del combattente

di battaglia della parte animale che compo-

ne l’uomo è proprio l’attaccamento morbo-

so al corpo ed, infatti, per gran parte delle

persone, un naso rotto, un dente scheggiato

o un livido sono causa di infelicità. Chi de-

cide di aderire a questo cammino deve ne-

cessariamente comprendere che è indispen-

sabile sacrificare il proprio corpo per un i-

deale nobile quale il lavoro interiore; attra-

verso questo pensiero impara a considerare

la vita fisica, materiale e le cose per quello

che sono realmente: un’illusione. Il lavoro

interiore consiste proprio nello scoprire tali

illusioni ed annullarne gli effetti; bisogna

immaginare sé stessi come un regno da do-

ver conquistare con un esercito; con

l’allenamento si forma l’esercito di pochi

ma nobili e valorosi cavalieri, con il tem-

po, la forza, il sacrificio, la fede e la costan-

za si conquista il regno e si diventa signori

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Page 31: L'animo del combattente

“Quando si esamina il cuore, attraverso il pro-

prio cuore, si scopre che ogni giorno si manife-

stano innumerevoli, infiniti aspetti negativi.

Così, nessuno di noi può ritenersi buono.”

In questo concetto risiede uno dei più gran-

di problemi dell’uomo moderno: egli è

schiavo, non del capitale o dello stato, ma di

sé stesso. Si deve imparare ed assimilare

l’idea che, non solo nel combattimento, ma

nella vita in generale, se si vogliono ottene-

re grandi cose e risultati bisogna sacrificare

molto, ed il vero sacrificio è quello che assu-

me un carattere definitivo.

Riuscendo ad interiorizzare questo messag-

gio non solo l’uomo potrà essere un ottimo

combattente, ma anche nello studio, nel la-

voro ed in ogni scelta imparerà ad assumer-

si delle responsabilità, ad impegnarsi ed a

sacrificarsi per mantenere la posizione.

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Page 32: L'animo del combattente

La scelta del combattente è identica alla

scelta politica e religiosa e per questo è inti-

mamente legata a queste due realtà: vi è u-

na via tortuosa da seguire, tanto da sacrifi-

care e soprattutto l’esigenza di una scelta

totalizzante intorno a cui ordinare tutti gli

aspetti della propria vita.

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“Il combattimento sviluppa la nobiltà dello

spirito dell’uomo ed il suo senso di giustizia, non

è un atto violento ma un rispettoso confronto tra

due guerrieri, tra due esseri luminosi”

Page 34: L'animo del combattente

Lotta ai difetti

Una delle prerogative essenziali per lavora-

re su di sé è combattere i propri difetti;

l’azione giornaliera che si deve compiere è

identica a quella dell’atleta quando lavora

sulle proprie mancanze.

Così come i difetti generano dei problemi

nella esistenza quotidiana, le mancanze nel

combattimento portano a subire dei danni

fisici. Lo studio di questi difetti, le doti che

necessitano per combatterli, l’astuzia, la de-

cisione, l’attenzione, la perseveranza la pa-

zienza, portano ad essere un buon osserva-

tore ed un giudice severo di sé stesso; una

volta appreso il metodo non si dovrà fare

altro che applicarlo alla mente ed ai senti-

menti. L’importanza di questo metodo

sportivo sta proprio nell’assimilazione di

uno stile nell’affrontare i tanti draghi che

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Page 35: L'animo del combattente

opprimono la mente, il corpo e l’anima.

Quando si combatte, proprio come nella vi-

ta quando ci si imbatte in una malattia o in

un evento inatteso, non ci si può tirare in-

dietro, non si scende dal ring prima della

fine e se ciò avviene macchia di disonore chi

lo fa. La situazione estrema del combatti-

mento consente di conoscere sé stessi; que-

sto è il momento in cui non solo si manife-

stano i difetti, quanto emergono tutte le

doti nascoste e le proprie potenzialità la-

tenti: questo è il metodo ideale per cono-

scersi e rilevare le proprie reazioni.

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Page 36: L'animo del combattente

“Potrai anche perdere la vita dopo aver dato e

sacrificato tutto te stesso,

questo non importa fratello, perché vincitore

avrai onore e gloria in questa terra, sconfitto la

pace e la conquista del regno di Dio,

dunque lotta ovunque ed in ogni momento”

Page 37: L'animo del combattente

L’allenamento e la sfida quotidiana

L’analogia tra la fatica dell’allenamento e le

difficoltà della vita di ogni giorno è molto

significativa: entrambi sono delle sfide da

sfruttare, per sottomettere il proprio corpo

alle parti superiori che ci compongono. Tut-

to questo è strumentale e non deve essere

finalizzato all’esito della sfida: non devono

essere né vittoria né sconfitta a guidare la

lotta del guerriero, ancor meno le passioni ed

i sentimentalismi terreni. Bisogna combatte-

re e condurre il corpo nella lotta - prima che

la mente possa ostacolarlo - per acquisire

controllo, carattere, decisione e sicurezza.

L’allenamento, affrontato con la giusta pre-

disposizione fisica e mentale, consente di

proporre a sé stessi una lotta continua tra

un sì ed un no, una scelta tra andare avanti

o fermarsi, tra attaccare o attendere.

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Page 38: L'animo del combattente

Il mondo moderno, con i suoi ritmi frenetici

e la continua corsa contro il tempo, procura

nell’uomo la parziale o totale assenza di

concentrazione; nel combattente, al contra-

rio, l’attenzione è sempre alta considerando

che la pratica seria necessita una dieta bilan-

ciata, un’abolizione degli eccessi ed una

condotta sana di vita; chi attua questa disci-

plina domina sé stesso e permea tutta la

propria esistenza di un impulso continuo

verso il SUPERAMENTO e questo è deter-

minante poiché il vincitore è quasi sempre

colui che esige il massimo da sé stesso; oltre

a ciò, con il combattimento sviluppa

un’audacia illuminata ed un’attitudine fred-

da e distaccata nell’affrontare gli eventi ¹.

Chi ricerca la battaglia nello sport supera la

vita, le sue contingenze e diventa come quel

tale che non si preoccupa più di perdere

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¹ Sullle doti del guerriero si veda “Carattere” di

Julius Evola ed. Il cinabro

Page 39: L'animo del combattente

nulla perché ha donato volontariamente tut-

to ciò che possedeva.

Solo nel momento in cui l’uomo si distacca

dal proprio istinto di conservazione diven-

ta davvero libero, realmente e permanente-

mente felice.

La meditazione

E’ bene che un buon combattente pratichi

periodicamente delle sedute di meditazione

(si pensi ad esempio ai samurai giapponesi

ed a quanto insegnato nelle scuole di arti

marziali conservatesi

a p p u n t o c o m e

“marziali” ). Per fare ciò

vi sono diverse tecniche

ed indicazioni; tutte con-

corrono nel creare nel

combattente uno stato

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Page 40: L'animo del combattente

interiore permanente di serenità al fine di

conoscersi meglio e poter gestire le proprie

energie nel combattimento, con distacco. La

meditazione è molto utile al fine di realizza-

re il controllo su di sé, sul proprio corpo,

sulle proprie passioni. Una respirazione

corretta è alla base di una buona meditazio-

ne; con l’ausilio della respirazione (con il

diaframma) si eliminano tutte le tensioni

interne, lo stress, le sue larve psichiche (cioè

i pensieri e le ossessioni che si annidano

nella mente), le paure ed anche le intossica-

zioni fisiche. Per smorzare un senso di agi-

tazione è bene fare un paio di respiri pro-

fondi (con il diaframma) e poi continuare a

respirare con un ritmo normale.

La meditazione si può effettuare in vari mo-

menti della giornata (preferibilmente prima

che dell’inizio delle proprie attività quoti-

diane o dopo l’allenamento, così da com-

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Page 41: L'animo del combattente

pensare la fatica fisica con una seduta rilas-

sante che permetta all’atleta di esplorarsi ed

avvicinarsi ad un vero e proprio risveglio

interiore, riflettendo su cosa ha imparato e

sulle sue reazioni. Anche nella meditazione

è necessario avere un metodo e soprattutto

pazienza e costanza). Questa è una forma di

combattimento interiore che se fatta bene

consente di estraniarsi e venire a contatto e

conflitto con tutti i mostri della propria

mente; e questo è il combattimento più im-

portante, poiché solo dopo aver sconfitto il

grande drago che è dentro di sé si potrà

spazzare via i piccoli serpenti che ci sono

nel mondo. Il processo che conduce al risve-

glio interiore è lento e faticoso, non porta

risultati nell’immediato e necessita di forza,

decisione, volontà, fede in Dio, nel maestro

ed in sé stessi, desiderio di superarsi, resi-

stenza, preghiera virile, tutte doti che il

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Page 42: L'animo del combattente

buon combattente deve possedere per af-

frontare nel modo corretto un incontro.

Noi temiamo ciò che non conosciamo e lo

scopo del combattimento e della meditazio-

ne è porre l’uomo dinanzi ai propri limiti e

purificarlo.

Un combattente dovrebbe gioire anche e

soprattutto quando viene sconfitto poiché

in tal modo acquisisce nuove armi per ab-

battere il proprio nemico interiore che coin-

cide con il proprio IO, l’autostima,

l’egocentrismo.

Una delle virtù principali che si deve posse-

dere è l’umiltà assieme alla consapevolezza

delle proprie potenzialità.

La seduta meditativa deve essere un mo-

mento di rilassamento che deve apportare

dei reali benefici:

abitudine alla concentrazione

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Page 43: L'animo del combattente

padronanza di sé

eliminazione delle tensioni interne e del-

lo stress

distacco, serenità mentale e psichica.

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Page 44: L'animo del combattente

Il training autogeno ²

Dopo avere dato delle generiche nozioni

sulla meditazione riteniamo importante for-

nire delle indicazioni più precise. Trala-

sciando le varie tecniche orientali che forse

sono più adatte ai popoli che le hanno svi-

luppate, il training autogeno è senza ombra

di dubbio il metodo più indicato e semplice

per gli atleti occidentali.

Questo metodo è stato introdotto in Italia

dal dottor Calderaio, collaboratore del

C.O.N.I., dopo lunghe esperienze in vari

ambiti sportivi, dal ciclismo, alla scherma e

al pugilato.

Con l’allenamento dell’autorilassamento,

praticato prima degli incontri da grandi pu-

gili come Nino Benvenuti, “si realizza una

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² Il seguente capitolo è tratto da “Metodi moderni per

l’allenamento dei pugili” di Franco Falcinelli, Società

stampa sportiva.

Page 45: L'animo del combattente

condizione ed un atteggiamento di passività

che favorisce la realizzazione di una indiffe-

rente contemplazione e verifica di quanto

accade spontaneamente nel nostro organi-

smo e nella nostra mente”.

Le finalità sono le stesse già discusse nel

precedente paragrafo sulla meditazione,

sviluppo della forza di volontà, intelligenza

e distacco.

Gli esercizi del T.A.

Nel T.A. la posizione deve consentire il rag-

giungimento della maggiore passività pos-

sibile onde evitare qualsiasi fattore di ten-

sione muscolare. La posizione più adatta è

quella distesa, col corpo adagiato su un let-

tino o un materassino, in una posizione di

totale abbandono. Un’altra posizione classi-

ca è quella del cocchiere: seduti su di uno

sgabello, imitando i cocchieri che in questa

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Page 46: L'animo del combattente

posizione si addormentavano durante i lun-

ghi viaggi. Il capo è reclinato in avanti e pie-

gato in una posizione di totale abbandono.

A questo punto elenchiamo i 6 esercizi del

T.A.

Esperienza della pesantezza, per mezzo della

distensione muscolare. Concentrarsi

con gli occhi socchiusi sul braccio de-

stro, raffigurare mentalmente il brac-

cio, pensare alle funzioni che esso

svolge durante la giornata, pronun-

ciare mentalmente “il mio braccio è

abbandonato e nel mio braccio destro

verifico la pesantezza”. Passare poi

all’altro braccio, quindi alla gamba

destra fino a sentire una pesantezza

che si diffonde negli arti e quindi a

tutto il corpo.

Esperienza del calore, per mezzo della di-

stensione vascolare. Orientamento di-

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Page 47: L'animo del combattente

stensivo con la tacita formulazione

“io verifico la pesantezza e ora il ca-

lore”. Si crea così una sensazione pia-

cevole di tepore che si diffonde dap-

prima agli altri e poi a tutto il corpo.

La regolazione del cuore, per mezzo della re-

golazione cardiaca. Concentrandosi sul

battito cardiaco si verifica che il cuo-

re batte calmo e regolare. Si può nor-

malizzare il ritmo cardiaco e svilup-

pare una notevole calma.

L’esperienza della respirazione, per mezzo

del controllo del respiro. Con lo stato di

calma e l’approfondirsi della pesan-

tezza e del calore, all’esercizio cardi-

aco, segue l’esperienza del respiro, la

cui regolazione è indotta con la for-

mula mentale “la respirazione è cal-

ma e tranquilla e si diffonde a tutto il

corpo”.

L’esercizio del plesso solare. Immaginare di

avere sull’addome una borsa di ac-

qua calda. Dopo alcuni esercizi si av-

verte una benefica sensazione dovuta

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Page 48: L'animo del combattente

ad un maggiore apporto sanguigno

che genera distensione e rilassamen-

to.

L’esercizio del fresco alla fronte. Questo e-

sercizio può essere facilitato immagi-

nando una lieve corrente di aria che

rinfresca la fronte. Questa freschezza

alla testa consente un ristoro dei cen-

tri nervosi che favoriranno poi quella

lucidità necessaria a svolgere un

combattimento.

Tutti gli esercizi, che vanno appresi gra-

dualmente, debbono essere ripetuti quoti-

dianamente per pochi minuti anche più vol-

te al giorno.

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Elogio

Solo nell’arena come un vecchio gladiatore,

nei suoi occhi i tuoi difetti,

affannato il tuo respiro,

fatica, sacrificio,

fede nella vittoria<

Il coraggio e la lealtà

al tuo credo fedeltà.

Non c’è tempo<

Non c’è spazio<

Non c’è “Io”<

Solo è il guerriero sospeso nell’abisso

che combatte con sé stesso.

Casa dell’Essere questa arena,

nessun ricordo, solo sensazioni,

valori e virtù...

Ascesi è la battaglia.

Page 51: L'animo del combattente
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Tu che tentenni, ti nascondi,

ti giustifichi e fuggi…

riceverai un gran dono se donerai

ciò che non ti appartiene e che

comunque ti verrà portata via

dal fato…

non puoi vivere con quel senso di

impotenza, leva il capo e

guarda il sole,

combatti fratello,

gettati nelle fiamme

prima che ti raggiungano…

COMBATTI !